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Giornale di Taranto - Artigianato, Commercio & Agricoltura
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BARI- Sarà a Taranto la prima tappa del Roadshow dell'innovazione pugliese che attraverserà la nostra regione. Nel capoluogo ionico l'appuntamento è per  martedì 17 marzo in due luoghi diversi. In Piazza Maria Immacolata dalle 9.30 alle 19.30, dove l’avveniristico ed itinerante “movin’ truck” farà sosta aprendo il roadshow di anticipazione del Festival dell’Innovazione, in programma dal 21 al 23 maggio a Bari. I visitatori potranno così provare di persona prototipi inediti di imprese innovative, mentre ricercatori e startupper potranno raccontare la propria storia di Innovazione. Alle 16:00 il secondo appuntamento, nel salone del Palazzo del Governo. Si parlerà di Nidi e Microcredito in un incontro aperto ai giovani del territorio e quanti sono interessati a fare impresa, insieme all’assessore Loredana Capone e a Puglia Sviluppo.

"L’innovazione è la nostra strada verso il futuro. – ha dichiarato l’assessore allo Sviluppo Economico Loredana Capone. L’innovazione, oggi, è il paradigma della crescita. Deve entrare nella cultura del nostro Paese, deve entrare nella testa di ciascuno di noi. Purtroppo l'Italia è in ritardo, per questo cresciamo poco e siamo meno competitivi rispetto a quanto, invece, potremmo. In Puglia, però, stiamo provando a invertire la tendenza e a spingere il piede sull’acceleratore stimolando giovani e imprenditori ad avere coraggio: il coraggio di innovare.

I risultati sinora raggiunti con le nostre iniziative a sostegno della ricerca e dell’innovazione per il sistema produttivo sono straordinari e ci convincono che l’innovazione può davvero migliorare la vita dei cittadini. Innovare per crescere, per emergere dalla crisi, per ritornare ad avere fiducia nel futuro. E’ questo il messaggio che porteremo in giro per la Puglia nelle sei tappe che anticipano il Festival dell’Innovazione. Vogliamo attraversare la regione, chilometro dopo chilometro, per costruire una relazione diretta con i territori, per ascoltare le storie di chi li abita, condividere la ‘strada’ per il futuro, le politiche che nutrono e nutriranno nei prossimi anni il nostro ecosistema dell’innovazione".

“Vedere il futuro attraverso il presente è quello che l’innovazione consente di fare - dichiara la presidente dell’ARTI Eva Milella, che aggiunge – per questo stiamo costruendo un Festival in cui l’interazione tra i ricercatori, le imprese, i giovani, le amministrazioni, la società sia il mezzo per comprendere lungo quali traiettorie sta nascendo il futuro e come attrezzarsi per cogliere al meglio le opportunità di sviluppo e crescita, contaminando i saperi e le idee”.

 

Le innovazioni che animeranno le sei tappe del roadshow saranno numerose. Dai rivoluzionari droni e pali telescopici per scattare foto dal cielo ad altissima precisione alle lampade Led per l’illuminazione stradale, dal robot che disegna superfici verticali alla cyclette che rende possibile pedalare tra i paesaggi pugliesi in una sorta di realtà virtuale. Ed ancora, laboratori sui temi ambientali, installazioni e molto altro.

 

Il roadshow sarà anche l’occasione per promuovere le tre call utili a dare spazio alle idee di ricercatori, start up e spin off. Con la “Call for Making” potranno proporre laboratori, giochi scientifici, mostre interattive ed exhibit. Con la “Call for Telling”, invece, potranno presentare la propria storia di straordinaria innovazione o candidarsi per partecipare a “A Parole tue”, il talent dei ricercatori e degli startupper, con giuria popolare. Agli imprenditori innovativi è, infine, dedicata la “Call for Exhibit”: un’occasione imperdibile per dare visibilità al proprio prodotto o servizio.

 

Il roadshow proseguirà il 19 marzo a Barletta in Piazza Aldo Moro con il truck e nella Sala rossa del Castello alle 16:00 con un secondo appuntamento sugli strumenti di finanziamento alle imprese. Successivamente, sarà a BrindisiBari, Lecce e Foggia.

di Mario Pennuzzi

Le parole del direttore della Caritas di Taranto a proposito della realizzazione a taranto di un centro di smistamento dei migranti provenienti dallaL ibia,mi hanno stupito , e mi hanno preoccupato ed ancor di più la mia preoccuazione è cresciuta quando ho visto che questa palla lanciata a caso e senza alcuna direzione precisa veniva prontamente raccolta dal leader della lega Nord nel tentativo di farsi un po' di pubblicità e di legare il proprio nome alle pur comprensibili preoccupazioni dellla cittadinanza tarantina.

