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Giornale di Taranto - Taranto/ Legambiente: Nel capoluogo c’è un nuovo Museo. Degli orrori. Dalla scarpata del Lungomare a Corso Italia.
Lunedì, 08 Febbraio 2016 16:40

Taranto/ Legambiente: Nel capoluogo c’è un nuovo Museo. Degli orrori. Dalla scarpata del Lungomare a Corso Italia. In evidenza

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A Taranto c’è un nuovo Museo.             Degli orrori.
 
È un autentico museo degli orrori - recita la nota di Legambiente - quello che si può visitare percorrendo il vialetto lungo la scarpata del Lungomare di Taranto. Un museo a cielo aperto, con ingresso gratuito, che offre uno spettacolo a suo modo istruttivo e impressionante, con una sua oscena grandezza, fatto di amputazioni, moncherini, scalpi, capitozzature (le foto di alcune  delle "opere d'arte" sono nella Galleria immagini. Negli allegati , invece, le foto scattate durante la conferenza stampa di domenica 7 febbraio).
Alberi ridotti a sculture lignee con, sullo sfondo, l'azzurro cupo del mar Grande. Ovunque solo legno, senza più foglie, senza chiome; una infinita reiterazione di grossi rami e di tronchi tagliati di netto. Si resta quasi pietrificati di fronte a tanta bruttezza, alle tante testimonianze di una gratuita e assurda violenza, che si continua a perpetrare senza ritegno, senza freni e, soprattutto, senza che il Comune di Taranto intervenga per porvi fine.
In questa città tutti, a parole, vogliono difendere l'ambiente. Proprio gli alberi, oltre a rendere più belli i luoghi in cui viviamo, forniscono un contributo essenziale contro l'inquinamento. In Italia assorbono ogni anno 12 milioni di tonnellate di CO2, quasi il 3 per cento delle emissioni totali. Le loro chiome intercettano le polveri sottili così dannose per la nostra salute. Forse è il caso di ricordarlo quando si parla di tutela del verde urbano.
"La potatura deve essere limitata alla rimozione di parti di chioma secche, lesionate o alterate da danni fisici o da agenti patogeni. La riduzione della chioma non dovrà mutare la forma naturale della pianta" Non sono parole tratte da un libro: sono le prescrizioni contenute nel Regolamento Comunale per il Verde Pubblico adottato dal Comune di Taranto nel lontano maggio del 2009, insieme alla disposizione ."Sono vietati gli interventi di capitozzatura", con la previsione di sanzioni e di richieste di indennizzi per i danneggiamenti subiti dal patrimonio arboreo.
Ma nella realtà sono disposizioni e sanzioni che restano sulla carta senza essere rispettate: non abbiamo notizia di multe o di azioni intraprese in questi anni dal Comune di Taranto verso i responsabili degli innumerevoli episodi di potature assurde e scellerate puntualmente denunciati da Legambiente.
Certo, una volta ricevuta una nostra segnalazione, qualcuno si attiva, gli interventi magari vengono sospesi e, nei giorni successivi, le potature tornano ad essere potature e non amputazioni. Ma dura poco: poi puntualmente si torna all'antico, a pratiche in teoria vietate ma puntualmente adottate e che hanno già provocato la morte di tanti alberi. E l'assurdo è che si tratta di interventi effettuati spesso da aziende, come AMIU o INFRATARAS, di cui il Comune è proprietario e cui, evidentemente, non impone di rispettare il regolamento comunale, e che non sanziona di fronte agli atti compiuti ed ai danni provocati.
E' una storia infinita, che dura da anni. Ci sono nostri incontri con dirigenti, assessori e tecnici, lettere al Sindaco, diffide e denunce fin dall'ottobre del 2009 (per non parlare degli interventi che hanno precedeuto l'adozione del regolamento comunale per il verde) puntualmente ripetute ogni anno, anche più volte l'anno. Siamo stanchi: quando si deciderà l'Amministrazione Comunale di Taranto a voltare pagina?
E' dal dicembre del 2013 che attendiamo che il servizio di manutenzione del verde urbano venga affidato a una ditta specializzata: quanto dobbiamo aspettare ancora prima che il Comune di Taranto si decida a dare attuazione a quanto deliberato?
Che cosa deve succedere per convincere l'Amministrazione Comunale di Taranto a far rispettare la legalità in materia di verde urbano? Ad individuare i responsabili, cioè i mandanti di questi interventi assurdi, accertando chi li ha richiesti e chi ha deciso di effettuarli? A dare disposizioni inequivocabili, in tal senso, ai vigili urbani?
O, come ci sembra, si preferisce continuare ad amministrare "all'insaputa" di quello che puntualmente denunciamo e documentiamo?
Sono domande che abbiamo già rivolto al Sindaco di Taranto a ottobre dell'anno scorso. Le risposte, sia a parole che nei fatti, continuano a non arrivare.

