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Giornale di Taranto - Giornalista1

 In occasione della festa di San Valentino che ricorre domani, il Museo archeologico nazionale di Taranto, MarTa in sigla, lancia sui propri canali social (tra i quali ora c’é anche TikTok) una intensive zoom, una ripresa nei particolari. Si tratta, si spiega, del racconto di una grande storia d’amore ma anche dell’arte della ceramica a figure rosse di una loutrophoros, il recipiente adibito al trasporto d’acqua per i rituali purificatori delle giovani spose, finita illegalmente negli Stati uniti e restituita all’Italia nei primi anni 2000 grazie all’intervento del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. Il vaso di manifattura apula, datato fra il 340 e il 330 a.C. e prodotto nella Puglia centro-settentrionale, racconta la vicenda mitologica di un grande amore: quello tra la figlia dei re dell’Etiopa Andromeda e l’eroe Perseo. Per Eva Degl’Innocenti, direttrice del MarTa, “Andromeda e Perseo, insieme al mostro marino e al dio alato dell’amore, sono i protagonisti di un piccolo film dell’epoca. Si vedono, infatti, Andromeda legata ad uno scoglio e condannata, a causa dell’ira del dio del mare Poseidone, ad essere divorata da un mostro marino e Perseo, novello principe azzurro, che la porta in salvo”. “E’ un modo per incuriosire e tornare a portare l’arte, la cultura e l’archeologia più vicino ai ragazzi - dichiara la direttrice Degl’Innocenti -, ma anche per attualizzare le grandi storie d’amore che da sempre caratterizzano le grandi civiltà del nostro tempo e del passato e di cui il MarTa è pregno di testimonianze”. 

- “Taranto oggi si è liberata. È una giornata che segna lo spartiacque. Tutto quello che abbiamo detto, trova delle conferme . Questa città non vuole più convivere con quel tipo di produzione. Questo non significa chiudersi a qualunque attività industriale ma porre delle priorità”. Lo ha dichiarato oggi pomeriggio, in una conferenza stampa, il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, a proposito della sentenza del Tar Lecce, pubblicata oggi, che dispone che entro 60 giorni ArcelorMittal, gestore in fitto del siderurgico, fermi gli impianti fonte di inquinamento. Il Tar ha respinto i ricorsi che sia ArcelorMittal, che Ilva in amministrazione straordinaria, quest’ultima proprietaria degli impianti, hanno presentato contro l’ordinanza del sindaco sull’inquinamento. Ordinanza  che risale al 27 febbraio 2020. Il contenzioso al Tar è andato avanti per quasi un anno. “Ringrazio il collegio giudicante - ha sostenuto il sindaco, collegato in audio video anche il governatore della Puglia, Michele Emiliano -. Non è una sentenza banale. Sono 60 pagine molto articolate. È una sentenza che introduce innovazioni importanti”. “Siamo a tre anni, da quando sono sindaco, di vere battaglie e continuiamo su questa strada. Siamo molto contenti perché ne abbiamo viste e subite tante. Conservo ancora sul cellulare messaggi molto discutibili di ministri dei precedenti Governi che non volevano ascoltare il grido di dolore di questa comunità”. 

 

Secondo Melucci, “parlare della priorità che un diritto come la salute deve avere al di là della economia e del mercato, al di là del bilanciamento tra i diritti, parlare del rischio sanitario e di un’Autorizzazione integrata ambientale che noi abbiamo contestato perché non assorbe questo rischio, sono punti che segnano uno spartiacque”. A proposito del fatto che ArcelorMittal ha già annunciato l’impugnazione al Consiglio di Stato, il sindaco di Taranto ha detto: “Questo è per noi irrilevante. Qualunque sia il pronunciamento del Consiglio di Stato, credo che non si possa intervenire con decreti come fatto in passato sovvertendo l’ordinamento. Mandiamo un augurio al nuovo Governo Draghi - ha detto il sindaco -. Manifestiamo la nostra volontà per una ripresa del confronto attorno allo stabilimento siderurgico. Draghi ha dichiarato che il suo sarà un Governo ambientalista  e ci credo. Se il nuovo ministero non è solo una finzione estetica - ha proseguito Melucci a proposito del dicastero per la Transizione ecologica -, dopo questa sentenza, al netto di quello che farà il Consiglio di Stato, nessuno più può pensare di propinarci uno stabilimento con l’area a caldo, con gli altiforni e con quello schema emissivo. Credo che si debba convocare il tavolo dell’accordo di programma” ha concluso il sindaco di Taranto, per il quale “l’applicazione di questa sentenza significa anche tanta preoccupazione per i lavoratori. Ecco perché serve il tavolo dove tutte le istituzioni tracciano una prospettiva per questinlavoratori. Ma oggi cade un ricatto, cade un tabù. Non torneremo indietro”. 

