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Giornale di Taranto - Artigianato, Commercio & Agricoltura

 Il prefetto di Taranto, Demetrio Martino, farà una call conference con i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil nel pomeriggio di oggi, intorno alle 16. Lo si apprende da fonti sindacali. In discussione le modalità applicative del Dpcm sulle attività produttive con evidenza alla questione ArcelorMittal, la più grande industria dell’area ma anche una delle più grandi del Paese. Al prefetto di Taranto si sono rivolti i sindacati metalmeccanici chiedendo che per lo stabilimento ArcelorMittal, ex Ilva, di Taranto, si proceda verso una limitazione ulteriore delle attività produttive e del  numero di lavoratori attualmente impiegati. Un intervento volto a tutelare la salute dei lavoratori ha chiesto anche il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. 

 

“Sono una settantina le aziende della provincia di Taranto che hanno fatto richiesta alla Prefettura di Taranto di poter continuare la loro attività”. Lo dichiara ad AGI il segretario Uil Taranto, Giancarlo Turi, in merito al Coronavirus. “Non c’è problema a svolgere le attività per le imprese classificate con i codici, mentre va esaminata la questione sia delle aziende strategiche, sia di quelle che, pur non essendo strategiche, si ritengono tuttavia funzionali e correlate all’attività delle strategiche” prosegue Turi.

 

Qui va fatta una valutazione caso per caso”. “Col prefetto di Taranto - prosegue Turi - abbiamo già avuto un primo confronto e gli abbiamo posto il caso di ArcelorMittal. Abbiamo indicato al prefetto di fare un approfondimento specifico con le categorie, in questo caso con i metalmeccanici. Il prefetto ci ha assicurato che lo farà. C’è ovviamente disponibilità del prefetto a vagliare tutte le istanze in un quadro di sicurezza, di tutela della salute e di corretta applicazione della normativa”. I sindacati metalmeccanici chiedono infatti che nell’ex Ilva scattino riduzioni ulteriore di produzione e di presenza del personale. “Col prefetto - aggiunge il segretario Uil - siamo d’accordo anche per fare una conferenza in tempi successivi col direttore generale Asl Taranto per affrontare le questioni che impattano sul sistema sanitario”. 

“Chiedo ad ArcelorMittal di essere in linea con le aspettative, le esigenze e le priorità del territorio in questo momento difficilissimo”. Lo dichiara ad AGI, riferendosi all’azienda siderurgica e alla situazione Coronavirus, il presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro. “Quello che vedo è che oggi ArcelorMittal non è in sintonia ma in distonia col territorio” aggiunge Marinaro. “Ieri che si poteva produrre e dare un’accelerazione ai piani di ambientalizzazione della fabbrica a Taranto - dichiara Marinaro -, avevamo ArcelorMittal impegnata in tutt’altro, nel conflitto, anche giudiziario, con le istituzioni locali, col Governo e con Ilva in amministrazione straordinaria. La loro linea era quella del disimpegno.

 

"Oggi che per il Coronavirus non si può produrre, ArcelorMittal vuole invece produrre. Noi chiediamo all’azienda di rapportarsi al territorio”. I sindacati, intanto, sono in attesa della convocazione da parte del prefetto di Taranto, Demetrio Martino, a cui hanno chiesto di intervenire per ridurre ancora, a scopo di prevenzione dai contagi, sia la produzione che il numero di lavoratori presenti nel siderurgico. Circa l’azione di ArcelorMittal a sostegno delle istituzioni e del Servizio sanitario pubblico così come hanno già fatto diverse aziende, di varia dimensione e tipologia, che hanno messo a disposizione aiuti economici e strumentazioni per la battaglia al Coronavirus, Marinaro dichiara “che al momento non abbiamo segnali. Sembrava che qualcosa volessero farla ma non ci sono riscontri. Devo invece dire che noi abbiamo contattato le nostre aziende, quelle di Confindustria Taranto, a impegnarsi e la loro disponibilità c’è stata, le risposte sono arrivate e stanno arrivando”. 

