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Giornale di Taranto - Artigianato, Commercio & Agricoltura

Primo sospetto caso di Coronavirus nello stabilimento siderurgico ArcelorMittal, ex Ilva, di Taranto. Lo apprende AGI da fonti sindacali. Un lavoratore, nella serata di ieri - spiegano le fonti -, ha avvertito dei sintomi influenzali caratterizzati da febbre alta. Si tratta di un addetto agli impianti di ossigeno.  

 Stando ad una prima ricostruzione stanotte un lavoratore del Pgt (ossigeno) si è sentito male e una volta soccorso è stato accompagnato a casa in quanto aveva sintomi influenzali riconducibili forse al Coronavirus.

Il lavoratore in questione è di Taranto e dopo essere stato accompagnato nella propria abitazione in serata è stato prelevato da un’ambulanza del 118 e accompagnato all’ospedale Moscati per essere sottoposto al tampone.

 

ArcelorMittal, aggiungono le fonti, ha predisposto il protocollo Covid. Proprio in questi giorni i sindacati stanno insistendo perché nel siderurgico sia ulteriormente ridotto sia il numero degli impianti in attività che la forza lavoro presente per ridimensionare le possibilità di contagio al Coronavirus data l’estensione della fabbrica e l’elevato numero di lavoratori che ogni giorno vi si reca. Il prefetto di Taranto, con un decreto del 26 marzo, ha disposto che il siderurgico sino al 3 aprile tenga in marcia gli impianti attualmente accesi solo per esigenze di sicurezza e di salvaguardia, e non per produrre a fini commerciali, e disposto che ogni giorno in fabbrica, che è h24, entrino 5500 persone, 3500 dipendenti di ArcelorMittal, divise sui tre turni, e 2000 delle imprese esterne. I sindacati continuano a ritenere troppo alti questi numeri, ribadiscono che la fabbrica va portata al minimo regime riducendo ancora la forza lavoro e oggi lo TV hanno evidenziato anche al custode giudiziario degli impianti, Barbara Valenzano.

Dalla prossima settimana gli agenti di Polizia locale di Taranto vigileranno all’esterno di supermercati, uffici postali e banche per evitare affollamenti e quindi l’eventuale rischio di contagio al Coronavirus. “Permane il problema delle code irregolari e degli assembramenti, soprattutto all’esterno degli esercizi commerciali autorizzati alla vendita, nonostante le indicazioni contrarie che arrivano dalle istituzioni”. Lo denuncia, in merito al Coronavirus, il Comune di Taranto con l’assessore alle Attività produttive e alla Polizia locale, Gianni Cataldino. “Gli esercenti - ha spiegato Cataldino - non ottemperano alla funzione di controllo affidata loro dai vari Dpcm. Non vorremmo essere costretti - afferma - ad applicare le norme e chiudere gli esercizi che non si preoccupano di ciò che accade dentro e fuori da essi, o a prescrivere per ordinanza che siano realizzati corridoi di accesso delimitati”. Per il Comune di Taranto, “anche i cittadini sembrano impermeabili alla necessità di rispettare le distanze di sicurezza” e non applicano “comportamenti di buon senso che, in questo particolare momento, possono essere fondamentali per prevenire il contagio”. “Visto che non volete saperne di mutare le vostre abitudini - dice l’assessore - e che non è bastato chiedervi di fare la spesa uno per famiglia, una volta ogni due giorni, evitando gli orari di punta, per tutta la prossima settimana la Polizia Locale concentrerà i suoi agenti nel presidio di supermercati, uffici postali e banche, pronti a multare chiunque creerà assembramenti e non rispetterà le distanze”. “Doveste trovare una fila, tornate indietro - chiede ai cittadini l’assessore del Comune di Taranto -, scegliete un altro momento della giornata: nulla giustificherà il mancato rispetto di queste regole”. 

