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Giornale di Taranto - Giornalista1

 

 

L'omicidio efferato di un brillante ingegnere tarantino lascia sgomenti. Lascia sgomenti perché è stato assassinato come un animale per mano di un balordo, tossicodipendente, folle che non ha rispetto nemmeno della sua stessa vita.  
Cataldo Pignatale  poteva essere e può essere ciascuno di noi..perché ciascuno di noi può essere avvicinato da un soggetto del genere e minacciato con un coltello o con qualsiasi altra arma. Non voglio neppure immaginare cosa abbia potuto provare in quei momenti

Aldo Pignatale, cosa può aver pensato o detto a quel balordo che lo teneva sotto tiro con un coltello. Il tentativo disperato di sfuggire alla furia omicida, alla follia, alla morte. Una fine drammatica che porta a delle riflessioni. E ancora una volta porta dritto a pensare a tutti quegli investigatori che indagano e portano a casa risultati che poi vengono mandati in frantumi da un sistema giudiziario che non riesce a dare delle risposte reali e concrete, che non riesce a fornire garanzie ai cittadini..qualche giorno fa parlavo proprio con uno dei tanti rappresentanti delle forze di polizia e ho capito che, nonostante ce la mettano tutta per portare a termine il loro lavoro, in tanti sono demotivati, sconfortati, soli con i loro ideali..quegli ideali che ancora resistono..nonostante tutto..

La vicenda di Pignatale deve far capire a chi di competenza che non c'è riabilitazione che tenga per soggetti come l'assassino del professionista. Credo che neppure il più garantista dei giudici possa consentire che un pazzo, violento, pericoloso socialmente, cocainomane, resti a piede libero. Le misure alternative al carcere con questi individui non funzionano..sono marci nell'animo e ormai su una strada di non ritorno..e solo per un caso fortuito nel 2009 quella prostituta nigeriana, aggredita violentemente dalla stessa persona che ha barbaramente ucciso Pignatale, non morì sotto le coltellate infertegli a spalla e volto. No, mi dispiace dirlo, ma non si può avere pietà in questi casi, non si può perdonare, non si può tentare il reinserimento..ci sono essere umani il cui marcio - purtroppo - resterà per sempre e se questo vuol dire ammazzare senza se e senza ma con inaudita violenza come si può pensare positivo???.. Solo una cosa..mi auguro che chi ha la responsabilità delle decisioni sulla libertà di individui del genere sappia cosa è meglio..non per la vita del soggetto interessato ma per quella di esseri umani che vivono una vita normale..

 

Il consiglio comunale di Taranto decide di rinunciare ad un investimento su Taranto pari a 300 milioni di euro, mentre la raffineria rischia di chiudere e l'economia precipita. Confindustria Taranto, stigmatizzando fortemente la linea adottata dal Comune, torna a sottolineare la valenza del Progetto Tempa Rossa, incitando l'ente regione a sostenere quelle opportunità che altrove, in Sicilia e non solo, vengono sostenute e portate avanti da intere comunità e che qui a Taranto vengono respinte in nome di un ambientalismo in gran parte  oramai solo ideologico, approssimativo e purtroppo ostativo di ogni progetto di sviluppo per il territorio.