Un'alra nota sempre di Legambiente si riferisce invece ad un altro episodio riguardaante qusta volta Corso Italia.Abbiamo assistito increduli - dce Legambiente - in questi giorni agli ennesimi interventi di capitozzatura sui pioppi di corso Italia. Si tratta di una specie arborea molto delicata che non tollera potature e che al massimo può essere oggetto di interventi di potatura leggerissimi. Questo perché tali alberi sono dotati di rami dal legno molto tenero che non consente una facile cicatrizzazione delle ferite da taglio favorendo così l'ingresso di germi patogeni che faranno prima ammalare e, poi, morire le piante. Infatti, già nel 2005 drastici interventi su Corso Italia, analoghi a quelli messi in atto venerdi e sabato scorso, portarono alla morte di una trentina di piante che abbellivano quella strada.
Anche quest'anno, e non per la prima volta, chiediamo all'Amministrazione Comunale la ragione di questi interventi e soprattutto perché ci si continui ad avvalere di operai non competenti e soprattutto non diretti da un professionista dottore Agronomo o Forestale. Non si dà certamente alla cittadinanza un buon esempio di gestione del verde pubblico che come tale è patrimonio del Comune di Taranto e per la cui "cura" vengono spese risorse pubbliche.
Nell'ultimo ennesimo episodio che denunciamo, non si tratta solo di aver trasgredito in toto al regolamento del verde (che vieta le capitozzature e l'eliminazione di più del 30% della chioma), quanto di assoluta mancanza di conoscenza da parte degli operatori, delle elementari norme delle pratiche forestali: la tipologia dell'albero, l'opportunità della sua potatura, la capacità di riconoscere i rami malati da quelli da conservare, il diametro dei tagli e, soprattutto, la capacità di comprendere che, nel caso specifico, quegli alberi portavano già su di sé i segni di passate incaute potature. Per cui, se proprio si doveva mettere mano sulle piante, lo si doveva fare per cercare di risanare la loro chioma recuperando quei danni (ammesso che si sia ancora in tempo) e non certamente per eliminarla.
Gli operatori del verde invece hanno riempito i loro camioncini di quintali di rami il cui diametro (come si vede dalla foto) è ben superiore a quello che un esperto in materia avrebbe mai consentito e non lasciando neanche un minimo di chioma. A questo proposito chiediamo ancora all'Amministrazione che fine abbia fatto tutto quel materiale di scarto che potrebbe alimentare tutti i camini di Taranto e Provincia e soprattutto che siano disposti dei controlli sul suo smaltimento.
Non si capisce inoltre perché procedere ad interventi di manutenzione non urgenti, né particolarmente necessari.
Sembra che con questi interventi si voglia dimostrare ai cittadini che si sta provvedendo a mantenere ordinata e pulita la città tuttavia, fortunatamente, le cose stanno cambiando e sono proprio molti cittadini ad allarmarsi quando si accorgono di potature così drastiche ed inutili avvertendoci in tempo reale mediante l'invio di materiale fotografico.
Alla luce di questi ultimi inaccettabili interventi, ribadiamo con forza che è necessario istituire al più presto nell'ambito del Comune di Taranto un Ufficio del Verde composto da dottori Agronomi e/o Forestali ( gli Uffici dell'Urbanistica non sono provvisti di architetti, ingegneri e geometri??) se non vogliamo rischiare di perdere il già scarso patrimonio verde di cui dispone il territorio e la cui cura è biglietto da visita di ogni città.

 
      

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