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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
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Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1912)

Sabato, 17 Gennaio 2015 06:26

TARANTO/Incontro Confindustria-Fim, Fiom e Uilm.

Scritto da

Industriali e sindacati condividono  la forte preoccupazione per gli effetti della procedura di amministrazione straordinaria sulle aziende dell’indotto Ilva. Decise varie azioni mirate essenzialmente a garantire le aziende sugli ingenti crediti pregressi

 

Ampia condivisione fra Confindustria Taranto e Fim Fiom e Uilm sulle azioni da intraprendere e valutazioni condivise anche sulla situazione in atto riguardante la procedura di amministrazione straordinaria per l’Ilva che, così come si prospetta, rischia di chiudere alle aziende dell’indotto ogni prospettiva di ripresa e quindi di continuità produttiva, non garantendo – in sostanza – l’esponenziale mole di crediti pregressi.

E’ questo, in sintesi, l’esito dell’incontro tenuto nel primo pomeriggio odierno in Confindustria – alla presenza del Presidente Vincenzo Cesareo – con i segretari di Fim Fiom e Uilm ed una rappresentanza di aziende dell’indotto. Oltre alle valutazioni – ampiamente condivise – circa il rischio di default irreversibile dell’intero indotto Ilva a seguito dell’adozione della Legge Marzano (che è di fatto quella in via di applicazione per la complessa vicenda, propedeutica all’intervento pubblico), Confindustria ha convenuto di procedere ad una serie di azioni mirate essenzialmente a garantire le aziende, con tutti gli strumenti a disposizione, circa la copertura degli ingenti crediti pregressi.

Al termine del confronto, il Presidente Cesareo ha comunicato ai rappresentanti sindacali – anche in vista di un’assemblea che si terrà nelle prossime ore con le imprese dell’indotto –che, in assenza di garanzie circa la complessa questione (che vede l’associazione attivamente impegnata da mesi), le aziende si vedranno costrette a non garantire più servizi e forniture e conseguentemente a mettere in libertà il proprio personale.

 

 

Venerdì, 16 Gennaio 2015 05:27

UN NUOVO STRUMENTO PER LE PICCOLE IMPRESE

Scritto da

 

 

 

Retemicroimprese e Co.Fidi Area Jonica, in collaborazione con BANCA IFIS, attivano un servizio di factoring.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Gruppo Banca IFIS è, in Italia, l’unico operatore indipendente specializzato nella filiera del credito commerciale, del credito finanziario di difficile esigibilità e del credito fiscale. Conta 28 filiali in tutta Italia e oltre 90 specialisti del credito che gestiscono e sviluppano le relazioni con i clienti.

CREDI IMPRESA FUTURO è la divisione che Banca IFIS ha creato per il finanziamento delle PMI italiane, differenziandosi dai tradizionali Istituti di credito in quanto, a differenza di questi ultimi, non valuta solo l’assetto finanziario e patrimoniale dell’azienda, ma l’impresa nel suo complesso.

In particolare, valutando la valenza dei clienti, CREDI IMPRESA FUTURO valuta l’operazione finanziaria nel suo insieme, riuscendo ad assistere anche imprese che hanno difficoltà di accesso al credito.

Pertanto, le piccole imprese potranno contare sui seguenti servizi:

finanziamento alternativo al credito bancario;

disponibilità di uno strumento specialistico per gestire i crediti;

garanzia del buon fine dei crediti commerciali;

programmazione dei flussi di cassa.

Lo schema di seguito indicato evidenzia il servizio garantito da IFIS.

Antonio De Padova

Presidente Retemicroimprese

Vittoria Cinzia Cardone

Presidente Retemicroimprese Taranto

RETE ATHENA

Via Principe Amedeo, 46 - 74123 - Taranto

Telefono: 099-9943059

Cellulare: 345 0518716

Fax: 099-9940818

www.reteathena.it


 

Il 21 gennaio prossimo saremo al MIPAAF per l’emergenza Xylella con il Governatore Vendola per incontrare i vertici del Ministero e della Protezione Civile.

Ad annunciarlo è l’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni, che proprio oggi ha ricevuto comunicazione ufficiale direttamente dal Ministero per le Politiche Agricole.

L’azione del Governo regionale ha sempre mirato ad un coordinamento più vasto che imprimesse all’emergenza i canoni dell’urgenza nazionale ed internazionale.