Mentre il sistema Paese cerca di andare avanti, attraverso la spinta riformista e “sblocca Italia” del Premier Renzi, Taranto arretra sempre più, schiacciata dall'ostruzionismo tout-court di alcune associazioni ambientaliste che si oppongono ai progetti di sviluppo e, peggio ancora, della stessa amministrazione comunale, completamente in balìa di un sentimento antindustrialista diffuso e immotivato che rischia di condurre al totaledefault di un'intera città. E' purtroppo questa l'unica valutazione possibile all'indomani dell'ennesimo “no” opposto al progetto Tempa Rossa da parte del consiglio comunale di Taranto, che ancora una volta non brilla per capacità di valutazione e di approfondimento di un progetto importante e di grande valenza per la città; il parere negativo dell'assise comunale arriva peraltro   in un momento in cui era ancora in piedi un confronto, in tal senso, con l'Eni. Malgrado lo stesso sindaco avesse più volte annunciato di voler analizzare il progetto e poi assumere le opportune decisioni dopo appositi confronti ad hoc con le parti interessate, il primo cittadino ha deciso per un - probabilmente più comodo- dietro front.  Taranto – va purtroppo ribadito – è già letteralmente sfiancata dal ridimensionamento dei suoi più grandi insediamenti industriali: oltre alla ben nota vicenda Ilva, ancora tutta da scrivere anche dopo l'ennesimo decreto del governo, anche le sorti della raffineria, infatti, sono state messe in discussione dall'Eni per via della crisi che investe il settore.  Il rischio di deindustrializzazione più volte paventato da questa associazione si fa pertanto  sempre più tangibile, e quel che è peggio nella pressochè totale indifferenza dell'ente per primo deputato a decidere delle sorti della città. Così, mentre in altre regioni, come la vicina Sicilia, la comunità fa le cosiddette barricate e si batte per la tutela dei suoi insediamenti, qui da noi  si creano le condizioni per una desertificazione che non è solo industriale ma è della città, delle sue reali prospettive di crescita, di occupazione, di potenziamento e valorizzazione delle sue risorse.  Nell'indifferenza rischia di passare, peraltro, anche un altro aspetto non indifferente: l'avvio del progetto Tempa Rossa, infatti, si presenta al momento strettamente connesso alla permanenza su Taranto della stessa raffineria, che, attraverso la realizzazione dell'oleodotto, aumenterebbe i livelli di competitività dello stabilimento tarantino conferendogli un'importanza strategica nello scacchiere delle raffinerie in Italia, allontanando pertanto i paventati rischi di chiusura.  E ancora, nel merito, oltre ad un investimento di 300 milioni di euro, Tempa Rossa comporterebbe una presenza di 140 navi  petroliere in più, (operanti con criteri di massima sicurezza) nel corso di tutto l'anno: un numero certo ben lontano dai rischi di affollamento che si vorrebbero far passare come motivazione per il “no”. Al contrario, si verrebbe a creare una movimentazione, all'interno del porto, che conferirebbe allo scalo quella operatività e quindi quella competitività, da sempre invocate e già fortemente a rischio per il ridimensionamento del centro siderurgico, che da solo, nel porto, movimenta, senza alcun problema, oltre 800 navi all'anno. Il vero effetto-domino, purtroppo, non è quello che si vorrebbe attribuire al progetto Tempa Rossa, bensì alla serie di scelte (o meglio di “non -scelte”) scellerate che continuano a caratterizzare l'operato dei nostri decisori. Ecco perchè chiediamo l'intervento della Regione Puglia e del governatore Vendola, affinchè si esprima, a sua volta, su una questione che è culturale e sociale prima ancora di essere produttiva ed economica. Una questione che attiene l'evoluzione di un territorio altrimenti destinato ad arretrare di mezzo secolo rispetto alla sua storia, con ripercussioni purtroppo sempre più gravi.

 


 

Condivido senza se e senza ma la linea politica della stragrande maggioranza dei componenti della Direzione provinciale di Forza Italia che, come ha ben riportato il Coordinatore provinciale, On. Gianfranco Chiarelli, si è espressa in modo negativo sul progetto Tempa Rossa in quanto al momento non sono state presentate precise garanzie sulle eventuali ricadute ambientali e, soprattutto, sulla assoluta inadeguatezza delle ricadute occupazionali e delle compensazioni a favore del nostro Territorio. Non posso non chiedermi, infatti, quante nuove assunzioni di personale tarantino porterebbe il progetto Tempa Rossa? E soprattutto, che royalties sarebbero garantite alla nostra città e al tessuto economico del nostro Territorio? A una città che da lustri paga, in termini ambientali, un prezzo altissimo per lo sviluppo dell’industria italiana siderurgica, petrolifera e navalmeccanica, non si può pensare di offrire nulla di più di quello che già la Legge Marzano prevede, ovvero il proverbiale “piatto di lenticchie”! Rammento che appena un anno addietro, mentre la produzione ENI si localizzava prevalentemente a Taranto, la stessa ENI sponsorizzava importanti manifestazioni a Milano Condivido, pertanto, la linea politica della Direzione provinciale di Forza Italia che rappresenta una svolta copernicana nei rapporti Taranto-grande industria: se è vero che Matteo Renzi guarda con attenzione a Taranto e ai suoi drammi -come ha più e più volte detto- allora “convinca” l’ENI a cambiare finalmente atteggiamento nei confronti del nostro Territorio.

