Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator
Preferenze sui cookie
Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 170

Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1912)

"L'Ilva inquina ancora". E' un giudizio tranciante quello che il gip del tribunale di Taranto, Patrizia Todisco, (notizia riportata da La Gazzetta del Mezzogiorno in un articolo a firma di Mimmo Mazza) ha recapitato al procuratore della Repubblica, Gianni Sebastio. Una relazione nella quale il gip segnala la prosecuzione dell’attività inquinante dell’Ilva, la stessa che portò nel luglio del 2012 al sequestro degli impianti a caldo dello stabilimento di Taranto. Il riferimento è alle relazioni dei custodi giudiziari (Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento) secondo cui "gli interventi necessari per l’interruzione dell’attività illecita, a cominciare dalla copertura dei parchi minerari, non sarebbero stati attuati".

Convincimenti, quelli dei tre custodi giudiziari, che scaturiscono dai sopralluoghi che Valenzano, Laterza e Lofrumento hanno condotto, insieme ai carabinieri del Noe, all'interno dello stabilimento siderurgico tra febbraio e agosto scorsi, per verificare e documentare lo stato delle aree e degli impianti sottoposti a vincolo cautelare, nonché la situazione in atto riguardante le emissioni degli inquinanti degli stessi impianti ed il relativo sistema di monitoraggio.

E l'azione decisa del gip Todisco non fa altro che "confermare quanto segnalavamo da tempo con comunicati, esposti e misurazioni”, sottolineano Alessandro Marescotti, Antonia Battaglia, Fulvia Gravame e Luciano Manna di Peacelink Taranto i quali poi annunciano che, sull'intera questione, c'è stata la risposta della Commissione europea. Oggi sappiamo - aggiungono - che una pesante infrazione europea va avanti e si avvia ad uno stadio di non ritorno. Il governo europeo ha quindi detto che il Governo italiano è stato inadempiente su numerosi punti e continua ad esserlo. Dal canto suo la magistratura, che in questi mesi ha ispezionato l'Ilva tramite i custodi giudiziari, dispone ora di elementi per un giudizio su ciò che non è stato fatto dentro nella fabbrica”.

Dopo il 2012,, proseguono i quattro esponenti di Peacelink, i custodi giudiziari "hanno continuato a fare ispezioni e a raccogliere materiale per verificare lo stato di attuazione dell’AIA mentregli enti locali, che pure avevano firmato l’Aia, sottovalutavano il problema. Eppure era sotto gli occhi di tutti, lo abbiamo denunciato fino alla noia, che l’Aia rimaneva e rimane lettera morta per le prescrizioni più importanti. Eppure- sottolineano Marescotti, Gravame, Battaglia e Manna -  il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno aveva dichiarato, dopo aver firmato l’Aia che si trattava di una firma condizionata e che,se entro tre mesi non avesse toccato con mano le novità richieste, approvate e sottoscritte, avrebbe ritirato la firma su questa autorizzazione ambientale. Questo sindaco non ha mantenuto la parola, "Oggi - concludono - il potere politico trema. Temiamo dei colpi di coda. Il Governo italiano sta cercando di correre ai ripari riscrivendo il reato di disastro ambientale e chiedendo al Senato di approvare al più presto un pessimo disegno di legge (il DDL 1345) già approvato senza opposizioni alla Camera. Quella legge,  riscrivendo malamente il reato di disastro ambientale, equivarrebbe a un'amnistia e metterebbe a serio rischio il processo all’Ilva e altri ancora".

"Il lavoro del dottore commercialista è insostituibile". Poche parole per esprimere un concetto ineludibile. Cosimo Damiano Latorre, presidente dell'Ordine dei dottori commercialisti e esperti contabili di Taranto, le dichiarazioni del premier Matteo Renzi (“... le partite iva non dovranno più spendere centinaia di euro per il commercialista e risparmieranno complessivamente 800 milioni di euro ...) non riesce a mandarle giù e le giudica  "una provocazione inaccettabile nei confronti dei dottori commercialisti ed esperti contabili. Per quanto mi riguarda, - aggiunge Latorre - avendo l’onore di essere il presidente dell'Ordine di Taranto, a cui oggi sono iscritti 1045 colleghi commercialisti,  dico che aspetti operativi di particolare rilevanza professionale, come le consulenze profuse nei confronti dei titolari di partita IVA che hanno la  contabilità forfetaria, si prestano a facile “propaganda”, ma il lavoro del dottore Commercialista e dell'esperto contabile, nel contesto delle dinamiche aziendali, ancorchè “de minimis”, è insostituibile".

