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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
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Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1907)

 

IMPORTANTE INIZIATIVA DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA MARTINO TAMBURRANO.

 

 

Si è discusso in Provincia di caporalato e delle azioni da mettere in campo per contrastare questo fenomeno nel territorio ionico.

Hanno partecipato all’incontro il presidente Martino Tamburrano, il vicepresidente Gianni Azzaro, il consigliere provinciale delegato al Mercato del Lavoro Vito Miccolis, il presidente del CTP di Taranto Roberto Falcone e il responsabile provinciale del servizio Controversie Collettive, Michele Coviello.

Tra le proposte emerse, la predisposizione di un progetto per il trasporto delle braccianti dalla residenza alle aziende agricole con i mezzi messi a disposizione dal CTP. Tale richiesta verrà sottoposta agli assessori regionali Sebastiano Leo e Giannini, con deleghe rispettivamente al Lavoro e ai Trasporti, ai fini di un cofinanziamento regionale. A tale scopo, il capo dell’amministrazione di via anfiteatro ha assicurato la presenza di un apposito capitolo nel prossimo Bilancio di previsione dell’Ente.

La Provincia si è impegnata a dare massima pubblicità, attraverso i centri territoriali per l’impiego, alle modalità di iscrizione dei braccianti agli elenchi dei lavoratori agricoli ed ha invitato i responsabili degli uffici preposti a garantire la massima attenzione  verso i problemi di questa categoria.

Inoltre verranno intensificati i controlli sulle strade da parte della Polizia provinciale.

Alla prossima riunione, prevista per giovedì 24 settembre alle ore 12.30, che si terrà sempre nel salone della presidenza, parteciperanno anche le organizzazioni sindacali di categoria e le associazioni datoriali.


 

L’accorpamento, anticipato lo scorso 4 agosto dal Giornale di Taranto, al centro dell’ultima riunione del Consiglio camerale di Taranto

 

Entra nella fase operativa il percorso di accorpamento delle Camere di commercio di Taranto e di Brindisi in ossequio a quanto previsto dalla legge delega di riforma della Pubblica Amministrazione. Come è noto, il testo prevede, tra le altre cose, la ridefinizione delle circoscrizioni territoriali camerali, dalle attuali 105 a non più di 60, “mediante accorpamento sulla base di una soglia dimensionale minima di 75mila  imprese e unità locali iscritte o annotate nel registro delle imprese”.

Le giunte camerali di Brindisi e Taranto hanno già deliberato l’avvio del processo di accorpamento in ragione delle affinità presenti storicamente nel tessuto economico, associativo e sociale dei due territori.Un ulteriore passo è stato compiuto nell’ultima riunione del Consiglio camerale di Taranto che ha dato pieno mandato al Presidente Cav. Luigi Sportelli ed alla Giunta  di intraprendere le azioni e le procedure necessarie per completare il percorso.

“Questo accorpamento – spiega Sportelli– porterà alla creazione di una delle più grandi Camere di Commercio di Puglia non solo in termini di presenza delle imprese. Il nuovo Ente, infatti, potrà far valere a livello nazionale il suo importante peso specifico che deriva dalla presenza di insediamenti industriali strategici per lo Stato, da un diffuso e capillare sistema produttivo che abbraccia tutti i comparti (agricoltura, industria, commercio, artigianato, turismo), dalle grandi infrastrutture logistiche di portata internazionale (due porti e due aeroporti) che dovranno,ancora meglio, essere messe a sistemacome leva fondamentale ed imprescindibile della crescita edello sviluppo economico del territorio. Questa sarà l’unica Camera di commercio in Italia che si affaccia su due mari, l’Adriatico e lo Jonio, un ponte concreto tra le due sponde della Puglia. Un progetto ambizioso, quindi,che migliorerà il livello di servizio dei nostri Enti che ancora di più sapranno cogliere le necessità delle imprese e rispondere alle loro rinnovate esigenze. Una prova concreta, infine, di come il Sistema camerale sia in grado di riformarsi, non solo a parole, ma nei fatti, senza autoreferenzialità, salvaguardando i presidi originari delle due strutture camerali, ma con lo sguardo rivolto soprattutto e prioritariamente al bene dei territori e delle imprese.