 

 

Taranto, lì 15 luglio 2014 2014                               Arnaldo Sala

Consigliere Regionale FI


di Luisa Campatelli

La bellezza non basta per  ottenere la patente di luogo turisticamente appetibile. Perché diventi meta turistica e non ritrovo per pochi “eletti”, un luogo deve essere accessibile, facile da raggiungere, accogliente, ospitale, conveniente. Ci sono posti obbiettivamente brutti che si sono conquistati posizioni di primo piano semplicemente perchè offrono tanto, perché qui l’ospite viene accolto e coccolato, e quindi…. torna, estate dopo estate, anche nel luogo “brutto”, dove il mare non è trasparente e il paesaggio si distingue per monotonia. E allora domandiamoci, a Taranto, cosa siamo capaci  di offrire al turista e quanto siamo disposti a dare, veramente, di ciò che pensiamo ci appartenga? Abituati a vederci strappare davanti agli occhi pezzi di terra, di mare, di panorama, di strada, bloccati dagli “accessi vietati per motivi di sicurezza”, dai muraglioni che chiudono spazi un tempo aperti e liberi, costretti a girare lo sguardo per evitare il lugubre skyline delle ciminiere, abbiamo a nostra volta maturato una deleteria tendenza alla chiusura, mentale e fisica, alla costruzione di muri, di cancelli, di protezioni, di filtri. Prima nelle nostre case, poi nei luoghi in cui trascorriamo le nostre villeggiature, costruiti secondo questa logica, organizzati in modo da selezionare la clientela, limitare l’accesso, luoghi fatti da noi e per noi, strutturalmente preclusi al turista a meno che questi non abbia un amico/parente tarantino a sua volta amico/parente di uno che può procurare l’ingresso ecc.ecc. Anche il vicino di spiaggia diventa uno straniero perché oltrepassare il confine tra uno stabilimento e l’altro non si può se non hai pagato il biglietto o non hai abbonamento/tessera/pass/invito riservato/ posto auto prenotato. Spiaggia libera? Ok, ma dove sono i servizi? Negli anni abbiamo visto ospiti di stabilimenti balneari sprovvisti di abbonamento stagionale costretti a indossare braccialetti di riconoscimento, file davanti all’ingresso di spiagge private dove il controllo era più severo di quelli che si fanno ai check-in degli aeroporti internazionali, bagnanti obbligati a pagare una seconda volta per rientrare non potendo esibire il biglietto dimenticato chissà dove, canoisti invitati ad allontanarsi dalla riva perché “la spiaggia è solo per i residenti”.   Note di cambiamento giungono dagli operatori delle nuove generazioni il cui approccio evidenzia una incoraggiante inversione di tendenza. L’auspicio è che si arrivi alla consapevolezza che fare turismo significa spalancare porte, reali e metaforiche, e non traformare la litoranea in una sequenza di luoghi “esclusivi”…essere aperti h24, anche di domenica, anche in pieno agosto, anche in città, dove un malcapitato forestiero che ha macinato chilometri su chilometri (il capitolo dei trasporti e delle infrastrutture carenti lo apriremo in un’altra occasione) per visitare la perla dello Ionio avrà pure il diritto di bere un bicchier d’acqua in un bar, lavarsi le mani in un bagno pubblico, fare la spesa, mangiare, comprare souvenir kitsch (magari una miniatura delle Colonne doriche o un magnete del Castello aragonese…) esattamente come facciamo noi quando andiamo in vacanza…Semplice no?

