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Giornale di Taranto - Artigianato, Commercio & Agricoltura
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Attenzione

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Maggiore attenzione al mondo della scuola e risposte concrete alle problematiche che attanagliano gli studenti: a chiederlo sono i ragazzi del Liceo statale “Galileo Ferraris-Quinto Ennio” di Taranto che OGGI, lunedì 27 ottobre, sono scesi in piazza per rivendicare i propri diritti. Teatro della protesta la centralissima piazza della Vittoria, dove, per l’occasione, è stato allestito un palco. I giovani rappresentati dell’istituto hanno deciso di trasformare la mattinata da assemblea scolastica a vera e propria protesta, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica circa le cattive condizioni nelle quali sono costretti a portare avanti i propri studi i giovani della nostra città e non solo. Hanno preso parte alla manifestazione anche gli studenti di altri licei tarantini. A partire dalle ore 9.00 e fino alle 11.30 circa, si è discusso a proposito della riforma intitolata “La Buona Scuola”, voluta dal Premier Matteo Renzi e dal Ministro Stefania Giannini, facendo il punto rispetto ai concreti vantaggi ottenuti sino ad ora, in particolare per ciò che concerne gli istituti scolastici del nostro territorio che cadono a pezzi o comunque non hanno le caratteristiche giuste, nonostante i fondi già stanziati o promessi dal Governo. Non è mancato il supporto dell’intero corpo docenti dell’istituto oltre che del Dirigente scolastico, prof. Marco Dalbosco, il quale è intervenuto sul palco sostenendo l’iniziativa e incitando i ragazzi a far sentire la propria voce e pretendere gli spazi idonei allo studio.

<<Più che una “Buona Scuola” la definirei una “Scuola Utopistica”>> afferma il rappresentante d’istituto del Liceo “G. Ferraris-Q. Ennio” Edoardo Trombettieri, che spiega: <<Anche con mille difficoltà, si cerca sempre il modo di andare avanti. Ma arriva un momento in cui occorre dire basta, in cui occorre far rispettare i nostri diritti ! Vogliamo delle risposte dalla nostra Provincia e abbiamo già richiesto un incontro con il Presidente Tamburrano>>.

 

foto: Gianmarco Sansolino


 

 
 
Quando proggettammo l'idea del CEntro Interculturale a Taranto - dice Simona Fernandez Cascetti - non vi erano ancora sbarchi, ci occupavamo dei migranti che venivano via terra più che via mare, poi è arrivata l'estate, questa calda estate che ha trasformato il mare in fuoco. Ma oltre questo molti sono i migranti e i cittadini dell'UE che vivono a Taranto e un Centro Interculturale unisce tutte queste realtà. La dedica a NELSON MANDELA è significativa e si base sulla secca lotta al raxismo e all'aparthid che a volte anche questa nostra Italia rigurgida dal più profondo del suo passsato. LASCIAMO SOLI I RAZZISTI! Il 3 Novembre alle 10 al Salone degli Spccchi (Palazzo di Città) verrà inaugurato il Centro Interculturale di Taranto dedicato a "NELSON MANDELA"

 

 
"La raccolta di firme a sostegno di una candidatura è sempre qualcosa di più di un atto puramente formale. 
È un impegno preciso, che evidenzia entusiasmo, motivazioni, voglia di partecipazione, desiderio di condivisione. 
È un gesto che condensa aspettative e responsabilità.
Senza ricorrere a iniziative eclatanti, facendo affidamento semplicemente al lavoro appassionato di tanti volontari, militanti e amici - che pubblicamente ringrazio - oggi abbiamo depositato l'elenco dei sottoscrittori a sostegno della mia candidatura. 
Un passaggio che mi trasferisce una carica straordinaria di energia, la stessa d'altronde che trovo in giro per i territori. 
Rivolgo 17.666 grazie a chi con la propria firma ha voluto ribadirmi fiducia. 
La conferma che la mia è una candidatura di comunità, ossia di popolo.
Il primo traguardo è raggiunto, quindi.
Per il secondo aspettiamo il 30 novembre!
 

