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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1908)

- \"Siamo in presenza di una strage. L\'abbiamo detto anche al governo, non stan facendo nulla\". Lo ha denunciato il segretario nazionale di Cgil Maurizio Landini, a Bari a margine dell\'elezione della nuova segreteria pugliese, rispondendo alle domande dei giornalisti sule alle numerose morti sul lavoro. L\'ultimo caso risale a ieri, in Puglia, nella frazione di Calendano a Ruvo di Puglia (Bari), dov\'è morto un 70enne.

    \"Avevamo avviato un tavolo a gennaio\", ha ricordato Landini. \"Da gennaio ad oggi non è successo niente e la gente continua a morire, come moriva tanti anni fa, con condizioni di lavoro inaccettabili e, molto spesso, quello che stiamo vedendo\" avviene \"attraverso l\'appalto, il subappalto, la precarietà, il non rispetto delle norme\".

     \"Per evitare i morti sul lavoro - ha aggiunto il segretario nazionale - bisogna agire sulla prevenzione, non è che debbo sanzionare dopo che i morti ci sono già: debbo fare in modo che di morti non ce ne deve essere neanche uno. E allora bisogna agire sulla prevenzione: bisogna aumentare gli ispettori, bisogna investire sulla sanità, sulla formazione, anche delle imprese. Bisogna smetterla di dare soldi a pioggia a tutte le imprese. Bisogna che le imprese che non rispettano le norme non debbono essere fatte lavorare, non debbono poter partecipare agli appalti\".

     La Cgil, ha proseguito il segretario, chiede di \"introdurre una patente a punti che, in linea teorica, diventa come chi non rispetta le norme nella strada: chi fa impresa e non rispetta le norme sulla salute e la sicurezza, non deve avere la possibilità di continuare a lavorare. La salute e la sicurezza devono diventare anche una materia di scuola, di formazione, che riguarda sia chi dovrà andare a lavorare, ma anche gli imprenditori in carne ed ossa\".

     Su questi temi \"non sta succedendo assolutamente nulla\", ha concluso Landini. \"E, quindi, da questo punto di vista per noi la situazione non è più accettabile. Anzi, stanno tagliando sulla sanità. Come abbiamo detto al ministro della Salute nei giorni scorsi, i tagli che sono stati fatti in questi anni sulla sanità hanno determinato anche una riduzione dei tecnici di prevenzione sulla salute e la sicurezza. Questo è l\'esito di tagli su tagli e di una logica, insisto, che sta favorendo la competizione sul mercato senza rispetto di vincoli sociali e senza regole\".

 scattata da oggi la nuova cassa integrazione straordinaria per 2.500 dipendenti dell’ex Ilva di Taranto, ora Acciaierie d’Italia. È in continuità con quella partita a fine marzo, rinnovata al ministero del Lavoro, e durata sino a ieri. L’ulteriore cassa durerà sino a fine anno ed è stata disposta nell’ambito del decreto sulla Pubblica amministrazione approvato nei giorni scorsi dal Cdm. La proroga via decreto vale solo per lo stabilimento di Taranto che, avendo esaurito il plafond a disposizione, non poteva più usufruire dell’ammortizzatore sociale riavviato da fine marzo al ministero del Lavoro. Quest’ultimo continua invece ad essere fruito dagli altri 500 dipendenti del gruppo, in forza in altri stabilimenti ex Ilva in Italia (tra cui Genova) che, a differenza di quello di Taranto, non hanno ancora esaurito il plafond disponibile. Ma la via del decreto per Taranto si è resa necessaria anche perchè gli incontri al ministero del 13 e 15 giugno sulla cassa in deroga chiesta dall’azienda si sono chiusi senza accordo con i sindacati. Senza intervento normativo, i lavoratori sospesi da oggi sarebbero stati privi di copertura. 

 

Come ha spiegato il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, “con riferimento alle aziende di più di 1.000 dipendenti, aziende di interesse strategico e interessate da complesse riorganizzazioni, che non sono riuscite a dare completa attuazione alle procedure che garantiscono la cassa integrazione straordinaria, consentiamo di poter ricorrere alla cassa integrazione in deroga fino al 31/12/2023. Una di queste è l’Ilva di Taranto”. E il ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha aggiunto che “stante l\'impossibilità ad arrivare ad un accordo tra azienda e sindacati per la proroga degli strumenti ordinari, il Governo ha voluto mettere in protezione i lavoratori e le loro famiglie con uno strumento straordinario in un momento in cui è importante che lo Stato sia vicino ad un territorio interessato da una complessa transizione”. Oggi pomeriggio, intanto, l’ex Ilva è uno degli argomenti al centro dell’incontro che i sindacati avranno col ministro delle Imprese, Adolfo Urso. I sindacati attendono risposte sul rilancio dell’azienda, sul riequilibrio della governance e sul passaggio dello Stato in maggioranza nella società, poichè l’attuale gestione è reputata un interlocutore non più affidabile. 

