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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
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Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1912)

«Fruit Logistica 2018 è un’occasione ghiotta per l’ortofrutta pugliese». A Berlino, dal 7 al 9 febbraio prossimi, saranno infatti presenti diverse aziende pugliesi tra gli oltre 3mila espositori, provenienti da 84 Paesi, distribuiti sui 124mila metri quadri della più grande  fiera europea e mondiale del settore. Un appuntamento che ogni anno attira la curiosità e l’interesse di aziende, produttori, commercianti ed esperti, con almeno 76mila visitatori, in gran parte stranieri.

Missione importante per Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Taranto e vicepresidente di Confagricoltura Puglia, che sarà a Berlino per sostenere le aziende agricole pugliesi e tarantine, molte delle quali aderenti ad  APEO, l’Associazione che riunisce i produttori ed esportatori ortofrutticoli.

«Fruit Logistica – commenta Lazzàro – è una vetrina fondamentale per le nostre aziende, perchè copre ogni singolo settore commerciale del fresco e offre una panoramica completa su tutte le ultime innovazioni, sui prodotti e servizi ad ogni livello della catena globale della fornitura e degli sbocchi sui mercati internazionali. Esserci è dunque la cosa giusta da fare, perché è qui a Berlino che si creano eccellenti opportunità di contatto tra i grandi protagonisti ad ogni livello dell'industria agroalimentare, ma anche per gli altri attori della catena del valore del fresco, costituita da piccole e medie imprese».

Una tappa particolarmente interessante per l'ortofrutta pugliese, che recentemente ha superato gli 845milioni di euro di Produzione Lorda Vendibile e la soglia dei 750 milioni di euro di prodotto esportato sui mercati stranieri, soprattutto europei. Primo fra tutti la Germania, che per l’ortofrutticolo “made in Puglia” vale circa 230 milioni di export, ma anche  Paesi del Centro e Nord Europa come Francia, Regno Unito, Svizzera, Benelux e Scandinavia e, verso Est, la Polonia.

«L’Italia – ricorda Lazzàro - è primo fornitore di frutta e verdura fresca in Germania con poco più di 380mila tonnellate e nel periodo gennaio-ottobre 2017 ha esportato prodotti alimentari per 3,1 miliardi e prodotti dell’agricoltura e silvicoltura per 1,5 miliardi, con una crescita rispettivamente dell’1,2% e 3,6%. In questo scenario favorevole la Puglia gioca un ruolo rilevante e con un trend positivo, che però va ulteriormente rinforzato. L’export è un fattore cruciale per le nostre aziende agricole, ma bisogna insistere sul versante dell’aggregazione dei produttori e di una efficace comunicazione sulla qualità e identità dei nostri prodotti. La competizione sui mercati – rimarca il presidente di Confagricoltura Taranto – necessita di una visione d’impresa globale».

Senza tralasciare, naturalmente, la forza del prodotto. La Puglia, secondo i dati ISMEA, è prima produttrice in Italia di uva da tavola (556mila tonnellate nel 2016, in vetta Taranto con 243mila), prima per aziende ortive in piena area (lattughe, fave, carciofi e pomodori da industria), seconda dietro la Sicilia per frutteti, terza per i legumi. Rilevanti le produzioni di clementine, con la provincia di Taranto (141mila tonnellate) al secondo posto dopo Cosenza, e i settori in cui la Puglia primeggia, uva da vino e soprattutto olio d’oliva, in cui la Germania si conferma il secondo mercato per l’export italiano (25mila tonnellate per un valore di quasi 130milioni di euro, nel periodo gennaio-ottobre 2017). «Cifre, qualità e potenzialità – conclude Lazzàro – che vanno affiancate da una politica complessiva che consolidi e qualifichi la nostra presenza sul mercato tedesco e, più in generale, nell’area Nord europea». 

 

"Le aziende che operano nel pieno rispetto della legge sono il vero motore trainante della nostra economia". 

