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Giornale di Taranto - Giornalista1
L’equivoco sul ripristino dei precedenti prelievi in materia di rifiuti, quali la TARSU o la TIA, nonostante, a decorrere dal 1° gennaio 2013, a norma dell’art. 14 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, sia stato istituito in tutti i comuni del territorio nazionale il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi (TARES), nasce dall’art. 5, comma 4-quater, del D.L. 102/2013, convertito con modifiche dalla L. 124/2013. Difatti, ai sensi e per gli effetti del suddetto c. 4-quater dell’art. 5 del D.L. cit., <>. Conseguentemente, a fronte di tale dettato normativo e, nella specie, della formulazione di quest’ultimo periodo, alcuni Comuni hanno ritenuto che la succitata norma abbia ripristinato i precedenti prelievi in materia di rifiuti. In ragione di ciò, quindi, gli stessi, anziché deliberare per l’anno 2013 la TARES, di cui all’art. 14 del D.L. 201/2011, convertito con modificazioni dalla L. n. 214/2011, hanno deliberato di continuare ad applicare anche per l’anno 2013 la TARSU o la TIA. Tuttavia, ad una differente soluzione induce la risposta scritta del 13 novembre 2013, data dalla Commissione Finanze della Camera, ad un quesito posto dall’On. Paglia sulla possibilità di consentire agli utenti che sono anche soggetti passivi Iva di esercitare il diritto alla detrazione dell'imposta pagata sulla Tial o la Tia2, considerato che, in fase di conversione in legge del decreto-legge n. 102 del 2013, il Parlamento ha introdotto all'articolo 5 (Disposizioni in materia di TARES), il comma 4-quater, al fine di consentire ai comuni di continuare ad applicare il regime del tributo (Tarsu) o della tariffa (Tia 1 o Tia 2) relativi alla gestione dei rifiuti urbani utilizzati nel 2012, derogando così al comma 46 dell'articolo 14, del decreto-legge n. 201 del 2011, che prevedeva l'abrogazione, a decorrere dal 1o gennaio 2013, dei vigenti prelievi relativi alla gestione dei rifiuti urbani, e quindi di mantenere sostanzialmente in essere per il 2013 il sistema di pagamento del servizio rifiuti già in vigore per il 2012. Nel rispondere al quesito, infatti, il Dipartimento si è trovato a dover risolvere la questione preliminare inerente al ripristino della TARSU o TIA, evidenziando che “l'ipotesi interpretativa secondo la quale l'articolo 5, comma 4-quater, del decreto-legge n. 102/2013 consenta effettivamente ai comuni di continuare ad applicare, anche per il 2013, il prelievo relativo alla gestione dei rifiuti urbani già utilizzato nel 2012 (TARSU, TIA1 o TIA2) in luogo della TARES, comporta notevoli criticità che meritano le seguenti riflessioni. Dalla lettura del primo periodo del citato comma 4-quater, sembrerebbe emergere che la deroga a quanto stabilito nel comma 46, dell'articolo 14, del decreto-legge n. 201 del 2011 – il quale ha statuito, a decorrere dal 1o gennaio 2013, la soppressione di tutti i vigenti prelievi relativi alla gestione dei rifiuti urbani, sia di natura patrimoniale, sia di natura tributaria, non possa assumere la portata di ripristinare, sic et simpliciter, i regimi di prelievo sui rifiuti espressamente abrogati, poiché la norma derogatoria consente ai comuni di determinare i costi del servizio e le relative tariffe sulla base dei criteri previsti e applicati nel 2012 con riferimento al regime di prelievo in vigore in tale anno”; mentre, “La norma in questione, nel prevedere che «nel caso in cui il comune continui ad applicare, per l'anno 2013, la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (TARSU) in vigore nell'anno 2012, la copertura della percentuale dei costi eventualmente non coperti dal gettito del tributo è assicurata attraverso il ricorso a risorse diverse dai proventi della tassa, derivanti dalla fiscalità generale del comune stesso», potrebbe avere soltanto la finalità di disciplinare la particolare ipotesi in cui nell'anno 2012 i comuni fossero stati in regime di TARSU, precisando che in tale ipotesi si può fare ricorso solo a proventi derivanti dalla fiscalità generale del comune. Il Dipartimento ritiene, quindi, che la deroga relativa al comma 46 del menzionato articolo 14 del decreto-legge n. 201 del 2011 debba ritenersi limitata in ogni caso all'aspetto relativo ai costi.”. Il Dipartimento precisa, infine, che ove si ritenesse, invece, che “con la norma si sia effettivamente voluto ripristinare i precedenti prelievi in materia di rifiuti, potrebbero sorgere problemi, non solo in ordine all'applicazione dell'IVA sulla TIA, ma anche sulla riscossione della cosiddetta maggiorazione standard di cui al comma 13 dell'articolo 14 del decreto-legge n. 201 del 2011, nonostante che lo stesso comma 4-quater disponga che «sono fatti comunque salvi la maggiorazione prevista dal citato articolo 14, comma 13, del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, nonché la predisposizione e l'invio ai contribuenti del relativo modello di pagamento». Infatti, l'articolo 10, comma 2, lettera c) del decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35, convertito con modificazioni dalla legge 6 giugno 2013, n. 64, stabilisce che «la maggiorazione standard pari a 0,30 euro per metro quadrato è riservata allo Stato ed è versata in unica soluzione unitamente all'ultima rata del tributo, secondo le disposizioni di cui all'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, nonché utilizzando apposito bollettino di conto corrente postale di cui al comma 35 dell'articolo 14 del decreto-legge n. 201 del 2011», che è appunto quello previsto per la TARES.”. Ebbene, a questo punto, in ragione di quanto ampiamente esposto e nel silenzio di una risoluzione illustrativa del Ministero dell’Economia e delle Finanze, a quei Comuni che hanno mantenuto il regime TARSU o TIA anche per il 2013, non resta che adoperarsi per gli opportuni aggiustamenti entro i tempi utili, considerato l’enorme contenzioso che i contribuenti potrebbero attivare. AVV. MAURIZIO VILLANI Avvocato Tributarista in Lecce PATROCINANTE IN CASSAZIONE www.studiotributariovillani.it - e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Si è svolto a Taranto, in data odierna, il previsto incontro con la Commissione Difesa della Camera, alla presenza del Capo di Stato Maggiore della Marina Amm De Giorgi. Nella circostanza la Cisl Fp ha rappresentato tutte le perplessità della legge di revisione dello strumento militare, all’esame del Parlamento, legge che conserva privilegi anacronistici al personale militare e penalizzazioni inaudite al personale civile. Non può essere credibile, ha sostenuto la CISL FP, una classe politica che, da un lato, dice di voler risparmiare non rinnovando i contratti, congelando l’indennità di vacanza contrattuale e bloccando le assunzioni di giovani e, dall’altro, continua a regalare ai militari un grado superiore il giorno prima della pensione e ben 431 milioni di Euro all’anno con la c.d. “ausiliaria” una volta in quiescenza, oltre la possibilità di andare in pensione ben 10 anni prima mantenendo l’85% dello stipendio e la legittimazione a fare altri lavori. Non può reggere un paese che ha queste diseguaglianze, non può assistere un territorio come il nostro, economicamente e socialmente depresso, senza reagire! Alla Commissione che, in verità, è apparsa, pur nella condivisione di quanto esposto un po’ “rassegnata”, come se il Parlamento non fosse in grado di poter cambiare le cose, la Cisl FP ha poi ribadito la necessità di: 1. Accelerare le opere incompiute del piano Brin dell’Arsenale, dove appalti discussi e mancati controlli costringono i lavoratori a non avere neppure un luogo dove lavorare, ricorrendo a provvedimenti di carattere straordinario; 2. Sospendere la riorganizzazione di Maristanav, di Comlog e dell’Arsenale, in attesa che siano prima definiti i sovrannumeri (i quali avranno il diritto di andare in pensione secondo le norme pre-Fornero) e solo dopo definire le tabelle organiche dei nuovi enti, riservando al personale militare le funzioni operative e al personale civile le funzioni amministrative, logistiche e tecniche; 3. Coinvolgere il territorio di Taranto negli investimenti per le costruzioni delle nuove unità navali previsti nella legge di stabilità, disegnando una nuova progettualità agli enti pubblici e privati, liberando risorse che possano genere rare nuova occupazione. Richiamando tutti a non volgere lo sguardo altrove, la CISL FP ha invitato a ricercare con insistenza l’attenzione e il dialogo con tutti i protagonisti politici, istituzionali e militari, assumendo con essi ogni iniziativa necessaria.
