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Giornale di Taranto - Giornalista1

Col ricorso in appello al Consiglio di Stato, ArcelorMittal Italia ha chiesto direttamente al presidente la sospensiva della sentenza con cui il Tar di Lecce ha stabilito che gli impianti dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto siano spenti in 60 giorni perché inquinanti. In alternativa, ArcelorMittal ha chiesto che la sospensiva sia decisa dal collegio giudicante ma con termini dimezzati, cioè 10 giorni anziché 20. Lo apprende AGI. I termini dimezzati sarebbero motivati con l’esigenza di chiarire subito le sorti dello stabilimento siderurgico,  ritenuto dalla legge di interesse strategico per l’economia nazionale. 

 

Anche perché - si osserva - spegnere altiforni e acciaierie in 60 giorni come ha sentenziato il Tar, implica che una serie di preparativi organizzativi e tecnici siano effettuati nelle settimane precedenti. Ci sarebbe, inoltre, stando a quanto si apprende, la possibilità che il presidente della sezione del Consiglio di Stato investito del caso, dia la sospensiva in via immediata ma la subordini poi all’ulteriore vaglio del collegio. Il ricorso di ArcelorMittal è stato già annunciato sabato scorso, a poche ore dalla sentenza del Tar.

    L’appello, a quanto si apprende, si baserebbe molto sulle relazioni di Ispra, Istituto deputato alla vigilanza sulle Autorizzazioni integrate ambientali. A tal riguardo, fonti legali vicine al dossier hanno già fatto presente che “Ispra, unico ente deputato alla verifica del rispetto delle prescrizioni Aia vigenti sullo stabilimento AMI di Taranto, ha confermato il rispetto delle prescrizioni Aia e ha affermato che non vi è una dimostrabile correlazione tra gli eventi odorigeni di febbraio 2020 e le attività produttive di AMI”, sigla di Am Investco Italy, società di ArcelorMittal. 

 

 L’esclusione, al riguardo, è stata fatta dopo una ispezione di Ispra in fabbrica, compiuta “con l’obiettivo di verificare se nei giorni 23 e 24 febbraio 2020, cioè in concomitanza con gli eventi odorigeni, vi fossero state situazioni tali da potersi considerare quali violazioni rispetto alle prescrizioni Aia cui la società è soggetta”.

    L’ordinanza relativa allo spegnimento degli impianti è stata firmata dal sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. Ordinanza di febbraio 2019 che, al termine di un giudizio andato avanti per quasi un anno, il Tar Lecce ha confermato rigettando le impugnazioni presentate da ArcelorMittal e da Ilva in amministrazione straordinaria. Il provvedimento di Melucci si rifà ad emissioni inquinanti sia di febbraio che precedenti, di agosto 2019.

    Per le fonti legali, “non solo il gestore AMI, ma neppure il ministero dell’Ambiente ed Ispra hanno individuato una correlazione tra gli eventi dei giorni 23 e 24 febbraio 2020 e il ciclo produttivo dello stabilimento siderurgico”. Ciò nonostante, hanno detto le fonti, nella sentenza del Tar Lecce del 13 febbraio 2021 si tralascia “la valenza tecnica delle affermazioni di Ispra  come quelle del ministero Ambiente”. Argomento, questo, che viene ora ripreso e ulteriormente puntualizzato nell’appello al Consiglio di Stato. Infine, è ancora in fase di predisposizione l’appello di Ilva in amministrazione straordinaria. Anche la società che detiene la proprietà degli impianti chiederà infatti al Consiglio di Stato, così come ha fatto il gestore, di sospendere la sentenza del Tar. 

Con la presentazione del romanzo “Sogni e altiforni - Piombino Trani senza ritorno” scritto da Gordiano Lupi e Cristina de Vita (Acar, Milano, 2018), venerdì 19 febbraio 2021, si concluderà l’iniziativa “Leggere … arma d’istruzione di massa”, un ciclo di incontri culturali online legati dal tema dell’inquinamento ambientale, della valorizzazione del territorio e del concetto “del bello” da custodire e da potenziare, a cura del Teatro delle Forche, della Cooperativa Sociale “Il Sole” e dell’associazione culturale “Spazio Teatro”, con il patrocinio del Comune di Statte e la collaborazione della Biblioteca Civica di Statte, per il progetto “PERIFERIE INFINITE. Dalle periferie locali alle periferie mondiali” (Avviso pubblico "Periferie al centro",  intervento di inclusione culturale e sociale della Regione Puglia – Assessorato all'Industria Turistica e Culturale e Assessorato al  Bilancio e programmazione unitaria, Politiche Giovanili, Sport per tutti coordinato dal Teatro Pubblico Pugliese).

Inizio alle ore 19.00, sulla piattaforma digitale Zoom. La partecipazione è gratuita ma la prenotazione è obbligatoria, inviando una mail all’indirizzo  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. .

