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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
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Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1908)

 

Lo denuncia il sen. Dario Stefàno “Per imprenditori ittici solo 16 euro nella legge di stabilità”

“Possono bastare 16 euro per ogni singolo imprenditore ittico per investire e recuperare gli effetti della drammatica crisi di redditività in atto? Questa è la somma prevista dalla Legge di Stabilità per gli imprenditori della pesca, una delle principali vocazioni produttive delle nostre regioni meridionali, che viene così lasciata morire”. È la denuncia del senatore Dario Stefàno in una interrogazione al ministro Martina a cui chiede come intende rispondere a questa emergenza che rischia di ipotecare il futuro di un intero settore, vitale per le economie costiere del nostro territorio.

“La Legge di stabilità – prosegue Stefàno - come fra l’altro ha ben evidenziato in una recente intervista il presidente della Lega Pesca, Ettore Ianì, ha dimezzato la dotazione finanziaria per la pesca, consolidando una pessima prassi che a partire dal 2000 ha ridotto progressivamente dell’80% i fondi statali destinati al settore. Una situazione inaccettabile che ha acuito la crisi che oggi espone sempre più al tracollo migliaia di imprese e alla perdita di lavoro i membri degli equipaggi”.

“D’altra parte, anche sul fronte degli investimenti nel settore – prosegue ancora Stefàno - è da ritenersi gravemente fallimentare il bilancio della capacità di spesa dei fondi europei del FEP, circostanza allarmante in presenza di così consistenti riduzioni dei fondi statali, se è vero che, considerata anche la quota nazionale, il totale dei mancati investimenti e delle risorse andate in fumo ammonta alla cifra impressionante di 75,2 milioni di euro, di cui 55,2 milioni nell'anno 2014”.

 

“E’ urgente un’azione di rafforzamento della Direzione generale Pesca e Acquacoltura per mettere operatori ed imprese in grado di adempiere agli obblighi della nuova Politica Comune della Pesca e consentire alle imprese italiane di giocare sul mercato europeo senza svantaggi competitivi con le flotte di altri Paesi”.

“Peraltro – sottolinea Stefàno – è stata disattesa la risoluzione 7/00472, sottoscritta all'unanimità dalla Commissione Agricoltura della Camera a settembre scorso, che impegnava il governo a prevedere nella legge di stabilità sufficienti dotazioni per procedere all'attivazione degli strumenti del programma nazionale e a rafforzare la struttura ministeriale”.

“Vorremo sapere dunque dal Ministro – conclude Stefàno – se e come intende dare seguito a quella risoluzione per porre rimedio alla completa assenza di attenzione nei confronti della pesca, che viceversa è destinata a morire”.

 

I commissari Gnudi, Carrubba e Laghi sono impegnati affinché si possa tener conto delle esigenze espresse dalle società dell'indotto Ilva nella definizione dei criteri per l'individuazione dei fornitori di beni e servizi cosiddetti strategici. A darne notizia è la stessa Ilva spa in amministrazione straordinaria. L'auspicio, si legge in una nota, è "che tra questi fornitori possano essere ricompresi coloro che operano per il risanamento ambientale o siano funzionali alla continuazione dell'attività aziendale".
Intanto si è fatta attendere solo poche ore la telefonata del sottosegretario Graziano Delrio al sindaco di Taranto, da questi contattato con massima urgenza nelle prime ore di giovedì mattina per aggiornarlo sullo sviluppo della vicenda riguardante i lavoratori del sistema dell’indotto, degli appalti, delle forniture Ilva che anche oggi hanno manifestato la loro protesta in un contesto di drammatica emergenza economica e sociale.

Questa mattina, infatti, ancor prima che il corteo dei lavoratori e delle rappresentanza sindacali avesse raggiunto piazza Municipio dove tutt’ora in corso un sit-in, il sindaco Stefàno aveva già contattato il sottosegretario per informarlo sulla delicata quanto grave situazione dei lavoratori delle imprese dell’indotto che vantano spettanze accumulatesi nell’arco dell’ultimo anno. Poi, la lettera, la seconda in due giorni per rappresentare al Governo e al Parlamento il senso della protesta, l’innalzare degli eventi e la preoccupazione del territorio a fronte dell’alto tasso di disperazione che porrebbe degenerare in situazioni socialmente esplosive. Il sindaco, anche su sollecitazione delle organizzazioni sindacali ha fatto pressing su Roma per trovare ogni possibile soluzione per questa vertenza.