Insomma, i dottori commercialisti e gli esperti contabili ionici non  ci stanno e a Renzi fanno presente che la loro "non è una categoria protetta attraverso le esclusive perché esercitiamo una attività libero-professionale volontariamente richiesta dal cliente a cui prestiamo assistenza e supporto costante sui numerosi adempimenti e scadenze, sempre più pressanti ed onerose, anche  al  fine di facilitare le decisioni dei Ministeri economici,  a “costo zero” per lo Stato".

e, ancora, "noi commercialisti non siamo una casta, o una lobby, tantomeno un club,  come invece si tenta di far  credere; siamo tutti iscritti all'Albo per l'accesso al quale vi è da completare prima un percorso di studi universitari, poi un tirocinio professionale ed infine l’“esame di stato” che abilita, finalmente,  all'esercizio della professione. Gli iscritti all’Ordine, inoltre, devono, farsi carico della formazione professionale continua  al fine di offrire prestazioni di qualità, a garanzia della  fede pubblica. E' vero - prosegue il presidente Latorre - i sistemi ordinistici italiani vanno modificati ed armonizzati in aderenza alle direttive U.E., ai modelli economici, finanziari e tributari innovativi, con la conseguenza che è stata accettata da tutti gli iscritti l’abolizione delle tariffe professionali, la vigilanza esercitata dal ministero della Giustizia, la responsabilità diffusa, il declassamento dell’intero lavoro intellettuale con la collegata minore remunerazione delle prestazioni rese; però, attenzione perché  il lavoro del professionista non è una merce, è invece il risultato dell’esperienza tecnica ed umanistica quotidiana, della conoscenza, dei saperi, che sono gli elementi posti alla base dell’evoluzione della civiltà delle nazioni. Noi siamo convinti che la programmazione economica e finanziaria del Paese dovrebbe passare anche attraverso l’audizione e il coinvolgimento degli Organi di rappresentanza della nostra categoria specialmente nelle  materie giuridico-contabili oggetto della nostra professione".

 Poi c'è il capitolo delle casse di previdenza. "Apprendiamo  - scrive Latorre - che il Governo vuole mettere mano, attraverso la tassazione delle rendite finanziare, anche alle nostre casse di previdenza che, a differenza di quello che si vuol far credere, non sono pubbliche,  e non possono essere utilizzate per altre finalità. Le categorie professionali,  ed i  commercialisti in particolare,  hanno i volumi di affari annui che hanno risentito in più forte misura della recessione in atto,  consapevoli di essere dinanzi a clienti privi  di liquidità, in un periodo di forti ristrettezze che ha determinato estreme difficoltà per il pagamento delle competenze".

Questioni importanti che Latorre evidenzierà al Consiglio nazionale nella prossima assemblea generale degli ordini territoriali programmata  a Roma per il prossimo 29 e 30 ottobre.

 

 

Taranto (R)Esiste! E’ lo slogan che accompagnerà il corteo dei lavoratori tarantini aderenti alla CGIL e che domani a Roma sfilerà contro la proposta di riforma del lavoro del premier Renzi.

Uno slogan che sarà supportato da una partecipazione di lavoratori inedita per la storia recente del sindacato in riva allo Jonio. Saranno, infatti, più di 2000 le persone che da ogni angolo della provincia tarantina hanno prenotato un posto sui pulman messi a disposizione dall’organizzazione della CGIL di Taranto.

Esistiamo e resistiamo – dice Giuseppe Massafra, neo segretario generale della CGIL di Taranto, visibilmente soddisfatto per l’imponente partecipazione che la provincia ionica assicurerà alla manifestazione romana – Esistiamo con il carico di un vertenza complessiva che è ben al di là di essere assunta come prioritaria anche rispetto alle riforme che questo Governo vuol mettere in campo, e che noi invece abbiamo dimostrato essere un punto di vista sbagliato, nulla a che vedere con la crescita.

Un osservatorio quello della CGIL jonica che nelle scorse settimane il rischio di discriminazione e licenziamento che si intende minimizzare con l’abolizione dell’art. 18 lo ha reso plasticamente portando in conferenze stampa, convegni, dibattiti e iniziative pubbliche i volti e le storie di uomini e donne discriminati nelle grandi aziende dell’appalto industriale ILVA, nei call center, nella scuola o nel pubblico impiego.

