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Giornale di Taranto - Giornalista1

A cura di Amedeo Cottino

Il sistema del mercato del lavoro con il quale la Germania, in meno di dieci anni, ha dimezzato il numero dei senza lavoro portando il tasso di disoccupazione dal 10,5% del 2004 al 5,3% del 2013 è, secondo quanto detto ieri dal premier Matteo Renzi “un modello e non un nemico”
Proprio grazie alla riforma Hartz, con la quale il governo Schroeder rivoluzionò fra il 2003 e il 2005 il mercato del lavoro tedesco, la Germania ha maturato quegli “anticorpi” che le hanno permesso di portare nel periodo più acuto della crisi economica globale (2007-2013) il proprio tasso di disoccupazione dall’8,7% al 5,3%. Nello stesso periodo, in Italia, la disoccupazione èraddoppiata dal 6,1% del 2007 al 12,2% del 2013. 
Nel luglio 2014 il tasso dei disoccupati è sceso addirittura al 4,9%, una percentuale molto lontana dallo 0,6% raggiunto negli anni Settanta, ma comunque la più bassa di tutto il Vecchio Continente.
SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE UNIVERSALI 
La ricetta dell’ex executive delle risorse umane di Volkswagen,Peter Hartz, intervenne su di un paese che a quasi tre lustri dall’unificazione si trovava a fare i conti con ben 5 milioni di disoccupati. Uno dei principali interventi è stata l’introduzione dei sussidi di disoccupazione universali, vale a dire estesi a tutti o, meglio, a tutti coloro che dimostrino di essere alla ricerca attiva di un lavoro: se non si accettano le proposte di lavoro le indennità vengono progressivamente decurtate. 
MINIJOBS
La riforma Hartz ha previsto buoni per la formazione e ha implementato la rete dei job centere delle agenzie interinali. Il vero cuore della riforma è stata l’introduzione dei Minijob, i contratti di lavoro precario a bassa tassazione e indipendenti dagli accantonamenti previdenziali e dall’assicurazione sanitaria. Quello dei Minijob – la cui retribuzione mensile non supera i 450 euro – è stato un vero e proprio boom: nel 2013 erano ben 7,3 milioni i tedeschi con questo tipo di contratto e per 5 milioni di loro questo contratto rappresentava l’unica forma di reddito.
Riguardo ai Minijob si sono create due scuole di pensiero: i favorevoli sostengono che questi contratti offrano ai genitori tempo libero da dedicare alla famiglia e agli studenti la possibilità di guadagnare denaro in maniera legale, i contrari sostengono che questa formula divarica la forbice fra ricchi e poveri e mina le basi del contratto sociale. Negli ultimi anni, fra i tedeschi titolari di Minijob è cominciato a serpeggiare il malumore: in molti si sono chiesti perché le performance dell’economia tedesca (secondo esportatore al mondo dopo la Cina) non abbiano dato vita a un benessere condiviso, tale da trasformare molti Minijob in lavori veri e propri. In uno studio del 2013, il Ministero della Famiglia tedesco aveva evidenziato quanto fosse alto, per le donne, il rischio che il Minijob divenisse “un programma per la creazione permanente di impotenza e dipendenza economica delle donne”. 
REDDITO DI CITTADINANZA
L’altro grande passo della riforma Hartz fu l’introduzione del reddito di cittadinanza per coloro che non trovano lavoro al termine degli studi, un beneficio articolato in contributi per la casa, la famiglia e i figli e in grado di garantire l’assicurazione sanitaria. 
SALARIO MINIMO GARANTITO
Di fatto, la formula di Hartz si è rivelata un ibrido fra il modello americano (alta flessibilità del lavoro) e la tradizione del Welfare europeo (sostegno a chi cerca lavoro), un mix vincente che ha favorito le assunzioni, ma che sul lungo termine ha indebolito i consumi interni, tanto da spingere i partner europei e l’amministrazione Obama a chiedere al governo di Angela Merkel di aumentare la domanda interna pagando di più il lavoro. Proprio quest’anno, la Germania ha introdotto il salario minimo garantito
SINDACATI IN AZIENDA
Ma copiare la riforma Hartz e adattarla alla situazione emergenziale del mercato del lavoro italiano potrà dare i frutti sperati? Secondo Enzo Canettieri di Uil la situazione italiana e tedesca è differente, anzi, diametralmente opposta: la ricostruzione economica tedesca del secondo dopoguerra si è realizzata  grazie a una “fitta ed estesa rete di partecipazione e coinvolgimento paritetico di imprese e sindacato”, frutto di una visione post-bellica tesa a “togliere qualsiasi forma di contrasto e conflitto sociale”. In Germania i sindacati sono parte integrante delle aziende e non corporazioni esterne a esse: i membri dei sindacati siedono nei consigli di sorveglianza delle imprese e questo consente un andamento più fluido e meno conflittuale delle trattative riguardanti aumenti salariali e tutele sul lavoro. 
Negli stessi anni, in Italia, prevalevano modelli associativi che “predicavano e praticavano la non contaminazione con le tematiche aziendali e che rifiutavano ogni soluzione che non fosse affidata ai rapporti di forza”. Se “il sistema di relazioni industriali e sindacali partecipative e collaborative è sempre stato uno dei pilastri su cui poggia l’economia tedesca”, creando il terreno fertile per il boom economico dell’ultimo decennio in Germania, lo stesso non si può dire dell’Italia. Meglio usare tutte le cautele del caso, dunque. Anche se il modello tedesco resta una formula vincente alla quale tendere, la carta carbone può non essere sufficiente per tirare l’Italia fuori dalle secche della recessione.

