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Giornale di Taranto - Artigianato, Commercio & Agricoltura

 “Questa gestione continua a danneggiare in maniera irreversibile gli impianti dello stabilimento di Taranto, non ultimo la non ripartenza di altoforno 2”. Lo dicono, riferendosi ad ArcelorMittal, i sindacati metalmeccanici Fim, Fiom, Uilm e Usb dopo la protesta comune, con corteo attorno al perimetro dello stabilimento siderurgico, di lavoratori e imprenditori dell’indotto. “Adesso lo stesso management vorrebbe scaricare la responsabilità sulle aziende e sui lavoratori degli appalti che, al contrario, pagano più di altri le conseguenze di una gestione disastrosa pur garantendo la sicurezza e le attività di pronto intervento in totale assenza di pagamenti e con fatture scadute che si aggirerebbero intorno ai 170 milioni di euro” sostengono le sigle metalmeccaniche. Per le quali, “se dovesse essere confermata, la nuova amministrazione straordinaria dovrà prevedere un percorso che metta in sicurezza i lavoratori diretti, i lavoratori degli appalti, i lavoratori di amministrazione straordinaria e le imprese”. “Durante il ciclo di audizioni, unitamente alle confederazioni, alla Commissione attività produttive del Senato, ribadiremo che è necessario, prima della conversione in legge del decreto legge n.4 del 18/01/2024, inserire provvedimenti ad hoc a tutela dei lavoratori e dei crediti delle imprese” affermano i sindacati in merito alle audizioni di domani. “Crediti - rilevano - che non è sufficiente riconoscere come prededucibili ma che vanno onorati. Questa situazione sta generando gravi ritardi nelle retribuzioni e ogni scadenza paga è ormai diventata un patema d’animo. Chiederemo altresì la garanzia sul rispetto dell’accordo sindacale del 6/9/2018 a tutela di tutti i lavoratori, compresi quelli rimasti in carica all’amministrazione straordinaria con la relativa clausola di salvaguardia occupazionale”.

Pugliapromozione lucida i gioielli  di casa in vista del grande appuntamento annuale  con la BIT, la Borsa Internazionale del Turismo di Milano, la più importante vetrina italiana del settore del turismo. Porta bandiera della Puglia ovviamente Lecce  che nel 2023 ha registrato la maggior quota di arrivi (28%) e presenze  (33%), seguita da Bari, Foggia, Brindisi e infine Taranto con il suo modesto 7% (dato ufficiale, presentato al TTG di Rimini).  

Giustamente,  la Puglia si affaccerà alla Borsa milanese con grande orgoglio, forte di quel  + 20% di arrivi internazionali registrato nel 2023, e con importanti progetti in corso, uno su tutti il G7 del prossimo anno in vista del quale è stato destinato un piano da  50 milioni euro alla riqualificazione dell’aeroporto di Brindisi che ovviamente allontana sempre di più la speranza di rilancio turistico dell’Arlotta di Grottaglie .

 

Lamentazione? No, assolutamente ma si deve concretamente prendere atto della realtà del territorio tarantino, ancora distante di parecchio dai numeri  in costante crescita delle altre destinazioni turistiche pugliesi.

Questo il mood di quattro presidenti delle categorie provinciali del turismo di Confturismo/Confcommercio Taranto – Marcello De Paola (Federalberghi), Cosimo Miola (Federalberghi Extra), Vincenzo Leo (SIB -Balneari) e Gianluca Piotti ( SILB -locali di intrattenimento e ballo)- che si sono dati appuntamento per un confronto sull’andamento turistico degli ultimi mesi e sulle principali problematiche del settore.

Questioni circa le quali si era in attesa di una data di convocazione da parte del sindaco, Rinaldo Melucci, al quale lo scorso 29 novembre era stata inoltrata una richiesta di incontro da parte del Tavolo di Confturismo/Confcommercio Taranto.

Un confronto necessario sui tanti temi che investono il settore e che attengono la promozione, i servizi del territorio, i collegamenti e le infrastrutture, la programmazione degli eventi, la le autorizzazioni stagionali agli stabilimenti balneari, la destagionalizzazione turistica.  Argomenti sui quali  sarebbe stato utile poter attivare un confronto con il Sindaco del capoluogo nonché Presidente della Provincia, in sostanza il referente primario di un settore economico importante  soprattutto in una prospettiva di sviluppo economico alternativo del territorio provinciale, in linea con la cosiddetta ‘transizione verde’ a cui si ispira – come da sempre dichiarato- l’amministrazione  Melucci.