Diverse associazioni del Tarantino, ambientaliste e non, hanno inviato una pec al prefetto di Taranto, Demetrio Martino, chiedendogli di prendere “in considerazione la possibilità di porre l’acciaieria ArcelorMittal, sita in Taranto, in regime di comandata, ossia di fermare la produzione, garantendo solo la presenza del personale minimo per ragioni di sicurezza e non pregiudizio degli impianti stessi”. Le associazioni scrivono al prefetto affermando che lo “stabilimento Arcelor Mittal possa fermare la produzione, impiegando solo il personale minimo per garantire la sicurezza degli impianti ed evitare pregiudizio agli stessi”. Nel richiamare il Dpcm sulle attività produttive e rilevare che quelle a ciclo continuo sono escluse dallo stop, le associazioni dicono che comunque il prefetto “può sospendere le attività qualora ritenga che non sussistano le condizioni”. Infine, le associazioni rilevano che “il position paper redatto dalla Società Italiana di Medicina Ambientale, Università di Bologna e Università di Bari, indica che la specificità della velocità di incremento dei casi di contagio da Covid-19, che ha interessato in particolare alcune zone del Nord Italia, potrebbe essere legata alle condizioni di inquinamento da particolato atmosferico che ha esercitato un’azione di carrier”.

Ecco il testo integrale della pec inviata al prefetto

 

 Al Prefetto di Taranto -  Dott. Demetrio Martino   

 

Oggetto: DPCM 22 marzo u.s. - Questione stabilimento Arcelor Mittal. 

Le sottoscritte associazioni 

premesso che: 

● con DPCM del 22 marzo u.s., contenente “ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull'intero territorio nazionale”, viene disposta, fino al 3 aprile p.v., la sospensione di “tutte le attività produttive industriali e commerciali”(articolo 1, lettera a); 

● il predetto Decreto recita che “sono consentite le attività degli impianti a ciclo produttivo continuo, previa comunicazione al Prefetto della provincia ove è ubicata l’attività produttiva, dalla cui interruzione derivi un grave pregiudizio all'impianto stesso o un pericolo di incidenti” e che “il Prefetto può sospendere le predette attività qualora ritenga che non sussistano le condizioni di cui al periodo precedente” (articolo 1, lettera g); 

● lo stabilimento Arcelor Mittal possa fermare la produzione, impiegando solo il personale minimo per garantire la sicurezza degli impianti ed evitare pregiudizio agli stessi. 

● la prosecuzione della produzione industriale a pieno regime sarebbe in palese contraddizione con la ratio del DPCM in questione, ossia il contrasto ed il contenimento della diffusione del Covid-19;

 ● in data 15 febbraio us., nel corso di un incontro con la S.V., le sottoscritte associazioni evidenziavano il grave pregiudizio alla salute dei tarantini, causato dalle emissioni nocive dello stabilimento Arcelor Mittal, come certificato, nel mese di febbraio, anche dalle rilevazioni delle centraline Arpa. 

● che il position paper redatto dalla Società Italiana di Medicina Ambientale, Università di Bologna e Università degli Studi di Bari indica che la specificità della velocità di incremento dei casi di contagio da COVID-19, che ha interessato in particolare alcune zone del Nord Italia, potrebbe essere legata alle condizioni di inquinamento da particolato atmosferico che ha esercitato un’azione di carrier e di boost (in allegato); 

 

C H I E D O N O 

 

che la S.V. prenda in considerazione la possibilità di porre l’acciaieria Arcelor Mittal, sita in Taranto, in regime di comandata, ossia di fermare la produzione, garantendo solo la presenza del personale minimo, per ragioni di sicurezza e non pregiudizio degli impianti stessi. 

Cordiali saluti. 

Le associazioni: LiberiAmo Taranto Aps Genitori tarantini Ets Comitato Donne e Futuro per Taranto Utopia Lovely Taranto Ets Comitato di Quartiere Tamburi Amore per Martina ETS - ODV E.R.A.V SEZ. CITTÀ DI MONTEPARANO - N.O.E. 