Due decessi e 124 nuovi casi di contagio da coronavirus: è questo il bollettino della Regione Puglia sull'emergenza sanitaria in corso. In tutto, nelle ultime 24 ore, sono stati effettuati 1.267 test. I casi positivi sono così suddivisi: 25 nella provincia di Bari; 4 nella Bat; 23 Brindisi; 30 Foggia; 24 Lecce; 15 Taranto; 0 fuori regione, 3 non attribuiti. I due decessi sono stati registrati in provincia di Lecce (una persona di 98 anni) e di Foggia (74 anni). Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 11.500 test, 25 sono i pazienti che risultano guariti. Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 1.458, così divisi: 469 nella provincia di Bari; 96 nella Bat; 148  Brindisi; 355 di Foggia; 239 Lecce; 93 Taranto; 17 attribuiti a residenti fuori regione; 41 per i quali è in corso l'attribuzione della relativa provincia.

 Dopo ArcelorMittal, anche i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria impugneranno al Tar l’ordinanza con la quale il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha intimato entro 30 giorni - che scadono oggi - sia ad ArcelorMittal, gestore dell’impianto, che ad Ilva, proprietario dello stesso, di individuare e rimuovere le cause che generano le emissioni inquinanti. Lo annuncia l’assessore all’Ambiente, Francesca Viggiano. I commissari di governativi di Ilva in as, Francesco Ardito, Alessandro Danovi e Antonio Lupo hanno scritto al sindaco Rinaldo Melucci annunciando appunto che ricorreranno contro l’ordinanza del 27 febbraio. I commissari sono stati nominati dal Mise ad aprile scorso ed hanno sostituito altri commissari anch’essi designati dal ministro.

 

“In questo modo - commenta Viggiano - hanno mostrato palesemente da che parte stanno: dalla parte degli interessi economici e del profitto, non certamente dalla parte della città di Taranto e della tutela della salute dei suoi cittadini. Eppure il Governo - afferma Viggiano -, proprio in questi giorni, ha ribadito che la salute è un bene imprescindibile, lo ha dichiarato lo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte, a ogni nuovo Dpcm per l’emergenza Coronavirus”. Per l’assessore all’Anbiente del Comune di Taranto, “la posizione dei commissari è in netta controtendenza rispetto a quella del Governo che li ha nominati. Per noi non cambia niente - ha concluso Viggiano -, l’amministrazione e il sindaco continueranno a portare avanti la battaglia per la tutela della salute di tutta la città”. Con la stessa ordinanza il sindaco di Taranto ha anche stabilito che, mancando in 30 giorni dalla data del provvedimento l’individuazione e la rimozione delle cause inquinanti, entro 60 giorni le due società dovranno provvedere a fermare l’attività degli impianti.

I commissari Ilva “ordinanza ineseguibile”

 

“Ineseguibile” da Ilva in amministrazione straordinaria. Così i commissari della società, Francesco Ardito, Alessandro Danovi ed Antonio Lupo scrivono al sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci,  a proposito dell’ordinanza con cui lo stesso sindaco intima all’azienda - come anche ad ArcelorMittal - di individuare e rimuovere in 30 giorni dal provvedimento - scaduti oggi - le cause che provocano le emissioni inquinanti. Per i commissari di Governo, Ilva in as non può dar corso all’ordinanza del sindaco di Taranto perché dall’1 novembre 2018 il siderurgico è nelle mani di ArcelorMittal in quanto gestore in fitto dello stesso.