 

Emiliano “ministri informati, Draghi ci convochi”

“Ho immediatamente informato i ministri  Franceschini, Cingolani, Orlando, Guerini, Patuanelli e il sottosegretario Garofoli. Mi auguro che attraverso Garofoli  ci sia una comunicazione immediata del presidente Draghi alla partecipazione alla conferenza dei servizi per l’accordo di programma che noi fisseremo concordando la data con lo stesso presidente Draghi”. Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, collegato audio video con Palazzo di Città con la conferenza stampa indetta dal sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. “Mi auguro - ha affermato Emiliano - che non si chieda al Consiglio di Stato di salvare le castagne del fuoco a tutti. Questa storia è arrivata al termine. Non c’é niente di giuridicamente presentabile immaginare di sospendere il diritto perché c’è una incapacità di gestione industriale”. Secondo Emiliano, “c’è stato tutto il tempo” e “ c’è una impresentabilità ambientale dell’impianto anche ai fini dell’osservanza delle norme sulla sicurezza sul lavoro” e questa “è un aggravante”. 

 

Secondo Melucci, “parlare della priorità che un diritto come la salute deve avere al di là della economia e del mercato, al di là del bilanciamento tra i diritti, parlare del rischio sanitario e di un’Autorizzazione integrata ambientale che noi abbiamo contestato perché non assorbe questo rischio, sono punti che segnano uno spartiacque”. A proposito del fatto che ArcelorMittal ha già annunciato l’impugnazione al Consiglio di Stato, il sindaco di Taranto ha detto: “Questo è per noi irrilevante. Qualunque sia il pronunciamento del Consiglio di Stato, credo che non si possa intervenire con decreti come fatto in passato sovvertendo l’ordinamento. Mandiamo un augurio al nuovo Governo Draghi - ha detto il sindaco -. Manifestiamo la nostra volontà per una ripresa del confronto attorno allo stabilimento siderurgico. Draghi ha dichiarato che il suo sarà un Governo ambientalista  e ci credo. Se il nuovo ministero non è solo una finzione estetica - ha proseguito Melucci a proposito del dicastero per la Transizione ecologica -, dopo questa sentenza, al netto di quello che farà il Consiglio di Stato, nessuno più può pensare di propinarci uno stabilimento con l’area a caldo, con gli altiforni e con quello schema emissivo. Credo che si debba convocare il tavolo dell’accordo di programma” ha concluso il sindaco di Taranto, per il quale “l’applicazione di questa sentenza significa anche tanta preoccupazione per i lavoratori. Ecco perché serve il tavolo dove tutte le istituzioni tracciano una prospettiva per questinlavoratori. Ma oggi cade un ricatto, cade un tabù. Non torneremo indietro”. 

“In relazione alla sentenza emessa dal Tar della Puglia, ArcelorMittal Italia comunica che promuoverà immediatamente appello presso il Consiglio di Stato contro la chiusura dell’area a caldo dello stabilimento di Taranto”. Lo annuncia con una breve nota la società siderurgica dopo aver appreso della sentenza della prima sezione del Tar Lecce, pubblicata oggi, che dispone che entro 60 giorni da oggi ArcelorMittal deve spegnere gli impianti del siderurgico di Taranto come disposto dall’ordinanza del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, dei mesi scorsi a causa delle emissioni inquinanti della fabbrica. Sia ArcelorMittal che Ilva in amministrazione straordinaria, rispettivamente gestore e proprietario dello stabilimento, avevano impugnato aL Tar l’ordinanza del sindaco di Taranto.