E i cittadini : Aldo Schiedi Piera Marturano Vincenzo Fornaro Francesca Piccinni Fabio Millarte Isabella Santoro Alessandra Fiusco Francesco Quarto Raffaella Spina  

 

Taranto 24 marzo 2020

I sindacati metalmeccanici sono in attesa della convocazione del prefetto di Taranto, Demetrio Martino, sulla situazione dello stabilimento siderurgico ArcelorMittal,ex Ilva. La convocazione potrebbe arrivare anche per oggi stesso. Anche il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha chiesto l’intervento del prefetto. Le sigle metalmeccaniche si sono appellate al prefetto perché vogliono che ArcelorMittal riduca ulteriormente le attività in esercizio, gli impianti in funzionamento e quindi anche il numero di persone che quotidianamente entrano in stabilimento. L’incontro di ieri sera non ha determinato risultati in tal senso.

 

L’azienda, hanno spiegato i sindacati, ha lasciato le cose come sono, ha fornito, per gli stessi sindacati, risposte molto generiche e superficiali, e ha tenuto fermo l’attuale quadro impiantistico che vede già fermi diverse parti del siderurgico, tra cui l’acciaieria 1 e l’altoforno 2. “Ma noi riteniamo che si debba fare uno sforzo ulteriore - dichiara ad AGI Biagio Prisciano della Fim Cisl -. Servono ulteriori misure di tutela dei lavoratori, serve diradare ancora le presenze perché la salute viene davanti a tutto, e per questo chiediamo l’intervento del prefetto visto che con l’azienda non è stato possibile fare passi avanti”. “La risposta del prefetto l’attendiamo quanto prima - dichiara ad AGI Antonio Talò, segretario Uilm - anche perché noi dobbiamo scavallare i prossimi dieci giorni”. Talò annuncia che l’incontro per avviare la cassa integrazione Covid 19 a Taranto per circa 5mila unità è fissato per domani alle 16. “Speriamo che per domani ArcelorMittal abbia definito i numeri del ricorso alla cassa - sostiene Talò -. A Genova è già scattata la cassa perché loro, a differenza nostra, non avevano copertura. Qui invece é ancora in corso la cassa integrazione per crisi di mercato che sarà adesso sostituita da quella per Covid 19”.

 

 Circa la riduzione ulteriore dell’attivita nell’ex Ilva di Taranto, fonti sindacali affermano che dagli attuali 3.800-3.600 di lavoratori diretti presenti sui tre turni (più presenze nel primo, a scalare nel secondo e terzo), si potrebbe arrivare a 1.000-1.500. Un taglio enorme soprattutto se si considera che gli occupati diretti in fabbrica, indotto escluso, sono 8200. Da altre fonti viene osservato che “la prima operazione fatta è la messa a riposo dell’altoforno 2. Si è agito così perché dei tre operativi, era quello più critico, dovendosi fare degli adeguamenti di sicurezza. Messa a riposo che non vuol dire spegnimento”. Le stesse fonti precisano che per “avere attivi tre altiforni, 1, 2 e 4, serve un certo numero di persone indipendenti dalla quantità di produzione. E quindi, anziché effettuare fermate alternate, si è intervenuti su uno, il 2, ma non si esclude, se la situazione dovesse peggiorare e richiederlo, di arrivare ad un solo altoforno operativo, il 4. Oggi c’è una forte criticità”.Infine sta destando stupore negli ambienti sindacali il fatto che ArcelorMittal, al pari di altri grandi gruppi industriali, non abbia assunto alcuna iniziativa sul fronte dell’aiuto alle istituzioni e al servizio sanitario. “Se mettiamo insieme tanti esempi, da Fca a Leonardo, da Rana alla stessa Confindustria Taranto, penso che non ci sia bisogno di commenti, ArcelorMittal, pur dichiarando di essere una multinazionale, al momento non c’è - afferma Talò ad AGI -. Ma il punto vero è che l’azienda non c’è. Non chiediamo certo che l’ad Lucia Morselli venga a Taranto, ma che almeno si faccia sentire. Ci troviamo invece davanti alle seconde linee, con tutto il rispetto per le persone, e non è nemmeno giusto dargli addosso e prendersela con loro”