E’ su questi dati inconfutabili – continua Massafra - che abbiamo costruito una partecipazione massiccia e consapevole che Resiste anche alla delegittimazione continua degli strumenti di rappresentanza o che nel più classico divide et impera prova a indebolire il sindacato per affermare rendite di posizione che nulla hanno di costruttivo e nulla c’entrano con la difesa degli interessi dei lavoratori.

I pulmann messi a disposizione dalla CGIL partiranno alla mezzanotte di oggi (venerdì 24 ottobre) con raduno al Palamazzola e tutti gli altri centri della provincia. L’arrivo dei 2000 tarantini è previsto alle 7.00 di domattina in Piazzale dei partigiani. Da lì il corteo si muoverà verso Piazza S. Giovanni dove alle 12.30 è previsto l’intervento del leader nazionale della CGIL, Susanna Camusso.

di PIERPAOLO D'AURIA

La verve è sempre la stessa come il coraggio di dire le cose per quelle che sono. Giorgio Assennato, direttore di Arpa Puglia, non si tira indietro e al dibattito  “L’aria che tira”, organizzato dal quotidiamo online “Giornale di Taranto” diretto da Angelo Lorusso (incontro moderato dal collega Michele Tursi e al quale è intervenuta anche l’ing. Barbara Valenzano, custode giudiziario dell’Ilva),  non le manda a dire al commissario per le bonifiche, Corbelli.

“L’Arpa – racconta – ha inviato al commissario un dettagliato documento tecnico-scientifico riguardante la bonifica di Mar Piccolo. Non capisco perché ancora quel documento non sia stato reso pubblico nonostante avessimo chiesto di poterlo fare.

” E dà i quindici giorni al commissario Corbelli altrimenti “quel documento lo divulgherò io stesso” perché  “non si può continuare a giocare con la vita dei tarantini. Sono pronto a sfidare il contratto di consulenza tra noi e il commissario per le bonifiche e a renderlo ripeto,  comunque noto se non lo dovesse fare lui. Le istituzioni non possono continuare ad alimentare la sindrome di Gaza nei tarantini. E le recenti normative su Taranto e sull’Ilva “rafforzano questa sensazione di accerchiamento“.

Poi l’impegno, che  è uno e uno solo: garantire ai tarantini e, soprattutto, ai cittadini del quartiere Tamburi la possibilità e il diritto di respirare aria di qualità al di là della contingenza specifica che ha portato ad un miglioramento dei livelli di inquinamento solo perché la produzione Ilva è diminuita.

Più che parlare dell’aria che tira a Taranto, ha sottolineato il prof. Assennato, ritornato dopo tanto tempo nella città dei due mari (“Ho litigato con mia moglie perché avevo giurato che non avrei mai più messo piede a Taranto”, confiderà poco prima del suo intervento) occorre parlare “dell’aria che ha tirato per decenni a Taranto”.

Presenta un bicchiere mezzo pieno per parlare della parte mezza vuota perché, dice, “va visto soprattutto quello che si poteva fare e non è stato fatto”. Allora via, si parte, con dati e circostanze, e la prende un po’ da lontano, dal 2006 quando le centraline di rilevamento “non rilevavano nulla” e inquinanti come il pm10 “non venivano presi in considerazione”.

Sulle diossine, poi, ricorda come il problema fosse stato sollevato da un’associazione ambientalista e subito “notai che in nessun laboratorio dell’Arpa in Puglia era possibile analizzare i campionamenti” tanto è vero che rilevamenti sul camino E312 “li fece un’azienda di Bologna” mentre le analisi “un laboratorio di Marghera”.

Preistoria o archeologia ambientale, questione di punti di vista perché oggi “Taranto ha un laboratorio accreditato in grado di effettuare tutti i tipi di controllo sugli agenti inquinanrti. Un laboratorio che dovrebbe diventare un polo di riferimento per l’Italia meridionale con Taranto sede principale, Metaponto come sede secondaria, al servizio di Calabria e Molise”. Questo è il bicchiere mezzo pieno che ha permesso di offrire un quadro della situazione, drammatico, che prima non era possibile delineare per via di leggi dello Stato che prevedevano limiti che riportavano nella norma, come accettabili,  dati che, invece, erano da considerare fuori dalla norma. “Dimostrazione del fatto che le lobbies siderurgiche sono intoccabili”.

Ma l’Arpa, e con lei la Regione Puglia, è andata avanti per la sua strada, sfornando dati su dati nonostante le accoglienze gelide del ministero dell’Ambiente e del suo staff  “troppo spesso assimilabili a una succursale del ministero dello Sviluppo economico”, aggiungerà il direttore di Arpa Puglia.