Letture a cura di Leonida Spadaro e Matilde Cafiero.

 

Sinossi

Nel romanzo vengono narrate le vicende di un uomo e di una donna che vivono in due città diverse: Piombino e Trani. Il protagonista maschile, Giovanni, è un ex grande calciatore, partito da una piccola cittadina di provincia per poi sfondare altrove. Alla fine rientrerà a casa per gli ultimi spiccioli di carriera e poi per allenare e soprattutto vivere con il suo carico di noia e di rimpianti. Rimpianti mai del tutto confessati, neanche a se stesso, completamente incapace, come è, di amare come vorrebbe.

Debora vive a Trani e, a differenza di Giovanni, non si è mai mossa dalla sua cittadina sul mare. Trascorre la sua esistenza per un po’ nella sua attesa, tra mille speranze, ma una volta digerita l’amarezza dell’abbandono, sarà capace di trovare la dolcezza nella sua vita, nonostante il ricordo del perduto amore. Due esistenze normali in cui è facile immedesimarsi, delineate attraverso una doppia narrazione: due cuori e due penne precise. Anche la città pugliese diventa protagonista del romanzo: al lettore sembra di passeggiare accanto a Debora mentre quest’ultima percorre le strade pulsanti del porto e vive la sua quotidianità all’ombra della Cattedrale romanica.

Trani dunque una città marinara del sud, affacciata sul mar Adriatico fa da contraltare alla città post industriale del Tirreno, ad una vita fatta attraverso giri di denaro, auto lussuose e pin up, si contrappone la vita di una cittadina di provincia che, a dispetto di quello che si aspetterebbe Giovanni, tanto sonnecchiosa non è, tanto è vero che Debora, il giovane amore di Giovanni, nonostante il cuore spezzato dal dolore dimostra di essere donna forte, capace di rimboccarsi le maniche e costruire il proprio futuro.

Un libro che nasce con un ritmo lento e cadenzato, che si ravviva quando Giovanni decide di impegnarsi nuovamente nell'allenare una squadra di ragazzini del luogo e che lo porterà di nuovo sulle sponde del mar Adriatico che non lo ha mai dimenticato.

 

 

 

Presentazione al Premio STREGA 2019 a cura di Paolo Ruffilli

Un’epoca industriale tramontata fa da sfondo alle storie parallele del romanzo che Gordiano Lupi ha scritto a quattro mani con Cristina de Vita, Sogni e Altiforni (Acar Edizioni) e che porta un sottotitolo significativo: “Piombino-Trani senza ritorno”. Il romanzo in realtà si può considerare una storia unica che ha due punti di vista, per molti aspetti tali da combaciare. Il doppio racconto, intenso e coinvolgente nella sua dimensione elegiaca, è un recupero del tempo passato con i suoi ricordi, con le sue promesse e con i suoi sogni, con le sue attese e illusioni poi andate perdute ma con una carica che, nonostante il bilancio negativo del presente, continua ad alimentare le ragioni della vita. Nella consapevolezza che il passato siamo noi e che è per noi vitale il vivere con i ricordi, non di ricordi.

 

Gordiano Lupi (Piombino, 1960). Collabora con Futuro Europa, Inkroci, La Folla del XXI Secolo, La Linea dell’Occhio e altre riviste. Dirige le Edizioni Il Foglio, che ha fondato nel 1999. Traduce scrittori cubani: Alejandro Torreguitart Ruiz, Felix Luis Viera, Heberto Padilla, Guillermo Cabrera Infante…

Tra i suoi molti lavori ricordiamo: Nero Tropicale (2003), Cuba Magica – conversazioni con un santéro (2003), Un’isola a passo di son - viaggio nel mondo della musica cubana (2004), Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura (2004), Orrore, erotismo e pornografia secondo Joe D’Amato (2004), Tomas Milian, il trucido e lo sbirro (2004), Serial Killer italiani (2005), Nemicimiei (2005), Le dive nude - Il cinema di Gloria Guida e di Edwige Fenech (2006), Filmare la morte – Il cinema horror e thriller di Lucio Fulci (2006), Orrori tropicali – storie di vudu, santeria e palo mayombe (2006), Almeno il pane Fidel – Cuba quotidiana (2006), Avana killing (2008), Mi Cuba (2008), Fernando di Leo e il suo cinema nero e perverso (2009), Fellini - A cinema greatmaster (2009), Cozzi stellari - Il cinema di Lewis Coates (2009), Velina o calciatore, altro che scrittore! (2010), Tinto Brass – il poeta dell’erotismo (2010), Laura Gemser (2011), Fidel Castro– biografia non autorizzata (2011).

