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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
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Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1907)

«Il Comune sta perdendo un’occasione importante, in questo modo dimostra di non comprendere le esigenze dei cittadini». Alfonso Cavallo, presidente della federazione provinciale di Coldiretti Taranto, ha espresso così il suo rammarico per la mancata autorizzazione al mercato di “Campagna Amica”, il tradizionale appuntamento del venerdì, in via Mignogna, con i prodotti degli agricoltori locali.

«Il progetto di valorizzazione del vero “made in Italy” promosso da Coldiretti – ha aggiunto Cavallo –, che da 4 anni animava il Borgo con colori e sapori unici, evidentemente non è tra i programmi di fine mandato dell’assessore Giovanni Guttagliere che, incomprensibilmente, ha deciso di interrompere brutalmente il rapporto di fiducia creatosi tra produttori e consumatori». Per tutto questo periodo, infatti, il titolare pro tempore delle Attività Produttive aveva sempre autorizzato il mercato e tutte le iniziative di Coldiretti, tutelando l’interesse degli agricoltori che, prima di commercializzare i loro prodotti, hanno coltivato il contatto diretto con i consumatori, condividendo valori che, in una città segnata dall’inquinamento, sono imprescindibili.

«Scaduta la precedente autorizzazione a marzo – ha spiegato Nicola Motolese, presidente di Agrimercato, il consorzio che associa le aziende che hanno sposato la filosofia di “Campagna Amica” –, avevamo presentato richiesta di rinnovo fino a giugno. L’assessorato Guttagliere, però, non si è degnato di risponderci per tempo e, di conseguenza, rispettando le regole come abbiamo sempre fatto, siamo venuti in via Mignogna, ma solo per spiegare ai cittadini cosa stesse accadendo». Fino alla settimana scorsa, infatti, pareva assodato che il mercato si sarebbe tenuto fino a giugno, nonostante le continue sollecitazioni dell’assessore a trasformare l’appuntamento fisso in una “carovana” itinerante tra i quartieri cittadini. «Abbiamo sempre rigettato quell’ipotesi – ha aggiunto Motolese – proprio per evitare il disorientamento dei consumatori e maggiori difficoltà per i produttori che, lo ricordiamo, vendevano il venerdì pomeriggio quanto raccolto la mattina».

Poi qualcosa è cambiato: «Dobbiamo pensare che l’amministrazione abbia ceduto  a pressioni esterne? Eppure – ha continuato Cavallo – per tutti questi anni, nonostante le lamentele di pochissimi commercianti, il mercato di “Campagna Amica” è stato un appuntamento atteso e sostenuto. I nostri banchi hanno ravvivato il Borgo, portando in centro centinaia di consumatori».

Che meritano attenzione, come detto, soprattutto da parte delle istituzioni: «Sosteniamo da sempre “Campagna Amica” – ha dichiarato il presidente provinciale di Federconsumatori Maria Antonietta Brigida, anche lei in via Mignogna –, perché riteniamo che la filosofia del “km 0” incarni perfettamente l’idea di tutela del consumatore. Ci pare strano, quindi, che in una città come Taranto questa opportunità non debba essere garantita». Medesimo stupore che ha colto decine e decine di cittadini che, sacchetti alla mano, hanno chiesto conto dell’assenza dei produttori di Coldiretti. «Era una delle poche occasioni per vedere ravvivarsi il Borgo», il commento di molti, insieme alle ovvie considerazioni sulla bontà dei prodotti. Nessuna esitazione da parte loro, quindi, a sottoscrivere la petizione di Coldiretti per sollecitare l’amministrazione a garantire la sopravvivenza del mercato, almeno fino a giugno: «Così facciamo sentire la nostra voce – hanno spiegato – e rinnoviamo quel patto che ha visto gli agricoltori “curarsi” della qualità del cibo che mangiamo».

«In ogni caso – ha concluso il presidente di Coldiretti Taranto – noi torneremo nel Borgo. Magari lo faremo con una forma differente, ma l’esperienza di “Campagna Amica”, tanto florida in molte città italiane, non può dissolversi così. Cercheremo di capire perché un progetto di così ampio respiro non abbia acceso la sensibilità dell’assessore Guttagliere».

