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Giornale di Taranto - Artigianato, Commercio & Agricoltura

La caserma Castrogiovanni a Taranto, della Marina Militare e sinora utilizzata come centro di formazione delle reclute, diverrà la Scuola allievi carabinieri più grande d’Italia. Ieri mattina il Comune di Taranto ha coordinato una riunione operativa ai fini dell’insediamento della Scuola la cui istituzione è stata decisa dall’Arma. La struttura, da marzo prossimo, ospiterà circa 500 militari che costituiranno il primo corso del distaccamento della Scuola Allievi Carabinieri Campobasso. A regime la Scuola Carabinieri avrà più di mille allievi. Alla riunione, presieduta dal vicesindaco Paolo Castronovi, hanno partecipato anche i dirigenti tecnici delle aziende partecipate dal Comune,  “Kyma Ambiente Amiu” e “Kyma Mobilità Amat” poiché “la prospettiva è quella di implementare attività specifiche che riguardino la gestione dei rifiuti e gli spostamenti”. “Abbiamo garantito tutta la nostra collaborazione - ha commentato il vicesindaco Castronovi - sia alla Marina Militare, sia ai Carabinieri. L’arrivo di 500 allievi è una occasione di rivitalizzazione della zona a ridosso della caserma Castrogiovanni, che dall’epoca della sospensione della leva obbligatoria ha perso una centralità della quale aveva beneficiato l’intero quartiere. Per questo è necessario farsi trovare pronti, anche con servizi integrativi che possano intercettare i bisogni delle istituzioni coinvolte”. Seguite, ha concluso Castronovi, “le indicazioni del sindaco Rinaldo Melucci che a gennaio aveva proposto di consolidare una buona prassi amministrativa che regolasse i rapporti tra Comune, Marina e Carabinieri”. 

Hanno superato quota 15mila le firme, sommate a quelle depositate oggi, alla petizione popolare per chiedere al presidente della Regione, Michele Emiliano, e all'assessore regionale all'Urbanistica, Alfonsino Pisicchio, di fare del Mar Piccolo un parco regionale dando seguito alla legge regionale proposta, e recentemente approvata, dal consigliere regionale Gianni Liviano. E molte altre sono in fase di raccolta.

"L'adesione dei cittadini a questa iniziativa racconta la voglia di una comunità che vuole essere partecipe e protagonista del cambiamento di rotta che la città di Taranto vuole imprimere al suo futuro', commenta Liviano alla vigilia di un importante appuntamento. Oggi, infatti, tornerà a riunirsi la conferenza dei servizi con all'ordine del giorno le analisi delle osservazioni e dei contributi pervenuti in ordine alle linee guida per la redazione del “documento di indirizzo”  ( art. 22 c. 1 della L. 394/91) riguardo l’area da destinare a protezione.

Il Mar Piccolo, spiega il consigliere regionale tarantino, è un contesto topografico stratificato di natura e cultura unico da tutelare e valorizzare come simbolo dell'arco ionico. "Uno degli obiettivi, in uno con la riqualificazione e conservazione dell’ambiente, - aggiunge Liviano - è quello di promuovere in modo significativo lo sviluppo delle attività della pesca, della mitilicoltura e dell’agricoltura, favorendo l’occupazione e restituendo dignità e futuro alle maestranze del mare ed agli imprenditori agricoli che svolgono le attività nelle aree del bacino del Mar Piccolo. E di tramandare questo paradiso terrestre decantato anche da Orazio alle generazioni furure. Raggiungerlo tutti insieme - conclude Liviano -, cittadini, parti sociali ed economiche, istituzioni, vorrebbe dire imprimere un'inversione di tendenza che questa città si sta impegnando sempre più a realizzare. E narra il desiderio della città di costruire un futuro più bello e carico di speranza".