Luisa Campatelli

Richiamo tutti al rigore, nuovamente e ancora. Avevo sentito ieri mattina i fratelli Campitiello e tutto sembrava procedesse nel verso giusto. Nuovamente con loro mi ero proposto in chiave di proficua collaborazione e con la trasparenza che sfido tutti a smentire e che ha caratterizzato la mia gestione del Taranto F.C. 1927, avevo rasserenato gli animi e confermata la veridicità dei dati economico-finanziari. La notizia di ieri sera della “rinuncia” è dunque l’effetto indesiderato e per certi aspetti inaspettato, di un clima che tutti noi, seppur dalle singole e l posizioni, abbiamo il dovere di riportare nei ranghi della normalità. Per questa ragione ho nuovamente ricontattato, questa mattinA, telefonicamente i fratelli Campitiello e dopo avergli ringraziati per la solidarietà espressa nei miei confronti, li ho invitati a raggiungere subito la città e cominciare a lavorare seriamente al bene del calcio tarantino. Anche questa mattina ho garantito a Domenico Campitiello la mia più totale disponibilità ad accelerare tutti i processi utili per il passaggio di quote e l’ho invitato a riconsiderare il clima difficile di questi giorni come un effetto, quasi endemico, della passionalità che i tarantini da sempre dimostrano specie nei confronti della loro squadra del cuore. Ora si tratta di essere concreti, i bilanci del Taranto F.C. sono veri e trasparenti ed è per questo che ho invitato i Campitiello ad un gesto di fiducia e stima reciproca che ci consenta di parlare finalmente della prossima stagione e di calcio giocato, e di assumere così da subito la gestione diretta della società rinunciando così alla fase di due diligence. Spero che questa breve nota venga letta e interpretata finalmente per quello che è: ovvero un gesto distensivo che serve a tutta la comunità e a tutte le parti coinvolte (soci, tifoseria, fondazione Taras) a fare il bene, quello vero, della squadra della città senza dietrologie, isterismi o falsa propaganda.


FABRIZIO NARDONI

 

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO UN CONTRIBUTO DI LUISA CAMPATELLI SULLA PROPOSTA DI COSTITUIRE LA “Taranto possibile”.

Nell’illustrare la filosofia che sta ispirando l’iniziativa nata per unire, far dialogare e crescere le anime della sinistra che non si riconoscono nel Renzipensiero, Pippo Civati ha parlato della possibilità di organizzare un momento di confronto anche al Sud, magari proprio a Taranto, città che lo ha già visto presente durante la campagna elettorale per le elezioni europee prendere posizione sui problemi che maggiormente affliggono il capoluogo ionico. Così, mentre a Livorno siamo in piena fase di prove tecniche di intesa a sinistra di Renzi, con Vendola che interviene e mette in guardia sul rischio di affidare riforme e cambiamento a un governo di centrodestra con “appoggio esterno” di Berlusconi, sarebbe quanto mai auspicabile, utile, per non dire necessario, che una parte del confronto sulle cose da fare avvenisse proprio in riva allo Ionio, nella città dell’emergenza ambientale che certo non si può risolvere a colpi di decreti “salva Ilva”, del porto, che rischia di diventare l’ennesima grande incompiuta, dell’eterno e mai risolto conflitto tra salute e lavoro, della tensione sociale più o meno latente ma pronta ad esplodere perché le micce accese sono tante. La città che dice no a “Tempa Rossa” perché non si può aggiungere inquinamento a inquinamento, dove l’unico vero cambiamento possibile è lo sviluppo di attività diverse da quelle imposte da un modello industriale ormai al collasso i cui aspetti patologici sono stati messi a nudo da un’inchiesta senza precedenti. Organizzare “Taranto Possibile” significherebbe provare a dare risposte dopo essersi confrontati direttamente e a viso aperto con chi in questo territorio vive e combatte tutti i giorni senza ovviamente perdere di vista le questioni più generali che attengono al futuro di una sinistra che deve tornare a farsi interprete ed espressione di quella parte di elettorato che non si sente rappresentato dall’attuale dirigenza del Pd, che non condivide le scelte di questo governo, che ha tante cose da rimproverare alla politica ma crede ancora che solo attraverso la politica e i partiti si possa incidere sulle scelte che andranno a determinare presente e futuro. Rendere Taranto “laboratorio della Sinistra”, luogo di proposta e trasformazione delle idee, potrebbe rappresentare un’occasione vera per superare gli strappi drammatici che si sono consumati anche e soprattutto in relazione al “caso Ilva” che racchiude in sé tutta la complessità di questa fase della vita del Paese.