Nella foto a destra il Presidente della Camera di Commercio di Taranto Luigi Sportelli ed a sinistra il segretario generale Francesco De Giorgio.

 

IN OCCASIONE DEL PROSSIMO CONSIGLIO GENERALE CHE SI TERRA' A TARANTO IL PROSSIMO 24 SETTEMBRE.

 

Gent.mo dottor Squinzi lei farà il Consiglio generale di Confindustria nella città di Taranto il prossimo 24 settembre. Non è la prima volta che questa città, con una antica connotazione operaia nel Mezzogiorno, ospita la sua organizzazione. Prima di lei il suo predecessore, Emma Marcegaglia,  fece visita al centro siderurgico tarantino della famiglia Riva accolta in modo fraterno dalla proprietà al gran completo e da un codazzo istituzionale. In quella occasione inaugurò uno stabilimento, della famiglia, di impianti fotovoltaici con le maestranze ereditate, a buon prezzo, come tutti gli spazi e capannoni, dalle aziende Belleli e Simi, allora in difficoltà ma ancora presenti, oggi, con successo, nel mondo.  C’è sempre una ragione sentimentale in ogni vostra visita ed è quella dei propri interessi industriali, infatti lei viene qui da noi perché,ha affermato recentemente: «Se perdiamo la partita sull'Ilva, l'Italia non è più una potenza industriale». In questo periodo lei ha conquistato anche la scena politica italiana oltre che quella economica, come ovvio con il suo incarico di presidente della ormai centenaria Confindustria, per una unità di intenti e vedute con l’attuale, nominato, presidente del consiglio. Sembrerebbe, quasi, che anche lei detti tempi e programmi al governo Renzi. In esso il vostro ufficiale punto di riferimento è il ministro dell’industria Guidi ex presidente dei giovani industriali ed in aperto conflitto di interesse, ma questa non è una novità. Va di moda oggi mettere giovani politici, ma di comprovata fede ed interessi di parte, nel governo della nazione che dovrebbe rappresentare gli interessi di tutti. Neanche il fascismo, il cui regime Confindustria servì e ne trasse i massimi benefici, giunse a tanto. Oggi si propone, ancora una volta, la salvezza dell’economia nazionale attraverso la tutela delle imprese e nel continuare la vendita (ai privati) del patrimonio pubblico con un piano di privatizzazione “serio” ma con l’assenza di vincoli per le aziende. Ovviamente nessun sussulto politico a difesa della Costituzione da parte di questo governo che prevede, come prioritario, oltre alla tutela della proprietà di ogni cittadino, il vincolo sociale delle imprese. Nessuna garanzia per i ceti popolari sempre più poveri mentre si continua a conferire esplicitamente la delega politica alle imprese per la soluzione dei problemi di tutti noi. Negli ultimi trentacinque anni le aziende che lei rappresenta hanno goduto dell’acquisto a basso prezzo delle nostre industrie pubbliche tra le quali Ilva e di alcune importanti banche. Hanno facilmente de localizzato nel mondo, hanno partecipato al banchetto della finanziarizzazione artificiosa dell’economia che ha portato allo sfascio globale. Hanno goduto di leggi italiane sul lavoro senza certezze e tutele con un abbassamento dei salari, stipendi e pensioni pari al 10% del Pil nazionale (circa 120 miliardi) trasferito con leggi appropriate e concordate, purtroppo anche con i sindacati in modo concertativo, nelle vostre tasche. Tutto ciò ha segnato la completa sconfitta e subalternità della politica nazionale e locale agli interessi dei grandi gruppi economici privati che lei rappresenta. Per voi non esiste la “destra” o la “sinistra”, né mediazioni di interessi ma il mercato verso il quale si deve obbedienza cieca. Infatti è per questo che ella viene nella nostra città, per chiedere di far presto e vendere l’Ilva, perorare probabilmente una cordata di suoi colleghi italiani e chiedere all’attuale governo di tutelarsi, con leggi sempre più anticostituzionali, dalla magistratura e dall’iniziativa di una Procura della Repubblica anacronistica perché  pone ancora, prima di ogni cosa, la vita e la salute di cittadini e lavoratori. I comunisti italiani per primi, anni fa’, proposero la soluzione drammatica in cui vive il territorio con la nazionalizzazione dell’Ilva come industria strategica nazionale utilizzando tutti i profitti dell’impresa nella bonifica del territorio interno ed esterno all’azienda. Senza ciò, per noi, non c’è risoluzione dei problemi enormi che sono stati creati e la sua chiusura la determinerà inesorabilmente  il mercato dopo l’ennesimo saccheggio del capitale umano e naturale.