Una gran bella notizia quella riservata alla comunità sportiva ginosina ove l’A.S.D. Ginosa, tramite il suo presidente Germano Leccese e con la fattiva collaborazione del dirigente Vincenzo Ribecco nonché consigliere comunale di maggioranza, incaricata ufficialmente dalla Lega nazionale Dilettanti–Federazione Italiana Giuoco Calcio, farà gli onori di casa, domani 20 novembre 2013, dalle ore 14 alle ore 17, alla Rappresentativa Nazionale Dilettanti Under 16 presso lo storico stadio comunale “T. Miani”. “E’ un modo – commenta soddisfatto il sindaco Vito De Palma – per promuovere ed incentivare il gioco del calcio e trasmetterlo alle nuove generazioni. L’esperienza di domani sarà sicuramente positiva in quanto ci permetterà di vivere un’esperienza unica nel partecipare a questo raduno nazionale di dilettanti Under 16 provenienti da più parti e dal carattere nazionale”. “La Lega nazionale Dilettanti, a cui va il nostro ringraziamento, – commenta il consigliere comunale incaricato allo Sport, Piero Lanera - ha abbracciato questo nuovo progetto che vede coinvolti tecnici, preparatori e selezionatori regionali grazie all’intervento professionale di mister Augusto Gentilini coadiuvato dal suo staff. Tutto pronto per domani 20 novembre per ospitare e visionare i calciatori classe ’97 e ’98, appartenenti varie società dilettantistiche, ai quali auspico gli auguri per entrare a far parte della rosa definitiva della Rappresentativa Under 16. In bocca al lupo!”.
Riportiamo la sintesi degli interventi tenuti in Consiglio Regionale sulla delicata questione ILVA di Taranto partendo dalla relazione del presidente Vendola “La battaglia dell’Ilva” così il presidente Vendola intitola la sua relazione di ventitré pagine con la quale “difende la sua biografia individuale, oltre che la storia collettiva” da quella che lui definisce “una calunnia insopportabile che si esercita con lo stile di processo mediatico, la barbarie travestita da giustizia fai da te, il soffio maligno della piazza”.Inizia così la seduta monotematica del Consiglio regionale convocata all’indomani della pubblicazione delle intercettazioni telefoniche relative al “caso Ilva”. Con una relazione dettagliata accompagnata da allegati che contengono delibere, atti, rassegna stampa e tutto quello che rappresenta la storia quello che è accaduto dal 2005 ad oggi “un significativo campione documentale che include atti amministrativi e normativi, corrispondenza istituzionale, rassegna giornalistica utile a ricostruire le vicende che hanno rappresentato la svolta nella politica ambientale in Italia” – sottolinea Vendola. La telefonata “Vincere sul fondo ambientale senza perdere sul fronte occupazionale”. Questo il credo secondo il quale si è mosso il presidente Vendola: “Chi non comprende questo, che è tanta parte della storia mia di questi anni, può indugiare in analisi dietrologiche, criminologiche, filologiche o semantiche, ma non comprenderà l’essenziale. Può vedere il torbido, anche quando non se ne comprende il perché. Perché svendere la più bella tra le battaglie della mia vita? Ma cosa vuol dire la proprietà a Vendola tanto da chiedere un incontro al suo rientro dalla Cina? “Mi voleva dire che gli sforamenti non possono essere attribuiti a Ilva, che qualunque equazione è un abuso, che forse i dati sui primi monitoraggi non sono corretti – racconta il presidente in aula.“E io – dice il presidente - gli dirò che non impediremo di verificare i dati, di non preoccuparsi, che noi vogliamo solo capire la verità e operare per il bene”.“Mi vorrà spiegare – continua Vendola - che nella direttiva comunitaria sulla qualità dell’aria quando si indica la soglia-obiettivo per il benzo(a)pirene si indica un traguardo da raggiungere e non un limite immediatamente prescrittivo. Noi vogliamo semplicemente guadagnare il consenso della proprietà all’acquisto da parte loro delle centraline per il monitoraggio del benzo(a)pirene, così come ha fatto l’Eni e la Cementir. E vogliamo anche un ripensamento di fondo sul tema dei licenziamenti. Quegli operai, alcuni dei quali intentano azioni di protesta anche clamorose, sono per noi un chiodo fisso. Era questo il tema soprattutto dei documenti e delle telefonate che ricevevo dalla Fiom”. Ecco spiegata la cordialità con Gerolamo Archinà, “un mediatore indispensabile per raggiungere lo scopo”. “Un modo per riannodare il filo con un’azienda che ha sempre avuto un atteggiamento litigioso con noi e ha impugnato quasi tutti i nostri provvedimenti”- spiega Vendola. Lo stato dell’arte Ma cosa era lo stabilimento Ilva nel 2005? Il sito è già da 15 anni ricompresso in area ad elevato rischio ambientale ma non vi sono sostanziali iniziative in atto. Nel 2005 Arpa non ha mezzi, risorse ed attrezzature idonee a consentire di valutare e fronteggiare le pressioni industriali dell’area tarantina, il dipartimento di Taranto ha la metà del personale degli altri dipartimenti.Nel 2005 Ilva può continuare ad emettere inquinanti senza violare leggi o autorizzazioni anche perché i limiti emissivi sono altissimi e sostanzialmente inutili e non risultano espletate le attività di controllo. Non esiste alcuna attività di controllo al camino già eseguita o in corso di esecuzione.Nel 2005 a fronte delle prime evidenze di criticità sanitarie, non era attivo alcun sistema di monitoraggio ambientale sistematico né sull’aria ambiente (tantomeno all’interno dello stabilimento) né sulle emissioni dei camini. Guerra alla diossina La Regione Puglia è la prima e a tutt’oggi l’unica regione italiana a dotarsi di una innovativa legislazione finalizzata alla riduzione dell’inquinamento tossico, legge votata dalla maggioranza di centro-sinistra, con l’astensione della opposizione di centro-destra. “Il dibattito in Consiglio – ricorda Vendola - è denso di preoccupazioni, particolarmente dell’opposizione, per le prospettive del grande stabilimento e delle sue maestranze”.Viene formalizzata la costituzione del registro tumori attraverso una sinergica collaborazione con la Asl ed una centrale operativa presso l’istituto oncologico.Sono state avviate in alcune aree di Tamburi e Statte complessi interventi di bonifica e risanamento.Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità una legge con la quale si prevede la valutazione del danno sanitario, “finalizzata alla prevenzione dei pericoli gravi per la salute della popolazione e degli habitat potenzialmente provocati dagli stabilimenti industriali insistenti in arre critiche”. Quale ambientalismo? “Mi sia consentito di chiudere qui, questa ricostruzione di fatti che permettono anche una più chiara comprensione del ruolo di ciascuno, che consentono di capire quanto dura e complessa fosse la questione Ilva – conclude Vendola nella sua relazione - perché dura e complessa è quella fabbrica, con i suoi persino drammatici rendiconti sempre rinviati con la città, con la sua salute, con i suoi diritti fondamentali. In questo, come in tutti i campi, gli attori istituzionali possono avere valutazioni distorte degli eventi e degli attori in campo, possono sbagliare le scelte”.