 

L’anno duemilaquattordici, il giorno tredici del mese di luglio, alle ore 09.30, si è riunito, a seguito di convocazione in via d’urgenza del Presidente del CdA, il Consiglio di Amministrazione della Società presso il Villaggio Fatamorgana, sito in Pulsano (Ta) alla Via Fata Morgana, per discutere e deliberare sul seguente  

Ordine del giorno

  1. Determinazioni da intraprendere a seguito della nota, del 12.07.14, ricevuta dallo Studio Legale Falcone;

  2. Varie ed eventuali.

    Assume la presidenza il Presidente Fabrizio Nardoni, il quale rilevata la presenza del Sindaco Unico Vicenti Lorenzo e di tutti i componenti del Consiglio di Amministrazione

    dichiara

    l’assemblea validamente costituita ed invita a fungere da segretario Sara Guida, quale presente, la quale accetta.

    Non essendovi alcuna ragione ostativa il Presidente dispone di passare alla trattazione del primo punto posto all’ordine del giorno, ossia le determinazioni da intraprendere a seguito della nota, del 12.07.14, ricevuta dallo Studio Legale Falcone.

    Il Presidente informa che, viste le intimidazioni ricevute da alcuni tifosi e soprattutto da parte di alcuni esponenti della Fondazione Taras, non avendo più desiderio di far parte del Sodalizio e nonostante non condivida la mancata garanzia, da parte dei F.lli Campitiello, in merito alla domanda di ripescaggio in Lega Pro, esprime parere favorevole alla loro proposta.

    Il Presidente inoltre propone ai componenti del CdA, in sostituzione dell’impegno economico già manifestato di emettere assegni circolari da parte dei Soci Nardoni ed ecorisanamenti s.r.l. e di accollo di parte dei debiti da parte del Socio Fondazione Taras, di saldare il debito verso l’erario previo versamento diretto su c/c della Società suddividendo l’importo in parti uguali tra i tre soci sopra menzionati. Dichiara inoltre che, qualora tale proposta non dovesse essere accettata dalle parti si darà comunque seguito alla proposta pervenuta a condizione che sull’atto di cessione delle quote venga inserita la clausola risolutiva espressa in caso di mancato pagamento degli stessi debiti entro 5 gg. naturali e consecutivi dall’atto di cessione di quote, secondo le modalità consentite dalla legge.

    Inoltre, il Presidente, in riferimento al penultimo capoverso della pec inviata dallo Studio Legale Falcone, in data 12.07.14, propone al CdA di indicare nella risposta che eventuali costi di gestione maturati e maturandi, a far data dal 30.06.14 fino alla data di stipula dell’atto di cessione di quote, non potranno considerarsi ulteriori debiti rispetto a quelli indicati nella situazione al 30.06.14, redatta dal Sindaco Unico Lorenzo Vicenti, già trasmessa ai F.lli Campitiello.