Allo scopo di sostenere l’iniziativa si è costituito il Comitato parco Mar Piccolo che rivolge un appello alle istituzioni locali e ai rappresentanti politici tarantini, superando quelle che possono essere divisioni o prese di posizione preconcette, a fare fronte comune "affinché questo progetto, come tanti altri in cantiere, possa diventare realtà restituendo, valorizzandolo e con esso le numerose attività mitilicoli e agrumicole che vi ruotano intorno, un pezzo importante della nostra città. Per dirla con Diodato, il nostro concittadini che ha trionfato la festival di Sanremo, tutti insieme facciamo rumore e facciamo rumore buono".

 

 

 

“Ma i responsabili- ha detto il direttore sportivo - non rappresentano la città di Taranto. Non sono abituato a mollare, parlerò con la società del futuro. Se si dovesse avvicinare qualcuno Giove è disposto a cedere.”

 


di Andrea Loiacono

 

 

 

La tempesta dopo la tempesta. Come se non bastasse la brutta sconfitta maturata sul campo nel derby contro il Foggia di domenica scorsa, il Taranto e la Taranto sportiva sono stati presi di mira da un gesto vile all'indirizzo del Direttore Sportivo Vincenzo De Santis. Lo stesso dirigente ionico ci ha tenuto a ringraziare nel corso di una conferenza stampa coloro i quali gli hanno mostrato vicinanza in un momento non certo semplice.

 

 

 

Gesto Vigliacco: “Da quando sono arrivato a Taranto circa tre mesi fa ero consapevole di trovare una situazione di classifica difficile con delle lacune tecnico-organizzative sposando un progetto non mio. Capisco che il Taranto venga da venticinque anni di delusioni e frustrazioni ma scaricarle in questo modo sul sottoscritto è inaccettabile, penso si sia davvero esagerato. Devo però in primis ringraziare i tanti sostenitori e sportivi che in queste ore mi hanno espresso la loro solidarietà. Questa conferenza stampa l'ho voluta per ringraziarli e difendere la parte sana della tifoseria e della città di Taranto che nulla hanno a che vedere con dei vigliacchi che commettono un gesto da persone instabili mentalmente.”

 

 

 

Fiducia nelle forze dell'ordine : “Sono stato sentito dalla polizia che sta indagando su quanto accaduto e sono certo che si arriverà ad individuare i colpevoli, cosa che voglio fortemente. Sono convinto però che quest'astio nei mie confronti scaturito in questo gesto intimidatorio non possa derivare dagli ultimi due mesi. Sono a Taranto da poco e questi sono gesti premeditati. Sin da ieri non mi è mai passato in mente di mollare il Taranto. Di natura non sono uno che si arrende e quando andrò via da Taranto sarà perché lo avrà deciso il mio Presidente. Con questo gesto hanno solo risvegliato il mio orgoglio. In precedenza ero stato anche chiamato mafioso, ma con questo atteggiamento si è dimostrato che i mafiosi sono altri. Bisogna trovare la forza di dire basta con queste violenze perché a rimetterci è solo la parte migliore della città che è una città bellissima con un pubblico fantastico. ”

 

 

 

Confronto con la tifoseria: “ Ho detto già in altre circostanze che sono sempre disponibile ad un colloquio di persona con i tifosi, purchè esso avvenga in maniera civile. Non mi sono mai sottratto a nulla nella vita, ma voglio che chi mi accusa mi guardi negli occhi e non digiti dietro un computer. Qualche mese orsono anche il Direttore Gino Montella dovette subire una grave offesa , ma io, con tutto il rispetto per Montella sono diverso, non ho paura. Poi ripeto, sono convinto che l'obiettivo sia tentare di isolare Massimo Giove colpendo me. Il presidente è dispiaciuto e molto demoralizzato, mi è vicino. Sinceramente non so cosa accadrà adesso, anche lui mi ha confidato di essere stanco e pronto a cedere a patto che si facciano avanti imprenditori seri. Ma dubito che questo accadrà.”

 

 

 

Taranto-Foggia: “Innanzitutto vorrei scusarmi con voi giornalisti per non essere venuto da voi a rilasciare dichiarazioni dopo la partita. Sinceramente domenica ho preso una bella batosta e non avevo la forza per parlare. Non mi aspettavo una simile prestazione da parte della squadra, Ne calcio si vince e si perde ma non deve capitare in quella maniera. Pensavo sarebbe stato il nostro rilancio e ne sono rimasto molto deluso. Siamo stati troppo nervosi in campo, non avevamo la ensione agonistica giusta. Avrei voluto vedere una squadra che si avventasse su ogni pallone senza accettare provocazioni anche per evitare episodi simili rispetto all'andata.”