 

Un confronto che continua a non esserci anche ora che le imprese dell’ospitalità apprendono dalla stampa che la tassa di soggiorno istituita a Taranto nel 2023 sarà con molta probabilità destinata a far fronte all’aumento della TARI.Ovviamente una proposta irricevibile per Confcommercio e le categorie del turismo che non sono assolutamente d’accordo poiché verrebbe meno il principio della ‘tassa di scopo’ cioè destinata al settore del turismo, la condizione essenziale richiesta  da Confcommercio  per l’istituzione della Tassa di Soggiorno. Inoltre era anche prevista  una consulta, costituita dalle rappresentanze delle parti interessate, per una gestione trasparente e condivisa del gettito. Tavolo che purtroppo non è mai stato convocato.

Tra le altre questioni di carattere urgente vi è certamente la programmazione delle attività di accoglienza per la prossima stagione croceristica, lo scorso anno Confcommercio da giugno a settembre ha svolto con continuità un’attività di informazione turistica molto apprezzata dai  croceristi che tuttavia non ci ha risparmiato le critiche per le condizioni di scarsa igiene e decoro della città. Quest’anno si prospetta una stagione croceristica interessante per i numeri, ma di non facile gestione poiché gli scali  di  Costa Crociere saranno tutti di domenica, tema che sarebbe stato utile affrontare mesi fa ad un tavolo di confronto con le categorie.

 

Allo stato attuale le rappresentanze delle attività del turismo di Confturismo/Confcommercio, essendo tante e complesse le problematiche del settore fanno sapere che in mancanza di un livello di interlocuzione istituzionale adeguato alla complessità del momento, si rivolgeranno al Prefetto per chiedere la convocazione di un Tavolo del Turismo.

 

 

 

 

Prosegue anche oggi il blocco delle prestazioni di lavoro dell’indotto di Taranto (imprese e trasportatori) allo stabilimento siderurgico di Acciaierie d’Italia, ex Ilva. L’indotto è fermo da diversi giorni in quanto non pagato da Acciaierie e Aigi, associazione di imprese, ha quantificato su 72 aziende un credito verso Acciaierie di 134 milioni. Sono assicurate solo le emergenze e la messa in sicurezza degli impianti. Di questi è in funzione solo un altoforno (il 4) su tre e un’acciaieria (la 2) su due. Non ci sono da giorni nemmeno i pasti caldi in mensa. Ai dipendenti viene servito il cestino freddo che consta di due panini, un succo di frutta, una confezione di wafer e una bottiglietta di acqua. Oggi, intanto, alle 13 cominciano le audizioni alla commissione Industria del Senato sul nuovo decreto legge del 18 gennaio. È quello che prevede tra l’altro il rafforzamento della possibilità di applicare l’amministrazione straordinaria ad Acciaierie e un prestito di 320 milioni per il mantenimento dell’azienda. 

Nelle audizioni di oggi intervengono tra gli altri Aigi, Confindustria Taranto, le confederazioni Cgil, Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Usb, i commissari dell’amministrazione straordinaria di Ilva, la proprietà degli impianti, il presidente della regione Puglia e il sindaco di Taranto. Per l’indotto, Confindustria Taranto proporrà al Senato “la possibile cartolarizzazione dei crediti delle ditte fornitrici, attraverso un Ente di Stato, che consentirebbe alle stesse imprese di poter beneficiare di una boccata d’ossigeno utile a traguardare la difficilissima congiuntura e tornare subito al lavoro”. Aigi, invece, chiederà la “perimetrazione dei soggetti a cui attribuire la qualità di pmi e grandi imprese appaltatrici ricomprese nel cosiddetto indotto; immediata erogazione del prestito già dichiarato disponibile ad Acciaierie con vicolo di destinazione al pagamento dei debiti nei confronti dei fornitori dell’indotto, o, alternativamente, designazione di un soggetto che si renda cessionario (pro soluto) dei crediti”, nonché “costituzione di un fondo destinato all’indotto costituito dalle pmi e grandi imprese del territorio, destinato al pagamento dei crediti”. Infine Casartigiani, che rappresenta i trasportatori, proporrà un “intervento normativo atto a concedere al commissario straordinario nominato la possibilità di liquidare i crediti alle imprese di autotrasporto in maniera prioritaria in quanto aziende indispensabili per il funzionamento dello stabilimento