    Interviene il Vice Presidente Mario Petrelli il quale dichiara di aver raccolto la disponibilità di alcuni Soci del Taranto FC 1927 a proseguire l’attività societaria confermando la propria disponibilità a partecipare alla prossima stagione calcistica con un’importante sponsorizzazione qualora la compagine sociale restasse invariata rispetto a quella attuale. Pertanto, confermando il consenso alla prosecuzione dell’attività con la compagine sociale esistente, esprime parere favorevole alla proposta dei f.lli Campitiello e dichiara di aver contribuito ad apportare risorse finanziarie importanti e necessarie per lo svolgimento della stagione calcistica 2013/2014. Il Consigliere Petrelli precisa inoltre che potrebbe pervenire una proposta scritta da parte dell’attuale compagine tarantina finalizzata ad assicurare la prosecuzione dell’attività nella prossima stagione calcistica.

    Infine, interviene il Consigliere Armando Casciaro il quale esprime parere favorevole in merito all’accettazione della proposta dei f.lli Campitiello e fa rilevare che le procure a vendere dei Soci Zelatore e Bongiovanni risultano scadute e pertanto sarà necessario attivarsi per raccoglierle nuovamente.

    Il Presidente, manifesta preoccupazione per l’ampio termine indicato nella proposta del 12.07.14, formulata dallo Studio Legale Falcone, in merito alla stipula degli atti di compravendita e propone ai Consiglieri di autorizzare i promittenti acquirenti ad effettuare, a loro cura e spese, le attività di due diligence richieste. In ogni caso, il Presidente precisa che il bilancio al 31.12.13 è stato regolarmente approvato nel corso dell’assemblea ordinaria dei soci del 10.07.14.

    Il Presidente, nell’attesa che avvenga la cessione di quote propone ai Consiglieri di sospendere tutte le attività di carattere sportivo, ivi incluse tutte le attività relative alle giovanili ed alla scuola calcio.

    Pertanto, dopo aver ampiamente discusso i punti all’OdG, si passa alle votazioni ed il CdA delibera all’unanimità quanto segue:

  3. di approvare la proposta avanzata dal Presidente in merito ai debiti v/erario;
  4. di rimarcare la tassativa necessità di inserire, quale clausola risolutiva espressa dell’atto di cessione di quote, il mancato pagamento entro 5 gg. naturali e consecutivi dall’atto di cessione di quote dei debiti v/erario;
  5. di sospendere tutte le attività di carattere sportivo, ivi incluse tutte le attività relative alle giovanili ed alla scuola calcio;
  6. di autorizzare i f.lli Campitiello ad avviare, a propria cura e spese, le attività di due diligence da questi richieste;
  7. di trasmettere agli organi di stampa ed ai f.lli Campitiello copia del presente verbale.

Dopo aver deliberato quanto sopra riportato, Il Presidente Nardoni Fabrizio, il Vice Presidente Mario Petrelli ed infine il Consigliere Armando Casciaro, comunicano le proprie dimissioni dalla carica.

Pertanto, il CdA prende atto che l’intero Organo Amministrativo risulta dimissionario.

Alle ore 14.00, non essendovi altro da discutere e deliberare, il Consiglio di Amministrazione viene sciolto previa trascrizione del presente verbale su registro meccanografico e successiva sottoscrizione.

 Il Presidente                                 Il segretario

(Nardoni Fabrizio)                               (Guida Sara)

 


 

<<Tia (Tariffa di igiene ambientale) soppressa dal Codice dell’ambiente, entrato in vigore dal 29/04/2006. Le delibere comunali successive a tale data, che adottano la Tariffa Ronchi, sono illegittime e così anche le relative pretese fiscali>>. E’ quanto ha affermato la Commissione Tributaria Regionale del Lazio, sezione staccata di Latina, nella sentenza n. 3486/40/14 del 26 maggio 2014, la quale esprime un principio di diritto in linea con quanto stabilito dal  Consiglio di Stato nella sentenza n. 4756 del 26 settembre 2013 secondo cui: <<dall’entrata in vigore del Codice dell’ambiente (29/04/2006) non è più ammissibile il passaggio alla Tariffa Ronchi, essendo stata soppressa la relativa normativa>>.

Giova ricordare che la disciplina dei tributi locali, ed in particolare, la tassazione dei rifiuti, è stata caratterizzata, negli ultimi anni, da un susseguirsi quasi frenetico di interventi legislativi volti, a seconda dei casi, a modificare le forme di tassazione in vigore o ad introdurne di nuove.