“Degli esiti relativi ai 106 tamponi arrivati questa sera, solo due sono risultati positivi al Coronavirus”. Lo ha dichiarato ieri sera il sindaco di Castellaneta, Giovanni Gugliotti, relativamente alla verifica, tuttora in corso, sui 500 tamponi effettuati già dallo scorso fine settimana sugli addetti dell’ospedale San Pio di Castellaneta (Taranto) dopo che si sono verificati alcuni casi di Coronavirus. Il controllo sui 500 tamponi sta avvenendo a blocchi e stasera sono arrivati altri esiti. I numeri di esposizione al contagio, per quanto riguarda la struttura sanitaria del Tarantino, continuano dunque a restare contenuti e lo stesso sindaco Gugliotti ha parlato di situazione che, per il momento, rimane sotto controllo e vigilanza delle autorità sanitarie e amministrative. Questa sera il bollettino della Regione Puglia ha attribuito a Taranto, sul totale regionale riferito alla data odierna, solo 5 nuovi casi e quella di Taranto è la provincia, tra le sei pugliesi, che continua a stare nella situazione migliore. Per l’ospedale di Castellaneta, infine, già da sabato sera il sindaco Gugliotti aveva escluso contagi al Coronavirus tra i piccoli pazienti ricoverati in Pediatria e questa sera ha ribadito che il nosocomio continua a funzionare pur con le riduzioni dovute al fatto che alcuni operatori sanitari sono in quarantena volontaria. “I vari reparti stanno cercando di far fronte alle esigenze dei cittadini”, ha detto il sindaco di Castellaneta. 

Martedì, 24 Marzo 2020 08:58

Neve a Martina e sulla costa adriatica.

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Questa mattina i martinesi e tutti gli abitanti della valle d’Itria ai sono svegliati con la sorpresa della neve a causa della tramontana che soffia forte sulla nostra Regione. Pare che anche sulla costa adriatica si siano registrate precipitazioni nevose e comunque con forti abbassamenti della temperatura. Previsioni rispettate: freddo e neve da questa mattina anche Capitanata e non solo sulle alture.  All’alba la neve è caduta abbondantemente sul Gargano e anche sui Monti Dauni dove il termometro è sceso sotto lo zero. E anche le città di pianura come Foggia, San Severo e Lucera si sono svegliate con una leggera spolverata. Imbiancate anche alcune località di mare come Manfredonia, Vieste e Peschici.

 

Garantito il beneficio al più ampio numero di pugliesi”, commenta Sebastiano Leo, assessore alla formazione e al lavoro della Regione Puglia .Accordo tra la Regione Puglia e Parti Sociali. Coperti tutti i lavoratori dipendenti.

 

I beneficiari sono i lavoratori subordinati, a tempo indeterminato e determinato, dipendenti studi professionali, lavoratori intermittenti di tutte le categorie comprese l'agricoltura, la pesca e il terzo settore.

