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Giornale di Taranto - ALTA TENSIONE/ Ex Ilva, c’è l’ok per la proroga della cassa per 2500 e domani a Taranto si sciopera
Domenica, 09 Luglio 2023 20:21

ALTA TENSIONE/ Ex Ilva, c’è l’ok per la proroga della cassa per 2500 e domani a Taranto si sciopera In evidenza

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La comunicazione ufficiale è arrivata quasi alla vigilia dello sciopero di domani. Il ministero del Lavoro ha autorizzato ad Acciaierie d’Italia, ex Ilva, la prosecuzione della cassa integrazione per 2.500 dipendenti a Taranto. È in continuità con quella finita il 19 giugno e andrà avanti sino a fine anno. La proroga avviene grazie ad un articolo inserito nel recente decreto legge sulla Pubblica amministrazione relativo a tutte le imprese ritenute strategiche, e con più di 1.000 addetti, che lo scorso anno non sono riuscite terminare le rispettive ristrutturazioni industriali. La retroattività della decorrenza della cassa integrazione è stata una questione sollevata dai sindacati, i quali giorni fa hanno contestato all’ex Ilva il fatto di aver continuato a sospendere dal lavoro i propri dipendenti prima che la stessa cassa fosse autorizzata e di aver applicato in automatico le decurtazioni retributive. 

 

I 2.500 dipendenti del siderurgico (numero massimo) erano già in cassa lo scorso anno e continueranno a restarci per quest’anno. Questo numero è relativo al 2022 e al 2023, ma in realta è da luglio 2019, pochi mesi dopo il suo arrivo come ArcelorMittal Italia, che l’azienda ha in piedi la cassa a Taranto e da allora non l’ha mai interrotta. Ecco, dunque, una delle ragioni dello sciopero di domani indetto dalle sigle Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm.

    È l’area Centro-Sud del Paese che protesta mentre nelle fabbriche del Nord si è scioperato venerdì scorso. Per l’ex Ilva l’astensione sarà nelle ultime quattro ore del primo e secondo turno e per le intere otto ore del terzo. Previsto un presidio di protesta sotto la Prefettura. In un documento dei vertici sindacali dei metalmeccanici si dice che “la siderurgia continua a essere tra i settori strategici per la nostra economia. Soffre però da diversi anni difficoltà consistenti con 20 mila posti a rischio peggiorate dal caro energia, dalla mancanza di materie prime e dal dumping incontrollato delle importazioni”. “Le criticità attuali - affermano le tre sigle - si sommano con le scelte mai realizzate, come il tanto promesso piano nazionale della siderurgia e con le scelte sbagliate dei vari Governi che si sono succeduti negli anni”.