I licenziamenti di una piccola azienda subappaltatrice dell’indotto di Acciaierie d’Italia sono stati annunciati in diretta nel corso della protesta di oggi a Taranto dello stesso indotto. Era infatti in corso il corteo promosso dai sindacati Fim, Fiom, Uilm e Usb, al quale hanno aderito anche le associazioni di impresa Aigi, Casartigiani e Confapi, quando con i manifestanti poco distanti dalla direzione di stabilimento sulla statale per Bari, un delegato della Uilm ha impugnato il megafono e letto la comunicazione di licenziamento giunta oggi ad uno dei lavoratori interessati. Il licenziamento decorre dal 31 gennaio. L’impresa in questione comunica che Acciaierie ha “interrotto drasticamente tutti i lavori di manutenzione al proprio interno”. Pertanto dice il subappaltatore ai dipendenti,“il suo rapporto di lavoro viene risolto per giustificato motivo oggettivo e pertanto dovrà ritenersi licenziato in data 31 gennaio 2024. Le sue spettanze, unitamente ai suoi documenti di lavoro, saranno a disposizione presso i nostri uffici”. La comunicazione di licenziamento è stata trasmessa via mail e questo ha provocato ulteriori proteste da parte dei manifestanti in corteo. “I licenziamenti dovrebbero essere 7-8 - dichiara ad AGI Mimmo Amatomaggi della Uilm -. È una delle tante aziende in sofferenza, che prende il lavoro da altre imprese che hanno l’avuto in appalto. Sono realtà per le quali abbiamo già usato tutto il plafond della cassa integrazione ordinaria pari a 52 settimane, tant’è che abbiamo chiesto ai parlamentari di prevedere attraverso un emendamento alle misure legislative in discussione, un intervento per salvare anche la manodopera di queste piccole imprese”. 

L’ex Ilva-Acciaierie d’Italia,   dopo anni di veleni sparsi sulla città, ora si prepara a mettere in scena un nuovo atto  della tragi-commedia che incombe su Taranto.  

Si profila il concreto rischio di un blocco non programmato  - ma voluto dal socio di maggioranza- dello stabilimento, evenienza  che non farebbe giustizia dei  danni provocati all’ambiente e alla salute dei cittadini e né ripagherebbe  le vite perse,  non darebbe prospettive economiche ai lavoratori, ma anzi acutizzerebbe la crisi economica del territorio, aprendo una voragine nel tessuto economico-sociale locale.

Vi sono in ballo crediti per 120 milioni di euro. Giustamente le imprese dell’indotto, ormai al collasso, rivendicano i loro crediti. La protesta delle aziende della filiera, le ditte dell’indotto  e gli autotrasportatori, accende i riflettori su una situazione di cui, a distanza di dieci anni dall’ultimo cambio di proprietà, ancora una volta è Taranto a pagarne le conseguenze.

L’impoverimento del territorio è tangibile e si avverte in tutti i settori dell’economia: dal manufatturiero, all’autotrasporto, l’edilizia, i servizi, le professioni, ed ovviamente anche il commercio, in particolare quello di vicinato, sul quale si ribalta a 360° la sofferenza economica,  finanziaria e occupazionale del territorio.

Lo Stato ha il dovere di intervenire e dare risposte concrete alle imprese dell’indotto e agli autotrasportatori che in questi anni hanno garantito i servizi e la continuità operativa di Acciaierie d’Italia,  e che ora sono allo stremo e rischiano di non vedere riconosciuti i loro crediti. Il Governo si faccia carico di un’ennesima situazione subita, determinata ancora una volta da strategie e scelte sbagliate le cui conseguenze ricadono sulla comunità locale.Taranto non può continuare a pagare per gli errori commessi da anni di politiche industriali miopi.  

 

 

Lo spettacolo gratuito di e con Daniela Morozzi conclude la XVII Rassegna provinciale del Volontariato e della Solidarietà del Csv Taranto

 

Con le “Le parole al loro posto” si conclude la XVIIª Rassegna provinciale del Volontariato e della Solidarietà, la principale iniziativa di promozione del volontariato del Centro Servizi Volontariato della provincia di Taranto ETS.

