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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
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Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1935)

" Ogni giorno Taranto subisce le ferite provocate dall'inquinamento e da un modello di sviluppo , che ha concentrato e sta concentrando in questa città le attività più insalubri d'Italia "- è quanto dichiara Angelo Bonelli coportavoce nazionale dei Verdi commentando lo sversamento a mare di una grossa quantità di olio combustibile  nel mar Grande proveniente dallo stabilimento Ilva.
" Quello che accade in questa città è semplicemente inaccettabile e i danni all'ambiente e alle persone sono incalcolabili. Ancora una volta dobbiamo assistere all'inquinamento del mare causato da benzina,olio combutibile o petrolio- denuncia il leader dei Verdi -. " I rischi che Taranto e il suo mare correrà con il progetto Tempa Rossa saranno triplicati considerato che aumenterà la presenza delle navi petroliere nel mar Grande. Perchè si vuole condannare questa città ad un futuro di veleni e inquinamento ?" -continua Bonelli.
" Chiedo che sia fatta chiarezza e questo incidente conferma che nello stabilimento Ilva la situazione è ormai fuori controllo come dimostrano i gravi incidenti che si stanno susseguendo negli ultimi mesi nella fabbrica " conclude Bonelli.

 

 Parole pronunciate dal Presidente di Confindustria, Vincenzo Cesareo nella conferenza stampa di presentazione del progetto alla Città.

 

Total E&P Italia, insieme ai suoi partner Shell Italia E&P e Mitsui E&P Italia B, in collaborazione con Confindustria Taranto ha organizzato  presso la sede della Confederazione, un incontro di presentazione del progetto Tempa Rossa (LEGGIBILE INTERAMENTE NEL PRIMO ALLEGATO ALLA NOTA).

Il progetto, di cui è titolare la joint venture Total – Shell – Mitsui, prevede lo sviluppo di un giacimento petrolifero situato in Basilicata, nell’alta valle del Sauro. Si tratta di uno dei principali progetti industriali del nostro Paese, tra i 128 più importanti al mondo nel settore Oil & Gas, interamente sostenuto da capitali privati.

 A regime, l’impianto raggiungerà una capacità produttiva giornaliera di 50.000 barili di petrolio, 230.000 m³ di gas naturale, 240 tonnellate di GPL e 80 tonnellate di zolfo e consentirà di aumentare di circa il 40% la produzione nazionale italiana di greggio, oltre ad assicurare un gettito fiscale per l’Italia di diverse centinaia di milioni di euro l’anno. Il progetto prevede lo sviluppo dell’omonimo Centro Olio ubicato in Basilicata, con un volume di investimenti complessivo di 1.6 Mld di € (senza alcun contributo pubblico) tanto che oggi è tra i principali progetti privati di sviluppo industriale in corso in Italia.

Obiettivo dell’incontro è stato illustrare il progetto e gli interventi che saranno realizzati per Tempa Rossa da Eni in quanto proprietaria dell’area su cui insisteranno gli impianti all’interno della raffineria di Taranto. Si tratta di interventi di adeguamento logistico per lo stoccaggio e la movimentazione del greggio; le opere previste costituiranno solo la parte terminale del Progetto Tempa Rossa e non comporteranno alcun incremento della capacità di lavorazione della Raffineria. Nessuna trasformazione del prodotto verrà dunque realizzata in loco, rappresentando Taranto soltanto la base logistica di Tempa Rossa, indispensabile però per il completamento del progetto.

Gli interventi da attuare prevedono la costruzione di 2 nuovi serbatoi dedicati al greggio di Tempa Rossa (che si andranno ad aggiungere ai circa 130 presenti attualmente in Raffineria), il prolungamento per circa 350 metri dell’esistente pontile con sistemi di accosto per le navi e le dotazioni di sicurezza, la realizzazione di un nuovo sistema di recupero e trattamento dei vapori provenienti dal caricamento delle navi e di  un sistema di raffreddamento del greggio per portarlo alla temperatura di stoccaggio e, infine, la realizzazione di alcune opere accessorie, come per esempio la sala tecnica e un nuovo sistema antincendio.

Nel corso dell’incontro particolare attenzione è stata dedicata agli aspetti di compatibilità ambientale degli interventi, ai riflessi positivi sull’economia portuale e ai risvolti occupazionali, in un’ottica di condivisione trasparente di informazioni e confronto su un progetto così importante per la Città di Taranto.