 “Pericolo immanente e permanente” per i cittadini di Taranto dalle emissioni del siderurgico ArcelorMittal. Inoltre, ArcelorMittal non ha collaborato col Comune di Taranto dopo che il sindaco Rinaldo Melucci ha firmato mesi fa l’ordinanza sulle emissioni inquinanti. Lo afferma la prima sezione del Tar di Lecce disponendo con sentenza, pubblicata oggi, che entro 60 giorni dalla pubblicazione del provvedimento devono comportarsi le operazioni di spegnimento degli impianti del siderurgico di Taranto perché fonte di danni ambientali. “Gli adempimenti richiesti dal sindaco di Taranto - scrive Tar Lecce, prima sezione presieduta dal giudice Antonio Pasca % avrebbero richiesto anzitutto – in contesto di doverosa e leale collaborazione - una significativa attività di ulteriore indagine diagnostica sul piano tecnico e sul piano gestionale, preordinata alla individuazione delle criticità”. 

 

Invece la “nota di ArcelorMittal del 22 marzo 2020 si limita sostanzialmente ad affermare, in evidente contraddizione, rispetto all’evidenza storica e ai puntuali riscontri derivanti anche dalla relazione di Arpa Puglia, di non essersi verificate significative anomalie di funzionamento degli impianti nei periodi considerati (e ciò sulla base dei rilevamenti della rete interna) e di ritenere pertanto che gli eventi emissivi indicati non siano attribuibili all’attività dello stabilimento siderurgico”. Esaminando l’ordinanza del sindaco, impugnata sia da ArcelorMittal che da Ilva in amministrazione straordinaria, Tar Lecce afferma che anzitutto è stato chiesto alle due società - la prima gestore della fabbrica, la seconda proprietaria impianti -, “ciascuna per quanto di sua competenza, di individuare e localizzare le anomalie all’interno degli impianti di produzione e di eliminare le criticità”. Per il Tar, “l’adempimento di tale disposizione avrebbe dovuto comportare anzitutto una attività di analisi sia dal punto di vista tecnico degli impianti e del sistema di controllo e di monitoraggio, sia dal punto di vista di eventuali criticità gestionali”. Ma per il Tar “non si può dire” che ArcelorMittal e Ilva in as “vi abbiano ottemperato, ponendo in essere la dovuta attività di indagine preliminare”

 

 Circa la tesi dei legali di ArcelorMittal, secondo cui nei giorni 20-26 febbraio 2020 non si sarebbe verificata alcuna anomalia degli impianti, appaiono contraddette anzitutto dalla nota aziendale dove si  “porta a conoscenza che nelle prime ore di oggi 26 febbraio 2020 sono stati avvertiti, da una parte del personale dipendente AMI odori presumibilmente legati a gas. Le segnalazioni sono pervenute esternamente allo stabilimento in corrispondenza del parcheggio di Direzione e di quello della Portineria A”. Secondo il Tar, “deve ritenersi quindi provato che i fenomeni emissivi indicati nell’impugnata ordinanza sono stati determinati da malfunzionamento tecnico, difettosa attività di monitoraggio e di pronto intervento, nonché criticità nella gestione del rischio e nel sistema delle procedure di approvvigionamento di forniture e di negligente predisposizione di scorte di magazzino”. Secondo i giudici, “dalle risultanze acquisite, si evince altresì che tali criticità e anomalie possono ritenersi risolte solo in minima parte e che, viceversa, permangono astrattamente le condizioni di rischio del ripetersi di siffatti gravi accadimenti emissivi, i quali del resto non possono certo dirsi episodici, casuali e isolati. Permangono - ad esempio – le criticità connesse alla mancata sostituzione dei filtri MEEP, alla mancata copertura dei nastri trasportatori e dei parchi, nonché il difettoso e/o intermittente funzionamento della rete di rilevamento delle emissioni” scrive ancora la prima sezione Tar Lecce. I giudici rammentano poi che “l’ordinanza contingibile e urgente”, impugnata da ArcelorMittal e Ilva in as, “è volta a prevenire il ripetersi, via via più frequente, di immissioni in atmosfera in grado di determinare grave danno alla salute della popolazione residente, oltre che in considerazione dell’elevato allarme sociale che siffatti episodi emissivi determinano in una popolazione già assolutamente provata”. Per Tar Lecce, quindi, “proprio tale situazione comprova la piena sussistenza del presupposto grave pericolo per la salute e per la vita dei cittadini, che nel caso della città di Taranto deve ritenersi immanente e permanente”