“Leggiamo da organi di stampa, sempre particolarmente indulgenti e frettolosamente entusiasti verso le posizioni della attuale componente privata dello stabilimento di Acciaierie d\\\'Italia di Taranto, che l\\\'ex Ilva sarebbe destinata a ripartire e a proiettarsi a mezzo di Afo5, per effetto dello stralcio dei progetti di decarbonizzazione dal PNRR richiesto dal MASE. “

Così esordisce in una nota il sindaco e presidente della Provincia di Taranto Rinaldo Melucci.

 

“Desideriamo semplicemente ribadire al Governo -prosegue Melucci- e a tutti gli interlocutori istituzionali che o si decarbonizza sul serio o noi non consentiremo mai alcun altro futuro per l\\\'ex Ilva e faremo ricorso ad ogni strumento per impedire altri danni ai cittadini e all\\\'ambiente della terra ionica. Questo è il sentimento ormai di una intera comunità e indietro non si può tornare. 

 

Noi restiamo alle recenti parole dei Ministri Adolfo Urso e Raffaele Fitto, che in differenti occasioni hanno pubblicamente garantito il coraggio e l\\\'impegno dell\\\'esecutivo nazionale nella direzione di un accordo di programma sull\\\'ex Ilva, volto alla chiusura delle fonti inquinanti, alla transizione verso i forni elettrici e l\\\'idrogeno, alla riconversione della forza lavoro e dell\\\'indotto locale con la leva dei fondi europei disponibili per Taranto. 

 

Troppe volte il MASE si è inspiegabilmente dimostrato il dicastero di ArcelorMittal e del mercato, invece che il responsabile della materia ambientale degli italiani, la voglia di cassare il PNRR sulla decarbonizzazione ci desta grande preoccupazione, ma non sorpresa purtroppo. 

 

Agli esponenti di questo Ministero desideriamo, infine, chiarire che senza accordo di programma per la decarbonizzazione noi non accetteremo che si conduca alcun finto e superficiale processo di revisione dell\\\'AIA dello stabilimento siderurgico ionico. 

 

Data la confusione e la indeterminatezza che regna tra i suoi collaboratori sulla vicenda, a questo punto, attendiamo fiduciosi chiarezza e un intervento da parte del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Prolungare questa pantomima sull\\\'acciaio italiano equivale - conclude Melucci- oltre che continuare a ferire la nostra comunità, a trasmettere fuori dal Paese l\\\'idea che il nostro sistema industriale non ha alcuna programmazione e protezione. 

Alle parole di Melucci risponde il ministro.

 “Garantendo l\\\'intervento sul preridotto dell\\\'ex Ilva di Taranto, il governo tutela i tarantini, l\\\'ambiente e la produzione di acciaio nazionale. La proposta di spostare un miliardo di euro dal Pnrr al Fondo di coesione è dettata infatti dalla volontà di utilizzare concretamente queste risorse, di cui abbiamo enormemente bisogno per il rilancio dell\\\'Ilva\\\". Lo afferma il Ministro dell\\\'Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto. 

   \\\"Speculare su una scelta tecnica - prosegue - che si sta valutando per salvare finanziamenti e consentire l\\\'esecuzione delle opere, è fuorviante e soprattutto dannoso: per l\\\'Ilva e per la stessa comunità di Taranto\\\". 

Lu.Lo.

“Leggiamo da organi di stampa, sempre particolarmente indulgenti e frettolosamente entusiasti verso le posizioni della attuale componente privata dello stabilimento di Acciaierie d\'Italia di Taranto, che l\'ex Ilva sarebbe destinata a ripartire e a proiettarsi a mezzo di Afo5, per effetto dello stralcio dei progetti di decarbonizzazione dal PNRR richiesto dal MASE. “

Così esordisce in una nota il sindaco e presidente della Provincia di Taranto Rinaldo Melucci.

