Oggi alle 12 ha preso avvio al ministero del Lavoro la trattativa sul rinnovo della cassa integrazione straordinaria per un altro anno per 3.000 dipendenti di Acciaierie d’Italia di cui 2.500 a Taranto. La cassa è cominciata a fine marzo del 2022 e scade a fine mese. Prima dell’attuale cassa straordinaria, vi é stata continuativamente da luglio 2019 cassa integrazione ordinaria e cassa integrazione Covid con numeri diversi in base alle esigenze aziendali. La richiesta di proroga della straordinaria é stata inviata dall’azienda a fine febbraio. La convocazione odierna, firmata dal direttore generale Romolo de Camillis, ha visto tutte le parti presenti da remoto. Oltre ai sindacati, convocate anche le Regioni che sono sedi di impianti di Acciaierie d’Italia: Puglia, Liguria, Piemonte e Lombardia.
“Noi partiamo dall’anno scorso - dichiara Davide Sperti, segretario Uilm -, ovvero é stata rispettata quella procedura? Per noi no. Un anno fa AdI accompagnò la richiesta di cassa straordinaria con un piano di investimenti ed una produzione di 6 milioni di tonnellate. L’uno e l’altra non ci sono stati. Quest’anno, invece, la cassa con gli stessi numeri viene chiesta per 4 milioni, 2 in meno. Ma così la fabbrica come si mantiene?” “I numeri di cassa sono eccessivi - osserva Biagio Prisciano, segretario Fim Cisl -. E non si può pensare di tenere ancora le persone così, per altri 12 mesi, senza rilancio degli impianti, della produzione, e condizioni di miglior tutela”. “La prima cosa che attendiamo dal ministero del Lavoro è una risposta sulle nostre denunce, sinora inascoltate, e sull’esito delle ispezioni ministeriali compiute in fabbrica - afferma Francesco Brigati, segretario Fiom Cgil -. La cassa del 2022 era stata motivata dall’azienda con gli investimenti e la riorganizzazione, ma questo in larga parte non c’è stato. Siccome l’autorizzazione alla cassa l’ha data il ministero, partiamo da qui, dalle cose che AdI non ha fatto”. Da parte di Acciaierie d’Italia si motiva la proroga del provvedimento di cassa con i nuovi investimenti, il completamento delle prescrizioni ambientali Aia (Autorizzazione integrata ambientale) e il rifacimento dell’altoforno 5 a Taranto. Oltre agli investimenti e ai vincoli derivanti dal piano ambientale, AdI fa infine presente che nel periodo richiesto per la proroga dell’ammortizzatore sociale, i volumi di produzione di acciaio saranno “pari a circa 4.000.000 di tonnellate”, reputati dall’azienda “non sufficienti a garantire l’equilibrio e la sostenibilità finanziaria degli oneri derivanti dall’attuale struttura di costi”.