Al via le procedure di richiesta dello stato di calamità, dopo la grave crisi che ha colpito la mitilicoltura, in particolare della zona di Taranto e garganica. Così  l’assessore alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia, Leo Di Gioia, al termine dell’incontro svolto   con le Associazioni di categoria della pesca. Le associazioni hanno evidenziato lo stato di calamità che ha colpito la mitilicoltura, in particolare dell’area tarantina e garganica, compromettendo l’intera produzione del 2015 e 2016. “L’amministrazione regionale - fa sapere Di Gioia -, a tal proposito, provvederà immediatamente ad attivare le procedure per supportare la richiesta di dichiarazione dello stato di calamità e definire il percorso tecnico e normativo che consenta di individuare i modi e le forme di aiuti alle imprese che operano nel settore”. E’ stata ribadita, nel corso dell’incontro, la disponibilità della somma di 500.000 mila euro da destinare agli aiuti. Si provvederà, altresì, a verificare la possibilità di incrementare tale somma. L’assessore Di Gioia attiverà, inoltre, un incontro tecnico tra esperti del mondo scientifico  (ARPA, CNR Talassografico e Università) ed i pescatori, insieme alle loro relative associazioni di rappresentanza, al fine di mettere in campo una strategia che consenta di disporre delle necessarie informazioni da trasferire ai miticoltori. E’ stato, infine, ricordato che la nuova Programmazione (FEAMP) prevede tutta una serie di interventi a sostegno della mitilicoltura e del settore della pesca in generale.
 
 

"Le vertenze che interessano la provincia di Taranto hanno la massima attenzione del presidente, mia e di tutta la giunta regionale".
Così l'assessore regionale allo Sviluppo economico Loredana Capone conferma l'impegno del governo Emiliano ad affrontare le questioni legate al lavoro ancora oggetto di vertenze, in un territorio, come quello di Taranto, così produttivo da essere trainante non solo per la Puglia ma per tutto il territorio nazionale.
"Sulla questione del Paisiello - spiega l'assessore - abbiamo sollecitato il governo nazionale a condividere una soluzione. Per Isola Verde sono allo studio misure di rilancio del piano industriale pur in considerazione del fatto che, come tutte le partecipate delle Province, anche questa è interessata dalle misure di razionalizzazione richieste dal governo".
"Quanto a Marcegaglia - continua Loredana Capone - non abbiamo affatto rinunciato alla ricerca di un nuovo soggetto imprenditoriale che accompagni sia il rilancio industriale dello stabilimento che la ricollocazione dei lavoratori".
"Su tutti questi fronti non siamo disposti ad abbassare la guardia. Peraltro, i recenti risultati ottenuti sul fronte dell'attrazione degli investimenti ci fanno ben sperare sull'attrattività che la Puglia, con il proprio sistema di incentivi, continua ad esercitare per gruppi industriali nazionali ed esteri. Vorrei ricordare che siamo stati noi, per primi in Italia, ad anticipare il nuovo ciclo dei fondi strutturali attivando ben 7 incentivi".
 