 

 

 

Futuro: “Adesso che non abbiamo più scuse dobbiamo tirare la professionalità che abbiamo dentro ognuno di noi altrimenti rischiamo di diventare ridicoli. Per quanto sia difficile adesso dobbiamo davvero infondere serenità ai calciatori. Ci tengo a chiarire l'aspetto dei calciatori classe duemila dicendo che il prossimo anno avremo bisogno di due duemila, ecco perché ne abbiamo presi così tanti come afferma qualche maestro del calcio. Per quanto riguarda i duemilauno e duemiladue, è chiaro che adesso nessuna società ce li da. Valuteremo quelli che abbiamo nella juniores valorizzandoli il più possibile. Va datto inoltre che già da diverso tempo ci sono 4-5 elementi aggregati alla prima squadra. Tuttavia una ragazzo che gioca nella juniores non può essere catapultato in prima squadra, ci vuole tempo e qui si va sempre di fretta.”

 

 

 

difficoltà di concentrazione: “A chi gli chiede quali possano essere stati i problemi che hanno portato a un campionato deludente il DS risponde: “ Questa è una squadra che ha avuto ciclicamente dei cali di concentrazione e questo non può accadere. Non hanno retto gli sforzi psico-fisici e sono venuti meno a volte. Non è un alibi ma non è facile stare sempre sotto esame. Abbiamo deciso di annullare il giorno di riposo per dare un segnale alla squadra, qualcosa andava fatta. Adesso bisogna puntare almeno ai play-off, un obiettivo ce lo dobbiamo dare altrimenti andiamo tutti a casa. Il mio ruolo in questo momento è quello di chiedere a tutti il massimo impegno, mancano undici gare e dobbiamo nella maniera più assoluta onorare la maglia e quei tifosi che tengono a noi. A tutti chiedo solo di lasciarci lavorare serenamente, come dovrebbe accadere su qualsiasi posto di lavoro. Attorno al Taranto c'è un'aria che non giova alla libertà di espressione. Capiamo le critiche, le mettiamo in conto ma cerchiamo di salvaguardare i valori dello sport e del vivere civile.”

Martedì, 11 Febbraio 2020 21:40

QUI PALAGIANO/ Scoppia condotta idrica, paese in tilt

Scritto da

di Antonio Notarnicola

Buona parte del pase in tilt nella giornata di ieri 10 febbraio. Un guasto alla condotta idrica, avvenuta in mattinata in viale Stazione, ha determinato una serie di disagi al traffico automobilistico. Il guasto è stato determinato dallo scoppio della tubatura principale interrata che alimenta buona parte del centro urbano. Precisamente, il punto dove si è verificata la rottura del tronco d’adduzione idrico, si trova a pochi passi dalla sede comunale, dove scorre buona parte del traffico automobilistico che immette o sul corso principale, Vittorio Emanuele o su via Adua, da dove si raggiunge viale Chiatona e di lì i rioni, Miscagna, Bachelet, 167, litorale marino. Un punto quindi, come si può facilmente intuire, considerato nevralgico per lo spostamento della vita cittadina. Flusso che specialmente nelle ore mattutine, senza esagerazione, raggiunge picchi di traffico da città metropolitana, proprio perché nei pressi vie è la sede dell’edificio scolastico “Giovanni XXIII”.

Ma non tutto il maggior disagio è stato a carico degli automobilisti. Ne sanno qualcosa i cittadini che per tutta la mattinata e per buona parte della serata, sono rimasti a secco senza cioè acqua in casa. Solo l’intervento di una squadra di operai, giunta sul posto intorno alle 15, inviata dall’EAAP e attrezzata di piccolo escavatore, ha risolto in serata (ore 20) il problema della copiosa perdita di acqua, tale da non permettere di fornire le abitazioni dei residenti rimasti improvvisamente con i rubinetti a secco. 