Dario Stefàno


Mancano meno di tre settimane alla stagione “XXIII Eventi Musicali” 2014-2015 di Taranto dell’Orchestra Magna Grecia che inizierà, il 17 novembre al Teatro Orfeo, con un grande concerto di presentazione: “Tchaikovsky-Brahms III”, con la giovane pianista Leonora Armellini, assurta alla popolarità l’anno scorso sostituendo Daniel Barenboim al Festival di Sanremo, che suonerà il monumentale Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in si bemolle minore, op. 23 di Pyotr Ilyich Tchaikovsky; con lei sul palco l’Orchestra della Magna Grecia, diretta da Luigi Piovano, che poi eseguirà la Sinfonia n. 3 in Fa maggiore Op. 90 di Johannes Brahms.

Sarà l’inizio di una straordinaria stagione concertistica in grado di soddisfare i “palati musicali” più esigenti!

Così si presenta il cartellone che anche quest’anno porterà a Taranto tantissimi grandi “nomi” della musica: Dee Dee Bridgewater che duetta per la prima volta con Fabrizio Bosso, il pianista Pierluigi Camicia in “Rapsodia in blue”, Al Bano Carrisi ne “La voce dell’anima”, il “direttore principale” Luis Bacalov che suona Mozart, la voce-jazz di Simona Molinari in versione natalizia, per non parlare del “Trockadero de Monte Carlo”, la compagnia di danza classica più irriverente, dissacrante e divertente del mondo!

Sarà dedicata all’opera una serata nella quale al Teatro Orfeo saranno proposte tre “operine” di Menotti, Rota e Bernstein, tutte con simpatici equivoci di vita quotidiana sui “Difficili rapporti di coppia”…

L’Orchestra Magna Grecia ospiterà tanti solisti di eccezione come Mariangela Vacatello, Leonardo Colafelice e Grazia Raimondi, e direttori di chiara fama come Luigi Piovano, il suo “direttore musicale”, Stefano Fonzi, Antonio Palazzo, Carlo Ponti Jr, Oleg Caetani, Jesus Medina e Michele Nitti, tutti impegnati nell’esecuzione di capolavori assoluti di grandi compositori della “classica” come Tchaikovsky, Gershwin, Verdi, Mozart, Prokofiev, Brahms, Bernstein, Rota, Trovajoli, Rachmaninov, Nielsen e Saint-Saëns, ma anche, come è ormai “tradizione”, in concerti con digressioni in altri generi come il jazz, il pop e la canzone folklorica e quella d’autore.

Tantissimi concerti straordinari il cui biglietto, se si sottoscrive l’abbonamento, ha un costo accessibile a tutti: meno di dodici euro, un piccolo “miracolo” reso possibile anche grazie a Ubi Banca Carime che da anni è vicina all’Orchestra.

Già iniziata la campagna abbonamenti, da quattro anni i prezzi sono invariati: Poltronissima € 279, Platea centrale e I Galleria € 259 e II e II Galleria € 235; informazioni: Orchestra Magna Grecia, via Tirrenia n.4 Taranto (099.7304422) e via Giovinazzi n.28 (cell. 345.8004520) o Basile Strumenti Musicali, via Matteotti n.14 Taranto (099 4526853), www.orchestramagnagrecia.it.

