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Giornale di Taranto - Giornalista1
Il 18 novembre 2013 si è tenuta a Bari, nell’ambito della settimana nazionale di mobilitazione indetta dal CUN, dai sindacati e dalle organizzazioni dei docenti e degli studenti, un’affollata assemblea interateneo (Politecnico e Università di Bari), per approfondire criticità ed effetti del decreto ministeriale del 18 ottobre scorso, avente per oggetto la ripartizione del contingente assunzionale delle università italiane per il 2013. All’assemblea hanno partecipato docenti, personale tecnico-amministrativo, studenti e molti parlamentari pugliesi. Il decreto del 18 ottobre è solo l’ultimo atto ministeriale di un lungo percorso partito almeno 5 anni fa che sta danneggiando il sistema universitario italiano e sta colpendo in modo particolare le Università del Mezzogiorno. L’idea che pure è stata sovrana in questi anni, secondo cui la presunta virtuosità di alcuni viene premiata non con risorse aggiuntive ma sottraendo risorse agli altri, non ha nulla di lungimirante o di virtuoso. Ancora più grave è aver accettato il principio della falsa virtuosità che ha costretto i territori economicamente e socialmente più svantaggiati a sostenere lo sviluppo della parte più ricca e produttiva del Paese. La lettura dei numeri che emerge dall’ultimo decreto legislativo non lascia dubbio alcuno e dimostra come tutto questo sia purtroppo avvenuto nel silenzio di tutti. Merito e valutazione sono aspetti molto importanti, positivi. Ma in questi provvedimenti non vi è nulla che si riferisca al merito (quale merito c’è nell’incassare elevate tasse universitarie? Quello di privilegiare le iscrizioni dei cittadini più abbienti?); non vi è nulla di elementi valutativi (che senso ha, in un provvedimento che vuole normare un parziale recupero del turnover consentire ad alcune sedi, sulla base di indicatori assai discutibili, creati ad arte, di procedere con assunzioni che vanno ben oltre il numero dei pensionamenti, mentre altri sono costretti a limitarsi a meno di uno su dieci?). Un processo le cui prossime tappe potrebbero realizzarsi attraverso una legge delega; una decisione inopportuna, che priverebbe il Parlamento e tutti i soggetti interessati dall’indispensabile interlocuzione. Vi è l’evidente pericolo, anche alla luce di quanto negli ultimi anni è stato deciso, che il sistema universitario possa evolvere lungo direzioni simili a quello britannico; proprio mentre recenti studi mostrano tutte le criticità di quel sistema, tanto in termini di diritto all’istruzione, quanto di stessa sostenibilità per le finanze pubbliche. In assenza di una chiara visione verso cui tendere, e di esplicite e trasparenti scelte politiche, il nuovo assetto del sistema universitario italiano viene in larga parte determinato da provvedimenti amministrativi, tanto oscuri nella forma quanto discutibili nella sostanza. Lontani da ogni idea, pur sbandierata, di promozione del merito. E invece mirati ad una ripartizione asimmetrica degli interventi fra le sedi universitarie, in modo da colpire una parte del sistema e da tutelarne un’altra; in modo da dividere l’insieme degli Atenei, costringendoli a lottare fra loro, invece di spronarli alla indispensabile collaborazione. Il risultato di queste decisioni è oggi sotto gli occhi di tutti: si stanno creando sistemi universitari distinti: ed in particolare un sistema povero e abbandonato al proprio destino al sud. L’assemblea ha rifiutato all’unisono questa deriva e ha ribadito con forza la necessità di porre l’Università, la Scuola e la Cultura al centro del dibattito politico. Il processo è caratterizzato da una rilevante disinformazione; meglio, da una comunicazione interessata, volta alla delegittimazione – agli occhi dell’opinione pubblica - di un intero sistema e delle Università meridionali in particolare. Questa operazione di comunicazione, di disinformazione, serve a giustificare il taglio massiccio di risorse che è stato portato avanti negli ultimi anni. Per questo, appare indispensabile dar vita ad un’operazione di verità, confutando punto per punto le menzogne che sono proposte all’opinione pubblica italiana. Alcuni grandi giornali italiani hanno giocato un ruolo fondamentale in questo progetto; alcuni importanti opinion makers si sono contraddistinti per la virulenza dei loro attacchi: come dimenticare che dalla prima pagina del Corriere della Sera si è arrivati a chiedere la chiusura di tre Università del Mezzogiorno perché sarebbero “fabbriche di illusioni”, ovvero ad indicare a tutti la strada seguita dall’Università Bocconi “che non riceve finanziamenti pubblici”, salvo poi a dover necessariamente smentire questa falsa