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Giornale di Taranto - Artigianato, Commercio & Agricoltura
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L'orario ordinario (tutti i feriali e festivi) è invece il seguente: ore 8.30 - 19.30 (chiusura biglietteria ore 19.00).

 

Proseguono le aperture prolungate del sabato promosse dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per valorizzare i più importanti Musei d’Italia. Le collezioni archeologiche del MARTA e la mostra Gli ori di Mastroianni saranno fruibili quindi fino alle ore 24.00.

Durante le aperture del sabato l’Agenzia Puglia Promozione d’intesa con il Segretariato Regionale del MiBACT per la Puglia, nell’ambito degli OPEN DAYS 2015, ha inoltre previsto per il Museo di Taranto visite guidate gratuite a cura del Concessionario dei servizi aggiuntivi Nova Apulia.

  • Ingresso a pagamento (ore 8.30 – 24.00, chiusura biglietteria ore 23.30).

  • Visite guidate gratuite alle ore 20.15 e 21.30 (informazioni e prenotazioni altel. 099/4538639)

    Domenica 5 luglio: #DomenicalMuseo

    Ritorna anche a luglio l’iniziativa del MiBACT #DomenicalMuseo.

    La prossima domenica l’ingresso al MARTA sarà quindi GRATUITO (orario di visita ore 8.30 – 19.30, ingresso consentito fino alle ore 19.00). Le visite guidate a pagamento saranno curate dalla Società Nova Apulia (prenotazioni tel. 099/4538639).

  • Ingresso gratuito (ore 8.30 – 19.30, ingresso consentito fino alle ore 19.00).

  • Visite guidate a pagamento (informazioni e prenotazioni altel. 099/4538639).

    Le aperture prolungate sono sempre segnalate con comunicato stampa o riportate sul sito www.museotaranto.org

     

     

            

        

 

La splendida location di Casa Vestita, sita  nel quartiere delle ceramiche di Grottaglie,  dall’11 al 19 Luglio 2015 si trasformerà nel magico contenitore  delle opere della  rassegna nazionale d’Arte contemporanea “Le Vie dei Colori” giunta alla IV edizione. Un appuntamento annuale con l’Arte tra pittura, scultura, grafica e fotografia. Questa edizione, dal punto di vista qualitativo e dal punto di vista numerico degli artisti selezionati è sicuramente la più prestigiosa, nuovi protagonisti si affiancheranno ad artisti già presenti da anni in questa manifestazione. Si potranno ammirare opere che rappresentano uno spaccato della realtà artistica italiana, un percorso tra le vie dei colori che condurrà il visitatore dal figurativo classico all’impressionismo, dall’informale all’action painting, dalla delicatezza dell’acquerello alla potenza tridimensionale delle sculture, dalla fotografia alla nuova frontiera dell’arte digitale, dalla ricerca di nuove tecniche e nuovi materiali al grande rispetto per la tradizione pittorica dei grandi Maestri.

Presenti al Vernissage di sabato 11 luglio 2015 il maestro ceramista Mimmo Vestita, il giornalista Leo Spalluto, il giornalista Alessandro Salvatore, il responsabile editoriale della Print Me Edizioni Luciano Nuzzo,  la Poetessa Anna Marinelli, ed il curatore della Rassegna Lucia La Sorsa, responsabile della Precis Arte.

La rassegna d'Arte contemporanea “Le Vie dei Colori” IV edizione si avvale  della partecipazione di trentotto artisti, alcuni dei quali locali e molti altri provenienti da tutta Italia, un traguardo importante reso possibile grazie alla stretta collaborazione e al costante impegno di tutti i soggetti coinvolti,

Saranno esposte le opere dei seguenti artisti: Egidio Albamonte, Alessandro Avarello, Dora Battista, Caterina Caldora, Marco Luca Calogiuri, Antonio Caramia, Andrea Carlini, Mariarosa Chiarello, Mario Cianciotti, Ruggero Di Giorgio, Elsì, Giuseppa Maria Gallo, Ercole Gino Gelso, Francesca Guetta, G.C. La Sorsa, Lucia La Sorsa, Giovanni Lacatena, Lena Larizza, Marzia Lazzaro, Niccodemo Lezza, Suzana Lotti, Barbara Magrì, Diego Martino, Franco Martino, Enzo Massimillo, F. Paolo Occhinegro, Antonio Pamato “Libero”, Giorgio Pica, Rosaria Piccione, Rosa Potere, Valentina Pucci, Vincenzo Rossi, Luca S., Tina Quaranta, Paolo Remondini, Rosario Rosafio, Elio Rubini, Immacolata Zabatti.

