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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
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Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1908)

Incontro questa mattina, nell’ex biblioteca provinciale di Taranto, per il coordinamento USB Difesa, il coordinamento provinciale INPS e 150 lavoratori, prevalentemente della Marina Militare. Oggetto della discussione: compiti e funzioni del personale civile all’interno del Ministero della Difesa.

“Innanzitutto abbiamo contestato il marchio fannulloni che è stato attribuito ai lavoratori del personale civile per diverso tempo, chiedendo il riconoscimento dei ruoli con la specificità (una sorta di indennità applicata ai militari, ma ancora inesistente per i civili) – spiega Costantino Ferrulli, referente nazionale USB Difesa -. Inoltre, al fine di risolvere il problema occupazionale su Taranto, abbiamo richiesto la riapertura delle ex scuole allievi operai per garantire un ricambio generazionale con le maestranze esistenti allo stato attuale, che verrebbero trasformate in formatori per i più giovani per trasmettere il bagaglio culturale e professionale per una maggiore efficienza  negli specifici compiti. Per questo motivo abbiamo redatto un documento già consegnato nelle mani del Ministro alla Difesa Pinotti, ma senza alcuna risposta”. In sintesi l’USB richiede di applicare le norme per il pensionamento antecedenti alla cosiddetta “riforma Fornero” per l’intera durata della delega, fino al 2024, a tutto il personale civile che a seguito di provvedimenti di riordino, configurazione e riorganizzazione degli enti dovesse essere considerato in esubero, per evitare il ricorso alla mobilità forzata o alla messa in disponibilità, valutando anche la possibilità di estendere tale deroga a tutto il personale del comparto. Inoltre richiede di sbloccare il turn-over del personale agendo anche sul ripristino delle scuole allievi operai e  utilizzare da subito quota parte dei risparmi derivanti dal riordino degli enti, per alimentare un fondo che sia strutturale, fisso e continuativo, denominato specificità,  che di fatto  riconosca i compiti e funzioni della componente civile espletati  all’interno del Dicastero. E ancora: definire in modo chiaro ed inequivocabile i compiti ed obiettivi del personale civile, attuando  un vero processo di valorizzazione professionale del personale civile di tutte le aree del Dicastero. “Vogliamo anche contrattare le ricadute dei processi di riorganizzazione legati al riordino dello strumento militare e riconoscere il confronto sindacale su tutte le parti che interesseranno il personale civile e reinternalizzare il più possibile le mansioni affidate all'esterno, assicurare trasparenza e riduzione effettiva degli sprechi”, conclude Ferrulli.

Per il Segretario Generale Fim Cisl Taranto Brindisi ogni giorno di ritardo fa peggiorare la già difficile situazione all'interno dello stabilimento.

 

 

«Ancora rinvii, ancora mesi di vuoto». Questo il primo commento del segretario generale della Fim-Cisl Taranto Brindisi, Valerio D'Alò, alla notizia di un ulteriore rinvio dei termini per la risposta definitiva sulla vicenda Ilva.

«Ogni giorno di ritardo – sostiene D’Alò -  fa peggiorare la già difficile situazione all'interno dello stabilimento Ilva di Taranto. Siamo ormai allo stremo – aggiunge il segretario della  Fim Cisl – manca la manutenzione ordinaria per la poca liquidità e ciò compromette le condizioni di sicurezza dei lavoratori. Piuttosto che riparare i mezzi si preferisce affidare a terzi le attività. Non pensiamo assolutamente che la vicenda sia di facile soluzione, tutt'altro. È forse la vertenza più complicata che l'apparato industriale italiano abbia affrontato. Questo però non può essere una scusa per accumulare rinvii e ritardi. I lavoratori e i cittadini non lo meritano. Continuiamo ad insistere  – conclude D’Alò –  che si arrivi a un punto di svolta quanto prima e che partano le opere di ambientalizzazione e di rilancio dello stabilimento».

.....occorre anche procedere ad una "Riconversione professionale" dei lavoratori, nei settori turismo, servizi, agricoltura, artigianato, commercio.