circostanza? Eppure nei principali ranking internazionali sono presenti Università e Politecnico di Bari in posizioni più che lusinghiere riconoscendo la qualità della docenza e l’eccellenza nella ricerca. Per troppo tempo la potenza di fuoco dei mass media nazionali è stata subita quasi con rassegnazione; è arrivato il momento di passare al contrattacco. Data anche la difficoltà di trovare spazio sui grandi giornali italiani, va esaminata con attenzione la possibilità, attraverso un’operazione di autofinanziamento, con il contributo volontario dei docenti e di tutti coloro che hanno a cuore il futuro dell’Università italiana, di acquistare spazi a pagamento per proporre ai lettori un’informazione diversa. Quella della comunicazione è forse l’esigenza principale. Essa dovrà però essere accompagnata dalla proposta di una serie di interventi tecnico-legislativi che nell’immediato blocchino alcune degli ultimi provvedimenti normativi, primo fra tutti il decreto del 18 ottobre. L’unità di intenti più volte ribadita da tutti i parlamentari intervenuti all’assemblea lascia ben sperare a riguardo. L’incontro tra la comunità universitaria e i rappresentanti del nostro territorio è senza dubbio una delle note più positive della giornata di ieri. La maturata consapevolezza riaffermata più volte da tutti di fare sistema e di difendere l’università italiana dal furore ideologico degli ultimi anni, ha trovato una prima ed importante risposta nella proposta, avanzata dai due Magnifici rettori del Politecnico e dell’Università di Bari, di istituire un tavolo permanente che veda coinvolte le Università, le Istituzioni locali e i parlamentari pugliesi. Nel corso del dibattito è altresì emerso che il 28 novembre pv il Ministro Carrozza incontrerà a Napoli tutti i rettori meridionali. Senza ombra di dubbio si tratta di un appuntamento importante che scaturisce a valle di un percorso di mobilitazione che ha visto coinvolti la maggior parte degli atenei meridionali. Pur tuttavia, bisognerebbe evitare di derubricare l’intero problema alla necessità di procedere nel 2014 ad una compensazione rispetto a quanto sottratto illecitamente nel 2013. Noi non chiediamo mance; ciò che chiediamo è l’avvio di una discussione ampia sul futuro del nostro sistema universitario a cui né il Ministro né i partiti possono più sottrarsi; a cominciare dal partito di cui il Ministro stesso è autorevole rappresentante. Ciò appare ancora più urgente alla luce della proposta di legge delega che il Ministro ha appena depositato in Parlamento i cui obiettivi e le cui finalità rimangono avvolti in una coltre di mistero. Il 28 Novembre pv in occasione dell’incontro a Napoli con il Ministro, tutti gli atenei meridionali dovrebbero simbolicamente partecipare all’appuntamento convocando per quella giornata una serie di iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sul rischio che corrono le Università italiane, e in particolare quelle meridionali. L’assemblea interateneo del 18 novembre ha deliberato quanto segue: 1) Richiesta al Ministro di ritiro del decreto del 18 ottobre. 2) Approvazione del documento predisposto dai Rettori delle Università pugliesi e molisana. 3) Istituzione di un tavolo permanente tecnico-politico presso i due atenei baresi. 4) Acquisto di spazi a pagamento sui maggiori quotidiani nazionali per confutare le tesi veicolate ad arte negli ultimi anni, il cui obiettivo era quello di distruggere la credibilità dell’intero sistema universitario nazionale e meridionale in particolare. 5) Convocazione di un open day per il 28 novembre, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto ai rischi che si celano dietro i provvedimenti legislativi degli ultimi anni in tema di Università e Scuola. 6) Avvio di una discussione e di una riflessione di ampio respiro sul futuro del nostro sistema universitario Qualunque sia il modello economico che il nostro Paese vorrà adottare, non si potrà prescindere dal principio che lo sviluppo economico e sociale è legato indissolubilmente all’Università, alla formazione, alla qualità della ricerca e della didattica. Servono a tal fine investimenti robusti soprattutto in materia di diritto allo studio. In tutti i paesi avanzati ci si riferisce non a singoli Atenei in lotta fra loro, ma ad un sistema universitario nazionale. Si mira a garantire standard qualitativi elevati di apprendimento in tutto il territorio nazionale. Tutti devono poter godere degli stessi diritti indipendentemente dal censo e dal territorio in cui si nasce o si decide di vivere, così come sancito dalla nostra Costituzione. I RETTORI ANTONIO FELICE URICCHIO EUGENIO DI SCIASCIO RIUNIBA CGIL CISL UIL CONFSAL SNALS UNIV./CISAPUNI Comunicato stampa.
