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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
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Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1912)

 

Il 73% delle imprese orientate all’innovazione riscontra difficoltà nel reperimento di figure professionali. ‘Giovani innovatori in azienda’, è il nuovo bando regionale rivolto ai giovani pugliesi – tra i 18 ed i 35 anni- finalizzato a promuovere l’incontro tra le piccole e medie imprese ed i giovani. L’iniziativa è di Regione Puglia ed Arti, e rientra nel piano di azione Bollenti Spiriti 2014/15.

Si tratta di un programma  sperimentale finalizzato a consentire ai giovani ad alta qualificazione di migliorare la propria occupabilità,  sviluppando esperienze all’interno di piccole e medie imprese che in tal modo possono rafforzare la loro capacità di innovazione ed internazionalizzazione.

Nella sostanza il progetto si rivolge  ai giovani  candidati che possono  presentare (sino al 15 ottobre p.v.) un progetto  di innovazione,  ed alle imprese (hanno tempo sino al 14 novembre)  che sono disposte ad ospitarlo; i progetti avranno la durata di tre mesi e ai giovani candidati verrà corrisposta una indennità di 5 mila euro.   

Il progetto di innovazione può essere un prodotto finito (ad esempio un sito e commerce) o preparatorio per l’avvio di un processo di innovazione aziendale, lo svolgimento di un progetto non comporta l’instaurarsi di un rapporto di lavoro e può essere interrotto da entrambe le parti in qualsiasi momento.

Confcommercio Taranto per l’area provinciale promuove l’incontro tra l’offerta e la domanda di proposte progettuali,  per informazioni ed assistenza: Ufficio Area Credito Confcommercio  (dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle 13.00)


"La proposta del commissario Ilva di Piero Gnudi e del ministro Federica Guidi che in queste ore stanno facendo presso il ministero dello sviluppo economico, ovvero quella di dividere l'Ilva in due societa' una 'bad company' e una 'new company' è una sentenza di condanna per Taranto”. Lo dichiara il coportavoce dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: "I debiti, il personale, il contenzioso ambientale e l'avvio delle bonifiche, secondo la proposta Gnudi, sarà messo nella bad company mentre tutto il resto sarà acquistato probabilmente dalla società indiana”.
 
“Non si era mai arrivati a un tale livello di arroganza e di noncuranza per il futuro e per la vita dei tarantini compresi i lavoratori del’Ilva - denuncia il leader ecologista -. La proposta che il governo si accinge a fare porterà a non realizzare alcun risanamento ambientale, nessuna bonifica ma solo a levarsi nel peggiore dei modi la patata bollente dell'Ilva dalle mani”.
 
"Il dramma e', che a respirare i veleni di Taranto, non sara' ne' il commissario Gnudi ne' il ministro Guidi ma sara' chi ci vive: poco importa se a Taranto l'incidenza dei tumori è del +54% e la mortalità infantile è del +21% rispetto alla media pugliese. Per Gnudi e il ministro Guidi il problema ambientale di Taranto si risolve mettendo l'ilva nella bad company: il che significa non fare le bonifiche, lasciare il disastro ambientale a compromettere economia e salute. L’unica parola che si puo’ dire è: 'Vergognatevi'. Il silenzio della politica che siede in Parlamento a partire dagli ambientalisti del Pd è disarmante”.
Si terrà giovedì 25 settembre, alle ore 11, presso il Salone degli Specchi del Comune di
Taranto, il workshop dal titolo “Semplificazione e armonizzazione delle procedure doganali nel
porto di Taranto: Zona Franca - Sportello Unico - Pre-Clearing - Controllo e gestione degli accessi
in porto”, promosso dall’Autorità Portuale di Taranto e la Direzione Interregionale della Agenzia
delle Dogane con l’intento di istituire una tavola rotonda dedicata alla presentazione di alcune
importanti innovazioni in ambito portuale e doganale.
Tra queste, l’istituzione della Zona Franca non interclusa di II tipo in ambito portuale, l’attivazione
dello Sportello Unico Doganale e la sperimentazione del pre-clearing - che permetteranno di ridurre
drasticamente i tempi di attesa necessari per il disbrigo delle formalità doganali - e le novità nella
gestione delle procedure portuali degli accessi in porto introdotte grazie al progetto MEDNET -
Mediterranean Network for Custom Procedures and Simplification of Clearance in Ports, di cui
l’Autorità Portuale di Taranto è partner.
Saranno presenti all’incontro il Sindaco di Taranto, Dott. Ippazio Stefàno, il Direttore Interregionale
Puglia e Basilicata Agenzia delle Dogane e Monopoli, Dott. Andrea Zucchini, il partner di KStudio
Associato (KPMG), Avv. Massimo Fabio, il Vice Presidente di Taranto Logistica SpA, Dott. Jacopo
Signorile, il Presidente Consiglio Nazionale Spedizionieri Doganali, Dott. Giovanni De Mari,
l’Assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità, Lavori Pubblici, Avv. Giovanni Giannini, e
l’Assessore regionale allo Sviluppo Economico, Avv. Loredana Capone.