E’ sufficiente osservare quanto accaduto, e continua ad accadere, - evidenzia il dirigente dell'ente  nel nostro territorio. Nella rete dei tanti subaffidamenti - dice Marinaro - rischiano di insinuarsi forme irregolari od illegali di attività imprenditoriali, condotte senza il pieno rispetto dei contratti collettivi e della normativa in tema di lavoro e sicurezza. Il ricorso massiccio ai subappalti spesso è un segno della volontà da parte dell’appaltatore di tralasciare la fase esecutiva, che invece viene in buona parte delegata ad imprese disposte ad accettare condizioni ingiustificabili alla luce di un corretto e regolare processo esecutivo. Occorre approcciare tali problematiche con un forte presidio istituzionale di monitoraggio e controllo dei processi esecutivi delle opere. Come Cassa Edile - ricorda il Presidente -  abbiamo il compito di integrare la rete di controlli del flusso di manodopera, articolati nei diversi livelli di subaffidamento, perchè spesso l’evasione tende ad annidarsi nell’insufficiente o del tutto mancato adempimento degli obblighi contributivi e retributivi posti dal nostro CCNL. Questo perchè ritengo che trasparenza e legalità siano fattori imprescindibili per garantire il rilancio dell’economia locale ed una maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro. Inoltre si garantisce così una competizione sana e leale nell’aggiudicazione delle gare d’appalto, evitando quelle gare al ribasso che spesso nascondono appunto forme di evasione e di mancato rispetto delle norme previste dal CCNL. Questo si verifica tanto in ambito appalto pubblico e privato quanto in quello industriale, dove le aziende concorrono ad aggiudicarsi appalti attraverso un ribasso possibile anche grazie all’utilizzo improprio di contratti diversi da quello del settore Edile come il “multiservizi”; tutto ciò naturalmente finisce col danneggiare innanzitutto i lavoratori, creando anche una forte disuguaglianza economica tra operai con contratti diversi che materialmente svolgono le stesse tipologie di lavori. Di conseguenza a mio avviso - conclude Marinaro - andrebbero maggiormente tutelate le imprese sane, sempre più spesso alle prese con episodi di “subdola” concorrenza sleale, applicando controlli più efficaci sulle subforniture, verificando che le condizioni economiche siano congrue, perchè le aziende che operano nel pieno rispetto della legge sono il vero motore trainante della nostra economia.

Fiumi di latte stanno arrivando in provincia di Taranto a prezzi bassissimi, fino a 0,23 - 0,24 euro, da Francia, Germania, Ungheria, Repubblica Ceca, mentre un litro di latte al consumo continua a costare da 1,30 fino ad 1,60 euro. La denuncia arriva da Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Taranto.

E mentre i prezzi dei prodotti lattiero – caseari nei negozi di vicinato e sui banchi della distribuzione organizzata restano stabili, agli allevatori ionici stanno arrivando lettere in cui i caseifici comunicano di voler abbassare di 2 centesimi al litro il prezzo del latte alla stalla o, peggio ancora, di rinunciare al ritiro del latte anche per due settimane.

“Chiediamo che vengano intensificati i controlli – afferma Cavallo - che venga verificata la destinazione finale del latte straniero di dubbia qualità, anche per garantire la reale applicazione del decreto sull’indicazione obbligatoria dell’origine del latte in etichetta; una sicurezza, questa, sia per gli allevatori che devono poter competere alla pari, sia per la salute dei consumatori che devono poter scegliere in maniera consapevole quello che acquistano e mangiano”.

Gli allevatori devono vendere due litri di latte per poter bere un caffè al bar, quattro litri per comprare un pacchetto di caramelle, quattro litri per una bottiglietta di acqua al bar e quasi 15 litri per un pacchetto di sigarette. La vera e unica indicizzazione di cui il comparto zootecnico in provincia di Taranto ha bisogno, secondo Coldiretti Taranto, è il vincolo indissolubile tra il prezzo del latte alla stalla e il costo di latte e formaggi che i consumatori acquistano sul banco.

“Con la pratica troppo diffusa delle offerte e della vendita di prodotti a prezzi stracciati – precisa il direttore di Coldiretti Taranto Aldo Raffaele De Sario - anche una parte della grande distribuzione organizzata rende insostenibili i costi di una produzione di qualità realmente garante della sicurezza alimentare. Alla luce dell’entrata in vigore del decreto sull’etichettatura obbligatoria – continua De Sario – diventa fondamentale il sostegno ai sistemi produttivi e della trasformazione sia in termini promozionali che di programmazione di fondi pubblici, che devono concentrarsi su aziende e filiere in grado di esaltare realmente il valore del Made in Puglia”.