In un primo momento, difatti, la tassazione legata allo smaltimento dei rifiuti era dettata esclusivamente dal D.Lgs. n. 507/1993, con il quale il legislatore aveva istituito e regolamentato la Tarsu (tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani).

A seguire, con il successivo art. 49 del D.Lgs. n. 22/1997 (cd. “decreto Ronchi”), all’art. 49, veniva introdotta la Tia-1 (tariffa di igiene ambientale) che nelle intenzioni del legislatore avrebbe dovuto prendere il posto della Tarsu fino a sostituirla completamente. Per tale ragione la sua introduzione prevedeva un termine transitorio entro il quale tutti i Comuni avrebbero dovuto adottare il nuovo prelievo in sostituzione della Tarsu. Il fine perseguito con tale nuova forma di prelievo era quello (non garantito dalla Tarsu) di coprire integralmente i costi per i servizi relativi alla gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di qualunque natura o provenienza giacenti sulle strade ed aree pubbliche e soggette ad uso pubblico (art. 49, comma 2).

La Tariffa di igiene ambientale di cui al citato art. 49 del D.Lgs. n. 22/1997 è stata poi, sempre nelle intenzioni del legislatore, sostituita con la Tariffa per la gestione dei rifiuti urbani (denominata Tariffa Integrata o anche Tia-2) così come previsto dall’art. 238 del D.Lgs. n. 152/2006.

Va detto che inizialmente l’art. 49 del decreto Ronchi prevedeva l’entrata in vigore graduale, in ragione della percentuale di copertura dei costi del servizio di gestione dei rifiuti raggiunto con il gettito del 1999. Con l’avvicinarsi delle scadenze graduate, il legislatore di fronte alle difficoltà di imporre una entrata di complessa applicazione, ha provveduto nel corso degli anni successivi a differire l’entrata in vigore della tariffa con le leggi finanziarie di fine anno.

Inoltre lo stesso art. 49 stabiliva che fino al momento dell’entrata in vigore dell’obbligatorietà di questo prelievo, i Comuni avrebbero potuto applicare la tariffa “Ronchi” in via sperimentale, mediante apposite delibere regolamentari.

La Tariffa Ronchi non è mai diventata obbligatoria per i Comuni, date le ripetute proroghe e i provvedimenti che hanno di fatto congelato la sua introduzione per arrivare alla definitiva abrogazione ad opera della “nuova” tariffa integrata ambientale (tia 2) di cui all’art. 238 del codice ambientale (d.lgs. 152/2006).

Al comma 11 di tale articolo viene stabilito che sino alla completa attuazione della nuova tariffa, la cui procedura rimanda ad un apposito decreto ministeriale (ancora non emanato dal 2006) ed  all’adozione di specifiche previsioni regolamentari locali “continuano ad applicarsi le discipline regolamentari vigenti”.

Secondo l’interpretazione più accreditata con l’espressione “discipline regolamentari vigenti” devono intendersi i regolamenti comunali di introduzione e disciplina della tariffa nei propri territori, che alla data di entrata in vigore del codice ambientale erano stati già adottati.

Ciò significa che dal 29 aprile 2006 non è più ammissibile il passaggio alla tariffa Ronchi (tia 1) in virtù del fatto che tale entrata è da ritenersi soppressa. In via transitoria è “tollerata” la vigenza degli atti deliberativi comunali già assunti.

Proprio in virtù di tali principi il collegio regionale di Latina con la decisone in commento, di riferimento per ogni comune che abbia approvato l’adozione della Tia con una delibera successiva alla data dell’entrata in vigore del codice dell’ambiente (29 aprile 2006), dichiara illegittima la delibera comunale che travolge, di conseguenza, la debenza della stessa pretesa tributaria.