Accogliere il popolo dei profughi dei migranti, dei fuggitivi di tutte le guerre è un compito arduo,difficile non gradevole.

Il Prossimo di cui dovremmo occuparci mostra tutta la sua sgradevolezza è povero affamato lacero, sporco , puzza. e come potrebbe non puzzare? provate voi a vivere in cento per giorni su un barcone,non manca solo il cibo ......Un mio amico che venti anni or sono accolse i primi migranti che in ventimila sbarcarono a Bari dall'Albania e che furono rinchiusi in uno stadio di Bari , e poi smistati, ed infine espulsi, per anni mi ha ricordato l'odore acre di urina che infestava quello stadio. Sono trascorsi venti anni da quel primo episodio.Venti anni di tragedie conosciute e nascoste , di migliaia di cadaveri che giacciono in fondo al "mare nostrum" prodotto ingiusto della disperazione,della povertà, vittime innocenti di spietati mercanti , ma anche di una inadeguata politica dell'accoglienza, dei respingimenti, degli egoismi, dello sfruttamento.Uno sfruttamento che in molti casi è continuato anche per chi "ce l'ha fatta" per chi sbarcato ha trovato la schiavitù in una Europa che si dice cristiana, che si dice moderna ma che spesso ha bisogno di quella manodopera di schiavi, in una modernità laica ma senza democrazia , senza uguaglianza, effetti collaterali di quello che chiamiamo libertà del mercato.

Il mondo cambia e si evolve anche grazie a queste tragedie.

Io discendo da una famiglia di emigranti, il mio nonno materno era un bracciante agricolo, cui le frequentazioni della vita aveva insegnato l'importanza di cambiare e di istruirsi, ed suoi figli cominciarono a studiare, anche le donne,quasi di nascosto tra l'ironia del Paese.

Le sorelle di mio nonno paterno hanno attraversato l'oceano per recarsi nella terra promessa che un tempo erano le americhe. Passarono per Ellis Island,ne ho seguito le tracce sui registri delle navi che le portarono,nei registri del centro di smistamento dove furono fermate ed esaminate;un centro probabilmente simile a quello che si prevede di realizzare nella città di Taranto. Anche i nostri emigranti puzzavano, forse non erano considerati terroristi (anche se a dire il vero alcuni erano anarchici) ma si temeva che esportassero la mafia. Tra questi uomini vissuti a cavallo tra la fine dell'ottocento ed i primi anni del novecento un emigrante con il mio cognome a Providence fu condannato per aver asssassinato un altro emigrante, suo cognato. Un altro vissuto in lucania era a Pisticci sorvegliato per le sue idee anarchiche. Questo eravamo. Migranti.

Questo era anche la Taranto Spartana di cui tanto ci vantiamo che prima di produrre grandi uomini come Archita era la terra in cui venivan mandati i figli illegittimi.

Ma la paura di ciò che non conosciamo ha un fondamento, l'esperienza ha dimostrato quanto sia difficile affrontare le ondate di nuovi arrivi,quanti disagi, quanti problemi da affrontare. Taranto ce la può fare?L'Italia ce la può fare?domande leggittime paure legittime, ma l'unica risposta legittima è mettere in campo le energie e le risorse disponibili, non perchè siamo "buoni"anche non potendo permettercelo, ma perchè non esiste alcuna altra soluzione razionale, se non la guerra ma quella sarebbe un altro tipo di tragedia.

Per questo le parole del direttore della Caritas , che esprimono non solo il timore di non riuscire ad affrontare l'emergenza ma la paura del terrorismo, sono sbagliate, forse erano solo una battuta infelice ma non si può scherzare sull'orrore.Dobbiamo evitare di parlare alla pancia delle persone,non la sfameremo con le sciocchezze, dobbiamo parlare alla loro intelligenza per evitare l'inserimento di qualche leader politico che strumentalmente le usi per la sua ascesa magari invocando il concetto di morale di un grande uomo come Immanuel Kant.