“E’ stato giusto chiedere il Registro Tumori – dice il presidente - ma era ed è stato complicatissimo realizzarlo. Da zero. E’ stato corretto proporre una rivoluzione nelle strategie ambientali. Io, e quelli che hanno lavorato con me in questi anni, abbiamo operato non per generare un conflitto fine a se stesso o utile per ragioni politiche e strumentali, abbiamo operato per portare risultati concreti, per schiudere la porta di un cambiamento palpabile e di una speranza nuova per una città stremata”. Vendola parla di una Taranto “stremata dalla paura del cancro ma anche dall’invadenza di dinamiche mafiose ben dentro il recinto della pubblica amministrazione, stremata dalle sue troppe povertà, stremata poi dal dissesto finanziario. Taranto era una città che, negli anni post-dissesto, faticava a trovare le risorse per seppellire i morti, riscaldare le scuole, illuminare le strade cittadine. Ilva appariva come la gabbia di una fatale maledizione: quella che tante volte ha offerto al Sud lavoro in cambio di vita, industria in cambio di bellezza, reddito in cambio di salute. Qui dovevamo dare un segno di svolta. All’inizio fu facile costruire con tutta la città una relazione vitale e feconda: istituzioni, movimenti, popolo tarantino si ritrovarono insieme nella mobilitazione delle coscienze”. “Poi fu la guerra alla diossina – racconta il presidente - ci fu chi disse che ambientalizzare Ilva era l’inganno più grande. La fabbrica andava chiusa, occorreva su questo fare un referendum. Questa spaccatura inghiottì la novità delle leggi ambientali, travolse la discussione politica che si andava alimentando di veleni culturali che si cumulano agli altri veleni. La mia posizione è da sempre contro la chiusura della fabbrica e sono diventato così, per molteplici ma convergenti ragioni, la calamita di tutte le polemiche”. “Il mio unico reato è stato questo – conclude il presidente Vendola - aver difeso il lavoro, senza mai ammorbidire la mia ambizione ecologista. A certi ambientalisti non interessa tanto ottenere un risultato, quanto avere l’esclusiva della bandiera. E a chi con Ilva ha avuto qualche confidenza di troppo non pareva vero inchiodare me, che non risulto beneficiario di alcunché, per una confidenziale telefonata. Quanti miei fustigatori paiono piuttosto confidenti con la generosità di Archinà. Molti hanno pensato di potersi liberare della loro storica connivenza, del loro decennale silenzio, gustandosi lo spettacolo della messa in stato d’accusa dell’unica classe dirigente che ha inteso operare per il bene di Taranto. Senza soggezione ad alcun padrone. Questa storia non si scioglierà come neve al sole. Abbiamo appena cominciato a raccontarla. Soprattutto vogliamo continuare a scriverla”. Angelo Disabato capogruppo de La Puglia per Vendola, . La documentazione presentata oggi in Consiglio dà ragione alla storia del presidente Vendola, il cui impegno ha consentito di raggiungere importanti risultati sul fronte della lotta alla diossina, del contenimento del benzopirene, e di dotare la Puglia di un "diritto scritto" con l'introduzione della legge sulla valutazione del danno sanitario e con gli interventi in materia di salute. Una storia che non può essere offuscata da una telefonata dai toni cordiali e che non può mettere in discussione quanto realizzato in questi anni. Il mio appello al presidente è a non farsi condizionare da questo tentativo di trasferire il processo dalle aule alla piazza. Michele Mazzarano (Pd). Ricostruire l’operato della Regione ci aiuta ad alzare il livello della discussione e ad andare oltre il processo alla telefonata tra il presidente Vendola e Archinà. In questi anni non c’è stato solo il coraggio di fare scelte che andassero a colmare un vuoto normativo, a sopperire all’incapacità dello Stato di incidere per salvaguardare gli interessi dei cittadini. Da questa esperienza di governo deriva un nuovo modo di tenere insieme il diritto al lavoro con la tutela dell’ambiente e soprattutto della salute, come dimostrano i finanziamenti per la realizzazione del nuovo ospedale, o ancora, quelli per il centro Salute e ambiente di Taranto. La discussione riguarda semmai il posto occupato dalla città di Taranto nell’agenda della politica regionale, il cui intervento dovrebbe avere lo scopo di valorizzare le altre vocazioni del territorio da sempre surclassate da quella industriale. Antonio Scianaro (Pdl) Assolve Vendola, non avendo dubbi circa il suo tentativo di difendere con ILVA i livelli occupazionali. Piuttosto al presidente della Regione chiede di dedicare altrettanto impegno e passione anche verso altri focolai di crisi ambientale, quelli sparsi sul brindisino, in particolare nel capoluogo di provincia, a partire dall’uso del carbone e quelli legati alla riconversione della centrale Enel di Brindisi. Giammarco Surico. Abbiamo chiesto al presidente Vendola di relazionare su quanto stava accadendo. In gioco non c’è solo la credibilità di una persona ma quella di un’intera istituzione. Ricordare ciò che è stato fatto in Giunta e in Consiglio regionale dal 2005 in poi è importante per far desistere dalla tentazione di essere giustizialisti o garantisti a corrente alternata, soprattutto quando a giudicare è il potere mediatico. Tornando alla questione della telefonata, occorre concentrarsi su quale fosse il fine: il presidente Vendola ha confermato la sua preoccupazione per il rischio ambientale, ma soprattutto per la questione del lavoro. Si tratta di un’equazione difficile da far quadrare, quando si devono contemperare tutela della salute, dell’ambiente e del lavoro. Quello che la Regione Puglia ha fatto in termini di leggi e regolamenti è motivo di vanto, e l’operato di una persona non può essere giudicato da un’intercettazione: vanno piuttosto chiarite le motivazioni e valutate le consizioni che hanno portato a determinate scelte. Roberto Ruocco. E’ necessario porre il problema in termini diversi e capire perché il dibattito non è nato all’indomani dell’inchiesta giudiziaria, ma solo successivamente alla diffusione delle intercettazioni. Nella telefonata del presidente Vendola ciò che è politicamente rilevante è il passaggio in cui dice “io non mi sono defilato”: una dichiarazione che stride con l’immagine rivoluzionaria ed ammaliante di “diverso, sovversivo, pericoloso” con cui affrontò e vinse le elezioni del 2005 e che in qualche modo sancisce la chiusura di un ciclo politico. E’ arrivato il momento che Vendola lo riconosca. Euprepio Curto. Più che attaccare il presidente Vendola sulla questione delle intercettazioni, ritengo più opportuno affrontare la discussione sotto il profilo istituzionale e politico: in primis quello dell’opportunità di un presidente di Regione di ricercare a tutti i costi “consensi unanimi” e di essere animato da “passioni trasversali”. Il motivo per cui Vendola va attaccato e censurato è la sua ripetuta assenza