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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
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Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1912)

Nuove contestazioni da Taranto per il premier Matteo Renzi. Una delegazione di lavoratori del Sistema camerale tarantino (Camera di commercio, Azienda speciale Subfor, CSA Consorzio Servizi Avanzati, Unioncamere Puglia e Società di sistema) ha partecipato sabato 13 settembre alla manifestazione di protesta svoltasi presso la Fiera del Levante a Bari contro la riforma delle Camere di commercio imposta dal Governo.

"Unendosi ai dipendenti delle altre Camere pugliesi - si legge nel documento dei dipendenti del sistema camerale tarantino - e portando un messaggio unitario sintetizzato in un documento, fra molte difficoltà consegnato al Presidente del Consiglio nel corso della inaugurazione della Fiera del Levante, anche i lavoratori tarantini hanno inteso ribadire la ferma opposizione ad un disegno di riordino che di fatto smantella il Sistema camerale italiano con gravissimi rischi per il già fragile tessuto imprenditoriale, per la tutela della legalità economica e per la promozione dei territori, nonché con certe e drammatiche ricadute occupazionali. Da mesi, ormai, va avanti, nella più assoluta indifferenza del Governo Renzi, una forma di protesta pacifica dei lavoratori camerali pubblici e privati, fortemente preoccupati innanzitutto per i tagli alle entrate delle Camere di commercio previsti dal D.L. 90/2014 (legge 114/2014), poi per i contenuti del Disegno di legge delega AS 1577,  attualmente in discussione nella I commissione Affari costituzionali in Senato, che, all'art.9, propone una incomprensibile riforma priva di vere ragioni economico – funzionali ed amministrative.In particolare, con riferimento al trasferimento del Registro delle imprese al Ministero dello Sviluppo economico, che si avvarrebbe di non ben definite amministrazioni a livello territoriale, perché togliere alle Camere di commercio un registro informatico e di gestione telematica della documentazione di indubbia efficacia, efficienza e con un alto grado di innovazione? Riforma che secondo Unioncamere comporterà un abbattimento del PIL nazionale e circa 2.500 esuberi nel Sistema camerale, cifra quest'ultima sottostimata secondo i lavoratori e che, a seguito dei tagli e delle novità eventualmente introdotte con il riordino, potrebbe essere addirittura superiore. In particolare, per l'area tarantina, già fortemente provata da un tasso di disoccupazione elevatissimo, ciò significherebbe l'ennesimo incremento nel numero delle persone disoccupate e, con ogni probabilità, anche considerata l'età media, non immediatamente occupabili".

I lavoratori della Camera di commercio di Taranto ricordano che "come già fatto con un documento trasmesso al premier, al ministro Madia e agli organi di informazione in estate e come ribadito insieme all'intero sistema camerale nazionale nelle manifestazioni nazionale del 23 luglio a Roma e regionale dello scorso sabato a Bari, i lavoratori della Camera di commercio di Taranto, dell'Azienda speciale Subfor, del CSA Consorzio Servizi Avanzati, dell'Unioncamere Puglia e delle Società di sistema chiedono nuovamente al Governo Renzi di interrompere una incomprensibile "congiura del silenzio" sull'argomento ed avviare un confronto diretto con loro e con le organizzazioni sindacali finalizzato ad analizzare gli elementi critici del D.L.90/2014 e del Ddl AS 1577 e a salvaguardare i livelli occupazionali".

Di seguito il testo integrale del documento consegnato a Matteo Renzi lo scorso 13 settembre.

CAMERE DI COMMERCIO:

VALORE AGGIUNTO PER L’ECONOMIA DEL PAESE

(NO ALLA DISMISSIONE DELLE COMPETENZE SI ALLA RIORGANIZZAZIONE)

 

Il progetto governativo di riorganizzazione delle Camere di commercio previsto dall’art. 9 del disegno di legge delega AS 1577 si sostanzia in una vera e propria rottamazione del Sistema camerale.

 

Il trasferimento del registro delle imprese al MISE e la soppressione del diritto annuale danno attuazione ad un percorso incomprensibile di smantellamento di un sistema di gestione telematica e digitale eccellente per efficienza ed innovazione.

 

La riforma così come proposta dal governo avrebbe una ricaduta sul sistema camerale in termini di servizi (impossibilità di erogare un qualsivoglia servizio) e sui livelli occupazionali (licenziamenti e mobilità) andando ad incidere negativamente su un sistema economico ed occupazionale che tutti gli indicatori danno già disastroso.

 

I dipendenti del sistema cameralecondividono la necessità di una riforma incisiva (con l’obiettivo di adeguare i servizi alle imprese ed ai territori di riferimento alle nuove sfide poste dalle straordinarie trasformazioni economiche che si sono manifestate negli ultimi anni), vogliono essere protagonisti del cambiamento e chiedono una riforma che rimoduli i compiti e le funzioni da svolgere.