 

Il Comitato Portuale, nella odierna seduta ha discusso all’o.d.g. circa l’esito della riunione

convocata dal Sottosegretario di Stato Delrio lo scorso 11 marzo, presso la Presidenza del Consiglio

dei Ministri, avente, come scopo, di verificare ed eventualmente confermare i cronoprogrammi dei

lavori e, conseguentemente, gli impegni della TCT SpA relativi agli investimenti ed al rinnovo della

CIGS dei lavoratori.

Nel corso della seduta, il Comitato ha preso atto della concretezza del cronoprogramma

complessivo che prevede la fine di tutti i lavori previsti dall’Accordo Generale, alla data del 30

giugno 2016, salvo eventi estranei alla volontà delle Parti e che non possono costituire motivo di

responsabilità a loro carico. Cronoprogrammi, in particolare, quelli relativi alla riqualificazione

della banchina e quelli relativi ai dragaggi e vasca di colmata, derivanti da offerte presentate in sede

di gara e da contratti stipulati.

Il Comitato ha rilevato, ancora una volta, come a tutt’oggi la totale assenza di un piano di

investimenti con i relativi cronoprogrammi da parte della società concessionaria del terminal

contenitori, TCT SpA, faccia desumere il disinteresse della stessa ad investire sul porto. Ciò

malgrado il 3 settembre 2014, TCT avesse formalmente comunicato all’Autorità Portuale, in

considerazione dell’avvenuta consegna dei lavori, di voler accelerare con gli interventi di

ristrutturazione di loro spettanza e di voler avviare immediatamente il revamping delle gru, al fine

di addivenire al rilancio del terminal nel più breve tempo possibile, predisponendo la quasi

immediata sospensione dei traffici. Ad oggi non è stata avviata alcuna attività in tal senso.

Il Comitato, pur prendendo atto delle argomentazioni espresse dall’impresa terminalista durante la

riunione di Palazzo Chigi anche con riferimento al complesso iter burocratico, ha chiesto al

Presidente di mettere in atto ogni azione utile affinché il prossimo incontro a Roma, previsto per

l’ultima settimana del corrente mese di marzo, sia quello definitivo. Ciò per consentire all’Autorità

Portuale ed al Comitato medesimo di poter programmare lo sviluppo del porto con o senza TCT

SpA.

Gli investimenti pubblici, già avviati, andranno comunque avanti, in quanto rappresentano una


Come è noto, nella notte appena trascorsa, sono state avviate le procedure di spegnimento dell’Altoforno più grande d’Europa, situato all’interno dell’area Ilva di Taranto e a breve distanza dal popoloso quartiere “Tamburi”. A scrivere è Fabio Matacchiera, presidente del Fondo Antidiossina uno degli avamposti dell'ambientalismo nato sulle rive dello Ionio.
In data 11 marzo- prosegue Matacchiera- la direzione dell’Ilva inviava a tutti gli enti e agli organi competenti in materia ambientale e di controllo un’informativa in merito a delle possibili emissioni denominate “transitorie”, che si sarebbero potute verificare durante le fasi preliminari di spegnimento dell’Altoforno 5, procedure tecniche non esenti da rischio, programmate durante la notte tra il 12 ed il 13 marzo c.a.
Lo spegnimento era stato imposto dalla prescrizione n.16 dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, a causa delle criticità strutturali dell’Afo 5 che ne richiedevano il quasi totale rifacimento.
Mi sono recato in loco, appostato con una speciale videocamera per riprese notturne, proprio lì davanti, mettendo ben a fuoco l’Afo 5. Ho incominciato a filmare alle ore 2.30 c.a ed ho continuato fino alle ore 4,05 del mattino di oggi, in condizione di totale assenza di luce naturale. Ho rilevato che, esattamente dalle ore 3,00 fino alle ore 4,05 (cioè, fino al termine della mia permanenza sul posto), l’Afo 5 ha rilasciato in atmosfera costantemente e senza alcuna interruzione, enormi quantità di “nubi” che ammorbavano l’aria, tanto che anche io, pur trovandomi a distanza di alcune centinaia di metri dall’area in questione, avvertivo bruciore agli occhi e alle fauci. I fumi si estendevano per chilometri come si può chiaramente notare dai video che consegnerò alla Procura di Taranto e che allego al presente comunicato, tramite un link di You tube (http://youtu.be/0pYxo9Gv63s)
Alla luce di questi incresciosi avvenimenti, mi rivolgerò, tramite i miei legali, alle stesse autorità giudiziarie per sapere se sussistano omissioni e responsabilità penali da parte del sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, che potrebbe non aver comunicato alla cittadinanza i possibili rischi per la salute consequenziale all’avviamento delle procedure di spegnimento dell’altoforno in questione. Inoltre, ci chiediamo se lo stesso Commissario di Governo per l’Ilva, Pietro Gnudi, abbia allertato tutte le autorità competenti dei possibili rischi connessi ai cospicui rilasci tossici generati dallo spegnimento dell’Afo 5, dando modo alle autorità preposte di effettuare i controlli di competenza a tutela della salute e di indicare le dovute misure preventive. Tutto ciò- conclude il presidente del Fondo Antidiossina- anche in considerazione che la stessa Ilva s.p.a., in data 11 marzo, avvertiva con un’informativa gli enti e gli organi competenti in materia ambientale e di controllo del possibile rischio. Un rischio che, come documentano le riprese effettuate, si è effettivamente verificato.