Cassa integrazione in deroga non superiore alle nove settimane per tutti i lavoratori in forza di assunzione, anche a tempo determinato, alla data del 23 febbraio 2020.
Questo sinteticamente il cuore dell'Accordo Quadro Regione Puglia sottoscritto questo pomeriggio per la fruizione della cassa integrazione in deroga (ai sensi dell'art 22 del Decreto legislativo n.18 del 17/03/2020) destinata ai lavoratori del settore privato i cui datori di lavoro abbiano unità produttive nel territorio della regione Puglia.
L'incontro si è svolto in modalità telematica coordinato dall'assessore regionale al Lavoro Sebastiano Leo insieme al consigliere del Presidente per le relazioni sindacali Domenico De Santis, con il responsabile della TASK Force regionale per il lavoro Leo Caroli e con le organizzazioni sindacali e datoriali (Confartigianato, Confcoopertive, Conprofessioni, Confindustria, ABI, Casartigiani, CNA,Confesercenti, CLAAI, CGIL, CISL, UIL, UGL, Confcommercio, Legacoop, Confapi, CIA, Coldiretti, Confagricoltura).
Più specificatamente "con riferimento ai datori di lavoro del settore privato, ivi inclusi quelli agricoli, della pesca e del terzo settore compresi gli enti religiosi civilmente riconosciuti, per i quali non trovino applicazione le tutele previste dalle vigenti disposizioni in materia di sospensione o riduzione di orario, in costanza di rapporto di lavoro, possono riconoscere, in conseguenza dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, previo accordo che può essere concluso anche in via telematica con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale per i datori di lavoro, trattamenti di cassa integrazione salariale in deroga, per la durata della sospensione del rapporto di lavoro e comunque per un periodo non superiore a nove settimane".
L'accordo messo a punto questo pomeriggio prevede che i beneficiari del trattamento di CIG in deroga siano i lavoratori, anche a tempo determinato, in forza alla data del 23 febbraio 2020, con le qualifiche di operai, impiegati e quadri.
Rientrano tra i beneficiari anche i soci delle cooperative con rapporto di lavoro subordinato; i lavoratori somministrati, se non già coperti dal Fondo di Solidarietà Bilaterale, solo se prestano l’opera presso un datore di lavoro beneficiario di ammortizzatori anche ordinari per i propri dipendenti; gli apprendisti; i lavoratori con contratto di lavoro intermittente nella media giornate degli ultimi 12 mesi in forza al 23 febbraio 2020; i pescatori, anche delle acque interne, a qualsiasi titolo imbarcati.
Non rientrano nella fattispecie di lavoratori beneficiari della CIG in deroga, i dirigenti e i lavoratori domestici.
Le istanze dei datori di lavoro si presenteranno attraverso il sistema informativo SINTESI e dovranno contenere l'accordo stipulato in sede sindacale e la dichiarazione sostitutiva generata proprio dal sistema SINTESI.
“Stiamo lavorando assiduamente per cercare di sostenere i pugliesi in questo drammatico momento che tutti noi stiamo attraversando. Per queste ragioni era necessario lavorare da un lato per ottenere subito le risorse economiche stanziate dal Decreto Cura Italia per la cassa integrazione in deroga e dall’altro coinvolgere tutto il partenariato economico e sociale in questa grande operazione di sostegno ai lavoratori e alle imprese della nostra regione, garantendo il beneficio della cassa al più ampio numero di pugliesi”, commenta l’assessore all’istruzione, alla formazione e al lavoro della Regione Puglia Sebastiano Leo.
“Abbiamo costruito un grande lavoro collettivo - dichiara Domenico De Santis - al fine di allargare quanto più possibile la platea dei beneficiari e per rendere disponibile nel più breve tempo l’erogazione della cassa in deroga. Ringrazio l’assessore Leo, la struttura amministrativa e le parti sociali per l’ottimo lavoro svolto.”

Peluso e La Penna: “ancora troppi lavoratori senza dispositivi di sicurezza e con trasporto promiscuo”

 

Il Dpcm Conte emanato solo pochi giorni fa lo dice chiaramente: la filiera agroalimentare non chiude e nonostante il rischio di contagio quelle produzioni e quindi quei lavoratori restano strategici.

E’ sulla base di questo assunto che la CGIL chiede vengano infittiti i controlli.

L’emergenza sanitaria è oggi un nemico invisibile che attraversa tutto il paese e tutto il mondo – spiega Lucia La Penna, segretaria della FLAI CGIL di Taranto, che firma un comunicato insieme al segretario generale Paolo Peluso – ma i lavoratori agricoli, e i braccianti ogni mattina continuano ad essere il motore primario della nostra sussistenza spesso senza avere neanche i dovuti ausili per la protezione personale.