 

Oggi il sistema delle imprese può disporre  di un ente:

  • vicino”, aperto e prossimo al territorio, fatto di persone e professionalità;
  • veloce”, con una media dei tempi di attesa migliore in assoluto rispetto alle altre Pubbliche Amministrazioni;
  • informato ed informatizzato”, dotato di un patrimonio di dati unico. Il Registro delle Imprese è l’archivio più completo ed aggiornato della realtà produttiva italiana, il cui funzionamento è preso come modello da adottare nel resto d’Europa. Inoltre, è strumento fondamentale per la tutela della legalità del sistema economico;
  • trasparente e virtuoso”, che non grava sulla spesa pubblica (anzi, contribuisce alle entrate statali cui versa quota dei suoi risparmi oltre agli oneri sociali e fiscali) e che si èadeguato alla normativa sulla trasparenza ed a quella sulla spending review, diversamente dalla gran parte delle Amministrazioni dello Stato;
  • che investe le risorse a favore della promozionedel territorio di competenza, ad esempio finanziando i Consorzi Fidi perché prestino garanzie alle imprese per l’accesso al credito, sostenendo l’internazionalizzazione, l’innovazione e l’aggregazione del tessuto produttivo e commerciale.

 

La vera riforma del sistema camerale deve prevedere losnellimento delle governance:

  • elezione diretta degli organi da parte delle imprese;
  • un numero limitato di consiglieri;
  • indennità di funzione (abolizione o drastica riduzione)
  • gratuità degli incarichi ricoperti in rappresentanza dell’ente.

 

I dipendenti del sistema camerale propongono che vengano ridefinite funzioni e compiti, che venga privilegiata una effettiva semplificazione amministrativa e vengano potenziate le attività di supporto, orientamento ed assistenza alle imprese (servizi specialistici).

 

La competenza e la professionalità dei dipendenti del sistema camerale devono essere utilizzate per un reale rilancio dell’economia (no alla rottamazione delle conoscenze).

 

CHIEDIAMO CHE VENGANO ASCOLTATE LE ISTANZE DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI DEL SISTEMA CAMERALE E CHE VENGA AVVIATO UN CONFRONTO DIRETTO CON I LAVORATORI E LE ORGANIZZAZIONI SINDACALI.

 

Comunicato a firma dei MeetUp Jonici (Amici di Beppe Grillo di Taranto e provincia).

 

 

Laeroporto-di-Grottaglie.jpg

Un territorio, quando ben amministrato, sfrutta tutte le opportunità di sviluppo legate sia alle proprie naturali vocazioni e potenzialità che al trend di mercato nei settori strategici delle attività produttive che lo caratterizzano. Attirare economie nell’ottica di uno sviluppo sostenibile è, poi, un dovere imprescindibile, perché la crescita economica dovrebbe sempre essere coniugata con un’equa distribuzione delle risorse e con la tutela e la salvaguardia dei patrimoni e delle risorse naturali.

Purtroppo, però, se consideriamo uno dei più potenti volani della nostra economia, ovvero l’aeroporto “Arlotta” di Grottaglie - Taranto, anche solo per l’indotto che può generare, non possiamo di certo sentirci grati nei confronti della Regione Puglia che lo ha sempre trascurato non garantendo, quindi, uno sviluppo omogeneo ed equitativo di tutti e quattro gli aeroporti pugliesi. Una reiterata mancanza di rispetto di leggi e regole sottoscritte e  violate per anni impunemente hanno contraddistinto l’azione di una Regione che, per la sua politica poco lungimirante e la sua indifferenza verso la città di Taranto, continua a farla ricadere nel baratro ogni volta che tenta di risollevarsi, credendo nella sua possibile rinascita.

Per fare una breve storia, ricordiamo che i quattro aeroporti pugliesi sono gestiti da una società “l'Aeroporti di Puglia”, detenuta per il  99,4% dalla Regione e questo rappresenta un unico caso anomalo in Italia, perché in ogni regione ci sono più società, una per ogni aeroporto. Solo in Puglia c’è questa situazione anomala che vede 4 aeroporti gestiti da un’unica società, tra l’altro sotto l’egida della Regione.

La gestione dei quattro aeroporti pugliesi di Bari, Brindisi, Foggia e Taranto Grottaglie è stata assegnata, in regime di un’unica concessione quarantennale, con Convenzione n. 40 del 25/01/2002 e successivo Decreto interministeriale n. 4269 del 6/03/2003, ad Aeroporti di Puglia S.p.A.; ed è proprio tale Convenzione a non esser  rispettata ormai da 11 anni. Per citare solo qualche grave inadempienza, ricordiamo che la Convenzione di concessione attribuisce alla Concessionaria, tra gli altri, i seguenti obblighi:

art. 2 comma 5:

a. "La concessionaria definisce e attua le strategie e le politiche commerciali più opportune per lo sviluppo di ciascun aeroporto, anche in relazione alle esigenze del bacino di traffico servito";