 

“Desideriamo semplicemente ribadire al Governo -prosegue Melucci- e a tutti gli interlocutori istituzionali che o si decarbonizza sul serio o noi non consentiremo mai alcun altro futuro per l\'ex Ilva e faremo ricorso ad ogni strumento per impedire altri danni ai cittadini e all\'ambiente della terra ionica. Questo è il sentimento ormai di una intera comunità e indietro non si può tornare. 

 

Noi restiamo alle recenti parole dei Ministri Adolfo Urso e Raffaele Fitto, che in differenti occasioni hanno pubblicamente garantito il coraggio e l\'impegno dell\'esecutivo nazionale nella direzione di un accordo di programma sull\'ex Ilva, volto alla chiusura delle fonti inquinanti, alla transizione verso i forni elettrici e l\'idrogeno, alla riconversione della forza lavoro e dell\'indotto locale con la leva dei fondi europei disponibili per Taranto. 

 

Troppe volte il MASE si è inspiegabilmente dimostrato il dicastero di ArcelorMittal e del mercato, invece che il responsabile della materia ambientale degli italiani, la voglia di cassare il PNRR sulla decarbonizzazione ci desta grande preoccupazione, ma non sorpresa purtroppo. 

 

Agli esponenti di questo Ministero desideriamo, infine, chiarire che senza accordo di programma per la decarbonizzazione noi non accetteremo che si conduca alcun finto e superficiale processo di revisione dell\'AIA dello stabilimento siderurgico ionico. 

 

Data la confusione e la indeterminatezza che regna tra i suoi collaboratori sulla vicenda, a questo punto, attendiamo fiduciosi chiarezza e un intervento da parte del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Prolungare questa pantomima sull\'acciaio italiano equivale - conclude Melucci- oltre che continuare a ferire la nostra comunità, a trasmettere fuori dal Paese l\'idea che il nostro sistema industriale non ha alcuna programmazione e protezione. 

Alle parole di Melucci risponde il ministro.

 “Garantendo l\'intervento sul preridotto dell\'ex Ilva di Taranto, il governo tutela i tarantini, l\'ambiente e la produzione di acciaio nazionale. La proposta di spostare un miliardo di euro dal Pnrr al Fondo di coesione è dettata infatti dalla volontà di utilizzare concretamente queste risorse, di cui abbiamo enormemente bisogno per il rilancio dell\'Ilva\". Lo afferma il Ministro dell\'Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto. 

   \"Speculare su una scelta tecnica - prosegue - che si sta valutando per salvare finanziamenti e consentire l\'esecuzione delle opere, è fuorviante e soprattutto dannoso: per l\'Ilva e per la stessa comunità di Taranto\". 

Lu.Lo.

“Leggiamo da organi di stampa, sempre particolarmente indulgenti e frettolosamente entusiasti verso le posizioni della attuale componente privata dello stabilimento di Acciaierie d\'Italia di Taranto, che l\'ex Ilva sarebbe destinata a ripartire e a proiettarsi a mezzo di Afo5, per effetto dello stralcio dei progetti di decarbonizzazione dal PNRR richiesto dal MASE. “

Così esordisce in una nota il sindaco e presidente della Provincia di Taranto Rinaldo Melucci.

 

“Desideriamo semplicemente ribadire al Governo -prosegue Melucci- e a tutti gli interlocutori istituzionali che o si decarbonizza sul serio o noi non consentiremo mai alcun altro futuro per l\'ex Ilva e faremo ricorso ad ogni strumento per impedire altri danni ai cittadini e all\'ambiente della terra ionica. Questo è il sentimento ormai di una intera comunità e indietro non si può tornare. 

 

Noi restiamo alle recenti parole dei Ministri Adolfo Urso e Raffaele Fitto, che in differenti occasioni hanno pubblicamente garantito il coraggio e l\'impegno dell\'esecutivo nazionale nella direzione di un accordo di programma sull\'ex Ilva, volto alla chiusura delle fonti inquinanti, alla transizione verso i forni elettrici e l\'idrogeno, alla riconversione della forza lavoro e dell\'indotto locale con la leva dei fondi europei disponibili per Taranto. 

 

Troppe volte il MASE si è inspiegabilmente dimostrato il dicastero di ArcelorMittal e del mercato, invece che il responsabile della materia ambientale degli italiani, la voglia di cassare il PNRR sulla decarbonizzazione ci desta grande preoccupazione, ma non sorpresa purtroppo. 

 

Agli esponenti di questo Ministero desideriamo, infine, chiarire che senza accordo di programma per la decarbonizzazione noi non accetteremo che si conduca alcun finto e superficiale processo di revisione dell\'AIA dello stabilimento siderurgico ionico. 