Il PdCI jonico effettuerà un volantinaggio sulla devastante crisi del lavoro a Taranto nei seguenti giorni e postazioni: Sabato 23 dalle ore 17.00 alle ore 20.30 in Piazza M. Immacolata; Sabato 30 in Viale Liguria nei pressi di piazza sicilia dalle ore 10.00 alle ore 13.30 Intanto Martedì 19 novembre una delegazione del Pdci jonico si è recata presso lo stabilimento Vestas di Taranto, attualmente occupato dai lavoratori in lotta per la difesa del loro posto di lavoro e del loro futuro. La delegazione ha voluto esprimere con la propria presenza la solidarietà dei comunisti italiani. Le notizie che giungono tendono a tranquillizzare i lavoratori, ma appare ancora indefinito il piano industriale di questa multinazionale leader mondiale nel proprio settore. Abbastanza chiara appare invece la politica industriale, basata esclusivamente sulla regola del profitto e priva di qualsiasi forma di rispetto del territorio che ospita i propri stabilimenti. Tutto ciò appare ancor più inaccettabile se si pensa che la Vestas ha conseguito importanti guadagni sul nostro territorio, stabilendo record di utili nel decennio passato, a fronte di un basso costo del lavoro e usufruendo degli incentivi più alti stanziati in Europa per impianti eolici installati nella regione Puglia. Noi crediamo che il futuro delle energie alternative sia qui in Puglia, ed in particolare a Taranto, ed è qui che c’è il mercato potenziale nel quale lavorare. Per queste ragioni, la ricerca da parte della Vestas di altri siti nel mondo con forza lavoro a costi più bassi, così come successo anche per la vicina Marcegaglia e per altre aziende presenti sul nostro territorio, non può e non deve essere accettata. Allo stesso modo, non è pensabile ne accettabile la proposta dell’azienda di trasferire in altre parti del globo personale locale altamente qualificato, considerato qui in esubero, o rinviare continuamente la soluzione del problema, affidandosi alle risorse statali che gravano sull’intera collettività e nel contempo godersi i propri profitti.Alla luce di quanto fin qui espresso, riteniamo necessario che altri lavoratori e l’intera provincia di Taranto diano la loro solidarietà ai lavoratori della Vestas e partecipino alla loro lotta in difesa del posto di lavoro. Ci auguriamo che anche le organizzazioni sindacali facciano la loro parte e che diano una risposta adeguata e forte all’antica abitudine dello sfruttamento dei lavoratori.Da ultimo, ma non per importanza, riteniamo che spetti alla politica e alle istituzioni salvaguardare i lavoratori, non solo predisponendo misure legislative che favoriscano le aziende locali e l’impiego delle maestranze qualificate del territorio, ma anche investendo risorse pubbliche nella ricerca e nei settori strategici come quelli inerenti alla produzione di energia pulita.