Fondamentale è  valorizzare e sviluppare la sensibilità verso le mostre d’Arte, intraprendere un viaggio tra il bello dei colori e le emozioni che le opere possono suscitare. La mostra sarà visitabile dal pubblico tutti i giorni dalle ore 18:00 alle 21:00. Maggiori informazioni sull’evento saranno presenti nel sito web www.precisarte.jimdo.com


 

NEL MENTRE I CARABINIERI DEL REPARTO OPERATIVO DI TARANTO  PROVVEDEVANO A NOTIFICARE, AI LEGALI DEL LOCALE STABILIMENTO SIDERURGICO “ ILVA S.P.A. IN A.S.”, IL RIGETTO ALL’ISTANZA DI DIFFERMENTO DELLE OPERAZIONI DI SPEGNIMENTO DELL’ALTOFORNO “AFO2”, EMESSO DALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI TARANTO, CONTENUTO NEL DECRETO DI SEQUESTRO PREVENTIVO EMESSO DA QUELL’UFFICIO REQUIRENTE E CONVALIDATO DA ORDINANZA LOCALE G.I.P. ,  DA PALAZZO GHIGI USCIVA UN DECRETO COSIDDETTO SALVA ILVA O SE VOLETE SALVA ALTOFORNO 2. Il Consiglio dei Ministri ha approvato, infatti, su proposta del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Gian Luca Galletti e del Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, si legge in un comunicato del Governo, un decreto legge in materia di rifiuti e di continuità delle attività produttive in siti di interesse strategico nazionale (l'ILVA per l'appunto).  Il decreto prevede  una serie di disposizioni volte a garantire la continuità dell’attività produttiva di stabilimenti industriali d’interesse strategico nazionale in presenza di sequestro giudiziario di beni quando questo si riferisce a ipotesi di reato riguardanti la sicurezza dei lavoratori, garantendo allo stesso tempo la salvaguardia dell’occupazione, della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell’ambiente. Il provvedimento amplia quanto già previsto dalle disposizioni normative del 2012 sugli stabilimenti d’interesse strategico, disposizioni per le quali la Corte Costituzionale ha chiarito la possibilità di un intervento del legislatore circa la continuità produttiva compatibile con i provvedimenti cautelari.



Colpo di scena durante il conteggio delle schede dei partiti che hanno preso parte alle scorse elezioni regionali della Puglia. La Corte d'Appello di Bari prima di dare il via alla proclamazione dei neo 50 consiglieri regionali, ha attribuito alla provincia di Foggia un ottavo seggio che va ad appannaggio di Pino Lonigro (Noi a Sinistra per la Puglia) il quale prende il posto di Mino Borraccino di Taranto sempre in quota Noia a Sinistra per la Puglia. Ma questa non è l'unica sorpresa: Il Movimento 5 Stelle passa da sette a otto seggi in Puglia, guadagnando a discapito di Forza Italia che ne perde uno passando da sei a cinque. Gianluca Bozzetti eletto nel M5S a Brindisi prende il posto del forzista Maurizio Friolo sempre eletto nel capoluogo messapico.

Accertati 29.293 reati per un giro d'affari pari a 22 miliardi di euro. Il business cresce ancora.

 

Aumentano le infrazioni nel settore dei rifiuti (+26%) e del cemento (+4,3) alimentate dal fenomeno della corruzione. Numeri eclatanti nell'agroalimentare, che fattura 4,3 miliardi di euro per 7.985 illeciti e nel racket degli animali che colleziona 7.846 reati . Puglia in testa alla classifica regionale degli illeciti. Il Lazio è sempre la prima regione del centro Italia, la Liguria è la prima del Nord. Lombardia al top per le indagini sulla corruzione. 
Finalmente però gli ecocriminali saranno costretti a pagare. Dopo 21 anni di battaglie, la legge n. 68 del 22 maggio 2015, ha introdotto i delitti contro l'ambiente nel Codice Penale. Questa edizione 2015 del rapporto Ecomafia, realizzato col contributo di Cobat, ed edito dalla casa editrice Marotta e Cafiero, non può che aprirsi quindi con un grido di gioia e con la speranza che questo 2015 sia uno spartiacque, l'anno in cui le ecomafie e l'ecocriminalità cominceranno ad essere contrastati con gli strumenti repressivi adeguati.

Il 2014 si è chiuso con un bilancio davvero pesante: 29.293 reati accertati, circa 80 al giorno, poco meno di 4 ogni ora, per un fatturato criminale che è cresciuto di 7 miliardi rispetto all'anno precedente raggiungendo la ragguardevole cifra di 22 miliardi, cui ha contribuito in maniera eclatante il settore dell'agroalimentare, con un fatturato che ha superato i 4,3 miliardi di euro.

Cresce l'incidenza criminale nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Puglia, Sicilia, Campania e Calabria), dove si è registrato più della metà del numero complessivo di infrazioni (ben 14.736), con 12.732 denunce, 71 arresti e 5.127 sequestri. Si registra un calo dei reati in Campania (-21% circa), dovuto forse ai tanti riflettori accesi di recente sulla regione, e un aumento degli illeciti in Puglia, col 15,4% dei reati accertati (4.499), 4.159 denunce e 5 arresti. Numeri dovuti al capillare lavoro di monitoraggio e controllo svolto in tutta la regione dalle forze dell'ordine (in particolare da Carabinieri, Guardia di finanza e Corpo forestale dello Stato), coordinate operativamente da diversi anni grazie a un Accordo quadro promosso e finanziato dalla Regione Puglia. Crescono i reati nel ciclo dei rifiuti (+ 26%) e le inchieste sul traffico organizzato di rifiuti (art.260 Dlgs 152/2006), che arrivano addirittura a 35. Aumentano anche gli illeciti nel ciclo del cemento: 5.750 reati (+4,3%), realizzati soprattutto in Campania e poi in Calabria, Puglia e Lazio.