Tra i suoi ultimi progetti c’è una Storia del cinema horror italiano in cinque volumi, Soprassediamo! - Franco & Ciccio Story e Tutto Avati (con Michele Bergantin). Ha tradotto - per Minimum Fax - La ninfa incostante di Guillermo Cabrera Infante (Sur, 2012). I suoi noir più recenti sono Sangue Habanero (2009) e Una terribile eredità (2009).

Il suo romanzo più premiato è Calcio e acciaio – Dimenticare Piombino (2014), presentato al Premio Strega. Nel 2016, come narrativa, ha pubblicato Miracolo a Piombino – Storia di Marco e di un gabbiano, presentato al Premio Strega. Sta lavorando ad alcuni libri di cinema: Daniela Giordano, il fenomeno Lacrima movie e Laura Antonelli.

 

Cristina de Vita (1970) nata e cresciuta a Statte (Taranto) sotto i fumi dell’Italsider, vive a Bari con la figlia Annalaura con cui ama viaggiare.

Laureata in Antropologia Sociale, amante dei libri e delle buone maniere, lavora presso InnovaPuglia dove si occupa di assistenza tecnica. Impegnata in diversi progetti letterari/musicali come coautrice di progetti sperimentali. Ha partecipato e vinto in diversi concorsi di poesia nazionali ed esteri. Annovera diverse collaborazioni in ambito turistico/culturale per la promozione della Puglia: sostenitrice di SIPUGLIA testata giornalistica che si occupa della Puglia segreta; con Lonely Planet; per la ricerca documentale della guida in tedesco e ceco della Puglia “APULIEN”; per la trasmissione di Michele Dalla Palma “Sentieri d’Italia” su Marcopolo canale dedicato ai viaggi e all’avventura; per la tv tedesca per un pluripremiato documentario sulle Isole Tremiti.

Ha collaborato con Lucio Dalla per la realizzazione del Festival “Il mare e le stelle” alle isole Tremiti.

Nell'ambito del Festival Itinerante della Letteratura "Spiagge d'autore" ha curato gli incontri con Carlos Albert Montaner, Gordiano Lupi e Abbas Kiarostami alle Isole Tremiti.

Nell'ultimo anno ha avviato un progetto di incontri sulla poesia di Fernando Pessoa e diversi autori e autrici dell'America Latina, tra cui Silvina Ocampo e Jorge Enrique Adoum, partecipando anche al Festival NAMASTENN organizzato da Emar Orante per FerulaFerita nella Masseria Jesce di Altamura. Ha portato in Puglia, grazie all’amicizia con Elettra Rinaldi, Juan Martin Guevana, fratello del CHE in un tour di presentazione del suo libro "Il Che, mio fratello" (Giunti Editore). Ad Irsina (Matera), nella sede della Mediateca comunale “Fedro”, ha presentato una sua mostra di fotografie dal titolo “Knockin’ On Heaven’s Door (Bussando alle porte del cielo) Piccolo viaggio in Lucania”, 24 scatti fotografici, corredati da testi scritti appositamente dalla poetessa Silvana Pasanisi e realizzati durante un viaggio compiuto con il giornalista Pasquale Dibenedetto. Una testimonianza di quanto la fotografia sia così potente e capace di trasportare in una dimensione “perduta e nostalgica”, mostra riproposta nel 2019 ad Altamura presso Masseria Jesce Teatro della Memoria

Da sempre attenta ai fenomeni sociologici e antropologici e alle questioni di genere, collabora attivamente con testate giornalistiche, associazioni del territorio e le Libreria Prinz Zaum e Libreria 101 di Bari.

 

 

“PERIFERIE INFINITE. Dalle periferie locali alle periferie mondiali”

Progetto a cura del Teatro delle Forche - società cooperativa capofila della rete costituita con l’associazione culturale “Il Serraglio” di Massafra, il Circolo Arci “SvegliArci” di Palagiano e la Cooperativa Sociale “Il Sole” di Statte - vincitrice dell’Avviso pubblico "Periferie al centro",  intervento di inclusione culturale e sociale della Regione Puglia – Assessorato all'Industria Turistica e Culturale e Assessorato al  Bilancio e programmazione unitaria, Politiche Giovanili, Sport per tutti coordinato dal Teatro Pubblico Pugliese.

Prendendo il nome da un verso del poeta Vittorio Bodini, parte da una periferia nel sud dell’Italia per guardare alle periferie del mondo e integrare le persone sia native che immigrate nel cuore dello sviluppo culturale, sociale ed economico delle comunità, e coinvolge i territori di Massafra, Palagiano e Statte.

 

Il nuovo ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha convocato per per domani alle 14.30 in presenza, nella sala degli arazzi al Mise, un vertice su ArcelorMittal, ex Ilva. La convocazione riguarda confederazioni sindacali, sigle metalmeccaniche e commissari di Ilva in amministrazione straordinaria. Non è invitata ArcelorMittal, attuale gestore in fitto degli impianti. La riunione, a quanto si apprende si apprende, dovrebbe riguardare soprattutto il tema dell’integrazione salariale ai cassintegrati ma non è escluso che si faccia il punto anche su temi più complessivi visto lo sviluppo ultimo di tutta la vicenda. 