Il progetto non determinerà alcun incremento delle emissionirispetto ad oggi grazie all’attuazione di un piano di interventi gestionali e tecnologici d’avanguardia in grado di mantenere le emissioni totali della Raffineria inalterate. Gli interventi previsti in Raffineria saranno infatti tali da assicurare che ad ogni nuova emissione corrisponderà una uguale riduzione di emissioni, come previsto dal progetto approvato dal Ministero dell’Ambiente. 

I 2 nuovi serbatoi saranno posti a quota ribassata, nel rispetto dei vincoli paesaggistici, e l’ubicazione delle infrastrutture di stoccaggio è all’interno del perimetro della Raffineria, che quindi rimane invariato.

Dal punto di vista dei risvolti occupazionali, si è stimato che il cantiere per la realizzazione delle opere legate a Tempa Rossa impiegherà circa 50 imprese tra lavori civili, meccanici ed elettrici (soggetti il cui numero potrà subire delle oscillazioni in fase di realizzazione dell’opera), contribuendo dunque alla creazione, in fase di costruzione, di 300 posti di lavoro a Taranto. Si prevede inoltre, una volta in esercizio le nuove infrastrutture, un impatto positivo sull’indotto dei servizi portuali, sui diritti di ingresso delle navi da versare al Porto di Taranto e sugli operatori della Dogana e della Capitaneria di Porto. Per i soli servizi portuali, infatti, circa 25 persone sono impegnate all’arrivo di ogni nave, e tra queste ci sono i piloti, i rimorchiatori con il relativo equipaggio, gli ormeggiatori, gli addetti all’antinquinamento e gli addetti antincendio. A questo bisogna aggiungere l’indotto derivante dal rifornimento viveri per la nave, dal recupero delle acque di sentina e dal rifornimento carburanti. Tutti questi servizi generano un giro d’affari dell’ordine di diversi milioni di euro all’anno.

Il traffico navale prodotto da Tempa Rossa raggiungerà al massimo 90 navi all’anno per le attività di carico, ovvero in media 1 nave ogni 4 giorni. Nel porto di Taranto nel 2013 sono transitate oltre 1.300 navi, delle quali 300 hanno riguardato la Raffineria. Confrontato ad oggi, con il Progetto Tempa Rossa l’aumento delle navi rispetto al totale sarebbe quindi  inferiore al 7%. Questo incremento da un lato contribuirà a risollevareil traffico marittimo colpito in questi ultimi anni da una forte contrazione (oltre mille navi in meno all’anno dal 2008 ad oggi), fornendo un contributo al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo strategico previsti per il porto di Taranto, ma allo stesso tempo si presenta come assolutamente compatibile con tutte le infrastrutture del porto. La maggiore movimentazione del greggio, infine, non comprometterà la diversificazione delle attività del porto; basta infatti guardare come in Italia i porti che movimentano più greggio siano anche quelli a maggiore vocazione merci e passeggeri (come ad esempio Genova, Trieste, Civitavecchia, Napoli). 

Nel corso dell’incontro con i media è stato presentato anche il leaflet “Tempa Rossa a Taranto. Domande e risposte per fare chiarezza”; uno strumento pensato per dare informazioni ai diversi attori – cittadini, politici, mondo dell’informazione – interessati e coinvolti nel progetto.

“Questo incontro – ha dichiarato Roberto Pasolini, Direttore Commerciale e Comunicazione Total E&P Italia (NELLA FOTO), in rappresentanza della Joint Venture Tempa Rossa– è un tassello del percorso di informazione sul territorio che perseguiamo nel portare avanti le nostre attività e che trova il suo fondamento su una solida politica di trasparenza e di confronto con le comunità locali che sono coinvolte dalle nostre attività. Per questo abbiamo pensato ad un leaflet che aiutasse a fare chiarezza su tutti quei punti sui quali si concentrano ancora oggi le maggiori preoccupazioni della comunità. Un leaflet semplice con domande e risposte chiare, che vuole essere un punto di partenza di una serie di attività informative che Total e i suoi partner metteranno in campo per favorire il dialogo e il confronto con l’intera comunità tarantina”.