Ancora un’altra denuncia sulla sicurezza. USB non ferma la sua attività di controllo all’interno dell’Ilva e, solo dopo poche ore dalla scoperta del buco nel forno 1, torna alla carica con un altro episodio. “Abbiamo rinvenuto un bozzello di una gruetta del reparto officina elettrica (OFEMEL) – racconta Franco Rizzo, coordinatore provinciale USB Taranto -. Si tratta di un pezzo che si è staccato dalla gruetta precipitando: fortunatamente in quel momento non c’era nessuno. Ma se si fosse trovato un lavoratore? Le conseguenze sarebbero state purtroppo quelle che tristemente conosciamo da anni. Ci troviamo nuovamente a dover denunciare questi episodi che sono chiara espressione di trascuratezza da parte dell’Ilva nei confronti dell’impianto, ma anche dei lavoratori, perché è alquanto palese che sono necessari una serie di interventi, anche urgenti, ma che l’azienda tiene a casa i manutentori. È paradossale”. Rizzo ancora una volta interviene sulla decisione di tenere in cigs una serie di dipendenti “i più necessari per garantire il giusto funzionamento dell’impianto e la salute e la sicurezza di tutti coloro che vi lavorano”. 

Martedì, 07 Marzo 2017 15:27

ILVA/Jindal per Taranto?

Scritto da

di Alessandro DE DONNO - Segretario Generale della Confederazione CIL 

 

Un articolo di Paolo Bricco sul Sole 24 Ore Jindal: «Ecco i nostri piani per l’Ilva di Taranto e per l’Italia»  riporta una intervista a Sajjan Jindal Presidente della Jindal South West dalla quale si evince come questo Presidente sia quasi “innamorato” dell’ILVA. Siamo sorpresi che l’autore dell’articolo non abbia approfondito a livello economico quali possano essere i risvolti quali/quantitativi della proposta/offerta di questo Gruppo.  Nell’interesse dei Lavoratori del territorio jonico riportiamo quanto di seguito auspicando che il Governo Centrale possa trarre giovamento da quanto qui di seguito: La Jindal Steel and Power annovera 14.221 dipendenti sparsi tra Africa, India, Oman e Australia, i soli dipendenti in India sono  7.189, il fatturato TOTALE delle attività del Gruppo è di 3 miliardi di USD  con un ritorno netto di 280milioni di USD1. La società è quotata alla  Bombay Stock Exchange (India)  e NON sui mercati internazionali e risulta essere stata coinvolta in “presunte” truffe in India, .Bolivia e Mozambico2. La capacità produttiva di acciaio è di 6.5 milioni di tons  tra India e Oman.  Un articolo di Domenico PALMIOTTI (Gazzetta del Mezzogiorno) per il Sole 24 ore dell’11 ottobre 2016 indica una produzione ILVA di 5/6 milioni di tons che corrisponde al totale di Jindal con gli impianti in India e Oman.. Non sarà che gli esuberi afferenti i Lavoratori dell’IL VA di Taranto siano stati richiesti al Governo da qualcuno? Come sia possibile a questo Gruppo gestire ILVA non è dato sapere, quali possano essere le capacità è altrettanto oscuro, quale sia il piano industriale che dovrebbero presentare alle Organizzazioni Sindacali e al Governo è altrettanto oscuro. In coerenza con il Dettato Comunitario pretendiamo di essere informati su quale sia il valore aggiunto rappresentato da questo “investitore”, perché il territorio jonico debba consentire questa apertura, quali sono le assicurazioni “fondate” sulla tutela dell’occupazione e chiediamo inoltre che il tutto sia inviato a S.E. il Prefetto della Città di Taranto con il quale programmare un Tavolo Inter istituzionale al fine di rendere edotti tutti i Cittadini della bontà dell’operazione e della tutela occupazionale anche se una società che ha avuto un profitto di 280 milioni di USD riesce difficile immaginare come possa rendere disponibili in forma “liquida” oltre un miliardo di euro (promesso). 

Chiudo questo mio intervento con un pensiero a Massimiliano LATORRE e Salvatore GIRONE. 