 

“Un’azienda commissariata dallo Stato, per l’80% sotto sequestro da parte della Magistratura. Un impianto gravemente malato che ha inquinato e inquina una città, rendendo pericolosa la vita nella vicina periferia, da tempo ricoperta in ogni sua parte da polveri nocive alla salute. Una produzione abbassata oggi al 30% del potenziale dell’azienda, undici mila operai che si alternano tra lavoro e cassa integrazione. Il colosso europeo dell’acciaio non è più un’azienda attrattiva, ma un insieme di problemi di difficilissima soluzione, a cominciare dalle bonifiche necessarie, all’interno come all’esterno dell’impianto. L’Ilva non può essere salvata, ma solo superata, con un progetto che ricalchi quanto avvenuto nel decennio scorso in Germania, dove l’area della Ruhr venne ripensata, bonificata, riconvertita secondo un modello ecologico dell’economia. Le istituzioni, locali e nazionali, dimostrino buon senso e valutino la fattibilità di un piano di reale riscatto per Taranto”, lo dice l’onorevole Vincenza Labriola, capogruppo per il Gruppo Misto in commissione Lavoro alla Camera dei Deputati.

“L’unica scelta saggia è cambiare prospettiva e progetto, mettendo da parte una situazione eccessivamente ingarbugliata e pericolosa – prosegue la deputata tarantina –. Quale imprenditore si prenderebbe seriamente l’onere di mettere le mani su un problema tanto grande? Serve un piano di superamento, che vada di pari passo con quello del rilancio dell’economia tarantina, parallelamente ad una riconversione professionale per chi oggi lavora all’Ilva, in settori quali turismo, servizi, agricoltura, artigianato e commercio. In tutta Europa l’acciaio perde posti di lavoro, il rilancio dell’Ilva è un progetto antieconomico e superato”.

A Milano, nell’ambito del “Milk World Day” promosso dalla FAO, Coldiretti ha presentato al premier Matteo Renzi lo studio intitolato “Il latte italiano, un primato da difendere”. Ricevendo come riposta l’annuncio del decreto interministeriale con il quale si obbligano i produttori a indicare in etichetta la provenienza del latte e dei derivati come formaggi o yogurt. «Un risultato storico per gli allevatori – il commento di Roberto Moncalvo, presidente nazionale di Coldiretti –, ma anche per i consumatori che nella metà dei casi sono disposti a pagare il vero “made in Italy” alimentare fino al 20% in più, con un 12% disposto a spendere ancora di più per avere la garanzia dell’origine nazionale».

Per la Puglia, e in particolare per la provincia di Taranto, questo decreto ha un forte significato. Perché in regione, a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni di quintali di latte bovino, le importazioni di latte dall’estero raggiungono i 2,7 milioni di quintali e i 35mila quintali di prodotti semilavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari che vengono, poi, venduti come prodotti “made in Puglia”. «I nostri allevamenti versano in una grave situazione – la denuncia del presidente di Coldiretti Taranto Alfonso Cavallo – per colpa del prezzo del latte troppo basso e di queste importazioni. Abbiamo chiuso già metà delle nostre stalle, in provincia, mentre l’Italia è il più grande importatore di latte del mondo: questo paradosso deve essere eliminato, speriamo che l’iniziativa del Governo possa incidere in tal senso».

Dalle frontiere italiane passano ogni giorno 24 milioni di litri di “latte equivalente” tra cisterne, semilavorati, formaggi, cagliate e polveri di caseina, per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. «Come rilevato dal presidente Cavallo – ha aggiunto il direttore di Coldiretti Taranto, Aldo Raffaele De Sario – sono riuscite a sopravvivere con grande difficoltà in Puglia appena 2.700 stalle. La vera e unica indicizzazione di cui il comparto zootecnico ha bisogno è il vincolo indissolubile tra il prezzo del latte alla stalla e il costo di latte e formaggi che i consumatori acquistano nei negozi e nei supermercati».

Etichettatura e prezzo, quindi, sono discriminanti per far ripartire un settore trainante dell’economia locale. L’arco della Murgia ionica, storicamente culla di allevamenti di eccellenza, sta perdendo questa vocazione e nel contempo l’opera di preservazione compiuta dagli allevatori nei confronti dei territori finirebbe per esaurirsi. «I nostri produttori sono protagonisti della tutela del territorio e del suo valore ambientale – ha aggiunto Cavallo – in una provincia già troppo martoriata. La nostra meravigliosa Murgia necessita assolutamente di una zootecnia viva, determinante per la sua crescita economica, sociale e culturale. Dobbiamo quindi impedire che il settore subisca anche le angherie di un mercato “drogato” dopo aver subito quelle dell’inquinamento. Restituiamo alle nostre produzioni la loro tipicità, preserviamola sostenendo interventi come quello messo in campo dal Governo: è la strada segnata che dobbiamo battere fino in fondo, se vogliamo uscire dalla crisi».

