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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1912)

 È pari a 58.181.945,00 euro il progetto di investimento industriale presentato dalla società San Cataldo Container Terminal, emissione del gruppo turco Yilport, per il porto di Taranto e per il quale sono stati stabilite come agevolazioni concedibili, sotto forma di contributi a fondo perduto, 13.798.979,59 euro divisi tra 13.523.000,00 a valere sull’investimento e 275.979,59 come costi di gestione. La quota pubblica ammonta a 13.798.979,59 euro così divisi: il ministero delle Imprese con 12.717.139,59 euro e la Regione Puglia con euro. Finalità del progetto e ripartizione delle risorse sono stabilite nell’accordo tra Mimit, Invitalia e Regione Puglia. Lo strumento utilizzato è quello del contratto di sviluppo. La proposta iniziale della società SCCT, che prevedeva costi complessivi per 74.170.000,00 euro e una richiesta di agevolazioni pari a 15.520,000,00 euro, è stata successivamente rimodulata. Il contratto riguarda “l’efficientamento della capacità di produzione del porto”. Per la giunta regionale della Puglia, la cui delibera è stata pubblicata sul Burp, “il programma di sviluppo proposto è da considerarsi di particolare rilevanza strategica in relazione al contesto territoriale e al sistema produttivo interessato”. L’incremento occupazionale passerà dai 30 addetti ante piano ai 266 che si avranno a regime nel 2024.

 

 Il progetto di un nuovo insediamento Ferretti per la costruzione nell’area portuale di Taranto, ex yard Belleli, di uno stabilimento che produrrà scafi per gli yacht, è stato approvato questa mattina dall’adunanza della seconda sezione del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. L’approvazione è avvenuta all’unanimità per la parte dell’intervento pubblico. Il Consiglio superiore ha solo dettato alcune prescrizioni tecniche che ora saranno recepite in fase di progetto esecutivo.

    Hanno partecipato alla seduta Comune e Provincia di Taranto e Regione Puglia, quest’ultima rappresentata dal presidente Michele Emiliano, che ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa industriale sia ai fini ambientali che economici.

    Con l’insediamento nello yard ex Belleli, viene  riqualificata e messa in sicurezza un’area inquinata, mentre dal punto di vista produttivo sono attesi 200 nuovi posti di lavoro diretti  e un impulso alla cantieristica navale nell’area di Taranto. 

 

Dopo l’ok del Consiglio superiore, è attesa a brevissimo la conferenza dei servizi in sede ministeriale che chiuderà l’intero procedimento. Sabato pomeriggio, in vista dell’odierno Consiglio superiore, si era espresso favorevolmente e all’unanimità anche il Consiglio comunale di Taranto, convocato in seduta urgente.

    L’intervento pubblico consta di due macro blocchi. In particolare, si effettueranno il completamento della cinturazione del parancolato, una vera e propria barriera rispetto all’acqua di falda che è inquinata. Verrà poi aspirata l’acqua inquinata e sottoposta a trattamento di depurazione, dopodichè la piattaforma dello yard sarà riconfigurata e sottoposta ad un intervento di capping, copertura, comprese le fondazioni, in modo che il gruppo Ferretti possa poi procedere con la costruzione del nuovo sito industriale.

    L’investimento Ferretti mette insieme risorse pubbliche e private per un totale di di 204 milioni di euro. Quelle pubbliche, secondo dati dell’Authority, sono pari a circa 137 milioni divisi tra 45,5 del ministero delle Infrastrutture, 50 dell’Authority e 41 della Regione Puglia. Ferretti è previsto che investa in attivi materiali e ricerca circa 62,6 milioni.     In programma, la costruzione di edifici e capannoni per 65.500 metri quadrati coperti in un’area di 220.000 metri quadrati. 

