Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator
Preferenze sui cookie
Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1912)

"Stato e ArcelorMittal si incontreranno già nei prossimi giorni e decideranno come proseguire, se lo riterranno, in questa collaborazione. Certamente dal punto di vista del governo l’impegno c’è. Aspettiamo di sapere se si concretizzerà in un accordo forte con il partner". Lo ha dichiarato Franco Bernabè, presidente di Acciaierie d’Italia, all’evento digitale dal titolo “La filiera dell’acciaio nel Centro-Sud: numeri e prospettive”, organizzato da siderweb.

    "La sopravvivenza e il rilancio dell’ex Ilva sono un tema importante per tutta l’industria siderurgica italiana. Lo sforzo è di minimizzare l'impatto sulle terze parti", ha sottolineato.

    "Abbiamo una situazione in cui le due parti (Stato e ArcelorMittal, ndr) devono incontrarsi e decidere cosa intendono fare. L’idea originaria era chiara. Il cambio di esecutivo da questo punto di vista non ha aiutato, perché la situazione è così delicata che non può non avere il consenso e il supporto del governo, e il partner deve essere tranquillizzato del fatto che l’atteggiamento dello stesso esecutivo non cambi nel tempo", ha precisato Bernabè.

 

Secondo Bernabè, "il 2023 sarà un anno molto complicato. L’accelerazione dell’inflazione ha determinato la reazione delle Banche centrali, con la restrizione monetaria e il rialzo tassi. Ma le cose stanno cambiando abbastanza rapidamente: l’aumento del costo dei noli, la mancanza di chip, la crescita delle materie prime dovrebbero rientrare. Se non si innesta una spirale inflazionistica alimentata dalla rincorsa salari-prezzi e se vi si associa una prospettiva di stabilizzazione della tensione internazionale, allora il 2023 potrebbe non essere peggiore del 2022 e portare anzi qualche miglioramento".            Nell'attuale situazione di grande incertezza, non dovrebbe mancare la prudenza, testimoniata nel settore siderurgico dal fatto che - ha fatto notare - "molti operatori hanno deciso di anticipare le ferie o allungare i periodi di manutenzione straordinaria, per cercare di capire meglio come andrà il prossimo anno. Non è con certezza che si andrà verso una recessione".

Nel capoluogo ionico Il 18 e 19 novembre convegno nazionale con magistrati di Cassazione, docenti universitari e la Presidente nazionale degli Avvocati Giuslavoristi Italiani

 

 

Con il convegno “La tutela del Lavoratore tra prevenzione e protezione” Taranto sarà per due giorni la capitale italiana del diritto del lavoro: importanti specialisti del settore, magistrati e docenti universitari, e autorevoli avvocate e avvocati giuslavoristi si riuniranno nel capoluogo jonico per confrontarsi sui più recenti sviluppi della normativa a tutela del lavoratore.

Il convegno si svilupperà su due sessioni - venerdì 18 e sabato 19 novembre - presso la sede del Dipartimento Jonico Università, in Via Duomo a Taranto.

L’evento, accreditato dal Consiglio Nazionale Forense, è organizzato dall’AGI (Avvocati Giuslavoristi Italiani) di Puglia e Basilicata, con il patrocinio di Camera Giuslavoristi di Taranto, Anmil nazionale, Inail Puglia, Ordine degli Avvocati di Taranto, Fondazione Scuola Forense, Dipartimento Jonico in Sistemi Giuridici ed Economici del Mediterraneo Università degli studi di Bari “Aldo Moro”.

 

Per il convegno sarà a Taranto Tatiana Biagioni, Presidente Nazionale AGI, che ha sottolineato l’importanza dell’evento e dei temi trattati: «La tutela della sicurezza e la prevenzione sono due assi strategici per avere nel nostro Paese lavoro di qualità. Taranto per due giorni sarà la capitale di un confronto scientifico e giuridico su temi che sono fondamentali per rilanciare il mondo produttivo valorizzando la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori».