Nicola Riva, 25 anni di reclusione; Fabio Riva, 28 anni; Luigi Capogrosso, 28 anni (ex direttore del siderurgico). Sono queste alcune delle richieste che il pubblico ministero, Mariano Buccoliero, ha fatto oggi pomeriggio alla Corte d’Assise, a Taranto, per il processo Ambiente Svenduto relativo all’associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari e all’omissione dolosa di cautele in materia di sicurezza del lavoro. Reati, questi, contestati all’Ilva gestita dal gruppo industriale Riva.

 

 Ilva che a luglio 2012, dopo un’inchiesta della Magistratura, fu soggetta al sequestro degli impianti dell’area a caldo perché inquinanti e “fonte di malattia e morte” come specificò, più di otto anni fa, il gip Patrizia Todisco. Buccoliero ha parlato di “condotte pluriennali” e di “violenza inaudita”. Il pm ha detto che da parte dell’Ilva dei Riva c’è stato “un abbraccio mortale” verso Taranto “stritolando la città”. Ha quindi evidenziato la gravità del danno sanitario e la capacità a delinquere. “I motivi a delinquere sono i soldi, perché gli impianti dovevano marciare al massimo ella produzione, il resto veniva meno” ha sostenuto ancora Buccoliero. “In aula sono addirittura arrivati imputati che sono arrivati a dire alla Corte che gli impianti erano modello, prendendo in giro la Corte, e per questo agli imputati non vanno concesse le attenuanti” ha detto ancora. Gli imputati nel processo di Taranto sono 47: 44 persone fisiche, tra proprietari, amministratori e dirigenti di Ilva, pubblici amministratori, pubblici funzionari, e 3 società. Queste ultime sono Ilva, Riva Fire e Riva Forni Elettrici che rispondono in merito alla legge sulla responsabilità amministrativa delle imprese. Buccoliero ha avanzato le richieste alla Corte d’Assise, presieduta da Stefania D’Errico, giudice a latere Fulvia Misserini, alla presenza degli altri tre pm del processo (Giovanna Cannarile, Raffaele Graziano e Remo Epifani) e del procuratore capo Maurizio Carbone. Prima di Buccoliero, il pm Graziano ha brevemente anticipato le linee guida della sua requisitoria, ultima della serie, per i reati in materia di sicurezza sul lavoro e la responsabilità amministrativa delle tre società imputate. Requisitoria che Graziano ha poi sviluppato dopo le richieste dell’accusa. il pm Mariano Buccoliero ha chiesto la confisca degli impianti del siderurgico di Taranto, nonchè la confisca per equivalente (illecito profitto) di 2 miliardi e 100milioni in solido tra Ilva, Riva Fire e Riva Forni Elettrici. Queste sono le 3 società imputate nel processo Ambiente Svenduto insieme a 44 persone fisiche. Il pm ha inoltre chiesto 28 anni per Fabio Riva e 25 per Nicola Riva, tra i principali imputati, ex proprietari e amministratori dell’azienda.

 

 Le altre richieste del pm sono state: Ivan Di Maggio, 17 anni; Salvatore De Felice, 17 anni; Salvatore D’Alò, 17 anni; Girolamo Archinà, 28 anni; Francesco Perli, 7 anni; Bruno Ferrante, 17 anni; Adolfo Buffo, 20 anni; Antonio Colucci, 5 anni. Si tratta, nello specifico, di dirigenti e funzionari della fabbrica, di un consulente legale dei Riva (Perli)  e dell’ex presidente del cda (Ferrante).E ancora, per i fiduciari dei Riva, figure di strettissima fiducia della proprietà Riva, il pm Buxcoliero ha avanzato queste richieste: Alfredo Ceriani, 20 anni; Giovanni Rebaioli, 20 anni; Agostino Pastorino, 20 anni; Enrico Bessone, 20 anni; Giuseppe Casartelli, 2 anni e 6 mesi; Cesare Corti, 2 anni e 2 mesi. Per gli ex amministratori pubblici, il pm ha chiesto: Giovanni  Florido, 4 anni, ex presidente Provincia Taranto; Michele Conserva, 4 anni, ex assessore all’Ambiente Provincia Taranto; Nichi Vendola, 5 anni, ex presidente Regione Puglia; Ippazio Stefàno, ex sindaco Taranto,non doversi procedere per reato estinto per intervenuta prescrizione; Nicola Fratoianni, ex assessore Regione Puglia e attuale parlamentare Sinistra Italiana, 8 mesi. Infine, per l’ex consulente della Procura, Lorenzo Liberti, accusato di aver rappresentato il falso nelle consulenze per la Procura, 17 anni. Per  Giorgio Assennato, ex direttore generale di Arpa Puglia, un anno. Per alcuni capi di imputazione il pm Buccoliero ha specificato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione.