Il Consigliere regionale del M5S Marco Galante ha partecipato a un incontro, presso Confcommercio Taranto, per affrontare l’emergenza che sta colpendo il settore della mitilicoltura  in città. Le temperature eccezionalmente elevate delle scorse settimane hanno provocato danni ingenti, dalle prime stime si tratterebbe di 15 o addirittura 30 milioni di euro di perdite. Pare irrilevante per Taranto e ancor di più per i miticoltori la vuota solidarietà di chi per campanilismo promuove il consumo del frutto cittadino alla pari dell’allarmismo di coloro che intimano di non cibarsene. “E’ fondamentale – dichiara Galante – che si concretizzi la prospettiva emersa durante il confronto di un Tavolo tecnico che definisca interventi di ristoro per il settore ma anche e soprattutto che interessi il “Sistema Taranto” nel suo complesso: una cabina di cui dovrebbero far parte Amministrazione, Camera di Commercio, imprese, Università, CNR, per un rilancio di carattere progettuale del territorio, lontano anni luce dal modello di sviluppo cancerogeno fino ad oggi in piedi, e volto pertanto a valorizzare turismo, cultura, impresa ecocompatibile, agricoltura e artigianato. Spetta al Legislatore sostenere questo sforzo e il Gruppo regionale del Movimento 5 Stelle supporterà concretamente questo sforzo. E’ previsto per oggi – continua Galante - l’incontro tra l’assessore Di Gioia e il consigliere Pentassuglia per l’individuazione di fondi capaci di offrire sostegno ai miticoltori tarantini, a cui la calura  ha distrutto i molluschi in fase di accrescimento e i semi che avrebbero dato il frutto per l’anno successivo, molto richiesti anche dagli allevatori nazionali e stranieri. Auspico che anche i miei colleghi consiglieri regionali della provincia jonica – conclude - siano pronti a collaborare per risolvere al meglio la situazione”.