Nell’occasione la Presidente AGI Puglia e Basilicata, Grazia Fazio, ha dichiarato: «ringrazio la Presidente Nazionale Tatiana Biagioni per aver scelto la Puglia come sede del primo evento formativo AGI in materia di previdenza. I temi trattati sono di grande attualità non solo nel particolare ed emblematico ambiente tarantino ma, per come la cronaca quotidiana ci insegna, su tutto il territorio nazionale».

L’avvocato giuslavorista Mariella Tritto, nel comitato organizzatore dell’evento, ha spiegato che «la variegata attività industriale ed agricola presente in città e nel territorio circostante fa di Taranto un unicum che – purtroppo – crea notevoli problematiche in materia di sicurezza sul lavoro».

 

La prima sessione del convegno, ore 15.30 di venerdì 18 novembre, affronterà il tema “La tutela del Lavoratore tra prevenzione e protezione”; i lavori saranno coordinati da Domenico Garofalo, Ordinario Diritto del lavoro Università di Bari, a cui saranno affidate anche le conclusioni.

Relazioneranno Domenico Mesiti dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria su “Danno sotto soglia”, Paolo Pascucci dell’Università di Urbino “Carlo Bo” su “La tutela dell'ambiente di lavoro e dell'ambiente esterno all'impresa: quali possibili raccordi?“, Roberto Riverso, Consigliere Sezione Lavoro Corte di Cassazione, su “La prescrizione nelle malattie professionali: il corto circuito della giurisprudenza“, Milena d'Oriano, Coordinatrice del Massimario presso la Corte di Cassazione, su “L'azione di regresso dell'Inail: oggetto e presupposti”, mentre a seguire ci saranno gli interventi programmati degli  Avvocati Francesca Chietera e Cosimo Summa, giuslavoristi esperti della materia.

La seconda sessione (dalle ore 9.00 di sabato 19 novembre) affronterà il tema “Il decreto legislativo n° 81 del 2008 la salubrità del posto di lavoro: tutele e sanzioni“ con una tavola rotonda che sarà coordinata da Eugenia Pontassuglia, Procuratore Capo della Repubblica di Taranto, cui saranno affidate anche conclusioni.

Parteciperanno Elvira Palma, Consigliere Corte d’Appello di Bari, Aurora Notarianni, Direttrice Ufficio Direzione e Amministrazione AGI, Guglielmo Corsalini, Coordinatore Avvocatura regionale Inail delle Marche, Giuseppe Ludovico dell’Università Statale di Milano, e Stefano Caffio del Dipartimento Jonico in Sistemi Giuridici e Economici dell’Università di Bari.

 

I saluti saranno portati al convegno da Paolo Pardolesi, Direttore Dipartimento Jonico Uniba, Stefano Vinci, Coordinatore Corsi Di Laurea In Giurisprudenza e Scienze Giuridiche Dipartimento Jonico Uniba, Bruno Notarnicola, Ordinario Merceologia e Coordinatore del Dottorato Diritti, Economie e Culture del Mediterraneo, Tatiana Biagioni, Presidente Nazionale AGI, Grazia Fazio, Presidente Agi Puglia e Basilicata, Ernesto Aprile, Avvocato Distrettuale Inail presso Corte Appello Lecce, Emidio Deandri, Vicepresidente Nazionale Anmil e Civ Inail, Laura di Santo, Assessore ambiente e Qualità Vita del Comune di Taranto, Antoniovito Altamura, Presidente Ordine Avvocati Taranto, Paola Donvito, Presidente Fondazione Scuola Forense Taranto, Stefania Pollicoro, Presidente Camera Giuslavoristi di Taranto “Avv. Vincenzo Pollicoro”.

 Al termine dell’incontro al ministero per le Imprese e il Made in Italy, i sindacati osservano che il tavolo "se ha consentito di verificare rinnovata una disponibilità del governo a considerare la vertenza di Acciaierie D'Italia centrale e strategica per l'insieme dell'industria manifatturiera in Italia, non ha però consentito di fare concreti passi avanti per quanto riguarda il merito delle questioni aperte, non fosse altro per l'assenza dell'azienda al tavolo".