“Per la nostra economia è un volano irrinunciabile – ha dichiarato il Presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareoche peraltro darà un impulso non indifferente allo sviluppo della portualità nell'ottica della movimentazione e quindi di maggiori livelli di competitività del porto di Taranto. Noi siamo fortemente convinti della bontà di questo progetto ma vogliamo che anche la comunità lo possa conoscere nella sua interezza. A questo proposito sarà organizzato a breve, unitamente alla joint venture, un confronto pubblico al quale saranno invitate anche tutte quelle espressioni ambientaliste del territorio che si oppongono a Tempa Rossa affinchè ci sia un confronto serio e costruttivo. Siamo i primi a non volere progetti calati dall'alto bensì chiari e soprattutto condivisi”.

NEL SECONDO ALLEGATO SI RIPORTA ANCHE UNA BROCHURE CONTENENTE 12 DOMANDE E 12 RISPOSTE SULLE QUESTIONI PIU' RILEVANTI CHE ATTENGONO IL PROGETTO TEMPA ROSSA.

 

E' il titolo dell'attivo per i quadri e delegati della SLC (Sindacato Lavoratori della Comunicazione) CGIL Taranto dipendenti di Poste Italiane.  L'iniziativa, che si terrà il 23 settembre mira a fare chiarezza sulla situazione dell'azienda e sulle garanzie occupazionali e contrattuali dei lavoratori.      La locandina dell'iniziativa:

Martedì, 16 Settembre 2014 06:31

SAN MARZANO - La Filiale BCC Intelligente è realtà

Scritto da

                     



E' operativa, a disposizione di soci e clienti, la nuova filiale di San Marzano di San Giuseppe. Con la nuova agenzia, la BCC San Marzano di San Giuseppe inaugura un percorso sempre più marcatamente orientato alla tecnologia e innovazione. La nuova sede,allocata proprio di fronte alla vecchia filiale, infatti, presenta spazi più confortevoli e una serie di innumerevoli servizi che potranno essere erogati anche al di fuori degli orari di apertura, a cominciare dai bancomat che potranno essere utilizzati non solo per prelievi e versamenti, ma anche per gli assegni. Le somme di denaro versate, inoltre, dopo apposite verifiche gestite in maniera autonoma dalla macchina, saranno rese disponibili per gli utenti che potranno prelevare, annullando di fatto il rischio dell’esaurimento di euro dalla cassa.  Il capitolo sicurezza prevede, l’ingresso rapido della clientela con riconoscimento visivo e un moderno sistema di anticamuffamento.
Un deciso passo verso il futuro e quel nuovo concept di intendere la Banca non solo come luogo fisico e con confini ben delimitati. La BCC San Marzano di San Giuseppe, oltre ad essere presente in maniera importante con prodotti e servizi completamente online, mette oggi a disposizione della propria clientela, anche quella tecnologia che consente di accedere alla Banca del futuro, direttamente dai locali dell'Istituto.

 

INTERVENTO DELL'ASSESSORE ALL'AGRICOLTURA DELLA REGIONE PUGLIA FABRIZIO NARDONI 

 

Innovazione significa progresso ma anche miglioramento delle performance ambientali delle filiere. In campo agricolo il concetto di innovazione si lega fortemente non solo allo sviluppo del settore primario ma diviene determinante anche per lo sviluppo delle aree rurali.

Dopo la scommessa lanciata con il progetto Green Road (economia verde e turismo sostenibile), il GAL Colline Joniche della provincia di Taranto, punta ancora una volta al potenziamento delle aree rurali e all’attivazione di dinamiche collaborative tra il mondo dell’impresa e quello della ricerca.

E’ il caso delle due best practice presentate questo pomeriggio dal GAL tarantino alla Fiera del Levante nell’ambito dei work shop programmati all’interno del Salone Agroalimentare (Pad. 18).

Il sistema della conoscenza e dell’innovazione ha svolto, infatti, ruolo fondamentale sia nello sviluppo del progetto di trasformazione delle foglie di vite biologiche per la creazione dell’inedito Pesto di Vite, sia nel più complessivo sviluppo dei processi collegati alla coltura e trasformazione della canapa (cannabis sativa).