 

Da oggi 13 marzo per chi supera i 50 Kmh di velocità scatterà una bella multa. E' partito infatti il controllo elettronico su tutta via Ancona nel tratto da Viale Ionio fino a via Unicef. Il sistema permetterò di rilevare la velocità a farà scattare la sanzione. La notizia sta rimbalzando sui social network ed è diventata oggetto di messaggistica attraverso sms e whatsup.

Si chiama Sinergia per il Lavoro l’insieme di attività offerte da una rete di Enti e Scuole di Formazione accreditati nell’ambito del Programma Garanzia Giovani, il Piano europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile messo in atto dallo Stato italiano e reso operativo anche dalla Regione Puglia. Obiettivo di Sinergia per il Lavoro è quello di dare un’opportunità, un’occasione ai tanti giovani disoccupati tarantini. Giovani cosiddetti “Neet”, di età compresa tra i 15 e i 29 anni, che non studiano, non lavorano, non sono inseriti in nessun percorso formativo.

Sinergia per il Lavoro è nata per offrire loro una chance, una prospettiva occupazionale concreta, attraverso i finanziamenti messi in campo dalla Regione Puglia. L’iniziativa è stata presentata ieri alla stampa dal dott.Sabino Martiradonna, coordinatore regionale di Rete, e dal dott.Angelo Lorusso, coordinatore provinciale di Rete, insieme ai referenti e ai rappresentanti degli enti inseriti nel progetto, l’Ispa di Lecce (ente capofila), l’Agenzia
Ulisse di San Giorgio, il Centro di Formazione Professionale di Martina Franca, Formare Puglia di Taranto, l’Istituto Fermi di Massafra, Sistea di Fragagnano.

Nel corso dell’incontro sono state illustrate le azioni che saranno sviluppate nei prossimi mesi per mettere in atto attività formative in diversi settori economici e produttivi. Il tutto attraverso la piena collaborazione ed il coinvolgimento del sistema delle aziende e delle imprese locali.

Sinergia per il Lavoro prevede che, in una prima fase, ai giovani interessati vengano offerti accoglienza, orientamento, formazione (retribuita) mirata all’inserimento o al reinserimento nel mondo del lavoro e tirocini (retribuiti). Come hanno spiegato i due coordinatori, si tratta di un vero è proprio percorso di accompagnamento al lavoro, sostenuto e supportato in tutte le sue fasi. 

Nella fase iniziale centrale è il ruolo giocato dai Centri per l’Impiego da cui i giovani disoccupati saranno chiamati  a seguito della loro spontanea iscrizione sul portale di Garanzia Giovani. Per agevolare l’avvio di questo percorso, gli enti  formativi tarantini che fanno parte di Sinergia per il Lavoro sono a totale disposizione degli interessati per analizzare insieme la soluzione più adatta alle esigenze di ciascuno in un clima di grande flessibilità e collaborazione.

CONTATTATE SUBITO FORMARE PUGLIA PER PROGRAMMARE INSIEME IL VOSTRO FUTURO LAVORATIVO VENENDO TUTTI I GIORNI DAL LUNEDI AL VENERDI' DALLE 9.00 ALLE 13.00 NELLA NOSTRA SEDE IN VIA TEMENIDE 117 A TARANTO O TELEFONANDDO ALLO 099 6614691 O AL 327 3895936 O AL 347 5322995 O INVIANDO UNA MAIL A  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

GINOSA MARINA (Ta)-  Una brillante operazione contro la pesca di frodo è stata portata a segno nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza. Un considerevole quantitativo di novellame di pesce azzurro (comunemente conosciuto come "bianchetto", per via del suo particolare colore), proveniente dalle acque di Pino di Lenne (TA) e destinato al mercato di Corigliano Calabro (CS), è stato sequestrato dai finanzieri della Sezione Operativa Navale di Taranto a seguito di un controllo sul lungomare di Ginosa Marina.