    Per queste ragioni le segreterie nazionali di Fim, Fiom, Uilm hanno deciso di proclamare per lunedì 21 novembre uno sciopero generale in tutti gli stabilimenti del gruppo di 4 ore, la cui gestione è demandata alle RSU e alle strutture territoriali di riferimento.

    Queste le proposte e le rivendicazioni sindacali: lo Stato acquisisca il controllo e la gestione degli impianti nazionalizzando o diventando socio di maggioranza, rinegoziando l'accordo che prevede la transizione dei nuovi assetti societari al 2024, stabilendo e vincolando l’utilizzo dei fondi e la loro destinazione; Acciaierie D'Italia ritiri il provvedimento di taglio degli ordini e delle commesse delle imprese dell'indotto; il Governo sia garante di un riequilibrio delle relazioni sindacali all’interno del Gruppo ADI oggi assenti; il Governo costituisca un tavolo permanente con tutti i soggetti interessati per garantire la risalita produttiva e la rinegoziazione del mancato accordo sulla cassa integrazione straordinaria; sia confermata da parte del Ministero del Lavoro, l’integrazione al reddito per i lavoratori Ilva in A.S; siano garantire le condizioni di salute e sicurezza in tutti gli stabilimenti. Sarà invece di 24 ore lo sciopero indetto sempre lunedì nell’ex Ilva dal sindacato Usb. “Le parole del ministro Urso sulla volontà dello Stato di individuare una strada che l’azienda deve rispettare nei vari siti produttivi, e di gestire, come socio pubblico, con responsabilità la fase attuale in cui transizione ecologica ed industriale sono strettamente connesse, sono un film già visto” dice Usb. 

 

 “Siamo all’osso - dice Usb -, troppe situazioni ormai al collasso a partire da un ricorso vergognoso, perché sfrenato, alla cassa integrazione sulle spalle dei lavoratori per passare alla condizione degli ex Ilva in amministrazione straordinaria e per finire alla desolante situazione dell’appalto che, dopo esser stato stremato da infiniti ritardi nel pagamento delle fatture arretrate, ha avuto il benservito di sabato scorso con la sospensione delle attività di moltissime aziende, anche locali”. 

“L’improvvisa sospensione dell’operatività di 145 imprese appaltatrici da parte di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, desta molta preoccupazione e, nel totale rispetto dell’autonomia d’impresa, Confindustria, Confindustria Puglia e Confindustria Taranto auspicano che venga individuata al più presto una soluzione nell’interesse dei lavoratori e della vasta filiera di imprese fornitrici, scongiurando gravi ripercussioni sul tessuto sociale di Taranto e della Puglia. Acciaierie d’Italia è una priorità nazionale per l’intera manifattura del Paese ed è strategico accelerare la piena difesa del ciclo integrale a caldo per l’Italia intera e per la sua bilancia commerciale. Da anni è evidente l’effetto di freno sulle scelte di Acciaierie d’Italia determinato dal percorso dilazionato e incerto del ventilato ritorno al controllo pubblico. Per questo il Sistema Confindustria si rende disponibile a contribuire alla ricerca di soluzioni da avviare in tempi rapidi, in linea con l’importanza strategica che rappresentano le produzioni, gli occupati e la filiera di Acciaierie d’Italia”.

Governo già in campo per la crisi dell’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, dopo che l’azienda siderurgica ha sospeso da oggi attività e ordini di 145 imprese dell’indotto, di cui 43 a Taranto, con una ricaduta stimata di circa 2mila lavoratori esterni. Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha convocato a Roma per giovedì il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e i sindacati nazionali metalmeccanici. Quest’ultimi hanno scritto proprio stamattina a Urso e ai ministri Marina Calderone (Lavoro) e Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente) chiedendo un confronto urgente e sollecitandoli a riprendere  il dossier Ilva. Oggi a Taranto imprese e lavoratori dell’indotto sono comunque entrati in fabbrica per smontare i cantieri così come ordinato loro da Acciaierie d’Italia. Non ci sono state proteste stamattina. 