 

 Per  i commissari, inoltre, l’ordinanza del sindaco presenta vizi di illegittimità, “per carenza di potere esercitato”. E questo sia perché l’Autorizzazione integrata ambientale della fabbrica è di competenza del ministero dell’Ambiente, sia perché si parla di superamento dello standard della qualità dell’aria (decreto legislativo n. 155 del 2010) che per i commissari è “inesistente”. Va detto che i commissari di Ilva avevano preannunciato la loro impugnazione al Tar già il giorno dopo la firma dell’ordinanza da parte del sindaco di Taranto, mentre nessun pronunciamento vi fu allora da parte di ArcelorMittal. Quest’ultima, però, ieri, il giorno prima della scadenza dei termini, ha fatto recapitare al sindaco l’atto di ricorso depositato al Tar di Lecce, territorialmente competente. Il ricorso di ArcelorMittal è contro il sindaco di Taranto, Arpa Puglia sede regionale e Arpa Puglia Dipartimento provinciale di Taranto. Per ArcelorMittal, l’ordinanza sindacale si caratterizza per “eccesso di potere per travisamento di fatto e di diritto, carenza di istruttoria e di motivazione, violazione del principio di proporzionalità e del principio di precauzione, incompetenza assoluta e straripamento di potere”.

 

 Gli avvocati di ArcelorMittal richiamano poi i principi che la giurisprudenza ha posto a base delle ordinanze, ovvero, “provvisorietà e temporaneità dei suoi effetti, pericolo imminente ed irreparabile”, nonché la impossibilità di fronteggiare la situazione “con i provvedimenti tipici già previsti dall’ordinanamento”. “L’ordinanza del sindaco è carente rispetto a tutti i presupposti indicati” afferma ArcelorMittal nel ricorso al Tar. Inoltre, i legali di ArcelorMittal scrivono che “l’ordinanza causa un gravissimo danno alla società che si vede costretta a bloccare - peraltro sine die - le proprie attività. Un danno - si rileva - gravissimo, visto che la fermata determinerebbe la sostanziale cessazione dell’attività produttiva con ripercussioni economiche fine troppo evidenti ed inevitabili conseguenze sui livelli occupazionali”. Gli avvocati richiamano anche l’accordo del 4 marzo scorso che prefigura un riassetto di ArcelorMittal con il “coinvolgimento di nuovi investitori”, lo Stato in questo caso, ed evidenziano che “è del tutto evidente che ogni possibilità di coinvolgimento di nuovi investitori sarebbe definitivamente frustrata a fronte della fermata dell’attività dello stabilimento”. Il sindaco Melucci ha commentato il ricorso di ArcelorMittal dichiarando che il Comune di Taranto andrà avanti e che la società siderurgica non avrà tregua. Il sindaco ha firmato l’ordinanza un mese fa evidenziando lo sforamento di valori rispetto ad una serie di inquinanti. 

 

“Stiamo condividendo un percorso per eliminare tutte le criticità che ancora purtroppo persistono. Su alcuni progetti abbiamo anche valutato la possibilità di riprogrammare sia le risorse residue, sia le risorse destinate a interventi che hanno difficoltà di realizzazione nel medio e lungo termine”. Lo dice a Taranto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli investimenti, Mario Turco, dopo aver fatto il punto della situazione in videoconferenza con le stazioni appaltanti pubbliche del Contratto istituzionale di sviluppo Taranto. “E’ chiaro che dobbiamo tornare a riunirci con frequenza, perché uno degli obiettivi di questi incontri è aumentare la velocità, attualmente pari a 10,4 anni residui per realizzare gli interventi programmati”, dice. A fine 2019, infatti, secondo dati Invitalia, a fronte di un miliardo previsto, erano stati spesi, a partire da fine 2015, appena 300 milioni circa. “Abbiamo continuato il ciclo di incontri individuali iniziati la scorsa settimana e indirizzati solo ad accelerare la spesa - spiega Turco - ci siamo relazionati con Comune di Statte, Comune di Taranto, Marina Militare, Mibact Puglia e nuovamente con Autorità Portuale di Taranto. Anche oggi abbiamo evidenziato gli ostacoli ai residui interventi, alcuni dei quali in ritardo da oltre un decennio, e abbiamo chiesto alle stazioni appaltanti un grande sforzo collaborativo per dare nuova linfa ad una progettualità ed esecutività ferma da troppo tempo”. Tutti, "possono contare sul sostegno del soggetto esecutore Invitalia e sulla struttura di missione Investitalia che la Presidenza del Consiglio ha messo loro a disposizione. Avevamo garantito un nuovo passo ai progetti del Cis con un sostegno concreto e noi stiamo mantenendo la nostra promessa”. 