Poi c’è il bicchiere mezzo vuoto con l’impossibilità di creare, in tempi non sospetti,  il centro Ambiente e salute istituzione che soltanto adesso sta cominciando a muovere i primi passi ma dal 2009, quando doveva nascere, tempo prezioso se ne è perso grazie anche al decreto 155 (ministro Prestigiacomo) “che poneva la parola fine su interventi tecnico-scientifici sulla difficile situazione tarantina”. E nel bicchiere mezzo vuoto Assennato ci mette anche la querelle in atto con il commissario per le bonifiche.

“Le mie – aggiunge per fugare ogni dubbio - non sono esternazioni né valutazioni politiche, come qualcuno potrebbe pensare, perché non mi candiderò mai” a dispetto di quanto “mi attribuiva, nelle intercettazioni telefoniche, l’avvocato Perli (legale dell’Ilva, ndr)”.

Poi il merito di aver fatto introdurre nell’Aia la faccenda dei winds day perché “abbiamo dimostrato come, riducendo la produzione nei giorni particolarmente ventosi, la qualità dell’aria migliora”.

Comunque da luglio 2012 a oggi il bicchiere com’è? Assennato si chiude  in difesa e poi rilancia perché le misure dei custodi giudiziari, le chiusure della maggioranza delle batterie delle cokerie e altri interventi “hanno portato inevitabilmente ad un miglioramento delle emissioni di benzo(a)pirene”.

Allora via con le slide, per capire numeri e situazione e parlare di valutazione del danno sanitario e dimostrare che gli studi di epidemiologia, come da più parte richiesti, vanno effettuati con cognizione di causa “altrimenti, paradossalmente, potrebbero fornire dati non conformi alla realtà”.

Intanto la questione dell’Aia resta tutt’ora aperta perché, ha spiegato l’ing. Barbara Valenzano, custode giudiziario Ilva,  i tempi di attuazione sono prorogati per vie dei vari decreti intervenuti che procrastinano al 2016 e, in alcuni casi al 2018, gli interventi per la compatibilizzazione ambientale dell’Ilva”. Quindi, la favola del 75% degli interventi realizzati nello stabilimento siderurgico raccontata dal commissario Gnudi “non sono riscontrati dall’Arpa”, per cui si tratterebbe di interventi realizzati “sicuramente importanti ma non quelli che hanno un impatto maggiore sull’abbattimento delle emissioni inquinanti. L’abbattimento del livello produttivo comporta, gioco forza. – ha aggiunto la Valenzano -  l’abbattimento del benzo(a)pirene ma non vuol dire che tutto è migliorato per cui non è possibile fare raffronti e dire se impianto è efficiente o meno”.

Via al dibattito e si comincia con Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink, che subito legge quanto previsto dalla prescrizione  21 dell’Aia secondo la quale “ora dovremmo avere una mappa delle emissioni diffuse, che non abbiamo, e capire l’ammontare complessivo degli idrocarburi policiclici. Vorremmo sapere se nel 2014 queste nubi sono state quantificate visto che i dati sono fermi al 2010” mentre Fabio Millarte (Wwf) chiede perché “le centraline di monitoraggio all’interno dell’Ilva non sono state riposizionate visto che erano sistemate in modo sbagliato”. E, ancora, c’è chi ha chiesto come funzionano, effettivamente, i winds day e quale sarà il fabbisogno sanitario per Taranto? E l’Aia non prevedeva la fine degli slopping? Poi, dice Pluchino, imprenditore tarantino, ci sono dati “difficilmente interpretabili dai cittadini. Quanti tumori ci aspettiamo nella zona Tamburi? E perché, ha poi chiesto un operaio dell’area a caldo, le centralne delle cocherie ”sono state chiuse e bagnata la strada circostante?”

Per quanto riguarda il discorso delle centraline, l’ing. Valenzano ha fatto presente che “è stata fatta un’informativa all’autorità giudiziaria e al ministero mentre per gli slopping c’era una prescrizione che prevedeva l’utilizzo di un sistema automatico che, di fatto, fallisce perché le operazioni sono manuali. Anche in questo caso sono state fatte le dovute segnalazioni e comunicazioni”. Insomma, siamo di fronte a “una prescrizione disattesa”.