E' una richiesta chiara d’intervento da parte delle Istituzioni in merito alla vertenza Evergreen, che non riguarda solo i dipendenti diretti del porto ma anche 
tutto l’indotto, quella che arrive dalle imprese di autotrasporto aderenti allo Sna-Casartigiani.
"Da un’analisi fatta dai nostri uffici - si legge in una noto - ci risulta che il 70% delle imprese di autotrasporto iscritte all’albo hanno come committente primario la società TCT. Autotrasporto che rappresenta un’ampia fetta dell’apparato produttivo territoriale. Analizzando la storia del comparto jonico, si evince che più volte lo stesso ha dovuto riconvertirsi in base alle committenze che si sono susseguite nel tempo, vedi: Belleli, Cementir, fonderie Sural, Ilva e infine Evergreen. Una storia travagliata. Cambiano gli attori ma la storia è la stessa, dopo il blocco totale delle commesse Ilva e i ritardati pagamenti ormai fermi ad aprile 2014 ora anche la beffa TCT con l’eliminazione di tutte le tratte transoceaniche e la riduzione notevole dei trasporti locali. Nello specifico - prosegue la nota - in queste settimane abbiamo visto notevoli cambiamenti nella struttura organizzativa di TCT quali: dal 9 ottobre Evergreen non accetta più booking in import sia in export per Taranto riscontrabile anche sul sito istituzionale della stessa azienda. L’unico servizio garantito è quello “navetta” tramite fender che ogni domenica dovrebbe fare la sfonda da Piraeus a Taranto. Però in queste settimane la navetta ha scaricato presso il terminal container pieni di merci destinati al mercato locale, mentre, al contrario, per le merci in export non vi sono state movimentazioni. Sono stati ridotti gli orari di accesso al Terminal per il carico e scarico (8:30 13:00 – 14:30 – 17:30). E’ stato ridotto il personale delle gru con conseguente disservizio e riduzione della sicurezza".
Tutto ciò, fanno notare gli autotrasportatori di Sna-Casartigiani,  ha portato alla paralisi di circa il 90 % delle imprese di autotrasporto. "Tutti questi avvenimenti - sottolineano - ci portano a pensare che le intenzioni di TCT non siano di sviluppo e di crescita, e il temporaneo blocco delle attività motivate dallo stesso per i lavori di dragaggio del porto sono solo scuse per non investire sul nostro scalo. Ci domandiamo perché tutto questo? Se il porto di Taranto è uno degli scali più nuovi tra i vari porti Italiani, uno scalo strategico per i traffici del mediterraneo, un porto con tutte le carte in regola sia sul piano della posizione geografica che sul piano strutturale".
Pertanto la richiesta Sna-Casartigiani è quella" di una programmazione trasparente e partecipata dello scalo tarantino, chiediamo chiarezza sulle intenzioni di TCT. Se intende rimanere a Taranto deve garantire il traffico locale unico mezzo di sopravvivenza delle imprese di autotrasporto. Caso contrario, va individuato un altro soggetto idoneo alla gestione degli spazi. Per quanto detto, al fine di salvaguardare le nostre aziende, le famiglie e i dipendenti chiediamo, in attesa delle risposte, la cassa integrazione per tutti i dipendenti, la moratoria dei debiti fiscali e previdenziali delle aziende, il coinvolgimento diretto della categoria ai tavoli istituzionali ministeriali e locali".

Appalti publici: il sistema imprenditoriale jonico rischia seriamente di essere tagliato fuori dal mercato a causa di una politica amministrativa comunale che sembra non tener conto, malgrado le pur reiterate sollecitazioni di Confindustria, delle specificità della composita e qualificata platea delle imprese del territorio, alle quali vengono impedite, in tal modo, anche possibili alleanze con realtà imprenditoriali esterne. Gli ultimi procedimenti -  riguardanti una manifestazione di interesse ed un affidamento, riguardanti servizi di pubblico interesse – vanno purtroppo, infatti, proprio nella direzione contraria ad un corretto – e dovuto – coinvolgimento del sistema delle imprese in materia di appalti pubblici, e i  risultati, in termini di risposta ai procedimenti stessi, parlano chiaro: le aziende non si presentano oppure si presentano in pochissime, a conferma delle eccessive restrizioni imposte dai bandi di gara- o comunque degli affidamenti come in questo caso -emanati dalla pubblica amministrazione.  E non parliamo solo del sistema meramente locale: nel caso segnalato al sindaco Stefàno, i requisiti richiesti apparterrebbero, indagini e dati alla mano, solo ad un paio di realtà imprenditoriali nello scenario europeo.