 

 

 

 

 

 

Il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, e l’assessore ai Lavori pubblici, Ubaldo Occhinegro, si sono collegati ieri mattina in video conferenza con la Prefettura di Taranto dove era il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega agli investimenti, Mario Turco, per la verifica del lavoro delle stazioni appaltanti nel Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) Taranto. Le schede progettuali che fanno capo al Comune di Taranto come stazione appaltante sono circa 40. Il sindaco ha chiesto che si dia priorità ai “cantieri” e non ai “documenti”, sottendendo con questo l’aspetto burocratico, anche se gli amministratori comunali hanno comunque annunciato che “collaboreranno” con i livelli centrali di Invitalia e Investitalia “per ridare slancio, già entro l'estate, alle singole schede progettuali”.

 

“Siamo grati al Governo - ha dichiarato il sindaco Melucci - per questa ripartenza del tavolo tecnico e per il generale spirito costruttivo. Non di meno - ha aggiunto - restiamo un po' perplessi per una certa ripetitività delle discussioni, per una eccessiva insistenza sull'avanzamento della spesa pregressa, quasi che si volessero mettere le mani avanti rispetto a successivi importanti interventi a favore di Taranto. Vorremmo sentirci finalmente dire - ha sostenuto il sindaco Melucci - che ora si lavorerà per semplificare le procedure, per supportare gli Enti locali e stanare i singoli dicasteri, per ricercare eventualmente le risorse ancora necessarie”. Per Melucci, “questo dovrebbe fare un tavolo permanente. Invece, stiamo ancora spaccando il capello in quattro, stiamo guardando agli errori del passato, non riusciamo a capire che i cittadini vogliono cantieri ed opportunità il prima possibile, non altre montagne di documenti. Speriamo che i vari nodi siano presto sciolti, speriamo di poter tornare a riporre fiducia nello strumento del Cis”. “Noi - ha concluso il sindaco di Taranto - ci rimettiamo con pazienza a lavoro, riformulando tutti gli elaborati come richiesto, e cerchiamo anche di trasmettere alla presidenza del Consiglio dei Ministri questi sentimenti e le priorità della comunità”.

 Un ecografo portatile e sei ventilatori polmonari sono stati donati oggi all’ospedale Moscati di Taranto, dove è allestita la struttura Covid 19, rispettivamente dall’associazione Simba e dall’impresa Cisa. In particolare, Simba Odv ha donato un ecografo portatile del valore di circa 17.000 euro. Si tratta, spiegano dall'Asl di Taranto, “di un macchinario multidisciplinare con sonde per esami polmonari, vascolari e addominali, già predisposto per effettuare anche esami cardiologici”. Lo strumento è destinato al reparto di Pneumologia e servirà per l’ecografia del torace dei pazienti affetti da Covid-19, quale esame diagnostico più sensibile rispetto alla radiografia del torace, predittiva della necessità di intubazione. “Tutti i volontari dell’associazione Simba, al momento, a causa dell’emergenza coronavirus non possono essere presenti nei reparti nei quali prestiamo servizio ma volevamo dare ugualmente un nostro contributo – dice Deborah Cinquepalmi, presidente dell'associazione - non appena si è ventilata la necessità di acquistare questo importante strumento diagnostico, abbiamo deciso di intervenire”. L’ecografo portatile consente l’esecuzione dell’ecografia del torace, specifica per la diagnosi di polmonite, direttamente al letto del paziente, riducendo così i tempi di esecuzione e garantendo la mancanza di emissione di radiazioni ionizzanti. L’azienda Cisa ha invece completato la consegna di sei ventilatori polmonari, che si aggiungono ai quattro già donati la scorsa settimana per i reparti di Pneumologia e Malattie infettive del Moscati. 