Giuseppe Massafra: “altro che totem ideologico. L’art. 18 è una questione ci civiltà”

Aumentati sul territorio i casi di licenziamenti discriminanti

 

 

Nella difesa del diritto al reintegro sul posto di lavoro in seguito ad un licenziamento ingiustificato per discriminazione non c'è nulla di ideologico, noi siamo qui per reiterare la nostra difesa nei confronti di Roberto, ma anche per dire che di casi come questi ce ne sono centinaia e che con la Legge Fornero le imprese hanno preso coraggio e con il pretesto di scarsa liquidità, soppressione di reparti o ristrutturazione dell’organigramma di fatto mandano a casa lavoratori rei soltanto di essere iscritti al sindacato, con la schiena dritta oppure solo in stato di gravidanza.

Così il segretario generale della CGIL di Taranto, Giuseppe Massafra, nella conferenza stampa che questa mattina CGIL e FIOM hanno tenuto sul tema dell’art. 18 e del licenziamento discriminatorio di Roberto Archinà, dipendente di una ditta dell’appalto ILVA.

Roberto è un caso emblematico – ha detto ancora Massafra – ma il clima in cui questo dramma personale e famigliare si consuma è quello di una crisi che in particolar modo a Taranto oggi costituisce la cornice di un mondo del lavoro in ginocchio.

Roberto Archinà licenziato nel giugno scorso e mai reintegrato dall’azienda, malgrado una sentenza del giudice del lavoro che ne ordinava il suo rientro, finisce così per essere la storia di un mercato del lavoro che scarica tutta l’assenza di innovazione e di strategicità sull’anello più debole della catena.

Non è l’unico caso nel contesto tarantino – dichiara Donato Stefanelli, segretario della FIOM di Taranto – perché di fronte alla crisi le aziende della nostra provincia rispondono con licenziamenti collettivi o licenziamenti individuali come questi, nella maggior parte dei casi illegittimi. E’ l’applicazione esterna del modello Riva – continua Stefanelli – quel modello che negli anni ’90 produsse la famigerata palazzina LAF.

Ma Roberto Archinà, delegato FIOM, rieletto anche malgrado la sua impossibilità di entrare in fabbrica (gli è stato disattivato il badge) nelle elezioni RSU della scorsa primavera, non si da per vinto.

Chiedo di rientrare sul mio posto di lavoro perché non mi basta lo stipendio, voglio che mi venga restituita la dignità – dice – quella dignità di lavoratore che si è sempre impegnato a favore dei propri compagni di lavoro e malgrado le vessazioni e i messaggi minacciosi non ha voluto piegarsi.

Roberto Archinà dunque era un personaggio scomodo e per questo l’azienda in questi ultimi anni lo ha posto in cassa integrazione moltissime volte.

Sono rientrato a dicembre, ma già a giugno era pronta per me la lettera di licenziamento – dice Archinà – non volevano che partecipassi alle elezioni per il rinnovo dei Rappresentanti di fabbrica.