"La prima risposta - fanno sapere da palazzo di Città - è giunta proprio dai nuovi commissari Ilva che, a mezzo comunicato stampa (sopra pubblicato, ndr), hanno assicurato il loro impegno". Alla nota dei commissari hanno fatto seguito i contenuti della telefonata del sottosegretario Delrio, che ha assicurato il proprio personale interessamento, quello dei ministri competenti e, più in generale, dell’intero Governo, "per rafforzare gli impegni" ed individuare "una corsia preferenziale" per trovare, in tempi celeri, "soluzioni e certezze ai lavoratori quanto alle spettanze pregresse e per una più favorevole prospettiva del futuro".

Il sindaco ha concluso la telefonata ringraziando il sottosegretario per la sollecitudine e la vicinanza che sta dimostrando per il caso Taranto, impegnandosi, a sua volta, a mantenere stretti contatti per ogni utile aggiornamento.

 

  

Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità un ordine del giorno, presentato dai consiglieri regionali Pietro Lospinuso (FI) e Michele Mazzarano (PD) (primi firmatari) e sottoscritto dai Consiglieri Anna Rita Lemma (PD), Antonio Martucci  (MEP), Francesco Laddomada (La Puglia per Vendola) e Giuseppe Cristella (FI), che riguarda le aziende fornitrici l’Ilva di Taranto.
Con questo documento il Consiglio impegna “Il Presidente della Giunta regionale ad assumere le più opportune iniziative nei confronti del Governo Nazionale affinché reperisca i fondi necessari per assicurare la copertura finanziaria dei 250 milioni di euro vantati dalle imprese che operano nell'indotto dell'ILVA e inserisca tali garanzie nel decreto in questione onde evitare il fallimento delle stesse ed il licenziamento oltre 3000 dipendenti”.

In allegato il testo dell'Odg.

 

 

Iniziativa del Consigliere Comunale di Taranto Giampaolo Vietri dinnanzi i cancelli dello stabilimento Alenia.

 

A seguito della nota vicenda relativa alla proroga del contratto d’impiego a 40 operai rumeni in via prioritaria rispetto ai lavoratori italiani presso lo stabilimento aerospaziale di Grottaglie Giampaolo Vietri  - Consigliere Comunale di Taranto, ha organizzato un flash mob per sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto di dannoso sta avvenendo nel mondo del lavoro anche sul nostro territorio. Infatti, a causa di contratti atipici ed interventi normativi, anche comunitari, i lavoratori italiani vedono continuamente ridursi le già scarse opportunità di lavoro a causa del ricorso sempre più massiccio alla manodopera straniera da parte di agenzie interinali; un attività, quest’ultima, che sta generando un esubero di forza lavoro e dunque un inevitabile e progressivo livellamento verso il basso delle condizioni contrattuali in essere a discapito dei lavoratori italiani. Tutto ciò non può che rappresentare un grave pericolo che favorisce quella strategia mirata alla diminuzione della sfera dei diritti delle persone e dei lavoratori grazie ad  una contrapposizione che non può che vedere soccombenti i lavoratori italiani i quali, per ragioni di costo, verranno, di questo passo, progressivamente sostituiti in larga parte da quelli stranieri. È, comunque, inaccettabile che in siti industriali che hanno goduto di aiuti pubblici siano assunti stranieri a decine con la motivazione che trattasi di operai specializzati; sarebbe bastato, infatti, che il Ministero del Lavoro, la Regione e la Provincia invece di finanziare corsi di formazione al termine dei quali nessuno trova inserimento nel mondo del lavoro, avessero attivato la formazione per i profili specialistici richiesti da Alenia. In una provincia come quella di Taranto è quindi un paradosso sentir parlare di rumeni assunti in fabbrica mentre migliaia di nostri  giovani sono costretti ad andar via, considerato il dato locale della disoccupazione che supera di gran lunga quello della media nazionale. Riteniamo, pertanto, che ogni sforzo in ambito occupazionale vada rivolto PRIMA AGLI ITALIANI vista la grave crisi economica e sociale che vive il nostro paese e dunque all’esterno dello stabilimento Alenia abbiamo esposto uno striscione significativo con tale slogan affinché siano salvaguardati innanzitutto gli interessi dei nostri concittadini.  

 

 


 

 

Ma L'offerta è stata giudicata anomala dalla apposita Commissione

 

L'Autorità Portuale di Taranto comuncia che il 16 gennaio 2015 si è tenuta la sesta seduta pubblica relativa alla procedura aperta per l’affidamento dell'appalto per la progettazione esecutiva e l'esecuzione dei lavori del "Centro Servizi Polivalente per usi portuali al Molo San Cataldo del Porto di Taranto" nella quale, a valle della valutazione dell'offerta tecnica da parte della commissione giudicatrice, si è proceduto all'apertura delle offerte economiche e di tempo.