              

L'ex premier Renzi questa mattina a Taranto per parlare con il viceministro Bellanova e le RSU di Ilva. Estromessa USB. "Siamo alle solite: ogni volta che si parla di lavoratori, vengono chiamati tutti tranne noi che realmente rappresentiamo i lavoratori - commenta Franco Rizzo, coordinatore provinciale USB Taranto -. Questo perché, così come abbiamo già fatto col Mise, avremmo messo i bastoni tra le ruote alle decisioni tra padroni. Noi faremo però di meglio: durante le assemblee parleremo con i lavoratori E andremo direttamente a prenderci le notizie sotto casa dell'ex premier e del viceministro ". USB fa sapere però che a prescindere non avrebbe partecipato ad un incontro "segreto". "Si è assistito ad una riunione del Bildenberg club - riferisce ironico Rizzo -. Ci chiediamo cosa c'entra Renzi qui a Taranto? In quale veste sì è presentato? Quale incarico ha ora per fare questo? Lui è un semplice cittadino, ma è venuto a parlare di decisioni sull'Ilva. Proclamando, peraltro, l'incontro con i lavoratori. incontro che non è mai avvenuto. Grandi titoli di giornali per fare sensazionalismo, ma senza alcun riscontro reale. Credo che sarebbe più opportuno se cambiassero il nome al partito, perché ormai di democratico poco quanto nulla".

A partire da lunedì 6 marzo partiranno le assemblee di USB all’interno dell’Ilva per decidere cosa fare in merito alla decisione del Ministero sul cigs. A comunicarlo è il coordinamento provinciale USB con un volantino distribuito questa mattina all’interno dell’Ilva. 

“È stata tutta una grande, enorme e patetica farsa. E non possiamo fare finta di niente. Non possiamo tacere e restare a guardare. E’ stato attuato lo schema predefinito già messo in campo per Alitalia e Piombino, che i Governi italiani utilizzano nelle crisi industriali. Uno schema che fa pagare il conto ai lavoratori e che noi non possiamo firmare – commenta Franco Rizzo, coordinatore provinciale USB Taranto -. Due giorni di falsa trattativa in cui, più che parlare dei lavoratori Ilva, si è assistito ad un patetico monologo fatto dal vice ministro Bellanova e dai suoi seguaci contro il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano in cui la disperata situazione dei lavoratori ILVA è stata usata come strumento di delegittimazione nei confronti del Governatore. Insomma sembrava quasi di essere in seno allo scontro nella direzione del Partito Democratico. Era tutto così fasullo che alle 12.00 alcune importanti agenzie stampa avevano già dato notizia di un accordo sulla cigs fatto da Fim Fiom Uilm, peccato che la firma dell’intesa sia avvenuta alle 17.00 cioè 5 ore dopo”. Secondo USB c’erano tutte le condizioni per prolungare i contratti di solidarietà, ma l’ipotesi non è stata completamente presa in considerazione, semplicemente perché la CDS dava garanzie sull’occupazione mentre la CIGS è l’anticamera del licenziamento o ristrutturazione.

“Il numero è stato portato a 3.300 unità (ma questo lo avevano capito pure i muli) – va avanti Rizzo -. Infatti se mettiamo in relazione la copertura fatta dal governo sull’integrazione che è prevista per 3.500 unità non ci voleva uno scienziato per capire che il numero degli esuberi doveva necessariamente calare da quasi 5.000 ad un numero sotto i 3.500”. Rizzo ricorda che il 31 gennaio  scorso un volantino unitario, firmato da tutte le sigle sindacali recitava: “nessun assist ai futuri acquirenti. FIM FIOM UILM E USB ritengono inaccettabile il ricorso alla cigs – continua Rizzo - lo abbiamo scritto pochi giorni fa, così è stato ma solo per USB, come sempre”. 