E su questo la FIOM dopo aver vinto con l’avvocato Massimiliano Del Vecchio il ricorso per reintegro, chiederà ulteriori spiegazioni.

Credo che dovremo chiedere all’INPS e agli enti ispettivi un controllo sull’uso degli ammortizzatori sociali – dice Stefanelli – che non possono essere usati in maniera impropria per allontanare gli indesiderati dal luogo di lavoro.

In una paese civile e in una moderna democrazia – ha aggiunto l’avvocato Del Vecchio – la sentenza di un giudice viene rispettata, mentre qui non siamo in grado di far tornare in fabbrica un lavoratore senza la cooperazione dell’impresa. E in questo contesto parlare di diminuzione delle garanzie è assurdo.

L’art. 18 – dice Massafra – non è un totem ideologico. E’ piuttosto l’ultima occasione per evitare che casi come questi accadano ancor più di frequente. E’ una battaglia di civiltà che la CGIL non ha nessuna intenzione di mantenere nel proprio campo proprio per evitare la ghettizzazione ideologica di un principio che dovrebbe essere caro allo Stato e non solo ad alcuni di noi.

Una vicenda ed un contesto che la CGIL osserva da vicino.

Sono aumentati i casi di licenziamenti individuali chiaramente discriminatori e dissimulati con altre ragioni – dice Del Vecchio, che cura l’ufficio legale della FIOM e della CGIL  – e in questo clima diminuire le tutele è una tragedia.

E mentre la CGIL prepara la mobilitazione generale da Taranto si leva un appello all’impresa.

Abbiamo bisogno di contrastare la disoccupazione e non di crearne altra – dice Massafra – e per questo non serve diminuire i diritti o chiedere deroghe, piuttosto serve cambiare un paradigma di sviluppo, cercando nuove strategie, riducendo il costo del lavoro ed evitare la nascita di ulteriore precarietà. Molto più grave e urgente della cancellazione dell’art. 18.

L’Autorità portuale di Taranto in una nota a firma del presidente Sergio Prete rende noto che si è tenuta la terza seduta pubblica  relativa alla procedura aperta per l’affidamento dell’appalto per la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori denominati “Interventi per il dragaggio di 2.3 Mm 2 di sedimenti in area molo polisettoriale per la realizzazione di un primo lotto della cassa di colmata funzionale all’ampliamento del V sporgente del  Porto di Taranto” nella quale, a valle della valutazione dell’offerta tecnica da parte della commissione giudicatrice,  si è proceduto all’apertura delle offerte economiche e di tempo.  E’ stata pertanto definita la graduatoria provvisoria che vede la Astaldi spa prima classificata. Al termine della verifica della congruità dell’offerta risultata anomala del primo classificato, si potrà procedere all’aggiudicazione dell’appalto.Il Gruppo Astaldi S.p.A.- CAPITALE SOCIALE di  eur 196.849.800,00 con sede legale e direzione generale a Roma-

  opera in Italia da oltre ottanta anni e ha preso parte alla realizzazione dei principali progetti di sviluppo infrastrutturale del Paese. Una presenza che si è consolidata nel tempo anche grazie alle numerose e imponenti opere realizzate: strade, autostrade, ponti, viadotti, dighe, porti, ferrovie, metropolitane, sono solo alcuni degli esempi delle capacità realizzative del Gruppo. Attualmente la Astaldi è impegnata nella realizzazione di commesse di rilevante importo, prevalentemente nel settore delle infrastrutture di trasporto. Sono infatti in corso di esecuzione nuove linee metropolitane a Roma, Milano, Brescia, Napoli e Genova, rilevanti tratte autostradali e ferroviarie in Calabria e Toscana, la Stazione TAV di Bologna e il nodo ferroviario di Torino, ma anche importanti progetti nel campo dell'edilizia sanitaria a Napoli e in Toscana.

Il progetto sarà presentato nella Prima Conferenza Regionale giovedì 25 settembre, alle ore 15,30, presso la LIBRERIA UBIK.
 