Da qui la lettera aperta di Confindustria Taranto al primo cittadino in cui si chiede, oltre a rivedere, ex novo, l’impianto procedurale dell’affidamento in scadenza, di adottare una politica più rispettosa dei requisiti del sistema imprenditoriale, adottando significativi  -e risolutivi – accorgimenti, sempre entro i canoni e i regolamenti previsti dalla legge.

"Tra le tante questioni di cui certamente si starà occupando, - scrive Confindustria - le vogliamo segnalare le vicende che riguardano due procedimenti, un avviso per manifestazioni di interesse ed un affidamento, messi di recente in campo dalla sua amministrazione. Ci riferiamo alla richiesta di manifestazioni di interesse per l’affidamento del servizio di adeguamento normativo e manutenzione degli impianti degli edifici scolastici, - prosegue Confindustria - una sola disponibilità ci risulta pervenuta, ed a quella per l’affidamento della gestione del servizio di illuminazione pubblica, globale manutenzione, realizzazione di interventi di efficienza e di ammodernamento ed adeguamento normativo degli impianti comunali, in scadenza nelle prossime settimane".

Confindustria fa presente, infatti, che si tratta entrambi di "procedimenti ambiziosi per entità del servizio e innovatività dello schema operativo proposto, il finanziamento tramite terzi, e proprio per questo, al fine di non vanificarne gli esiti, avrebbero meritato attenzioni e cure particolari nelle impostazioni economiche proposte ai concorrenti e nei requisiti di partecipazione agli stessi richiesti. Nelle pubbliche sollecitazioni di investimenti privati, la tenuta e certezza del business plan e la ragionevole adeguatezza dei requisiti di accesso sono condizioni imprescindibili per il buon esito delle operazioni e ci rammarica constatare come, su questo fronte, l’amministrazione continui a procedere per tentativi, evitando confronti e verifiche di fattibilità con chi è portatore di competenze ed esperienze in materia. Se la prima iniziativa non è andata a buon fine, - sottolinea Confindustria - la gara per la pubblica illuminazione rischia di non vedere quell’ampio e naturale confronto concorrenziale che ogni amministrazione auspica per poter meglio scegliersi, tra tanti, il partner economico con il quale legarsi per molti anni ed al quale affidare le sorti di una importante infrastruttura pubblica. Per come è strutturato il bando e considerando le caratteristiche dell’offerta imprenditoriale nel mercato della gestione dei servizi energetici, si rischia a nostro avviso di restringere maniera eccessiva e del tutto immotivata il numero dei potenziali concorrenti. Siamo intervenuti per tempo informando l’amministrazione di tale rischio ed evidenziando alcune delle criticità presenti nel bando sotto il profilo della eccessiva selettività di alcuni requisiti, molto più elevati di quelli richiesti in analoghi affidamenti del servizio di illuminazione pubblica in città ben più grandi di Taranto, e della illogicità di alcune prescrizioni che di fatto impediscono l’attivazione di collaborazioni e sinergie tra le imprese del territorio ed i partner nazionali ed europei qualificati".