Comunque la titolarità dei controlli “è di Ispra perché noi facciamo da supporto ma quando troviamo qualcosa che non va informiamo subito le autorità competenti”, ha subito puntualizzato il prof. Assennato per far capire che non tutto può e deve essere imputato all’Arpa. “Non mi è piaciuto – ha aggiunto - che nei giorni scorsi sia venuto a Taranto il ministro Giannini a inaugurare macchinari incelofanati (il polo scientifico-tecnologico, ndr) che resteranno tali per molto tempo quando avevamo proposto di metterli a dispisizione di Arpa” che, rispetto alla Asl di Taranto, “non ha avuto una risorsa umana in più mentre per l’azienda sanitaria piovevano euro e deroghe al patto di stabilità”. Poi una stoccata al progetto Tempa Rossa. “Total ha spiegato che non ci sarà alcuna nuova emissione inquinante e che, comunque sono previste compensazioni ma non abbiamo ricevuto, a riguardo, informazioni progettuali. Nell’area tarantina qualunque incremento di emissioni sarà insopportabile. La partita Tempa Rossa è aperta soltanto perché il Comune di Taranto non vuole rilasciare le concessioni edilizia mentre per quanto riguarda tutti gli altri aspetti è già tutto definito”.

Insomma, il bicchiere Taranto è mezzo pieno o mezzo vuoto? Mah, la sensazione è che qualcuno abbia rubato il bicchiere!

E’ Giordano Fumarola, 35 anni, operaio della centrale elettrica dell’Ilva, il nuovo segretario generale della Filctem Cgil, il sindacato di categoria che riunisce sotto l’egida della sua insegna i lavoratori della chimica, del tessile, dell’energia e delle manifatture.

Già componente della segreteria Fumarola prende il posto che fu dell’attuale segretario generale della CGIL di Taranto, Giuseppe Massafra, confermando con la sua nomina anche l’importante attività di ricambio generazionale in atto in riva allo Jonio all’interno del più importante sindacato italiano.

La nomina di Giordano Fumarola arriva alla fine del direttivo della Filctem svoltosi questa mattina a Taranto.

"Sarò il segretario generale e l’operaio insieme – ha detto Fumarola – perché è in quel luogo di lavoro, così come in tutte le altre fabbriche della nostra terra, che si mantiene il contatto con la realtà, con le esigenze vere dei lavoratori, in un processo di scambio continuo tra rappresentanti e rappresentati, alla base della democrazia, che non ho nessuna intenzione di deludere".

C’è bisogno di energia e di una moderna visione del mercato del lavoro – ha detto il segretario generale Cgil, Massafra – e ciò per noi significa nuovi diritti e nuove conquiste e non compromissione delle tutele ad oggi esistenti. Ecco perché al nuovo segretario della Filctem vanno gli auguri di tutta la Cgil in un passaggio di testimone che gli consegna l’eredità culturale di una storia lunga più di cento anni, capace però di rinnovarsi e confermarsi nel tempo. Il fronte dei diritti questo che continueremo a difendere anche con l‘iniziativa del prossimo 25 ottobre a Roma contro il disegno di smantellamento dei diritti contenuto del Job Acts.

I lAVORATORI TCT CHIEDONO CHE UNA LORO DELEGAZIONE POSSA PARTECIPARE AL TAVOLO ROMANO

 

 

Cronaca di una vertenza. E' quella che riguarda il Porto e i lavori della TCT che con lo slogan "IL PORTO DI TARANTO NON DEVE MORIRE" hanno presidiato l'azienda lanciando la loro protesta. Ora c'è la buona notizia: per il 30 ottobre prossimo è stato convocato il Tavolo interistituzionale a Roma.