È stata, pertanto, definita la graduatoria provvisoria che vede la costituenda A.T.I. verticale Christian Color Srl/Cardinale Srl/Antonacci Termoidraulica Srl quale prima classificata con una offerta risultata anomala.

Al termine della verifica della congruità dell'offerta del primo classificato da parte di apposita nominanda Commissione si potrà procedere all'aggiudicazione dell'appalto.


"Gli imprenditori che oggi sono scesi in piazza a Roma, hanno tutta la mia solidarietà. Da tempo auspico e invoco una soluzione in grado di evitare un disastro che troppo facilmente avevo già annunciato". E' il commento del Senatore Dario Stefàno alla notizia della manifestazione in mattinata nei pressi di Montecitorio degli oltre 200 imprenditori dell'indotto metalmeccanico e edile di Taranto. 

"Con il ricorso all'amministrazione straordinaria per l'Ilva, previsto dall'ultimo decreto legge del Governo, i crediti che le aziende dell'indotto vantano nei confronti del colosso siderurgico tarantino rischiano di essere di colpo azzerati. Non serve una laurea speciale per capire che ciò avrà risvolti più che negativi per quanto riguarda la vita e le attività delle imprese con insopportabili ripercussioni sui livelli occupazionali. Uno scenario che, proprio ora, non ci possiamo permettere".

"Tutti gli ultimi governi - continua Stefàno - hanno dichiarato di voler far ripartire il Paese partendo dalle risorse e dalle potenzialità del Sud. Io non voglio abituarmi ad ascoltare i proclami dei governi appena insediati per poi assistere ogni volta a misure che penalizzano ulteriormente le nostre già provate realtà. L'incontro accordato dal Ministro Guidi alla delegazione di Confindustria Taranto spero non sia solo un incontro di rito ma sia l'occasione per vedere finalmente stabiliti gli obiettivi e gli strumenti necessari per l'effettiva tutela e il reale rilancio dell'Ilva e del suo indotto". 

"Taranto, e più in generale la Puglia, hanno già pagato a caro prezzo - conclude Stefàno - le scelte sbagliate della politica industriale degli ultimi anni. Finora non mi sembra che i governi abbiano intrapreso la strada giusta per risarcire una comunità che merita molto di più e per dare un'altra chance a questo nostro territorio".

"E' assolutamente prioritario che una particolare attenzione vada rivolta alle aziende di Taranto che operano nell'indotto e sono per molti aspetti elementi cardini del sistema produttivo dell'Ilva e per questo, meritevoli senza dubbio del riconoscimento di un diritto indiscutibile che sia per l'appunto prioritario rispetto a quello dovuto agli altri creditori".

Il sindaco Stefàno non ha dubbi. Del resto la questione dell'appalto Ilva l'ha tirata fuori anche nel corso dell'audizione in 10a commissione Senato lo scorso 15 gennaio. E lo rifà adesso, scrivendo al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e ai presidenti della 10a commissione Senato Industria-Commercio-Tursimo, on. Mucchetti, e 10a commissione Camera Arrività produttive-Commercio- Turismo, on. Epifani.

"Gli imprenditori dell'indotto infatti con i loro lavoratori, (circa 3000 unità)  - scrive il sindaco - hanno prestato la loro opera e da otto mesi sono senza la giusta retribuzione e quindi pressocchè disperati e vicinissimi al fallimento. E' impensabile che lo Stato non dia le giuste risposte ai suoi cittadini. Occorre, quindi, che crei i necessari presupposti affinchè si possano stipulare accordi con istituti di credito che prevedano delle agevolazioni per l'accesso al credito per le aziende dell'indotto fornendo una garanzia, una sorta di cambiale, a prima richiesta rilasciata da parte di amministrazioni dello Stato, per far stipulare finanziamenti a tassi e spese agevolati (per un fondo di almeno 100 ml.di euro), consentendo così - conclude - la continuazione del lavoro da parte delle aziende dell'indotto ed allontanando da esse lo spettro del fallimento".

"Industria, ultima fermata". Con questo slogan le ditte dell'indotto Ilva hanno  manifestato ieri mattina in piazza Montecitorio, a Roma. I tempi di avvio dell’amministrazione straordinaria dello stabilimento siderurgico sono imminenti e, come già detto, a meno di garanzie dirette da parte del Governo (che segue la delicata questione dell’indotto con grande attenzione), la gran parte delle aziende dell'indotto Ilva, grandi e piccole, impegnate da diversi lustri al servizio della grande fabbrica, rischia di scomparire, sommersa da un’esposizione debitoria senza precedenti. Di qui la decisione di autoconvocarsi a Roma e di far sentire forte la propria voce.