 

Questa mattina, in occasione delle richieste dei pubblici ministeri alla Corte D’Assise per il processo “Ambiente Svenduto”relativo al disastro ambientale contestato all’Ilva dei Riva, c’e’ anche un presidio, dalle 13, dei rappresentanti del movimento “Giustizia per Taranto”. Lo annuncia quest’ultimo specificando che il presidio sarà all’esterno della scuola sottufficiali della Marina Militare a San Vito, borgata di Taranto, nella cui aula magna si sta svolgendo la requisitoria dei 4 pm dallo scorso 1 febbraio. Per “Giustizia per Taranto” il presidio odierno costituisce “testimonianza della speranza della città di ricevere giustizia”. “Il momento è particolarmente delicato - si afferma -. Da una parte il processo Ambiente Svenduto che si approssima a conclusione e col quale la città potrà vedere giudicati i responsabili del passato, dall'altro la recente sentenza del Tar con cui si sentenzia che il problema dell'inquinamento è tutt'ora costante e presente”. “Una congiuntura - rileva “Giustizia per Taranto” - che deve rafforzare le istanze di chiusura della fabbrica e riconversione del territorio verso le istituzioni di ogni organo e grado, a partire dal nuovo Governo, su cui non mancheremo di fare pressioni”. 

 

 Per favorire l’adozione delle nuove tecnologie e accelerare la transizione verso la digitalizzazione del Paese, Tim proporrà prossimamente all’Agcom e a tutti gli altri operatori di telecomunicazioni un’azione sul territorio finalizzata a spegnere nella provincia di Taranto la rete in rame (Rtg) e migrare tutte le linee della città su rete ultrabroadband Fttx, con l’obiettivo di estenderla all’intera regione.

   Dall’inizio dell’emergenza Covid-19, si legge ancora nella nota, "Tim ha accelerato il suo piano di copertura in fibra in oltre 3.500 comuni italiani, prevalentemente nelle aree bianche del Paese. Ad oggi la rete in fibra di Tim è disponibile per oltre il 91% delle famiglie italiane che utilizzano la rete fissa, a cui si aggiungono le coperture in banda ultralarga tramite Fwa, mobile (4G/5G) e via satellite. Inoltre a partire da aprile FiberCop, società controllata dal Gruppo Tim, accelererà la realizzazione della rete secondaria in fibra ottica per arrivare a coprire entro il 2025 il 76% delle aree nere e grigie del Paese con tecnologia Fiber To The Home (Ftth). La nuova infrastruttura di FiberCop consentirà di sviluppare soluzioni Ftth secondo il modello del co-investimento ‘aperto’ previsto dal nuovo Codice europeo delle Comunicazioni elettroniche".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Le richieste del pm sono previste per il tardo pomeriggio. È il processo con 47 imputati, 44 persone fisiche e 3 società, che riguarda i reati riconducibili all’Ilva gestita dal gruppo Riva. Un periodo antecedente al commissariamento dello Stato avvenuto nel 2013. Il processo in Assise arriva alle richieste dei pm dopo più di 8 anni (luglio 2012) dal sequestro degli impianti dall’area a caldo da parte del gip di Taranto, su richiesta della Procura, ed una serie di arresti. Quattro i pubblici ministeri nel processo. Hanno già parlato Mariano Buccoliero, per 7 udienze, e Remo Epifani. Oggi completerà il suo intervento il pm Giovanna Cannarile per lasciare poi la parola al collega Raffaele Graziano. Quindi arriveranno le richieste dell’accusa alla Corte presieduta da Stefania D’Errico, giudice a latere Fulvia Misserini. 

 