(A tal proposito, è infatti da considerare la collocazione di Taranto in area strategica per le comunicazioni intermodali, a ridosso di  due Regioni (la Calabria e la Basilicata) che, non avendo aeroporti vicino, potrebbero sostenere la domanda di una notevole utenza per i voli passeggeri di linea; l’ampiezza del bacino di utenza è di 681.983 unità, quadrilatero compreso nelle province di Taranto, Matera e Cosenza situate a distanze maggiormente favorevoli rispetto agli aeroporti di Bari e soprattutto Brindisi. L’Arlotta può considerarsi, con facili collegamenti stradali e ferroviari, complementare agli aeroporti di Bari e Brindisi, potendo ospitare anche aerei intercontinentali, essendo con i suoi 3200 metri di estensione la terza pista più lunga d’Italia, potendo richiamare così anche le vivaci economie dell’estremo Oriente, dell’India, della penisola arabica);

art. 4:

a. "La concessionaria provvede, con onere a proprio carico, quale complesso di beni, attività e servizi
      organizzati destinati direttamente o indirettamente alle attività aeronautiche, adottando ogni
      opportuna iniziativa in favore delle comunità territoriali vicine, in ragione dello sviluppo
      intermodale dei trasporti e adottando altresì le iniziative dirette ad assicurare, d’intesa
     con l’E.N.A.C., anche mediante provvedimenti di ricollocazione all’interno del sedime
     aeroportuale, lo svolgimento delle attività di aviazione generale comunque compatibili
     con l’operatività aeroportuale;
b
.   "organizzare e gestire l’impresa aeroportuale garantendo l’ottimizzazione delle risorse
        disponibili per la produzione di attività e di servizi di adeguato livello qualitativo, nel rispetto
        dei principi di sicurezza, di efficienza, di efficacia e di economicità e di tutela dell’ambiente
";
        (L’eventuale problema di sostenibilità economico-finanziaria sarebbe ampiamente controbilanciato
         dai ragguardevoli benefici che l’aeroporto genererebbe a livello economico-sociale per la
         collettività, considerando gli effetti propulsivi sull’economia, sul turismo e sull’indotto
         occupazionale che conseguirebbero);

art. 14:

Nei casi previstidal Codice della Navigazione, nel caso di gravi ovvero reiterate violazioni della
  disciplina relativa alla sicurezza, in caso di mancata presentazione del Piano Regolatore Generale
  di ciascun aeroporto nei termini indicati, di mancato ed immotivato rispetto del programma di
  intervento e del piano degli investimenti o di grave e immotivato ritardo nell'attuazione degli stessi
  o al verificarsi di eventi da cui risulti che la concessionaria non si trova più nella capacità di
gestire
  gli aeroporti, l’E.N.A.C., con provvedimento motivato, dispone la revoca della concessione e
  contestualmente nomina un commissario per la gestione operative dell’aeroporto”.

Inoltre, diversamente da quanto disposto dall’art. 5, comma 1 lettera B) della menzionata Convenzione di concessione, dall’art.704 del Codice della Navigazione e dall’art. 7, comma 3, del D.M. 521/1997, alcun Contratto di programma sembra essere stato sottoscritto tra l’ENAC e Aeroporti di Puglia S.P.A. per l’Aeroporto di Taranto; quando, invece, l’affidamento in concessione è subordinato alla sottoscrizione della convenzione e del contratto di programma.

Gli unici Accordi di programma, al contrario regolarmente sottoscritti per gli Aeroporti di Bari e di Brindisi, non prevedono alcun riferimento alle linee programmatiche di sviluppo per l’Aeroporto di Taranto e di Foggia. Pertanto, non essendo stato sottoscritto alcun unico contratto di programma per i quattro scali pugliesi, a far data dalla sottoscrizione della Convenzione (2002) ad oggi, si evidenzia una grave irregolarità perpetrata nel tempo da parte di Aeroporti di Puglia S.P.A. e dall’ENAC.

Ciò che inoltre viene spontaneo chiedersi  è come sia possibile che la società ADP, oltre  a non rispettare una convenzione da lei sottoscritta, possa anche agire in deroga alle disposizioni della Comunità Europea che, tra l’altro, ha chiesto di migliorare le infrastrutture e le vie di accesso per gli aeroporti e ai principi della nostra Costituzione (art.16) che garantisce il diritto alla mobilità e alla libera circolazione.

Sembra invece che il "sistema aeroportuale" che la Regione Puglia vanta di amministrare abbia invece significato finora  possibilità per un unico soggetto amministrativo di scegliere quali aeroporti pugliesi sviluppare e quali dimenticare.