In Puglia, a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni di quintali di latte bovino, le importazioni di latte dall’estero raggiungono i 2,7 milioni di quintali e i 35mila quintali di prodotti semilavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero - caseari che vengono, poi, venduti come prodotti lattiero - caseari “Made in Puglia”.

“Dalle frontiere italiane ogni giorno passano – sottolinea la Coldiretti - 24 milioni di litri di ‘latte equivalente’ tra cisterne, semilavorati, formaggi, cagliate e polveri di caseina, per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani all’insaputa dei consumatori”.

L'indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero - caseari dovrà essere indicata in etichetta con: "paese di mungitura: nome del paese nel quale è stato munto il latte"; "paese di condizionamento: nome della nazione nella quale il latte è stato condizionato"; "paese di trasformazione: nome della nazione nella quale il latte è stato trasformato".

Per yogurt e formaggi, il provvedimento prevede, per un periodo non superiore a 180 giorni, lo smaltimento delle scorte con il sistema di etichettatura precedente anche per tenere conto della stagionatura.

 

IL PRIMO CITTADINO: "NON ABBIAMO ACCESSO AL PIANO INDUSTRIALE E QUINDI NON POSSIAMO FARE VALUTAZIONI

 

 

“Nel clima di leale collaborazione istituzionale, come avevamo chiesto al governo prima di rigettare tutto l'impianto,sarebbe stato utile incontrarsi e limare le differenze, questo non è avvenuto,  prendiamo atto. E’ stato mandato il testo prima ai TG nazionali da parte di un governo in sostanza uscente, quindi ormai anche con scarsa legittimazione politica.” Così il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, intervistato da Simone Spetia ad Effetto Giorno su Radio 24 in merito al nuovo scontro con il Governo che ha respinto la proposta del Sindaco e del Presidente Emiliano. Il Sindaco poi sottolinea ancora su Radio 24 che la cosa “più sconcertante è che non riusciamo, come ente pubblico locale quindi non un comitato di cittadini privato, ad avere accesso al contratto e al piano industriale vero e proprio sulla scorta del quale, chiaramente, il Ministro e i ministeri coinvolti esprimono le loro valutazioni. Noi non siamo in grado di correggere il tiro perché ci manca la prospettiva complessiva e devo dire che è tutto molto sconcertante” e continua ancora: “Per questo ci stiamo riservando di verificare anche con la Procura della Repubblica se ci sono dei margini per intervenire su questa vicenda”. Alla domanda di Simone Spetia su Radio 24 che gli domanda su quali basi hanno fatto ricorso il sindaco di Taranto spiega: “Noi facciamo il ricorso sulla base del DPCM, (che è pubblico n.d.r.) che è di gran lunga insoddisfacente per le esigenze della comunità dal punto di vista dell'ambiente, del rischio sanitario e anche della tutela dell’indotto che di nuovo sparisce dall’argomento all'ordine del giorno”.

 

Un piano industriale è redatto in coerenza con una visione anche di ciò che bisogna fare sull'ambiente, sulla salute, quindi se ci mancano questi elementi, una volta discusso con le organizzazioni sindacali soltanto il tema degli esuberi e dei contratti non si capisce come ex post si possa intervenire sulle questioni dell'ambiente e della salute che sono per noi prioritari ovviamente.” Così il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, intervistato da Simone Spetia ad Effetto Giorno su Radio 24, contesta la posizione dell’esecutivo che sostiene che il piano industriale si discute coi sindacati e con la parte datoriale. Il sindaco di Taranto aggiunge ancora su Radio 24: “Le devo anche dire che il quadro è complicato - dal 2012 in poi, da quando interviene la magistratura sulla vertenza Ilva - da un percorso di 12 decreti salva Ilva, così si definiscono, e non si capisce perché non si possa discutere di un tredicesimo Decreto Salva Taranto finalmente che metta in sicurezza tutte le nostre esigenze anche dal punto di vista dei formalismi e dei tecnicismi che ovviamente oggi ci vengono ribaltati dal ministro”.