Riparte la stagione irrigua. Una buona notizia per i 28 lavoratori del settore e per tutto il territorio ionico quella dello stanziamento da parte della Regione Puglia di 2,5 milioni di euro, suddivise in due tranche da 2milioni e da 500mila euro su proposta del capogruppo del Pd Michele Mazzarano. Ma l’obiettivo resta l’approvazione della riforma dei consorzi.

Antonio Trenta, segretario generale della Uila Uil di Taranto plaude all’avvio della campagna di irrigazione, possibile grazie al fattivo intervento del consigliere Mazzarano.

“Senza questo finanziamento - commenta Trenta - la stagione irrigua non sarebbe partita, mettendo così in ginocchio, per la provincia di Taranto, diverse centinaia di aziende agricole che avrebbero avuto danni incalcolabili per la perdita dei prodotti. E le ricadute negative nel settore in termini occupazionali sarebbero state di assoluto rilievo, in particolare nella zona occidentale nel vasto comprensorio che va da Ginosa fino ad arrivare a Massafra, dove si coltiva buona parte delle eccellenze dei  prodotti agricoli pugliesi”.

Anche i lavoratori stagionali, i quali “tutti gli anni con grande professionalità forniscono questo importante e delicato servizio di distribuzione dell’acqua a tantissime imprese agricole, tra l’altro, in un comprensorio vastissimo di migliaia di ettari di terreni agricoli”, sarebbero rimasti disoccupati.

“Questi 2 milioni e mezzo - precisa il segretario della Uila Uil - servono proprio a far fronte a tutte quelle spese che necessitano per le attività che orbitano intorno all’irrigazione, in particolare per il pagamento degli emolumenti di tutti i dipendenti del consorzio, tecnici, operai e via discorrendo. Inoltre, ora che è iniziata la stagione irrigua, anche il consorzio di bonifica Stornara e Tara ha la possibilità di incassare somme importanti necessarie a far fronte a tutte le altre spese ordinarie”.

Tutto questo però non basta per garantire la certezza della ripresa puntuale delle attività irrigue anche il prossimo anno e salvaguardare il lavoro degli addetti. Gli stessi atavici problemi infatti si ripresentano regolarmente.

Ecco allora perché il sindacato rappresentato da Antonio Trenta punta alla legge di riforma dei consorzi. Il provvedimento sarà discusso in consiglio regionale nei prossimi giorni: “Il nostro auspicio è che rapidamente si possa arrivare ad un’intesa, la più condivisa possibile, con l’obiettivo comune di rendere i consorzi efficienti ed utili, non solo per gli agricoltori ma per tutta la collettività. Non dobbiamo dimenticare - dice ancora il segretario della Uila Uil - che i consorzi, tra le altre cose, dovrebbero tutelare il territorio con interventi di pulizia e manutenzione indispensabili per evitare tragedie durante le alluvioni così come è accaduto nel passato”.

L’appello è quindi a tutte le forze politiche presenti in consiglio regionale. “Si adoperino - conclude Trenta - perché si possa concludere una volta per tutte una questiona spinosa irrisolta da decenni”.

L’Assemblea generale dei soci dell’ANCE Taranto, riunitasi lo scorso 20 maggio 2016, ha provveduto al rinnovo delle cariche sociali per il triennio 2016-2019 eleggendo Presidente l’Arch. Paolo Campagna.

Il nuovo Presidente ANCE Taranto, laureato in Architettura presso l’Università degli Studi di Chieti ed iscritto all'Ordine degli Architetti dal 2000, è attualmente amministratore della Pro.Gest. s.r.l..

Architetto e imprenditore, ha con la sua azienda realizzato in questi anni investimenti nel campo immobiliare ed energetico, con un’attenzione particolare per l’innovazione ed il pregio delle realizzazioni. Importanti, tra gli altri, i recuperi di alcuni edifici storici nel Borgo Umbertino della Città di Taranto.

In Confindustria ha ricoperto la carica di Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dal 2008 al 2012. E’ stato componente del Consiglio Direttivo di ANCE Taranto dal 2013, attualmente riveste incarichi nazionali in Commissioni per la Tecnologia e l’Innovazione di ANCE.