Retemicroimprese ha messo a punto un progetto dal titolo “Imprese, Professionisti e Cittadini Insieme” finalizzato a erogare una serie di servizi reali
alle aziende per ottimizzarne le performance e garantire una maggiore competitività. L’obiettivo è dunque quello di adottare le nuove tecnologie per un nuovo modo di fare impresa che consente di risparmiare tempi e soprattutto costi, ma si tratta anche di proporre un’innovazione di confronto in generale. È un progetto basato sul Cloud computing, la modalità che permette di distribuire, attraverso Internet, risorse informatiche, applicazioni software, storage, potenza di calcolo, nello stesso modo in cui viene distribuita l’ elettricità nelle case: data center lontani centinaia di chilometri
erogano potenza di calcolo e servizi on line. Le potenzialità della rete sono riversate in un computer a cui accedere per il proprio fabbisogno di informazioni senza dover essere obbligati ad acquistare interi pacchetti di applicazioni costosissime ed accessibili solo alle grandi aziende. Sulla piattaforma telematica di Rete ATHENA, le aziende, in una logica di rete, hanno l’opportunità di condividere tecnologie e competenze e quindi di sviluppare nuovi business congiunti, partnership strategiche o filiere consorziali.
I servizi erogati sono suddivisi in più aree che vanno dall’area organizzativo-gestionale all’intercettazione di fonti di finanziamento, dall’area marketing e commerciale alla consulenza legale e assicurativa, dal coaching personalizzato alla logistica, all’internazionalizzazione e alla formazione.
Con questo progetto, che, come detto sarà presentato in occasione della Prima Conferenza Regionale di Retemicroimprese, giovedì 25
settembre, alle ore 15,30, presso la Sala Conferenza della LIBRERIA UBIK a Taranto in Via Di Palma n.69, Retemicroimprese, l’Associazione nata dall’evoluzione di Assoartigiani Taranto e dislocata attualmente su 34 sedi nelle 6 province pugliesi, si propone di tracciare un percorso innovativo verso la crescita e lo sviluppo.
In questi ultimi anni sono saltati tutti gli equilibri che hanno caratterizzato gli assetti socio-economici fino alla scorso decennio. Si rende quindi necessario disegnare nuovi modelli che, grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie, consentano di superare i limiti del tempo e dello spazio, garantendo un costante ed immediato confronto di idee, soluzioni e progetti e la piattaforma della Rete ATHENA è un primo passo su questo cammino.
 
 
 

Sconcerto e stupore. Sono i sentimenti che Giovanni D'Arcangelo, Antonio Arcadio e Sergio Notorio, segretari generali rispettivamente di Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl eUiltucs-Uil, hanno provato all'indomani della nota delle Rsu di Maricentro firmatarie dell'accordo che, piuttosto che riaprire la mensa, sancisce la reiterazione dei buoni-pasto per i dipendenti civili.

"Non riusciamo davvero a trovare altre parole - sottolineano D'Arcangelo, Arcadio e Notorio - per esprimere quello che si prova in questo momento. Come organizzazioni sindacali, insieme ai lavoratori, abbiamo passato un anno tormentato e pieno di incertezze, con 43 lavoratori dell’appalto mense della Marina militare sbattuti fuori dal ciclo produttivo a seguito della chiusura delle mense di Maricentro e Mariscuola".

Soltanto dopo "una estenuante trattativa" con il comando della Marina militare (rappresentata dall’ammiraglio Ugazzi e del Capo di stato maggiore, comandante Biggi), in questo ultimo anno, e con l’ausilio della Prefettura di Taranto, "sono state reperite con enorme difficoltà le risorse per la riapertura della mensa di Baricentro, che di fatto limiterebbe  gli esuberi derivanti dalla chiusura dei due siti. A pochi giorni dal traguardo, riteniamo assurda la presa di posizione di alcuni Rsu di Maricentro che contrappongono il buono pasto, diventato salario accessorio,  ad una testa, un cuore, un corpo, una famiglia, una storia che rappresenta il lavoratore in appalto presso la mensa. Peraltro, occorre sottolineare che i lavoratori della Difesa, hanno diritto alla mensa e che il buono pasto è stata una soluzione provvisoria, ricevuto solo all’atto della chiusura della mensa".

