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Giornale di Taranto - Giornalista1

L\'abbattimento degli storici lecci di via Di Palma a Taranto sta mobilitando i cittadini che chiedono di sapere le ragioni di una così drastica decisione. Belli e fieri, i lecci di via Di Palma svettavano ai bordi del viale rappresentandone il segno distintivo.

Ma era proprio inevitabile questa condanna a morte? L\'Amministrazione comunale ha fornito la sua spiegazione. Si tratta di alberi malati e per sette di loro l\'abbattimento è inevitabile.

Ecco, di seguito la nota che spiega le ragioni della scelta:

L’abbattimento degli alberi non obbedisce a regole di estetica del verde, quanto piuttosto ad inderogabili regole di verifiche tecniche da parte di personale specializzato mirate a constatare le condizioni vegetative e biomeccaniche delle alberature ove compromesse oppure di pericolosità per la pubblica e privata incolumità.

Le censure e le critiche su abbattimenti mosse  non tengono conto di queste condizioni.

Nello specifico circa gli abbattimenti delle alberature di Quercus Ilex di via Di Palma occorre puntualizzare che tale tipo di intervento, pur drastico ma necessario ed indispensabile, è stato dettato, per una buona parte di essi, dalle accertate pessime condizioni vegetative e biomeccaniche da parte dei tecnici in quanto gravemente affetti da funghi xilovori, più comunemente definiti come la carie del legno. Per altri sette esemplari si è dovuto provvedere al loro abbattimento per accertate gravi lesioni che avrebbero comportato il loro cedimento con potenziali gravi pericoli per la pubblica e privata incolumità. Ovviamente questa soluzione, per i tecnici, era l’unica adottabile per non trovarsi poi, come comunità tarantina, a commentare la morte o il ferimento dei pedoni che ivi, abitudinariamente, transitano in quel tratto di marciapiede altamente frequentato.

Come prassi, nella stagione appropriata si provvederà alla piantumazione di altrettante alberature.

Purtroppo, passa sempre sotto silenzio e inosservata la quotidiana attività di monitoraggio al quale viene sottoposto l’ingente patrimonio delle alberature inserite nel catasto del verde pubblico cittadino.

I progetti di massiccia piantumazione da parte dell’amministrazione guidata dal Sindaco Melucci, per esempio, Green Passage e il piano per la realizzazione della Green Belt sono attività che hanno reso Taranto negli anni una tra le città pugliesi con più verde urbano per abitante, come affermato già nel 2022 da Legambiente Puglia (14,44 mq per abitante).

A nessuno piace abbattere alberi per il solo gusto di farlo, magari per soli aspetti estetici.

Tale spiegazione non esaurisce critiche e polemiche hanno letteralmente invaso Facebook.

A sostenere un\'altra tesi è l agronomo Francesco Pasculli, ecco le sua considerazioni: 

Solo la scarsa conoscenza dell\'arboricoltura può far scrivere queste nefandezze. Risulta assolutamente evidente che non si ha conoscenza delle tecniche di slupatura, operazione con la quale si libera il tronco o altra parte dell\'albero danneggiato dalla lupa o carie; si esegue con attrezzi adatti, come sgorbie, scalpelli, ecc., fino a raggiungere il legno sano, la cui superficie, messa a nudo e bene lisciata, viene disinfettata e spalmata con sostanze protettive.

Non si ha la minima conoscenza della Valutazione di Stabilità Integrata, prove di trazione, tomografia sonica e elettrica.

Non si ha la minima conoscenza e rispetto del Verde Storico che impone il coinvolgimento di Soprintendenza e Ordine degli Agronomi e Forestali.

Lu.Lo. 