"Mentre ci riunivamo per decidere le diverse azioni da seguire (ore 19 circa )- scrive in una nota il rappresentante dei lavoratori TCT Emanuele Valentini- in maniera ufficiosa e non ufficiale si apprende che, in data 30 10 2014 è stato convocato il così atteso tavolo romano.
Questo dimostra l'impegno del comitato e gli sforzi di tutti i lavoratori che ne fanno parte. Non si può dimenticare come è partita la vertenza T.c.t.- sottolinea Valentini- Il 22 settembre apprendevamo in maniera poco ortodossa del dirottamento di una nave oceanica diretta a Taranto. Nelle ore successive si veniva a conoscenza attraverso i mezzi di informazione di decisioni anomale da parte della T.c.t.; il  24 settembre c'è stato un incontro d'urgenza tra le parti e con il prefetto. In quella sede fu presa un'intesa di massima. Successivamente siamo intervenuti in vari convegni pubblici ribadendo sempre "IL PORTO DI TARANTO NON DEVE MORIRE " e ottenendo il 30 settembre,  in Consiglio comunale Taranto, il documento principe di tutta la vertenza, ovvero l'impegno di tutto il Consiglio comunale ad intraprendere le procedure per il cosiddetto Tavolo interistituzionale presso la la Presidenza del Consiglio. Tutto ciò nonostante le organizzazioni sindacali invitavano ancora una volta di restare calmi e sereni; gli stessi che oggi alla notizia esultano per un obiettivo da noi a nostro modo di vedere raggiunto. E comunque questo tavolo non basta adesso e non può bastare in futuro perché il punto davvero imprescindibile deve essere quello di capire le vere e concrete intenzioni da parte degli azionisti Hutchison ed Evergreen che controllano Tct. Quindi i festeggiamenti evidentemente per" IL PORTO DI TARANTO NON DEVE MORIRE " sono da rimandare. Potremo festeggiare solo dopo aver appreso davvero tutti quale sarà nostro futuro occupazionale. Nel frattempo ringraziamo tutti coloro che hanno sposato e sostenuto la nostra vertenza . Inoltre chiediamo in maniera informale ed ufficiosa che,una nostra delegazione sia presente al tavolo Romano .Dopo 30 giorni di sacrifici potrebbe essere una sorta di riconoscimento di tutti gli sforzi fatti fin
ora. Rivolgiamo questo appello Questo appello a tutti gli attori di questa vertenza Tct ovvero : sindacati, . sindaco, Presidente Regione Puglia, Presidente della Autorità Portuale e Presidenza del Consiglio. Crediamo che la nostra sia una richiesta legittima... "

 

 

 

 

 Dall'amministrazione comunale arriva un nuovo "no" al progetto Tempa Rossa. Un niet che arriva a pochi giorni dal workshop che Total ha organizzato a Taranto per spiegare le ragioni del progetto e provare a fugare i dubbi sui pericoli di incidenti rilevanti e di nuoive emissioni inquinanti.

A ribadire la posizione di chiusura sono stati i componenti la commissione consiliare Ambiente e Attività produttive nel corso della seduta di martedì mattina. Incontrro al quale ha partecipato il presidente dell'Autorità portuale, Sergio Prete. E pur approvando il piano regolatore del porto, i consiglieri comunali hanno vietato categoricamente l'avvio dei lavori propedeutici proprio al progfetto Tempa Rossa. Unica voce fuori dal coro quella del consiglire comunale di Realtà Italia, Gianni Cataldino.

Adesso toccherà al Consiglio comunale ratificare questa nuova decisione.

Intanto a prendere posizione è il consigliere regionale di Forza Italia, Pietro Lospinuso. “Il leader della Uil Angeletti ha ragione e conferma quanto sostengo da tempo: con la politica del ‘no’ a tutto, la Puglia e Taranto saranno il porto di partenza dei nuovi italiani emigrati”, dice Lospinuso. “Su Tempa Rossa –prosegue- il centrosinistra sta portando avanti il suo progetto, che ha come obiettivo quello di farci diventare tutti più poveri come decine di anni fa. Il segretario della Uil ha detto una cosa sacrosanta: tutti i più fervidi sostenitori dei ‘no’ pregiudiziali dovrebbero avere il buon gusto di offrire il loro posto di lavoro a coloro che, proprio a causa di questa ritrosia allo sviluppo, diventeranno disoccupati. La Giunta di Taranto, in questo dibattito ideologico e non concreto, ci sguazza tanto da aver approvato la delibera di adozione del piano regolatore portuale vietando tutte le opere relative al progetto Tempa Rossa che, sempre per il Comune, includerebbe l’allungamento del pontile di 350 metri. Fanno finta di non sapere, in altri termini, - sottolinea il consigliere regionale - che quest’opera è strategica per il porto e non è funzionale solo a Tempa Rossa. Infatti, i fondali sono bassissimi e l’allungamento del pontile rappresentava una soluzione per facilitare l’attracco di tutte le navi. Ma a Stefàno e al resto della politica di sinistra tutto questo non importa, presi come sono dal cavalcare l’onda della propaganda in vista delle primarie, rimangiandosi anche quanto stabilito in passato. Per questo, cedere il lavoro ad altri mi sembra un’ottima idea che rispetta la legge del contrappasso – conclude Lospinuso - e sarebbe utile far provare la morsa della disoccupazione a chi oggi gioca sulla pelle dei cittadini”.
 