E’ quanto si evince anche da una lettera inviata ieri mattina al Prefetto di Taranto, Demetrio Martino, in cui la FLAI chiede di vigilare e verificare che quelle norme di sicurezza e garanzia considerate imprescindibili per tutta la comunità, siano strumenti quotidiani anche per questi lavoratori indispensabili.

Ai telefoni della FLAI arrivano segnalazioni che non possiamo prendere sottogamba – spiega Paolo Peluso, segretario della CGIL di Taranto – ci parlano di lavoratori senza guanti o mascherine o ancora di modalità di trasporto fin troppo promiscue già in tempi normali figuriamoci ora con il contagio possibile nel destino di tutti noi.

Le misure di distanziamento sociale messe in atto in tutta Italia restano ancora da definire nel comparto se ad esempio non si agisce sull’impostazione e la modalità di trasporto sui luoghi di lavoro – spiega ancora la La Penna – ed è evidente che soprattutto in questo settore vanno attuate nuove forme di mobilità, incentivando anche economicamente ad esempio l’uso del mezzo proprio, e privilegiando l’utilizzo di manodopera locale.

Al Prefetto la CGIL chiede inoltre di controllare l’attuazione delle norme anti-contagio che in caso di non applicazione dovrebbero condurre alla sospensione dell’attività e all’utilizzo degli ammortizzatori sociali come previsto dall’accordo siglato con la Regione Puglia.

Un settore dunque che chiede aiuto e che comprende oltre ai braccianti anche gli operai delle industrie agroalimentari, dei caseifici e dei panifici, pescatori e mitilicultori, nonché tutti gli operai addetti agli enti di irrigazione, forestali o gli addetti alla manutenzione dei boschi e del verde urbano.

Oggi questa emergenza ci insegna quanto questi lavoratori siano indispensabili per le nostre esistenze – commenta Peluso – e a loro, su uno dei fronti più estremi della pandemia vanno date risposte immediate.

Un’attenzione che la CGIL e la FLAI hanno trasformato in un canale diretto con i lavoratori.

Appena l’INPS avrà avviato tutte le procedure saremo noi stessi a contattare tutti i nostri iscritti per il bonus di 600 euro previsto nel decreto “Cura Italia” – spiega Lucia Lapenna – ma invitiamo tutti i lavoratori che avessero bisogno di informazioni o assistenza a chiamare alle nostre sedi di Taranto e provincia o a contattarci via mail a  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Segreteria provinciale -  3471114922

Talsano – 3203393695

Pulsano-Lizzano-San Marzano-Sava – 3342260602

Palagiano-Palagianello-Massafra-Mottogla – 3470077902

Taranto-Avetrana-Manduria – 3497140892

Ginosa-Ginosa Marina – 3478995173

Grottaglie-San Giorgio – Monteiasi – 3474112759-3345050290

Fornire al Comune “ogni utile informazione circa  l’eventuale essenzialità delle attività svolte dallo stabilimento siderurgico di Taranto” e le relative modalità di applicazione del Dpcm che stabilisce la fermata di una serie di attività produttive ritenute non essenziali. È la richiesta che questa sera il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, in materia di prevenzione contro il Coronavirus, ha inoltrato via lettera al progetto Demetrio Martino. Per il Comune di Taranto, rimane “preminente” la tutela della salute “rispetto qualsiasi altra considerazione correlata all’attività produttiva dell stabilimento”.

 

 Il sindaco spiega che  “raccogliendo le sollecitazioni di cittadini e sindacati soprattutto sull'essenzialità delle attività dello stabilimento siderurgico (rispetto ad altre attività industriali espressamente consentite dal Dpcm), l’amministrazione comunale ha scritto al prefetto di Taranto per conoscere l’orientamento dell’ufficio governativo”. Questo, specifica il sindaco, “a tutela della salute dei cittadini e dei lavoratori, ora più che mai bene primario da tutelare”. Ed è in corso in ArcelorMittal un nuovo incontro tra azienda e sindacati metalmeccanici questi ultimi, anche alla luce della fermata di altre unità produttive di ArcelorMittal in Italia, a partire da Genova, stanno rilanciando la richiesta di procedere con ulteriori fermate di impianti rispetto a quelle già effettuate e in corso di svolgimento (altoforno 2 e acciaieria 1) in modo da ridurre ancora il numero della forza lavoro in fabbrica, oggi compresa tra le 3600 e le 3800 unità su un organico di 8200 diretti. 

