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Giornale di Taranto - ANALISI/PRIMI TIMIDI SEGNALI DI RIPRESA IN UNA CRISI CHE RIMANE PESANTE. di Giovanni Battafarano
Venerdì, 13 Febbraio 2015 18:35

ANALISI/PRIMI TIMIDI SEGNALI DI RIPRESA IN UNA CRISI CHE RIMANE PESANTE. di Giovanni Battafarano In evidenza

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   Anche nel 2014 si è superato il miliardo di ore di Cassa integrazione, per  la quarta volta negli ultimi cinque anni. Su base annua, la produzione industriale diminuisce del 4,1%, mentre nel mese di dicembre è aumentata dell’0,4% sul mese di novembre. L’Ufficio Studi di Confindustria prefigura scenari moderatamente positivi, così come fa il Ministro dell’Economia Padoan. Poiché negli anni passati, da più parti si era accennato ad una imminente ripresa, conviene rimaner cauti e far parlare i dati. Rispetto all’aprile 2008, la produzione industriale è calata del 24%. Si avvertono segni di ripresa nella fabbricazione dei mezzi di trasporto, di computer, dei prodotti di elettronica ed ottica, degli apparecchi elettromedicali e di misurazione e orologi; continuano ad essere in calo i comparti della fabbricazione di apparecchiature elettriche e per uso domestico non elettrico.

   Il tasso di disoccupazione a dicembre si assesta sul 12,9% equivalente a 3 milioni e 322 mila persone senza lavoro. In questo quadro, i giovani senza lavoro tra i 18 e i 25 anni superano ormai il 40%. Tornando ai dati della Cassa integrazione, gli ottanta milioni di ore al mese corrispondono a 530 mila lavoratori senza occupazione. Se guardiamo i dati della nostra Regione, vien fuori che nel 2014 sono state autorizzate quasi 54 milioni di ore di CIG, con una diminuzione del 15% rispetto al 2013. Ancora una volta  con tutte le cautele del caso, si può dire che il quadro pugliese mostra qualche segno di miglioramento.

   Questi i dati essenziali della crisi, così come riportati nello studio dell’Osservatorio Lavoro&Welfare. Di fronte ai quali, è utile interrogarsi sul che fare per invertire questa tendenza negativa che dura ormai da anni. Indubbiamente, oggi  il quadro internazionale offre taluni elementi di novità: il prezzo del petrolio è praticamente dimezzato, la manovra di Draghi sul “quantitative easing” apre interessanti spazi di manovra; il Piano Juncker, con tutti i suoi limiti, si muove nella direzione giusta. Tuttavia, l’esperienza insegna che spesso la ripresa si manifesta senza ricadute occupazionali (Jobless recovery).Il Jobs Act si muove sul terreno delle regole del mercato del lavoro, ma  solo un Piano di investimenti pubblici e privati, adeguate politiche industriali e politiche attive del lavoro possono determinare una crescita dell’occupazione.  Occorre altresì che il sistema italiano delle imprese recuperi competitività di processo e di prodotto, che il percorso di internazionalizzazione prosegua, che non ci si rassegni ad paesaggio industriale di medie, piccole, piccolissime imprese e qualche grande azienda spesso ormai in mano a gruppi internazionali. La competizione internazionale richiede sempre più una crescita media delle nostre imprese. Si torna perciò al tema della politica industriale, che non è una bestemmia; al ruolo dell’intervento pubblico, che non è una parolaccia. Negli anni in cui, in Italia si smantellava una rete di imprese pubbliche, Francia e Germania difendevano e qualificavano le loro aziende pubbliche, risorsa che è servita ad affrontare meglio i colpi della crisi. Il fatto che lo Stato torni ad occuparsi direttamente di siderurgia è una buona notizia. L’importante che lo faccia presto e bene.

               Giovanni Battafarano