Per questi motivi è opinione di Confindustria che se l’aministrazione "come temiamo" si troverà con un numero irrilevante di partecipanti e altrettanto irrilevanti offerte "da cui non risulteranno pienamente conseguibili gli obiettivi pubblici di qualità e convenienza, riteniamo più opportuno non aggiudicare e rivedere conseguentemente l’intera procedura, con nuove impostazioni economiche e nuovi requisiti. Solo la concorrenza garantisce l’interesse pubblico e solo da una competizione ampia e qualificata possono giungere le soluzioni, economiche e progettuali, migliori e più vantaggiose per l’amministrazione e l’intera città. Non possiamo permetterci - conclude Confindustria - di accumulare altre battute di arresto, mettendo a rischio procedimenti che sono occasione di investimento, di riqualificazione ed ammodernamento della nostra dotazione di infrastrutture urbane"

“Esprimo soddisfazione per la conclusione positiva del tavolo Natuzzi convocato oggi”. Così l'assessore regionale al Lavoro, Leo Caroli, a conclusione dell'incontro tenutosi a Roma dal quale è emerso che la Regione Puglia si accollerà gli oneri dell’anticipazione della cassa integrazione da parte delle banche, grazie al contenuto dell’accordo già sottoscritto dalla Regione con l’Abi. Infatti i lavoratori potranno riscuotere già da subito l’indennità di cassa integrazione anticipata dalle banche, senza dover attendere la firma del decreto ministeriale.

         A tal fine, entro sette giorni, si terrà in Regione una riunione operativa tra azienda, sindacati ed associazione delle banche per la gestione pratica dell’accordo, in particolare per la vertenza Natuzzi.

         “Abbiamo quindi acquisito – spiega Caroli - la disponibilità di azienda e sindacati a riprendere la trattativa interrotta sulla riorganizzazione del lavoro. L’azienda si è impegnata a calendarizzare il nuovo incontro romano presso la Federlegno, entro 15 giorni da oggi. Dall’altro lato il sindacato terrà sospeso lo stato di agitazione dei dipendenti. L’obiettivo – conclude l’assessore - adesso resta la presentazione ufficiale di un piano industriale sostenibile, che consenta il rientro delle attività delocalizzate nell’est Europa e al tempo stesso l’avvio della reindustrializzazione degli stabilimenti dimessi, a partire da quello di Ginosa. Per questo la Regione farà ogni sforzo utile per favorire l’esito positivo della vertenza, con la riqualificazione del personale e il sostegno allo sviluppo”. 

Ormai sulla questione Tempa Rossa è un volare di stracci che vede politici, assessori e associazioni ambientalisti di vario genere rinfacciarsi accuse e responsabilità perdendo di vista il bene comune che ogni buona amministrazione dovrebbe assicurare ai suoi cittadini. Così, nel giorno in cui i gruppi di maggioranza di palazzo di città fanno "saltare" la sesduta del Consiglio comunale, nel corso della quale si sarebbe dovuto votare a favore della delibera che stoppa la parte relativa ai lavori per tempa rossa all'interno del poerto, ecco che a confronbtarsi a muso duro sono i consiglieri regionali Cervellera (Sel) e Lospinuso (Forza Italia) e l'assessore regionale Leonardo Nicastro.

Quest'ultimo è particolarmente duro nei confronti del consigliere Alfredo Cervellera. "Anche in presenza dell'evidente necessità di far valere la propria presenza sul proprio territorio, per fini elettorali immagino,  - attacca Nicastro - mi risulta difficile comprendere l'atteggiamento del consigliere Cervellera. L'avrei compreso, e forse accettato, da un qualunque altro consigliere ma da chi ha fatto l'assessore all'Ambiente nel Comune e ha portato in Consiglio comunale nel 2007 la delibera di intesa con l'Autorità portuale sul Piano regolatore del porto necessaria ad adottare lo strumento urbanistico del capoluogo ionico, francamente non mi è possibile. Soprattutto se si considera - prosegue Nicastro - che quell'intesa conteneva già la variante, richiesta da Eni nel 2003, di prolungamento del pontile petroli e di dragaggio dell'ara per permettere l'approdo delle navi. L'intesa tra comune e autorità portuale sul punto, fu portata in consiglio proprio dal consigliere che oggi grida allo scandalo, sulla base di atti adottati per il comune dal Commissario straordinario nel 2006". 