Un carro siluro é deragliato all’interno dello stabilimento Acciaierie d’Italia, ex Ilva, in acciaieria 2. Non ci sono stati feriti. Il deragliamento è avvenuto mentre era in corso in fabbrica una delle ispezioni dei tecnici dello Spesal, il servizio dell’Asl che si occupa della sicurezza dei luoghi di lavoro. L’accaduto è confermato anche da fonti vicine allo Spesal, contattate da AGI, che aggiungono che gli accertamenti sull’episodio sono ancora in corso. Da alcune settimane, lo Spesal sta ispezionando le aree della fabbrica anche per verificare se la mancata attività delle imprese dell\'indotto, inattive a causa dei crediti maturati verso Acciaierie e da quest\'ultima non pagati, stanno creando o meno ripercussioni su sicurezza, manutenzioni e prescrizioni ambientali. Il carro siluro è il convoglio speciale che trasporta la ghisa colata dagli altiforni alle acciaierie (in questo momento è operativa nell\'ex Ilva di Taranto solo una delle due acciaierie disponibili) per la successiva trasformazione in acciaio. La ghisa viene trasportata allo stato liquido ad elevatissima temperatura. Il sindacato Usb dichiara che “fortunatamente rtunatamente non si sono registrate conseguenze per i lavoratori. Solo qualche giorno fa, abbiamo nuovamente segnalato all\'azienda la pressoché assente manutenzione all’interno della fabbrica, eredità pesante della gestione Morselli. In particolare, abbiamo cercato di richiamare  l’attenzione su binari, punti di scambio direzionali  e passaggi a livello. I carri siluro nello specifico si muovono sistematicamente tra gli altiforni e l’acciaieria con un peso considerevole, tra carro siluro stesso e materiale trasportato, che si aggira attorno a qualche centinaia di tonnellate. Da qui si evince il grande pericolo che corre chi lavora nelle vicinanze, nel caso si verifichi uno sversamento”. “Torniamo quindi a denunciare lo stato precario della sicurezza a causa dei mancati interventi manutentivi - rileva il sindacato Usb -. Comprendiamo certamente la difficoltà del momento, ma chiediamo una tempestiva e massiccia attività mirata a ristabilire le necessarie condizioni di sicurezza, dal momento che problemi di questo tipo in fabbrica ce ne sono tanti”.

Viale Ionio è una delle arterie stradali tarantine più battute dagli automobilisti. Via di collegamento fondamentale, nelle ore di punta si trasforma in un fiume in piena. Il

traffico fisiologico e le inevitabili file che spesso si creano sono in questi giorni esasperati da una buca profonda, creatasi prima del

Cavalcavia. La buca è stata transennata. Diversi lettori ci hanno segnalato che la mattina  per superare questo ostacolo si crea una fila interminabile. Un problema che va risolto al più presto per ripristinare il normale scorrimento del traffico.

Lu.Lo.

Nello terra di Testori il Confiteor di Alfredo Traversa raccoglie applausi e complimenti. Un successo per il gruppo tarantino diretto dal regista grottagliese che mise in scena per la prima volta nel 1986 il dramma di Rino vestendone i panni. Un testo rappresentato a Taranto il 16 febbraio scorso. Le tre repliche milanesi, dal primo marzo a domenica tre, al PACTA dei Teatri, struttura che fa parte dei 21 principali teatri del Sistema Teatrale milanese, hanno visto tra il pubblico Giuseppe Frangi, nipote e presidente dell’Associazione Giovanni Testori, che a conclusione della rappresentazione ha sottolineato quanto ‘proprio Confiteor fosse l’opera da lui più sentita.Ha dichiarato inoltre di essere rimasto colpito dalla messa in scena di Traversa dopo quella storica con Branciaroli e Banterle’. È stato un momento fondamentale per il nostro gruppo e la prosecuzione di questo capolavoro di Giovanni Testori, le parole del regista a conclusione. Confiteor è interpretato da Giuseppe Calamunci Manitta e Tiziana Risolo.

Lu.Lo.

Rossella Ninfole: “Oltre ai dibattiti, politiche di genere basate anche

sull’accessibilità alla fruizione culturale

 

Prenotazioni fino a esaurimento posti via mail e sui social di Caffè Ninfole

 

Pubblico e privato insieme per promuovere cultura in occasione del prossimo 8 marzo.