Il dibattito sul treno Frecciarossa che percorre in sei ore e mezza il tragitto Milano-Bari, terminando la sua corsa nel capoluogo di regione ed escludendo le province di Taranto, Brindisi e Lecce, riapre bruscamente l’annosa e irrisolta questione delle dotazioni infrastrutturali sul nostro territorio. E ripropone in maniera urgente, dopo tanta discussione, la necessità di soluzioni definitive sul tema dei trasporti come elemento centrale e propulsore di qualsiasi ipotesi di sviluppo economico. Già nel 2012 la Camera di commercio di Taranto aveva colto questo aspetto istituendo il Tavolo della Mobilità e riunendo intorno ad esso tutti gli stakeholder interessati, anche con la partecipazione delle province di Matera e Cosenza, nella convinzione che la questione trasporti non possa e non debba essere condotta come una guerra di campanile, ma secondo una logica di pianificazione che deve intercettare e soddisfare le vere esigenze dei territori.
Come già ribadito in questi giorni da tanti esponenti del mondo politico ed economico, la vicenda del Frecciarossa bloccato sulla “linea gotica” di Bari, ha fatto da detonatore ad un problema che non è stato mai risolto: i collegamenti da e per le aree geograficamente più marginali della regione. Aree che pur essendo decentrate e collegate male con il resto dell’Italia e con le altre nazioni, hanno conquistato negli anni rilievo in campo turistico, commerciale, industriale. 
Fermo restando il denominatore comune tra le tre province del Sud della Puglia, è evidente che Taranto detiene, purtroppo, un gap infrastrutturale in materia di trasporti più pesante di altre realtà. Per questo se sono giuste e condivisibili le rivendicazioni per allungare il Frecciarossa sulla dorsale adriatica fino a Lecce, lo sono ancora di più per chiedere che i collegamenti ferroviari veloci giungano sino al capoluogo ionico.
RFI, infatti, negli anni ha progressivamente ridotto il numero dei treni a lunga percorrenza da e per Taranto. I pochi collegamenti rimasti sono effettuati con mezzi obsoleti dismessi da altre aree del paese più “fortunate”, con tempi che rendono anti-economico l’utilizzo del treno stesso. E’ un cane che si morde la coda: l’offerta di Trenitalia non è concorrenziale, non va incontro alle esigenze del mercato, il servizio è scadente e, quindi, l’utenza non lo premia. Le ferrovie, però, utilizzano questo argomento per tagliare le tratte sostenendo che i treni viaggiano vuoti. Un ragionamento analogo a quello adottato per mantenere colpevolmente chiuso ai voli passeggeri l’aeroporto di Taranto/Grottaglie, un altro insopportabile affronto per il nostro territorio, una reiterata ingiustizia in aperto contrasto con la volontà espressa dai cittadini e dalle Amministrazioni pubbliche locali. Condizioni inaccettabili, dunque, per il cui superamento è fondamentale un moto comune e condiviso di dissenso. Come è possibile pensare di riconquistare il mercato con vetture vecchie e scassate e con percorrenze interminabili? Oggi l’Italia è tagliata in due: una parte è collegata con bolidi fiammanti, l’altra, sempre che sia collegata, con utilitarie di seconda mano. E’ questa l’agenda per il Sud? Ed è questo il modello che Trenitalia vuole riprodurre su scala regionale interrompendo l’alta velocità a Bari?
Non solo bisogna opporsi a questa logica francamente inverosimile, rivendicando e chiedendo pari opportunità e pari dignità tra le popolazioni, ma è anche necessario pretendere una nuova stagione di confronto a livello nazionale e regionale. 
Palazzo Chigi ha rivolto la propria attenzione a Taranto per la vicenda Ilva e con la legge 20/2015 intende avviare percorsi di sviluppo legati alla valorizzazione dei beni culturali, architettonici e storici. Un’apertura importante che le Istituzioni partecipanti al Tavolo permanente, fra le quali l’Ente camerale, stanno cercando di tradurre in azioni efficaci. Sicuramente, però, trasporti adeguati agevolerebbero quelle dinamiche di riconversione turistico-culturale su cui il Governo per primo starebbe puntando. Il tema della mobilità, quindi, va portato e posto all’attenzione del Tavolo Istituzionale per Taranto non come appendice rivendicativa del territorio ma come imprescindibile complemento delle ipotesi di sviluppo tracciate dal Governo.
Quanto alla Regione Puglia, all’avvio della nuova consiliatura, durante l’incontro con i neoeletti consiglieri regionali della provincia di Taranto, la Camera di commercio di Taranto ha già evidenziato con forza la necessità di superare le diversità politiche per ragionare con un unico fine: la crescita economica e sociale del territorio ionico. Un concreto adeguamento delle infrastrutture di trasporto è tema significativo intorno al quale fare squadra, in quanto coinvolge - sotto vari profili ed esigenze, da quelle commerciali a quelle sanitarie, di studio, di lavoro - imprese e cittadini della provincia di Taranto che, ad oggi, inspiegabilmente sono costretti a subire quella che appare una vera e propria sperequazione nel diritto alla mobilità ed alla fruizione di un sistema di trasporto pubblico accessibile ed utile.

 

di GIOVANNI BATTAFARANO, Segretario Generale Associazione Lavoro & Welfare

 

In questi giorni, l’ISTAT ha pubblicato un aggiornamento dei dati economici del nostro Paese, dai quali si conferma che, dopo otto anni di profonda crisi economica,  la ripresa economica è in atto, ma per ridurre la disoccupazione e per una diffusa ripresa produttiva è ancora poco. Vediamo l’andamento della crisi dal versante del ricorso agli ammortizzatori sociali, secondo l’Indagine condotta dal l’Osservatorio Lavoro&Welfare.

 Il mese di giugno, come si può evincere dalla tabella allegata, conferma la tendenza generale nella riduzione delle ore di CIG sul 2014 (-30,27%) con una tendenza non consolidata visto che per il secondo mese consecutivo, si è registrato un aumento sul mese precedente (+3,83%), con 67.909.991 ore di CIG autorizzate.  In questo mese è cambiata la situazione delle ore di Cigderoga, dove le ore autorizzate sono cresciute del +380,23% sul mese precedente portandosi sui valori medi del 2014, 19-20 milioni di ore mese di Cigd. Situazione in calo invece nella richiesta di ore di Cigs ( -18,91% su maggio 2015) e nella richiesta di ore di Cigo (-23,75% su maggio 2015).