Numeri e storie di corrotti, clan e inquinatori, sono state illustrate  a Roma da Legambiente per la presentazione del rapporto Ecomafia 2015, alla presenza di Rossella Muroni, direttrice nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, Alessandro Bratti, presidente della Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, Donatela Ferranti, presidente della Commissione giustizia della Camera, Salvatore Micillo, copromotore della legge sugli ecoreati, Andrea Orlando, Ministro della Giustizia, Serena Pellegrino, copromotrice della legge sugli ecoreati, Ermete Realacci, presidente della Commissione ambiente della Camera e copromotore della legge sugli ecoreati, Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia. Durante la presentazione è stato letto anche messaggio di saluto inviato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che sottolinea: "ricostruire un equilibrio tra territorio e società, tra sviluppo e cultura, tra ambiente e diritto della persona è anzitutto la grande impresa civica a cui ciascuno di noi è chiamato con responsabilità. Il rispetto dell'ambiente è essenziale per la coesione sociale e per la ripresa del Paese".

"Quella del 2015 è una data straordinaria - ha dichiarato la direttrice nazionale di Legambiente Rossella Muroni -, l'anno della legge che introduce finalmente nel codice penale uno specifico Titolo dedicato ai delitti contro l'ambiente, che punisce chi vuole fare profitti a danno della salute collettiva e degli ecosistemi. Uno strumento fondamentale per combattere anche quella zona grigia, dove impera la corruzione che è diventata il principale nemico dell'ambiente a causa delle troppe amministrazioni colluse, degli appalti pilotati, degli amministratori disonesti e della gestione delle emergenze che consentono di aggirare regole e appalti trasparenti. La corruzione può servire per ottenere un determinato provvedimento o più semplicemente per far voltare dall'altra parte l'occhio vigile del funzionario, l'ultimo e traballante anello di una lunga catena di legalità. C'è bisogno allora dell'applicazione della legge sugli ecoreati – ha concluso Rossella Muroni –, ma anche di un complessivo cambio di passo, verso un paradigma economico più giusto e in grado di sollecitare nuova fiducia, partecipazione e trasparenza, perché non ci si rassegni a pensare al malaffare come a un male senza rimedi".

Di questo parla anche Raffaele Cantone, Presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, che nell'intervista di Toni Mira contenuta nel rapporto afferma: "Gli appalti pubblici nel settore dell'ambiente sono tra quelli più esposti alla corruzione e alla criminalità organizzata". I dati in questo senso parlano da soli. Sono ben 233 le inchieste ecocriminali in cui la corruzione ha svolto un ruolo cruciale, concluse con l'arresto di 2.529 persone e la denuncia di 2.016, grazie al contributo di 64 procure di diciotto regioni. La Lombardia è la prima regione dove il fenomeno corruttivo si è maggiormente diffuso con 31 indagini, seguita subito dopo dalla Sicilia con 28 inchieste, la Campania con 27, il Lazio con 26 e la Calabria con 22. Dal Mose di Venezia ad alcuni cantieri dell'Alta velocità, dai Grandi eventi alle ricostruzioni post terremoto, dalla gestione dei rifiuti all'enogastronomia e alle rinnovabili, il fenomeno è purtroppo nazionale.

Analizzando le tipologie di reato, Ecomafia 2015 evidenzia, come già detto, un boom di infrazioni accertate nel ciclo dei rifiuti, che superano la soglia delle 7mila, per la precisione 7.244, quasi 20 al giorno. Alto è stato anche il numero di inchieste di traffico organizzato di rifiuti (art. 260 Dlgs 152/2006), ben 35 nel 2014, facendo salire il bilancio a 285 a partire dal 2002. Impressionante anche il quantitativo di rifiuti sequestrati in questo ultimo anno e mezzo: in appena 16 inchieste di questo tipo sono stati bloccati da provvedimenti giudiziari più di tre milioni di tonnellate di veleni.

I traffici di rifiuti corrono anche lungo le rotte internazionali dove a farla da padrone sono i materiali di scarto destinati illegalmente al riciclo o a un approssimativo recupero energetico: rottami di auto e veicoli soprattutto (38%) per il recupero dei materiali ferrosi, scarti di gomma e/o pneumatici (17,8%), e poi metalli, plastica, Raee e tessili.

Crescono anche i reati accertati nel settore del cemento, 5.750 (+ 4,3%), mentre la Campania si conferma regione con il più alto tasso di illegalità, seguita da Calabria, Puglia e Lazio. A questi dati vanno aggiunte le stime sull'abusivismo edilizio elaborate dall'Istituto di ricerca Cresme Consulting, che nel 2014 sarebbe quantificabile in circa 18mila nuove costruzioni fuori legge, circa il 16% del nuovo costruito, con un giro d'affari che supera abbondantemente il miliardo di euro.

Nel 2014 il settore più redditizio per le organizzazioni criminali è stato quello agroalimentare, il cui fatturato, tra sequestri e finanziamenti illeciti ha superato i 4,3 miliardi (l'anno prima era intorno ai 500 milioni) per 7.985 reati accertati. Nel racket degli animali le forze dell'ordine hanno verbalizzato ben 7.846 reati tra bracconaggio, commercio illegale di specie protette, abigeato, allevamenti illegali, macellazioni in nero, pesca di frodo, combattimenti clandestini e maltrattamenti, con la denuncia di 7.201 persone, l'arresto di 11 e il sequestro di 2.479 tra animali vivi e morti. La Sicilia è la regione dove se ne sono contati di più. Se cala poi il numero degli incendi aumenta però la superficie boschiva finita in fumo, che dai 4,7mila ettari del 2013 arriva ai 22,4 dello scorso anno, quasi 5 volte tanto. Non mancano i reati ai danni di aree tutelate da vincoli paesaggistici e archeologiche, musei, biblioteche, archivi, mercati, fiere e altri luoghi a rischio. Nel 2014 sono stati 852 i furti d'opere d'arte accertati dalle forze dell'ordine. Furti che hanno portato alla denuncia di 1.558 persone e all'arresto di 15. L'attività più ricorrente tra quelle legate all'archeomafia è quella della ricettazione. Come gli altri anni il Lazio si conferma la regione con il maggior numero di reati, seguita da Emilia Romagna, Campania e Toscana.