 

Data la confusione e la indeterminatezza che regna tra i suoi collaboratori sulla vicenda, a questo punto, attendiamo fiduciosi chiarezza e un intervento da parte del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Prolungare questa pantomima sull\'acciaio italiano equivale - conclude Melucci- oltre che continuare a ferire la nostra comunità, a trasmettere fuori dal Paese l\'idea che il nostro sistema industriale non ha alcuna programmazione e protezione. 

Alle parole di Melucci risponde il ministro.

 “Garantendo l\'intervento sul preridotto dell\'ex Ilva di Taranto, il governo tutela i tarantini, l\'ambiente e la produzione di acciaio nazionale. La proposta di spostare un miliardo di euro dal Pnrr al Fondo di coesione è dettata infatti dalla volontà di utilizzare concretamente queste risorse, di cui abbiamo enormemente bisogno per il rilancio dell\'Ilva\". Lo afferma il Ministro dell\'Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto. 

   \"Speculare su una scelta tecnica - prosegue - che si sta valutando per salvare finanziamenti e consentire l\'esecuzione delle opere, è fuorviante e soprattutto dannoso: per l\'Ilva e per la stessa comunità di Taranto\". 

Lu.Lo.

“Leggiamo da organi di stampa, sempre particolarmente indulgenti e frettolosamente entusiasti verso le posizioni della attuale componente privata dello stabilimento di Acciaierie d\'Italia di Taranto, che l\'ex Ilva sarebbe destinata a ripartire e a proiettarsi a mezzo di Afo5, per effetto dello stralcio dei progetti di decarbonizzazione dal PNRR richiesto dal MASE. “

Così esordisce in una nota il sindaco e presidente della Provincia di Taranto Rinaldo Melucci.

 

“Desideriamo semplicemente ribadire al Governo -prosegue Melucci- e a tutti gli interlocutori istituzionali che o si decarbonizza sul serio o noi non consentiremo mai alcun altro futuro per l\'ex Ilva e faremo ricorso ad ogni strumento per impedire altri danni ai cittadini e all\'ambiente della terra ionica. Questo è il sentimento ormai di una intera comunità e indietro non si può tornare. 

 

Noi restiamo alle recenti parole dei Ministri Adolfo Urso e Raffaele Fitto, che in differenti occasioni hanno pubblicamente garantito il coraggio e l\'impegno dell\'esecutivo nazionale nella direzione di un accordo di programma sull\'ex Ilva, volto alla chiusura delle fonti inquinanti, alla transizione verso i forni elettrici e l\'idrogeno, alla riconversione della forza lavoro e dell\'indotto locale con la leva dei fondi europei disponibili per Taranto. 

 

Troppe volte il MASE si è inspiegabilmente dimostrato il dicastero di ArcelorMittal e del mercato, invece che il responsabile della materia ambientale degli italiani, la voglia di cassare il PNRR sulla decarbonizzazione ci desta grande preoccupazione, ma non sorpresa purtroppo. 

 

Agli esponenti di questo Ministero desideriamo, infine, chiarire che senza accordo di programma per la decarbonizzazione noi non accetteremo che si conduca alcun finto e superficiale processo di revisione dell\'AIA dello stabilimento siderurgico ionico. 

 

Data la confusione e la indeterminatezza che regna tra i suoi collaboratori sulla vicenda, a questo punto, attendiamo fiduciosi chiarezza e un intervento da parte del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Prolungare questa pantomima sull\'acciaio italiano equivale - conclude Melucci- oltre che continuare a ferire la nostra comunità, a trasmettere fuori dal Paese l\'idea che il nostro sistema industriale non ha alcuna programmazione e protezione. 

Alle parole di Melucci risponde il ministro.

 “Garantendo l\'intervento sul preridotto dell\'ex Ilva di Taranto, il governo tutela i tarantini, l\'ambiente e la produzione di acciaio nazionale. La proposta di spostare un miliardo di euro dal Pnrr al Fondo di coesione è dettata infatti dalla volontà di utilizzare concretamente queste risorse, di cui abbiamo enormemente bisogno per il rilancio dell\'Ilva\". Lo afferma il Ministro dell\'Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto. 

   \"Speculare su una scelta tecnica - prosegue - che si sta valutando per salvare finanziamenti e consentire l\'esecuzione delle opere, è fuorviante e soprattutto dannoso: per l\'Ilva e per la stessa comunità di Taranto\". 

Lu.Lo.