Tra gli imputati, gli ex proprietari e amministratori del gruppo siderurgico Fabio e Nicola Riva, l’ex presidente Ilva, Bruno Ferrante, l’ex dipendente Ilva Girolamo Archinà, usato dai Riva per i rapporti con politica, Regione Puglia, enti locali e pubblica amministrazione, l’ex direttore del siderurgico di Taranto, Salvatore Capogrosso. Coinvolti anche ex dirigenti e attuali dirigenti del siderurgico, rimasti in azienda anche con l’arrivo del nuovo gestore ArcelorMittal. Coinvolti, inoltre, gli ex presidenti della Regione Puglia, Nichi Vendola, e della Provincia di Taranto, Gianni Florido, e l’ex sindaco di Taranto, Ezio Stefàno. Disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di misure di sicurezza sui luoghi di lavoro, sono alcuni dei gravi reati contestati. Dopo i pm, il calendario processuale andrà avanti con parti civili e difensori degli imputati. La sentenza di primo grado é attesa prima dell’estate prossima. Nella sua lunga requisitoria, cominciata l’1 febbraio, il pm Mariano Buccoliero ha duramente attaccato l’intera gestione Riva, affermando che avevano solo la logica del profitto e della produzione, trascurando del tutto gli interventi ambientali e di tutela della sicurezza e della salute che erano necessari ed evidenti sin dal 1995,quando i Riva presero gli stabilimenti dall’Iri. Buccoliero ha definito l’Ilva di Taranto “un impianto sulla carta” chiarendo che tutto era scritto sui documenti ma inesistente nella realtà. Anche gli atti di intesa, impegni assunti dall’Ilva verso gli enti locali circa gli interventi da fare in fabbrica, erano ripetitivi, ha dichiarato il pm. A distanza di anni, ha sostenuto Buccoliero, mettendo a confronto il primo atto di intesa con l’ultimo, si ritrovano le stesse cose. Buccoliero ha anche contestato l’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata dal ministero nel 2011, descritta come frutto delle pressioni dei Riva e assolutamente inadeguata rispetto a quello di cui la fabbrica - definita dal pm “un iradiddio” in quanto a inquinamento - aveva fortemente bisogno. Infine il pm Buccoliero ha anche criticato il ruolo dei consulenti incaricati dalla Procura per il supporto all’indagine, che, asseverando tesi false su pressione degli stessi Riva, sono venuti meno  al loro “dovere e obbligo di verità” ed hanno consentito che inquinamento, malattie e morti proseguissero dal 2009 per altri tre anni, sino al 2012,quando poi scattò il sequestro penale. 

È in corso da questa mattina, da dopo le 7, un presidio di protesta nell’area industriale da parte dei dipendenti di Ilva in amministrazione straordinaria. Circa 500, dicono fonti sindacali, i lavoratori per ora presenti con le bandiere dei sindacati metalmeccanici. I dipendenti di Ilva in amministrazione straordinaria - società proprietaria di stabilimenti e impianti dati in fitto ad ArcelorMittal - protestano per chiedere che anche per il 2021 sia corrisposta loro l’integrazione economica al trattamento di cassa integrazione. Misura attesa col prossimo varo del decreto “Milleproroghe”. In relazione alla protesta odierna, indetta dalle sigle metalmeccaniche, è tuttavia attesa questa mattina la convocazione di un incontro, per il pomeriggio, da parte del prefetto di Taranto, Demetrio Martino.

 

La Fim Cisl dichiara che “è in corso a Taranto la mobilitazione dei lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria, 1600 famiglie solo a Taranto, il cui futuro appare incerto. Come Fim Cisl - afferma il sindacato - chiediamo al prefetto di Taranto di farsi portavoce presso il Governo affinché venga ripristinata in fretta l'integrazione salariale alla cigs Inoltre per la Fim Cisl i lavoratori di Ilva in as non possono e non devono essere considerati di "serie B". Hanno pari diritti e non possono pagare il prezzo più alto”. Al di là della cassa integrazione, per questi lavoratori allo stato non ci sono prospettive di rioccupazione. L’accordo di settembre 2018 al Mise tra ArcelorMittal e sindacati li teneva presente in prospettiva, ma di loro non c’è traccia nei successivi accordi. Quello di marzo 2020 tra Ilva in amministrazione straordinaria e ArcelorMittal, relativa alla chiusura del contenzioso davanti al Tribunale di Milano sul recesso societario da parte della stessa ArcelorMittal, è quello di dicembre 2020 tra ArcelorMittal e Invitalia, società Mef. Quest’ultimo relativo all’ingresso dello Stato nel capitale della società dell’acciaio. 

Il sindaco Fabrizio Quarto, visto il recente preoccupante incremento dei casi di positività al Covid-19 registrato a Massafra, come da comunicazioni del Dipartimento di Prevenzione della Asl, e considerato che in alcune aree cittadine si concentra un notevole numero di esercizi di somministrazione di alimenti e bevande che divengono centri di aggregazione, determinando situazioni di mancato rispetto delle norme sul distanziamento sociale, ha adottato ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, emettendo una ordinanza.

                                                                              

Con tale provvedimento il sindaco dispone, dal 17 al 28 febbraio 2021:

    • il divieto di stazionamento nelle vie e aree pubbliche sottoelencate: lottizzazione Sant’Oronzo, Piazza V. Emanuele, Piazza Garibaldi, Piazza Dante, Piazza Scarano, Piazza Croce Rossa, lottizzazione Santa Caterina, Case Italsider, Parco Madre Teresa di Calcutta, piazza Baden Powell, Piazza Nassiriya, Piazza Santi Medici; è fatta salva la possibilità di attraversamento delle aree solo per accedere agli esercizi pubblici e agli esercizi commerciali legittimamente aperti, nonché alle abitazioni private compresi nell’area e per il deflusso dall’area;