 

 

Finito l’incontro al MISE sulla questione CIGS Ilva. L’USB non firma. “Si è trattata dell’ennesima farsa: questi incontri erano del tutto scontati, perché se facciamo un’analisi dal decreto del 29 dicembre ad oggi, ILVA apre la CGIS, il governo ha già emanato il decreto per il sostegno a reddito dei lavoratori di Ilva in AS, con il decreto del 29, la Bellanova ci infila il fondo per 3.500 lavoratori, Ilva spara il numero di 5.000 cassa integrati e il numero magicamente si riduce a 3.300 – spiega Franco Rizzo, coordinatore provinciale USB -.  All’interno del verbale non una sola parola sui livelli occupazionali.  Non è vero che la cigs non c’entra nulla con gli esuberi strutturali perché la cgis rappresenta lo strumento per poter dichiarare gli esuberi, a differenza dei contratti di solidarietà”. “E’ finito il teatrino dell’ipocrisia nella discussione sulla procedura avviata dall’azienda per la collocazione di 3.300 lavoratori in cassa integrazione– commenta Sergio Bellavita, USB nazionale -. Ed è finito con la sottoscrizione, da parte di FIM-FIOM_UILM e ILVA, di un accordo che rappresenta il primo concreto passo verso la ristrutturazione”.

L’accordo sancisce la presunta non praticabilità della proroga del contratto di solidarietà, incrementando il peso degli ammortizzatori sociali per parte rilevante dei lavoratori e introducendo, nei fatti, la cassa integrazione a zero ore per altri 800, dichiarati non ricollocabili, a ridotte capacità lavorative e/o dotati di professionalità “incoerente”. “Sebbene sia stata confermata l’integrazione salariale al trattamento CGIS, non è stato possibile definire nessun ercorso che salvaguardi i livelli occupazionali – continua Bellanova -. Le pressanti rassicurazioni da parte del viceministro e dell’azienda non sono credibili, così come la stessa volontà di ricorrere alla formazione, anche con il finanziamento della Regione Puglia, appare come una mera riduzione del danno.

“Ci risulta che la Bellanova abbia dichiarato che non ci saranno esuberi, ma nel testo non c’è traccia e inoltre ribadiamo di non fidarci assolutamente della parola di una persona che nel 2003 manifestava contro il governo Berlusconi che voleva demolire l’articolo 18. A distanza di 14 anni l’ha fatto lei stessa con il governo Renzi”. 

USB ha proposto di prorogare il contratto di solidarietà alle stesse condizioni e di modificare il quadro occupazionale e produttivo delineato dai commissari “ma dal Ministero hanno finito per discutere solo sul numero dei lavoratori da mettere in cassa integrazione”, va avanti Rizzo. “Ilva, i lavoratori, i tarantini e ela città rischiano di tornare ad essere oggetto di  nuovi profitti privati e speculazioni senza scrupolo – va ancora avanti Bellavita -. Nazionalizzare l’azienda per evitare che i privati facciano nuovo profitto, lasciando sul terreno veleni e disoccupazione a carico della collettività”. Per queste ragioni USB non ha sottoscritto l’accordo e medita una mobilitazione dei lavoratori. 

Le possibili infiltrazioni dell’economia illegale nel nostro mercato degli appalti destano preoccupazione e va fatta adeguata prevenzione, ma sono comunque l’effetto di una problematica più ampia a monte. Il settore dell’edilizia sconta ancora una incapacità di selezionare le imprese sane, strutturate e con una storia imprenditoriale alle spalle a favore di una competizione che lascia ancora spazio a chi ignora regole e calpesta il territorio. Alle amministrazioni spetta il compito, con le regole a disposizione, di liberare il mercato dalle scatole vuote e dall’economia illegale, ripristinando condizioni di concorrenzialità alle imprese sane e strutturate.

L’ANCE di Taranto dopo gli interventi di Cassa Edile e delle organizzazioni sindacali, lancia il suo monito rispetto alle infiltrazioni mafiose che la DIA avrebbe segnalato come pericolo imminente sui grandi appalti che riguardano la città e la sua provincia.

Paolo Campagna, presidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili di Confindustria Taranto, parla di qualificare il lavoro, e non si tratta solo della capacità delle imprese di innovarsi, ma anche della necessità per le stazioni appaltanti di essere più efficaci e qualificate, come previsto nel nuovo impianto normativo sul codice degli appalti che introduce, cosa fondamentale, anche i criteri reputazionali delle imprese.

La storia, la credibilità, il rispetto delle norme ma anche del lavoro diventano dunque la carta d’identità dell’economia sana e su questo l’ANCE Taranto sfida anche le stazioni appaltanti.