Ha queste premesse l’iniziativa che Ninfole ha programmato, infatti, per il prossimo 8 marzo, giornata tradizionalmente legata alla riflessione sui diritti delle donne.

Gli strumenti di emancipazione femminile non hanno bisogno solo di dibattiti, ma hanno bisogno anche di pratiche in grado di abbattere pregiudizi e promuovere formazione e competenze – dice Rossella Ninfole, presidente della Ninfole Spa – e crediamo che le politiche di genere debbano basarsi anche sull’accessibilità e sul grado di partecipazione delle donne alla fruizione culturale del territorio.

Così Ninfole sceglie questa volta di invitare le donne al Museo Archeologico Nazionale di Taranto – MArTA.

Il biglietto lo mette il MIC, che nella Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne, concede l’ingresso gratuito in tutti i musei e parchi archeologici nazionali, ma il servizio di visita guidata a tutta la collezione del MArTA, la offre proprio Ninfole.

Venerdì 8 marzo, negli slot di orario delle 16.00 e poi delle 17.00, l’offerta è rivolta a 60 donne (30 + 30) che una volta accolte nelle Sale del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, saranno accompagnate da guide esperte in un viaggio nel tempo, dalla Preistoria, alla civiltà greca e romana, fino alla Taranto tardo-medievale.

Il MArTA, oltre al suo nome, ha storie avvincenti e appassionanti con protagoniste femminili di rilievo – conferma Rossella Ninfole – dalle Veneri di Parabita, ai tesori della principessa dauna Opaka, fino ai miti alle donne mitologiche che raccontano la natura umana dell’altra metà del cielo. 20 mila anni di storia e storie che possono ancora oggi essere di insegnamento e ispirazione per le donne di oggi e di domani.

Ma siamo un’azienda – sottolinea poi la presidente – e pensiamo anche che come testimoniano centinaia di ricerche di mercato, siano significative le ricadute economiche sul territorio, di ogni euro investito in cultura, che genera valore sociale, culturale e di mercato. Se cresce il territorio cresciamo tutti.

Le donne che volessero approfittare del tour del MArTA offerto da Ninfole devono registrare il loro nominativo inviando un messaggio sulle pagine social della più antica torrefazione di Puglia. Su Facebook e su Instagram basta cercare “Caffè Ninfole”, oppure inviare una mail a  \n Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. \"> Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Le richieste di partecipazione dovranno essere corredate da un documento di identità e saranno confermate fino ad esaurimento posti.

 

Sette arresti sono stati effettuati dalla Guardia di Finanza a Taranto per il reato di usura. Le Fiamme Gialle hanno eseguito un’ordinanza, emessa dal gip del Tribunale di Taranto su richiesta della Procura, nei confronti di 7 persone, 5 in carcere e 2 agli arresti domiciliari, e sottoposto a sequestro preventivo beni per un importo di oltre 415 mila euro. Le persone coinvolte sono gravemente indiziate, a vario titolo, delle ipotesi di reato di associazione per delinquere, usura aggravata, estorsione, riciclaggio e autoriciclaggio dei relativi proventi illeciti, e trasferimento fraudolento di valori. Le indagini, avviate nel 2021, hanno consentito alle Fiamme Gialle di registrare nelle province di Taranto e di Lecce presunte pratiche usurarie.

   Dalle indagini sarebbe emersa la concessione, da parte dei arrestati, di finanziamenti a imprenditori tarantini e leccesi in stato di bisogno, attivi nel settore della produzione dei latticini e della pasticceria fresca, con l’imposizione di tassi usurari fino al 354%.