L’Assemblea ha altresì nominato componenti del Consiglio Direttivo gli imprenditori Marco Andrisano, Walter Bardia, Antonio Cassalia, Giandomenico Cuscela, Massimo Durante, Giuseppe Lamanna, Cosimo Marangi, Antonio Marinaro, Vito Messi, Ennio Ottomano, Giovanni Peluso, Vincenzo Quadrato. Tesoriere è Pierpaolo Argento, mentre come Rappresentanti per il Consiglio Generale di Confindustria sono stati indicati Angelo Bozzetto e Fabio De Bartolomeo, per il Comitato della Piccola Industria Massimo Fornaro.

I Vice Presidente che affiancheranno il Presidente Campagna saranno Massimo Durante e Vito Messi.

Alla Presidenza degli enti bilaterali Formedil CPT e Cassa Edile sono confermati Fabio De Bartolomeo ed Ennio Ottomano.

Il passaggio di consegne è avvenuto nel segno della continuità di un’azione di rafforzamento della posizione dell’ANCE nel contesto economico territoriale portata avanti negli ultimi sei anni dal Presidente Marinaro.

L’obiettivo primario, dunque, resta quello di continuare a rappresentare un punto di riferimento per le imprese del settore, consolidando un’azione di assistenza e sostegno indispensabile per affrontare la grave situazione di crisi.

ANCE Taranto continuerà a guardare al composito tessuto imprenditoriale del territorio, per un rafforzamento di una base associativa indispensabile a rappresentare al meglio e con autorevolezza gli interessi dell’impresa. L’ANCE Taranto sarà sempre più al centro ed alla guida di un più ampio sistema organizzativo, attraverso il quale veicolare in forma coordinata e sinergica i servizi formativi, di assistenza e consulenza per la sicurezza del FORMEDIL CPT, le erogazioni e le prestazioni della Cassa Edile, i servizi e la rappresentanza per lo sviluppo delle imprese di ANCE.

Unitamente all’azione puntuale di servizio ed assistenza alle imprese - al fine di meglio supportarle nella comprensione dell’evoluzione del contesto economico, tecnologico e normativo e nel contrasto alla crisi – l’ANCE Taranto continuerà a porre attenzione e sviluppare reti territoriali attive, con il sistema bancario a supporto delle imprese sul fronte del credito, con università e ricerca sul fronte dell’innovazione tecnologica e del business, con il mondo delle professioni per la condivisione di iniziative e proposte progettuali.

Sempre prioritario resta il rapporto con le pubbliche amministrazioni e gli enti territoriali in particolare.

Da un lato, occorrerà accompagnare l’azione pubblica di produzione di proposte progettuali per infrastrutture ed opere di riqualificazione territoriale, favorendo la più ampia sinergia con l’Associazione e le imprese. Occorrerà poi promuovere semplificazione ed accelerazione dei procedimenti di spesa, favorendo l’introduzione delle nuove norme e puntando ad un sempre maggiore protagonismo delle piccole e medie imprese esecutrici.

Dall’altro, l’obiettivo è quello di rafforzare ulteriormente il dialogo e la collaborazione fattiva tra pubblico e privato nella condivisione di iniziative di rigenerazione urbana e trasformazione territoriale, come ineludibile prospettiva per rilanciare gli investimenti privati ormai fermi da troppo tempo.

Su questo fronte sempre alta sarà l’attenzione dedicata alla città di Taranto, vero crocevia di problematiche anche dolorose e di opportunità importanti di rilancio.

Diversi sono gli ambiti e le iniziative che ANCE ha seguito e seguirà, il disegno complessivo delle bonifiche, la rigenerazione e valorizzazione della Città Vecchia, l’attuazione del Contratto Istituzionale d Sviluppo, la realizzazione del nuovo ospedale, la valorizzazione delle aree e dei beni demaniali trasferiti, la questione abitativa.

La disponibilità ad operare e dare un concreto contributo, anche sotto il profilo della proposizione progettuale e del sostegno tecnico all’Amministrazione comunale resta inalterata.

Non si nascondono le difficoltà sin qui incontrate nella costruzione di un rapporto aperto e fattivo, ma restano rilevanti le questioni da affrontare con decisione ed impegno.

In ragione delle difficoltà incontrate nel capoluogo, l’ANCE ha da tempo sviluppato iniziative in collaborazione con alcune amministrazioni della provincia, sul fronte della definizione partecipata di iniziative di partenariato pubblico-privato per la rigenerazione urbana, il social housing e la valorizzazione dei patrimoni immobiliari pubblici.