 

 

La proprietà di due ristoranti cinesi che operano a Taranto hanno donato oggi al Comune 8mila mascherine contro il Coronavirus. “Il Comune di Taranto ringrazia ancora una volta la comunità cinese per aver voluto donare 8000 mascherine chirurgiche”, dice l’assessore alla Polizia locale, Gianni Cataldino. “Abbiamo incontrato al Comando della Polizia Locale - aggiunge - i proprietari dei ristoranti che hanno voluto rappresentare con questa donazione la vicinanza all'Italia, alla città di Taranto e agli operatori impegnati nel contrasto alla diffusione del Covid 19. Sarà nostra cura distribuire tra tutti gli attori impegnati sul territorio questo importante contributo”. 

 Il Comune di Taranto sta valutando “la possibilità di far uscire in via sperimentale alcuni pescherecci, garantendo comunque tutte le condizioni di tutela della salute durante la pesca e le operazioni di vendita”. È quanto emerso nell’incontro che oggi l’assessore alle Attività produttive, Gianni Cataldino, ha avuto con una rappresentanza della categoria che, con l’emergenza coronavirus, ha fermato i pescherecci. Nell’incontro, focus sulla crisi ingenerata, e i suoi riflessi per le famiglie dei pescatori e per la filiera “con la possibile chiusura di molte pescherie per mancanza di pescato”, nonché sulla necessità “di non far mancare sul mercato un prodotto così importante”. L’amministrazione comunale ha garantito ai pescatori che “si farà carico di attivare nuovi canali di vendita contattando medi e grandi distributori per favorire il prodotto a chilometro zero". (Foto Taranto in diretta)

“Hanno aspettato l’ultimo giorno utile, forse perché pensavano che ci saremmo distratti col Coronavirus. È arrivato oggi il ricorso di Arcelor Mittal, 38 pagine di accademia e non una risposta per la salute dei tarantini come al solito”. Così il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha annunciato questa sera, con un messaggio, il ricorso che ArcelorMittal, alla scadenza dell’ordinanza fissata per domani, ha avanzato al Tar. Col ricorso, la società impugna la stessa ordinanza con cui Melucci ha intimato sia ad ArcelorMittal, gestore dell’impianto, che ad Ilva in amministrazione straordinaria, proprietaria degli stessi impianti, di individuare e rimuovere in 30 giorni (che scadono appunto domani) le cause che determinano le emissioni inquinanti. Qualora questo non verrà fatto nei termini, il sindaco dispone che in 60 giorni dall’ordinanza gli impianti siano fermati. “È un ricorso contro il sindaco di Taranto - annuncia Melucci - forse perché pensano di intimorire il sindaco di Taranto, ma ci muoviamo secondo giustizia e per la salute dei cittadini in un momento in cui tutto il Paese afferma che la salute è più importante degli interessi economici”. “Non potete scappare - ha detto il sindaco di Taranto rivolgendosi direttamente a Mittal a capo dell’omonima multinazionale - voi dovete venire qui, guardare negli occhi il sindaco, i tarantini, e dire quanto per voi è importante la salute e il futuro di questa città. Non sarà un ennesimo ricorso che vi darà tregua, non avrete tregua noi tiriamo diritto, domani si conclude la prima fase della nostra ordinanza, per noi questo ricorso è come se non esistesse e vediamo come andrà a finire”.

Giustizia per Taranto in pressing sul Comune 

Il movimento Giustizia per Taranto va in pressing sul Comune di Taranto, ricordandogli la prima scadenza dell’ordinanza emessa un mese fa dal sindaco Rinaldo Melucci contro le emissioni del siderurgico ArcelorMittal, ex Ilva. “Domani (oggi n.d.r) - sottolinea il movimento - scadono i 30 giorni dall’ordinanza sindacale 15/2020 concessi dal sindaco ad ArcelorMittal Italia spa e Ilva spa in amministrazione straordinaria per eliminare il rischio sanitario derivante dalla produzione dello stabilimento siderurgico”. 