Il 2014 è stato un anno di lavoro intenso per le Forze dell'Ordine che hanno raggiunto risultati sorprendenti nella lotta all'ecomafia. Il Corpo forestale dello Stato, insieme ai corpi regionali, come gli scorsi anni ha portato alla luce il numero più alto di infrazioni, 14.135, più del 48% del totale (con 11.214 denunce, 74 arresti e 3.778 sequestri). Risultati che fanno apparire ancora più incomprensibile la decisione del Governo di smembrare questo Corpo per inglobarlo in un'altra forza di polizia. Spicca anche il lavoro svolto dai vari nuclei della Guardia di finanza, che seguendo l'odore dei soldi sporchi è sempre più spesso sulla scia degli ecocriminali: con 3.027 reati accertati ha messo a segno più del 10% del totale nazionale, raggiungendo numeri alti anche per l'alto numero di denunce, 6.131, di sequestri, 3.027, e di arresti, 31.

I professionisti dell'ecomafia. L'ecomafia cresce (324 i clan monitorati ad oggi), oltrepassa i confini nazionali, vede i suoi interessi economici aumentare e assume sempre più la forma di una vera e propria impresa al cui interno operano figure professionali precise e definite. C'è il trafficante dei rifiuti che ha reso questa attività illegale un affare dove a guadagnarci sono tutti gli anelli della catena, dai trasportatori agli industriali, dai tecnici agli intermediari con le istituzioni e agli utilizzatori finali che sotterrano i rifiuti nelle cave dismesse o nei terreni agricoli. C'è l'imprenditore edile che favorisce il controllo diretto delle famiglie mafiose sugli appalti più "succulenti", contribuendo alla devastazione dei luoghi più belli dell'Italia. L'uomo del supermarket o cassiere dei boss è colui che, attraverso le casse dei supermercati, ricicla ingenti quantità di denaro per conto della mafia. Da semplici prestanome a veri e propri tesorieri, questi imprenditori della grande distribuzione, negli ultimi vent'anni hanno fondato imperi economici in Sicilia, in Calabria e in Campania all'ombra dei clan. Tra le figure chiave troviamo il politico locale, eletto grazie ai voti o al sostegno economico delle famiglie mafiose, che una volta in carica si deve sdebitare, prendendosi cura dei loro interessi. Spesso si tratta addirittura di politici "regolarmente" affiliati a un clan. Ma c'è anche il funzionario pubblico, meglio noto come "colletto bianco", figura che svolge un ruolo fondamentale negli uffici delle pubbliche amministrazioni e degli enti, quando si tratta di rilasciare un permesso a costruire, un'autorizzazione, una licenza. Poi ci sono il tecnico, l'esperto e il consulente, figure coltivate in passato in seno alla famiglia mafiosa, oggi facilmente reclutabili sul mercato, spesso superprofessionisti utili per estendere il raggio dei propri business. Una novità assoluta è rappresentata dallo sviluppatore, professionista legato agli affari illeciti della green economy, esperto conoscitore dei meccanismi di sviluppo delle rinnovabili. In ultimo, ma non meno importanti compaiono il truffatore agroalimentare che, ai danni della salute dei consumatori, etichetta e vende prodotti di scarsissima qualità, scaduti o addirittura nocivi, sotto false diciture; il contrabbandiere di cuccioli che si macchia dei reati di compravendita illegale, occupazione di suolo pubblico, accattonaggio, truffa e maltrattamento di animali; il mercante di archeomafia che, avvalendosi di squadre di cercatori, saccheggia i siti archeologici per rivendere anfore e statuette sul mercato nero degli appassionati del genere.

"Finalmente - ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – i reati ambientali saranno adeguatamente puniti. L'approvazione del Ddl dopo 21 anni di attesa rappresenta sicuramente un salto di civiltà e una vittoria che avremmo voluto condividere con le tante realtà che fino ad oggi hanno dovuto fare i conti anche con la concorrenza sleale dell'imprenditoria criminale. Ma così non è stato. Confindustria, dopo aver fatto di tutto per insabbiare e snaturare la legge, ha reagito alla sua approvazione come ad un indegno attacco all'imprenditoria italiana, senza capire che solo una netta separazione tra economia sana ed economia illegale può rilanciare l'indubbio ruolo positivo dell'imprenditoria, e sprecando un'ottima occasione per valorizzare le imprese sane. Peccato: sarebbe stato un bel segnale per il futuro del Paese che oggi paga costi altissimi, in termini economici ma anche sanitari e sociali, per aver garantito finora l'impunità agli inquinatori. Infine oltre al ddl ecoreati, vogliamo ribadire che la buona politica e un sistema di controlli efficace sono il miglior antidoto per debellare le ecomafie, ecco perché ci auspichiamo che nei prossimi mesi sia varata la legge di riforma del sistema delle agenzie ambientali, ancora ferma in Parlamento, e si metta mano alla Legge Obiettivo e alla nuova regolamentazione degli appalti".