dagli impegni politici regionali, ai quali preferisce la ribalta nazionale, tradendo così il patto di fiducia con i cittadini pugliesi, ai quali continua a vendere bugie per ricostruire una credibilità che in questo momento è al minimo storico. Francesco Damone. Non sarà un’intercettazione distorta ad oscurare l’operato “trasparente” del presidente Vendola: la credibilità si acquista con l’impegno, così come egli ha dimostrato di saper fare in questi anni. Non dobbiamo consentire che si perda il rispetto per le istituzioni, e per questo è necessario un discorso serio e approfondito su quale sia il compito della classe politica stretta come in questo caso, tra la necessità di tutelare l’ambiente e l’esigenza di assicurare posti di lavoro. Presidente del Gruppo consiliare PdL, Ignazio Zullo “Signor Presidente Vendola, nel dibattito sull’ILVA del giugno scorso Lei ebbe a dire: “E’ davvero triste la politica quando non è in grado di cogliere il merito delle questioni, quando esse hanno un rilevo sociale.E’ in questo pensiero, caro Presidente Vendola, che si condensa la tristezza della politica in quel suo ridere a crepapelle per 15 minuti insieme al Suo Capo di Gabinetto ed in quella pulsione incontrollata che La spinge a chiamare il dott. Archinà per compiacersi di quello scatto felino che tanto La divertiva, ponendosi dalla sua parte nella derisione di un giornalista che faceva il suo lavoro “con una faccia da provocatore” ma anche per cogliere l’occasione per far giungere a Riva il messaggio che il Presidente Vendola “non si è defilato” !Ancor più triste è la politica in quel Suo tentativo, Presidente Vendola, di voler far credere a Taranto, alla Puglia ed all’Italia che quella telefonata era fatta per “captare la benevolenza” di Archinà perché aveva a cuore le sorti dei posti di lavoro a avrebbe voluto “convincere” l’ILVA a mettere le centraline e vorrebbe avvalorare questa Sua tesi difensiva ricorrendo al ricordo della Sua storia politica e personale. Ricordi però, Presidente Vendola, potrà preservare la nitidezza della Sua storia solo se sarà capace di ascoltare la Sua coscienza che Le chiede di drizzare la schiena, di tenere alta la fronte e di dimettersi!”. Alfredo Cervellera (Sel) Nel suo intervento ha valutato positivamente le finalità del dibattito consiliare – necessario a sgombrare il terreno da ogni dubbio, polemica, supposizione, la più piccola delle zone d’ombra. “La relazione tenuta dal presidente Vendola – ha affermato Cervellera – ha offerto un quadro chiaro e sintetico di come la Puglia, prima di Vendola, si ponesse dinanzi alle problematiche ambientali. La ricostruzione – ha aggiunto Cervellera – è storicamente incontrovertibile”. Da testimone diretto (ha ricoperto per un certo di tempo anche la carica di vice-sindaco a Taranto), Cervellera ha poi sostenuto il ruolo della città sempre succube della grande Industria e di come la situazione sia pian piano mutata attraverso una legislazione regionale sempre meno permissiva e condiscendente, con una Regione sempre più propositiva ed incalzante. Antonio Martucci (MeP) Ha denunciato il fallimento della classe politica tarantina: “da sempre – ha detto – fallisce l’obiettivo di risolvere i problemi generati da ILVA alla città. Taranto subisce sistematicamente da questa azienda un continuo ricatto occupazionale. A Taranto è stato chiesto molto, ma nulla ha ottenuto”.Tra i rimpianti del consigliere Martucci, una mancata alternativa occupazionale all’ILVA, l’incapacità a valorizzare le infrastrutture portuali tarantine ed a cogliere le numerose opportunità sul piano degli investimenti e dell’occupazione. Per quanto riguarda l’aspetto politico Martucci si lascia andare ad un commento sulla telefonata intercorsa tra Vendola ed Archinà, suggerendo che sarebbe stata più apprezzata una telefonata del presidente ai primari oncologi degli ospedali tarantini, magari per assicurarli che non sarebbe mai mancato il suo appoggio nella lotta contro le patologie tumorali sul territorio. Consigliere regionale di Realtà Italia, Tommy Attanasio “Una telefonata non può invalidare il lavoro sul risanamento ambientale a Taranto”. “Una telefonata, seppur non condivisibile, non può inficiare in grande lavoro fatto dalla Regione e dall'ARPA per il risanamento ambientale dell'ILVA”. “Appare tuttavia strano – ha sottolineato Attanasio - paragonare le telefonate del Ministro Annamaria Cancellieri e di Claudio Scajola con quella fatta da Vendola. Nelle prime due potevano ravvisarsi opacità: il figlio della Cancellieri, ben retribuito dalla famiglia Ligresti mentre il secondo non sapeva neppure del prezzo irrisorio pagato per un appartamento con vista sul Colosseo.E’ altrettanto strano vedere il presidente Silvio Berlusconi accogliere con tanto di onori il dittatore Gheddafi in Italia mentre a Vendola si rimprovera di avere avuto un dialogo con Archinà, sempre con l'equilibrio di chi vuole la bonifica ambientale a Taranto senza pregiudicare i livelli occupazionali”.“Infine, non dimentichiamo – ha concluso Attanasio - le foto che ritraevano Roberto Formigoni in bermuda esotici, fare tuffi e bagni di sole dal mega panfilo di colui con il quale l’ex Presidente della Lombardia intratteneva ottime relazioni nella sanità regionale”. Antonio Camporeale (Pdl) Poggia il suo intervento su una considerazione che trasforma in contraddizione, perché – dal suo punto di vista – i temi toccati da Vendola nella parte politica della relazione svolta in mattinata , coincidono con le storiche battaglie condotte dal centrodestra. “Oggi Vendola scopre come l’individuo sia vulnerabile rispetto alle armi impugnate da altri poteri” dice, mentre tra la soluzione di confronto sia stata scelta la peggiore tra quelle disponibili, cioè quella di ricondurre il tutto celebrare in una aula politico-istituzionale e di svolgere una sorta di processo nel tentativo di spiegare il tenore di una telefonata, di contestualizzarla in un determinato periodo storico. Questo tentativo rivela i suoi limiti laddove la difesa dei propri diritti sono una prerogativa da esercitare in altri contesti. Il ricorso a questa scelta – per Camporeale – coincide con la dichiarazione del fallimento politico di Vendola, considerazione che supera di gran lunga l’interesse per sue ipotetiche dimissioni dalla carica. Anna Rita Lemma (Pd) Delimita i confini della sua analisi politica al territorio tarantino, pur partendo da una analisi più generale che vede una incolmabile distanza tra politica e cittadini. “La politica – sostiene la consigliera regionale tarantina – non è più in grado di percepire le istanze dei cittadini – ma dovrà riconsiderare questa sua facoltà pena una disaffezione più marcata con i nostri concittadini -. Per Lemma il rapporto con gli elettori va ristabilito, altrimenti la Puglia potrebbe replicare i dati di affluenza alle urne registrati in Basilicata. Le cause della disaffezione – limitatamente a Taranto - sono state individuate nella subalternità nei silenzi