 Il consiglio di amministrazione di Acciaierie d’Italia, riunitosi sotto la presidenza di Franco Bernabé, ha approvato oggi il contratto di finanziamento con Invitalia. Lo apprende AGI da fonti vicine al dossier. Si tratta dei 680 milioni che dovrebbero consentire all’ex Ilva di far ripartire la produzione e saldare, almeno in parte, alcune importanti partite debitorie aperte tra costi dell’energia e imprese dell’indotto. Quest’ultime non sono pagate da diversi mesi, non hanno ordini di lavoro ed hanno fatto ricorso alla cassa integrazione. Invitalia, società del Mef, è partner di minoranza di AdI dove detiene il 38 per cento della società mentre ArcelorMittal è in maggioranza col 62. Invitalia, avendo già avuto l’ok dal Mef, è pronta ad erogare ad AdI i 680 mln consentendole così di alleviare il suo stato finanziario. Sui 680 milioni, fonti vicine al dossier precisano che non c’è mai stato un problema di tasso di interesse e Invitalia non ha mai preteso alcun interesse. 

 

L’unico dubbio, si osserva, era che che un finanziamento infruttifero fosse compatibile col decreto legge che parla di condizioni di mercato. E a proposito del decreto 2/2023 (misure urgenti per gli impianti strategici tra cui figura anche l’ex Ilva), concluse in commissione Industria del Senato le audizioni (ascoltati presidente e ad di AdI, sindaco di Taranto e presidente della Regione, sindacati, Federacciai, associazioni ambientaliste, Ordine dei medici, Arpa Puglia etc.) e scaduto il termine per presentare emendamenti e ordini del giorno, “da domani - dichiara ad AGI Salvo Pogliese, senatore di FdI e relatore del dl - comincerà in commissione l’esame della loro ammissibilità. Cominceremo a votare sui singoli articoli in questa settimana e contiamo anche di concludere il nostro lavoro”. Dopo la commissione, il decreto andrà in Aula per il voto, quindi passerà alla Camera per l’approvazione definitiva. La conversione in legge deve avvenire entro il 6 marzo. Punti delicati del dl, rileva Pogliese, rimangono lo scudo penale e le norme sul sequestro, la destinazione delle risorse e l’introduzione della Valutazione integrata ambientale e sanitaria per verificare la compatibilità tra i livelli produttivi prefissati e la produzione di acciaio.

Da domani è prevista la fermata generale per la manutenzione programmata della raffineria Eni di Taranto la cui durata prevista è di circa venti giorni. Lo annuncia l’Eni in una nota. “Durante tali operazioni - si precisa - saranno attivi i dispositivi di controllo e i sistemi di sicurezza, e potranno verificarsi temporanei fenomeni di visibilità delle torce, nonché possibili oscillazioni dei livelli emissivi ai camini di raffineria, come conseguenza delle normali procedure operative per tali fasi”. “Sono stati preventivamente informati gli enti competenti come previsto dal vigente protocollo operativo di comunicazione”, specifica l’Eni. 

Bcc San Marzano (Taranto), del gruppo Cassa Centrale, chiuso il bilancio con utile netto di 4,3 milioni di euro  (+14%) rispetto al 2021). Un risultato guidato principalmente dalle performance relative alla qualità del credito, commenta Bcc San Marzano che ha diffuso oggi un’anticipazione dei dati.  Le masse intermediate superano il miliardo di euro con la raccolta complessiva che segna un incremento del 5,6% attestandosi a 738 mln mentre gli impieghi che raggiungono quota 322 mln in linea con il 2021. Il patrimonio netto sale a 64 mln, +2% e il Cet 1 Ratio NPL si attesta a 28,46% in crescita del 9%. “L’incremento dell’utile registrato quest’anno  - ha dichiarato Emanuele Di Palma, presidente della Bcc - è anche frutto di un miglioramento della qualità del portafoglio crediti, che consente alla banca di continuare a reinvestire risorse nella crescita inclusiva e sostenibile della comunità di riferimento. Proseguiremo nella nostra opera di accompagnamento della ripresa economica”. 