Il 21 contiamo di portare ancora una volta in evidenza la voce del Salento e della Puglia colpita da un flagello assolutamente non prevedibile, ma ora appare ormai più che urgente l’intervento immediato e decisivo del Governo nazionale anche attraverso la pressione di tutti parlamentari pugliesi da me coinvolti nuovamente già sul finire del 2014.

Ricordiamo, infine, che la riunione del 21 è il frutto della missiva inviata proprio dal presidente Vendola indirizzata al primo ministro Renzi, nella quale si richiedeva un incontro con il capo della Protezione civile Gabrielli e il ministro Martina  per un’azione di coordinamento efficace al fine di attuare misure fitosanitarie obbligatorie previste dalla normativa comunitaria nazionale e regionale. 

Il presidente Vendola, inoltre, nella stessa lettera aveva richiesto l’applicabilità della norma nazionale riguardante lo stato d’emergenza con la conseguente nomina di un Commissario con poteri derogatori.

Pubblicato sulla GU Serie Generale n.294 del 19-12-2014,  l‘AVVISO PUBBLICO 2014 PER INCENTIVI ALLE IMPRESE PER LA REALIZZAZIONE DI INTERVENTI IN MATERIA DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO - Art. 11, comma 5, D.Lgs.81/2008’.

Il provvedimento prevede contributi per il finanziamento a fondo perduto di sostegno alle imprese per la realizzazione di progetti di investimento per migliorare le condizioni di salute e sicurezza sul lavoro o per l'adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale.

Sono messi a disposizione 267.427.404 euro per finanziamenti a fondo perduto. Il contributo, pari al 65% dell’investimento, per un massimo di 130.000 euro, viene erogato dopo la verifica tecnico-amministrativa e la realizzazione del progetto. I finanziamenti sono cumulabili con benefici derivanti da interventi pubblici di garanzia sul credito (es. gestiti dal Fondo di garanzia delle Pmi e da Ismea).


Prima fase: inserimento online del progetto

Dal 3 marzo 2015 e fino a maggio 2015, nella sezione dedicata, le imprese registrate al sito Inail hanno a disposizione un’applicazione informatica per la compilazione della domanda, che consentirà di:

i) effettuare simulazioni relative al progetto da presentare, verificando il raggiungimento del punteggio “soglia” di ammissibilità;

ii) salvare la domanda inserita.
Seconda fase: inserimento del codice identificativo

Dal 12 maggio 2015 le imprese che hanno raggiunto la soglia minima di ammissibilità e salvato la domanda possono accedere nuovamente alla procedura informatica ed effettuare il download del proprio codice identificativo che le individua in maniera univoca.
Terza fase: invio del codice identificativo (click-day)

Le imprese possono inviare attraverso lo sportello informatico la domanda di ammissione al contributo, utilizzando il codice identificativo attribuito alla propria domanda, ottenuto mediante la procedura di download. La data e gli orari di apertura e chiusura dello sportello informatico per l’invio delle domande saranno pubblicati sul sito Inail a partire dal 3 giugno 2015 .