 

Martedì, 21 Ottobre 2014 13:09

LAVORO - Tempa Rossa, Confindustria chiama la Provincia

Scritto da

Il dibattito sul progetto Tempa Rossa continua a tenere banco in città. Il recente workshop su Tempa, Rossa voluto e organizzato dalla joint venture formata da  Total, Shell e Mitsui Italia al fine di approfondire alcuni aspetti della questione ed allo stesso tempo aprire il dibattito alle realtà che si oppongono al progetto, ha avuto sicuramente il merito – al di là degli esiti effettivi della discussione – di affrontare una tematica molto delicata attraverso lo strumento del confronto pubblico e democratico.

Ma non basta perchè la questione coinvolge tutti trasversalmente, nessuno escluso. Come è avvenuto, invece, nel caso della Provincia di Taranto, estromessa dal dibattito in quanto in attesa dell'elezione del nuovo presidente e del Consiglio provinciale nonchè della Giunta. Cosa che è avvenuto solo di recente. Ecco perchè, allora, Confindustria ha reputato opportuno chiamare il presidente Martino Tamburrano in modo da coinvolgere fattivamente anche l'ente di via Anfiteatro.

Secondo Confindustria, infatti, quello del confronto pubblico e democratico è "l'unico metodo possibile per giungere ad una visione quanto più esaustiva e corretta di una questione che coinvolge trasversalmente istituzioni, associazioni, cittadini: un metodo da applicare anche in altre circostanze e comunque in tutti i casi in cui i pareri e le conseguenti decisioni non convergono e, salvo appunto confronti diretti, rimangono distanti e divergenti, con grande nocumento per la crescita del territorio, “inceppata” da nodi in perenne attesa di scioglimento. La questione, tuttavia, - aggiungono da via Dario Lupo - richiede ancora un'analisi che vada oltre i pur approfonditi interventi che hanno caratterizzato l'evento di qualche giorno fa. Mancano infatti ancora elementi essenziali affinchè le posizioni in campo, rimaste pressochè invariate e quindi radicalizzate nelle rispettive valutazioni, possano trovare punti di convergenza davvero utile al dibattito. Riteniamo pertanto auspicabile, e allo stesso tempo urgente, avviare al più presto un altro, e in qualche modo risolutivo, confronto fra le parti che possa far fronte alle perplessità che ancora non hanno trovato risposta".

Per questo Confindustria è convinta che sarebbe opportuno "un maggiore coinvolgimento delle istituzioni cittadine finora escluse, gioco forza, dal dibattito, come è nel caso della Provincia di Taranto, tornata sulla scena istituzionale, come è risaputo, dopo un anno e mezzo di vacatio amministrativa. E' pertanto auspicabile che dall'ente, le cui competenze vanno, fra le altre, dalla tutela ambientale al controllo delle emissioni atmosferiche, dallo sviluppo economico al mercato del lavoro, arrivino  conclude Confindustria - precisi segnali in ordine ad una visione prospettica del progetto: quali le ricadute, quali gli eventuali benefici sul territorio o, di contro, le valutazioni di segno negativo che l'amministrazione individua nella realizzazione di Tempa Rossa, le cui caratteristiche e peculiarità appaiono ad oggi maggiormente definite rispetto alle fasi preliminari dell'iter complessivo".

 

 

 

Un importante contributo di studio e proposta alla risoluzione dei problemi della città. Un fatto non scontato, in un territorio in cui le difficoltà sono più grandi e maggiormente avvertite dalla popolazione”. L'on. Michele Pelillo, parlamentare del PD, commenta con soddisfazione l'inaugurazione del Polo Scientifico Tecnologico Magna Grecia prevista per domani, martedì 21 alle ore 17, alla presenza del ministro Giannini.

Il potenziamento dell'offerta formativa a Taranto, testimoniato dall'inaugurazione del Polo Scientifico Tecnologico - aggiunge l'on. Pelillo - è un segnale positivo e di speranza per le future generazioni. Tutto questo rappresenta una piattaforma per incidere nel settore ambientale, con particolare attenzione ai problemi causati dall'inquinamento dell'aria, del suolo e delle acque. Nuove strumentazioni, idonee alla ricerca sui problemi ambientali, sono infatti previste nel progetto di potenziamento del Polo e le stesse sono messe a disposizione del territorio".

Per questo, conclude il parlamentare tarantino, oltre ad un grande esempio di eccellenza scientifica, il Polo Magna Grecia "rappresenta anche un ponte con l'imprenditoria e con la riqualificazione economica del territorio ionico, un “incubatore” che raccordi l'esperienza scientifico-tecnologica alle istanze del pubblico e del privato e sia costante riferimento per la ricerca”.