Un guasto che ha letteralmente messo in ginocchio il paese con l'impossibilità di ottenere spiegazione sulla causa della mancanza idrica. Il motivo di tanto disagio infine si è cominciato a capire grazie a qualche volenteroso di passaggio da viale Stazione che ha postato foto dell’insolito guasto sui social. 

Un disagio avvertito dall'utenza che fortunatamente, bisogna dire ora, è durato solo mezza giornata, ma il black out è stato particolarmente pesante, visto che si è verificato nella parte interrata di una arteria tra le più soggette ad essere congestionate.

Una giornata da dimenticare, quella di ieri, per i cittadini palagianesi e non, che hanno vissuto, loro malgrado, “in diretta” i disagi causati dal guasto

di una rete idrica che solo pochi anni fa è stata interessata a lavori di sostituzione e potenziamento della condotta d'adduzione. Per fortuna...bisogna aggiungere.

 

 La testa mozzata e sanguinante di un animale, con un cartello che riporta una scritta offensiva verso il direttore sportivo del Taranto calcio, è stata rinvenuta stamattina sul lungomare di Taranto ai piedi di un cippo commemorativo. La scritta recita: "Ds sporco barese". Ds è la sigla della carica di direttore sportivo, barese perché è di Bitonto il manager Vincenzo De Santis. Insieme al presidente del Taranto FC 1927, Massimo Giove, era stato già contestato da alcuni tifosi dopo la sconfitta in casa allo stadio Iacovone nel derby col Foggia. Il Taranto, che ha denunciato l'accaduto e parla di "gesto che non passerà inosservato", ha intanto chiesto alla Digos di avviare delle indagini "e cercare di risalire all'autore o agli autori di questo vile gesto". Una intimidazione analoga è stata rivolta a dicembre 2019 verso l'allora ds Gino Montella. Vicino allo stadio fu infatti trovato un manichino con una corda al collo e scritte offensive verso lo stesso Montella.

Il Comune di Taranto si accinge a lanciare, forse già in questa settimana, il bando col quale offre al mercato immobili nella città vecchia al prezzo simbolico di un euro. Lo annuncia ad AGI l’assessore allo Sviluppo economico del Comune di Taranto, Gianni Cataldino, a margine della presentazione avvenuta stamattina dei primi due laboratori insediati nel centro Ketos, centro euromediterraneo del mare, a Palazzo Amati, un’immobile di pregio della parte antica di Taranto il cui pian terreno è stato di recente restaurato e reso fruibile. I palazzi che vengono offerti sono disabitati da anni e in evidente stato di abbandono. Cataldino spiega che “inizialmente il Comune aveva pensato di offrire cinque immobili, ma visto l’interesse che l’iniziativa sta suscitando, si pensa ad ampliare anche il numero. Si tratterà - spiega ancora l’assessore - di assegnarli in comodato d’uso gratuito per 99 anni dove il privato, a fronte dell’esborso di un euro, dovrà però farsi carico dei costi della ristrutturazione dell’edificio ed abitarci. L’operazione, già lanciata in altre città italiane, è finalizzata a dare nuova vita alla città vecchia di Taranto.

 

 Sarebbe anche prevista la possibilità di insediare attività economiche negli edifici una volta ripristinati. E in quanto a Palazzo Amati - già usato dall’Università di Bari per il corso di laurea in maricoltura e con vista sul Mar Grande -, l’assessore Cataldino annuncia che “il Comune di Taranto sta studiando ora la modalità con la quale intervenire per i piani superiori dell’edificio che necessitano, così come fatto già per il pianterreno, di interventi di ripristino”. Come è stato illustrato stamattina in una conferenza stampa, i laboratori lanciati ora da Ketos riguardano l’alfabetizzazione informatica di ragazzi e giovani della città vecchia e l’accompagnamento a creare start up. I corsi, gratuiti, sono rivolti ad una platea di 16-35 anni il primo e di 25-35 il secondo. Si lavorerà, è stato puntualizzato, in sinergia con altri laboratori simili: quello di Palazzo Carducci, in città vecchia, di prossima inaugurazione, e quello attivato dall’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio-porto di Taranto. L’obiettivo, è stato rilevato, “è fare rete”. Chiesto anche il supporto delle associazioni per raccogliere adesioni. I due corsi di Ketos partiranno in questo mese e nella fase iniziale ciascuno dei due corsi si svilupperà con due moduli settimanali.