"La procedura di amministrazione straordinaria per Ilva, così come si prospetta nelle ultime ore, appare fortemente penalizzante per tutta la platea delle aziende dell’indotto, al momento ancora l’anello più debole della catena del sistema siderurgico pur essendone, a tutti gli effetti, la parte essenziale e strategica". 
Confindustria Taranto esprime forti preoccupazioni rispetto agli effetti che a breve si potrebbero produrre a seguito dell’applicazione della procedura sull’intera platea dell’indotto, al di là dei requisiti di strategicità che potrebbero essere attribuiti, così come emerso negli ultimi giorni, ai vari fornitori del centro siderurgico. 
La situazione debitoria pregressa della totalità delle imprese è infatti talmente esponenziale da non consentire, sottolineano a Confindustria, che tale aspetto "possa essere marginalizzato rispetto a tutti gli altri in una logica di taglio doloroso ma necessario, come è peraltro proprio nello spirito della legge Marzano. Tantomeno si può auspicare che ogni modifica a tutela di queste imprese possa passare da emendamenti o iniziative che rischiano di arrivare intempestivi sull’attuazione della procedura di amministrazione straordinaria".
Confindustria auspica invece, in tal senso, garanzie che vadano nella logica di rigenerazione del sistema Taranto annunciata a fine anno dal premier Renzi: "è contradditorio immaginare - sostiene l'associazione degli industriali ionici - che tale rilancio possa escludere proprio aziende ritenute strategiche per tutto il sistema, le stesse che hanno finora consentito la continuità produttiva dell’Ilva in tutte le sue fasi, con particolare riferimento agli ultimi 18 mesi, in cui si sono gradualmente assottigliate le certezze di solvibilità dei lavori effettuati fino ad arrivare all’esposizione debitoria attuale, che le vede sull’orlo della chiusura.  Un anno e mezzo in cui –  sottolinea Confindustria – le aziende dell’indotto hanno peraltro svolto i lavori commissionati interfacciandosi con un commissario di emanazione governativa (Bondi dal giugno 2013, poi l’attuale commissario Gnudi) che, subentrando alla parte privata, assegnava alle aziende ulteriori garanzie sulla solidità dei pagamenti nel rapporto di fornitura. Di fatto, tali garanzie sono man mano venute meno ed ora rischiano di essere totalmente vanificate assieme alla fiducia che tali imprenditori, così come i loro dipendenti, avevano riposto nel cambio di passo prodotto dal commissariamento". 
Insomma, nella fase attuale, anche alla luce della produzione, oramai al lumicino, dello stabilimento, delicata e complessa,  pur plaudendo ai provvedimenti eccezionali messi in atto dall’attuale Governo per il sistema Taranto, "sintomatici di una indiscussa attenzione verso il capoluogo jonico, Confindustria, in assenza di provvedimenti ad hoc verso l’indotto, "assumerà azioni di carattere straordinario ed urgente a salvaguardia dei diritti delle stesse imprese".
 
 
 

La protesta degli autotrasportatori per conto di Eni è pronta a deflagare dopo un periodo di tregua armata. La decisione è scaturita all'indomani dell'incontro che gli autotrasportatori, riuniti sotto la sigla consortile Lts, hanno avuto con il segretario provinciale di Trasportounito-Fiap, Biagio Provenzale, al quale hanno espresso la propria preoccupazione in merito alle possibili modalità di affidamento contrattuale dei servizi di autotrasporto conto terzi.

Ciò che gli autotrasportatori denunciano è l'impiego da parte di Eni di imprese estranee al territorio ionico che rendono risicate le commesse disponibili. Un fatto, questo, che va in controtendenza con quelli che sono gli accordi raggiunti la scorsa estate tra azienda, sindacati e autotrasportatori in Prefettura.

Come è noto, la vertenza Eni Spa è culminata con una manifestazione di protesta durata una decina di giornate, nel corso delle quali gli autotrasportatori manifestavano con le loro autocisterne, impegnando l’area antistante gli ingressi della raffineria di Taranto e parte della S.S. 106, il dissenso all’affidamento di una quota rilevante del traffico Eni a due vettori non locali:  G&A Spa (gruppo Gavio/Agogliati) di Alessandria e BT Trasporti (gruppo Bertani/Turriziani) di Roma, multinazionali dell’autotrasporto specializzate nel settore.
Al termine di quella vicenda (9 giugno 2014), grazie ad una complessa concertazione che ha visto coinvolte imprese, Istituzioni locali e sindacati, veniva condivisa - in sede prefettizia - la seguente ripartizione dei traffici: 50% in favore delle strutture societarie costituenti il consorzio di secondo grado Lts; il restante 50% affidato a G&A Spa e BT Trasporti, con l’impegno – assunto da questi ultimi – di salvaguardare aziende locali e livelli occupazionali, “ribaltando” metà delle quote da loro acquisite (quindi il 25% delle commesse disponibili sul territorio) ai vettori locali, in subvezione. 
Ora, a far proclamare agli autotrasportatori lo stato di agitazione è stato il ritardo di Eni Spa nel fornire indicazioni univoche atte a risolvere definitivamente la controversia considerate, altresì, le gravissime condizioni dell’autotrasporto locale impegnato con le varie committenze (Tct Spa, Cementir, Ilva Spa).
"L’auspicio - commenta Biagio Provenzale-è quello di ottenere risposte univoche, privilegiando nell’immediato, il dialogo con le Istituzioni locali ed i committenti di riferimento riservandosi, in caso contrario, di intraprendere, a tutela dei legittimi interessi rappresentati, - conclude - tutte le azioni e le misure esperibili di carattere sindacale, nei termini e con le modalità che saranno preventivamente rese note".
 