 

 I sindacati, che nel pomeriggio hanno tenuto una riunione, pur in presenza della convocazione di Urso per il 17, vogliono tenere comunque alta l’attenzione sull’intera vicenda. Un’iniziativa di mobilitazione inizialmente messa in cantiere per dopodomani, si farebbe adesso venerdì. Anche perchè, oltre a convocare gli incontri di giovedì, il ministero guidato da Adolfo Urso ha dichiarato di attendere già dal cda di domani di Acciaierie d’Italia “concrete risposte per l’indotto e per i lavoratori a fronte di una decisione che ha suscitato giustamente sconcerto, tanto più per le modalità con cui è stata annunciata, assolutamente inaccettabili”. In mattinata i sindacati hanno incontrato alla Camera di Commercio i parlamentari e nel primo pomeriggio c’è stato anche un vertice in Confindustria Taranto delle imprese, della sezione metalmeccanica e del consiglio generale. Nella riunione con i parlamentari, i sindacati hanno espresso toni molto duri verso ArcelorMittal di cui é stato chiesto l’allontanamento nella gestione dell’azienda. I sindacati si oppongono contro l’utilizzazione del miliardo del dl Aiuti Bis e dell’altro miliardo del dl Aiuti Ter in favore della liquidità dell’ex Ilva, ormai asfittica, visto che sono risorse destinate all’aumento del capitale e al finanziamento soci (il primo miliardo) e all’impianto del preridotto da alimentare con l’idrogeno verde (il secondo miliardo). “No all’uso di questi soldi per coprire i buchi dell’azienda” è stato detto oggi nel confronto sindacati-parlamentari. Rilanciata l’ipotesi che Acciaierie d’Italia abbia voluto usare il varo dell’ultimo decreto, Aiuti Ter, per cercare di ottenere una parte delle risorse, ricorrendo poi alla sospensione delle imprese appaltatrici come ulteriore mezzo di pressione. Il ministero delle Imprese, in relazione alle imprese sospese, ha affermato che “nulla era stato preannunciato dall’azienda negli incontri che lo stesso ministro aveva avuto nei giorni scorsi con ceo e presidente di Acciaierie d’Italia, così come con l’azionista pubblico, proprio al fine di affrontare le problematiche dell’azienda anche in riferimento alle risorse pubbliche già destinate e ai nuovi provvedimenti appena deliberati”. Ma per Franco Bernabè, presidente AdI, “la gestione della liquidità è per noi un problema gigantesco e non c’è intendimento di fare pressione sul Governo che ci ha costantemente sostenuto, parlo del Governo Draghi, ed è molto forte l’attenzione che sta dedicando al problema il Governo Meloni”. 

 “Esigiamo che questo Governo ci dica chiaramente quali siano le sue intenzioni sul futuro di migliaia di famiglie di nostri concittadini che in quello stabilimento ci lavorano. Vogliamo sapere quale sarà il destino di 6.000 lavoratori dell’indotto che soffrono da 10 anni sulla propria pelle e su quella dei propri familiari le alterne vicende di quello stabilimento”. È uno dei passaggi del documento che il comitato dell’indotto ex Ilva (ora Acciaierie d’Italia) ha consegnato questa mattina, nell’incontro alla Camera di Commercio di Taranto, a sindacati e parlamentari. Il comitato fa capo ad imprese e imprenditori. “Nel 2015 - si legge nel documento - abbiamo subito le conseguenze della messa in amministrazione straordinaria dell’ex Ilva da parte dei commissari dello Stato con un conseguente ammanco nelle casse delle ns aziende di 150 milioni di Euro. Era necessario questo provvedimento? Secondo alcuni assolutamente no, perché all’epoca lo stabilimento versava in condizioni economiche decisamente migliori delle attuali”. “Oggi, all’indomani di una pandemia mondiale e di una guerra che ha portato i costi energetici a livelli mai visti - prosegue il documento del comitato -, subiamo i ritardi dei pagamenti fino a 180 giorni, le black list, l’annullamento improvviso di ordini e, da ultime, le sospensioni improvvise dei contratti oggi per domani ad un mese dal Natale".

Sono 145 le aziende appaltatrici del siderurgico di Taranto sospese da lunedì prossimo nella loro attività in fabbrica da Acciaierie d’Italia, ex Ilva. Di queste, 43 sono dell'indotto tarantino. La sospensione coinvolge anche il personale delle aziende. Lo apprende AGI.