 

Il governo è già in ritardo perché doveva iniziare la copertura dei parchi minerari per esempio due anni fa e questo è solo uno dei dati salienti in questo procedimento, non ha mai coinvolto la comunità locale, quindi piangere adesso sul latte versato da parte dei ministri che hanno evidentemente accordato troppo all'investitore potenziale non è un problema dell'ente locale”. Risponde così il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci a Simone Spetia a Effetto Giorno su Radio 24 che lo incalza sul fatto che il Governo sostiene che accettare le loro proposte vorrebbe dire azzerare quanto fatto finora e di fatto ritardare anche gli interventi ambientali. Al giornalista che gli chiede se non sia fonte di preoccupazione che il muro contro muro possa far saltare tutto, il sindaco di Taranto sottolinea su Radio 24: “Pazienza! Perché questa città è stata stuprata negli anni, non consentiremo l'ennesimo stupro di questa comunità, pazienza per il sistema paese, pazienza per l'investitore, pazienza per tutti quelli a cui poi tenteremo di dare una mano ricollocandoli nel sistema delle bonifiche e quant'altro, ma noi non svenderemo il nostro territorio e il nostro futuro a dei soggetti che sono all'interno di una  procedura nella quale il governo non si sta comportando da arbitro terzo e nella quale non abbiamo neanche consapevolezza del sistema di garanzie che la legge prevede a sostegno della buona definizione di una procedura di questo tipo”.

Sui tempi della decisione del TAR Melucci su Radio 24 dice: “Penso che rielaboreremo la nostra istanza cautelare, arricchita adesso negli argomenti e non credo che mancheremo l'udienza fissata per il 6 marzo”. “Quindi il 6 marzo potremo avere qualche informazione o qualche decisione?” chiede Spetia al sindaco che risponde: “corretto”.

Hanno sottoscritto il documento anche i Segretari Provinciali di CGIL, CISL, UIL, UGL e USB.

 

Il Prefetto Donato Cafagna e i Commissari di ILVA, Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba, nonchè i Segretari Provinciali di CGIL, CISL, UIL, UGL e USB hanno siglato, in data odierna, in Prefettura, il Protocollo di Legalità.

Il Protocollo ha l’obiettivo di prevenire tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nelle procedure di appalto degli interventi di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione previsti nello Stabilimento di Taranto, a partire dall’imminente lavoro per la copertura dei parchi minerari e sarà valido fino alla conclusione degli interventi stessi.

 

Questa iniziativa - fortemente voluta dal Prefetto di Taranto e dai Commissari Straordinari per il rilievo ambientale, sociale e sanitario delle misure previste - si inserisce nell’ambito degli accordi già siglati dalla Prefettura negli ultimi mesi: il Protocollo Generale di Legalità, sottoscritto il 3 agosto 2017 per l’attuazione del Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS) per l’Area di Taranto con tutte le Stazioni Appaltanti incaricate della realizzazione degli interventi e, l’Intesa operativa tra il Prefetto di Taranto e il Procuratore della Repubblica di Taranto, Carlo Maria Capristo, firmato il 18 ottobre 2017 e finalizzato ad accrescere l’efficacia dell’azione di prevenzione e contrasto dei tentativi di infiltrazioni criminali nelle attività relative al CIS.

 

Attraverso il Protocollo di Legalità, siglato oggi, i Commissari Straordinari assumono precisi impegni nelle procedure di appalto degli interventi di bonifica e ambientalizzazione, tra i quali la trasparenza del flusso informativo relativo alla filiera delle imprese che, a qualunque titolo, partecipano all’esecuzione degli interventi e l’estensione delle disposizioni afferenti al regime delle informazioni antimafia ai soggetti della filiera delle imprese.

 

Il Protocollo prevede, inoltre, che ILVA non stipulerà contratti e non autorizzerà subcontratti con quelle imprese verso le quali risultano tentativi o elementi di infiltrazioni mafiose. Se in seguito alla sottoscrizione di un contratto o subcontratto le verifiche antimafia dovessero avere esito interdittivo, tali contratti verranno immediatamente risolti. La risoluzione verrà effettuata anche nei confronti di quelle imprese con cui è stato stipulato un contratto prima della stipula del Protocollo.