Compito del GAL è stato quello di creare l’humus ideale in cui far attecchire queste esperienze proponendole come nuovo modello di sviluppo in grado di restituire competitività ad un comparto fino a ieri considerato statico e antiquato – afferma Franco Donatelli, vice presidente del GAL Colline Ioniche.

Scommessa vinta dunque sia per l’attività di ricerca, sperimentazione e poi realizzazione del Pesto “La Dolce Vite”, frutto di una collaborazione tra aziende private (Tocchi di Puglia e Crismont) e  importanti istituti di ricerca (Nepri), che per il comparto della canapa che ha scelto proprio il Comune di Crispiano per insediare il primo impianto di trasformazione della paglia di cannabis proveniente da i 250 ettari di coltivazioni meridionali di quest’anno.

L’idea che stiamo sviluppando in questi anni – spiega Rocky Malatesta, direttore del GAL Colline Joniche – è quella di rispondere al disagio vissuto dalla provincia jonica con tenacia e pragmatismo, mettendo in campo quello che più di una volta abbiamo definito come un progetto di smart land dove più che altrove provare la gestione efficiente delle risorse agricole, naturali e rurali in un ottica di maggiore competitività anche grazie all’introduzione di colture innovative o progetti di integrazione di filiera.

Il pesto di vite presentato oggi in Fiera è frutto del lavoro di partner privati, coordinati dal lavoro diretto sul territorio del GAL, che dopo alcuni anni di ricerca utilizzando le foglie di vite che provenivano dall’azienda biologica di Francesco D’urso (beneficiaria GAL per i programmi di sviluppo nella Masseria Curtimaggi) sono riusciti a creare prima in laboratori e poi a immettere sul mercato una vera e propria eccellenza gastronomia.

L’impianto della South Hemp Tecno in agro di Crispiano si pone invece come battistrada per una piccola rivoluzione che riguarderà non soltanto la coltura della canapa ma anche il suo utilizzo in campo industriale.

Potenzialità, quelle legate a questo tipo di semina e alla trasformazione del canupolo e della fibra, che intercettano sul territorio anche una esigenza di bonifica dei terreni e di captazione di CO2 e metalli pesanti.

La svolta che arriva da questo tipo di agricoltura è molteplice – dice l’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni – perché mentre ci interrogavamo nell’elaborazione del PSR (Programma di Sviluppo Rurale) 2014-2020 sulla necessità di conservare il potenziale agricolo e rurale in certe zone compromesse dall’inquinamento e su come proporre una soluzione in termini di bonifica e rivitalizzazione di quei territori, in Puglia abbiamo cominciato a piantare canapa e ad avviare i primi corsi di formazione per tecnici in bio-edilizia. Questa è una risposta tangibile alla necessità di nuove dinamiche di sviluppo in provincia di Taranto. E come nel caso del pesto di vite si mette a regime un sistema che nobilita tutti i processi, dal campo, alla trasformazione, centrando la mission che è proprio dei GAL: individuare una visione, animarla e renderla sviluppo per i sistemi rurali della nostra terra.


 

Il coordinamento delle associazioni di categoria Cna  (Confederazione Naz.le Artigianato e PMI) , Cia Confederazione Italiana Agricoltori, Confagricoltura, Confesercenti, Confartigianato

 

Taranto è la città in Italia più danneggiata e martoriata  dall'industria di Stato.Occorre ricercare soluzioni e sistemi  per risarcire le popolazioni locali e rilanciare l'economia. Industrie che furono costruite per dare posti di lavoro e che invece ora non offrono lavoro ma hanno compromesso l’immagine della città di Taranto e delle sue eccellenze oltre ad aver creato un danno  ambientale ed alla biodiversità’ irreparabile.