nei timori non verso i poteri forti e di chi questi poteri li aveva sostenuti. Tale atteggiamento ha portato la politica lontano dalla città. L’inversione va attuata con sollecitudine, mettendo Taranto al centro dei rapporti nel progetto che dovrà portarla alla sua ricostruzione. Friolo (Pdl) Quando si sbaglia è necessario vergognarsi per evitare di abituarsi alla vergogna. La risata del presidente Vendola è stata quanto meno inopportuna come sottolineato anche da iscritti a SEL che hanno parlato di un’“ombra indelebile”, rispetto alla quale il presidente avrebbe dovuto porre le sue scuse ai tarantini e al giornalista coinvolto. A volte anche la magistratura non aiuta, come nel caso della recente inchiesta che ha scosso la sanità brindisina per reati che sarebbero stati commessi nel 2007 a fronte dei provvedimenti disposti dalla magistratura nel 2013 per dei reati che risultano prescritti. Donato Pellegrino (Gruppo misto – PSI) “Uno scatolone vuoto”. Così l’ARPA è stata definita in riferimento alla condizioni in cui è stata trovata l’agenzia nel 2005. Di qui i numerosi investimenti effettuati in questi anni per mettere in condizione la stessa di essere adeguata rispetto alle sue funzioni istituzionali. E’ necessario esprimere “la voglia di andare avanti” che deve essere un segnale anche per la nostra regione. Consigliere regionale del Gruppo Misto-Psi, Franco Pastore. “Discutere e confrontarsi era necessario, aprire bocca per fomentare polemiche strumentali non è intelligente, soprattutto da parte di un centro destra che non si distingue e non si è distinto, quando era al governo della regione Puglia, per una condotta cristallina proprio nel merito degli argomenti oggetto della discussione.Vendola ha affrontato a testa alta la situazione e, come ho già detto, è una persona al di sopra di ogni sospetto e se poco opportuna è stata quella telefonata non si può consentire che essa vanifichi e mortifichi le politiche e gli atti di impegno reale compiuti e messi in campo per risolvere la situazione ambientale di Taranto.A quelle politiche bisogna continuare a dare vigore, rilanciare un’azione amministrativa trasparente ed efficace, all’insegna della tutela dei diritti dei pugliesi, a cominciare da quello alla salute”. Arnaldo Sala (Pdl) Il presidente Vendola deve gestire i rapporti con le aziende in maniera istituzionale e non amicale. Dalla dinamica della telefonata intercettata “si evince un rapporto di subordinazione”, che ha disvelato un nuovo volto di Vendola che pur di compiacere arriva a deridere un giornalista. In questa maniera è stata lesa la dignità di un territorio che in questo caso non ha difeso a schiena dritta. Saverio Congedo (Pdl) “Te iabbu nu nci mueri ma nci ccappi”. L’adagio leccese sta a significare che tutti coloro che assumono un atteggiamento giudicante e di superiorità nei confronti degli altri spesso restano vittima un giorno della stessa sventura/difficoltà. E’ quanto sta accadendo al presidente Vendola nella sua duplice veste di “Giano bifronte”, leader di lotta e di governo che pone in essere un atteggiamento diverso a seconda delle situazioni. Attesa la barbarie della gogna pubblica, l’interrogativo riguarda se lo stesso metro di valutazione sarebbe stato usato se a pronunciare le frasi intercettate fossero stati esponenti del centro destra. No quindi ad atteggiamenti doppi e a una morale a corrente alternata. Giacinto Forte (MeP). In questo processo di piazza che vede coinvolto il presidente Vendola, siamo chiamati in causa anche tutti noi. Al di là delle considerazioni sul tenore della telefonata tra Vendola e Archinà, il vero problema riguarda la qualità e l’efficacia degli interventi: i monitoraggi blandi, i controlli superficiali, i ritardi sull’installazione delle centraline, la stessa legge sul danno sanitario che, annunciata come una rivoluzione copernicana, non ha evidenziato in maniera determinante la corrispondenza inquietante tra mortalità e inquinamento. Non siamo insomma riusciti a far sì che il territorio martoriato di Taranto potesse risollevarsi. Giuseppe Cristella (PdL). Dobbiamo fare l’analisi delle cose non fatte, dei problemi che ancora affliggono Taranto E’ necessario che il presidente Vendola si risintonizzi sulle esigenze reali del territorio, che ancora aspetta i fondi per l’edilizia scolastica e per l’aeroporto di Grottaglie. Basta dire che per Taranto è necessaria una corsia d’emergenza e soprattutto basta con gli spot, con gli annunci da propaganda che non servono a risolvere i problemi. Se oggi la magistratura sta dettando i tempi delle cose da fare è perché la politica ha abdicato al suo ruolo. Leo Caroli, assessore al lavoro Ha denunciato le difficoltà della Regioni, delegate dall’assenza di una politica industriale da parte del governo nazionale, ad ovviare sul territorio con mezzi esigui se non assolutamente inesistenti e pertanto inefficaci. Le ripercussioni, per l’assessore Caroli, sono tanto più gravi quanto maggiori per dimensioni, fatturato, numero di dipendenti e campo di azione, hanno le aziende coinvolte. A fronte di uno scenario preoccupante, Caroli rivendica traguardi importanti nella soluzione di alcuni focolai di crisi aziendale sul territorio pugliese, (Bridgestone, Vestas, protocollo informatico di Taranto), non “avvenimenti miracolosi, determinati per volontà della proprietà”, bensì ottenuti attraverso “un lavoro quotidiano ed incessante, basato sul dialogo con tutte le parti”. Per l’assessore al lavoro ancora un’altra considerazione che è frutto di preoccupazione, la scelta del governo nazionale di procedere verso le dismissioni degli asset industriali ancora controllati dalla mano pubblica. “E’ ancora fresca l’esperienza di Italsider/Ilva, a Taranto ne paghiamo le conseguenze. Oggi sono preoccupato per le annunciate dismissioni di Finmeccanica, Terna, altri nomi della grande industria nazionale. Una consistente fetta del patrimonio industriale presente anche in Puglia rischia di lasciare la mano pubblica nel nome della liberalizzazione più esasperata. Quali le conseguenze?”