Ragion per cui Nicastro invita Cervellera "a rileggere lo stenografico del mio intervento sulla vicenda dove non c'è traccia di reprimende nei confronti di Arpa, né tanto meno di richieste di imprimatur a relazioni tecniche. Ho sottolineato, nel mio intervento, che la relazione era stata trasmessa agli organi consiliari e, sia pure con errato indirizzo, al presidente della Regione, dalla cui segreteria l'ho ricevuta in copia, e che non si era ritenuto di trasmetterla (dopo la redazione, non prima) anche all'Assessore all'Ambiente che, tra le altre cose, è anche presidente del comitato di indirizzo dell'agenzia. Devo anche ribadire - conclude Nicastro - che a seguito degli elementi contenuti in quella relazione abbiamo chiesto la riapertura dell'Aia ministeriale nell'arco di pochi giorni. Quindi, pur capendo l'imbarazzo di Cervellera che lo spinge a dover muovere le acque perché non si possa ricostruire il percorso amministrativo della vicenda in cui egli stesso è stato parte attiva, non posso esimermi dal fornire un elemento di chiarezza".

Più caustico nei confronti di Cervellera è il consigliere regionale Pietro Lospinuso. “Su Tempa Rossa - dice Lospinuso - si sta giocando col fuoco: si rischia di mettere in discussione 1000 posti di lavoro della raffineria Eni, 300 posti richiesti per la realizzazione degli investimenti, e l’impiego di almeno 50 imprese tarantine. Se per la sinistra e il collega Cervellera questi sono numeri trascurabili, è bene che i cittadini lo sappiano perché si sta giocando con il futuro del nostro territorio”.

Non solo ma Lospinuso sottolinea anche come lo stesso assessore Nicastro "chiarisce le idee ai confusi della sinistra. Innanzitutto, Cervellera non ricorda nemmeno quello che è stato approvato da lui in qualità di vicesindaco di Taranto. Infatti, come gli rammenta Nicastro, fu lui a portare in Consiglio comunale nel 2007 la delibera di intesa con l’Autorità portuale che conteneva proprio la variante richiesta dall’Eni di prolungamento del pontile. Quindi, l’intervento di allungamento in questione non c’entra nulla con il progetto Tempa Rossa e, pertanto, diventa ancora più incomprensibile la variante che il Consiglio di Taranto vorrebbe adottare. Inoltre, anche i serbatoi sono esterni all’area dell’Autorità portuale e autorizzati regolarmente dal Ministero e dal Crt, quindi non capisco a che titolo il Consiglio comunale voglia esprimersi su due questioni che non ineriscono con il Piano portuale. Poi, - prosegue Lospinuso - sarebbe il caso anche di chiarire a Cervellera altre due questioni: la prima, è che l’Eni non ha presentato la valutazione di incidenza sanitaria perché, semplicemente, non era tenuta a farlo perché richiesta solo da una legge successiva. Ciononostante, l’azienda si è detta disponibile a farlo. In secondo luogo, il programma di abbattimento delle emissioni Voc non è sottoposto ai termini indicati da Cervellera. Il collega è malinformato anche su questo e ignora che il Ministero abbia previsto che si presentasse il documento prima dell’inizio dei lavori, senza specificare altro e basta leggere il decreto autorizzativo. Pertanto –conclude l'esponente di Forza Italia - sarebbe il momento di smetterla di scherzare  e rincorrere filoni elettorali che possono solo danneggiare il nostro territorio ed il nostro tessuto economico”.
 

 

Il Comitato studentesco dell'Archita non si ferma. Dopo la lettera consegnata al ministro dell'Istruzione Giannini in occasione dell'inaugurazione del Polo Scientifico Tecnologico pone l'accento sulla situazione di una città allo sbando, una città in cui è difficile dare risposte alle domande più semplici e quelle più complesse e fondamentali per il futuro di una comunità. Ecco le domande degli studenti dell'intervento che di seguito pubblichiamo

 

 

Da sempre ci è stato insegnato che “ferisce più la penna che la spada”. Perciò noi, studenti del Liceo Statale “Archita”, scegliamo la via del confronto piuttosto che quella della sterile contestazione e del disfattismo.