 

Oltre al sindaco di Taranto,Rinaldo Melucci, anche i sindacati metalmeccanici Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm e Usb hanno scritto al prefetto di Taranto, Demetrio Martino, per un incontro urgente in materia di applicazione del Dpcm relativo alle attività produttive alla luce dell’emergenza coronavirus. I sindacati chiedono al prefetto di essere convocati per contribuire a identificare le “attività essenziali ma considerate strategiche e/o interessate da impianti a ciclo continuo in riferimento allo stabilimento di Taranto ArcelorMittal ed in riferimento alla situazione dell’appalto”. Obiettivo, dicono i sindacati al prefetto, “contenere al massimo, nel rispetto del Dpcm ultimo, il numero degli addetti operanti all’interno della fabbrica”. 

di Ingrid Iaci

 "E' una settimana molto importante per valutare l'andamento delle nostre curve. Però dobbiamo ricordarci che il grande contributo alle curve soprattutto nelle regioni dove c'è una forte circolazione, il nostro sforzo è quello di evitare che al Sud le curve riproducano la caratteristica che si è verificata al Nord". Lo ha detto il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro nel punto stampa in Protezione Civile. 

Siamo al 32 esimo giorno dalla prima serrata, dagli eventi di Codogno, dalla delimitazione della prima zona rossa e siamo a un punto cruciale che tutti si augurano segni una svolta favorevole.

Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene e medicina preventiva all’Università Cattolica di Roma e rappresentante dell’Italia nell’Executive Board dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ospite di una trasmissione di La7 ha fatto una serie di valutazioni sull’andamento della diffusione del virus. “ Il trend del contagio al nord è in calo anche se minimo, già da qualche giorno non ci sono più percentuali esponenziali, di contro aumentano i casi al centro sud.”

Si fa largo tra gli esperti la convinzione che il massimo del picco,  al sud, arriverà intorno alla metà di aprile, considerati anche i tempi di incubazione e di contagio a seguito delle migrazioni di ritorno da parte di tutti quegli studenti e lavoratori che hanno deciso di rincasare non appena l’epidemia ha avuto il sopravvento in Lombardia.  Ricciardi ci dice che le regioni meridionali a differenza di quelle settentrionali che hanno dovuto per prime affrontare l’epidemia, hanno il vantaggio di aver adottato da subito le misure restrittive per cui, nonostante le statistiche dicano che attualmente il 15% dei ricoverati è riconducibile a quel flusso migratorio iniziato la notte tra il 7 e l’8 marzo scorso, rispettando fedelmente le regole stabilite dal governo e l’isolamento, queste regioni potrebbero evitare il delirio epidemico che attualmente attanaglia città come Bergamo Brescia e Cremona. In più l’esperto partenopeo auspica che dopo aver fatto proprio il “modello Cina”, cioè l’insieme delle misure volte al contenimento, lo stare a casa tanto per capirci, per l’Italia sarebbe opportuno adottare anche il “modello Corea del Sud”, delle tre T: Tamponi, Tracciabilità, Tenersi a casa. Quindi tamponi per tutti, anche agli asintomatici, quelli con qualche linea di febbre o con la tosse semplicemente. Non solo, a questa diagnostica l’esperto aggiunge che occorre far seguire il cosiddetto tracciamento digitale utilizzando la tecnologia usata per la geolocalizzazione, fermo restando la solita raccomandazione a rimanere nelle case ed evitare gli assembramenti.

Il professor Ricciardi, insomma, auspica una nuova “anormalità”, cioè trovare un equilibrio tra le necessità di controllo dell’andamento del contagio e i diritti alla privacy di ciascuno. Questo almeno fino a quando non sarà possibile disporre del vaccino.

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