Potrebbero essere circa duemila i lavoratori che saranno collocati in cassa integrazione dopo la decisione dell’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, di sospendere da lunedì prossimo l’attività di 145 imprese appaltatrici nel siderurgico di Taranto. È solo una stima sindacale per il momento, ma se è vero che si è ancora in attesa di capire quali aziende saranno interessate allo stop, è evidente che i riflessi della fermata saranno su larga scala: manutenzioni, sostituzioni, ricambi, impiantistica, per citare soltanto alcune delle attività che l’ex Ilva affida in appalto. Solo gli investimenti industriali e ambientali sono confermati, precisano fonti vicine al dossier. Sono quelli che attengono al piano industriale e a quello ambientale, Aia, quest’ultimo da ultimare ad agosto 2023. I sindacati aggiungono che non si fermeranno solo le aziende che effettuano attività che l’ex Ilva considera strettamente indispensabili. 

 

Da qualche giorno, per la verità, filtravano dalla fabbrica ipotesi di un’ulteriore stretta da parte dell’azienda, che è poi arrivata in queste ore con la comunicazione via pec spedita alle ditte.

    Acciaierie d’Italia non fornisce motivazioni specifiche. Parla di “sopraggiunte e superiori circostanze” che portano alla “necessità di sospendere le attività oggetto degli ordini, nella rispettiva interezza, prevedibilmente sino al 16 gennaio”. Trascorso il termine di lunedi prossimo, alle aziende e al loro personale sarà bloccato l’accesso al siderurgico. Anche i badge degli operai, strisciati ai tornelli delle portinerie per l’ingresso, verranno disattivati.

    I lavoratori andranno in cassa integrazione anche se quest’ultima è già presente in larga parte dell’indotto ed è anche in esaurimento, rilevano i sindacati. A monte, osserva Confindustria Taranto, vi è anche un problema di ordini di lavoro in calo dal siderurgico verso l’esterno, nonchè di ritardati o mancati pagamenti per i lavori già eseguiti e fatturati. Confindustria ha parlato di crediti per 100 milioni da parte delle imprese.

 

 È in ballo un miliardo del dl Aiuti Bis, affidato a Invitalia, partner pubblico di minoranza del privato Mittal in Acciaierie d’Italia, per interventi sul capitale sociale, più l’altro miliardo, del dl Aiuti ter, per la produzione di acciaio col preridotto, semilavorato che permette di ridurre l’uso di coke e minerali e quindi tagliare le emissioni inquinanti. Anche quest’ultima misura è affidata al coordinamento di Invitalia. “Acciaierie d’Italia smetta di utilizzare come grimaldello i lavoratori e la città per battere cassa” dicono Gianni Venturi e Giuseppe Romano di Fiom nazionale e Taranto. “Acciaierie d'Italia porta all'esasperazione il rapporto con le aziende dell’appalto” afferma l’Usb che conferma il numero di 2mila cassintegrati nell’indotto.

    “Riteniamo che le risorse pubbliche non devono servire per pagare i debiti contratti da AdI  ma a mettere in sicurezza la fabbrica e per la comunità” aggiunge Franco Rizzo coordinatore Usb. “Da questo momento c’è un’unica strada da percorrere, disinnescare la bomba sociale che si prepara” dicono Piero Pallini e Davide Sperti di Uil e Uilm Taranto. Mentre per Valerio D’Alò e Biagio Prisciano, di Fim Cisl nazionale e Taranto, “se Acciaierie d’Italia e l’ad Lucia Morselli pensano di utilizzare questa situazione per premere sul governo e cercare di ottenere le risorse del miliardo di euro del dl Aiuti, hanno sbagliato i conti e vedranno l’opposizione del sindacato”. 