I Viennesi HairConcept In collaborazione con la Federazione Estetica Parrucchieri e Acconciatori di Casartigiani Taranto ha organizzato per giorno 25 novembre 2013 alle ore 14:30 presso la Scuola I Viennesi Via Plinio 121 (Taranto) l’inaugurazione di un aula dedicata a “Gianni Mallito” già maestro Artigiano dell’acconciatura. L’evento del 25 è un appuntamento importante, un evento singolare nel nostro settore, in quanto l’unico evento simile riguarda la scelta di una giunta comunale di qualche hanno fa che ha dedicato al collega Bino Gargano una via in città un evento unico quindi che sottolinea l’importanza del passaggio generazionale dell’arte artigianale dell’acconciatura, nel tempo sbocco economico e sociale per la nostra città fin da tempi antichi. Il desiderio di dedicare un’aula ad un collega professionista deceduto un anno fa, rappresenta un passo importante strettamente legato sia ad una questione personale sia delle scuola a cui al Maestro mallito deve la formazione del Fondatore Ivano Mignogna, ma si apre anche ad un’azione di un valore altamente educativo da trasmettere agli allievi e non solo. A questo intento si allinea Casartigiani Taranto che vista l’occasione in ricordo di un suo associato a voluto condividere la manifestazione riconoscend il valore dell’artigiano ma dell’uomo come tale. Proporre adeguatamente il passato fondamentale per la formazione professionale degli allievi, in quanto riteniamo che la conoscenza e la tradizione dia una consapevolezza maggiore facendoci capire di più il presente preparandoci al futuro con una capacità di critica ragionevole. L’iniziativa si ricollega all’attività che già da un anno Casartigiani Taranto attraverso il Fepa Federazione Estetica Parrucchieri Acconciatori, di sensibilizzare gli operatori, i giovani e la cittadinanza alla cultura della legalità nel settore basandosi su principi storici fondamento di un settore che rappresenta il 10% della forza produttiva Artigianale e che a tutt’oggi garantisce una forza lavoro alta. Alla manifestazione che prevede un momento religioso, interverranno oltre che i docenti e gli allievi dell’Hairconcept, le figlie del maestro, i rappresentanti delle istituzioni, una delegazione di Casartigiani , la Categoria e amici.
L’economia mondiale sta lentamente uscendo dalla crisi finanziaria globale, ma il recupero non è uguale per tutti. Gli stati che hanno elaborato nuovi modelli guardano al futuro garantendo crescita e progresso, altri adottano misure di emergenza con una visione a breve termine che crea incertezza e scoraggia gli investimenti. Non esiste un modello unico ma ogni paese dovrà elaborare una strategia basata sulle proprie vocazioni territoriali e caratteristiche nazionali. Cambiare il nostro modello è l’unica strada possibile. Taranto, che vive il dramma del prigioniero tra salute e lavoro, deve rispondere con politiche di crescita culturale ed economica ispirate da un approccio green. In particolare, in alcune aree della nostra provincia è partito un confronto costruttivo fra imprenditori, pubbliche amministrazioni, centri di ricerca e cittadini per gestire un percorso di trasformazione possibile grazie alle vocazioni territoriali e al turismo. Resto amareggiato nel vedere l’ironia con cui la trasmissione Report ha trattato il mare di Pulsano, la gravina di Laterza e le masserie di Crispiano, vanificando lo sforzo di chi da tempo lavora duramente per ricostruire un immagine e un prodotto di grande valore naturalistico ed economico. Pertanto invito pubblicamente la redazione di Report a trascorrere un fine settimana nella nostra provincia per poter assaporare i sapori e vivere le emozioni che ogni giorno prova chi vive e lavora a Taranto e poter poi dire con orgoglio: “Questa è Taranto”. Antonio Prota- Presidente Sezione Industria del Turismo Confindustria Taranto _________________________________________________________________________________________________________________________ Certamente non possiamo fare gli struzzi e mettere la testa sotto la sabbia per non vedere che Taranto, come tutte le città d'Italia e del mondo, ha delle zone che sono state fortemente inquinate dal progresso. E’ ovvio che nell’area che insiste nel raggio di 20 km intorno al centro siderurgico non si possa parlare di turismo perché fortemente contaminata. Tuttavia non possiamo fare "di tutta l'erba un fascio", poiché Taranto e la sua provincia, come evidenziato dalla campagna pubblicitaria della regione Puglia andata in onda anche nelle reti nazionali (nel caso di Report con un’ironia fuori luogo), si mostrano come terre fertili e accoglienti e certo non mancano i motivi per apprezzarle. Una delle caratteristiche indiscutibili è la limpidezza caraibica del nostro mar Ionio, affiancata da una tradizione gastronomica del mare oggi controllata e garantita più di ieri (proprio a causa della campagna antinquinamento); non esistono, infatti, mari e prodotti più controllati in Italia: la nostra stessa acqua potabile, che per fortuna arriva ai rubinetti di tutte le case, è assolutamente garantita dai test della ASL, e addirittura in alcuni casi indicata dai medici per curare disturbi alle vie urinarie! Il mare è la storia di Taranto. Le coste che bagnano il mar Ionio sono così varie da poter soddisfare le esigenze sia di coloro i quali desiderano sabbia finissima e bianca sia di chi predilige soddisfarsi degli effetti benefici del sole e del mare distendendosi su scogliere interminabili. La varietà del litorale è evidente: da Capo San Vito, passando da lido Gandoli e lido silvana per arrivare a Campomarino, risalendo a Castellaneta Marina e Ginosa Marina dove i fiumi che scendono a mare portano sabbie bianche e finissime all'ombra di pinete incontaminate. Il mar piccolo e il mar grande abbracciano la città di Taranto regalando agli occhi di tutti noi e dei nostri ospiti turisti l'immagine di tramonti unici ed irripetibili. In tutto questo, anche la fauna protetta ha il suo spazio: i fenicotteri rosa che planano sugli stagni,dietro dune altissime create dal forte vento di scirocco e che si snodano di fronte all'immenso mare dal colore che assume diverse tonalità blu, a tratti verde e celeste cristallo... Taranto è anche questa! Irene Lamanna- Componente Sezione Industria del Turismo Confindustria Taranto
OPERAZIONE “FIGARO” DELLA GUARDIA DI FINANZA IN MATERIA DI USURA. ESEGUITI 5 ARRESTI. I particolari saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 11,00 odierne presso la sede del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Taranto, via Scoglio del Tonno n. 31.