Ma noi vorremmo ricrederci! E’ infatti con nuova speranza che leggiamo delle nuove linee guida adottate dalla Commissione europea che prevedono oltre ad aiuti di stato per la costruzione e l'ampliamento di infrastrutture  per gli aeroporti,  anche aiuti al funzionamento degli aeroporti regionali con numero di passeggeri inferiori a 3 milioni (ai quali sarà concesso un periodo di transizione di 10 anni per permettere l'aggiustamento del modello di business in modo che al suo termine possano essere finanziariamente autonomi) e ad aeroporti regionali con meno di 700mila passeggeri per i quali ci sarà, invece, un regime speciale con più aiuti consentiti e un riesame della situazione tra 5 anni. Inoltre saranno permessi, anche se per un limitato periodo di tempo, aiuti pubblici alle compagnie aeree per avviare nuove rotte. Queste nuove misure di politica economica a vantaggio della mobilità dei cittadini, in Puglia, possono essere applicate per buona parte solo per l’aeroporto di Grottaglie-Taranto; se non si vorrà aprire l’Arlotta ai voli passeggeri di linea, molti di questi finanziamenti saranno persi, perché non possono essere dirottati o utilizzati per altri scali. Allora, se la Regione Puglia volesse dimostrare concretamente il suo impegno per lo sviluppo dell'area jonica, non potrà non sfruttare questa preziosa opportunità di sviluppo e crescita di una provincia che da tanto attende un meritato riscatto.

 


 

Nota del Segretario Generale della SLC CGIL, Andrea Lumino.                                                                                                    

 

Generalmente è facile pensare che gli episodi di sfruttamento(per usare un termine gentile) di lavoro, con condizioni improponibili ed oltre i limiti della dignità del lavoratore, siano lontani da noi e dalle nostre realtà: in questo caso, invece, denunciamo un call center che si trova a Taranto, in città, in una delle vie più trafficate.

Si tratta di un call center che lavora per la commessa “FASTWEB”, monocommittente, che, a seguito delle segnalazioni che ci sono state fatte dai collaboratori, sarebbe al di fuori di ogni limite di legge e di buonsenso nella gestione delle persone.

Per quanto ci è stato riferito, infatti, si tratterebbe di un' ”azienda” che non paga in base a quanto previsto dall'accordo sindacale del 2013, paga i compensi in base alle simpatie/antipatie del datore di lavoro che decide di premiare o penalizzare i collaboratori, che dice ai lavoratori che chiedono spiegazioni "questo è se ti sta bene altrimenti vai a casa", che ha le telecamere nelle sale puntate sui lavoratori e sui pc mentre lavorano(avranno rispettato la legge 300???), che manda a casa i lavoratori se chiedono spiegazioni sulle bustepaga fantasiose o se si trattengono un minuto di più nel bagno.

Peraltro, è un'azienda nella quale(e ce ne rammarichiamo), esisterebbe un accordo tra la stessa azienda ed un'altra sigla sindacale(sigh!) per cui i lavoratori che non raggiungono l'obiettivo di 1 contratto ogni 14 h percepirebbero un compenso di 2,5 euro all'ora, nemmeno i 5 pattuiti originariamente: come fa una sigla sindacale a firmare accordi capestro di questo genere e poi venire con noi a manifestare a Roma quando chiediamo regole uguali per tutti e più dignità per i lavoratori?

spiuchiamo quanto prima un intervento dell'Ispettorato del Lavoro, da noi sollecitato, altrimenti, nel giro di qualche settimana, indiremo una manifestazione fuori i cancelli di quell'azienda e porteremo i dirigenti della SLC CGIL di Taranto a manifestare contro chi è responsabile della giungla in cui versa questo settore e gridare rispetto e dignità per chi è costretto ad accettare quelle tristi condizioni di lavoro pur di avere un minimo reddito.

Ci piacerebbe che il Premier Renzi venisse a conoscere queste realtà, a vedere realmente cosa succede nel mondo del lavoro; parla di una sociuetà che non può avere lavoratori di serie A(al Premier ci verrebbe da chiedere se i lavoratori di TP e degli altri call center stabilizzati rientrano in questa categoria) e lavoratori di serie B: noi condividiamo, ma non vorremmo che la sua impostazione di rendere tutti uguali si volga verso il basso,cancellando l'art 18 e facilitando i licenziamenti, dove realtà come quella di questo call center siano legalizzate e normali

 

 

 

 

                                                                                  

Giovedì, 18 Settembre 2014 17:49

LAVORO - Una redazione per i giornalisti free lance

Scritto da

Firmata la convenzione tra Consiglio Regionale, Ordine dei Giornalisti della Puglia e Assostampa Puglia per l'uso delle sale della Biblioteca Regionale per i collaboratori che lavorano fuori dalle redazioni

E' stato sottoscritto, stamattina, 17 settembre,  presso il padiglione 152 bis, della Fiera del Levante, il protocollo d'intesa tra Consiglio Regionale della Puglia, Ordine dei Giornalisti della Puglia e Assostampa Puglia, per la sala riunioni  dedicata ai giornalisti iscritti all’ Ordine, ai free lance e in particolare ai collaboratori che lavorano fuori dalle redazioni.

A firmarlo sono stati il  presidente del Consiglio Regionale della Puglia, Onofrio Introna Puglia,  il presidente dell'Ordine dei Giornalisti di Puglia, Valentino Losito e il presidente Assostampa Puglia, Raffaele Lorusso.