I dati pugliesi del rapporto Ecomafia 2015 di Legambiente sono stati presentati  a Bari da Francesco Tarantinii, presidente di Legambiente Puglia.

«Nel Rapporto Ecomafia 2015 la Puglia conquista la vetta della poco edificante classifica delle illegalità ambientali in Italia, primato raggiunto scalzando quello storico della Campania - dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia - Nella nostra regione, infatti, le forze dell'ordine hanno riscontrato ben 4.499 infrazioni, il 15,4% di quanto accertato su tutto il territorio nazionale, denunciato 4.159 persone ed effettuato 2.469 sequestri. In linea col dato regionale, la provincia di Bari risulta essere la più colpita d'Italia per numero complessivo di infrazioni, 2.519, così come non sfigura nemmeno quella foggiana con 802 infrazioni. A questo si aggiunge un altro primato, quello nel ciclo illegale dei rifiuti con ben 2.081 infrazioni accertate, mentre l'abusivismo edilizio e i reati contro la fauna non accennano a diminuire. Una scalata ai vertici da parte della Puglia che si spiega con il capillare lavoro di monitoraggio e controllo svolto in tutta la regione dalle forze dell'ordine (in particolare Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza e Carabinieri), coordinate operativamente da diversi anni grazie a un Accordo Quadro promosso e finanziato dalla Regione e che si avvale delle competenze scientifiche di Cnr e Arpa Puglia. Un lavoro di squadra che sta dando i suoi risultati (dal 2007 ad oggi sono state ben 3.154 le discariche sequestrate), dimostrando il valore di una buona pratica di sinergia nel contrasto ai crimini ambientali, reso peraltro necessario dal livello di aggressione, che si potrebbe estendere a livello nazionale».

Nella classifica generale dell'illegalità ambientale in Italia nel 2014, la Puglia sale al primo posto con ben 4.499 infrazioni accertate, il 15,4% di quanto accertato su tutto il territorio nazionale. Record anche per numero di persone denunciate, 4.159, e di sequestri effettuati, 2.469, mentre sono appena 5 le persone arrestate. Nella classifica provinciale dell'illegalità ambientale nel 2014 si piazza al primo posto Bari che registra il record di 2.519 infrazioni accertate, l'8,6% su scala nazionale, arrivando persino a scavalcare Napoli. Segue nella classifica, al 6° posto, la provincia di Foggia con 802 infrazioni accertate.

Nel ciclo illegale dei rifiuti, la Puglia sale al primo posto ed è la regione con il più alto numero di infrazioni accertate, ben 2.081, quasi il 29% di quanto registrato nelle 20 regioni, un numero 4 volte più grande rispetto all'anno scorso (quando si attestavano a quota 469). Record anche per persone denunciate, 2.020, e sequestri effettuati, 1.744. La maggior parte delle infrazioni accertate si concentra nelle province di Bari, 1.641, e Foggia, 184. In Puglia, dal 2002 ad oggi (24 giugno 2015), ci sono state ben 48 inchieste contro attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, cioè il 16,8% circa delle inchieste su tutto il territorio nazionale. Inchieste che hanno visto 153 persone arrestate, 222 persone denunciate e 60 aziende coinvolte. Venendo alle inchieste più importanti, nel 2014 è stata la D.D.A. di Bari a coordinare una maxi operazione contro un traffico organizzato di rifiuti, denominata "Black Land", eseguita dal NOE di Bari del Comando Carabinieri, dalla DIA di Bari e dal Comando Provinciale Carabinieri di Foggia. L'inchiesta si è concentrata soprattutto nell'area foggiana e ha permesso di sgominare un'organizzazione criminale dedita al traffico illecito di rifiuti su scala nazionale, portando all'arresto di 14 persone, fra cui imprenditori del foggiano e del napoletano. Migliaia di tonnellate di rifiuti speciali non trattati, provenienti da impianti di compostaggio e di stoccaggio, ubicati in Campania, nelle province di Salerno, Caserta e Avellino, venivano smaltiti illecitamente in Puglia, in un enorme voragine ricavata in un terreno agricolo di Ordona, nel foggiano. Particolare attenzione da parte del NOE di Lecce, nell'anno 2014, è stata riposta sul fenomeno dei tombamenti abusivi di rifiuti su tutto il territorio salentino e anche in provincia di Taranto. Numerose le indagini del Corpo Forestale dello Stato che hanno permesso di portare alla luce ingenti quantitativi di rifiuti pericolosi e non, tombati in diverse località: in una ex cava sita a "Grottelline" in agro di Spinazzola (Ba), nel Torrente Picone, in agro di Sannicandro di Bari, in area sottoposta a vincolo paesaggistico, e in località Santa Fara nel Comune di Bari, dove è stato trovato anche amianto frantumato. L'operazione "Pozzo senza fondo" del Corpo Forestale dello Stato, nell'ambito di una indagine condotta dalla D.D.A. di Bari, ha portato al sequestro di un maxi frantoio del barese che smaltiva direttamente in falda le acque di vegetazione derivanti dalla lavorazione delle olive, in violazione delle normative ambientali di settore. Invece sono state quasi 1.800 le infrazioni accertate e 37 le discariche sequestrate dalla Guardia di Finanza nell'ambito della tutela ambientale sul territorio pugliese.