Qualche giorno fa, in occasione della partecipazione della Ministra Giannini all’inaugurazione del “Polo Scientifico della Magna Grecia”, abbiamo voluto consegnarle una lettera. In quest’ultima denunciavamo la sempre precaria condizione nella quale versa Palazzo degli Uffici, sede storica del nostro Liceo. Siamo stati inaspettatamente coinvolti dalla stessa in un breve ma disponibilissimo scambio di idee. Il nostro stupore è diretta conseguenza dell’assuefazione a politici con la “p” minuscola, gente che rifiuta il libero confronto nonostante i ripetuti inviti a varie manifestazioni pubbliche da noi organizzate. Durante il colloquio con la Ministra, ci è stato chiesto se la delicata questione fosse stata segnalata al Governo come edificio da inserire nel decreto “Sblocca Cantieri”. Grande l’imbarazzo da noi provato nel vederci costretti a rispondere negativamente per cause non dipendenti dalla nostra volontà.

Numerosi gli interrogativi che ancora ci poniamo:  verso quale direzione procede una Città i cui politici si rifiutano di intervenire in un dibattito pubblico? Verso quale direzione procede una Città che preferisce trascurare il suo sviluppo culturale, privando i suoi studenti e cittadini di punti di riferimento ad esso inerenti? Verso quale direzione procede una Città che lascia cadere nell’oblio i palazzi storici della stessa e abbandona oltre 20.000 volumi storici al degrado? Ma soprattutto verso quale direzione procede una Città priva di timoniere?

Pretendiamo adesso, dopo anni di vane richieste finite nel dimenticatoio risposte concrete e definitive da parte degli Enti locali. Siamo infatti stanchi del nostro ruolo di spettatori inermi del naufragio della nostra Città.

 

 

 

 

Ilaria Calò, resp. comunicazione Comitato Studentesco “Archita”

Italo Pomes, rappresentante di istituto Liceo Statale “Archita”

 

