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Giornale di Taranto - EMERGENZE/ Nel Tarantino, Natale a rischio per 429 lavoratori tra Porto e azienda tessile Albini
Martedì, 12 Dicembre 2023 09:27

EMERGENZE/ Nel Tarantino, Natale a rischio per 429 lavoratori tra Porto e azienda tessile Albini In evidenza

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A rischio licenziamento o di perdere ogni sostegno economico tra Natale e Capodanno 429 lavoratori a Taranto. Sono, rispettivamente, i 91 lavoratori di Albini, l’azienda di Bergamo che da anni ha dismesso per crisi la Tessitura di Mottola, per i quali la cassa integrazione, dopo alcune proroghe, si conclude definitivamente il 22 dicembre e i 338 in carica all’Agenzia del lavoro portuale (TPWA) per i quali la copertura economica legata alla corresponsione dell’ima, l’indennità di mancato avviamento, la cassa integrazione dei portuali, termina a fine anno per esaurimento dei fondi. Per Albini, da mesi è in pista una nuova azienda che dovrebbe succedergli e rilevare sia lo stabilimento di Mottola (è stato già firmato un preliminare di acquisto che dovrebbe trasformarsi in contratto entro fine anno), che il personale. Si tratta dell’Ekasa che riconvertirà il complesso nella progettazione, produzione, vendita e posa in opera di porte per interni, serramenti per esterni e portoncini di sicurezza. Solo che il progetto Ekasa per dispiegarsi ha bisogno di tempo, almeno un anno, mentre i licenziamenti sono imminenti per fine cassa integrazione. Il 12 dicembre è già convocata alle 14.30 una riunione alla task force lavoro della Regione Puglia. Poichè non ci sono possibilità di prorogare la cassa (Albini ha già fatto partire le lettere di licenziamento, impugnate legalmente dai lavoratori) e quindi lo sbocco è la Naspi con risoluzione del rapporto col datore di lavoro, sindacati e task force regionale stanno costruendo una soluzione, da formalizzare in un accordo, che prevede l’impegno di Ekasa ad assumere il personale di Albini man mano che entrerà in produzione, nonché un intervento finanziario di Albini per aumentare economicamente il trattamento Naspi, che é inferiore a quello della cassa ed è anche in decalage dopo i primi tre mesi. 

Per i lavoratori in carico all’Agenzia del lavoro portuale, che provengono tutti dal bacino Taranto Container Terminal-Evergreen, precedente concessionario del terminal ora affidato al gruppo Yilport, nel decreto legge Anticipi, approvato dal Senato ed ora alla Camera, non é entrato l’emendamento che, come richiesto dai sindacati e dall’Autorità portuale di Taranto, prevedeva la proroga dell’Agenzia e del relativo trattamento economico per altri due anni (sarebbero necessari 8 milioni per il 2024 e altrettanti per il 2025). L’emendamento presentato da senatori FdI è stato cassato in commissione Bilancio al Senato ed è diventato un ordine del giorno col voto favorevole del Governo. Adesso, la via d’uscita individuata è quella di provare a reinserire la proroga dell’Agenzia nel maxi emendamento alla legge di Bilancio 2024. I sindacati sostengono che due anni di proroga dell’Agenzia consentono, nel frattempo, di far partire operativamente i progetti delle nuove imprese che investiranno nel porto grazie alla Zona economica speciale e alla Zona franca doganale. Si tratta di 6 imprese già autorizzate dalla Zes, cui si aggiunge l’investimento in area portuale del gruppo Ferretti per la costruzione di strutture di yacht. Per le 6 aziende, il fabbisogno di manodopera stimato é di 403 unità mentre per Ferretti di altre 200. A giudizio dei sindacati ci sono quindi i margini, oltrechè gli strumenti normativi con la proroga dell’Agenzia e della relativa clausola sociale, per impiegare nell’arco di un biennio i 338 portuali disoccupati in forza all’Agenzia e da questo punto di vista la continuità dell’Agenzia rappresenta una soluzione ponte verso la nuova occupazione. Per giovedì prossimo, infine, i sindacati hanno indetto un presidio di protesta del personale dell’Agenzia sotto la Prefettura.