I princìpi del Protocollo verranno inseriti anche nella documentazione contrattuale che le imprese appaltatrici e subappaltatrici dovranno accettare e sottoscrivere.

 

ILVA realizzerà e alimenterà una “Banca Dati” delle imprese, allocata presso la Prefettura, con lo scopo di monitorare, tra le altre cose, le fasi di esecuzione dei lavori e dei soggetti che realizzano gli interventi, i flussi finanziari connessi alla realizzazione degli stessi e le condizioni di sicurezza dei cantieri. Inoltre, è prevista l’adozione di strumenti informativi per il monitoraggio degli accessi ai cantieri.

 

Il Prefetto ha evidenziato che “quello sottoscritto oggi è un Protocollo insieme di legalità e di responsabilità, perché pone al centro le questioni dell’ambiente, del lavoro e della prevenzione antimafia, cruciali per lo sviluppo del territorio tarantino e definisce un sistema coeso di tutela, al quale sono chiamati a cooperare le diverse componenti sociali ed istituzionali”.

 

Per i Commissari Straordinari di ILVA “il protocollo di legalità è uno strumento fondamentale per poter dare un assetto ordinato e rispettoso della legalità a tutta una serie di iniziative che auspichiamo possano essere realizzate in tempi rapidi e che possano dare risposta alle istanze del territorio, di tutela dell’ambiente e della salute. Auspichiamo inoltre – hanno sottolineato i Commissari ILVA - che si possano costruire le basi affinché l’impresa, ci auguriamo a breve nella disponibilità del nuovo investitore, possa operare nel pieno rispetto di tutte le condizioni di legge e coniugando il rispetto della salute, dell’ambiente del lavoro che sono fondamentali per un’azienda stabilmente presente su un determinato territorio”.

Lunedì 5 febbraio a Bruxelles True Italian Taste l’evento nato per valorizzare i prodotti italiani

La doc pugliese incontrerà i buyer, i giornalisti internazionali e le massime personalità politiche europee

 

 

L’ambasciata d’Italia in Belgio ha scelto il Primitivo di Manduria attraverso il suo Consorzio di Tutela per rappresentare il meglio del made in Italy.

 

La straordinaria doc pugliese, vero spirito dionisiaco d’Italia, incontrerà lunedì 5 febbraio i buyer, giornalisti internazionali e le massime personalità politiche europee a Bruxelles. Tutto questo grazie a True Italian Taste, l’evento nato per valorizzare i prodotti italiani in Europa e per raccontare il prezioso legame tra prodotti agroalimentari ed i loro territori di provenienza.

 

Il progetto nasce con il coinvolgimento attivo dei principali attori della promozione italiana all’estero: Ambasciata, ICE, Camera di Commercio, ma anche consorzi di tutela e la Federazione italiana cuochi del Belgio.

 

Accanto al Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria, a condividere questo onere ed onore, saranno presenti per i vini anche il Consorzio del Chianti e del Franciacorta oltre ai vari Consorzi agroalimentari; un trio d’eccellenze del made in Italy capace di convincere anche i palati piu’ sofisticati.

 

“Il Primitivo di Manduria conferma il suo potere attrattivo ed il suo primato di qualità in grado di esprimere eccellenza e di aprirsi al mondo. -   dichiara il Roberto Erario, presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria - True Italian Taste è una grande opportunità per favorire l’incontro tra la nostra doc e il trade internazionale, un risultato importante, ottenuto grazie all’impegno dei produttori che non smettono mai di lavorare per tenere alta la qualità nostri vini”.

 

“Il nostro piano promozionale continua ad essere mirato ad aumentare e rafforzare la conoscenza della nostra denominazione - conclude Adriano Pasculli de Angelis, direttore  del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria - Andiamo a Bruxelles per accrescere la percezione del valore del nostro vino, la conoscenza del nostro territorio e per dare visibilità alle nostre aziende. La nostra doc è sempre più amata all’estero ed anche in Italia, come ha confermato l’evento di degustazione che si è svolto a Roma domenica, conquista fette di mercato premium sempre maggiori. Un successo che ha visto la presenza di giornalisti e  operatori del settore e, tra le personalità intervenute, anche autorevoli rappresentanti dell’ambasciata americana”.