    • la chiusura del Cimitero Comunale;

    • la chiusura con contestuale divieto di utilizzo dell’area fitness in  via Livatino e dello Skate Park sito in Piazza Nassiriya;

    • la sospensione delle attività didattiche in presenza delle scuole dell’infanzia, delle primarie e delle secondarie di primo e secondo grado, la sospensione delle attività degli asili nido e delle ludoteche sia pubblici, sia privati, ricadenti nel territorio del Comune con svolgimento, ove possibile, dell’attività a distanza (c.d. DAD) con organizzazione integralmente demandata all’autonomia delle istituzioni scolastiche;

    • la chiusura dalle 18.00 alle 5.00 del giorno seguente di tutti i distributori automatici di alimenti e bevande - fatta eccezione per le cosiddette “Casette d’acqua”- nonché di quelli presenti in uffici e strutture pubbliche.

 

La violazione dei divieti stabiliti dall’ordinanza è punita con la sanzione amministrativa da euro 400,00 a euro.

Levata di scudi del mondo economico e industriale contro la sentenza del TAR di Lecce che dispone lo spegnimento degli impianti inquinanti di ex Ilva-ArcelorMittal.

“Evitare lo spegnimento del ciclo integrale a caldo dell’ex Ilva”. Questo è l’appello che Confindustria rivolge al Governo e a tutte le istituzioni coinvolte, a seguito della pronuncia del Tar di Lecce.

    “In attesa delle decisioni del Consiglio di Stato, vogliamo e dobbiamo sottolineare quattro aspetti essenziali di interesse nazionale. Primo: interrompere la produzione e la fornitura dell’acciaio prodotto a Taranto mette in seria difficoltà le intere le filiere della manifattura italiana che ne hanno necessità. Secondo: si avrebbe un sicuro e rilevante aggravio della bilancia commerciale nazionale, poiché occorrerebbe importare l’acciaio dall’estero in una già difficile congiuntura per la siderurgia a livello mondiale. Terzo: la chiusura nell’immediato vanificherebbe tutti gli sforzi compiuti per limitare il numero di esuberi, mettendo a serio rischio migliaia di lavoratori e famiglie. Quarto: sarebbe vanificato in maniera traumatica e definitiva il processo di investimenti intrapreso per la messa in sicurezza degli impianti e per la sostenibilità ambientale della produzione che, da oltre 8 anni, è al centro degli sforzi pubblici e privati per l’ex Ilva".

    Confindustria confida pertanto "in un’azione sinergica di tutte le istituzioni, affinché ascoltino la voce delle imprese in una materia di tale rilevanza”. 

 

Anche Federacciai, la federazione che rappresenta le imprese siderurgiche italiane, esprime forte preoccupazione. "Siamo fortemente preoccupati - afferma il presidente dell'associazione, Alessandro Banzato - per la sentenza del Tar di Lecce. Senza entrare nel merito della sentenza - che evidentemente verrà discussa nei successivi gradi di giudizio - il timore è che questo atto possa fermare o comunque rallentare il processo di risanamento e rilancio della fabbrica. Mentre proseguono i lavori per il miglioramento ambientale del sito - prosegue - sono infatti in corso le complesse attività per una ripresa produttiva che è fondamentale non solo per la filiera siderurgica nazionale ma anche in previsione dell’imminente ingresso di Invitalia nel capitale della società sulla base di un piano industriale che avvierà un graduale processo di decarbonizzazione dello stabilimento. Il nostro auspicio è pertanto quello che venga adottata una sospensiva di questa sentenza e che il Governo appena incaricato si adoperi per evitare lo spegnimento del più grande stabilimento siderurgico italiano", conclude il presidente di Federacciai. 

 

  "È il momento di riattivare un confronto serio e costruttivo sul futuro dell’ex Ilva, che tenga conto di tutte le implicazioni occupazionali, ambientali e di competitività per il nostro Paese". Questo il commento di Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager.

    La situazione rischia di creare nuova incertezza in una fase in cui, sottolinea Cuzzilla "dopo l’accordo con Invitalia, che segna l’ingresso dello Stato nel capitale della società, occorre garantire la prosecuzione della produzione senza compromettere salute e ambiente".

    La sentenza del Tar di Lecce ha confermato l’ordinanza emanata nel febbraio 2020 dal sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, legata alle implicazioni ambientali per la salute della popolazione tarantina, rigettando le impugnazioni di Ilva in amministrazione straordinaria e ArcelorMittal, che hanno già annunciato il ricorso in appello al Consiglio di Stato.