Per cinque giorni con convegni, laboratori e tantissime attività il Csv Taranto ha voluto stimolare tutti i cittadini, con una particolare attenzione ai giovani, alla partecipazione attiva a tutti quei processi che possono contribuire al benessere della comunità.

Dopo l’ultima mattinata di attività presso la sede universitaria in Via Duomo, la Rassegna si conclude offrendo a tutti un\'esperienza unica ed emozionante: lo spettacolo “Le parole al loro posto” che si terrà presso il Teatro comunale Fusco di Taranto, alle ore 19.45 di martedì 30 gennaio, con ingresso gratuito su prenotazione https://bit.ly/48oUhuF o cellulare 3409706352.

“Le parole al loro posto” e un reading musicale di e con Daniela Morozzi e con le musiche originali di Giuseppe Scarpato, in cui la magia della musica e del teatro si fondono coinvolgendo gli spettatori.

Lo spettacolo è stato ideato partendo da una rilettura poetica del “Manifesto per fare bene insieme” e, attraverso musica e parole, tenta di riflettere sul significato profondo di essere comunità in questo tempo fragile, dando voce a chi ogni giorno decide di dedicare tempo, energia e idee là dove serve e solo perché serve, consapevole che la nostra storia in fondo non è altro che un luogo di incontri.

Sul palco l’autrice, regista e attrice Daniela Morozzi, nota al grande pubblico per la fiction “Distretto di Polizia 2” e per numerosi film tra i quali “Ovosodo”, “Baci e Abbracci”, “Basta Poco” e “I primi della lista”: vincitrice di numerosi premi, Daniela Morozzi si dedica attivamente alle cause sociali occupandosi di problemi legati al mondo femminile, all‘immigrazione e alla legalità e diventando spesso testimonial di importanti campagne di solidarietà.

Ad accompagnarla sul palco il musicista Giuseppe Scarpato, chitarrista, arrangiatore produttore e compositore napoletano con oltre 25 anni di esperienza, artista tra i più apprezzati del panorama musicale. Docente presso la LIZARD di Fiesole, Scarpato ha collaborato con i più grandi artisti della musica italiana ed è noto per il suo stile chitarristico eclettico, che spazia dal rock al blues, dal country all\'hard rock.

 

XVII Rassegna provinciale del Volontariato e della Solidarietà

 

La XVII Rassegna provinciale del Volontariato e della Solidarietà è sostenuta dal Comune di Taranto quale intervento da realizzare nell’ambito del Piano di rigenerazione sociale per l’area di crisi di Taranto previsto dal co. 8.5 dell’Art.1 del D.L. n.191/2015 convertito nella Legge n. 13/2016, e gode del patrocinio della Presidente del Consiglio regionale della Puglia concesso con atto n. 643 del 15/01/2024, della Provincia di Taranto, dell’ASL Taranto e dell’Università degli Studi di Bari “A. Moro” e della piena collaborazione del Dipartimento Jonico in Studi Giuridici ed Economici del Mediterraneo della stessa Università.

Numerosi gli Enti del terzo settore che partecipano alla Rassegna curando iniziative: Assoraider Associazione Italiana di Scautismo Raider Aps, Società Cooperativa Sociale Naima, Sherwood Odv, Amici Dei Musei Odv, Pro Natura Taranto Odv, Associazione La Perla Lory Intini, TeatroMinimo Aps, ABC Digital Aps, Oltre Aps, APS Taranto Makers, OdV Europa Solidale, Comunità Emmanuel, Movimento Shalom Odv - Sezione Puglia, Il luogo dei possibili ODV, Federconsumatori APS, Ammostro Aps, AGe  Associazione Genitori Avetrana, Amici di Manaus, La Mediana Ets, Associazione Nazionale Vigili del fuoco del Corpo Nazionale Sezione di Taranto, Cinegiovani Aps Ets, Aps A.S.D. Discoverysud, Hermes Academy, Artilibrio Ets, Puglia In Itinere Aps, Aps Apulia Musicarte, Ella Aps, Associazione Ragazzi in Gamba - sede di Taranto Odv, Auser Comitato Territoriale di Taranto con i Circoli della provincia, Solirunners Aps, Cuori Solidali Odv, Associazione nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare – Apmarr Aps, Associazione Noi & Voi, Comitato Territoriale Arcigay Strambopoli QueerTown Taranto, Università Popolare Zeus Aps, Comi Azzurra Aps, Circolo Fotografico, Il Castello Enpa Taranto, Jonian Dolphin Conservation, Associazione Dedalo, Taranto Cantores APS. Inoltre saranno presenti, per garantire l’ordine e la sicurezza della manifestazione, il Gruppo Protezione Civile Taranto, l’Associazione Volontari 2 Mari SER, il Gruppo Volontari di Protezione Civile \"I Delfini Jonici\"  e il Comitato di Taranto della Croce Rossa Italiana.