La situazione produttiva conferma la presenza di qualche segno di miglioramento, ma la crisi industriale presenta uno zoccolo duro dove ci vuole ancora tempo ma anche qualche nuova idea nelle scelte del Governo per una stabile e diffusa ripresa della produzione industriale. Restano molto contraddittori ancora i dati sulla congiuntura economica.

A giugno bene l’export del nostro Paese che traina la ripresa +5% nel primo semestre con un saldo positivo nei primi sei mesi di 18,5 miliardi. Bene nell’eurozona dove il surplus commerciale si attesta a 26,4 miliardi, tra gennaio e giugno 2015 le vendite della zona euro verso il resto del mondo sono aumentate a 1.011,7 miliardi (+6% rispetto allo stesso periodo nel 2014).

Aumenta il tasso di disoccupazione (+0,2%) attestandosi al 12,7%, nei dodici mesi il numero di disoccupati è aumentato del 2,7% (+85 mila) e il tasso di disoccupazione di +0,3%,unico dato positivo è che l’aumento della disoccupazione è anche legato alla riduzione degli scoraggiati che si sono reinseriti nel mercato del lavoro, ma per ora come nuovi disoccupati.

Questa situazione dovrà ora purtroppo fare i conti con le scelte della Cina sulla svalutazione della propria moneta, che finiranno per influenzare le esportazioni. Si riconferma una situazione dove la congiuntura negativa dell’economia sembra aver toccato il punto più basso e ha invertito la tendenza con un leggero miglioramento, ma dove le prospettive sono ancora tutte da consolidare. La situazione economica e produttiva del Paese resta fortemente divaricata tra recessione e ripresa.

Si rendono più evidenti le distanze tra le realtà produttive che tornano protagoniste nello sviluppo e nella ripresa e realtà territoriali, produttive e settori che vivono il contesto di una deindustrializzazione. La CIG cresce sia rispetto al mese di maggio (+3,83%), mentre cala rispetto a giugno 2014 (-3,29%), sia rispetto all’intero periodo, gennaio – giugno 2014 (-30,27%). La media delle ore di CIG nel 2014 era stata di oltre 89 milioni di ore, mentre in questi primi sei mesi del 2015 è scesa a 60 milioni di ore mese.Il quadro nel mese di giugno è il risultato di diverse tendenze nelle tipologie di concessione delle ore di CIG.

È utile riaffermare il concetto (in tempo di riforme) che la CIG non è, e non è stata in questi anni di profonda crisi, solo una protezione per i lavoratori, (consentendo loro di mantenere un reddito oltre alla continuità del rapporto di lavoro) ma ha anche consentito alle stesse aziende di mantenere transitoriamente invariato il proprio assetto produttivo, riaffermando e confermando il ruolo e la validità dello strumento CIG.

Il forte limite è che non ci sono stati nel ricorso alla Cassa integrazione speciale (Cigs), e non ci sono ancora oggi sufficientemente, dalla parte imprenditoriale delle aziende, interventi attivi, progetti di riorganizzazione, ristrutturazione, orientamento e di investimento nella struttura industriale del Paese.

Nella maggioranza delle crisi aziendali sono troppo pochi gli interventi attivi, la situazione ristagna, le crisi aziendali vengono continuamente solo costatate ma nella quasi totalità dei casi non vengono avviati interventi strutturali.

In conclusione, si può dire che la ripresa è in atto e che tuttavia non è stabilizzata e potrebbe risentire delle ripercussioni internazionali, a partire dalle vicende della Cina. Tardano a riprendere gli investimenti privati, nonostante gli incentivi in atto.

 

Occorre che la prossima legge di stabilità compia scelte rigorose in direzione della crescita sostenibile, delle energie rinnovabili, dell’innovazione, che abbiano quelle ricadute occupazionali indispensabili alla coesione sociale e nazionale del nostro Paese.