 Sono 50.700 le prenotazioni per i vaccini Covid-19 per gli ultraottantenni registrate fino a ieri, alle ore 18.00, sui sistemi della Regione Puglia. “Stiamo procedendo speditamente – ha commentato l’assessore alla Sanità Pier Luigi Lopalco – e abbiamo raggiunto circa un quarto della 'popolazione- target' in un giorno e mezzo di apertura delle agende. Confidiamo che nei prossimi giorni sarà raggiunto il target delle prenotazioni, una volta rodato completamente il sistema". L'assessore, in ultimo, ha raccomandato di "non accalcarsi in farmacia o di affollare i cup: i vaccini saranno disponibili per tutti”

Col passaggio della Puglia in zona gialla,  da lunedì 15 febbraio sarà nuovamente aperto alla popolazione per le visite guidate individuali o per gruppi (massimo 12 visitatori per gruppo) il Castello Aragonese di Taranto, antica fortezza della Marina Militare che domina il canale navigabile. Lo annuncia il comando di Marina Sud che ha sede a Taranto. Le visite, completamente gratuite, avverranno nel rispetto delle regole anti Covid. Le visite, si spiega, saranno possibili preferibilmente con prenotazione all’Ufficio Cerimonie e Visite del Comando Marittimo Sud della Marina Militare (tel. 099/7753438). I giorni e gli orari delle visite guidate sono dal lunedì al venerdì, con 10 turni di circa 45 minuti, ogni ora intera a partire dalle 9 e fino alle 19 (ad esclusione delle 13). Sabato e domenica invece chiusura del Castello Aragonese alle visite. Nell’atrio d’ingresso al Castello, comunica la Marina Militare, i visitatori dovranno compilare e firmare la liberatoria che includerà la dichiarazione di assenza d’infezione da Covid 19 e di obbligo di quarantena. L’accesso al Castello, si evidenzia, “è consentito solo ai visitatori provvisti di mascherina da indossare per l’intera durata della visita. Gli stessi saranno sottoposti al controllo della temperatura con termo scanner”

“Il caso Taranto ha dimostrato drammaticamente come il precedente modello di sviluppo sia finito, ma allo stesso tempo rappresenta una grande opportunità per chi ha imparato la lezione e vuole cambiare passo. Per queste ragioni, collaboriamo con Arpa Puglia, un punto di riferimento per la tutela dell’ambiente nel territorio, intorno al quale potremo aggregare istituzioni, enti, imprese e associazioni che condividono gli stessi obiettivi e che hanno compreso il valore di un ecosistema fondato sull’innovazione”. Cita, a titolo di esempio, l’inquinamento causato per anni dalla grande acciaieria di Taranto e il relativo, pesante impatto ambientale, il rettore del Politecnico di Bari (Poliba), Giuseppe Cupertino, commentando l’accordo tra Politecnico e Arpa Puglia, l’Agenzia per l’ambiente della Regione Puglia. Con l’accordo, firmato oggi, Poliba e Arpa Puglia effettueranno “iniziative di ricerca di base ed applicata sugli elementi dell’ambiente fisico sui fenomeni di inquinamento, sulle condizioni generali di rischio ambientale nel corretto uso delle risorse naturali e sulle forme di tutela dell’ecosistema”. L’accordo quadro è di collaborazione scientifica tra i due soggetti ed assegna “priorità alle tecnologie innovative negli insediamenti industriali della regione contro l'inquinamento”. “Questa iniziativa - dichiara Vito Bruno, direttore generale di Arpa Puglia - rientra nell'ambito delle attività promosse dalla direzione generale dell'Agenzia per consolidare e rafforzare la capacità di fare sistema con soggetti pubblici della ricerca così da integrare la funzione tipica di controllo dell’Agenzia con l’attività di studio e ricerca orientate verso tecnologie innovative finalizzate al monitoraggio delle varie matrici ambientali”. All’accordo quadro, si spiega, “seguiranno specifici accordi attuativi su materie di studio e progetti. Le attività condotte dal Politecnico di Bari si integreranno con le corrispondenti attività e servizi erogati dall’Arpa, dedicate soprattutto alla prevenzione e tutela ambientale, alla salute dei cittadini, al corretto uso delle risorse naturali e tutela dell'eco-sistema”. 