I locali sono in via Giulio Petroni 19/a, Bari, sede della Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia nelle vicinanze della Stazione Centrale delle Ferrovie dello Stato, e saranno aperti dalle ore 9 alle 19.30, dal lunedì al venerdì, e oltre le 19.30 in occasioni speciali previo accordo con Consiglio Regionale e il Servizio Biblioteca e Comunicazione Istituzionale.

L'accesso sarà consentito gratuitamente a tutti i giornalisti, previa esibizione del tesserino, a loro disposizione ci saranno 6 postazioni internet di cui 2 dotate di Pc con  4 linee telefoniche. Tutti gli ambienti a disposizione dei giornalisti sono dotati di Wi-fi gratuito, wall display, con la possibilità di consultare riviste specializzate e  32 testate di quotidiani italiani e stranieri.

Per i  giornalisti  della radio e della televisione dotati di attrezzature proprie, avranno a  disposizione una sala per interviste e registrazioni.  Gli ambienti potranno essere  utilizzati anche per: incontri e conferenze.

Altre 5 postazioni sono disponibili presso l'ufficio stampa del Consiglio Regionale, in via Giuseppe Capruzzi, 212. Tel. 080.540.25.12

Per informazioni, tel. 0805402770, e-mail:  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.  Twitter: @TecaMediterrane - YouTube: Teca del Mediterraneo – Facebook: Biblioteca Cons. Reg. Puglia. http://biblioteca.consiglio.puglia.it

 

 

Giovedì, 18 Settembre 2014 17:27

REGIONE - Tempa Rossa, audizione in V commissione Ambiente

Scritto da

"Su mia richiesta il Presidente Filippo Caracciolo, che ringrazio per la tempestività, ha convocato la V Commissione “Ambiente” presso la sala “Guaccero” del Consiglio Regionale (mercoledì 24  alle ore 13) per approfondire il tema del Progetto Tempa Rossa dell’Eni di Taranto". A darne notizia è il consigliere regionale di Sel Alfredo Cervellera che spiega come la sua richiesta sia motivata dal parere favorevole espresso dall’arch. Latrofa, in rappresentanza della Regione, su questo progetto, nell’ambito della Conferenza di Servizi decisoria convocata presso il Ministero dell’Ambiente a Roma, lo scorso 17 luglio.
"Su questo aggiunge Cervellera -  ho presentato un’interrogazione urgente, su cui non ho ancora avuto risposta, per avere contezza della volontà politica della Giunta regionale su questo progetto, affinché si possa fare argine al tentativo del Governo di attuarlo contro la volontà delle Comunità locali. Ho ricordato che il Consiglio comunale di Taranto si è espresso per ben due volte, nel 2012 e 2014, all’unanimità contro questo intervento, e che il Consiglio regionale ha approvato la Legge n°21 del 24.07.12, di cui fui primo firmatario, che prevede specificatamente all’art.6 c.9 il Rapporto sulla Valutazione del Danno Sanitario, come “elemento essenziale per la formulazione dei pareri di competenza regionale” nei casi di AIA di competenza statale. Rapporto di Vds - prosegue Cervellera - che non mi pare sia stato redatto o presentato nella citata conferenza di servizi al ministero dell’Ambiente".
All’audizione sono stati invitati a partecipare il commissario prefettizio della Provincia, Mario Tafaro, il sindaco di Taranto Ezio Stefàno, il presidente dell’Ordine dei medici e della sua commissione Ambiente di Taranto, Cosimo Nume, l’Arpa, l’Asl di Taranto oltre che le associazioni Legambiente, Italia Nostra, WWF e Isde Puglia.
"La situazione ambientale e sanitaria a Taranto dal 2011, da quando fu espresso il parere favorevole dalla Giunta regionale all’Aia ad oggi è andata peggiorando, come dimostrano il recente rapporto Sentieri e quello dell’Isde- Mi auguro vivamente - aggiunge Cervellera - che il presidente Vendola (ma sono certo che lo farà) sia presente all’audizione per recepire la preoccupazione e  l’allarme sociale che si sono alimentate nella città di Taranto dall’ attuazione di tale progetto al fine di adoperarsi attivamente, così come sta facendo per la Tap, per impedire al Governo di perpetrare un altro scempio nel nostro territorio. Su questo argomento - conlude il consigliere regionale - ho predisposto una mozione che sarà portata in discussione nel prossimo Consiglio regionale. Dopo l’Ilva, basta con regali… avvelenati, non abbiamo bisogno di altri TAP…pi allo sviluppo alternativo di Taranto e Provincia". 

" Ogni giorno Taranto subisce le ferite provocate dall'inquinamento e da un modello di sviluppo , che ha concentrato e sta concentrando in questa città le attività più insalubri d'Italia "- è quanto dichiara Angelo Bonelli coportavoce nazionale dei Verdi commentando lo sversamento a mare di una grossa quantità di olio combustibile  nel mar Grande proveniente dallo stabilimento Ilva.
" Quello che accade in questa città è semplicemente inaccettabile e i danni all'ambiente e alle persone sono incalcolabili. Ancora una volta dobbiamo assistere all'inquinamento del mare causato da benzina,olio combutibile o petrolio- denuncia il leader dei Verdi -. " I rischi che Taranto e il suo mare correrà con il progetto Tempa Rossa saranno triplicati considerato che aumenterà la presenza delle navi petroliere nel mar Grande. Perchè si vuole condannare questa città ad un futuro di veleni e inquinamento ?" -continua Bonelli.
" Chiedo che sia fatta chiarezza e questo incidente conferma che nello stabilimento Ilva la situazione è ormai fuori controllo come dimostrano i gravi incidenti che si stanno susseguendo negli ultimi mesi nella fabbrica " conclude Bonelli.