Approvato all’unanimità dal Consiglio regionale un ordine del giorno presentato dal Consigliere regionale Pino Lonigro e sottoscritto dai Consiglieri Angelo Disabato, Franco Pastore, Francesco Damone, Pino Romano, Roberto Ruocco, Salvatore Negro, Antonio Buccoliero e Giammarco Surico con il quale si impegna il governo regionale “ad intervenire presso il governo nazionale per rappresentare tematiche e preoccupazioni della comunità pugliese sui problemi che riguardano la scuola, l’Università e la ricerca colpiti tagli che hanno messo in discussione la qualità del sistema e la possibilità di garantire uguali opportunità per tutti”. “Recentemente – si legge nell’odg - la situazione si è aggravata per una serie di provvedimenti che hanno colpito in particolare le Università meridionali, come già denunciato dai rettori delle Università pugliesi. In particolare, per la netta diminuzione dei ‘punti organico’ nelle nostre Università, rispetto alle università del Nord, che non permetterà assunzioni di personale, nonostante i molti pensionamenti, e che metterà a rischio persino l'ordinaria didattica”.
Militari della Tenenza di Castellaneta, nell’ambito di specifiche indagini finalizzate alla repressione dei traffici illeciti, notavano sulla S.S. 7 Appia - in territorio del Comune di Massafra (TA), nell’area retrostante di un distributore stradale di carburanti, un’autobotte con rimorchio ferma in sosta. Insospettiti, i Finanzieri si avvicinavano e sorprendevano una persona (risultata poi essere il conducente dello stesso mezzo) intenta a scaricare del prodotto petrolifero con un tubo in gomma collegato al bocchettone della cisterna. Alla vista dei militari, l’uomo tentava di occultare le taniche che stava riempiendo (risultate contenere Lt. 20 di gasolio per auto) e di fuggire, ma veniva immediatamente bloccato. I successivi approfondimenti consentivano di rinvenire le taniche ove era stato travasato il gasolio e di accertare che l’autobotte, proveniente da Taranto, era di proprieta’ di una societa’ operante nel settore del commercio di prodotti petroliferi della provincia di Bari. Il sessantaduenne conducente dell’autobotte e’ stato pertanto denunciato all’Autorita’ Giudiziaria per il reato di appropriazione indebita con circostanze aggravanti. Sono in corso le indagini delle Fiamme Gialle finalizzate ad accertare eventuali ulteriori appropriazioni indebite di gasolio dalle autobotti da lui condotte al fine di poter rivendere il prodotto petrolifero sottocosto a soggetti compiacenti.
Il Dirigente del Settore Dott. Luigi Romandini ed il Responsabile dell’Ufficio Turismo Rag. Pietro Ancona, il giorno 26 novembre 2013 – dalle ore 9.00 fino a conclusione – presso il Salone “ex Auditorium”, sito in Taranto alla Via Lago di Bolsena n. 2 – Angolo Viale Magna Grecia – piano terra, rilasceranno gli attestati di abilitazione di “Guida Turistica” e/o di “Accompagnatore Turistico” a numero 55 soggetti che, in possesso di determinati requisiti, hanno dimostrato di aver già esercitato in Puglia negli ultimi cinque anni e per almeno n. 100 giornate le attività in questione. Il riconoscimento di cui innanzi in favore dei citati 55 soggetti va a sommarsi a quello precedente alla riapertura dei termini per la presentazione delle istanze di richiesta, disposta dalla Regione Puglia con Regolamento n. 14 del 30/05/2013, ove questo Ente ha riconosciuto l’abilitazione di che trattasi a 86 nominativi. L’ottenimento di detti attestati, nel riconoscere e premiare la professionalità acquisita negli anni dagli stessi operatori, tende a valorizzare e qualificare il settore turistico pugliese, oltre a combattere situazioni di abusivismo nella professione.