Mister Capuano: \"Risultato importante contro una squadra forte.\" Zonta: \" La nostra forza è il gruppo, bravi a riprendere una gara difficile. \"

 

Di Andrea Loiacono 

 

Una rete di Zonta al 73 regala al Taranto un pareggio prezioso contro la Turris. Mister Capuano schiera il Taranto col 3-4-3 ma deve rinunciare a Bifulco febbricitante, rientra però bomber Kanoute a comporre il tridente con Fabbro e Simeri. Turris di mister Menichini che si schiera a specchio. Partita bruttina soprattutto nel primo tempo con i padroni di casa che mantengono il possesso palla. Nella ripresa la sblocca Contessa per la Turris, Taranto che si riporta in parità con un gol di Zonta a conclusione di una grande azione dei rossoblu.  Nel post partita parole di soddisfazione quelle di mister Capuano: \" La partita non è stata bella ma abbiamo dimostrato spirito di abnegazione. Dobbiamo considerare che abbiamo perso Bifulco nel prepartita e  i due esterni per infortunio nei primi trenta minuti. Ho sempre detto che il gruppo è forte e se abbiamo cinquanta punti a questo punto del campionato un motivo ci sarà. Bisogna riconoscere che l\' avversario ci ha messo in difficoltà e specificare che il Taranto non deve stravincere ogni partita. Il risultato è di valore inestimabile contro una squadra forte. Mi fa piacere che la partita sia stata cambiata dagli uomini subentrati, siamo un grande gruppo.\"

 

Molta soddisfazione anche nelle parole del protagonista di giornata Loris Zonta: \"Per quanto riguarda il gol Demarchi mi ha dato una gran palla che ho cercato di piazzare. È andata bene e sono contento. Nel primo tempo abbiamo trovato una squadra organizzata che ci aggrediva, noi abbiamo messo in campo le nostre armi e siamo stati bravi a pareggiare. I ragazzi che sono subentrati hanno fatto bene e questo testimonia che la nostra forza è il gruppo. Dobbiamo continuare a lottare,  io sono contento in questa squadra e con questo gruppo, ci possiamo togliere molte soddisfazioni. \"

L’indotto siderurgico che si raccoglie attorno all’associazione Aigi rialza il tiro della protesta dopo aver preso atto, nella call di ieri pomeriggio coordinata dal ministero delle Imprese, che “Sace e Banca Ifis non vogliono caricarsi dei crediti maturati dalle aziende verso Acciaierie perché sostengono che questi crediti non sono certi”, dichiara Fabio Greco, presidente di Aigi, al termine dell’assemblea di questa mattina. E quindi le nuove iniziative assunte, annuncia Greco, sono “la costituzione di un pool legale per verificare se ci sono eventuali responsabilità in capo al vecchio cda di Acciaierie, compresi sindaci e revisori dei conti, e sospensione immediata del minuto mantenimento e di ogni attività che riguarda gli impianti di Acciaierie da parte di qualsiasi impresa. Il commissario dell’amministrazione straordinaria di Acciaierie, Giancarlo Quaranta, ci ha contattato e avremo un incontro lunedì pomeriggio per capire meglio la situazione visto quello che è accaduto nel tavolo tecnico con Mimit, Sace, Banca Ifis e gli altri soggetti coinvolti. Abbiamo dato tempo sino al 6 marzo - sostiene Greco - per avere le risposte certe che aspettiamo, altrimenti partiranno le pratiche per i licenziamenti collettivi per i nostri dipendenti”.

 \"Nei giorni in cui il futuro industriale di Taranto è appeso a un filo, insieme ai diritti di cittadini, lavoratori, imprese e famiglie, un\'altra doccia fredda si scaglia sul capoluogo ionico. Da parte del governo Meloni continua, infatti, il meticoloso e arcigno piano di smantellamento del Cantiere Taranto avviato durante il governo Conte II dal M5S, per la riconversione economica, sociale e culturale della Città dei Due Mari. Ferretti Group, leader della nautica da diporto, ha appena comunicato il recesso dal programma di bonifica e reindustrializzazione del sito ex yard Belleli nell\'area portuale di Taranto, a causa dei ritardi di tre anni e mezzo accumulati prima dal governo Draghi e poi dal governo Meloni. I responsabili di questo disastro hanno un nome e un cognome ed è giusto che i cittadini di Taranto sappiano chi sta concorrendo a tarpare loro un futuro fatto di sviluppo sostenibile ed economia pulita\". Lo scrive in una nota il senatore Mario Turco, vicepresidente del MoVimento 5 Stelle, nonché coordinatore del Comitato Economia, Lavoro e Impresa. 