Tale linea di azione, nella provincia, sarà ulteriormente sviluppata attraverso l’apporto tecnico dell’Associazione RIUTILITY LAB Taranto, strumento operativo creato da oltre un anno da ANCE proprio per mettere a disposizione dei Comuni della provincia una rete qualificata di competenze tecniche e risorse imprenditoriali finalizzate alla individuazione di progetti pubblico-privato di trasformazione urbana e territoriale.

Dalla crisi, dunque, si dovrà poter uscire con un forte rilancio della capacità delle imprese e dell’ANCE, anche attraverso RIUTILITY LAB, di cogliere la sfida del rilancio degli investimenti pubblici e privati di trasformazione del territorio, rigenerazione e valorizzazione urbana.

 

 

L'Istituto Tecnico Superiore per la Mobilità Sostenibile ha organizzato per il 26 maggio p.v. a Taranto a partire dalle ore 9.00, un convegno tematico sul ruolo strategico dell’ITS all’interno degli interventi previsti dal Piano Nazionale e Regionale dei Trasporti dal titolo “Il ruolo dell’istituto Tecnico Superiore nel piano strategico della portualità e della logistica: idee di sviluppo”. Il Convegno vede fra i relatori i rappresentanti delle Istituzioni locali e Regionali, dell’Università degli Studi e del Politecnico di Bari,  referenti di  imprese che costituiscono la rete partenariale dell’Istituto. L'iniziativa si svolgerà nella Sala convegni del CISI al Quartiere Paolo VI, dove ha sede peraltro lo stesso ITS.

Lo stabilimento siderurgico tarantino è strategico o no?

Conferenza stampa a Roma presso il Consiglio Nazionale degli Ingegneri per presentare il convegno “Ripensare l’industria siderurgica in Italia. Ilva: attualità e prospettive”, in programma a Taranto nella metà di settembre che cercherà di dare delle risposte.

Zambrano: “Non propendiamo per una soluzione o l’altra. Una volta che la politica renderà note le proprie scelte, metteremo a disposizione le nostre competenze per operare una verifica oggettiva dei progetti in campo”.
Emiliano: “Questo convegno sull’Ilva di Taranto è una sorta di intervento patriottico col quale voi ingegneri mettete assieme tutti gli elementi che possano aiutare chi di dovere a prendere una difficile decisione”



“L’impegno degli ingegneri italiani sul caso Ilva parte da lontano – ha detto Armando Zambrano, Presidente del CNI, nel suo intervento iniziale -. Oltre al tema della sicurezza, nostro compito istituzionale, già nel 2014 ci eravamo chiesti quale potesse essere il futuro della siderurgia italiana, attraverso una ricerca del nostro Centro Studi. Nel frattempo si sono succeduti tanti decreti salva Ilva che, però, non hanno portato ad alcuna soluzione. A questo proposito vogliamo dire che noi non promuoviamo o sosteniamo alcun orientamento specifico, non propendiamo per una soluzione o l’altra. Ciò che vogliamo fare, una volta che la politica renderà note le proprie scelte, è mettere a disposizione le nostre competenze per operare una verifica oggettiva dei progetti in campo, basata sulla tutela dell’ambiente, della sicurezza e della salute dei cittadini”.

Il tema, già di fondamentale importanza, è diventato di strettissima attualità dopo la recente notiziadell’avvio di un procedimento, da parte della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, a carico dello Stato italiano per non aver tutelato la vita e la salute dei cittadini di Taranto dagli effetti nocivi delle emissioni del polo siderurgico di Taranto. In questo modo si ripropone l’urgenza di individuare una “soluzione ragionevole” ad un problema che non riguarda il solo territorio pugliese, ma l’intero Paese.

“Di Ilva si parla da tanto tempo – ha aggiunto poi Antonio Curri, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Taranto -. Noi ingegneri vogliamo dire la nostra sul tema, avendo tutte le competenze necessarie per farlo”. Gli fa eco il Consigliere CNI Angelo Masi, promotore del convegno: “Dall’indagine effettuata dal nostro Centro Studi risulta che gli ingegneri italiani sono ancora favorevoli alla produzione da parte dell’Ilva, purché vengano offerte tutte le garanzie possibili. A questo punto attendiamo che la politica faccia la sua parte. Una volta esaminati decreti e norme, saremo pronti a dare il nostro contributo tecnico. In questo senso il convegno di settembre sarà un importante momento di confronto”.