 

Mentre si rincorrono voci che parlano nuovamente che le prenotazioni per il porto di Taranto sono bloccate sia in entrata che in uscita e che la nave shuttle bus per il Pireo avrebbe un contratto in scadenza a ottobre, contrariamente all'accordo sottoscitto in Prefettura,  è sempre più netta la frattura tra le organizzazioni sindacali e i lavoratori della TCT. Questi ultimi, in una nota a firma di Emanuele Valentini, chiariscono la loro posizione.

"I lavoratori TCT con lo slogan "IL PORTO DI TARANTO NON DEVE MORIRE" - scrive la nota- si sono incontrati ai cancelli dell'azienda per mostrare il dissenso più totale nei confronti delle organizzazioni sindacali che hanno inviato un documento in cui deleggittimano ogni forma di protesta o manifestazione fino alla fine del mese di ottobre, nonostante 2 giorni fa  le richieste dei lavoratori iscritti e non erano ben altre.


"IL PORTO DI TARANTO NON DEVE MORIRE " chiedeva infatti di continuare con il presidio,di sollecitare la convocazione a Roma del tavolo interistituzionale (di cui non si è avuto alcun riscontro).
Richieste queste- prosegue la nota- legittime  e non oltraggiose ed offensive nei confronti di nessun "attore" di questa vicenda,
Contrariamente a quanto scritto nel citato documento che le organizzazioni sindacali hanno inviato al Questore e al Prefetto di Taranto che, queste sì, riteniamo offensive nei nostri confronti.
Questo dimostra la divergenza che vi è tra noi lavoratori TCT e le organizzazioni sindacali che, al contrario, dovrebbero garantire il sacro santo diritto a manifestare così come sancito dalla costituzione italiana.
I lavoratori in CIG Straordinaria per tali motivi sono furiosi perché non soltanto l'azienda non dà la possibilità di lavorare a tutti ma devono anche fare i conti con le organizzazioni sindacali. che evidentemente non riescono a cogliere la drammaticità di perdere un posto di lavoro. Non si può non citare i tre dipendenti che hanno fatto un gesto forte e sicuramente folle ma questo è senza dubbio frutto della disperazione e del senso di abbandono.
Quindi è incredibile ,sconcertante e deludente che i sindacati non riescano a capire una situazione così difficile. I tre ragazzi hanno tutta la nostra solidarietà e tanto per intenderci le conseguenze di quel gesto potevano essere altre e quindi non vanno assolutamente condannati ma bensì capiti. Parliamo poi delle organizzazioni sindacali che hanno RSU scaduti ormai da diverso anni ma questo è un'altra storia al momento meno importante.
Nelle prossime ore noi del comitato "IL PORTO DI TARANTO NON DEVE MORIRE" presenteremo a sua Eccellenza Il Prefetto un documento con delle firme con le quali andremo a spiegare il  perché noi intendiamo continuare il Sit-in in permanente in  autorità portuale. Perché purtroppo dobbiamo leggittimarci prendendoci le nostre responsabilità. Noi lo faremo pacificamente così come avviene dal 24 settembre .
Nel frattempo chiediamo a tutti le istituzioni ai vari livelli di fare pressione perché anche se in questi giorni c'è stata una bella notizia ovvero la sentenza del TAR che  accelera i lavori la stessa non è determinante. Ora la questione davvero imprescindibile è quella di capire le vere intenzione degli azionisti Hutchison ed Evergreen che controllano TCT , quindi preghiamo e rinnoviamo il nostro invito al Comune,Regione,Provincia, Prefetto ed Autorità portuale affinché sollecitino fortemente al più presto questo tavolo romano all'attenzione della Presidenza del Consiglio dove tutti dovrebbero fare quadrato per capire realmente e concretamente il nostro futuro occupazionale.
Nel frattempo- conclude la nota- oggi voci ci dicono nuovamente che il booking per Taranto è stato ancora una volta bloccato;in buona sostanza le prenotazioni per il porto di Taranto non ci sono né in entrata ne in uscita. Altre voci ci dicono che la nave shuttle bus per il Pireo ha un contratto in scadenza a fine ottobre al contrario dell'accordo sottoscritto in Prefettura da parte di Tct  che garantiva i cosiddetti traffici locali.
Per tutti questi motivi "IL PORTO DI TARANTO NON DEVE MORIRE ".

Pagina 108 di 137