Giovanni Battafarano Segretario Generale Associazione Lavoro&Welfare


Alcuni dipendenti di TARANTO  ISOLAVERDE hanno occupato la sede in via Dario Lupo. A tutt'oggi - dicono i dipendenti della società della Provincia di Taranto - non sono stati corrisposti ancora gli stipendi da aprile 2015 ... la situazione è diventata inostenibile e allarmante per le 231 famiglie che non sanno piu come affrontare la giornata. Si chiede una immediata risposta istiutuzionale affinche termini questa violenza psicologica e distruttiva verso i lavoratori che non sanno piu quale sia il loro fututro o meglio la cosa certa è che a inizio ottobre scattera' il licenziamento collettivo poiche scadranno i 75 gg della messa in liquidazione.

La Commissione europea ha approvato il programma operativo 2014-2020 della Puglia: si tratta di un investimento complessivo di €7,12 miliardi, di cui €3,56 miliardi stanziati dall'UE attraverso il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e il Fondo Sociale Europeo (FSE) e l'altra metà derivante dal cofinanziamento nazionale. 
I commenti del commissario europeo per la politica regionale, Corina Cretu e di quello per l'occupazione e gli affari sociali, Marianne Thyssen

La Corina Crețu ha detto di essere "particolarmente soddisfatta per l'adozione di questo ambizioso programma. La Puglia disporrà per i prossimi anni di un investimento di grande portata che dovrà soprattutto servire a sviluppare un ambiente favorevole all'innovazione e alle imprese, facilitando in questo modo la creazione di migliaia di posti di lavoro. Il programma contribuirà a rendere il territorio più attrattivo, migliorando così il tenore di vita dei suoi cittadini."  

Marianne Thyssen ha invece  sottolineato che  "Con oltre 3,5 miliardi di fondi UE a disposizione possono essere realizzati più investimenti per sostenere crescita e occupazione in Puglia. I fondi destinati a formazione professionale, educazione, assistenza e servizi sociali, e utilizzati per promuovere l'inclusione e combattere la povertà, contribuiranno notevolmente a migliorare la vita dei cittadini nella regione." (...) 

Una buona parte dei fondi è destinata al sistema economico: 1,1 miliardi per la competitività, l'innovazione e l'internazionalizzazione delle PMI, 672 milioni per ricerca e sviluppo con particolare riguardo alla collaborazione tra pubblico e privato, 272 milioni per banda larga e agenda digitale.

Infrastrutture e investimenti per la sostenibilità ambientale ed energetica rappresentano un secondo perno del programma: 1,1 miliardi sono destinati alla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale, e per opere e la gestione di acqua e rifiuti, 462 per migliorare le connessioni trasportistiche, 396 milioni per favorire una transizione verso economia a basse emissioni di carbonio (energia e mobilità urbana).

Un terzo pilastro è costituito dall'ambito del sociale e della formazione: 1 miliardo sarà investito per promuovere l'inclusione sociale e contrastare la povertà, 754 per la formazione professionale e facilitare la transizione tra formazione e lavoro, 540 milioni per la mobilità e partecipazione al mercato del lavoro.

I risultati attesi sono:

  • Creazione di 1500 nuove imprese;
  • Aumento della spesa pubblica in ricerca e sviluppo dallo 0,5 allo 0,7 del PIL e della privata in R&S dallo 0,19 allo 0,25 del PIL;
  • Popolazione coperta da banda larga ultraveloce (100Mbs): 50%;
  • Aumento dell'export dal 12.6 al 18% del PIL; 
  • Riduzione delle emissioni di CO2 da 38.546 a 33.535 tonnellate;
  • Decuplicare il numero di visitatori ai siti culturali e naturali beneficiari di fondi;
  • Riabilitazione di 1500 ettari di terreno degradato;
  • 320.000 persone servite da impianti di trattamento acque modernizzati; 
  • 3500 nuovi posti in asili nido e strutture per la prima infanzia
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