Un'inizaitva, che, però, non è stata condivisa dalla Fiom-Cgil. "L’iter parlamentare, appena avviatosi per la conversione in legge del decreto su Taranto e Ilva, - sottolinea Donato Stefanelli, segretario generale della Fiom - deve modificarne il testo in parti fondamentali che abbiamo già indicato. Fra questi le garanzie per i livelli occupazionali di tutti, diretti Ilva e lavoratori delle imprese degli appalti. Affinchè ciò avvenga è indispensabile che il Governo individui in tempi rapidissimi gli strumenti per salvaguardare, in regime di amministrazione straordinaria che partirà la prossima settimana, il sistema degli appalti che altrimenti verrebbe drammaticamente travolto se tagliato fuori dal percorso di salvataggio dell’Ilva. Il passaggio è molto stretto - aggiunge Stefanelli - ed è per questo che le azioni di ogni soggetto in campo devono essere ponderate e all’insegna del senso di responsabilità. Per questo non è in alcun modo  condivisibile quanto annunciato da Confindustria di Taranto di sospensione delle attività nello stabilimento e di messa in libertà dei lavoratori dipendenti dalle imprese degli appalti. Una forma di protesta sbagliata e autolesionista che può portare allo spegnimento degli impianti dando così il colpo di grazia a tutto e a tutti, irresponsabile perché soffia sul fuoco della paura e della rabbia, e che qualora venisse assunta davvero ci indurrebbe ad attivare tutte le azioni, anche di natura giudiziaria,  a tutela dei lavoratori coinvolti, anche perché per la messa in libertà non vi è alcun presupposto, tantomeno di natura giuridica. Chi semina vento raccoglie tempesta, ma non è di questo che Taranto ha bisogno. Rivolgo al Presidente di Confindustria di Taranto - conclude Stefanelli - l’invito ad intervenire affinchè agli annunci non faccia seguito alcun atto unilaterale da parte dei datori di lavoro degli appalti. Si torni immediatamente e responsabilmente a riporre la situazione nel confronto fra le parti, e ovunque sia necessario, per individuare gli strumenti utili a  gestire una fase tanto delicata e difficile".

 

I tempi dell’avvio della procedura di amministrazione controllata sono imminenti e il verdetto, per la mole di crediti vantati dalle aziende dell’indotto Ilva di Taranto, potrebbe arrivare quando non c’è più  nulla da fare. E soprattutto potrebbe non essere di segno positivo. E’ da questa consapevolezza che parte l’iniziativa, scaturita a seguito di una affollatissima ed animata assemblea, di autoconvocazione a Roma, per lunedì 19 gennaio, delle aziende dell’indotto Ilva di Confindustria Taranto. Un’iniziativa che fa seguito ad altre azioni già messe in atto: la sospensione dei lavori per l’Ilva e – nota ancora più amara – la messa in libertà, conseguente, dei lavoratori dipendenti, di cui sono state tempestivamente investite le segreterie sindacali.

"Le decisioni assunte, di particolare gravità, - spiega il presidente di Confindustria, Enzo Cesraeo - si impongono alla luce dell’assenza di garanzie che si prospettano proprio rispetto all’adozione della Legge Marzano, che di fatto prevede, se applicata pedissequamente, che i crediti vantati dalle aziende dell’indotto vengano inseriti nella procedura concorsuale, con la certezza di essere pressoché azzerat"i.

All’assemblea, presieduta dal presidente Vincenzo Cesareo e svoltasi in Camera di Commercio per via della grande partecipazione delle numerose aziende, hanno preso parte, fra gli altri, il presidente della CdC, Luigi Sportelli, il presidente dell’Ordine dei Commercialisti e varie associazioni di categoria, che hanno sottoscritto, assieme a tutte le aziende presenti, al termine della riunione, un  documento sulle iniziative da intraprendere. Hanno aderito anche Confersercenti, Casartigiani, Cna, Confartigianato e Confapi.

L’autoconvocazione a Roma – a Piazza Montecitorio, a partire dalle ore 10-   prevista per lunedì, assume una valenza non solo simbolica ma sostanziale. "I tempi di avvio dell’amministrazione straordinaria sono imminenti - rimarca Cesareo - e, come già detto, a meno di garanzie dirette da parte del Governo (che segue la delicata questione dell’indotto con grande attenzione), la gran parte di questa enorme platea di aziende, grandi e piccole, impegnate da diversi lustri al servizio della grande fabbrica, rischia di scomparire, sommersa da un’esposizione debitoria senza precedenti".