 

Un nuovo evento organizzato dalla Fondazione dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Taranto si terrà domani, martedì 30 gennaio, con inizio alle ore 15,30 nella sala conferenze della sede tarantina della Banca di Bari e Taranto Credito Cooperativo  in Via Angelo Berardi n.31 dal titolo “LE VENDITE IMMOBILIARI NEL FALLIMENTO E NELLA LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE”. A pochi giorni dal precedente incontro tenutosi lo scorso 20 gennaio presso la stessa sede dal titolo «Perché una holding?», la Fondazione dedica un pomeriggio di studi ai professionisti, dottori commercialisti, esperti contabili ed avvocati, nominati curatori e commissari liquidatori nelle procedure concorsuali. Gli argomenti che saranno trattati focalizzeranno l\\\'attenzione non solo sulle procedure previste dalla normativa vigente ma anche sui compiti e le responsabilità del soggetto specializzato incaricato delle stesse; la parte conclusiva del convegno sarà dedicata ad un laboratorio pratico che fornirà gli strumenti operativi.  Dopo i saluti istituzionali del Presidente della Fondazione dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Taranto Laura Baccaro,del Presidente dell\\\'Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Taranto Francesco Vizzarro e del Consigliere delegato FDCEC per la Commissione “ Composizione della crisi, Procedure Concorsuali e attività ausiliarie” Alfredo Cerabino, interverranno in qualità di relatori all’evento, accreditato ai fini della formazione professionale: Giuseppe De Francesca (Giudice Delegato della seconda Sezione Civile – Ufficio delle Procedure Concorsuali del Tribunale di Taranto), Antonio Sgrò (Responsabile Regionale di EDICOM srl),  Cosimo Damiano Latorre (Consigliere della Fondazione Nazionale di Ricerca dei Commercialisti), Dario Lupo(Avvocato del Foro di Taranto) e Gaetano Di Gregorio (Dottore Commercialista ODCEC Taranto). I lavori saranno coordinati da Roberta Zaccaria (Presidente della Commissione “ Composizione della crisi, Procedure Concorsuali e attività ausiliarie” FDCEC Taranto).

 

È morta Sandra Milo, aveva compiuto 90 anni nel 2023. Si è spenta nella sua abitazione e tra l\'affetto dei suo cari come aveva richiesto. Lo ha reso noto la famiglia.

Sandrocchia, come l\'aveva soprannominata Federico Fellini per il quale è stata una musa, è stata una delle attrici più popolari del cinema italiano.

Sandra Milo, all\'anagrafe  Salvatrice Elena Greco, era nata a Tunisi l\'11 marzo 1933.  Una settantina i film all\'attivo: si va da Roberto Rossellini ad Antonio Pietrangeli, da Sergio Corbucci a Federico Fellini, da Luigi Zampa a Dino Risi, da Luciano Salce a Duccio Tessari, da Pupi Avati a Gabriele Salvatores fino a Gabriele Muccino, solo per citarne alcuni.

Socialista ai tempi di Bettino Craxi che frequentò per due anni, per diciassette anni amante di Federico Fellini (una cosa confessata per la prima volta a Porta a porta nel 2009), si può dire che abbia fatto della sua vita affettiva un vero e proprio film. E questo già  dalle nozze nel 1948, a quindici anni, con il marchese Cesare Rodighiero (matrimonio durato 21 giorni), fino alla relazione di undici anni con Moris Ergas (da cui nacque Deborah) per arrivare, infine, all\'unione con Ottavio De Lollis (da cui ha avuto Ciro e Azzurra).

Sempre nel segno di \"una svanita piena di saggezza\", nel 2007 la Milo, durante una intervista tv, raccontò di aver aiutato la madre in fin di vita a morire. \"Mia madre si stava consumando - disse allora l\'attrice tra le lacrime -. Così, mi chiese di aiutarla a morire. Mi ha fatto uscire dalla stanza, ed è morta, sola, come lei voleva. So che c\'è molta gente a favore dell\'eutanasia e molta contro, ma come si fa a dire \'no\' se sai che quella persona non avrà scampo a causa del male che l\'ha colpita? La gente deve poter morire con dignità\".