 

 

Si è concluso l’incontro in Confindustria tra sindacati e vertici della Natuzzi sul piano industriale dell’azienda, che inizialmente prevedeva l’esubero per 1.380 lavoratori e lavoratrici.

Dopo sei mesi di trattative, oggi per il sito produttivo arrivano le prime buone notizie, con la decisione condivisa di percorrere la strada del contratto di solidarietà , da sempre sostenuta da Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil  per consentire il riassorbimento degli esuberi. E così è stato  “da 900 dipendenti (su un totale di 1.909) previsti dal piano industriale, si è  giunti ad un numero di 1.500 lavoratori in solidarietà, di cui 1.400 da subito e altri 100 con gradualità entro il 2017, recuperando così 600  lavoratori dalla Cigs” spiegano in una nota le segreterie nazionali dei sindacati, che proseguono “altri 100 lavoratori saranno collocati in nuove società create sul territorio entro il 2015. Per i 309 lavoratori rimanenti, proseguirà   la ricerca di nuove aziende, così come previsto dall’accordo di programma. Per questi lavoratori è prevista la Cigs a zero ore con possibilità  di accedere alla mobilità volontaria con  incentivi.” Tutto ciò sarà   accompagnato da un forte piano di investimenti, 5 milioni di euro entro maggio 2015, “con  nuove linee produttive e una complessiva riorganizzazione, al fine di migliorare la competitività  . Ulteriori investimenti verranno finalizzati alla formazione del personale” proseguono Feneal Filca Fillea “inoltre è previsto un intervento sul contenimento del costo del lavoro, attraverso il salario accessorio, limitato alla durata del piano industriale, che si conclude nel 2018.” Previsto inoltre il coinvolgimento delle Rsu e delle organizzazioni sindacali per monitorare gli investimenti e la riorganizzazione per ogni singolo stabilimento, e la costituzione di una commissione nazionale  per la verifica delle strategie complessive del gruppo Natuzzi “ora la parola passerà ai lavoratori per il giudizio sull’ipotesi di accordo. Al via da subito le assemblee” concludono i sindacati.

Il TAR Puglia Lecce, Sez. I con Dispositivo di Sentenza n. 74/2015, depositato in data 09.01.2015 - definitivamente pronunciando - ha respinto, per le ragioni che saranno esposte in motivazione, il ricorso proposto da C.C.C. Cantieri Costruzioni Cemento S.p.A., Matarrese S.r.l. ed Ing. Gianluca Loliva, avverso i provvedimenti dell´Autorità Portuale di Taranto recanti l´annullamento d´ufficio dell´aggiudicazione precedentemente disposta nei confronti del costituendo RTI C.C.C. Cantieri Costruzioni Cemento S.p.A./Salvatore Matarrese S.p.A./Icotekne S.p.A. e l´aggiudicazione definitiva nei confronti del costituendo RTI Consorzio Stabile Grandi Lavori S.r.l./Impresa Ottomano Ing. Carmine S.r.l./Favellato Claudio S.p.A. della procedura ristretta accelerata per l´affidamento dell´appalto integrato per l´esecuzione dell´intervento denominato "Progettazione esecutiva, coordinamento della sicurezza in fase di progettazione e realizzazione dei Lavori di Riqualificazione del Molo Polisettoriale - Ammodernamento della banchina di ormeggio" .

Pertanto non sussistono, al momento, impedimenti di natura giudiziaria che possano ostacolare il regolare svolgimento dei succitati lavori già in corso di esecuzione al Molo Polisettoriale.

 

  Giovanni Battafarano rilegge per noi  Thomas Piketty, Il Capitale nel XXI Secolo, Bompiani Milano, 2014.         

  

 

Quanto capitalismo può sopportare il sistema democratico? E’ il tema di fondo dell’evento editoriale dell’anno, (THOMAS PIKETTY, Il capitale nel XXI secolo, Bompiani, Milano, 2014). Piketty, giovane economista francese, lodato da due Premi Nobel per l’economia come Stiglitz e Krugman,  prende in esame il tema della disuguaglianza  nel corso degli ultimi due secoli, analizzando i dati di archivio, a partire da quelli di Francia e  Regno Unito, ma attingendo anche alla grande letteratura del primo Ottocento.