 

 

 

 

 

Oltre 7.000 m2 la superficie complessiva interessata dalla commessa che è parte di un portafoglio di nuovi lavori acquisti in tutta Italia del valore complessivo di 70 milioni di Euro.

 

 

Il Gruppo ICM-Impresa Costruzioni Maltauro, tra i top player italiani nel settore delle costruzioni e che comprende società attive nei grandi lavori di ingegneria civile, industriale e infrastrutturale, si aggiudica i lavori per il restyling e l'ampliamento del Centro Commerciale Auchan di Taranto.

Il progetto prevede la riqualificazione delle medie superfici esistenti e la realizzazione delle opere civili e impiantistiche per l'ampliamento del complesso, per una superficie complessiva interessata dall'intervento di oltre 7000 m2.

La commessa è parte di un portafoglio di quattro nuovi lavori recentemente acquisiti in Italia da Gruppo ICM del valore complessivo di circa 70 milioni di Euro, tra cui: la realizzazione di un nuovo insediamento logistico a Piacenza commissionata da Generali Real Estate S.p.A. - Società di Gestione del Risparmio (GRE SGR), la riqualificazione architettonica e impiantistica de "La Rotonda", già centrale di produzione del ghiaccio all'interno degli ex magazzini generali di Verona, assegnata a Gruppo ICM da Torre SGR per conto di Fondazione Cariverona, e l'incarico affidato da ENEL per la progettazione e realizzazione del polo logistico di Carpi.

Parallelamente ai lavori acquisiti sul mercato nazionale, inoltre, il gruppo vicentino continua nella strategia di crescita e sviluppo sui mercati esteri: Gruppo ICM e SIMEST, società che insieme a SACE costituisce il polo dell’export e dell’internazionalizzazione del Gruppo CDP, hanno infatti sottoscritto un aumento di capitale di Delma Engineering UK Ltd, controllante inglese delle principali società estere di Gruppo ICM.  L'aumento di capitale sociale di Delma Engineering UK è stato sottoscritto per il 55% da Gruppo ICM e per il 45% da SIMEST e ha come obiettivo il rafforzamento di Gruppo ICM sui mercati internazionali per sostenere il piano investimenti in macchinari e attrezzature per le commesse internazionali e la penetrazione commerciale in nuovi mercati.

 

Il Gruppo ICM – Impresa Costruzioni Maltauro, tra i top player italiani del settore delle costruzioni, è attivo con diverse società nei grandi lavori di ingegneria civile, industriale e infrastrutturale e opera come General Contractor sia in Italia che all’estero. Oltre al core business delle costruzioni, il Gruppo è presente con realtà consolidate nei settori della prefabbricazione, dell’ecologia e dell’estrazione e trasformazione di basalto. Le società del Gruppo detengono certificazioni di massimo livello per l’esecuzione dei lavori pubblici rilasciate da SOA e dispongono di avanzati e certificati sistemi di qualità e sicurezza.Con oltre 90 anni di storia, il Gruppo ICM conta oggi 650 dipendenti tra Italia ed estero e ha cantieri in più di 17 paesi nel mondo. Ha chiuso il 2016 con un fatturato di 340 milioni di Euro e un Ebitda di 34,8 milioni di Euro.

Lo rivela una Indagine condotta Altroconsumo, l'associazione che si occupa della tutela e dell’informazione dei consumatori a livello nazionale ed internazionale.

 

 

In uno scenario di profondi mutamenti per l’economia e la finanza globale, lo stato di salute delle banche è diventato un elemento cruciale di valutazione. Da due anni Altroconsumo, associazione italiana che si occupa della tutela e dell’informazione dei consumatori a livello nazionale ed internazionale, conduce un’indagine sull’affidabilità del sistema bancario italiano passando al setaccio un campione di oltre 300 istituti di credito. BCC San Marzano si riconferma anche nel 2017 tra le prime 29 banche in Italia per affidabilità.(vedi allegato all'articolo). 