 

 Parole pronunciate dal Presidente di Confindustria, Vincenzo Cesareo nella conferenza stampa di presentazione del progetto alla Città.

 

Total E&P Italia, insieme ai suoi partner Shell Italia E&P e Mitsui E&P Italia B, in collaborazione con Confindustria Taranto ha organizzato  presso la sede della Confederazione, un incontro di presentazione del progetto Tempa Rossa (LEGGIBILE INTERAMENTE NEL PRIMO ALLEGATO ALLA NOTA).

Il progetto, di cui è titolare la joint venture Total – Shell – Mitsui, prevede lo sviluppo di un giacimento petrolifero situato in Basilicata, nell’alta valle del Sauro. Si tratta di uno dei principali progetti industriali del nostro Paese, tra i 128 più importanti al mondo nel settore Oil & Gas, interamente sostenuto da capitali privati.

 A regime, l’impianto raggiungerà una capacità produttiva giornaliera di 50.000 barili di petrolio, 230.000 m³ di gas naturale, 240 tonnellate di GPL e 80 tonnellate di zolfo e consentirà di aumentare di circa il 40% la produzione nazionale italiana di greggio, oltre ad assicurare un gettito fiscale per l’Italia di diverse centinaia di milioni di euro l’anno. Il progetto prevede lo sviluppo dell’omonimo Centro Olio ubicato in Basilicata, con un volume di investimenti complessivo di 1.6 Mld di € (senza alcun contributo pubblico) tanto che oggi è tra i principali progetti privati di sviluppo industriale in corso in Italia.

Obiettivo dell’incontro è stato illustrare il progetto e gli interventi che saranno realizzati per Tempa Rossa da Eni in quanto proprietaria dell’area su cui insisteranno gli impianti all’interno della raffineria di Taranto. Si tratta di interventi di adeguamento logistico per lo stoccaggio e la movimentazione del greggio; le opere previste costituiranno solo la parte terminale del Progetto Tempa Rossa e non comporteranno alcun incremento della capacità di lavorazione della Raffineria. Nessuna trasformazione del prodotto verrà dunque realizzata in loco, rappresentando Taranto soltanto la base logistica di Tempa Rossa, indispensabile però per il completamento del progetto.

Gli interventi da attuare prevedono la costruzione di 2 nuovi serbatoi dedicati al greggio di Tempa Rossa (che si andranno ad aggiungere ai circa 130 presenti attualmente in Raffineria), il prolungamento per circa 350 metri dell’esistente pontile con sistemi di accosto per le navi e le dotazioni di sicurezza, la realizzazione di un nuovo sistema di recupero e trattamento dei vapori provenienti dal caricamento delle navi e di  un sistema di raffreddamento del greggio per portarlo alla temperatura di stoccaggio e, infine, la realizzazione di alcune opere accessorie, come per esempio la sala tecnica e un nuovo sistema antincendio.

Nel corso dell’incontro particolare attenzione è stata dedicata agli aspetti di compatibilità ambientale degli interventi, ai riflessi positivi sull’economia portuale e ai risvolti occupazionali, in un’ottica di condivisione trasparente di informazioni e confronto su un progetto così importante per la Città di Taranto.

Il progetto non determinerà alcun incremento delle emissionirispetto ad oggi grazie all’attuazione di un piano di interventi gestionali e tecnologici d’avanguardia in grado di mantenere le emissioni totali della Raffineria inalterate. Gli interventi previsti in Raffineria saranno infatti tali da assicurare che ad ogni nuova emissione corrisponderà una uguale riduzione di emissioni, come previsto dal progetto approvato dal Ministero dell’Ambiente. 

I 2 nuovi serbatoi saranno posti a quota ribassata, nel rispetto dei vincoli paesaggistici, e l’ubicazione delle infrastrutture di stoccaggio è all’interno del perimetro della Raffineria, che quindi rimane invariato.