“Taranto è al momento l’unica realtà del Paese in cui convergono, tutte assieme, le potenziali trasformazioni indotte dalla transizione. Intesa come ambientale, tecnologica, energetica ed economica”. Lo ha detto oggi il presidente di Confindustria Taranto, Salvatore Toma, nell’assemblea generale pubblica presenti i presidenti di Confindustria, Carlo Bonomi, e di Federacciai, Antonio Gozzi. Per Toma, “abbiamo il dovere in questa congiuntura che vede insieme difficoltà ed opportunità di impegnarci - e parlo di tutti gli attori territoriali dell’area ionica - affinchè questa attenzione che arriva dall’Europa ma che sappiamo essere anche dell’attuale governo italiani, possa essere adeguatamente messa a frutto e capitalizzata”. Per Acciaierie d’Italia, Toma ha detto che “siamo fortemente convinti che una situazione così complessa si possa affrontare solo con strumenti altrettanto complessi qual è l’accordo di programma”. A proposito delle partnership pubblico-private nel campo della transizione, Toma  ha detto che é stato “accolto con grande favore l’accordo tra Acciaierie d’Italia e il partenariato tra Falck Remewables e BlueFloat Energy, una collaborazione strategica legata allo sviluppo di progetti di energie rinnovabili. È la direzione da noi auspicata, l’intesa rientra fra le partnership strategiche strette da Acciaierie d’Italia con grandi realtà d’eccellenza proprio per realizzare la transizione energetica e ambientale dello stabilimento di Taranto”.  Per il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, “questo territorio è stufo di fare acciaio alla vecchia maniera. Non si puó impedire ad un territorio di riarticolarsi e diversificarsi. Lo sviluppo eterodiretto non genera mai benefici, questa terra sa che la transizione prima di essere obbligata, è la vera opzione che abbiamo, altro non c’é. Inutile buttare la palla avanti perchè se la vedrà un altro sindaco, un altro prefetto”. “Noi vogliamo fare transizione, la dobbiamo fare da oggi con coraggio, mettere a sistema le energie e siamo pronti a sostenere il sistema delle imprese - ha detto il sindaco di Taranto all’assemblea di Confindustria -. Se non facciamo l’errore di dividerci, anche a partire dal tema nazionale del piano dell’acciaio, questo territorio puó dare un esempio al Paese”

 

“Il tema è qual è il piano industriale”. Lo ha detto oggi a Taranto, a margine dell’assemblea di Confindustria Taranto, il presidente Carlo Bonomi parlando dell’ex Ilva, Acciaierie d’Italia, parlando dello scenario futuro che prevede il passaggio dello Stato in maggioranza al 60 per cento. “Non credo che il percorso sia quello della nazionalizzazione - ha sostenuto Bonomi -. L’acciaio di Stato ce lo ricordiamo tutto, ci è costato miliardi di lire all’epoca e con grandi fallimenti. Io credo che ci voglia un progetto industriale con dei manager bravi a gestire questo progetto industriale perchè operare nell’acciaio non è semplice, non è facile. Ci vuole gente del mestiere”.

Le stime di investimento fatte per la transizione ecologica e industriale del siderurgico ex Ilva di Taranto in un periodo di dieci anni, dovranno essere riviste a causa del “processo inflattivo”. Lo ha detto oggi Franco Bernabé, presidente di Acciaierie d’Italia, in audizione alla commissione Industria del Senato sul dl n 2 del 2023. Per Bernabè, “il piano di decarbonizzazione in dieci anni” ha come primo obiettivo “il taglio delle emissioni climalteranti. Secondo obiettivo - ha detto Bernabè - è la stabilità dell’occupazione nel periodo di transizione”. Viene poi la “sostenibilità economica gestendo le nuove tecnologie”, quindi “la crescita da perseguire con la strategia di transizione senza soluzione di continuità”. Secondo Bernabè, si tratta di rendere “compatibili quattro fattori, ambiente, sviluppo, occupazione e carattere strategico del sito, peraltro ribadito dal Governo”. Il presidente di AdI ha quindi spiegano che “il piano di decarbonizzazione ha quattro fasi come road map”, in percorso di “dieci anni. Dieci anni - ha detto Bernabè - perchè la complessità del programma è immensa, per ogni modifica serve fare caratterizzazioni del terreno, fare bonifiche e  chiedere permessi”. 