   Senza la pretesa di dar conto del contenuto di un libro di oltre 900 pagine, approfondiamo  il filo conduttore dell’imponente ricerca. Nella prima metà del XIX secolo, il peso dell’eredità nella ricchezza prevale di gran lunga rispetto anche al più qualificato reddito da lavoro. In Papà Goriot di Balzac, Vautrin consiglia al giovane ambizioso Rastignac di sposare la ricca ereditiera Victorine piuttosto che puntare alla carriera di avvocato. La ricchezza dell’epoca è essenzialmente rendita fondiaria e titoli di Stato, si rivaluta annualmente del 5% , è alimentata anche dagli attivi coloniali e può contare su una tassazione inesistente o comunque molto bassa. La crescita della disuguaglianza si mantiene per tutto il secolo XIX  e il primo decennio del  secolo successivo: l’Europa, in particolare Francia e Regno Unito, costituiscono l’area maggiore della disuguaglianza, mentre gli Stati Uniti, dove l’incidenza delle eredità è meno forte, rimangono più fedeli ai valori egualitari dei Padri Fondatori.

   Le guerre mondiali, con il tragico carico di morte e distruzione, il dilatarsi del debito pubblico e la  crisi del 1929-30, riducono la disuguaglianza e spingono gli Stati ad introdurre l’imposta progressiva sul patrimonio e l’imposta di successione. Durante il new deal di Roosevelt negli anni Trenta e immediatamente dopo la Seconda guerra mondiale, la tassazione sui redditi alti o altissimi raggiunge livelli anche del 50, 70, 80%. Nei Trenta gloriosi (1945-1975), inoltre,  si consolida lo Stato sociale, si afferma il ruolo pubblico nell’economia, si realizza una forte redistribuzione dei redditi a favore dei ceti popolari, si consolida la tassazione progressiva,  si determina una riduzione delle disuguaglianze. In altre parole, si attua un compromesso alto tra capitalismo, democrazia, lavoro.

   Verso la fine degli anni Settanta, comincia la controffensiva delle forze conservatrici. La scuola austriaca (Hayek, Mises, Shumpeter) e quella monetarista di Chicago (Milton Friedman) e , a livello politico, la Thatcher e Reagan, sostengono che lo Stato sociale determina un sovraccarico della domanda; che l’economia deve essere libera da lacci e lacciuoli; che la crisi degli anni Trenta andava affrontava con opportune politiche monetarie, senza metter in piedi un costoso intervento pubblico. La conseguenza di tale impostazione è l’indebolimento  del ruolo dello Stato con l’ondata delle privatizzazioni e la forte riduzione della tassazione sui redditi più alti: dall’80% di Roosevelt si scende al 35% dei Bush; gli Usa accantonano l’egualitarismo dei padri fondatori e diventano, insieme con il Regno Unito, il Paese  del massimo della disuguaglianza, anche perché il più disponibile verso una sorta di estremismo meritocratico: le retribuzioni dei top manager, insieme con il fenomeno delle stock options, determinano la rapida ascesa di un nuovo ceto di ricchi professionali. Nel 1968, l’amministratore delegato della General Motors portava a casa circa sessantasei volte più di quello che guadagnava il normale operaio alle sue dipendenze, oggi l’amministratore delegato di Walmart guadagna novecento volte quello che prende il suo operaio medio. Il Rastignac di oggi, oltre che sposare la ricca ereditiera, potrebbe scalare la società con una fortunata carriera manageriale. Ciò che avviene nei Paesi anglosassoni, si verifica in forma attenuata anche nei Paesi europei e in Giappone: l’imposta progressiva sul reddito o sul capitale scompare o si attenua molto, ritorna la tassazione proporzionale (flat tax), la disuguaglianza torna ad impennarsi. La rinuncia degli Stati ad una efficace ed equa politica fiscale determina il formarsi di imponenti debiti pubblici: piuttosto che far pagare le tasse, gli Stati si accollano debiti elevati, che richiedono il pagamento di interessi  elevati. La crescita smisurata dei patrimoni diventa non solo un problema sociale ed etico, ma anche economico. Troppo capitalismo soffoca il capitalismo e determina una stasi nello sviluppo; una crescita debole accentua a sua volta la crescita delle disuguaglianze.