 

 

 

Lecce, 8  luglio 2014                                                                                   Avv. Maurizio Villani

                                                                                                                      Avv. Iolanda Pansardi

 

 

 

 

AVV. MAURIZIO VILLANI

    Avvocato Tributarista in Lecce

                                      Patrocinante in Cassazione

www.studiotributariovillani.it- e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 


 

 

 

Plaudo all’iniziativa dell’Associazione Musicale “Domenico Savino” che ha organizzato una interessante stagione musicale a Grottaglie, riuscendo persino nell’impresa di riportare sul nostro Territorio il teatro d’opera con la rappresentazione, nella splendida cornice naturale delle Cave di Fantiano, de “L’Elisir d’amore” di Gaetano Donizetti e de “La Traviata” di Giuseppe Verdi.

Questo piccolo “miracolo” va ascritto principalmente allo spirito di iniziativa di tre giovani musicisti tarantini che stanno cercando di creare sul nostro territorio una nuova realtà in grado di realizzare formazione artistica con corsi per musicisti e, allo stesso tempo, produrre spettacoli musicali come concerti e, appunto, opere liriche.

 

        Arnaldo Sala

 


"Tempa Rossa" è legato ad un modello di sviluppo responsabile della grave crisi sanitaria, sociale ed economica che affligge l'area jonica.

"Siamo" sostiene Lunetta Franco presidente del circolo di Taranto, "contrari ad interventi che vadano a potenziare l'esistente apparato industriale peggiorando le criticità ambientali e sanitarie o i rischi a carico del territorio. I nuovi investimenti devono andare in un'altra direzione di sviluppo e rispondere a criteri di ecosostenibilità. Tempa Rossa ripropone invece la logica, ormai del tutto arcaica e da superare, di sfruttamento delle risorse non rinnovabili e di sperpero delle risorse naturali".

Il progetto "Tempa Rossa" eleva i fattori di rischio da incidenti rilevanti ("direttiva Seveso"), soprattutto nella zona di costruzione dei due nuovi serbatoi e del campo boe. Va rilevato come il tratto ferroviario e la strada dei moli limitrofi all'area serbatoi già rientrino nella zona di "danno" individuata dal PEE riguardante la raffineria. Così come il campo boe, interessato ad un aumento delle operazioni di carico delle petroliere, risulta a sua volta caratterizzato come "prima zona di sicuro impatto" dal PEE e dal Piano di sicurezza portuale.

Per Leo Corvace, del direttivo del circolo, " la procedura deve essere bloccata. Non solo per la mancata approvazione del piano regolatore del porto. Ma anche per i fortissimi ritardi accumulati nell'approvazione della variante urbanistica prevista dal D.M. 5 maggio 2001 da parte del Comune di Taranto e del piano di emergenza interno e di quello esterno del porto da parte di Autorità Portuale e Prefettura così come imposto dal D.M. n. 293/2001. Questi ritardi nell'applicazione della 'Direttiva Seveso' hanno sinora impedito la definizione delle distanze di sicurezza da osservare per nuovi insediamenti ed infrastrutture nelle zone considerate a rischio dal PEE (Piano di Emergenza Esterno predisposto dalla Prefettura)".

Per Legambiente la variante urbanistica prevista dal D.M. 5 maggio 2001 deve essere adottata subito, quindi con la situazione esistente e non successivamente all'esame del progetto "Tempa Rossa", anche per ostacolare indesiderate imposizioni di parte governativa. L'approvazione della variante urbanistica con le relative distanze di sicurezza da rispettare può infatti impedire nuovi insediamenti pericolosi come "Tempa Rossa" che vanno ad incrementare il rischio da incidente rilevante preesistente.

Per Lunetta Franco e Leo Corvace, infine, "anche il decollo del porto deve avvenire secondo criteri di ecosostenibilità ambientale. L'aumento del rischio da incidenti (collisioni, incendi, etc) o da inquinamento del mare (perdite di idrocarburi per cause varie) derivanti dal parallelo incremento del traffico di petroliere è da ritenersi inaccettabile ed anch'esso determinante per il No al progetto Tempa Rossa ".

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