\"Tra le motivazioni che hanno indotto il Gruppo Ferretti al passo indietro, c’è anche il clima di incertezza generato dal governo, in quanto le contribuzioni pubbliche sono diminuite all\'aumentare dei costi degli investimenti. E così scompare un investimento di oltre 200 milioni di euro che avrebbe contribuito alla creazione di nuove filiere occupazionali a partire da 200 assunzioni dirette\", spiega Turco.

    \"Ma, come si diceva, questo è solo l\'ultimo anello della catena: Taranto non dimentica lo stralcio del finanziamento di 50 milioni di euro per la creazione dell\'acquario green operato dall\'ex ministra per il Sud, Mara Carfagna. E la città, poi, si è accorta benissimo dei bastoni fra le ruote messi più volte dallo stesso Governo Meloni per la buona riuscita dei Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026, con altri 150 milioni di euro di finanziamenti che rischiano di andare in fumo a causa di un\'inerzia volutamente ricercata da chi vuole il peggio per il capoluogo ionico. Tutti questi progetti erano parte del summenzionato Cantiere Taranto, ma è evidente che al Ministro Fitto il Sud interessi molto poco, se dalle stanze dei bottoni si lascia passare sotto al naso qualunque nefandezza prodotta dal governo di cui fa parte. Come M5S ci dichiariamo fortemente preoccupati per la miopia con cui il Governo Meloni sta assolutamente ignorando l\'avvenire di Taranto, e ci opporremo ad ogni livello istituzionale per riuscire a salvare il salvabile. Ma il sogno di una Taranto che guarda a un futuro sostenibile potrà realizzarsi solo quando questo Governo di incompetenti cronici lascerà la guida del Paese a chi è in grado di rivestire un tale ruolo\", conclude.  

8 Marzo 2024 dedicato a LE DONNE NELLA RESISTENZA ANTIFASCISTA nelle figure di Adele Ficarelli e Ugenti Maria Scala. E\\\\\\\\\\\\\\\' questo il tema dell incontro che si terrà mercoledì 6 marzo alle 17.30 a Taranto, presso  la sede SPI Salinella di via Mar Grande,1 adiacente ai Giardini Ficarelli

Presiede Egidio Solfrizzi. Intervengono

Giovanni Battafarano già presidente provinciale e responsabile meridionale Anpi

Giancarlo Girardi presidente assemblea SPI Salinella

Beppe Lazzaro vice presidente provinciale vicario Anpi

Riccardo Pagano presidente provinciale Anpi

Sarà un occasione di approfondimento legato a queste importanti figure femminili.