Il danno alle nostre attività turistico - commerciali, artigianali ed agricole è quantificabile a vista d’occhio.
Lo Stato e gli Enti preposti devono mettere la stessa città nelle condizioni di attrarre investimenti utilizzando nuovi strumenti economici attrattivi.
L’economia viva della provincia di Taranto si basa su moderne imprese commerciali, del turismo ed artigianali, oltre ad imprese agricole e agro-alimentari (11.000 in totale quelle iscritte nel registro delle imprese, operanti su una superficie totale di quasi 90.000 ettari, con un fatturato di 550 milioni di euro); tantissime di queste imprese, guidate da giovani imprenditori, sono impegnate nell’export di prodotti di prima qualità, a cominciare da uva, agrumi e olio (buona parte del quale imbottigliato da imprese della Toscana).
Nella nostra provincia proprio l’export dei prodotti ortofrutticoli è in crescita e si colloca in Puglia al secondo posto dopo la provincia di Bari, e al decimo posto in Italia.
Danno linfa vita all’economia della provincia di Taranto anche le attività zootecniche a qualità garantita (1200 gli allevamenti presenti).
Le attività artigianali dinamiche e moderne e una rete commerciale che ha saputo riconvertirsi e innovare sono protagoniste del vero cambiamento economico in atto nella provincia di Taranto con l’attestarsi di nuove figure artigianali da quelli digitali alle nuove attività di valorizzazione e specializzazione degli antichi mestieri applicati alle novità tecnologiche.
L’economia viva della provincia di Taranto è trainata anche da una rete di imprese agrituristiche, da un sistema ricettivo volto a coniugare qualità dell’offerta, eccellenza dell’ospitalità e risorse culturali, naturali e paesaggistiche di primario valore (sistema delle gravine, coste, mare, centri storici).
L’enogastronomia contribuisce da par suo a incrementare i flussi turistici; proprio per il turismo va ricordato che l’Unione Europea, lo Stato e la Regione hanno effettuato cospicui investimenti pubblici a sostegno di un’offerta di alto livello; aiutare le reti d’impresa per migliorare sia i canali commerciali e  turistici che quelli distributivi oltre alla valorizzazione dei prodotti tipici che artigianali è il mantra che deve contrassegnare i prossimi anni.
Riproporre per Taranto e il suo territorio la vecchia, obsoleta e dirigista ricetta industrialista, magari imbellettata con qualche orpello decorativo volto a mitigarne la presentabilità agli ingenui, è insensato, pericoloso, fuori luogo e fuori tempo.
Assegnare ancora una volta un ruolo trainante all’industria, dopo quello che è successo in questi decenni di  criminale ‘distrazione di Stato’ alle sorti dell’ambiente e della salute in provincia di Taranto, è anzitutto un insulto all’intelligenza delle nostre popolazioni.
Riproporre la presenza ingombrante di un’industria che, checché si dica, ha comunque un forte impatto e rischio ambientale, così come l’accentuare il ruolo e raddoppiare la presenza della raffineria di idrocarburi non è certo sintomo di reale attenzione al miglioramento della qualità ambientale.
In questi decenni proprio l’agricoltura, la zootecnia, le imprese che traggono dal territorio la propria ragione di vita e operosità sono state penalizzate dalla presenza (oltre che dalle immissioni inquinanti in atmosfera), arrivando talvolta sinanche a non evidenziare l’origine territoriale dei prodotti immessi sul mercato.
Egregio Presidente Matteo Renzi, se la Sua Toscana poggia gran parte della propria economia sui valori e sui tesori del Rinascimento, la provincia di Taranto, senza imposizioni e asservimenti alle logiche di profitti che si distribuiscono presso le sedi legali delle imprese ad elevato impatto ambientale, può ridisegnare il proprio futuro basandosi sulla propria storia, sul valore del lavoro delle sue popolazioni, sull’intelligenza operosa delle sue imprese, sulla qualità e concorrenzialità dei prodotti della terra e sulle proprie risorse naturali, culturali e ambientali.
Egregio Presidente, al prossimo incontro gradiremmo essere presenti anche noi come organizzazioni delle piccole e medie imprese, ed inoltre cosa pensano del futuro delineato i parlamentari jonici.

Lunedì, 15 Settembre 2014 12:13

L'ALLARME - I giovani agricoltori: "Attenti alla Pac 2015/2020"

Scritto da

LA PAC 2015-2020 poteva essere sicuramente migliore, meno penalizzante per l’agricoltura italiana, una normativa che dimostra come, anche nel settore agricolo, ormai in ambito UE siano le nazioni dell’Europa settentrionale a “dettare legge”!

Ma, al di là di qualche piccolo possibile “aggiustamento” tecnico, l’impianto di base della nuova PAC è stato ormai stabilito e, per quanto poco gradito, gli agricoltori devono studiarlo per essere pronti, già dal prossimo anno, a trarne i maggiori vantaggi possibili.