   Di fronte a questa involuzione dell’economia della globalizzazione, la proposta di Piketty è chiara. Occorre un nuovo compromesso tra capitalismo, democrazia, lavoro basato su: imposta progressiva sul capitale, sul reddito, sulle successioni, possibilmente su scala internazionale, o almeno europea; scambio automatico   delle informazioni bancarie internazionali; dichiarazioni fiscali precompilate; catasto aggiornato ai valori di mercato di tutte le forme di capitale, immobiliare e finanziario. La progressività potrebbe partire dall’ 0,1% sulla proprietà più piccola al 1% per il capitale superiore a un milione di euro; al 2% sopra i 5 milioni e così via. Una scelta trasparente che evita sia il rischioso ricorso all’inflazione sia un ulteriore indebitamento. Quanto all’Europa, la politica di austerità ha fatto fallimento, l’area euro arranca, la crescita è sempre più lontana. Non basta l’unione monetaria, occorre coordinare le politiche fiscali evitando la concorrenza  al ribasso per attrarre i capitali e dare una rappresentanza democratica all’area euro, che deve decidere le scelte coraggiose da attuare per uscire dalla crisi e rilanciare il processo di unità europeo.  Le nuove entrate pubbliche serviranno per implementare le politiche  per la formazione e  avviare una riconversione ecologica dell’economia europea.

   Il libro di Piketty è uno straordinario inventario di analisi e proposte. Ha il merito di offrire un’alternativa scientifica e non ideologica al declinante, ma sempre potente modello neoliberista. Se si vuole salvare l’economia di mercato, occorre guardarsi dagli eccessi del capitalismo globalizzato e intervenire decisamente contro la disuguaglianza. La rinunzia alla riforma del capitalismo rischia di portare le democrazie occidentali in un vicolo cieco.

 


 

Confcommercio, rappresentata e difesa dall’avv. Giuseppe Misserini, chiede, sostenendone l’inammissibilità e l’infondatezza,  che sia rigettato il ricorso presentato dalle due società facenti capo al gruppo Auchan, in data  22 dicembre 2014.

Il giudizio promosso dalle Gallerie commerciali Italia S.p.A. e Due Mari S.r.L., contro il Comune di Taranto attiene  l’annullamento dell’ordine del giorno approvato dal Consiglio Comunale del 12  dicembre scorso avente oggetto “atto di indirizzo per non procedere alla redazione del Piano Particolareggiato in località Cimino sottozona 32 del vigente PGR” e degli atti e procedimenti precedenti del Comune di Taranto contrari alla redazione del PP Cimino.

Confcommercio interviene in tale giudizio, a sostegno delle ragioni del Comune di Taranto, sottolineando l’ammissibilità dell’intervento ad opponendum, in quanto portatrice di un interesse collettivo (le imprese del commercio del territorio comunale).  In merito ai sette motivi del ricorso presentato dalle società del Gruppo francese, il legale rappresentante della Confcommercio ne dimostra punto per punto la infondatezza,   sostenendo tra le varie  motivazioni la competenza del Consiglio Comunale (contestata dai ricorrenti) ad esprimersi ogni qualvolta si debbano tracciare le linee programmatiche dell’Ente in materia urbanistica in vista di un buon governo del territorio, onde eventualmente provvedere alla formazione dello strumento urbanistico generale. In sostanza il Consiglio Comunale non può essere chiamato esclusivamente ad approvare un piano urbanistico – sia esso di primo o secondo livello- in quanto la sua competenza si riferisce ad ogni aspetto della materia urbanistica al fine di garantire l’ omogeneo sviluppo del tessuto urbano.

Il ricorso presentato da Confcommercioè dunque la naturale prosecuzione di un percorso tracciato già da tempo dall’Associazione,  contraddistinto dal fermo convincimento di dover sostenere le politiche pubbliche di gestione del territorio in favore della valorizzazione e rigenerazione dei sistemi urbani, finalizzate al miglioramento delle condizioni urbanistiche, socio-economiche e culturali. Obiettivi con i quali è evidente il contrasto con il  Piano Particolareggiato che si voleva far passare.   


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