 

Bernabè ha poi indicato il “miglioramento della sostenibilità dell’area a caldo” che avverrà tra il 2023 e il 2025, predisponendo “l’utilizzo del Dri”, il preridotto di ferro, “su cui stiamo lavorando”. Per questo servirà “oltre 1 miliardo ma è destinato ad aumentare a seguito processo inflattivo”. La fase successiva vede il “primo forno elettrico con preridotto e idrogeno come come vettore energetico e  la cattura dell’anidride carbonica”. Questa fase andrà dal 2024 al 2027 ed è calcolata in 2,4 miliardi. A seguire, ha detto Bernabè, vi sarà “l’estensione dell’elettrificazione dell’area a caldo, un secondo forno”, fase che andrà dal 2027 al 2029 con un miliardo e 200 milioni di impegno finanziario. Quindi, l’ultima fase, che per Bernabè è rappresentata dal “completamento dell’elettrificazione dell’area a caldo nel periodo 2029-2032” per marciare produttivamente con i “soli forni elettrici, alimentati prima dal gas naturale, da sostituire poi con idrogeno verde in funzione delle disponibilità che ci saranno”. Questa fase, ha detto Bernabè, costerà un altro miliardo e nel 2032 la fabbrica di Taranto sarà alimentata solo da idrogeno verde. 

Parte in salita la nuova settimana per la vicenda Acciaierie d’Italia. Tra  ogg e il 3 febbraio sono concentrati una serie di appuntamenti. Oggi, nella sede di Confindustria nazionale a Roma, Acciaierie d’Italia incontra i sindacati per cominciare ad entrare nel merito industriale ed occupazionale dopo il vertice dal ministro Adolfo Urso del 19 gennaio. Il giorno successivo nuovo ciclo di audizioni della commissione Industria del Senato che ha già ascoltato Comune di Taranto, Regione Puglia, azienda, sindacati, ambientalisti, Federacciai e Casartigiani. Dalle 14 del 31 gennaio tocca invece a commissari straordinari Sanac (un’azienda che rifornisce refrattari ad Acciaierie d’Italia verso la quale ha maturato crediti importanti), Arpa Puglia, Ordine dei medici di Taranto, Confapi e presidente di Acciaierie d’Italia holding, Franco Bernabé. Infine alle 18 del 3 febbraio scadono i termini per la presentazione alla commissione Industria degli emendamenti al decreto legge. 

 

 “Oggi- dichiara Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl - incontriamo l’azienda per capire come in quest’anno intende affrontare i temi per noi prioritari, cioè ripartenza dell’azienda dopo un lungo periodo di stasi, aumento della produzione e riduzione della cassa integrazione”.     “Condividiamo la decarbonizzazione, pensiamo che questa debba essere materia di una intesa specifica, ma non ci si arriva dall’oggi al domani - aggiunge Benaglia -. Servono risorse importanti, investimenti, garanzie serie per i lavoratori ed un ruolo maggioritario dello Stato in Acciaierie d’Italia. La decarbonizzazione va gestita e non solo perché richiede tempo. È un qualcosa da costruire per gradi coinvolgendo il sindacato, ma nel frattempo bisogna che l’ex Ilva produca di più, faccia marciare gli impianti fermi e metta in cantiere il rifacimento dell’altoforno 5, cosa che l’azienda, nel vertice con Urso, si è impegnata ad avviare in quest’anno”.

    “Per costruire il futuro, c’é bisogno che il 2023 sia molto diverso dal 2022 e vi sia un miglioramento netto della gestione e dei risultati aziendali” evidenzia Benaglia. Da aggiungere, inoltre, che a fine di marzo scade il primo anno di cassa straordinaria che l’azienda ha ottenuto per 3.500 addetti come tetto massimo. Si andrà sicuramente ad un rinnovo per un altro anno. Si tratta però di capire per quanti. 