Dal punto di vista dei risvolti occupazionali, si è stimato che il cantiere per la realizzazione delle opere legate a Tempa Rossa impiegherà circa 50 imprese tra lavori civili, meccanici ed elettrici (soggetti il cui numero potrà subire delle oscillazioni in fase di realizzazione dell’opera), contribuendo dunque alla creazione, in fase di costruzione, di 300 posti di lavoro a Taranto. Si prevede inoltre, una volta in esercizio le nuove infrastrutture, un impatto positivo sull’indotto dei servizi portuali, sui diritti di ingresso delle navi da versare al Porto di Taranto e sugli operatori della Dogana e della Capitaneria di Porto. Per i soli servizi portuali, infatti, circa 25 persone sono impegnate all’arrivo di ogni nave, e tra queste ci sono i piloti, i rimorchiatori con il relativo equipaggio, gli ormeggiatori, gli addetti all’antinquinamento e gli addetti antincendio. A questo bisogna aggiungere l’indotto derivante dal rifornimento viveri per la nave, dal recupero delle acque di sentina e dal rifornimento carburanti. Tutti questi servizi generano un giro d’affari dell’ordine di diversi milioni di euro all’anno.

Il traffico navale prodotto da Tempa Rossa raggiungerà al massimo 90 navi all’anno per le attività di carico, ovvero in media 1 nave ogni 4 giorni. Nel porto di Taranto nel 2013 sono transitate oltre 1.300 navi, delle quali 300 hanno riguardato la Raffineria. Confrontato ad oggi, con il Progetto Tempa Rossa l’aumento delle navi rispetto al totale sarebbe quindi  inferiore al 7%. Questo incremento da un lato contribuirà a risollevareil traffico marittimo colpito in questi ultimi anni da una forte contrazione (oltre mille navi in meno all’anno dal 2008 ad oggi), fornendo un contributo al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo strategico previsti per il porto di Taranto, ma allo stesso tempo si presenta come assolutamente compatibile con tutte le infrastrutture del porto. La maggiore movimentazione del greggio, infine, non comprometterà la diversificazione delle attività del porto; basta infatti guardare come in Italia i porti che movimentano più greggio siano anche quelli a maggiore vocazione merci e passeggeri (come ad esempio Genova, Trieste, Civitavecchia, Napoli). 

Nel corso dell’incontro con i media è stato presentato anche il leaflet “Tempa Rossa a Taranto. Domande e risposte per fare chiarezza”; uno strumento pensato per dare informazioni ai diversi attori – cittadini, politici, mondo dell’informazione – interessati e coinvolti nel progetto.

“Questo incontro – ha dichiarato Roberto Pasolini, Direttore Commerciale e Comunicazione Total E&P Italia (NELLA FOTO), in rappresentanza della Joint Venture Tempa Rossa– è un tassello del percorso di informazione sul territorio che perseguiamo nel portare avanti le nostre attività e che trova il suo fondamento su una solida politica di trasparenza e di confronto con le comunità locali che sono coinvolte dalle nostre attività. Per questo abbiamo pensato ad un leaflet che aiutasse a fare chiarezza su tutti quei punti sui quali si concentrano ancora oggi le maggiori preoccupazioni della comunità. Un leaflet semplice con domande e risposte chiare, che vuole essere un punto di partenza di una serie di attività informative che Total e i suoi partner metteranno in campo per favorire il dialogo e il confronto con l’intera comunità tarantina”.

“Per la nostra economia è un volano irrinunciabile – ha dichiarato il Presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareoche peraltro darà un impulso non indifferente allo sviluppo della portualità nell'ottica della movimentazione e quindi di maggiori livelli di competitività del porto di Taranto. Noi siamo fortemente convinti della bontà di questo progetto ma vogliamo che anche la comunità lo possa conoscere nella sua interezza. A questo proposito sarà organizzato a breve, unitamente alla joint venture, un confronto pubblico al quale saranno invitate anche tutte quelle espressioni ambientaliste del territorio che si oppongono a Tempa Rossa affinchè ci sia un confronto serio e costruttivo. Siamo i primi a non volere progetti calati dall'alto bensì chiari e soprattutto condivisi”.

NEL SECONDO ALLEGATO SI RIPORTA ANCHE UNA BROCHURE CONTENENTE 12 DOMANDE E 12 RISPOSTE SULLE QUESTIONI PIU' RILEVANTI CHE ATTENGONO IL PROGETTO TEMPA ROSSA.

 

E' il titolo dell'attivo per i quadri e delegati della SLC (Sindacato Lavoratori della Comunicazione) CGIL Taranto dipendenti di Poste Italiane.  L'iniziativa, che si terrà il 23 settembre mira a fare chiarezza sulla situazione dell'azienda e sulle garanzie occupazionali e contrattuali dei lavoratori.      La locandina dell'iniziativa:

Martedì, 16 Settembre 2014 06:31

SAN MARZANO - La Filiale BCC Intelligente è realtà

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E' operativa, a disposizione di soci e clienti, la nuova filiale di San Marzano di San Giuseppe. Con la nuova agenzia, la BCC San Marzano di San Giuseppe inaugura un percorso sempre più marcatamente orientato alla tecnologia e innovazione. La nuova sede,allocata proprio di fronte alla vecchia filiale, infatti, presenta spazi più confortevoli e una serie di innumerevoli servizi che potranno essere erogati anche al di fuori degli orari di apertura, a cominciare dai bancomat che potranno essere utilizzati non solo per prelievi e versamenti, ma anche per gli assegni. Le somme di denaro versate, inoltre, dopo apposite verifiche gestite in maniera autonoma dalla macchina, saranno rese disponibili per gli utenti che potranno prelevare, annullando di fatto il rischio dell’esaurimento di euro dalla cassa.  Il capitolo sicurezza prevede, l’ingresso rapido della clientela con riconoscimento visivo e un moderno sistema di anticamuffamento.
Un deciso passo verso il futuro e quel nuovo concept di intendere la Banca non solo come luogo fisico e con confini ben delimitati. La BCC San Marzano di San Giuseppe, oltre ad essere presente in maniera importante con prodotti e servizi completamente online, mette oggi a disposizione della propria clientela, anche quella tecnologia che consente di accedere alla Banca del futuro, direttamente dai locali dell'Istituto.