Il futuro del Partito democratico, la manifestazione di Piazza San Giovanni a Roma e la Leopolda di Firenze sono al centro della nota del Consigliere regionale del Pd, Michele Mazzarano che di seguito pubblichiamo
Non siamo costretti a dover scegliere tra la Leopolda e Piazza San Giovanni. Assecondare slanci avanguardisti o riflessi minoritari sarebbe un errore di fronte alle emergenze del Paese.
Non si può contemporaneamente sostenere un governo e presidiare la piazza che protesta contro quello stesso governo. Così come non si può pensare che la formula aperta e innovativa della Leopolda debba essere concepita come il contraltare ad una manifestazione sindacale.
Il 25 Ottobre di Firenze e Roma possono essere, se non assolutizzate, due facce della costruzione di un grande partito riformista, autonomo e democratico.
Di fronte alla necessità di fare riforme profonde per cambiare un Paese fermo da trent'anni, sfida incoraggiata, per la prima volta, da un consenso inedito per la sua grandezza, è sbagliato immaginare che il richiamo della foresta di una grande e bella piazza sindacale possa far scaturire un progetto politico più marcatamente identitario della sinistra.
Le piazze si ascoltano, non si demonizzano né tantomeno si strumentalizzano con finalità politiche; quando centinaia di migliaia di persone si mettono in marcia per rivendicare la difesa di un diritto, il più grande torto che si può fare loro è utilizzare quello straordinario atto di libertà di espressione come leva per costruire una nuova aggregazione politica.
In passato, tentativi ben più ridondanti di questo, sono falliti clamorosamente.
Sembrerà paradossale ma la costruzione di una forza compiutamente riformista, che l'Italia non ha mai avuto, deve poter fare proprie le istanze provenienti da Firenze e da Roma qualificandole in un progetto politico che si impoverisca nella suggestione dello scontro tra vecchio e nuovo.
In un momento di drammatica crisi economico-sociale-istituzionale, non tende a placarsi il conflitto tra politica e antipolitica, tra democrazia e populismo, nonostante l'affievolirsi dell'efficacia mediatico-politica del Movimento 5Stelle. E in questi anni di crisi, la leadership carismatica è stata, per un verso, la scorciatoia a cui far ricorso per far fronte alla fine della democrazia rappresentativa; per altro verso, invece, i leader forti hanno incoraggiato il riavvicinamento alla politica di tanti cittadini delusi.
A me sembra che il presupposto per rivendicare il primato della democrazia rappresentativa sia il riconoscere, senza timori reverenziali, la profonda crisi di rappresentanza che colpisce inesorabilmente i cosiddetti ‘corpi intermedi’, soprattutto i sindacati. Così come colpisce i partiti e le istituzioni democratiche di cui si parla tanto. Far finta di non sapere che il sindacato stenti, da anni, a rappresentare i giovani lavoratori precari e le nuove forme di povertà, con una parola gli ‘outsider’, significa aprire le praterie a chi crede di poter fare a meno della concertazione.
Per questa ragione penso che la difesa strenua e corporativa di un diritto storico come l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, di fronte ad un provvedimento che si sforza di semplificare la selva dei contratti precari, sostituendoli con ‘il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti’ rappresenta più il tentativo di ritagliarsi lo spazio a difesa di una riserva indiana, piuttosto che incoraggiare, come hanno fatto i sindacati confederali nei momenti difficili del Paese, un processo riformatore utile ai più giovani e al futuro dell'Italia. Avere questa lettura delle ragioni della mobilitazione della CGIL, non può precludere, però, al riconoscimento che dalla manifestazione di sabato siano giunti molti messaggi di cui tener conto; il più importante di tutti è che molti italiani spaventati dalla crisi e dai suoi effetti, confidano nella rete di protezione-assistenza del sindacato.
‘Creare nuovo lavoro anziché tagliare i diritti di chi il lavoro ce l'ha’, è stato uno degli slogan più insistenti.
La creazione di nuovo lavoro, come sa bene la CGIL, passa principalmente dal rilancio degli investimenti e dello sviluppo che, evidentemente, è legato alla fine delle politiche di rigore e di austerity dell'Europa e, secondariamente, può trovare facilitazione nelle scelte strategiche introdotte dalla Legge di Stabilità. Indurre le imprese italiane, attraverso gli sgravi e il taglio del costo del lavoro, a ritenere conveniente l'applicazione di tipologie contrattuali stabili, significa invertire la tendenza, dei tanti governi succedutisi in questi anni, a rendere selvaggia e incivile l'attuale legislazione in materia di lavoro. Non riconoscere l'apertura di un percorso nuovo in queste misure del Governo, compresa la dura trattativa con Bruxelles sulla necessaria flessibilità per liberare risorse per lo sviluppo, suscita molte perplessità.
Alfredo Reichlin ha parlato, dopo l'esito delle recenti elezioni europee, del Pd come del Partito della Nazione. Un partito di popolo che ha una visione del futuro dell'Italia e che fa coincidere il proprio destino con quello del Paese. Concordo pienamente.
Mi permetto di dire, a questo proposito, che questo orizzonte, non esclusivamente legato ad una congiuntura elettorale, sarà raggiungibile se il Pd non sarà costretto a scegliere tra la Leopolda  e Piazza San Giovanni. Il Pd sarà utile all'Italia se saprà raccogliere, dagli eventi del 25 Ottobre, le ragioni della sua vocazione ideale e della sua missione riformatrice”.

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