E’ stata quindi la volta del Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano che ha manifestato vicinanza nei confronti degli ingegneri, i cui pareri sul caso Ilva in passato sono stati spesso ignorati, al pari di quelli degli stessi pugliesi.“Considero il vostro un intervento patriottico – ha detto -. Nel senso che con questo convegno sull’Ilva di Taranto puntate a mettere assieme tutti gli elementi che possano aiutare chi di dovere a prendere una difficile decisione”. Ha poi aggiunto: “Senza un approccio tecnico alle questioni non si ottiene nulla. Il quadro a Taranto è complesso. La storia dell’Ilva è drammatica. Intanto pende un processo presso la Corte d’Assise di Taranto che parte dall’ipotesi che i fumi nell’aria abbiano avvelenato la catena alimentare e dove la Regione è parte civile. Poi ci sono le procedure di infrazione delle normative europee. Infine, l’ipotesi che i decreti del Governo sull’Ilva non siano compatibili con la dichiarazione dei diritti dell’uomo. Insomma, siamo di fronte ad una vicenda complicata che necessita di accurate valutazioni tecniche e per quelle servono gli ingegneri”. Su alcune questioni specifiche si è soffermata, in conclusione, Barbara Valenzano, Direttoredel Dipartimento mobilità, qualità urbana, opere pubbliche, ecologia e paesaggio della Regione Puglia, la quale tra le altre cose ha detto: “Il grande problema dell’Ilva è che è difficile immaginare oggi un impianto del genere così vicino ad una città come Taranto che si definisce europea”.

Alla conferenza ha partecipato anche il deputato del Movimento Cinque Stelle Davide Crippa che, oltre a sottolineare un problema di tempistiche, ha sollevato dubbi in merito alle intenzioni degli imprenditori coinvolti di conservare la produzione dell’Ilva così com’è. A questa obiezione sia Zambrano che Emiliano hanno auspicato che il convegno di settembre spinga la politica a fare scelte precise, a decidere, per esempio, se l’Ilva è strategica oppure no. A quel punto gli ingegneri faranno le proprie valutazioni tecniche e il governo della Regione quelle politiche. 

Rilevazione realizzata nel mese di aprile 2016 su un campione di n. 911 giovani pugliesi compresi nella classe di età 18-29 anni residenti nelle città pugliesi con oltre 40.000 abitanti che hanno dichiarato di lavorare frequentemente con voucher in attività non di carattere familiare.

Settori di lavoro dichiarati:
Commercio e ristorazione 61, 4  %
Lavori Domestici 13,7%
Agricoltura  9,4%
Turismo, cultura e tempo libero 15,5 %
Ore di lavoro giornaliere coperte da voucher per unità di lavoro ed ore di lavoro non retribuito o parzialmente compensato in nero:
Media Commercio e ristorazione = 4 ore giornaliere + 6 ore di lavoro non retribuito o parzialmente compensato in nero;
Media Lavori domestici = 2 ore giornaliere+ 1 ora di lavoro non retribuito o parzialmente compensato in nero;
Media Agricoltura = 4 ore giornaliere + 2 ore di lavoro non retribuito o parzialmente compensato in nero;
Media Turismo, cultura e tempo libero = 3 ore giornaliere + 5 ore di lavoro non retribuito o parzialmente compensato in nero;
Unità di lavoro standard complessivamente sviluppate dalle prestazioni lavorative dei giovani: 1938 unità standard;
Unità di lavoro standard realmente retribuite n. 411.

Evasione media: 1.527 unità di lavoro standard.
Controlli effettuati da Enti di vigilanza e/o forze dell’ordine presso i datori di lavoro:
n. 16 giovani hanno dichiarato di aver intravisto la Guardia di Finanza;
Nessuno ha mai incontrato o intravisto “Ispettori del Lavoro”;
N. 73 hanno dichiarato di essere stati avvisati dal datore di non presentarsi al lavoro il giorno successivo a causa ipotetici controlli in essere presso l’azienda.

Studi Economici è una associazione di ricerca senza fini di lucro fondata, nel 2003, da oltre trenta consulenti e ricercatori provenienti dall’università e dal mondo della ricerca privata.