In estrema sintesi questo è il “verdetto” di “InterSud”, l’annuale riunione interregionale del Meridione dei Giovani di Confagricoltura Anga, che per la prima volta si è tenuta in questo weekend a Ginosa, precisamente presso il suggestivo country resort “Valle Rita”.

Organizzata una volta l’anno in differenti location, si tratta di una riunione itinerante che vede riunirsi i quadri dirigenti dei Giovani di Confagricoltura di tutte le regioni meridionali, a partire dai segretari e presidenti provinciali e regionali.

Nella mattinata della prima giornata, sabato 13 settembre, i giovani imprenditori hanno incontrato Paolo La Cava, il responsabile acquisti Barilla per l'area sud, che ha illustrato loro i grandi vantaggi e opportunità dei “contratti di filiera” nel settore cerealicolo, ma anche i requisiti cui deve essere impostata la produzione dei cereali che dovranno essere poi venduti a un buyer internazionale come il Gruppo Barilla.

Nel pomeriggio si è tenuto il convegno "Nuova PAC: bio e greening, esperienze a confronto”, che ha visto la partecipazione allargarsi, oltre che a un importante parterre istituzionale, a una vasta platea di agricoltori ed operatori agricoli interessati a conoscere i nuovi indirizzi della PAC 2015-2020.

I lavori, moderati da Francesco de Filippis, presidente Giovani di Confagricoltura Anga Taranto, sono stati aperti dai saluti di Vito De Palma, Sindaco di Ginosa, Luca Lazzàro, presidente Confagricoltura Taranto, Rocco Caliandro, presidente Giovani di Confagricoltura Anga Puglia, e Giovanni Selvaggi, componente del comitato presidenza Giovani di Confagricoltura Anga.

È stato Filippo Schiavone, vicepresidente Giovani di Confagricoltura Anga, a presentare alla folta platea il pensiero politico-sindacale di Anga Confagricoltura: «la PAC 2015-2020 ha più ombre che luci, a mio avviso una delle peggiori riforme della storia, che invece avrebbe potuto e dovuto premiare i veri agricoltori e riformare completamente il sistema agricolo, affrontando finalmente il maggiore problema che hanno gli agricoltori: le crisi di mercato. Così non è stato, eppure il trattato di Lisbona, con il dialogo a tre in ambito UE tra Parlamento, Commissione e Consiglio, ha enfatizzato il ruolo del Parlamento rispetto al passato, un Parlamento che aveva la possibilità di bloccare la riforma tracciandone diversamente le linee guida, anche se, secondo me, il vero errore proveniva già dalla Conferenza Stato-Regioni e dallo Stato italiano».

Mario Salvi, Area Economica Confagricoltura, ha poi illustrato tecnicamente gli indirizzi generali della PAC 2015-2020 che comporterà da un lato l’aumento degli ettari ammissibili ai Pagamenti diretti, e da un altro la riduzione dei beneficiari stessi in quanto, ammettendo solo gli agricoltori “attivi”, anche se coltivano fondi di piccole dimensioni, realizzerà una selezione.

Però, aumentando rispetto al passato gli ettari ammissibili ai Pagamenti diretti, i fondi destinati all’Italia saranno soggetti a una maggiore “parcellizzazione”, fondi per la agricoltura italiana che sono già stati ridotti dalla UE “alla fonte”: il complessivo plafond UE, infatti, dovrà essere suddiviso tra un numero maggiore di Paesi membri UE che, con l’ingresso delle nazioni dell’Est iniziato nel 2004, oggi è salito a 28. Per gli agricoltori italiani questi due fenomeni comporteranno una progressiva riduzione del Pagamento diretto per ettaro che partirà nel 2015 con il 15%, fino ad arrivare nel 2020 al 30%!

La PAC 2015-2020 impone soprattutto un maggior impegno ambientale: Il 30% del Pagamento diretto, infatti, sarà erogato dalla UE solo se l’agricoltore adotterà una serie di “comportamenti virtuosi”, i cosiddetti “greening”, tesi alla salvaguardia delle risorse ambientali. Tra questi l’abbandono della gestione monocolturale dei fondi in favore di una più diversificata con almeno 2 o 3 colture differenti, soprattutto diversificate tra primaverili e autunnali, o la destinazione del 5% dei seminativi al cosiddetto “focus ecologico”, ovvero a usi ambientali come coltivazioni che arricchiscano organicamente la “zolla” o utilizzi per la tutela e la valorizzazione di elementi del cosiddetto “paesaggio rurale”, come determinati specchi d’acqua interni o, persino, i nostri muretti a secco. Ovviamente la certificazione UE del “focus ecologico” imporrà ai nostri imprenditori agricoli un ulteriore aggravio delle procedure amministrative e burocratiche per ottenere i Pagamenti diretti.