L'ulteriore colpo ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici pare sia contenuto in un disegno di legge delega su istruzione università e ricerca. Tale norma prevederebbe, oltre ad una serie di deleghe su una pletora di materie, sostanzialmente la rilegificazione del rapporto di lavoro, inclusa la parte economica, per i docenti del comparto scuola, i ricercatori e tecnologi e i docenti AFAM. Tradotto significa: mano libera su orari, stipendi e carriere. E se il buongiorno si vede dal mattino, quanto contenuto in alcune parti del decreto legge 104/2013 in termini di aumento dei carichi di lavoro e quindi di peggioramento del contratto nazionale, conferma il tentativo di cancellare parti significative del contratto nazionale e della contrattazione. La FLC non starà a guardare! Fin d'ora avvertiamo il Ministro e il Governo che un attacco di questo tipo è per noi inaccettabile e che su questo avvieremo una mobilitazione continua e incisiva. Ci si fermi e si avvii il confronto per rinnovare i contratti nazionali: i colpi di mano e gli interventi unilaterali non hanno portato fortuna ai precedenti governi né hanno migliorato la scuola, l'università, la ricerca e l'alta formazione artistica e musicale. E allo stesso modo è inaccettabile il silenzio del Ministro sulla sperimentazione della riduzione di un anno del percorso di studio. Non si conoscono ad oggi né le modalità né il numero delle scuole coinvolte. Si rincorrono voci sulla partecipazione di molte scuole statali, da Brindisi, a Benevento, da Napoli a Busto Arsizio senza che il MIUR dia un qualunque segnale, quasi che, su questo tema, non le organizzazioni sindacali, ma il paese tutto non avesse diritto di sapere. Chiediamo, ancora una volta, alla Ministra Carrozza che faccia chiarezza e spieghi i contenuti, le modalità, il quadro di riferimento e il numero delle scuole coinvolte e apra un confronto con il mondo della scuola. La scuola è di tutti, è bene sempre ricordarlo.
L’equivoco sul ripristino dei precedenti prelievi in materia di rifiuti, quali la TARSU o la TIA, nonostante, a decorrere dal 1° gennaio 2013, a norma dell’art. 14 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, sia stato istituito in tutti i comuni del territorio nazionale il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi (TARES), nasce dall’art. 5, comma 4-quater, del D.L. 102/2013, convertito con modifiche dalla L. 124/2013. Difatti, ai sensi e per gli effetti del suddetto c. 4-quater dell’art. 5 del D.L. cit., <>. Conseguentemente, a fronte di tale dettato normativo e, nella specie, della formulazione di quest’ultimo periodo, alcuni Comuni hanno ritenuto che la succitata norma abbia ripristinato i precedenti prelievi in materia di rifiuti. In ragione di ciò, quindi, gli stessi, anziché deliberare per l’anno 2013 la TARES, di cui all’art. 14 del D.L. 201/2011, convertito con modificazioni dalla L. n. 214/2011, hanno deliberato di continuare ad applicare anche per l’anno 2013 la TARSU o la TIA. Tuttavia, ad una differente soluzione induce la risposta scritta del 13 novembre 2013, data dalla Commissione Finanze della Camera, ad un quesito posto dall’On. Paglia sulla possibilità di consentire agli utenti che sono anche soggetti passivi Iva di esercitare il diritto alla detrazione dell'imposta pagata sulla Tial o la Tia2, considerato che, in fase di conversione in legge del decreto-legge n. 102 del 2013, il Parlamento ha introdotto all'articolo 5 (Disposizioni in materia di TARES), il comma 4-quater, al fine di consentire ai comuni di continuare ad applicare il regime del tributo (Tarsu) o della tariffa (Tia 1 o Tia 2) relativi alla gestione dei rifiuti urbani utilizzati nel 2012, derogando così al comma 46 dell'articolo 14, del decreto-legge n. 201 del 2011, che prevedeva l'abrogazione, a decorrere dal 1o gennaio 2013, dei vigenti prelievi relativi alla gestione dei rifiuti urbani, e quindi di mantenere sostanzialmente in essere per il 2013 il sistema di pagamento del servizio rifiuti già in vigore per il 2012. Nel