Non saranno i dipendenti ma gli stessi imprenditori, così come accaduto nella manifestazione tarantina del 1° agosto scorso, a prender parte alla delegazione che si recherà nella capitale per chiedere precise garanzie al Governo. La delegazione, con a capo il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo, porterà al Governo tutte le istanze già ampiamente manifestate in questi ultimi mesi: in primis, le garanzie sulla copertura dei crediti maturati: "le sole che possano consentire alle aziende la continuità lavorativa ora bruscamente interrotta, con la messa in libertà dei dipendenti. Una decisione pesante ed amara per tutte le conseguenze immaginabili, in termini di impatto sociale, economico ed occupazionale, ma, purtroppo, - conclude Cesareo - anche l’unica strada possibile da intraprendere, al momento, se non arriveranno risposte certe e in tempi brevi".

"La strada tracciata dall’intervento dello Stato su Taranto, e sull’emergenza ambientale e produttiva prodotta dall’Ilva, indica un punto di partenza ma resta ancora molto fumosa sulla meta da raggiungere"

Giuseppe Massafra e Donato Stefanelli, segretari generale rispettivamente della Cgil e della Fiom, sono dubbiosi sull'efficacia del nuovo decreto che il governo Renzi ha emanato per l'area di Taranto pur essendo stati strenui sostenitori di una idea di Stato che si assumesse l’impegno di agire in prima persona su una questione così delicata ma, dicono, il decreto così com’è "rischia di lasciare irrisolti alcuni dubbi di nodale importanza".

Ciò che preoccupa Massafra e Stefanelli è il rifermento agli adeguati livelli occupazionali. "Ci preoccupa - spiegano - sul piano della tenuta dell'attuale situazione occupazionale dello stabilimento. Se non si affronta concretamente la questione della capacità produttiva dello stabilimento e, dunque, se non si affronta il tema di quale piano industriale si doterà la nuova Ilva, continueremo ad esprimere perplessità e a non dirci tranquilli".
Tema non trascurabile, fanno presente il segretario della Cgil e quello della Fiom, anche in vista di un cambio di assetti della società Ilva "che, con l’avvio dell’amministrazione straordinaria, potrebbe mettere in discussione la continuità del contratto di solidarietà per i lavoratori diretti e qualsiasi garanzia occupazionale per i lavoratori dell'appalto. Nel decreto poi, non vi è alcun riferimento alla new.co., alla tempistica riferibile alla sua costituzione e alla sua dotazione finanziaria, fattori, a nostro parere, fondamentali per la prospettiva dello stabilimento".

C'è poi il tema delicatissimo del processo di ambientalizzazione per il quale, aggiungono Massafra e Stefanelli, "mancano i riferimenti temporali alla realizzazione dei lavori Aia ma, ancora più importante, un riferimento alla tipologia dei lavori strutturali quali batterie, agglomerato, altiforni, parchi minerali. Dire genericamente che si devono svolgere l'80% dei lavori non equivale a dire che quei lavori siano quelli più importanti o come dire quelli maggiormente impattanti con la salute e l’ambiente della comunità. A nostro giudizio si rende necessario esplicitare i riferimenti temporali già contenuti nel precedente decreto, con cui veniva adottato il piano ambientale e sanitario".

Perplessità rimangono anche sul reperimento delle risorse per il risanamento e l'esercizio dello stabilimento di Taranto anche attraverso l'utilizzo delle somme sequestrate alla famiglia Riva, "come ha già del resto rilevato il procuratore Greco in sede di audizione parlamentare. Inoltre non è stata prevista alcuna garanzia per i crediti dei lavoratori e del sistema dell'appalto,  anche di natura risarcitorie, ai quali non è stato fornito alcuno strumento di tutela come invece era già stato precedentemente previsto per le banche attraverso la prededucibilitá".

Ultima questione riguarda il fatto che l'intervento dell'amministrazione straordinaria trasferirebbe tutte le competenze presso il tribunale di Milano. "Una questione - concludono Massafra e Stefanelli - che travalica i tecnicismi per assurgere a ruolo di punto nevralgico dal forte valore simbolico per un territorio che deve rimanere centrale non solo nella passività delle azioni previste, ma anche nell’importante funzione di difendersi ed ottenere giustizia e ristoro".

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