“Leggiamo da organi di stampa, sempre particolarmente indulgenti e frettolosamente entusiasti verso le posizioni della attuale componente privata dello stabilimento di Acciaierie d\'Italia di Taranto, che l\'ex Ilva sarebbe destinata a ripartire e a proiettarsi a mezzo di Afo5, per effetto dello stralcio dei progetti di decarbonizzazione dal PNRR richiesto dal MASE. “

Così esordisce in una nota il sindaco e presidente della Provincia di Taranto Rinaldo Melucci.

 

“Desideriamo semplicemente ribadire al Governo -prosegue Melucci- e a tutti gli interlocutori istituzionali che o si decarbonizza sul serio o noi non consentiremo mai alcun altro futuro per l\'ex Ilva e faremo ricorso ad ogni strumento per impedire altri danni ai cittadini e all\'ambiente della terra ionica. Questo è il sentimento ormai di una intera comunità e indietro non si può tornare. 

 

Noi restiamo alle recenti parole dei Ministri Adolfo Urso e Raffaele Fitto, che in differenti occasioni hanno pubblicamente garantito il coraggio e l\'impegno dell\'esecutivo nazionale nella direzione di un accordo di programma sull\'ex Ilva, volto alla chiusura delle fonti inquinanti, alla transizione verso i forni elettrici e l\'idrogeno, alla riconversione della forza lavoro e dell\'indotto locale con la leva dei fondi europei disponibili per Taranto. 

 

Troppe volte il MASE si è inspiegabilmente dimostrato il dicastero di ArcelorMittal e del mercato, invece che il responsabile della materia ambientale degli italiani, la voglia di cassare il PNRR sulla decarbonizzazione ci desta grande preoccupazione, ma non sorpresa purtroppo. 

 

Agli esponenti di questo Ministero desideriamo, infine, chiarire che senza accordo di programma per la decarbonizzazione noi non accetteremo che si conduca alcun finto e superficiale processo di revisione dell\'AIA dello stabilimento siderurgico ionico. 

 

Data la confusione e la indeterminatezza che regna tra i suoi collaboratori sulla vicenda, a questo punto, attendiamo fiduciosi chiarezza e un intervento da parte del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Prolungare questa pantomima sull\'acciaio italiano equivale - conclude Melucci- oltre che continuare a ferire la nostra comunità, a trasmettere fuori dal Paese l\'idea che il nostro sistema industriale non ha alcuna programmazione e protezione. 

Alle parole di Melucci risponde il ministro.

 “Garantendo l\'intervento sul preridotto dell\'ex Ilva di Taranto, il governo tutela i tarantini, l\'ambiente e la produzione di acciaio nazionale. La proposta di spostare un miliardo di euro dal Pnrr al Fondo di coesione è dettata infatti dalla volontà di utilizzare concretamente queste risorse, di cui abbiamo enormemente bisogno per il rilancio dell\'Ilva\". Lo afferma il Ministro dell\'Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto. 

   \"Speculare su una scelta tecnica - prosegue - che si sta valutando per salvare finanziamenti e consentire l\'esecuzione delle opere, è fuorviante e soprattutto dannoso: per l\'Ilva e per la stessa comunità di Taranto\". 

Lu.Lo.

L’utile d’esercizio 2022 di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, è pari a 84 milioni di euro. Lo dichiara la società. Acciaierie d\'Italia Holding afferma inoltre che il bilancio d’esercizio 2022 è stato regolarmente depositato nei termini. “La sua pubblicazione non è di competenza dell’amministratore delegato, ma del consiglio di amministrazione”. Sull’ex Ilva sono stati intanto programmati due incontri: il 13 giugno al ministero del Lavoro sulla nuova richiesta aziendale di cassa integrazione in deroga per 2.500 dipendenti del siderurgico di Taranto e il 19 giugno al ministero delle Imprese sugli aspetti industriali della vicenda. 

 

 I lavoratori esposti all’amianto a causa del loro passato lavorativo sono sprovvisti di sorveglianza sanitaria. Lo afferma Contramianto, rilevando che “Taranto si conferma ancora una volta città dell’amianto e delle sue vittime. Taranto e provincia - si evidenzia - rappresenta la fetta più consistente dei casi degli esposti amianto dell’intera Regione Puglia, un dato che trova prova nelle richieste di curriculum amianto che ammontano complessivamente a quasi 54.000 istanze e nel rilascio di 36.000 certificazioni di esposizioni all’amianto”. Contramianto dice che “in Puglia, secondo dati aggiornati, sono 95.325 le domande presentate per esposizione amianto delle quali ben 39.243 i casi già accertati e riconosciuti con la certificazione di ex esposti amianto, un numero destinato a crescere anche i relazione al consistente numero di malattie professionali asbesto-correlate”.