 

"Abbiamo fiducia nella volontà del nuovo Governo di riattivare il tavolo di confronto sul futuro del Gruppo ex Ilva", prosegue Cuzzilla, avvertendo che "occorre assumere subito le decisioni necessarie a evitare il rischio del blocco degli impianti e salvaguardare il futuro produttivo di un sito siderurgico strategico per la produzione industriale italiana, ora che lo Stato si è impegnato a realizzare quegli investimenti che finora sono mancati per garantire la sicurezza della produzione e il risanamento ambientale". "Federmanager da questo punto di vista è già scesa in capo da protagonista - ricorda il presidente - proponendo la proprie proposte di soluzione tecnica per il rilancio dello stabilimento tarantino in un documento curato da un gruppo di manager di Genova e di Taranto, coerente con un progetto industriale sano e a supporto di un ciclo produttivo più pulito e tecnologicamente innovativo, che abbiamo messo a disposizione delle istituzioni e di tutti gli stakeholder interessati".

    "In rappresentanza del management dell’azienda, abbiamo da tempo denunciato anche i rischi connessi alla mancanza di investimenti in manutenzione e sicurezza da parte di AM Italia, che espongono i nostri colleghi a gravi responsabilità personali", aggiunge il presidente regionale di Federmanager Puglia, Piero Conversano chiarendo che "ciò si aggiunge alle accuse che stanno sostenendo in questi giorni i pubblici ministeri nel processo 'Ambiente Svenduto' relativo alla gestione Riva".

    "Ora - sottolinea Michele Conte, presidente di Federmanager Taranto - serve un atto di responsabilità di tutte le parti coinvolte nella vicenda, anche attraverso un apposito accordo di programma, per agevolare la continuità della produzione nello stabilimento di Taranto senza peggiorare ulteriormente le condizioni di sicurezza e compromettere il futuro 'verde' dell’ex Ilva, ponendo le basi per un rapporto responsabile tra il polo siderurgico e la città". 

In Puglia è stata completata una seconda rilevazione rapida per stimare la prevalenza della cosiddetta “variante inglese” di Sars-Cov 2 tra la popolazione. La “Quick Survey” era stata richiesta dal Ministero della Salute e dall'Istituto Superiore di Sanità alle Regioni dotate dei sistemi diagnostici. Analizzando un campione di tamponi positivi prelevati il 12 febbraio, la percentuale per la Puglia di “variante inglese” risulta del 38,6%. Sono infatti 245 su 634 i positivi con la nuova variante tracciati nelle 6 province della Regione. Nel dettaglio: a Bari su 323 campioni ci sono 124 casi, pari al 38,4%; nella BAT su 50 campioni ce ne sono 6, pari al 12.0%; a Brindisi su 129 campioni ce ne sono 72, pari al 55.8%; a Foggia su 62 campioni ce ne sono 18, pari al 29.0%; a Lecce su 20 campioni ce ne sono 3, pari al 15.0% a  Taranto su 48 campioni ce ne sono 22, pari al 45.8%. “Occorrerà – ha spiegato l’assessore Lopalco – alzare il livello di attenzione sulla diffusione delle varianti del virus: questi dati impongono di programmare ulteriori azioni di contenimento”.

Anche Ilva in amministrazione straordinaria, proprietaria degli stabilimenti e degli impianti siderurgici dati in fitto ad ArcelorMittal, presenterà al Consiglio di Stato l’appello volto a sospendere la sentenza con cui sabato scorso il Tar di Lecce ha ordinato la chiusura, in 60 giorni, degli impianti dell’area a caldo dell’acciaieria di Taranto perché inquinanti. L’appello da parte di Ilva in amministrazione straordinaria è in fase di predisposizione. Lo apprende AGI. E analoga mossa avviene anche da ArcelorMittal, in qualità di gestore, che già sabato, poche ore dopo la sentenza, ha annunciato l’impugnazione al Consiglio di Stato. A quest’ultimo le due società chiederanno la sospensiva della sentenza del Tar, che decretando la chiusura in 60 giorni, ha confermato l’ordinanza del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, di febbraio 2020. Ordinanza emessa per ragioni ambientali e di inquinamento. ArcelorMittal e Ilva in amministrazione straordinaria avevano già impugnato l’ordinanza al Tar. E il fatto che ci sia stata anche una impugnazione al Tar da parte di Ilva in as, che rappresenta il Governo, provocò a suo tempo una polemica del sindaco Melucci verso i commissari di Ilva. Sabato i giudici della prima sezione hanno respinto il ricorso di entrambe la società. Al Consiglio di Stato, apprende AGI, le due società presenteranno ricorsi diversi, così come avvenne in sede Tar, perché diversi sono anche i profili che esprimono. Il fronte sindacale, invece, con i vertici di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm, si è rivolto ai nuovi ministri del Lavoro (Orlando),dello Sviluppo economico (Giorgetti), della Transizione Ecologica (Cingolani) e dell’Economia (Franco) chiedendo loro un intervento urgente per l’ex Ilva alla luce della pronuncia espressa dal Tar. Ma dal Governo, spiegano ad AGI fonti sindacali, non sono ancora giunti segnali. 

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