“Ieri mattina abbiamo mandato richiesta, a mezzo pec, al sindaco di Taranto e ad Ispra per per sapere”, anzitutto, “se ArcelorMittal ed Ilva abbiano provveduto a individuare le sezioni di impianto oggetto di anomalie e se, conseguentemente, abbiano risolto le criticità”, spiegano. Qualora le criticità “non siano state risolte”, il movimento chiede “se siano state già comunicate e/o programmate le modalità attraverso le quali, obbligatoriamente, verranno avviate e portate a completamento, entro il termine di 60 giorni dal ricevimento dell’ordinanza, le procedure di sospensione/fermata delle  attività e degli impianti dello stabilimento siderurgico interessati dall’ordinanza sindacale”. 

 

“Hanno aspettato l’ultimo giorno utile, forse perché pensavano che ci saremmo distratti col Coronavirus. È arrivato oggi il ricorso di Arcelor Mittal, 38 pagine di accademia e non una risposta per la salute dei tarantini come al solito”. Così il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha annunciato questa sera, con un messaggio, il ricorso che ArcelorMittal, alla scadenza dell’ordinanza fissata per domani, ha avanzato al Tar. Col ricorso, la società impugna la stessa ordinanza con cui Melucci ha intimato sia ad ArcelorMittal, gestore dell’impianto, che ad Ilva in amministrazione straordinaria, proprietaria degli stessi impianti, di individuare e rimuovere in 30 giorni (che scadono appunto domani) le cause che determinano le emissioni inquinanti. Qualora questo non verrà fatto nei termini, il sindaco dispone che in 60 giorni dall’ordinanza gli impianti siano fermati. “È un ricorso contro il sindaco di Taranto - annuncia Melucci - forse perché pensano di intimorire il sindaco di Taranto, ma ci muoviamo secondo giustizia e per la salute dei cittadini in un momento in cui tutto il Paese afferma che la salute è più importante degli interessi economici”. “Non potete scappare - ha detto il sindaco di Taranto rivolgendosi direttamente a Mittal a capo dell’omonima multinazionale - voi dovete venire qui, guardare negli occhi il sindaco, i tarantini, e dire quanto per voi è importante la salute e il futuro di questa città. Non sarà un ennesimo ricorso che vi darà tregua, non avrete tregua noi tiriamo diritto, domani si conclude la prima fase della nostra ordinanza, per noi questo ricorso è come se non esistesse e vediamo come andrà a finire”.

Giustizia per Taranto in pressing sul Comune 

Il movimento Giustizia per Taranto va in pressing sul Comune di Taranto, ricordandogli la prima scadenza dell’ordinanza emessa un mese fa dal sindaco Rinaldo Melucci contro le emissioni del siderurgico ArcelorMittal, ex Ilva. “Domani (oggi n.d.r) - sottolinea il movimento - scadono i 30 giorni dall’ordinanza sindacale 15/2020 concessi dal sindaco ad ArcelorMittal Italia spa e Ilva spa in amministrazione straordinaria per eliminare il rischio sanitario derivante dalla produzione dello stabilimento siderurgico”. 

“Ieri mattina abbiamo mandato richiesta, a mezzo pec, al sindaco di Taranto e ad Ispra per per sapere”, anzitutto, “se ArcelorMittal ed Ilva abbiano provveduto a individuare le sezioni di impianto oggetto di anomalie e se, conseguentemente, abbiano risolto le criticità”, spiegano. Qualora le criticità “non siano state risolte”, il movimento chiede “se siano state già comunicate e/o programmate le modalità attraverso le quali, obbligatoriamente, verranno avviate e portate a completamento, entro il termine di 60 giorni dal ricevimento dell’ordinanza, le procedure di sospensione/fermata delle  attività e degli impianti dello stabilimento siderurgico interessati dall’ordinanza sindacale”. 