Sono soci economisti di impresa, statistici, giuristi di impresa, informatici ed analisti aziendali, riuniti dal comune intento di offrire alle loro aziende il know how accumulato in anni di esperienze professionali condotte con le principali imprese ed università italiane.

Specializzata nella redazione di Piani Industriali per imprese di medio grandi dimensioni; nella realizzazione di ricerche di mercato ad ogni livello territoriale; nella realizzazione ed implementazione di sistemi di controllo di gestione aziendale. Studi Economici è ideatrice e gestore della moderna metodologia di ricerca Labour Unit Combinatorial Account (L.U.C.A.) sperimentata in oltre otto anni di ricerca ed adottata, per più volte, dai principali enti locali italiani e società pubbliche per la rilevazione delle tendenze del mercato del lavoro.

Esperta anche in analisi economiche territoriali, Studi Economici, supporta le imprese nella redazione di progettazioni per lo sviluppo aziendale e l’accesso ai finanziamenti pubblici regionali, nazionali ed europei.

 

 

 

 

Un investimento di 32 milioni di euro entro la fine del 2017 per crescere nel territorio, con un occhio attento all’occupazione e un forte impegno a sostenere consumi e produzioni locali. Sono i punti qualificanti del piano finanziario di sviluppo 2015-2017 di Conad Adriatico, una delle sette cooperative associate in Conad, che ha messo in cantiere 63 aperture tra Marche, Abruzzo, Molise, Puglia e Basilicata e 2 distributori di carburanti.

In Puglia e Basilicata Conad Adriatico ha chiuso il 2015 con un fatturato di 283,4 milioni di euro (268,2 in Puglia e 15,2 in Basilicata), realizzato con 128 punti di vendita (3 Conad Ipermercato, 1 Conad Superstore, 28 Conad, 73 Conad City, 5 Margherita, 16 Todis, 2 L’Alimentare) che danno lavoro a 1.141 addetti (1.077 in Puglia e 64 in Basilicata).

Per il 2016 le nuove aperture in programma dovrebbero portare il fatturato a 331,4 milioni di euro.

Potenziate anche le attività promozionali che hanno prodotto convenienza ai clienti per 102,6 milioni di euro, mentre i buoni spesa (che hanno preso il posto dei cataloghi premi) hanno prodotto benefici per 739 mila euro. Il paniere di prodotti Bassi&Fissi – aggiornato ogni quattro mesi – ha rappresentato complessivamente il 4,5 per cento delle vendite dei punti di vendita. Risultati a cui ha contribuito il prodotto a marchio Conad, che in Puglia rappresenta il 14,7 per cento delle vendite e in Basilicata il 16,6 per cento. Inoltre, con le parafarmacie la cooperativa ha assicurato ai clienti un risparmio di 343 mila euro.

“Sono risultati che dipendono in larga misura dalla distintività del nostro fare business, dalla professionalità e competenza dei nostri soci imprenditori, sempre più integrati nelle comunità in seno alle quali operano”, sottolinea il direttore generale di Conad Adriatico Antonio Di Ferdinando. “Lavoriamo per migliorare la qualità, la competitività e puntiamo a rafforzare l’efficienza e la funzionalità dei nostri punti di vendita: ci aiuterà a contenere i costi e recuperare risorse da trasformare in benefici per i nostri clienti”.

Essere parte integrante di comunità significa anche essere di sostegno a quelle economie che vedono nella grande distribuzione l’occasione di affacciarsi a mercati che superano la soglia della dimensione locale. Assieme a 213 fornitori pugliesi e lucani Conad Adriatico ha sviluppato nel 2015 un fatturato di 58,8 milioni di euro, con una ricaduta positiva resa possibile dalla collaborazione con tante aziende capaci di produzioni d’eccellenza e dal buon rapporto con le istituzioni locali.

I dati registrati in Puglia e in Basilicata confermano il buon andamento generale e la solidità della cooperativa in tutte le regioni in cui opera con i propri soci e le proprie insegne: 962,8 milioni di euro, in crescita del 4 per cento rispetto al 2014. Meglio ancora dovrebbe andare l’anno in corso, con un fatturato stimato a 1,07 miliardi di euro realizzato con 385 punti di vendita, anche se nei primi quattro mesi dell’anno in corso l’andamento dei consumi è improntato al segno negativo, soprattutto al Sud Italia, mentre il Nord riesce a arginare in parte le perdite.

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