 “Non abbiamo erogato l’integrazione salariale del 10 per cento, sulla cassa integrazione straordinaria, ai lavoratori dipendenti di Ilva in amministrazione straordinaria non per una discriminazione, ma perché l’integrazione, al momento, non ha ancora la copertura della legge. E non si può quindi erogarla”. Lo dichiarano ad AGI fonti vicine all’amministrazione straordinaria di Ilva - proprietaria degli impianti mentre ArcelorMittal è gestore in fitto - dopo la protesta della Fim Cisl nazionale sulla mancata corresponsione nella busta paga di febbraio, riferita a gennaio, della integrazione sull’indennità di cigs. La Fim Cisl segnala perdite economiche per la retribuzione dei lavoratori. “Non appena ci sarà la copertura della legge, e cioè l’approvazione da parte del Parlamento, del decreto Milleproroghe - affermano ancora le fonti vicine a Ilva in as - provvederemo a regolarizzare il tutto, arretrati compresi. L’approvazione è ormai imminente”.

 

Inizialmente prevista nel testo originario del Milleproroghe e poi esclusa nel testo definitivo pubblicato in Gazzetta Ufficiale, la misura relativa all’integrazione del 10 per cento è stata recuperata con un emendamento presentato dal Governo. L’integrazione è già in atto da qualche anno, solo che ha bisogno d’essere riconfermata volta per volta. Come annunciato di recente dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega alla programmazione economica, Mario Turco, “l’integrazione  è prorogata per l’anno 2020, per un importo di spesa di 19 milioni di euro a valere sul Fondo sociale per Occupazione e Formazione. Sono state trovate le coperture finanziarie - ha annunciato Turco - per garantire la continuità del sostegno al reddito, anche ai fini della formazione professionale per la gestione delle bonifiche". Le istanze di cassa integrazione presentate per le tre aziende del Gruppo Ilva in amministrazione straordinaria per l’anno 2020 riportano un numero complessivo di lavoratori interessati dal trattamento pari  a 2.331, di cui 1.978 dipendenti di Ilva, 341 per Sanac, 12 per Taranto Energia. Dai dati forniti dalla direzione del personale, ha specificato Turco, una sospensione media rispettivamente di 1.800, 230 e 10 lavoratori, per un totale di 2.040 unità lavorative e “pertanto il costo totale dell’intervento per un anno è stimato in 19 milioni di euro”.

 

I lavoratori di Ilva in as - solo a Taranto circa 1.600 - sono quelli che a novembre 2018,all’atto del subentro, ArcelorMittal non ha assunto da Ilva in as. Questo personale ha frequentato corsi di riqualificazione professionale e, stando all’accordo al Mise di settembre 2018, dopo il 2023,qualora fosse ancora in cassa integrazione, dovrebbe essere destinatario di una proposta di assunzione da parte di ArcelorMittal. Ma con la nuova ristrutturazione che si profila per ArcelorMittal, col relativo rischio di nuovi, possibili esuberi, questa partita della ricollocazione degli addetti di Ilva in as ora sembra essere divenuta incerta. Inizialmente, il personale in carico a Ilva in as era di 2.600 lavoratori circa. La platea si è poi scremata perché molti hanno preferito licenziarsi da Ilva in as accettando i soldi dell’incentivo all’esodo agevolato (100mila euro lordi a scalare nel tempo).Oltre al reinserimento in fabbrica, questi lavoratori dovrebbero anche essere impiegati in attività di bonifica di competenza della gestione commissariale. Quest’ultima ha presentato già ai sindacati metalmeccanici i suoi piani al riguardo. Si tratta di cantieri dedicati alle aree cosiddette “escluse” dal perimetro di ArcelorMittal e in particolare all’area delle collinette ecologiche, alle ex discariche Cementir e Cava due mari e all’area dei fanghi. Questi interventi consentiranno, entro due mesi, un primo inserimento in Ilva  in as di 40 risorse individuate all’interno del bacino dei cassintegrati. Ilva inoltre ha informato i rappresentanti sindacali della disponibilità delle aziende di appalto ad assorbire sino a un massimo di ulteriori 25 lavoratori in cassa integrazione. E domani i commissari di Ilva in as, Ardito, Danovi e Lupo, saranno ascoltati dalle commissioni Attività produttive e Ambiente della Camera in seduta congiunta. I commissari faranno il punto sulle iniziative avviate compresa la finalizzazione a intervento di sostegno sociale e a favore del disagio delle famiglie meno abbienti  dei 30 milioni di euro di recente sbloccati dal Mise. I 30 mln andranno 20 al Comune di Taranto, col quale c’è già stato un incontro, e 10 suddivisi tra i Comuni dell’area di crisi ambientale: Statte, Massafra, Montemesola e Crispiano. 