I 624 chili di novellame, suddivisi in 78 cassette, sono stati il triste spettacolo che le Fiamme Gialle hanno scoperto a bordo di un furgone condotto da un uomo di origini calabresi. Gli oltre sei quintali di pescato, destinati alla vendita al dettaglio a Schiavonea, frazione di Corigliano Calabro, dove il soggetto sottoposto al controllo esercita il commercio di prodotti ittici, avrebbero fruttato al trasgressore ricavi "in nero" per circa 20.000 Euro.

A tal proposito si ricorda che sia la normativa comunitaria sia quella nazionale proibiscono la pesca, la detenzione, il trasporto e, soprattutto, la commercializzazione di novellame perché ciò pregiudica gravemente sia il normale ripopolamento della fauna marittima sia l’equilibrio dell’ecosistema. Stando a quanto comunicato dalla GdF, l'operazione si è concretizzata al termine di servizi di osservazione e pedinamento messi in atto sul litorale tra Pino di Lenne e Ginosa Marina. Il soggetto, sorpreso in flagranza di reato, è stato denunciato all'Autorità Giudiziaria di Taranto. 

Conclusi gli accertamenti, i finanzieri, sentito il magistrato di turno e avendo riscontrato, tramite l’intervento del Servizio veterinario dell’ASL Taranto, che il pesce sequestrato era in ottimo stato e quindi commestibile, lo hanno consegnato in beneficenza a mense dei poveri, a parrocchie, a case famiglia, alla Caritas ed altre associazioni di volontariato di Taranto.

Apertura di un tavolo tecnico con il Ministero del Lavoro per affrontare la questione occupazione e ammortizzatori sociali, ripristino del collegamento Feeder per evitare che il traffico venga dirottato su altri porti. Sono questi, in sintesi, gli aspetti fondamentali definiti nel corso della riunione tenuta a Palazzo Chigi dal Sottosegretario alla
Presidenza, Graziano Delrio, sulle prospettive di sviluppo del porto di Taranto.
All’incontro erano presenti rappresentanti dell’Autorità Portuale e della Taranto Container Terminal
(TCT) e dei suoi azionisti.
A termine dell’incontro, il Governo ha rilevato che permangono punti di divergenza sul
cronoprogramma dei lavori. Governo, Autorità Portuale e TCT hanno convenuto di avviare un
tavolo tecnico con il Ministero del Lavoro sugli ammortizzatori sociali.
Inoltre, l'Autorità Portuale sta verificando la possibilità di ripristinare un collegamento Feeder con il
porto di Taranto, creando le condizioni per evitare che lo stesso venga dirottato verso altri porti.

Poche parole all’indomani del vertice convocato dal sottosegretario alla Presidenza, Graziano Delrio, sul porto di Taranto, nella  nota di Palazzo Chigi - “permangono punti di divergenza sul cronoprogramma dei lavori”,  e comunque “Governo, Autorità e TCT hanno convenuto di avviare un tavolo tecnico con il Ministero del Lavoro sugli ammortizzatori sociali.

Un comunicato in stile ministeriale,   ma quanto basta per comprendere che   Sergio Prete, in questa fase storica,  è un referente importante per il Ministero e che può essere l’uomo che assomma le caratteristiche per  continuare a ricoprire l’incarico di Presidente dell’Autorità Portuale di Taranto, come coerentemente indicato dal Comune di Taranto.

 

Già commissario straordinario del porto di Taranto,  con pieni poteri  come recita l’art. 7 del decreto legge 1 su Taranto  del 5 gennaio 2015, Prete è indubbiamente avvantaggiato da tale ruolo nell’espletamento delle attività di competenza  dell’authority portuale, e ancor di più lo sarà con l’avvio delle opere necessarie per l’ampliamento e l’adeguamento del porto.

Cambiare ora, sarebbe come cambiare il pilota nel pieno di una gara già lanciata.