Tornando alla sua carriera, il primo ruolo importante arriva nel 1959 con \'Il generale Della Rovere\', per la regia di Roberto Rossellini, in cui interpretava il ruolo di una prostituta al
fianco di Vittorio De Sica. Un ruolo analogo fu quello ricoperto poi l\'anno dopo in \'Adua e le compagne\' di Antonio Pietrangeli. È poi protagonista con Eduardo De Filippo, Vittorio Gassman e
Marcello Mastroianni nel film \'Fantasmi a Roma\' ancora di Pietrangeli.

Nel 1962 torna al cinema con \'Il giorno più corto\' di Sergio Corbucci, dove recita con Totò , Eduardo e Peppino De Filippo, Jean-Paul Belmondo, Ugo Tognazzi e Aldo Fabrizi. Cruciale poi l\'incontro con Fellini che la chiamava affettuosamente \'Sandrocchia\' e la rese protagonista di  due capolavori: 8½ del 1963 e Giulietta degli spiriti del 1965. È stata anche diretta, fra i tanti, da Luigi Zampa in \'Frenesia dell\'estate\' del 1963, da Dino Risi in \'L\'ombrellone\' del 1965, a fianco di Enrico Maria Salerno.

Sandra Milo è entrata anche nella storia della tv italiana per un celebre scherzo ai suoi danni nel 1990, durante la trasmissione pomeridiana \'L\'amore è una cosa meravigliosa\'.  Una telefonata anonima in diretta informa che suo figlio Ciro è ricoverato in ospedale in gravi condizioni in seguito ad un incidente stradale. La Milo non riesce a trattenere le lacrime e scappa dallo studio urlando \'Ciro, Ciro\'. La notizia dell\'incidente risultò falsa, ma le sue urla divennero sui media un tormentone.

Tra i suoi ultimi impegni, Pupi Avati la volle nel 2003 nel suo film \'Il cuore altrove\' e nel 2010 Salvatores nel suo \'Happy Family\'. A teatro erano invece arrivati \'8 donne e un mistero\', \'Il letto ovale\', \'Fiori d\'acciaio\', \'Il club delle vedove e \'Una fidanzata per papà\'.

(ANSA) 

“Via da Taranto!” é il grido che sta accompagnando più di tutti gli altri il corteo in corso per l’indotto di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, con la protesta comune di lavoratori, sindacalisti e imprenditori. Stanno sfilando attorno alla fabbrica circa 3mila persone. A seguire anche camion, mezzi e auto delle imprese appaltatrici dell’ex Ilva con un “concerto” assordante di clacson. Il riferimento univoco di cori, slogan e urla é la multinazionale ArcelorMittal, azionista di maggioranza di Acciaierie, e l’amministratore delegato Lucia Morselli. “Meloni caccia via i franco-indiani che stanno distruggendo questo stabilimento. Ministro Urso datti da fare. Siamo venuti sin qua per vedere cacciare Mittal” urlano gli operai. E ancora: “L’amministratore delegato non ha fatto altro che spegnere questo stabilimento. Migliaia di persone sono in cassa integrazione e la multinazionale continua a non pagare. Oggi i lavoratori chiedono il lavoro, non ammortizzatori sociali, ma soprattutto chiedono di mandare via ArcelorMittal. Non ci avrete mai come volete voi, noi saremo sempre contrari alla multinazionale ArcelorMittal che ha fatto solo disastri, ArcelorMittal è pregata di andare via immediatamente”. 