 Con una comunicazione fatta questa mattina, Acciaierie d’Italia, ex Ilva, ha reso noto che da lunedi prossimo nello stabilimento siderurgico di Taranto sono sospese le attività di 145 imprese appaltatrici. La sospensione è a tempo indeterminato. “Si tratta di un gesto gravissimo - dicono ad AGI Valerio D’Alò e Biagio Prisciano, rispettivamente segretario nazionale e Taranto della Fim Cisl - che mette a rischio centinaia di posti di lavoro. La ricaduta occupazionale sarà massiccia. Se Acciaierie d’Italia e l’ad Lucia Morselli pensano di utilizzare questa situazione per premere sul governo e cercare di ottenere le risorse del miliardo di euro del dl Aiuti, hanno sbagliato i conti e vedranno l’opposizione del sindacato”, proseguono i sindacalisti.

 

Per D’Alò e Prisciano, “è poi singolare che questa stretta dell’azienda arrivi a poche ore dall’incontro che lunedi Fim, Fiom e Uilm avranno a Taranto con i parlamentari sulla situazione dell’ex Ilva. Anche questa è una forma di pressione, é una strumentalizzazione”. I sindacati hanno detto che Acciaierie d’Italia non ha fornito motivazioni sulla sospensione. Essa comunque consisterà anche nella disattivazione del badge di ingresso in fabbrica dei lavoratori. Da mesi l’ex Ilva é in una pesante crisi di liquidità e di recente Confindustria Puglia e Taranto ha dichiarato che sono maturati crediti per 100 milioni relativi a lavori effettuati, fatturati e non pagati.  "Sopraggiunte e superiori circostanze ci inducono a comunicarvi, con particolare rammarico, la necessità di sospendere le attività oggetto degli ordini, nella rispettiva interezza, prevedibilmente fino al 16 gennaio 2023, oppure fino all’anteriore data prevista dagli ordini quale termine di consegna”.  Questo è quanto si legge nella comunicazione di stop attività alle imprese appaltatrici del siderurgico di Taranto inviata da Acciaierie d’Italia.

    “Riguardo alla ripresa delle attività, seguiranno in ogni caso nostre comunicazioni - afferma l’ex Ilva - Qualora il cantiere di esecuzione degli ordini sia attivo presso il nostro stabilimento, è senz’altro urgente che provvediate a smobilizzarlo, previa messa in sicurezza, entro lunedì 14 novembre 2022. Precisiamo che decorso tale termine sarà inibito ogni accesso in stabilimento alla vostra impresa come ad altre imprese appaltatrici destinatarie di comunicazione analoga”. “Confermiamo l’interesse alla prosecuzione delle attività e delle opere appaltate e a tale riguardo sarà nostra cura comunicarvi ogni utile aggiornamento non appena possibile” conclude la comunicazione aziendale.

    Intanto un tavolo per l’ex Ilva è stato chiesto nei giorni scorsi al premier Giorgia Meloni dai tre leader di Cgil, Cisl e Uil nel corso del primo incontro a Palazzo Chigi.

In Puglia è Taranto, con oltre 1,7 milioni di euro, a guidare l’elenco degli enti locali che hanno ottenuto più risorse nell’ambito della missione 1 del Pnrr, in particolare per la prima componente mirata alla digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella pubblica amministrazione.

  I dati sono stati diffusi sulla piattaforma PA digitale 2026 dal dipartimento per la Trasformazione Digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri. Sono diverse le misure già finanziate: 14mila euro per i servizi legati alla carta d’identità elettronica, oltre 516mila euro per sito e servizi online, più di 219mila euro per l’adozione dei sistemi PagoPA e app IO e poco meno di 1,1 milioni di euro per abilitazione e migrazione ai servizi cloud.

  “Costruire la città del futuro significa anche innovare i processi - ha detto il sindaco Rinaldo Melucci - ed è quello che stiamo facendo con queste risorse e con le competenze dei nostri uffici. È un modo efficace di accorciare la distanza tra cittadini ed ente”.

  Infine per il vice sindaco Fabrizio Manzulli, “presto l’ammontare dei finanziamenti salirà ancora perché aspettiamo buone notizie da altre due misure: l’attivazione di una piattaforma per le notifiche digitali e un progetto di “citizen inclusion” per migliorare l’accesso ai servizi digitali”. 

Pagina 16 di 137