Per questo motivo i segretari di Filcams, Fisascat e Uiltuc ritengono che le Rsu di Maricentro, firmatarie del documento, "abbiano confuso la loro missione ricevuta dai lavoratori in interessi personali, sperando che si tratti solo di un abbaglio causato dal caldo di fine estate. Riteniamo - aggiungono D'Arcangelo, Arcadio e Notorio - che il valore aulico del sindacato debba essere quello di difendere i posti di lavoro di ogni origine. Per questo, noi continueremo a batterci affinchè vengano salvati i posti di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori in appalto".

Per cui, concludono i tre segretari, "chiediamo ufficialmente alle Rsu di ritirare la nota fatta emergere all’interno del Comando militare e come comunicato stampa. Chiediamo alle Rsu di abbandonare altri eventuali percorsi di boicottaggio nei confronti della prossima apertura della mensa e confidiamo nel senso civico e di grande senso di solidarietà dei dipendenti del comparto maricentro, atto a sminuire le inutili prese di posizione di alcune Rsu interne, partecipando positivamente alla riapertura della mensa".

 

Ginosa e Taranto per l’azione 1 (“Rimozione e smaltimento di rifiuti illecitamente abbandonati su aree pubbliche con prevalenza di manufatti in amianto”) e Martina Franca, San Giorgio e Crispiano per l’azione 2  (”Interventi di rimozione e smaltimento di manufatti in amianto presso aree Private”) sono questi i Comuni della provincia ionica che hanno ricevuto finanziamenti dalla Regione. Sulla prima azione hanno ricevuto contributi in totale 12 comuni per un importo complessivo di 636.881,70 che in aggiunta al cofinanziamento obbligatorio fanno un impegno complessivo di 1.027.464,80 di Euro. In particolare il comune di Ginosa, che si è classificato al terzo posto, ha ricevuto un finanziamento di 20mila euro che sommato ai 20mila euro di cofinanziamento fanno un totale di 40mila euro. Per il Comune di Taranto, classificatosi invece al sesto posto, al contributo di euro 42.712,80 vanno aggiunti i 30mila euro di cofinanziamento per un totale dell’intervento pari a 72,712,80 euro. Per quanto riguarda invece l’azione 2 sono 8 le istanze finanziate per un totale di 348.996,97 che sommate al cofinanziamento di euro 112.500,00 raggiungono l’importo complessivo di euro 461.466,97. Sono stati 8 i comuni finanziati e di questi ben tre sono del territorio tarantino. Al secondo posto rileviamo Martina Franca con un finanziamento di 50mila euro dalla Regione e un cofinanziamento di euro 15mila per un totale di euro 65.000,00. Al quinto posto registriamo il Comune di San Giorgio con un finanziamento di 25mila euro dalla Regione e un cofinanziamento di euro 7,5mila per un totale di euro 32.500,00. Infine il Comune di Crispiano che ha ricevuto un finanziamento di 23.966,77 euro dalla Regione e un cofinanziamento di euro 15mila per un totale di euro 38.966,77. Per l’azione 1 avevano presentato l’istanza anche altri 9 comuni dell’area ionica e cioè Massafra, Mottola, Lizzano, Sava, Manduria, San Marzano, Fragagnano, Torricella e Avetrana, mentre per l’azione 2 i Comuni che avevano proposto apposita richiesta sono stati solo 2 e cioè Castellaneta e Taranto. Poche briciole, ma importanti in quanto si mette mano alla annosa questione legata allo smaltimento dell’amianto il pericoloso e dannoso materiale per la salute dell’uomo. Sarebbe interessante che la Regione stanziasse altre somme per questo tipo di interventi, magari facendo scorrere queste graduatorie approvate con DETERMINAZIONE DEL DIRIGENTE SERVIZIO CICLO RIFIUTI E BONIFICA del 12 settembre 2014, n. 157, pubblicato sul BURP n. 130 del 18‐09‐2014.