. Pietro Lospinuso (PdL). Non possiamo dimenticare che oggi stiamo pagando l’assenza di una gestione statale durata decenni. Ci troviamo ad affrontare problemi provengono dal passato, che anche il centrodestra ha ereditato a suo tempo, cercando di porvi rimedio.Taranto si porta sulle spalle una storia complessa, ma ciò di cui la città ha bisogno adesso è che si valorizzino le altre realtà produttive del suo territorio. Consigliere regionale Pdl, Domi Lanzilotta “È un mio limite non comprendere perché si è riunito questo Consiglio regionale. Questa assise non si concluderà infatti con una mozione di sfiducia. Questo Consiglio ha registrato i contributi di tanti consiglieri che non produrranno, infatti, atti concreti. Io avrei voluto che si parlasse di Taranto, di Puglia, d’Italia e di Ilva e delle prospettive economiche per questa terra e per questa nazione. Ma è più importante apparire che essere. In questi giorni ci si è troppo preoccupati dell’apparenza. Io non parlerò per 10 minuti e non parlerò delle telefonate.Dal 1883 Taranto è sede di stabilimenti industriali. La riflessione che avrebbe dovuto interessare questa seduta è come coniugare la vocazione industriale della città di Taranto con la tutela ambientale e quali obiettivi economici è possibile raggiungere nel futuro. Troppo spesso però si segue l’apparenza. Ripeto a me stesso che siamo troppo spesso impegnati a perseguire obiettivi di portata propagandistica, come quello di ridurre i soldati della democrazia, noi consiglieri regionali, da 70 a 50. Non abbiamo però dato certezze economiche ai nostri cittadini perché non abbiamo dato certezze normative e non abbiamo realizzato controlli rigorosi per l’ applicazione delle norme. Un controllo che è mancato nella storia del paese. La magistratura faccia il suo corso ma le istituzioni diano a Taranto prospettive di messa in sicurezza dal punto di vista ambientale. Questo dovrebbe essere il nostro obiettivo. Presidente Vendola, se tutti ci preoccupassimo meno di apparire e ci concentrassimo sulla nostra missione, saremmo davvero capaci di dare risposte concrete. Ho sentito molti consigli, Presidente Vendola. Ho ascoltato ‘novelli ortopedici’, ricordarle di avere la schiena dritta. Io non ho l’esperienza necessaria per darle dei Consigli e bene ha fatto il capogruppo Zullo a sottolineare alcune sue responsabilità.In questo momento è però necessario che i pugliesi sappiano che i propri rappresentanti daranno prova di esserci piuttosto che di apparire”. Michele Losappio, capogruppo di Sel conclude il lungo elenco di interventi succedutisi alla relazione svolta in mattinata dal presidente della regione Nichi Vendola sulla situazione dell’ILVA ed in merito alla telefonata intercorsa con Girolamo Archinà, responsabile delle relazioni istituzionali dell’azienda, diffusa dal ‘Fatto quotidiano’ testata che Losappio definisce organica all’”estremismo dei grillini”, in contrapposizione al ‘Giornale’ portavoce dei “garantisti storici” che militano con Silvio Berlusconi nelle fila dell’attuale ‘Forza Italia’. Entrambe le testate sono additate per la “rincorsa all’aggressione mediatica che sta lacerando” il tessuto politico del Paese e per l’uso strumentale “della vita delle istituzioni e di chi le rappresenta”. Ma questi accenni sono solo uno dei tre punti attorno ai quali articola il suo intervento. Il primo, cardine essenziale del suo ragionamento politico, è svolto attorno ad una chiamata collettiva a difesa della legge regionale che, prima ed unica in Italia, introduce il principio della valutazione di danno sanitario. “La nostra legge – dice Losappio – è sotto aggressione perché stabilisce un diritto semplicissimo, impone alle imprese di rispettare certi limiti di emissioni che sono quelle stabilite dal’Unione Europea. La nostra legge, inoltre, stabilisce il rapporto tra causa ed effetto, è stata introdotta nel primo decreto ‘Salva Ilva’ dall’allora ministro all’ambiente Clini, ma oggi le multinazionali, le grandi industrie ne temono gli effetti. Hanno paura che la nostra legge pugliese trovi terreno fertile su tutto il territorio nazionale e si oppongono per spegnere le esperienze della Puglia, impugnando il regolamento attuativo dinanzi al TAR del Lazio”. La Puglia è scesa in campo per difendere il frutto del suo prodotto legislativo maturato dopo un lungo confronto e largo consenso nell’aula consiliare, ma oggi Losappio chiede agli attori di quell’epoca, oggi non più consiglieri regionali, ma deputati e senatori, di difendere la legge in Parlamento perché strumento attraverso il quale verificare se una azienda è in regola con le emissioni, quanto a Taranto che a Brindisi. L’argomento centrale è dedicato al Commissariamento dell’ILVA, all’esclusione della figura del garante, ai limiti nella individuazione del Commissario straordinario al punto da farlo coincidere in simbiosi con la figura del rappresentante della proprietà. Losappio si chiede a che punto sia il programma di ambientalizzazione del sito industriale, riferisce delle difficoltà che ARPA e ISPRA stanno incontrando, dei rilievi che i due enti stano denunciando e conclude con un invito a non abbassare la guardia, a valutare le osservazioni al percorso di risanamento, non sempre condivo e condivisibile ed a partire dalla copertura dei parchi minerari, perché, per Losappio, “le scelte di oggi varranno per decenni e nessuno di noi può essere assente o distratto su quello che sta avvenendo”.
Ci sono i millesettecento lavoratori del Gruppo Natuzzi rimasti a casa negli ultimi anni, ci sono i mille esuberi della Bridgestone di Bari, ma anche le vertenze Vestas e Marcegaglia di Taranto e i grandi temi relativi a diritti, legalità e lavoro, dall'incremento delle "dimissioni volontarie" delle lavoratrici in dolce attesa al bracciantato. C'è, insomma, un pezzo di Puglia nella piattaforma "Sblocca lavoro" presentata ieri da Ignazio Messina, segretario nazionale dell'Italia dei Valori, al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, oggi pronta ad essere presentata nel tacco d'Italia. "Si tratta di una proposta chiara, precisa, realizzabile che a partire da oggi porteremo nei territori attraverso i nostri circoli disseminati per la Puglia - spiega il Segretario regionale dell'IDV, Massimo Colia - È necessario porre il lavoro al centro della buona politica per far ripartire il Paese facendo leva su quella incredibile risorsa che è il Mezzogiorno. Si tratta - spiega il dirigente foggiano - di affrontare concretamente i problemi reali della gente, opponendo ai facili populismi proposte fattive. Tra queste quella di monetizzare i beni confiscati al malaffare per ridare slancio alla parte sana del tessuto sociale. Se sono a disposizione beni confiscati dal valore di 80 miliardi, tanti dei quali anche in Puglia, è prioritario ed utile che gli stessi vengano venduti per coprire quei settori sociali deboli, garantire diritti e servizi ed incrementare l’occupazione – dice colia - In altre parole, si tratta di fare della legalità il motore dello sviluppo, riutilizzando i beni frutto di condotte illecite per finanziare incentivi per le assunzioni, formazione, ammortizzatori sociali. Proprio qui, in Puglia, c'è una terra che è simbolo del precario equilibrio tra diritti e occupazione nel Paese e della necessità di coniugare legalità e produttività per costruire uno sviluppo reale. Mi riferisco a Taranto – sottolinea il segretario regionale dell’IDV pugliese - alla necessità di confrontarci sul tema della bonifica e ambientalizzazione di un impianto che uccide e per cui chiediamo l’immediata messa a norma senza nessun ulteriore “regalo” alla proprietà. Taranto è emblema della necessità di tenere assieme legalità, diritti e lavoro. A conferma del fatto che solo rimboccandoci le maniche e lavorando duramente nei territori sarà possibile sbloccare davvero il lavoro, costruendo una reale alternativa di cambiamento.