In chiusura dei lavori le possibilità che offrono le colture biologiche sono stati esposti da Giuseppe Tarantini, consigliere di amministrazione della “OP Jonica Bio”, che, illustrando il “case history” della sua azienda, ha suscitato l’interesse della platea.

La giornata di domenica, 14 settembre, di questa edizione di InterSud di Anga Confagricoltura, che ha segnato il ritorno in Puglia di questa importante manifestazione dopo quattro anni, è stata dedicata a momenti di approfondimenti tecnici e a visite in aziende della zona.

 

La questione delle bonifiche in Mar Piccolo è oggetto di botta e risposta tra il presidente dell'Asi Costanzo Carrieri e quello dell'Ance Antonio Marinaro. Quest'ultimo aveva sollevato una serie di perplessità rispetto al ruolo dell'ASI in questa complessa partita. Ora arriva un'ulteriore precisazione di Carrieri che risponde direttamente a Marinaro.

Ecco cosa scrive:

Con rammarico siamo costretti a rilevare l’inopportunità dell’intervento del presidente di ANCE Taranto, Antonio Marinaro, in merito  alla questione bonifica del Mar Piccolo, anche perché duole ammettere la disgregazione sociale, politica ed economica che attanaglia questo territorio. Sembra proprio che ci sia del vero nella “storiella” di quel tarantino più propenso a chiedere a San Cataldo una grazia per la distruzione del suo vicino che un beneficio per se.

Ma, al di là degli aneddoti, veniamo ai fatti, per chiarire, ove mai ce ne fosse bisogno, la posizione del Consorzio ASI di Taranto che a pieno titolo è Ente accreditato ad occuparsi istituzionalmente di sviluppo economico oltre che di sviluppo industriale.

Ma vi è di più il Consorzio ASI è un Ente Pubblico nel cui Consiglio di Amministrazione siede, tra gli altri, il Presidente di Confindustria (ndr alla quale aderisce  anche  ANCE).

La linea politica ed economica che il Consorzio adotta in merito a questioni importanti, come è appunto la questione bonifiche del Mar Piccolo,  è stata oggetto di discussione nell’ultima seduta del Consiglio di Amministrazione con all’ordine del giorno: “Problematiche connesse alla bonifica del Mar Piccolo”.

In particolare il Presidente di Confindustria ha contribuito nella suddetta seduta ad elaborare  le linee programmatiche per il Mar Piccolo tese a sensibilizzare gli Enti Pubblici Locali .

L’intesa istituzionale invocata dall’ASI in merito alla bonifica di Mar Piccolo non vuole essere un’inutile rivendicazione di facciata.

Il Presidente Marinaro dovrebbe sapere che, come è accaduto per la bonifica del quartiere Tamburi che investe i territori di Taranto e di Statte e la bonifica delle aree portuali che riguardano il Porto, sono stati siglati specifici protocolli di intesa tra il Commissario alle bonifiche  il Comune di Taranto, il Comune di Statte, l’Autorità Portuale.

Per ciò che concerne il Mar Piccolo, ad oggi non è stato siglato alcun protocollo di intesa che garantisca la presenza/responsabilità degli Enti pubblici  del territorio.

Ci è sembrato quindi doveroso intervenire per il bene di Taranto, e quindi  per chiedere, semplicemente  che il territorio sia garantito attraverso il suo diretto coinvolgimento. 

Un’area come il Mar Piccolo rappresenta in prospettiva futura una grande occasione di sviluppo economico e ricchezza  per Taranto. E’ certamente doveroso da parte del Consorzio ASI sensibilizzare tutti gli Enti Pubblici sul Mar Piccolo ed agire nell’interesse della collettività.

L’appello del Consorzio sul Mar Piccolo è indirizzato ad unire e pertanto sono inutili  protagonismi autoreferenziali.