 Sono 1.020 I nuovi casi positivi al Covid in Puglia: 438 in provincia di Bari, 93 in provincia di Brindisi, 99 nella Bat, 48 in provincia di Foggia, 83 Lecce, 254 Taranto, 2 residenti fuori regione, 3 provincia di residenza non nota. Sono stati registrati 33 decessi: 17 in provincia di Bari, 4 Nella Bat, 5 in provincia di Foggia, 3 in provincia di Lecce, 4 in provincia di Taranto. Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati ‪1.418.783‬ test e risultate positive 133.479 persone. 88.325 sono i pazienti guariti.41.600 sono i casi attualmente positivi. 

“I numeri di contagio da Covid 19 e di decessi continuano a salire” ma “le dichiarazioni pubbliche dell’Asl Taranto persistono nel rassicurare che tutto è “nella norma”, come se la perdita di una sola vita umana fosse un numero da considerare esclusivamente a fini statistici”. Lo dicono stasera in un documento i segretari di Cgil, Cisl e Uil Taranto - Paolo Peluso, Gianfranco Solazzo e Giancarlo Turi - commentando gli ultimi dati complessivi del contagio. Ieri 307 casi di nuovi contagi e 5 decessi, oggi, invece, altri 304 casi, che portano a 18.710 il totale, e altri 6 decessi in 24 ore (dati Regione Puglia e Asl Taranto). I sindacati li ritengono numeri “preoccupanti per chiunque nutra sensibilità nei confronti di ogni “persona” e soprattutto responsabilità verso la salute del territorio” ed evidenziano “anche i contagi e i decessi che hanno interessato la Rsa di Mottola, in relazione ai quali non si ha alcuna contezza di quali iniziative siano state adottate e soprattutto se siano state adottate”. 

 

 “Riteniamo, quindi, improcrastinabile - affermano le confederazioni - un serio approfondimento su ciò che sta accadendo nel territorio, dove si registrano oltre 18mila casi positivi dall’inizio dell’emergenza pandemica”. “Nonostante  la sanità ionica vanti la professionalità, la competenza e la serietà di tutto il personale del Dipartimento di prevenzione, che vede al suo vertice una eccellenza nel panorama nazionale - dicono i sindacati riferendosi al direttore del Dipartimento, Michele Conversano -, tutto ciò non basta allorquando eccellenze territoriali siano inserite in un sistema che, evidentemente, non è più governato”. “Tale situazione - denunciano i sindacati - non può più relegarsi nel perimetro della sola denuncia ed è per questo che intendiamo aprire un confronto serio, partecipato, trasparente che sensibilizzi quanti abbiano responsabilità di governo sanitario del territorio, affinché i numeri di decessi che oggi vengono classificati nella norma, decrescano fino a raggiungere la soglia minima di statistiche che riguardano vite, affetti. dolore”. “Si dovrà assolutamente intervenire sul rafforzamento della medicina territoriale e di prossimità” concludono i sindacati, per i quali “tali questioni dovranno necessariamente essere oggetto di attenzione da parte di tutte le parti interessate sul territorio affinché la tragica esperienza che stiamo vivendo con il Covid 19 non si riveli inutile”. 

Oggi in Puglia, a fronte di  10.372  test per l'infezione da Covid-19 coronavirus, sono stati registrati 1.248 casi positivi: 431 in provincia di Bari, 157 in provincia di Brindisi, 58 nella provincia BAT, 216 in provincia di Foggia, 72 in provincia di Lecce, 304 in provincia di Taranto, 5 residenti fuori regione, 5 provincia di residenza non nota. Sono stati inoltre registrati 33 decessi: 13 in provincia di Bari, 9 in provincia BAT, 3 in provincia di Foggia, 2 in provincia di Lecce, 6 in provincia di Taranto. Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 1.408.642 test, 84.760 sono i pazienti guariti. e 44.178 sono i casi attualmente positivi. 

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