‘Meno spesa, meno tasse'. E’ il refrain di queste settimane, ma si continua a far quadrare i conti solo con la leva fiscale. Senza cambiamenti il 2014 non sarà un anno di ripresa e crescita. Anzi vi è il rischio concreto che la crisi economica si trasformi in una drammatica crisi sociale. Siamo profondamente e seriamente preoccupati, ci sembra che Taranto abbia imboccato un tunnel senza vie di uscita. E’ questo il commento del presidente provinciale di Confcommercio, Leonardo GIANGRANDE, a fronte della notizia dell’ aumento del 18% dell’ultima rata Tarsu (il rimanente 25% dell’intero importo) a saldo del 2013. Dunque, l’ennesimo aumento, anche questa volta deciso senza previa consultazione delle associazioni di categoria, malgrado le innumerevoli sollecitazioni e richieste di incontri inoltrate all’indirizzo del Sindaco e degli Assessori ai Tributi ed alle Attività Produttive. Le tariffe per il finanziamento del servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani per l’anno in corso sono state infatti direttamente approvate con delibera di Giunta, senza che fosse data alle parti sociali la possibilità di un confronto, e questo malgrado che proprio la Confcommercio avesse vinto un ricorso al Tar Si concluse infatti con un pronunciamento del tribunale amministrativo di Lecce positivo la vicenda delle tariffe Tarsu 2011, in merito alla quale Confcommercio Taranto –difesa dall’avv. Michele Di Campo- aveva promosso un ricorso contro il Comune di Taranto per l'impugnazione delle delibere comunali 33 e 34 del 27 aprile 2011, riguardanti la tassa di smaltimento dei rifiuti solidi urbani interni e la modifica del regolamento comunale per l’applicazione della tassa. Per il 2013 il Comune di Taranto, avvalendosi della legge 24 del 28 ottobre scorso non ha adottato la nuova tassa -la Tares-, che entrerà in vigore nel 2014 (forse con un nome diverso), e ha continuato ad applicare il regime di prelievo in vigore nel 2012, ma nel contempo per garantire la integrale copertura dei costi del servizio ha incrementato le stesse tariffe del 18%. Insomma, una bella trovata: con una mano da e con l’altra prende. Una batosta per i cittadini, ma ancor di più per gli artigiani e i commercianti che si vedranno arrivare entro un mese cartelle esattoriali particolarmente pesanti, più che altrove. Illuminante il confronto con il capoluogo di regione: un ristorante/pizzeria a Taranto arriverà a pagare 21, 07 € al mq contro 20,61€ al mq di Bari, un bar pagherà 19,35 mentre a Bari 13,99, un albergo con ristorante 14,82 in confronto a 6,61, e un negozio di abbigliamento addirittura 12,54 contro 6,59 € al mq di Bari, e così via per le altre categorie. Gli aumenti sarebbero necessari -si giustifica il Comune- per ripianare il buco di 20 milioni di euro dell’Amiu, ma non ci preoccupa di ripianare il buco ‘fisico’ impresso nelle vie della città dalle attività del commercio che, annientate dalla crisi e dalla pressione fiscale, di settimana in settimana cessano di esistere. Confcommercio in queste ore sta valutando con i propri consulenti le iniziative giuridico-amministrative e tecniche da adottare e non è escluso che si ricorra ad una convenzione con imprese private specializzate nella raccolta dei rifiuti speciali.
Il Comune di Castellaneta torna a promuovere il progetto nazionale “Nati per leggere”, che ha l’obiettivo di promuovere la lettura ad alta voce ai bambini di età compresa tra i 6 mesi ed i 6 anni. Avviati già due gruppi di lettura, in due incontri settimanali, che si tengono nei pomeriggi di mercoledì e giovedì presso la Biblioteca comunale di via Manzoni a Castellaneta. L’azione è coordinata a Castellaneta da Raffaella Petrera, che è affiancata dal gruppo di lettori e lettrici volontari, che sono genitori dei bambini ed anche docenti scolastici. Il progetto sarà avviato a breve anche a Castellaneta Marina, coordinato dalla insegnante Giulia Ciminelli, presso la biblioteca di pubblica lettura e centro culturale “Il Giardino delle Esperidi” in piazza Kennedy. LA CRESCITA SOCIALE E CULTURALE “Castellaneta - sottolinea l’assessore comunale alla Cultura Annarita D’Ettorre - è tra i 1200 comuni italiani che promuovono l’iniziativa nazionale Nati per leggere. Si tratta di un progetto che va avanti su volere del sindaco Giovanni Gugliotti, nel solco del protocollo di intesa Città Amica, siglato con l’Unicef, che ci sostiene in modo volontario in questo ambito di iniziative. L’obiettivo è di far crescere socialmente e culturalmente il nostro territorio, educando alla lettura le piccolissime generazioni. Fondamentale l’azione delle volontarie dei gruppi Nati per leggere che, una volta terminato, permetterà di arricchire la bibliografia a disposizione della comunità, attraverso l’acquisto di cinquanta libri da parte del Comune, attualmente a disposizione dei bambini lettori. Gli stessi piccoli protagonisti dell’iniziativa, potranno sottoscrivere la loro tessera come fruitori della Biblioteca comunale col supporto dei genitori”. IL PROGETTO NATI PER LEGGERE Il progetto nazionale Nati per leggere, promosso dall’alleanza tra bibliotecari e pediatri attraverso l’Associazione Culturale Pediatri (ACP), l’Associazione Italiana Biblioteche (AIB) ed il Centro per la Salute del Bambino, ha l’obiettivo di diffondere la pratica della lettura ad alta voce ai bambini fin dal primo anno di vita, soprattutto all’interno della famiglia. A partire dal 2000, anno del suo avvio in Italia, il progetto coinvolge un numero sempre maggiore di persone che a titolo professionale e volontario si riconoscono nei seguenti obiettivi, illustrati dalla referente per Castellaneta e coordinatrice del progetto e dei lettori volontari Raffaella Petrera: “Contribuire alla diffusione di una cultura attenta ai bisogni dei bambini e delle loro famiglie; Favorire lo sviluppo di servizi per l’infanzia che valorizzano e sostengono il ruolo dei genitori nel percorso di crescita dei bambini; Offrire a tutti i bambini, attraverso l’esperienza della lettura, l’opportunità di crescere in ambienti ricchi e stimolanti per il loro sviluppo cognitivo e relazionale”. 
 Questo è il cuore di Nati per Leggere, la cui supervisione, a Castellaneta, è affidata alla pediatra dell’Acp Rosa Pellicani. L’ATTUAZIONE DI NPL A CASTELLANETA ED A CASTELLANETA MARINA Il progetto Nati per leggere è completamente gratuito, indirizzato ai bambini dai sei mesi di vita ai 6 anni. Per informazioni ed iscrizioni basta telefonare al 320-8195610 per Castellaneta ed al 320-2591437 per Castellaneta Marina. Moduli di iscrizione compilabili presso il Comune e le scuole.