Annunciate altre due aperture entro il 2023 a Francavilla Fontana e Ceglie Messapica

 

 

La Bcc San Marzano ha inaugurato la nuova filiale di Villa Castelli in Via Pietro Vasta 23. Dopo 20 anni dalla prima apertura nel suggestivo borgo pugliese in provincia di Brindisi, l’istituto di credito ha scelto di spostarsi in una sede più grande, moderna e accogliente arricchita da un ampio spazio esterno dotato di panchine e zona pedonale, insieme ad un’area verde a servizio della Comunità. “Si tratta di un vero e proprio intervento di riqualificazione urbana – ha commentato il Presidente Emanuele di Palma – un nuovo traguardo raggiunto per la BCC San Marzano, che con lo sguardo rivolto al domani continua ad investire in innovazione e sviluppo, per favorire il benessere dei propri collaboratori e la crescita dell’intero territorio in cui opera”. I nuovi spazi si sviluppano su una superfice lineare di 250 m2 interni e 450 m2 esterni, su un unico livello, con quattro uffici ben distribuiti e illuminati, una sala riunioni, un’area self, una zona di attesa, un’area dedicata ai servizi di cassa, con il massimo confort per gli operatori e i clienti, insieme ad un’area mensa in aggiunta ai servizi e all’archivio. Il concept progettuale è perfettamente in linea con l’identità visiva della Banca rigorosamente orientata al futuro, che parte dalla organizzazione degli ambienti: luoghi eleganti ma familiari e accoglienti, adatti al dialogo, all’incontro e alla comunicazione. Spazi simili ad agorà, con un’ampia

  zona di attesa che privilegia l’accoglienza, divanetti e poltrone che formano piccoli salotti. «Si tratta di aree progettate non solo per collocare prodotti – ha spiegato il Presidente Emanuele di Palma - ma per migliorare la relazione e aumentare la conversazione con soci e clienti e tra soci e clienti, al fine di rendere piacevole e interattivo l’utilizzo dei servizi offerti, lasciando alla tecnologia l’operatività delle semplici transazioni bancarie».

Il fulcro è la hall d’ingresso: un’area condivisa per lo scambio di idee e momenti di incontro con clienti e non. La tecnologia è presente con l’aerea self banking per prelievi, ricariche e versamenti H24. “La filiale - ha spiegato di Palma - perde la connotazione di sportello per le operazioni e diventa luogo di confronto in cui la Banca vive il suo territorio (famiglie, imprenditori, giovani e start up).

L’apertura della nuova filiale si inserisce in un progetto più ampio di espansione territoriale della BCC San Marzano nella provincia di Brindisi, che vedrà entro la fine del 2023 l’inaugurazione di altre due sedi a Francavilla Fontana e a Ceglie Messapica per cui sono stati avviati gli iter autorizzativi di concerto con il Gruppo Cassa Centrale a cui la Banca ha aderito. “In controtendenza con la drastica riduzione degli sportelli bancari, specie al Sud - ha sottolineato di Palma - emersa da una recente analisi della Banca di Italia, in cui è evidente un allontanamento degli istituti di credito dai territori, tra avvento delle nuove tecnologie e necessità di abbattimento dei costi, la BCC San Marzano rilancia il ruolo sociale che le Banche di Credito Cooperativo in particolare rivestono da sempre sui territori per promuovere il rapporto diretto e sviluppare relazioni di fiducia con i propri soci e i propri clienti ben oltre gli aspetti numerici e commerciali. La nostra mission è creare una vera e propria cultura della rete e del valore condiviso”.

“Siamo convinti di avere messo sui binari giusti quello che è il principale polo siderurgico italiano, che deve tornare ad essere il principale polo siderurgico europeo in una logica di riconversione Green, cioè un modello per tutto il mondo”. Lo ha detto il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso, rispondendo ad una domanda sull\'llva di Taranto.

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