C'è poi la dimensione transnazionale della Puglia, cerniera tra l'Europa, i Balcani e il Medio Oriente, che l'ha trasformata in una base logistica per traffici transfrontalieri di rifiuti, soprattutto quelli diretti verso il sud est Europa e l'Estremo Oriente. Tra i porti italiani dove si sono avute più operazioni contro i flussi illeciti di rifiuti - in particolare materiali di scarto destinati illegalmente al riciclo, materiali ferrosi di rottami di auto e veicoli, scarti di gomma e/o pneumatici, e poi metalli, plastica, Raee e tessili - ci sono anche Bari e Brindisi. In un'operazione congiunta denominata "Desert waste", l'Agenzia delle Dogane, il Corpo Forestale dello Stato e la Guardia di Finanza hanno scoperto e bloccato un traffico internazionale di rifiuti diretti dal porto di Bari verso Libia e Iran. Quattro semirimorchi erano pronti per essere imbarcati colmi di materiale ferroso, pezzi di camion rottamati, batterie, pneumatici, filtri e altri rifiuti speciali, spacciati per pezzi di ricambio usati, e quindi commercializzabili. Dagli accertamenti è risultato che la merce non era stata sottoposta alla procedura di bonifica per il recupero. Le ulteriori indagini hanno portato alla scoperta di una vera e propria organizzazione criminale che effettuava spedizioni transfrontaliere di ingenti quantitativi di rifiuti, facendoli passare per merce recuperata.

«Oltre ai traffici organizzati, la Puglia si conferma anche una delle regioni più martoriate dalle discariche illegali - continua Tarantini - Dalle piccole discariche di eternit, laterizi e pneumatici fuori uso alle cave in cui spesso vengono tombati i rifiuti scoperti dalle forze dell'ordine. Purtroppo le 2.579 cave dismesse e/o abbandonate nella nostra regione rischiano di diventare luoghi privilegiati per lo smaltimento illecito di rifiuti. Invitiamo, in tal senso, il nuovo governatore a puntare su un piano di recupero ambientale e plaudiamo alla convenzione sottoscritta tra Regione e Comando regionale dei Carabinieri inerente i controlli sia nella fase di scavo che in quella di trasporto degli inerti».

Nella classifica dell'illegalità nel ciclo del cemento, la Puglia scende al terzo posto con 598 infrazioni accertate (il 10,4% del totale nazionale), 699 persone denunciate e 238 sequestri effettuati. La piaga del cemento fuorilegge continua a devastare le località più rinomate dal Salento al Gargano. Proprio qui, in particolare nel Comune di Monte Sant'Angelo, il Corpo Forestale dello Stato, su disposizione della Procura di Foggia, ha sequestrato decine di case e villette a due passi dal mare. I presunti responsabili, circa 30 proprietari, sono stati denunciati per reato di lottizzazione abusiva e violazioni dei vincoli paesaggistici.

«I dati delle forze dell'ordine - precisa Tarantini - confermano come sono ancora troppi i manufatti abusivi che deturpano la Puglia. Il miglior deterrente al nuovo abusivismo rimane l'abbattimento degli immobili fuorilegge, quindi il ripristino della legalità».

In questi anni, Legambiente, nelle pagine del rapporto Ecomafia, ha sempre raccontato e continuerà a raccontare le storie di corruzione, le truffe, le infiltrazioni dei clan che hanno pesantemente contaminato il mondo delle energie rinnovabili. Un settore strategico della green economy, fondamentale al nostro paese per affrancarsi dalle fonti fossili e per fronteggiare la crisi investendo su innovazione e tecnologie pulite. Si chiama "Volo libero" l'operazione congiunta di Guardia di Finanza e Corpo Forestale dello Stato che ha portato al sequestro di 19 pale eoliche, installate sul territorio di Crispiano e Massafra, e di altri beni per 350mila euro circa. Dodici le persone indagate dalla Procura della Repubblica di Taranto e tre i cantieri sequestrati. Numerose le accuse: dall'ipotesi di truffa con mendaci dichiarazioni per l'ottenimento di contributi pubblici a quella della violazione di aree vincolate, in cui si sono insediati gli impianti eolici.

Per quanto riguarda il racket degli animali (corse clandestine di cavalli, combattimenti clandestini, traffico di animali da compagnia, commercio illegale di specie protette, macellazione clandestina, abigeato, bracconaggio e pesca di frodo) la Puglia sale al secondo posto (l'anno scorso era al terzo) con 1.115 infrazioni accertate, 1.066 persone denunciate e 380 sequestri effettuati. Tra le prime cinque province italiane per numero di infrazioni contro la fauna c'è Bari, al 2° posto con 249 illeciti accertati.

Nella classifica sulla corruzione in Italia in materia ambientale la Puglia è al 7° posto con 12 inchieste, 79 persone arrestate, 169 denunciate e 6 sequestri effettuati. Negli ultimi quattro anni e mezzo Legambiente ha censito alcune delle principali inchieste ecocriminali, in virtù del ruolo cruciale svolto dalla corruzione, contandone ben 233. Purtroppo gli appalti pubblici nel settore dell'ambiente sono tra quelli più esposti alla corruzione e alla criminalità organizzata.