 In testa al corteo ci sono bandiere e striscioni sindacali, accesi anche diversi fumogeni colorati, azzurro per la Uilm, verdi per la Fim e rossi per la Fiom. “La situazione è ormai insostenibile, non c’é Paese civile dove i lavoratori effettuano le prestazioni e non vengono pagati - ha detto oggi Piero Cantoro, della Fim Cisl, con la manifestazione in corso -. Le aziende sono al collasso, tutti gli ammortizzatori sociali sono in dirittura di arrivo e la multinazionale ancora non risarcisce tutti gli scaduti. Il Governo deve intervenire e fare pressioni sulla multinazionale affinché le liquidità correnti siano ripristinate - ha proseguito Cantoro riferendosi ad Arcelor Mittal, azionista di maggioranza di Acciaierie d’Italia -, o quantomeno sulle banche per riaprire i crediti e avere finalmente la ripresa delle attività manutentive straordinarie per tenere in piedi lo stabilimento siderurgico. Gli elementi di rischio sono ormai diventati tantissimi, gli stipendi scarseggiano ed é ora che si intervenga e si vada all’epilogo finale di questa vicenda. È tutto un territorio che sta soffrendo questa crisi”. Per Franco Rizzo, dell’Usb nazionale, a proposito della protesta comune, “noi siamo stati chiari. Abbiamo detto che nostro interesse e salvaguardare gli oltre 4mila lavoratori degli appalti ex Ilva. È forse la prima volta che tutti insieme si manifesta. É un atto dovuto dal nostro punto di vista perché la situazione é talmente critica che da qui a qualche ora si rischia non solo di chiudere la fabbrica ma di lasciare a casa migliaia di lavoratori. Lavoratori, quelli degli appalti, che guadagnano pochissimo, meno di 1.200 euro al mese, per lavorare in uno stabilimento che in questo momento é assolutamente insicuro”. 

“Via da Taranto!” é il grido che sta accompagnando più di tutti gli altri il corteo in corso per l’indotto di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, con la protesta comune di lavoratori, sindacalisti e imprenditori. Stanno sfilando attorno alla fabbrica circa 3mila persone. A seguire anche camion, mezzi e auto delle imprese appaltatrici dell’ex Ilva con un “concerto” assordante di clacson. Il riferimento univoco di cori, slogan e urla é la multinazionale ArcelorMittal, azionista di maggioranza di Acciaierie, e l’amministratore delegato Lucia Morselli. “Meloni caccia via i franco-indiani che stanno distruggendo questo stabilimento. Ministro Urso datti da fare. Siamo venuti sin qua per vedere cacciare Mittal” urlano gli operai. E ancora: “L’amministratore delegato non ha fatto altro che spegnere questo stabilimento. Migliaia di persone sono in cassa integrazione e la multinazionale continua a non pagare. Oggi i lavoratori chiedono il lavoro, non ammortizzatori sociali, ma soprattutto chiedono di mandare via ArcelorMittal. Non ci avrete mai come volete voi, noi saremo sempre contrari alla multinazionale ArcelorMittal che ha fatto solo disastri, ArcelorMittal è pregata di andare via immediatamente”. 

 In testa al corteo ci sono bandiere e striscioni sindacali, accesi anche diversi fumogeni colorati, azzurro per la Uilm, verdi per la Fim e rossi per la Fiom. “La situazione è ormai insostenibile, non c’é Paese civile dove i lavoratori effettuano le prestazioni e non vengono pagati - ha detto oggi Piero Cantoro, della Fim Cisl, con la manifestazione in corso -. Le aziende sono al collasso, tutti gli ammortizzatori sociali sono in dirittura di arrivo e la multinazionale ancora non risarcisce tutti gli scaduti. Il Governo deve intervenire e fare pressioni sulla multinazionale affinché le liquidità correnti siano ripristinate - ha proseguito Cantoro riferendosi ad Arcelor Mittal, azionista di maggioranza di Acciaierie d’Italia -, o quantomeno sulle banche per riaprire i crediti e avere finalmente la ripresa delle attività manutentive straordinarie per tenere in piedi lo stabilimento siderurgico. Gli elementi di rischio sono ormai diventati tantissimi, gli stipendi scarseggiano ed é ora che si intervenga e si vada all’epilogo finale di questa vicenda. È tutto un territorio che sta soffrendo questa crisi”. Per Franco Rizzo, dell’Usb nazionale, a proposito della protesta comune, “noi siamo stati chiari. Abbiamo detto che nostro interesse e salvaguardare gli oltre 4mila lavoratori degli appalti ex Ilva. È forse la prima volta che tutti insieme si manifesta. É un atto dovuto dal nostro punto di vista perché la situazione é talmente critica che da qui a qualche ora si rischia non solo di chiudere la fabbrica ma di lasciare a casa migliaia di lavoratori. Lavoratori, quelli degli appalti, che guadagnano pochissimo, meno di 1.200 euro al mese, per lavorare in uno stabilimento che in questo momento é assolutamente insicuro”. 

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