 

“L’assetto organizzativo dell’azienda limita al massimo la presenza giornaliera di maestranze ma lascia alla valutazione dell’impresa e dei sindacati la possibilità di concordare numeri minori, fermo restando l’imprescindibile garanzia della salvaguardia degli impianti produttivi e del rischio di incidente”. Lo ha precisato questa sera, in relazione ad ArcelorMittal e alle misure scattate per il coronavirus, il prefetto di Taranto, Demetrio Martino, che insieme ai rappresentanti del comando provinciale Vigili del Fuoco e dello Spesal Asl ha ascoltato, in video conferenza, i rappresentanti sindacali di Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm e Usb. Questi ultimi avevano chiesto di essere ascoltati in merito al decreto autorizzativo firmato ieri dallo stesso prefetto. Il provvedimento, criticato dai sindacati, dispone che il siderurgico resti in attività solo per esigenze di sicurezza e di salvaguardia impianti e non per proseguire la produzione a fini commerciali. In base a questo assetto, ogni giorno sino al 3 aprile, data ultima, per ora, della limitazione, possono entrare in fabbrica 3500 dipendenti diretti su tre turni più altri 2000 delle imprese esterne. Il prefetto, oltre a chiarire le scelte del decreto, ha anche spiegato ai sindacati “la rilevante efficacia, in termini di tutela della sicurezza dei lavoratori, dell’obbligo imposto all’impresa Ami di potenziare il servizio interno di prevenzione e protezione” e che lo Spesal Asl è stato incaricato “della vigilanza sull’applicazione della normativa vigente sulla sicurezza dei luoghi di lavoro e della esecuzione del provvedimento”. I sindacati avevano chiesto al prefetto di ridurre ulteriormente sia gli impianti in marcia, che le presenze lavorative in fabbrica, per ridimensionare maggiormente il possibile rischio di contagio. 

I sindacati “tanti addetti in fabbrica rappresentano un rischio”

Dopo l’incontro di questa sera in video conferenza col prefetto di Taranto in merito alla continuità di funzionamento del siderurgico ArcelorMittal, ex Ilva a Taranto, i sindacati metalmeccanici Fim, Fiom, Uilm e Usb dichiarano “che la presenza di un numero così elevato tra diretti ed appalto” di lavoratori in stabilimento, “rappresenta un grande rischio di contagio da Covid-19”. “Continuiamo a sostenere con fermezza - affermano le sigle metalmeccaniche - che bisogna intervenire assolutamente per ridurre il numero dei presenti al fine di diminuire gli assembramenti all’interno dello stabilimento per la tutela della salute di tutti i lavoratori. Salute, che mai come in questo momento, è prioritaria rispetto alla produzione”. I sindacati, infatti, già da ieri sera hanno contestato i numeri autorizzati sino al 3 aprile dal prefetto Demetrio Martino per l’accesso giornaliero nel siderurgico stante le limitazioni del Coronavirus, ovvero 3500 diretti sui tre turni più altri 2000 delle imprese appaltatrici per un totale di 5.500 unità al giorno. Il siderurgico funziona infatti h24. “Avevamo la necessità - spiegano i sindacati - di ricevere chiarimenti rispetto al decreto prefettizio del 26 marzo 2020. Il prefetto - affermano le sigle metalmeccaniche - ha spiegato le motivazioni giuridiche (contenute all’interno del Dpcm) e tecniche che lo hanno portato alla stesura del provvedimento e che come organizzazioni sindacali abbiamo contestato. In riferimento alla questione comandate per la salvaguardia impianti, ci siamo riservati di fornire al prefetto - concludono i metalmeccanici - gli accordi tuttora in essere, che come sindacato riteniamo validi a tutt’oggi”

 

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