 

Sergio Prete nel suo mandato  alla guida dell’Autorità portuale ha dato prova  di saper e voler andare avanti con impegno, professionalità, disponibilità al confronto, chiarezza e trasparenza operativa. Imputare a Prete responsabilità che non gli sono addebitabili  (il ritardo nell’avvio delle opere ) e non riconoscergli il merito di aver saputo  intercettare ingenti risorse per il rilancio del porto di Taranto, non è  onesto.

 

L’auspicio è che la indicazione di Provincia e Camera di commercio alla terna dei candidati alla presidenza (che la Regione dovrà inviare al Ministro delle Infrastrutture e Trasporti) non persegua logiche politiche o peggio ancora di altra natura  che nulla avrebbero  a che vedere con lo sviluppo futuro del porto di Taranto. Così come è fuor di luogo pensare che soggetti che abbiano interessi (economici) di parte, quand’anche dovessero cambiare divisa, possano interpretare con affidabilità un ruolo pubblico di tale portata.  

 

Sarebbe un disastro immane per la Taranto,   che al mare  e ai vari possibili scenari di sviluppo futuro della  portualità non prettamente industriale  affida parte delle sue speranze di rinascita nell’ambito del turismo, del commercio, dell’artigianato e dell’agricoltura. Il porto è fondamentale per Taranto, ma lo è ancor di più per la portualità italiana, come nel luglio scorso ha confermato lo stesso ministro alle infrastrutture e trasporti, Maurizio Lupi,  nella sua visita a Taranto.   

Fanno discutere e suscitano reazioni le dichiarazioni dell'Alenia circa la produttività dello stabilimento ionico. Così, mentre - come testimonia la foto che pubblichiamo-nei cieli del capoluogo è possibile vedere volare a bassa quota l'aereo che trasporta le fusoliere made in Grottaglie, sulla questione interviene Confindustria Taranto che nel rimarcare la pressoché totale assenza di aziende del territorio operanti nell’indotto dello stabilimento aeronautico, torna a proporre all’azienda un contributo sui temi del trasferimento tecnologico e del know how di cui dispongono le imprese di Taranto e provincia.

Di seguito la nota diffusa dagli Industriali ionici.

 

Apprendiamo e non senza stupore, del deficit di produttività denunciato dall’amministratore delegato di Alenia Aermacchi Giuseppe Giordo all’interno dello stabilimento di Grottaglie.

 

Un gap che l’ad imputa alle maestranze interne all’impianto aeronautico e che suscita senza dubbio molte perplessità in considerazione delle ingenti risorse pubbliche e private che dal 2006 ad oggi sono state destinate per rendere altamente competitivo lo stabilimento grottagliese, sia in termini di risorse tecnologiche sia di risorse umane. Si tratta pertanto di un deficit che va contrastato al più presto ed efficacemente se si vuole riportare la struttura su adeguati livelli di competitività, che  ne possano riaffermare pienamente la riconosciuta strategicità all’interno del polo aeronautico sia in ambito pugliese sia su scala nazionale.

 

La perplessità principale, tuttavia, non sta tantonella disfunzione che l’amministratore denuncia su questo aspetto quanto nella non meglio specificata carenza di competitività che sarebbe ravvisata anche nelle aziende fornitrici, dalle quali discenderebbe, a loro volta, il deficit produttivo riscontrato.

 

Una constatazione ben diversa dalla precedente che sicuramente apre              a ben altre valutazioni, e che fornisce l’occasione per rammentare le molteplici sollecitazioni avanzate anche in tempi recenti da Confindustria Taranto nei confronti di Alenia sulla possibilità di mettere a disposizione dei processi produttivi il know how  delle aziende del territorio, che non ci risulta, al momento, facciano parte di quell’indotto che la stessa azienda vorrebbe più attrezzato sul piano della qualità ed efficienza.            

 

Sollecitazioni che andavano nella direzione di quella competitività che Alenia oggi richiede alle sue aziende fornitrici e che – lo sottolineiamo –finora non sono state accolte.

 

Auspichiamo pertanto che l’amministratore delegato di Alenia possa accogliere, anche ma non soltanto alla luce dell’attuale fase di flessione che si registra nei livelli produttivi, le istanze portate avanti da Confindustria e, di converso, da parte di tutte quelle imprese del territorio jonico forti di capacità e competenze tecnologicamente avanzate da sempre riconosciute.

 

 

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