 La vicenda umana e familiare dell\'antifascista Ugenti Maria Scala di Massafra, “Donna dell \'anno 2019” della CGL Taranto - scrive Giancarlo Girardi- sarebbe stata quella di una comune bracciante del meridione d\'Italia dei primi cinquanta anni del secolo scorso se piccoli e grandi avvenimenti storici non avessero coinvolta lei e la sua famiglia rendendola dura e drammatica la sua esistenza. Spesso, ancora in quel periodo, si rimaneva analfabeti perché non era necessario, per vivere in quella dura condizione sociale, saper leggere e scrivere, bastavano appunto le braccia. La loro intera esistenza era dedicata al lavoro e tuttavia la “memoria” della propria famiglia era considerata un patrimonio, un valore. Veniva coltivata e trasmessa tra le generazioni attraverso il racconto orale nel tradizionale focolare domestico. La vita matrimoniale con Angelo Antonicelli agli inizi sembrò procedere normalmente, nacquero i primi due figli ma lentamente, però già da alcuni anni prima in Angelo veniva avanti la causa da lui abbracciata, divenuta poi  negli anni una missione da compiere, la sua scelta definitiva di vita. Sposa le idee socialiste già nei primi anni dieci, si oppone ai latifondisti nel segno dei suoi diritti, per questo viene licenziato più volte ed è costretto a migrare in Germania per trovare lavoro e mantenere da lontano la sua famiglia. Maria Scala resta sola per la prima volta di tante altre volte successive. Angelo, però, è costretto a tornare per partecipare, a trentadue anni, alla Grande Guerra. Esperienza tragica in cui viene coinvolto direttamente nella disfatta di Caporetto ma riesce a salvarsi ed alla fine della guerra ritornare a casa. Qui affronta i problemi reali e drammatici dei reduci, contadini e braccianti, lo fa con la sua Lega proletaria nei due anni straordinari, quello del “Biennio Rosso”. Maria Scala continuava, proprio per questo, ancora a “salire il Calvario con la sua croce” come lei stessa solea dire. Angelo cercò di conciliare il suo impegno sindacale e politico con quello dei suoi cari ma nulla poté quando il regime lo arrestò il 30 ottobre del 1926, insieme all\\\\\\\\\\\\\\\'intero gruppo dirigente del suo partito. Fu condannato ad otto anni di carcere, tre di sorveglianza speciale e poi proposto per il confino. Maria scala pure lei imputata non venne arrestata perché incinta di quattro mesi. La responsabilità dell\\\\\\\\\\\\\\\'intero nucleo familiare, allora, cadde perciò su di lei, sulle sue spalle fragili e minute. Si doveva sopravvivere con il salario dovuto ad una donna, la metà di quello di un uomo e del solo figlio più grande, di soli dodici anni, che avrebbe portato un terzo del suo. Il tutto per sostenere i restanti quattro bambini, la più piccola di un anno. La grande responsabilità nel nuovo ruolo fanno emergere il carattere e la determinazione straordinaria di Maria Scala. La sua immediata reazione diretta al regime fece di lei la prima donna antifascista massafrese e non solo, si rivelò donna e madre straordinaria, affrontò il regime a mani nude come madre dei suoi bambini e moglie orgogliosa del “galeotto Antonicelli”. Restò sola, il paese codardo le voltò le spalle, la solidarietà normale tra la povera gente poteva divenire in questi casi, per il regime, un complotto contro e quindi per altri punibile. Memorabile l episodio in cui si reca dal podestà di Massafra attraversando il ponte verso piazza Garibaldi con i cinque bambini in fila per chiedere un suo intervento per liberare il marito innocente dalla prigione. Al diniego del podestà lascia sulla scrivania il piccolo ancora in fasce che non poteva allattare, lei affermo, con il suo latte avvelenato e andò via. Ovviamente- sottolinea Girardi- lo riprese ma dopo la richiesta del podestà. Le fu proposto solo un temporaneo sussidio di mendicità che con sdegno lei rifiutò. Le arrivarono, anche, inizialmente, somme di denaro del “soccorso rosso” spedite dall estero dal partito ma tutte furono confiscate e usate sistematicamente dai fascisti. 

Terribile fu il tentativo, successivamente, di linciaggio morale perpetrato dai fascisti e dai carabinieri per marchiare la sua onorabilità di donna e di moglie per colpire moralmente in carcere Angelo. Essa fu sottoposta a Massafra prima, a Taranto dopo, a visite ginecologiche per accettare un presunto aborto, allora considerato reato grave, le fu consentito di avere una ostetrica di parte. Lei vide un segno della Provvidenza nella disponibilità di un galantuomo, il notaio Nicola Diasparro che la aiutò economicamente per mantenere i figli e dette loro un tetto in cui ricominciare a vivere senza pretendere nulla in cambio. Il ritorno dal carcere di Angelo per l   amnistia concessa nel decennale della dittatura, dopo sei anni e dodici giorni di detenzione fece tornare lentamente la famiglia ad una vita solo apparentemente normale nonostante la continua sorveglianza sociale di Angelo. Dopo l otto settembre del 43 si ricongiunse tutta la famiglia lei finalmente raggiunse la tanto sospirata tranquillità sino alla sua morte avvenuta un anno dopo, nel dicembre del 1944.

 Lu.Lo.

 

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