   “Decine di migliaia di lavoratori vittime dell’amianto - si sostiene - ai quali dovrebbe essere assicurata una sorveglianza sanitaria con controlli medici gratuiti e continui così come previsto dall’accordo Stato Regione del 2018 e recepito dalla Puglia nel 2019. Da quel 2019, sono trascorsi quattro anni ma dalla Regione Puglia tutto tace. Intanto a Taranto come in Puglia ci si ammala e si muore di mesotelioma e asbestosi e di tutte le altre patologie causate dall’amianto. Chiediamo che per le vittime dell’amianto si passi dalle parole ai fatti - sollecita Contramianto - rendendo reale il sacrosanto diritto sanitario per cittadini, esposti amianto ambientali e familiari, e lavoratori esposti amianto nelle attività professionali maggiormente colpite dalle fibre killer come quelle siderurgiche, metalmeccaniche, cantieristica navale, Arsenale e Marina Militare”.                  Contramianto rammenta di aver “chiesto ripetutamente agli organi istituzionali in questi anni di conoscere i dati e le azioni che la Regione Puglia intende effettuare per assicurare il diritto alla salute degli ex esposti amianto, richieste avanzate ai vertici regionali e alle ASL competenti per territorio dalle quali ad oggi non vi è stata nessuna risposta”.

Acciaierie d’Italia chiede di effettuare direttamente, al posto di Dri d’Italia, la sua costruzione dell’impianto di preridotto di ferro per il forno elettrico oltre alla sua gestione. Nello specifico, AdI chiede che “si giunga a definire un assetto che deleghi la realizzazione dell’impianto DRP ad AdI prima ancora della sua gestione, ovvero a chi ne ha le capacità tecniche ed operative, oltre che la responsabilità gestionale dello stabilimento di cui l’impianto dovrà insistere ed in particolare del forno SAF con cui l\'impianto dovrà essere integrato”. La richiesta è in una lettera che l’amministratore delegato di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli, ha spedito al ministro degli Affari europei, coesione e Pnrr, Raffaele Fitto e al capo di gabinetto del ministro delle Imprese, Adolfo Urso (Federico Eichberg). Destinatari della missiva sono anche l’amministratore delegato di Invitalia, Bernardo Mattarella, i vertici di Dri d’Italia, il presidente Bernardo Mattarella e l’ad Stefano Cao, e i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria. Dri d’Italia è la società pubblica, controllata da Invitalia, che si sta occupando dell’impianto del preridotto. Materiale che sarà caricato nel forno elettrico al posto del rottame di ferro. “Nessuno più di AdI - scrive Morselli - ha l’obiettivo di realizzare tempestivamente la decarbonizzazione del processo produttivo di acciaio primario presso lo stabilimento di Taranto che gestisce dal novembre 2018, anche tramite la costruzione dell’impianto DRP, poiché nessuno più di AdI patisce le conseguenze principali dei ritardi accumulati nella definizione del progetto che è necessario per poter alimentare il proprio forno elettrico SAF”. “E per questo - rileva Morselli - che AdI si è ripetutamente permessa di ricordare che la realizzazione e la successiva gestione tecnicamente efficace ed economicamente efficiente dell\'impianto DRP richiedono il diretto coinvolgimento del gestore dello stabilimento, che è il solo ad avere l\'esperienza e le conoscenze tecniche ed operative necessarie alla corretta definizione ed organizzazione del progetto“. 

DRI d’Italia \"ha appreso con stupore\" la diffusione di una lettera riservata dell’amministratore delegato di Acciaierie d’Italia contenente \"affermazioni in totale contrasto con le norme che definiscono le modalità di intervento dello Stato nel processo di decarbonizzazione dell’acciaio e con potenziali ricadute negative sulla sua attuazione\". Lo afferma in una nota DRI d’Italia ricordando che la propria missione è definita da due leggi dello Stato: la legge 7 febbraio 2020 n.5 e la legge 17 novembre 2022 n.175. \"In coerenza con quanto disposto dalla Legge, DRI d’Italia - sottolinea - sta lavorando e continuerà a lavorare per rispettare i tempi del Pnrr che prevedono la realizzazione dell’impianto di preridotto entro giugno 2026\". 

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