Le aziende devono crescere ma le pubbliche amministrazioni diano segnali di efficienza e attenzione al tema – dice Campagna – perché il contrasto all’economia illegale ed irregolare si fa con fatti concreti, azioni amministrative adeguate e controlli efficaci lungo tutta la filiera dell’esecuzione dei lavori, soprattutto in appalti complessi, in cui nella catena dei sub-affidamenti si rischia di perdere molto in tema di diritti, condizioni di lavoro adeguate, regole e qualità.

Argomento che l’ANCE ha già posto all’attenzione degli enti locali e del Prefetto di Taranto che nei prossimi giorni sarà nuovamente sollecitato sul delicato tema.

La trasversalità della discussione innescata è la prova di una traccia che merita il giusto approfondimento – dice Campagna – specie alla vigilia di una stagione, quella tarantina, che potrebbe idealmente far ripartire il mercato dell’edilizia. Mercato che al momento invece soffre proprio del vuoto di progettazione e di attivazione delle risorse finanziarie che la pubblica amministrazione dovrebbe mettere in moto.

Sulle opere di infrastrutturazione e messa in sicurezza del territorio, malgrado le risorse disponibili – continua il presidente di ANCE Taranto – scontiamo ancora ritardi e debolezze croniche con bandi di gara al minimo storico (calo dei bandi di gara nel 2016, del 36,2% in numero e del 60,5% come importi, in tutta la Puglia– fonte Ance su dati Infoplus). Mentre la messa in sicurezza del nostro Paese dovrebbe essere gestita con analisi e programmazione anche per evitare le emergenze, i lutti, e con essi le inevitabili scorciatoie senza controlli.

Questa mattinai lavoratori del reparto magazzino dell’ILVA hanno aderito ad uno sciopero indetto da USB e FIOM CGIL.

La protesta è legata alla decisione frettolosa, assunta dall'azienda, in maniera unilaterale, di aumentare i numeri del personale in contratti di solidarietà (cds), trascurando anche gli aspetti più importanti di sicurezza. 

CDS a prescindere, tenendo addirittura chiusi il venerdì, quasi tutti i magazzini di zona legati alla produzione e non rispettando, tra l'altro, gli accordi verbali di febbraio scorso sulle micro aree. Accordi che sono in scadenza il 2 marzo 2017 e che riguardano ben 3095 unità.

L’ILVA ha chiesto nuovamente gli ammortizzatori sociali indicando la cigs come unica soluzione x i 4984 dipendenti di Taranto e 80 del gruppo di Marghera. Una richiesta respinta in toto da USB e dalle altre sigle sindacali. “No che ripeteremo il 27 febbraio prossimo al nuovo incontro che si terrà al Ministero – afferma Luciano Falvo, RSU USB -.  Non bisogna creare esuberi al nuovo acquirente servendogli su un piatto d argento eventuali licenziamenti. L’USB insiste sulla cds in deroga al job act e soprattutto ribadisce che la svendita o il regalo ad un privato non è la soluzione giusta per i dipendenti e per un territorio gia' troppo martoriato. L'unica soluzione per affrontare seriamente e  serenamente il futuro è la Nazionalizzazione”.

 

La provincia di Taranto  alla firma dei  DUC, i Distretti Urbani del Commercio.  E’ stata pronta  la risposta dei comuni  del territorio provinciale alla chiamata della Regione per la firma con le associazioni di categoria dei protocolli d’intesa, attraverso i quali si sancisce la costituzione  dei DUC.  

Un’ occasione che ha registrato – e non solo per la firma-  la presenza attiva di  Confcommercio,  accanto alle Amministrazioni comunali  con molte delle  quali da tempo è stato avviato un percorso di sensibilizzazione,  preparazione ed accompagnamento a questo primo importante passaggio.  

Un confronto tra Confcommercio e Comuni  che in alcuni casi è approdato alla costruzione del Documento strategico del commercio, uno strumento necessario per la realizzazione del DUC.