La votazione è avvenuta sulla base di “stellette”, assegnate in una scala da 1 a 5, a seconda dell’affidabilità di ogni istituto di credito. Due sono stati gli indicatori presi in considerazione da Altroconsumo: il  “common equity tier 1″ (CET1) e il “total capital ratio”. Entrambi mettono in relazione il patrimonio della banca al totale degli impegni assunti, come ad esempio la concessione dei prestiti. La BCC San Marzano ha ottenuto il massimo dei voti, ossia 5 stellette, riconfermandosi un punto di riferimento solido per risparmiatori e imprese nel territorio. Non a caso a settembre 2017 ha registrato un Cet 1 Ratio del 19,79%, al di sopra della soglia minima imposta dalla Bce (pari al 10,5%), come anche della media delle banche nazionali (pari al 12% dato aggiornato al 31/12/2016) ed in particolare del credito cooperativo italiano (pari 16,9% dato aggiornato al 30/09/2017)

“E’ un riconoscimento che arriva in una fase di grandi cambiamenti per il mondo del credito cooperativo – ha dichiarato il direttore generale Emanuele di Palma - e che premia il nostro modo di essere banca di prossimità da oltre 60 anni, nel segno della sana e prudente gestione nonché della soddisfazione del cliente e della vicinanza alla comunità di riferimento. Il nostro auspicio è di  continuare ad operare seguendo i principi ispiratori del Credito Cooperativo, preservandone la mutualità prevalente e il radicamento nel territorio, con la garanzia di aver aderito ad un gruppo solido, efficiente ed innovativo, che si sta costituendo sotto la guida di Cassa Centrale Banca”.

 

Ilva, Ancora degrado. USB continua a denunciare lo stato di abbandono e di mancanza di sicurezza in cui versa lo stabilimento di Taranto. “Questa mattina abbiamo fotografato il tetto del capannone CCO1 che, nonostante le nostre ripetute segnalazioni in questi anni, si presenta sempre più logoro e a rischio crollo - spiega francesco Rizzo, coordinatore provinciale USB -. Anche in questo caso, evidentemente, si attende che qualcuno si faccia male, prima di intervenire”. Solo di ieri l’ennesimo incidente grave e il crollo di alcuni morsetti che hanno sfiorato dei lavoratori. “Non possiamo più accettare tutto questo. Noi continueremo a denunciare e a chiedere che alla sicurezza dei lavoratori, Venga riconosciuto il giusto valore e la giusta attenzione”.

SI RIPORTA IN ALLEGATO AL PRESENTE ARTICOLO IL TESTO COMPLETO DELL'ACCORDO DI PROGRAMMA PROPOSTO DA REGIONE PUGLIA E COMUNE DI TARANTO. OGNUNO DI NOI POTRA' FARSI UN'IDEA SUI CONTENUTI E SULLA SUA OPPORTUNITA', FARE LE PROPRIE CONSIDERAZIONI E VALUTAZIONI ED ESPRIMERE IL PROPRIO PARERE SU UNA QUESTIONE CENTRALE PER IL FUTURO DELLA CITTA' DI TARANTO E DELLA SUA PROVINCIA. E' UN MOMENTO MOLTO DELICATO PER IL TERRITORIO COMUNALE E PER L'INTERA  PUGLIA. OCCORRE, A NOSTRO PARERE SEGUIRE UNA STRADA, UNA STRADA BEN DELINEATA CHE PORTI A CONIUGARE, SENZA SE E SENZA MA, IL LAVORO E L'AMBIENTE, LA SALUTE E L'ECONOMIA, LO SVILUPPO E L'OCCUPAZIONE. E' IL MOMENTO DELLE SCELTE, E' IL MOMENTO DI LASCIARE DA PARTE LA POLITICA E PENSARE E LAVORARE IN QUESTA DIREZIONE. SU UNA COSA SIAMO CERTI CHE SENZA I RICORSI DI REGIONE E COMUNE DI TARANTO PROBABILMENTE NON STAREMMO QUI A DISCUTERE ED A DIBATTERE SUL NOSTRO FUTURO. 

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