Sul fronte dell'archeomafia, l'aggressione criminale al patrimonio artistico e archeologico, la Puglia, una delle regioni più ricche di reperti archeologici ma anche di tombaroli attivi, scende al 10° posto con 34 furti di opere d'arte. Nel territorio pugliese continua lo scavo clandestino ad opera dei tombaroli, un'attività illecita intorno alla quale ruotano enormi interessi economici e commerciali e sulla quale sta efficacemente intervenendo il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Bari, che in molti casi ha recuperato numerosi reperti archeologici.

«Con l'introduzione nel codice penale dei delitti contro l'ambiente - conclude Tarantini - le ecomafie e l'ecocriminalità, che vuole fare profitti a danno della salute collettiva e degli ecosistemi, cominceranno ad essere contrastate con adeguati strumenti repressivi. A tal proposito, non possiamo non sottolineare come sia incomprensibile la decisione del Governo di smembrare il Corpo Forestale dello Stato per inglobarlo in un'altra forza di polizia. Il più diffuso corpo di polizia specializzato nella tutela dell'ambiente e del paesaggio ha un ruolo fondamentale nel contrastare tutte le forme di illegalità e minaccia del territorio: dagli incendi boschivi al dissesto idrogeologico, dall'abusivismo edilizio in aree interne allo smaltimento illegale di rifiuti, dai reati contro gli ecosistemi naturali e le specie protette fino agli illeciti in campo agroalimentare».

 

 

Lo ha deciso l'Autorità Portuale dopo la decisione della Commissione Consultiva appositamente convocata.

 

 

A seguito della comunicazione da parte della Taranto Container Terminal S.P.A. di messa in

liquidazione della società ricevuta in data 12.06.2015 e del successivo avvio della procedura di

mobilità di tutto il personale dipendente della medesima società, l’Autorità Portuale ha proceduto a

convocare d’urgenza, in data odierna, una riunione monotematica straordinaria della Commissione

Consultiva e del Comitato Portuale.

Sentito il parere della Commissione Consultiva, il Comitato Portuale, quale atto dovuto, ha

deliberato - ai sensi dell’art. 7, lett. b) e c) del D.M. 31.03.1995, n. 585 - la revoca

dell’autorizzazione ex art. 16 L. 84/94 e la revoca dell’atto concessorio ex art. 18, co 9, L. 84/94.

Ha espresso altresì parere favorevole alla decadenza dalla concessione demaniale marittima ex art.

47 lett. a), b), d) ed f) Cod. Nav., disposta, in data odierna, con provvedimento n. 67/15 del

Presidente dell’Autorità Portuale di Taranto.


 

Il Presidente della Provincia, Martino Tamburrano, ha espresso al presidente del consorzio Athena, Antonio de Padova, la solidarietà personale e dell’Ente per il gesto illegale di cui è rimasto vittima il consorzio.

Nella stessa nota, inviata anche al prefetto ed ai sindaci di Taranto e della fascia costiera orientale, il presidente Tamburrano ha evidenziato affinità tra le attività del “Parco delle dune”, in corso di realizzazione a cura del consorzio Athena, ed il “Piano di rigenerazione territoriale” in corso di definizione, a cura della provincia jonica nell’ambito dell’itinerario stradale Talsano-Avetrana.

Tale Piano interesserà la fascia costiera ed il retroterra per migliorarne la mobilità, l’accesso e la fruizione della costa orientale, con iniziative mirate alla riqualificazione ambientale e paesaggistica dell’intera zona.


 

Nella riunione di Giunta, sono stati comunicati gli esiti dell’iter procedurale che condurrà, nell’assemblea de 16 luglio prossimo, alla rielezione

per il prossimo triennio

 

 

Una Confindustria che, nel segno della continuità di quanto finora messo in campo, rafforzi ulteriormente il proprio ruolo sul territorio guardando allo sviluppo sistemico del tessuto cittadino; una Confindustria che punti all’aggregazione, all’internazionalizzazione e all’innovazione come punti fondanti della propria organizzazione; un’associazione che rivesta un ruolo attivo nei confronti della politica e più in generale dei “decisori” territoriali, quindi delle istituzioni, per tutto quanto concerne le problematiche dell’industria e le soluzioni ad esse connesse: sono queste le principali  istanze – fra le altre - emerse da parte delle aziende associate di Confindustria Taranto a seguito delle consultazioni avviate nelle ultime settimane nell’ambito delle procedure di rinnovo della presidenza.

La cosiddetta “base” associativa è stata infatti chiamata, da un’apposita commissione di designazione, ad esprimere sia il proprio parere attorno ad eventuali candidature sia apposite valutazioni sulle politiche associative da portare avanti nel prossimo triennio.

E’ emersa a chiare lettere, in primis, la volontà di portare al rinnovo un candidato unico: Vincenzo Cesareo, Presidente in carica, ha infatti incassato una unanime e rinnovata fiducia da parte dell’intera compagine associativa espressasi in questa fase, preliminare all’assemblea di luglio.

Dalla relazione stilata dalla commissione di designazione al termine delle fasi di “ascolto” della base associativa (nel corso delle quali ogni singolo imprenditore viene chiamato ad esprimersi) emerge a chiare lettere un convinto apprezzamento per quanto realizzato dal Presidente Cesareo lungo tutto l’arco del suo primo mandato, iniziato nel 2012.