 Il Comune di Taranto cerca immobili da acquistare e far rientrare così nel proprio patrimonio allo scopo di fare una sede nuova e più funzionale ai propri uffici ora dislocati in stabili presi in fitto. Pubblicato l’avviso per "l'indagine esplorativa a mezzo richiesta di manifestazione d’interesse per l’acquisizione di immobili in titolarità pubblica o privata da valutarsi all’interno del programma complessivo di riassetto degli edifici istituzionali dell’amministrazione comunale". L'obiettivo è di procedere alla riorganizzazione delle proprie sedi istituzionali. 

    Tale obiettivo, spiega l’ente locale, "si svilupperà, oltre che con l’attuale dotazione del patrimonio comunale disponibile, anche con l’eventuale acquisto di fabbricati coerenti con il programma, siti all’interno del territorio comunale”. “Attualmente - si evidenzia - gli uffici comunali sono dislocati in più quartieri, spesso in sedi improprie, non rispondenti agli standard minimi di funzionalità (vetustà edifici, mancanza parcheggi e scarsa connessione funzionale tra le diverse sedi)”. Invece intenzione dell’amministrazione è "procedere ad una complessiva rivisitazione dello stato attuale delle sedi comunali, anche alla luce di una nuova radicale visione, che tenga conto di possibili vantaggi a favore della cittadinanza, in ragione dei criteri valutativi di complementarietà, prossimità, funzionalità ed economicità". L'ente intende "comprimere" le diverse sedi comunali in ambiti cittadini facilmente raggiungibili con mobilità leggera (pedonale-ciclabile), di eliminare i fitti passivi a carico dell’ente, di valorizzare il patrimonio esistente anche con l’istituto della alienazione in accordo con il principio generale del 'non consumo di suolo'. 

Il Consiglio regionale della Puglia assegni un riconoscimento a Diodato, l’artista tarantino  che ha vinto la settantesima edizione del festival di Sanremo ed ha dedicato la sua canzone, “Rumore”, anche alla sua città, dove,ha dichiarato Diodato, c’è bisogno di far “rumore” per evidenziare i gravi problemi ambientali esistenti a causa della presenza delle acciaierie ex Ilva oggi ArcelorMittal. La richiesta di un riconoscimento a Diodato è bipartisan. Per il consigliere regionale di Senso civico (maggioranza), Giuseppe Turco, “la vittoria di Antonio Diodato al 70esimo Festival di Sanremo è orgoglio della Puglia intera e della sua Taranto, città alla quale ha dedicato la vittoria. E da tarantino e da componente dell’Ufficio di presidenza  del Consiglio regionale della Puglia - annuncia Turco - proporrò al presidente Mario Loizzo la consegna di un riconoscimento al nostro cantautore durante una cerimonia pubblica”. Per Turco, “ Diodato con le sue parole e con la sua musica ha fatto davvero tanto rumore, ma ha soprattutto fatto breccia nel cuore degli italiani. Tre minuti di esibizione che fanno molto di più delle troppe e inutili parole spesso ascoltate sul futuro della nostra città”. Secondo Renato Perrini, consigliere regionale di Fratelli d’Italia (opposizione), “il vincitore di Sanremo, Antonio Diodato, ha dedicato la sua vittoria a Taranto e ha invitato i tarantini a ‘far rumore’. Se mi conoscesse - afferma Perrini -, saprebbe che con me sfonda una porta aperta. In questi anni - prosegue - più volte ho alzato la voce contro tutte le disattenzioni e le mancanze della politica nei confronti della nostra città. La sua canzone e la sua vittoria hanno fatto bene al nostro territorio più di anni e anni di politica inerme e assente”. “E poco mi importa - sottolinea l’esponente pugliese di FdI - se Diodato sia schierato politicamente in maniera diversa dalla mia. Su Taranto ho sempre invitato colleghi consiglieri regionali e cittadini a fare squadra. Taranto - conclude Perrini - si salva se tutti “facciamo rumore” “. 

