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Giornale di Taranto - EX ILVA-TARANTO/ Le Associazioni al ministro: fabbrica senza futuro, serve Piano B per salvare lavoratori e cittadini dal disastro
Martedì, 27 Febbraio 2024 08:23

EX ILVA-TARANTO/ Le Associazioni al ministro: fabbrica senza futuro, serve Piano B per salvare lavoratori e cittadini dal disastro In evidenza

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Riceviamo e pubblichiamo questa lettera aperta inviata al ministro Urso il giorno della sua visita a Taranto a firma di Alessandro Marescotti - PeaceLink

Annamaria Moschetti - ACP Associazione Culturale Pediatri Stefano Colapietro - ISDE Massafra

 

 

All’attenzione del ministro Urso e dei decisori governativi

Prendiamo atto della determinazione del governo a sostenere con tutti i mezzi la continuità produttiva di uno stabilimento, quello siderurgico di Taranto, che, a causa della sua stessa struttura, il ciclo integrale, ha inquinato il territorio con sostanze dannose per la salute umana e causato - secondo quanto emerge dalle conclusioni delle perizie consegnate alla magistratura - morti e malattie presso la popolazione inerme della città, come pure presso gli operai che vi hanno lavorato.

Questo stabilimento è stato posto sotto sequestro per la sua pericolosità. La Corte d’Assise di Taranto ne ha chiesto la confisca sulla base di valutazioni ambientali e sanitarie recenti. Basti pensare al fatto che negli ultimi anni lo stabilimento ha emesso più benzene che in precedenza. Le indagini della magistratura sono in corso per accertarne le cause.

Lo stabilimento non è quindi stato risanato ma sembra essere caduto in uno stato disfunzionale denunciato dagli stessi sindacati. L’Autorizzazione Integrata Ambientale è ancora in fase di riesame alla luce del fatto che l’autorizzazione precedente - rilasciata per 6 milioni di tonnellate/anno - non tutelava la salute pubblica alla luce della Valutazione di Danno Sanitario realizzata in contraddittorio con la stessa azienda e utilizzando i dati ambientali da essa fornita. Ogni valutazione sanitaria predittiva fino a ora realizzata certifica la non compatibilità delle emissioni dello stabilimento con la salute pubblica.

Tutto questo non può essere ignorato.

Imponente è inoltre il contribuito delle emissioni ILVA, con ingenti quantità di anidride carbonica rilasciate in atmosfera. Queste emissioni non saranno sostenibili alla luce dei crescenti costi dei “certificati verdi” che scoraggiano le emissioni climalteranti. E sono comunque un danno per le future generazioni dell’intero pianeta.

Nessuna ragione storica, industriale ed etica giustifica la decisione di tenere in funzionamento questo impianto industriale.

Questo stabilimento non ha futuro neanche da un punto di vista occupazionale. I posti di lavoro saranno falciati dalla crisi gravissima in cui versa lo stabilimento: un miliardo e 300 milioni di euro di debiti commerciali. Ogni intervento finanziario dello Stato a favore dell’azienda rischia di violare le regole europee che vietano gli aiuti di Stato mentre un aiuto ai lavoratori e alla città gode del sostegno dei fondi europei. E’ paradossale che non si comprenda questo.

Chiediamo pertanto che venga redatto un piano B per salvare i lavoratori e i cittadini dal triplice disastro: sanitario, ambientale e occupazionale.

Chiediamo al governo il coraggio di avviare la riconversione economica ed ecologica del territorio, ridare speranza e vita alla comunità e opportunità di lavoro più in linea con la storia e le grandi risorse di questo territorio e di questa popolazione.

Letto 363 volte Ultima modifica il Martedì, 27 Febbraio 2024 08:31