Sono 26 i Comuni del tarantino coinvolti nei DUC: Taranto, Martina Franca, Grottaglie, Manduria e Massafra;  alcuni di essi organizzati in unione dei comuni ( U. dei C. del Montedoro: Carosino, Faggiano, San Giorgio J., Montemesola, Monteparano, Monteiasi, Roccaforzata, San Marzano, Sava;   U. del Mare e del Sole: Leporano,  Pulsano, Lizzano, Torricella, Maruggio, Fragagnano, Avetrana), ed altri in aggregazioni (Ginosa, Laterza, Castellaneta, Mottola e Palagiano). 

"La firma del Protocollo - si legge in una nota - rappresenta per Confcommercio un atto di grande valenza politica perché conferma l’attenzione dei Comuni del territorio provinciale verso le problematiche del commercio che come è noto hanno fatto registrare, soprattutto negli ultimi anni, un elevato numero di chiusure in particolare  nelle aree urbane del commercio e nei centri storici". 

Il prossimo atto è la pubblicazione dei bandi, con i quali   la Regione  metterà a disposizione delle risorse finanziarie destinate ai progetti condivisi tra Regione, Comuni e associazioni di categoria per attuare i programmi di sviluppo dell’attrattività commerciale e turistica finalizzati a valorizzare il commercio attraverso il marketing territoriale, promuovere il territorio  e le eccellenze turistiche ed eno-gastronomiche, qualificare le aree urbane e i centri per contrastare l’impoverimento della rete delle  attività commerciali di prossimità. 

"I bandi - prosegue la nota di Confcommercio - costituiscono un banco di prova della capacità delle Amministrazioni comunali,  delle associazioni di categoria e delle imprese dello stare assieme e del mettere a sistema una progettualità che qualifichi gli spazi urbani e che migliori la capacità attrattiva e l’accoglienza dei centri storici e delle aree urbane. Sarà altresì importante che la Regione colga a pieno la positività di questa significativa e pronta risposta dei Comuni, mettendo a disposizione risorse concrete che possano realmente sostenere i progetti dei DUC. La firma dei protocolli è la prima pietra di un percorso ambizioso e complesso: da domani - conclude la nota - si dovrà lavorare duramente per dare contenuti e costruire i modelli di gestione dei DUC. Ognuno sarà attore di un percorso che richiederà capacità di mediazione e di cooperazione tra pubblico e privato. Per ora intanto c’è  il titolo di un libro che dovrà essere scritto a più  mani,  ma in un’unica lingua".

Sabato, 21 Gennaio 2017 22:32

SIDERURGICO - Lettera aperta dell'Usb ai commissari Ilva

Scritto da

Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera che il coordinatore provinciale Usb, Francesco Rizzo, ha indirizzato ai commissari Ilva. 

Cari commissari Ilva,

vi scriviamo questa lettera per accompagnare tre maglie che, gli iscritti di USB all’Ilva di Taranto,  vi regalano. Si tratta delle maglie con cui Nadia Toffa si è presentata nella trasmissione “Le Iene”, dopo aver realizzato lo sconcertante servizio su Taranto e su cui c’è scritto “Ie jesche pacce pe te!”. Noi di USB abbiamo avviato una raccolta tra i nostri iscritti, con cui abbiamo acquistato 50 maglie e devoluto all’associazione di volontariato “Arcobaleno nel cuore” 500 euro . Il nostro piccolo contributo al Nosocomio e soprattutto ai piccoli pazienti ricoverati nel reparto pediatrico dell’ospedale “SS. Annunziata” di Taranto, non molto distante dai luoghi in cui viviamo e lavoriamo. Non è molto, ma speriamo di dare un piccolo aiuto e contribuire ai loro sorrisi e a quello dei loro familiari. Ora, il nostro consiglio è questo: sicuramente risultereste più simpatici se, invece di spendere e spandere centinaia di migliaia di euro tra automobili di lusso e assunzioni di mega manager (mentre nello stabilimento manca di tutto: dai condizionatori, alle tute, ad altri accessori per la sicurezza dei lavoratori), ogni tanto faceste qualche gesto di solidarietà, devolvendo magari qualche migliaia di euro a coloro che ne hanno bisogno e che soffrono, anche a causa di ciò che Ilva ha prodotto in questi anni.

Distinti saluti

Francesco Rizzo

(Coordinatore provinciale USB – Taranto)

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