Un convegno, quello organizzato l’altra sera a Sava da Coldiretti Taranto, che è servito per fare il punto della situazione sull’emergenza Xylella. Un’occasione per informare gli agricoltori su quali pratiche agricole adottare per cercare di contrastarne gli effetti e su come contenerne la diffusione.

Quello di Sava, come avvenuto per altri comuni del versante orientale della provincia ionica, è stato delimitato come territorio infetto. Gli ultimi dati pubblicati indicano non solo un ulteriore avanzamento dell’epidemia verso ovest, ma anche che la stessa non è affatto rallentata.

Un’emergenza, “affrontata con grande disinformazione e con una grande incapacità di gestirla da parte del governo regionale”, ha detto il sindaco Dario Iaia.

Dagli interventi, aperti da Aldo Raffaele De Sario, direttore Coldiretti Taranto, è emerso come non esiste ancora una cura alla Xylella. Le uniche azioni, che al momento, si possono mettere in campo sono “il monitoraggio, che serve a conoscere lo status della diffusione del batterio e la prevenzione, che è prioritaria per contenerne la diffusione attraverso il controllo del vettore e l’eradicazione delle piante infette”, così come riferito dal professor Franco Nigro dell’Università degli Studi di Bari.

Monitorare, prevenire, ma anche reinvestire in quei terreni che la Xylella ha reso improduttivi. Oggi esiste un decreto ministeriale con lo stanziamento di 300milioni di euro che dovrebbero dare una boccata di ossigeno a chi da anni non raccoglie più e ai frantoi che sono in crisi. Ma non bastano. “Servono – ha rimarcato Alfonso Cavallo, presidente Coldiretti Taranto – risorse copiose e, soprattutto, una programmazione nuova, una progettualità seria per un rinnovamento e una diversificazione dell’assetto produttivo di quei terreni”. Da una parte, quindi, necessitano indennizzi per far fronte al mancato reddito, dall’altro risorse che servano a programmare una rigenerazione produttiva di quei terreni con varietà resistenti di olivo o anche con altre colture.

E, così, nell’emergenza continua la sperimentazione per verificare la resistenza di alcune cultivar al batterio. Come spiegato da Giovanni Melcarne (presidente del Consorzio di Tutela Dop Terra D’Otranto), già la sperimentazione, oltre a confermare i fenomeni di resistenza della cultivar Leccino, aveva dimostrato un’ulteriore resistenza della Favolosa al batterio. Ma ora si sta tentando la strada degli innesti e quello a corona è quello che sta dando maggiori risposte in termini di attecchimento rispetto a quello a pezza. Quello a corona garantisce una velocità di ricostruzione dell’apparato fogliare migliore. Ma si è sempre in una fase sperimentale, sono tentativi.

Se le piante sono asintomatiche c’è maggiore possibilità per la riuscita degli innesti. E la Leccino o la FS17 sono le piante più resistenti, ma non immuni dal batterio, sulle quali gli innesti ed, in particolare, quello a corona, oggi sembrano attecchire maggiormente.

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