 

INTERVENTO DELL'ASSESSORE ALL'AGRICOLTURA DELLA REGIONE PUGLIA FABRIZIO NARDONI 

 

Innovazione significa progresso ma anche miglioramento delle performance ambientali delle filiere. In campo agricolo il concetto di innovazione si lega fortemente non solo allo sviluppo del settore primario ma diviene determinante anche per lo sviluppo delle aree rurali.

Dopo la scommessa lanciata con il progetto Green Road (economia verde e turismo sostenibile), il GAL Colline Joniche della provincia di Taranto, punta ancora una volta al potenziamento delle aree rurali e all’attivazione di dinamiche collaborative tra il mondo dell’impresa e quello della ricerca.

E’ il caso delle due best practice presentate questo pomeriggio dal GAL tarantino alla Fiera del Levante nell’ambito dei work shop programmati all’interno del Salone Agroalimentare (Pad. 18).

Il sistema della conoscenza e dell’innovazione ha svolto, infatti, ruolo fondamentale sia nello sviluppo del progetto di trasformazione delle foglie di vite biologiche per la creazione dell’inedito Pesto di Vite, sia nel più complessivo sviluppo dei processi collegati alla coltura e trasformazione della canapa (cannabis sativa).

Compito del GAL è stato quello di creare l’humus ideale in cui far attecchire queste esperienze proponendole come nuovo modello di sviluppo in grado di restituire competitività ad un comparto fino a ieri considerato statico e antiquato – afferma Franco Donatelli, vice presidente del GAL Colline Ioniche.

Scommessa vinta dunque sia per l’attività di ricerca, sperimentazione e poi realizzazione del Pesto “La Dolce Vite”, frutto di una collaborazione tra aziende private (Tocchi di Puglia e Crismont) e  importanti istituti di ricerca (Nepri), che per il comparto della canapa che ha scelto proprio il Comune di Crispiano per insediare il primo impianto di trasformazione della paglia di cannabis proveniente da i 250 ettari di coltivazioni meridionali di quest’anno.

L’idea che stiamo sviluppando in questi anni – spiega Rocky Malatesta, direttore del GAL Colline Joniche – è quella di rispondere al disagio vissuto dalla provincia jonica con tenacia e pragmatismo, mettendo in campo quello che più di una volta abbiamo definito come un progetto di smart land dove più che altrove provare la gestione efficiente delle risorse agricole, naturali e rurali in un ottica di maggiore competitività anche grazie all’introduzione di colture innovative o progetti di integrazione di filiera.

Il pesto di vite presentato oggi in Fiera è frutto del lavoro di partner privati, coordinati dal lavoro diretto sul territorio del GAL, che dopo alcuni anni di ricerca utilizzando le foglie di vite che provenivano dall’azienda biologica di Francesco D’urso (beneficiaria GAL per i programmi di sviluppo nella Masseria Curtimaggi) sono riusciti a creare prima in laboratori e poi a immettere sul mercato una vera e propria eccellenza gastronomia.

L’impianto della South Hemp Tecno in agro di Crispiano si pone invece come battistrada per una piccola rivoluzione che riguarderà non soltanto la coltura della canapa ma anche il suo utilizzo in campo industriale.

Potenzialità, quelle legate a questo tipo di semina e alla trasformazione del canupolo e della fibra, che intercettano sul territorio anche una esigenza di bonifica dei terreni e di captazione di CO2 e metalli pesanti.

La svolta che arriva da questo tipo di agricoltura è molteplice – dice l’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni – perché mentre ci interrogavamo nell’elaborazione del PSR (Programma di Sviluppo Rurale) 2014-2020 sulla necessità di conservare il potenziale agricolo e rurale in certe zone compromesse dall’inquinamento e su come proporre una soluzione in termini di bonifica e rivitalizzazione di quei territori, in Puglia abbiamo cominciato a piantare canapa e ad avviare i primi corsi di formazione per tecnici in bio-edilizia. Questa è una risposta tangibile alla necessità di nuove dinamiche di sviluppo in provincia di Taranto. E come nel caso del pesto di vite si mette a regime un sistema che nobilita tutti i processi, dal campo, alla trasformazione, centrando la mission che è proprio dei GAL: individuare una visione, animarla e renderla sviluppo per i sistemi rurali della nostra terra.


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