rispondere al quesito, infatti, il Dipartimento si è trovato a dover risolvere la questione preliminare inerente al ripristino della TARSU o TIA, evidenziando che “l'ipotesi interpretativa secondo la quale l'articolo 5, comma 4-quater, del decreto-legge n. 102/2013 consenta effettivamente ai comuni di continuare ad applicare, anche per il 2013, il prelievo relativo alla gestione dei rifiuti urbani già utilizzato nel 2012 (TARSU, TIA1 o TIA2) in luogo della TARES, comporta notevoli criticità che meritano le seguenti riflessioni. Dalla lettura del primo periodo del citato comma 4-quater, sembrerebbe emergere che la deroga a quanto stabilito nel comma 46, dell'articolo 14, del decreto-legge n. 201 del 2011 – il quale ha statuito, a decorrere dal 1o gennaio 2013, la soppressione di tutti i vigenti prelievi relativi alla gestione dei rifiuti urbani, sia di natura patrimoniale, sia di natura tributaria, non possa assumere la portata di ripristinare, sic et simpliciter, i regimi di prelievo sui rifiuti espressamente abrogati, poiché la norma derogatoria consente ai comuni di determinare i costi del servizio e le relative tariffe sulla base dei criteri previsti e applicati nel 2012 con riferimento al regime di prelievo in vigore in tale anno”; mentre, “La norma in questione, nel prevedere che «nel caso in cui il comune continui ad applicare, per l'anno 2013, la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (TARSU) in vigore nell'anno 2012, la copertura della percentuale dei costi eventualmente non coperti dal gettito del tributo è assicurata attraverso il ricorso a risorse diverse dai proventi della tassa, derivanti dalla fiscalità generale del comune stesso», potrebbe avere soltanto la finalità di disciplinare la particolare ipotesi in cui nell'anno 2012 i comuni fossero stati in regime di TARSU, precisando che in tale ipotesi si può fare ricorso solo a proventi derivanti dalla fiscalità generale del comune. Il Dipartimento ritiene, quindi, che la deroga relativa al comma 46 del menzionato articolo 14 del decreto-legge n. 201 del 2011 debba ritenersi limitata in ogni caso all'aspetto relativo ai costi.”. Il Dipartimento precisa, infine, che ove si ritenesse, invece, che “con la norma si sia effettivamente voluto ripristinare i precedenti prelievi in materia di rifiuti, potrebbero sorgere problemi, non solo in ordine all'applicazione dell'IVA sulla TIA, ma anche sulla riscossione della cosiddetta maggiorazione standard di cui al comma 13 dell'articolo 14 del decreto-legge n. 201 del 2011, nonostante che lo stesso comma 4-quater disponga che «sono fatti comunque salvi la maggiorazione prevista dal citato articolo 14, comma 13, del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, nonché la predisposizione e l'invio ai contribuenti del relativo modello di pagamento». Infatti, l'articolo 10, comma 2, lettera c) del decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35, convertito con modificazioni dalla legge 6 giugno 2013, n. 64, stabilisce che «la maggiorazione standard pari a 0,30 euro per metro quadrato è riservata allo Stato ed è versata in unica soluzione unitamente all'ultima rata del tributo, secondo le disposizioni di cui all'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, nonché utilizzando apposito bollettino di conto corrente postale di cui al comma 35 dell'articolo 14 del decreto-legge n. 201 del 2011», che è appunto quello previsto per la TARES.”. Ebbene, a questo punto, in ragione di quanto ampiamente esposto e nel silenzio di una risoluzione illustrativa del Ministero dell’Economia e delle Finanze, a quei Comuni che hanno mantenuto il regime TARSU o TIA anche per il 2013, non resta che adoperarsi per gli opportuni aggiustamenti entro i tempi utili, considerato l’enorme contenzioso che i contribuenti potrebbero attivare. AVV. MAURIZIO VILLANI Avvocato Tributarista in Lecce PATROCINANTE IN CASSAZIONE www.studiotributariovillani.it - e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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