Tuttavia, alla recessione sistemica e nazionale si sono affiancate, come è noto, emergenze specifiche del territorio che hanno fortemente penalizzato (e purtroppo continuano a penalizzare) il sistema delle pmi. All’eccezionalità del caso Ilva, che ha investito di una crisi senza precedenti l’intero indotto, si sono aggiunte le vicende di segno negativo registrate in importanti comparti, per la gran parte rappresentati all’interno dell’associazione. E parliamo, fra gli altri, del Porto, dell’Arsenale, di Tct, Teleperformance, Cementir, a vario titolo coinvolti in una pesante congiuntura, e ancora del progetto Tempa Rossa e di altre vicende che – come nel caso Marcegaglia – registrano la perdita di interi pezzi di industria che purtroppo continuano ancora oggi a depauperare il sistema economico e produttivo di Taranto e provincia.          

La fotografia impietosa dell’esistente ha portato a far emergere nuove necessità. Da qui la richiesta pressoché unanime verso Confindustria, da parte degli associati, a porsi in maniera ancor più forte e pressante rispetto alla politica ed alle istituzioni per rivendicare le ragioni delle imprese, combattendo contestualmente (altro aspetto emerso con forza) quel sentimento antindustrialista diffusosi a seguito delle vicende che negli ultimi anni hanno fortemente caratterizzato il nostro territorio.

Molto sentita è apparsa inoltre la necessità, ravvisata anche questa unanimemente, di utilizzare al meglio i fondi disponibili per lo sviluppo ed il rilancio dell’area industriale di Taranto; l’importanza della formazione della classe dirigente; il coinvolgimento dei giovani imprenditori e l’ascolto – fondamentale – della base sulle molteplici istanze che va ad esprimere nel corso della vita associativa.

Il 16 luglio prossimo, intanto, è stata fissata l’assemblea di Confindustria che sarà chiamata ad esprimersi sulla conferma della presidenza che guiderà l’associazione per il prossimo triennio.

 


Il "buon" Presidente Campitiello ha fatto le valigie ed è ritornato in Campania dovesi parla di un suo forte interessamento per l'acquisto della Cavese, da qui si comprende del perchè il massimo responsabile del Taranto Calcio ha preferito ritornare nella sua regione. E il Taranto Calcio? Abbandonato, senza possibilità di ripescaggio in quanto ci vorrebbero molte centinaia di mgliaia di euro e non si capisce bene questi soldi chi potrebbe metterli a disposizione. Si parla di un interessamento di altri imprenditori, ma chi sono, da dove vengono? Potrebbe ritornare a bomba l'industriale barlettano Di Cosola che già negli scorsi anni manifestò interesse ad entrare nella società con la maggioranza delle quote. Si è parlato molto sui giornali negli ultii giorni del ritorno di Nardoni e Bongiovanni, ma sembra una ipotesi molto fantasiosa dopo quello che è accauto lo scorso campionato quando l'imprenditore ex politco tarantino fu allontanato dai tifosi perchè non gradito. Una storia questa veramente incomprensibile che  forse ha portato il Taranto Calcio a ritornare nel buioi totale.Intanto il calcio mercato è già iniziato.

 

Martedì 30  giugno in municipio  alle ore 17,30 e giovedì 2 luglio al castello alle ore 14,30 il #presidente_bis di "minoranza"  (e non è una cosa regolare ) della commissione bilancio  e della commissione lavori pubblici e attività produttive ,riunirà (perché lo ha deciso la maggioranza ) tutti i consiglieri / commissari per dare un parere consultivo ai punti che la maggioranza ci imporrà di votare ...
Saranno argomenti abbastanza tosti come ad esempio :
- la modalità di recupero del disavanzo di natura tecnica generato dalla delibera di giunta 68 del 22 maggio ;
- voteremo inoltre l'implementazione della
Contabilità economico patrimoniale de piano integrato dei conti del bilancio consolidato nel sistema contabile comunale ;
- ci sarà da votate un debito fuori bilancio che ammonta a € 43.048,57 pagato a spese dei cittadini ;
- si voterà anche l'#improvvisa ?????? ( in quanto datata 26 febbraio ) riqualificazione  con rispettivo inserimento di struttura per attività invernale della villa #nuovo_territorio o Sandro Pertini ;
- e infine si voterà una decadenza di vincolo con rispettiva ripitizzazione area Pug di una cittadina in viale delle mimose ...
Con queste argomentazioni così complicate , io , se fossi presidente cercherei di fare come  minimo una riunione crono programmata coi capigruppo , ma invece regna il silenzio assoluto ...
- inoltre io da presidente di una commissione con questi ruoli cercherei di fare opposizione e per fare opposizione ci vuole dialogo costruttivo che purtroppo manca " volutamente " ...
- inoltre devo notare che nella commissione tributi e' stato messo un punto all'odg che riguarda la tariffazione #tari ...ne consegue che , quella commissione ( o quel punto essendo a firma congiunta di 2 funzionari ) si sarebbe dovuta riunire la commissione ambiente congiunta ( di cui io sono io vice presidente ) , ma ciò non è avvenuto ...
Lunedì contatterò la #segreteria_comunale sull'accaduto ,per fare chiarezza e chiederò  inoltre di riunire la commissione affari generali (di cui sono il presidente) sui punti contenzioso e debiti fuori bilancio ,proposte che saranno vagliate dalla minoranza sulla #sicurezza_stradale e la modifica protocollo d'intesa sul #segretario_comunale  ...
Non deve essere sempre La maggioranza a giostrare le minoranze ( con accordi e inciuci bypartisan )ma viceversa ....
Io consigliere di #vera_opposizione che non travasa voti al patto di via degli orti " e ne vado fiero "

angelo di lena


 




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