Accordi extra tavolo o protagonismi autoreferenziali non sono praticabili .

Il Consorzio per l’Area di Sviluppo Industriale non rivendica alcun ruolo ma non intende rimanere passivo di fronte al Mar Piccolo e pertanto ha inteso richiamare l’attenzione del Commissario e degli Enti pubblici del territorio per evitare che ancora una volta Taranto sia terra di conquista attraverso  scippi ben camuffati

E’ appena il caso di richiamare l’attenzione sulla circostanza che il Consorzio ASI di Taranto è stato l’unico in Italia ad aver effettuato un ribasso del 10% sul canone d’uso per le PMI insediate nelle strutture di proprietà del Consorzio.

Il Consorzio ha di recente, appaltato e consegnato opere per un importo di 7,5 milioni di euro per la realizzazione di infrastrutture nell’area industriale di Taranto; ha acquisito dalla Regione Puglia il più grande incubatore d’Europa; ha convenuto con il Ministero dello Sviluppo Economico risorse incentivanti nei confronti delle star up innovative da insediare nell’incubatore ASI.

Sono in corso ulteriori progetti per la realizzazione di infrastrutture industriali e per la realizzazione di rete lan e dotazione di fibra ottica dell’area industriale e dei complessi consortili incubatore e resider.

 

Una importante azienda ha richiesto la nostra collaborazione per reperire giovani chef con le caratteristiche dell'ospitalita' e della qualita' del servizio. In particolare la Compagnia cerca persone di talento interessate ad unirsi al team che ha ottenuto numerosi riconoscimenti. La qualifica richieste è quella di "Food and beverage manager (responsabile cibi e bevande)".

Il nostro sito internet e' www.pugliachefacademy.com

Green Italy srl - via Bari 47, 72017 Ostuni - Tel. 0831.332487- 340.7678256


“Se si continuerà a bloccare ogni opera infrastrutturale ed economica nel Porto di Taranto, ci saranno conseguenze gravissime non solo per la città, ma per l’intero sistema portuale nazionale”.
Così il consigliere regionale di Forza Italia, Pietro Lospinuso. “Non lo diciamo noi - prosegue - ma uno studio del Ministero alle Infrastrutture. Il porto ionico paga la concorrenza dei porti del Nord Africa, i ritardi nella realizzazione delle opere infrastrutturali e le vicende dell’Ilva. Il rapporto conferma quanto sosteniamo da tempo: se non si realizzeranno le opere programmate, la situazione (già di enorme difficoltà) potrebbe sfociare in emergenza. Non possiamo più perdere tempo: ci sono interventi urgenti da cantierizzare il prima possibile, altrimenti si rischia di non essere più competitivi. Poche settimane fa la Compagnia Evergreen aveva paventato l’ipotesi di trasferire le linee restanti altrove. Un pericolo che abbiamo evitato, ma è comprensibile dal momento che si continua a perdere tempo. In questi giorni, a Nardò, fa notizia il caso del resort bloccato per burocrazia ed altri limiti vigenti. Taranto questo dramma lo vive da anni: basti pensare anche a Tempa Rossa e l’investimento dell’Eni dove  si moltiplicano i veti senza un motivo giacché anche il ministero ha dato il suo ok. Si fanno prevalere i “no” ideologici senza fondamento allo sviluppo del territorio intralciando anche gli investimenti, soprattutto in vista delle primarie del Pd. La burocrazia regionale ha un’incidenza pesantissima che si aggiunge alla miopia del Comune di Taranto che, dopo aver perso già ingenti investimenti, vorrebbe permettersi il lusso di fare anche la variante al Piano Portuale. Confindustria Taranto elenca, nel suo appello a Renzi, le tante questioni in bilico (dall’Ilva a Tempa Rossa, appunto). Se il Comune dovesse aggiungere la variante al Piano, per Taranto sarebbe una morte annunciata. Il ministero fotografa un ritardo nella realizzazione delle opere che strozza il porto e a nulla sono valsi gli accordi inter-istituzionali degli ultimi tempi”.
“Su Taranto la Giunta Regionale non ha mai avuto un programma di rilancio - conclude Lospinuso - ed è un territorio che soffre e che merita una politica industriale e portuale determinata in grado di perseguire la crescita nel rispetto della salute dei cittadini e dell’ambiente”.

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