Il Presidente del CSV Taranto, Carlo Martello, interviene su Festambiente, la manifestazione organizzata da Legambiente Taranto che si è tenuta nello scorso weekend in piazza Immacolata.

«Sono particolarmente soddisfatto del tenore dei dibattiti tenutisi a Festambiente – afferma Carlo Martello – che sono stati particolarmente propositivi e costruttivi, registrando anche il contributo di importanti relatori di livello nazionale: pur essendo solidale e comprendendo l’angoscia e il dolore di chi oggi a Taranto soffre la perdita di un congiunto morto di tumore, o per la malattia di un proprio caro o per l’assenza o la precarietà del lavoro, penso che la nostra comunità tutta debba saper trovare al proprio interno le energie per guardare al futuro e costruire una alternativa, e manifestazioni come Festambiente vanno in questa direzione».

 

Il Centro Servizi Volontariato di Taranto ha sostenuto Festambiente di Legambiente  Taranto nell'ambito dell’Invito 2014 per le “Proposte in collaborazione con il C.S.V.”, un bando emanato nell’estate scorsa per sostenere le iniziative delle organizzazioni di volontariato del territorio jonico.

Con l’Invito 2014, in particolare, il CSV Taranto ha inteso promuovere, oltre che il volontariato nel suo complesso, soprattutto quelle iniziative delle organizzazioni di volontariato in grado di interessare e coinvolgere l’intera comunità locale di riferimento e, inoltre, “mettere in rete” altre organizzazioni di volontariato e organismi del Terzo settore.

Le circa trenta richieste pervenute sono state valutate da una commissione, composta da membri del Consiglio Direttivo del CSV Taranto, di cui non ha fatto parte il presidente Carlo Martello, che ha selezionato nove proposte ammettendole al finanziamento nell’Invito 2014 che prevedeva la copertura diretta dei costi di ciascuna attività fino a un massimo di duemila euro.

Tra queste anche Festambiente di Legambiente che rispondeva in toto ai requisiti del bando. Oltre che momenti di intrattenimento, nell’arco di due giornate il programma di  Festambiente ha infatti proposto soprattutto diverse occasioni di aggregazione e confronto su temi di grande attualità e rilevanza per il presente e il futuro del territorio jonico, pubblici dibattiti in cui è stata coinvolta la comunità, anche a livello istituzionale regionale e locale.

Durante i due giorni, inoltre, nelle attività sono state coinvolte numerose associazioni di volontariato del territorio quali, oltre ai Circoli Legambiente di Massafra, Castellaneta, Palagiano e Martina Franca, l’Associazione CulturaleTerra delle Gravine, l’Oasi LIPU Gravina di Laterza, l’Associazione “I Portulani – I guardiani del Borgo antico" diPalagianello, il Gruppo Grotte di Grottaglie, l’Associazione Culturale “Terre Nostre" di Mottola, nonché numerose altre associazioni attive sul territorio, come la Jonian Dolphin Conservation, ed operatori culturali come il CREST.