La Regione Puglia vola in Olanda per partecipare con un proprio spazio espositivo alla 26a edizione del “METS-Marine Equipment Trade Show” fiera europea dedicata ad attrezzature, materiali, accessori, sistemi e servizi per il settore marittimo, in programma ad Amsterdam dal 19 al 21 novembre 2013. Forte della propria rilevanza internazionale e della sua eccezionale offerta, con circa 1.300 espositori in 15 padiglioni, il METS garantirà un’importante vetrina alle 12 imprese pugliesi presenti all’evento, offrendo importanti occasioni di incontri d’affari (B2B) in uno dei settori di punta del tacco d’Italia. In Puglia la nautica da diporto ha infatti un ruolo importante per l’economia del territorio sia per infrastrutture e parco nautico, che per tessuto produttivo. La regione, caratterizzata da 865 km di costa, dispone di 3 porti principali, 6 porti minori e 68 porti turistici, ha 11.500 posti barca nel 2013 e un parco nautico composto da 3.317 unità da diporto immatricolate, mentre le patenti nautiche sono 4.162. Sotto il profilo produttivo, sono 217 le aziende specializzate attive che impiegano oltre 1.300 lavoratori, mentre l’export nel 2012 ha superato i 2,84 milioni di Euro e ha visto i flussi di esportazione maggiore verso Argentina (1,6 milioni di euro), Stati Uniti (496 mila euro) e Turchia (166 mila euro). I dati economici relativi al primo semestre 2013, invece, indicano scambi già avvenuti per circa 1,9 milioni di euro. «Con il METS – ha dichiarato Loredana Capone, assessore regionale allo Sviluppo economico – prosegue la partecipazione delle aziende di settore pugliesi a eventi di rilevanza internazionale come il recente Festival de la Plaisance di Cannes. Questi momenti sono strategici per promuovere l’esperienza pugliese all’estero e far conoscere il nostro sistema nautico. L’obiettivo della Regione Puglia che accompagna le imprese a queste manifestazioni, è aprire dei canali commerciali a livello internazionale, stabilendo delle partnership economiche durature in un settore che, per la Puglia, ha un enorme potenziale di sviluppo». La partecipazione delle imprese pugliesi al “METS-Marine Equipment Trade Show”, rientra nel Programma di promozione dell’internazionalizzazione dei sistemi produttivi locali per il biennio 2013-2014, ed è curato dal Servizio Internazionalizzazione della Regione Puglia, con il supporto operativo dello Sprint Puglia (lo Sportello regionale per l’Internazionalizzazione delle imprese). Le imprese partecipanti sono: AS di Vito Labruna, Banks Sails srl, Cantiere Navale di Giovanni Danese, Corma Costruzioni meccaniche, Ilpa Adesivi, Leo Livio, Lux Montaggi di Cisotta Marco, Metal-sider, Naval Tecno Sud srl, Plasmapps, Thermowell di Renato Napoli, TR Inox.
L’area dell’infezione da Xylella Fastidiosa è ben contenuta in una porzione definita della provincia di Lecce, essenzialmente a ridosso della costa ionica. Le aree contingue delle province di Brindisi e Taranto non presentano segni di contaminazione così come tutta la fascia adriatica del leccesse intorno e verso Otranto.A dare la buona notizia è l’Assessore regionale alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni, che proprio ieri sera ha ricevuto le prime informazioni provenienti dall’Osservatorio Fitosanitario regionale diretto dal prof. Guario, che sull’emergenza fitosanitaria verificatasi in Salento è organo di coordinamento e controllo.Si tratta dei rilievi condotti dai tecnici dello stesso Osservatorio e dai Consorzi di Difesa, su 150 campioni di ulivi, viti e altre piante spontanee prelevate proprio nel triangolo di possibile influenza da Xylella. Una analisi condotta da costa a costa (Ionio-Adriatico) e lungo i confini delle tre province pugliesi, poi sviluppatasi nei laboratori del CNR e dell’Istituto Agronomico del Mediterraneo di Valenzano (BA).Uno studio che consente di confinare l’infezione da batterio in una parte precisa e che costituisce, in vista di ulteriori e continui campionamenti che proseguiranno nei prossimi giorni, un primo tratto di penna sulla mappa che l’Osservatorio dovrà definire anche in merito al posizione delle cosidette fasce tampone.Un dato di fatto e una evidenza scientifica – sottolinea Nardonini - che costituirà anche la base di discussione indispensabile in vista del confronto che martedì avremo in video conferenza con Bruxelles e i componenti la Commissione Europea DG Salute Consumatori.Killer degli ulivi", l'audizione di Nardoni in IV commissione consiliare L’infezione da Xylella è stata al centro dell’audizione dell’assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni in IV Commissione consiliare. "Una vera e propria emergenza fitosanitaria - ha dichiarato Nardoni - sulla quale la Regione Puglia è intervenuta prontamente, mettendo in campo una serie di interventi per definire e delimitare le aree interessate dal problema". "Grazie ai rilievi effettuati dai tecnici dell’Osservatorio fitosanitario regionale si è riusciti a stabilire che la zona di infezione riguarda una superficie di 8 mila ettari localizzati nella fascia jonica della provincia di Lecce. Un dato importante, che esclude la contaminazione delle aree contigue delle province di Brindisi e Taranto e della fascia adriatica leccese verso Otranto e che servirà a ridimensionare gli interventi cautelari sui vivai prescritti dall’Unione Europea. Secondo le indicazioni di Bruxelles infatti, il blocco del materiale di propagazione, e cioè delle specie ospiti, avrebbe dovuto riguardare i vivai delle province di Brindisi, Lecce e Taranto: alla luce dei rilievi sarà invece possibile, già nell’incontro in video conferenza di domani, chiedere che il blocco riguardi solo quelli compresi nelle aree perimetrate.In programma anche una serie di campionamenti per definire le cosiddette fasce tampone (aree contigue a quelle infette ma immuni) in modo da rafforzare l’azione di contenimento della diffusione del batterio".L’assessore ha poi annunciato la presentazione di uno schema di disegno di legge per destinare all’emergenza una quota delle risorse rinvenienti dal Bilancio autonomo regionale, mentre l’assessorato sta già predisponendo un programma comunitario per finanziare interventi di monitoraggio, ricerca, comunicazione, e aiuti per i mancati redditi agli agricoltori.
Da gennaio 2013 fino al 6 di questo mese, 67 donne sono state uccise da uomini, e altri casi si sono verificati negli ultimissimi giorni. Occorre denunciare e fermare questa escalation agghiacciante! Per questo motivo, il Coordinamento Donne dello SPI CGIL di Taranto e provincia aderisce e partecipa alla mobilitazione, organizzata dalla CGIL con un incontro di formazione ed informazione sulla violenza di genere, che si svolgerà mercoledi 20 novembre 2013 alle ore 17.00 presso la biblioteca “Acclavio” invia Salinella 31 (piazzale Bestat), Taranto. Sono previsti gli interventi di: Eva Santoro,segretaria prov. dello SPI CGIL Filomena Principale della segreteria CGIL All’iniziativa collaborerà l’associazione Alzaia con l’avvocato Viviana Rago e con la psicologa Valentina Inglese; sono previste letture dal libro “Ferite a Morte” di Serena Dandini a cura della dr.ssa Gianna De Bartolomeo. Il Coord. Donne dello SPI CGIL, referente Rosalba Presicci, con l’evento del 20, si pone l’obiettivo di commemorare degnamente la giornata internazionale contro la violenza sulle donne che cade il 25 novembre. L’intento è di coinvolgere tutte le leghe presenti sul territorio, la cittadinanza e il centro anti violenza Alzaia che affronta quotidianamente il problema. Maltrattamenti e violenza non sono più tollerabili, come non sono più tollerabili le omissioni delle istituzioni e l’omertà di larga parte della società civile. “Come Coord. Donne”, spiega Presicci, “formuliamo le seguenti proposte: 1- istituzione di una materia obbligatoria nelle scuole per lo studio del fenomeno, 2- creazione di una unità specializzata all’interno della polizia e dei carabinieri per la lotta e il contrasto del fenomenok, 3- destinazione del 5x1000 ai centri anti violenza, 4- maggiore presenza di centri specializzati col fine di garantire adeguata assistenza psicologica, legale, sociale ed educativa. Il dato che maggiormente preme evidenziare come SPI è che nel 2012 su 121 donne uccise, 48 ovvero un terzo, aveva più di 60 anni. L’intento è quello di far capire che vittime possono essere non solo donne giovani e magari belle, ma anche e soprattutto, donne anziane che difficilmente riescono a difendersi; la spiegazione è da ricercarsi in motivazioni spesso di tipo culturale e sociale”.
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