Quanto approvato l'altro ieri dalla giunta comunale a proposito del progetto Tempa Rossa non convince Angelo Bonelli. Secondo il coportavoce nazionale dei Verdi e Consigliere comunale Verdi per Taranto respira, le prime dichiarazioni rilasciate dall'assessore all'ambiente Enzo Baio, che ha spiegato i contenuti della delibera della giunta, lasciano "fortemente perplessi" soprattutto per il fatto che la delibera approvata  invita il consiglio comunale, nell’ambito dell’approvazione del Piano regolatore portuale, "ad impedire la realizzazione delle opere connesse al progetto denominato «Tempa Rossa». La delibera - aggiunge Bonelli - farebbe qualche  cenno alla direttiva Seveso  e si soffermerebbe sui problemi ambientali. Il provvedimento della giunta Stefàno non direbbe altro  perché lascerebbe  al Consiglio comunale la decisione finale. Se quanto dichiarato dall'assessore Baio fosse confermato ci troveremmo di fronte ad un atto assolutamente inefficace, impugnabile e, per essere educato, approssimativo".
Quattro sarebbero, per Bonelli, i motivi che renderebbero impugnabile la delibera. "La legge urbanistica n.1150, e successive modifiche, - spiega Bonelli - assegna ai comuni attraverso il suo organo esecutivo, la giunta, la pianificazione urbanistica e quindi le varianti urbanistiche. In questo caso il sindaco Stefàno fa una delibera  di indirizzo e non una variante in cui invita il consiglio comunale a  modificare la variante del porto per dire no a Tempa Rossa. Perché - si chiede il consigliere comunale - la giunta del comune di Taranto non ha approvato direttamente la variante invece di una delibera di indirizzo?".
Inoltre, secondo il coportavoce nazionale dei Verdi e consigliere comunale, quando si approvano le varianti urbanistiche "queste devono essere accompagnate da elaborati tecnici, planimetrie che indichino la tipizzazione delle aree, i vincoli e una normativa allegata che  definirebbe lo stop alla realizzazione dei depositi di Tempa Rossa e del prolungamento de moli necessari. Di tutto ciò non mi pare ci sia traccia nella delibera della giunta come spiegata dall'assessore Baio.
Non solo, Bonelli punta il dito anche sul fatto che, a suo parere, la giunta del comune di Taranto "dimostra anche una sconcertante mpreparazione nel fare atti di questo genere. Purtroppo con il decreto Sblocca Italia, approvato dal governo 2 settimane fa, è stata introdotta una norma, l'art.38 comma 1-2-3, che dichiara che  le infrastrutture energetiche sono opere di interesse strategico nazionale, introducendo un'unica autorizzazione governativa la quale,laddove si rendesse necessario, autorizza anche le varianti urbanistiche necessarie. Cosa significa? Significa che il governo Renzi si sostituisce al comune di Taranto in materia urbanistica per la realizzazione del Tempa Rossa".
Invece, fa presente Bonelli, la procedura da seguire, insieme ad una corretta variante urbanistica del porto che dica no a Tempa Rossa, "è la procedura di variante urbanistica prevista dalla direttiva europea Seveso e recepita dalla  legislazione italiana in particolare con il DM 9 maggio 2001. E' la direttiva che parla del rischio di incidenti rilevanti per impianti presenti, variazioni di impianti esistenti e di quelli in previsione. La presenza di due serbatoi insieme alla raffineria e a tutte le altre attività ad alto rischio presenti sul territorio tarantino devono portare a dire e scrivere nelle planimetrie che non possono essere aggiunti altri rischi e inquinamento. Da tempo - ricorda Bonelli - chiedo al comune di avviare questa procedura. L'applicazione della direttiva Seveso da parte del comune di Taranto  neutralizzerebbe anche gli effetti del decreto Sblocca Italia, perché la legislazione italiana non può violare quanto previsto dalla direttiva europea e quindi il comune sarebbe tutelato dal punto di vista giuridico e di fronte a eventuali ricorsi Eni". 
Alla luce di queste considerazioni, quello che Bonelli non riersce ancora a capire sono "queste continue incertezze nel recepire la direttiva Seveso da parte del comune di Taranto. Perchè il comune di Taranto, in questi ultimi 10 anni, non ha mai recepito la direttiva Seveso come fatto da altri comuni in Italia, con problemi notevolmente minori di quelli di Taranto, come ad esempio il comune di Trofanello in Piemonte? Forse - è la risposta che si dà l'esponente dei Verdi - perchè avendo il comune dato parere favorevole al progetto Tempa Rossa sia in sede di Ctr (comitato tecnico regionale) e nel passato, teme  eventuali richieste di risarcimento danni da parte dei soggetti proponenti il progetto Tempa Rossa? Anche la giunta regionale della Puglia ha dato parere favorevole al progetto Tempa Rossa nonostante un parere negativo di Arpa Puglia che denuncia che, con i serbatoi che devono essere mantenuti ad una temperatura costante di 40°, vi sarebbe un'immissione di Ipa che - conclude Bonelli - si andrebbero a sommare già ad una situazione critica  dal punto di vista ambientale per Taranto la cui situazione è nota". 
 
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