 

Conto alla rovescia per FestAmbiente Lavoro, la due giorni promossa da Legambiente il 13 e 14 settembre, in piazza Maria Immacolata. Un festival che racconta il cambiamento già in atto, anche nella nostra città.

L’evento prenderà il via sabato alle 10.00. Tanti i temi di cui si parlerà negli ‘speaker’s corner’ pensati in piazza. Luoghi in cui, parafrasando la classica tradizione londinese, potranno alternarsi a discutere illustri relatori, chiamati in causa dall’associazione, a gente comune, promotrice del mutamento o semplicemente curiosa di sapere, di scoprire, di guardare oltre. 

Un mare di bellezza, un mare di lavoro: tra tradizione, innovazione e buone pratiche”è il titolo dell'angolo-dibattito dedicato alla vocazione marinara del territorio ionico. Dall’ostricoltura e la mitilicoltura, che ripartono sperimentalmente, guardando con fiducia ad un mercato internazionale di nicchia, alla bella scoperta dei delfini che nascono anche nel mare di Taranto e portano turismo e crescita economica, dalla rivalutazione delle dune costiere alle reali prospettive del porto mercantile. Il mare sarà al centro della conversazione, in tutte le sue sfaccettature. 

Il biologico ed il biodinamico, le nuove colture come la canapa, il ritorno alla terra, il primo settore che sperimenta la crescita al tempo della crisi, con un occhio attento alle tecnologie e alle richieste del mercato. Di questo si parlerà nello ‘speaker’s corner’ intitolato “L'agricoltura multifunzionale verso Expo 2015: prospettive per i giovani e il territorio”. FestAmbiente Lavoro sarà l'occasione quindi per raccontare di green economy, ma anche di tutela dell'ambiente, della salute, della biodiversità, dell'alimentazione e del gusto, del consumo critico e responsabile.

Uno stile di vita che, in agricoltura, non può prescindere da un secco NO all'introduzione di coltivazioni OGMe FestAmbiente sarà OGM FREE per ribadire ancora una volta con forza un modello di agricoltura sostenibile e libero dalle coltivazioni geneticamente modificate 

“Tra crisi e opportunità: le scelte per l'ambiente e il lavoro” è inveceil titolo di un altro ‘speaker’s corner’, in cui interverrà anche Stefano Ciafani,  vicepresidente nazionale di Legambiente. Un momento di riflessione sulle reali possibilità del territorio ionico, ancora martoriato dall’inquinamento industriale ma desideroso di guardare avanti, di superare le dicotomie, di vincere la sua battaglia per il lavoro e la salute.  A coordinare gli interventi ci sarà in questo caso, il giornalista Rai, conduttore di Radio Anch’io,  Giorgio Zanchini.

Di “Creatività, artigianato e produzione ai tempi della terza rivoluzione industriale”, si parlerà sabato mattina, pure con i rappresentanti di “FareZero”, la community di makers e artigiani digitali della provincia di Taranto.

E poi il ristorante del gusto, le birre artigianali, i concerti -aperitivo green, le spremute bio ed il mercatino del biologico. La ciclofficina per riparare le proprie biciclette e ‘rimettersi in sella’ per le vie della città e tante buone pratiche made in Taranto.

Come tutti i festival di Legambiente, FestAmbiente Lavoro sarà a basso impatto ambientale. Inoltre, l’associazione aderisce alla campagna ‘Azzero CO2’ per compensare le emissioni prodotte, grazie a progetti di recupero forestale e la piantumazione di alberi.

FestAmbiente Lavoro è realizzata con il contributo della Regione Puglia - Area Politiche per lo sviluppo rurale  ed in collaborazione con il Centro Servizi Volontariato Taranto nell'ambito dell'Invito 2014.

L’iniziativagode del patrocinio del Comune di Taranto.

Almeno un morto e un ferito, situazione critica a Peschici e Vieste, persone che scappano dalle loro case, persone che non si trovano. Il nubifragio sul Gargano sta creando una situazione di estrema emergenza e gravità.  

Quello che sta accadendo in queste ore nel Gargano è il segno di una vulnerabilità ambientale che è strettamente connessa ad un uso improprio del territorio. Chi paga con la vita e con la perdita di beni in  questo dramma è vittima di una coscienza collettiva che deve tornare ad essere più attenta rispetto alla tutela  e ai rischi connessi al rischio idraulico e idrogeologico.

Così l’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni, in queste ore tra i Comuni di San Marco in Lamis, Rignano, Cagnano Varano, Carpino e Peschici, per coordinare le attività di sopralluogo e monitoraggio di una situazione che si evolve di ora in ora.

E’ terribile che ancora oggi si possa morire travolti dal fango o da una onda di acqua e detriti – dice l’assessore – ma è altresì inconcepibile che tanti anni di lavoro e sacrificio delle nostre aziende agricole e zootecniche siano compromessi nel giro di poche ore. Per questo credo si debba passare dalle parole di rammarico e solidarietà ad azioni concrete in grado di mettere in moto la macchina delle bonifiche e delle sistemazioni idrauliche.

Va organizza una struttura snella e celere che nel giro di pochi giorni sia in grado di effettuare tutti i sopralluoghi possibili volti alla determinazione del danno per poi procedere subito con la richiesta di decretazione dello stato di calamità presso il Ministero – dice Nardoni – ma occorre accelerare anche nell’approvazione di tutti quei progetti che riguardano le opere di risistemazione idraulica e difesa del territorio che possono essere immediatamente cantierabili.

Per quanto riguarda le azioni di sostegno l’Assessore Nardoni che ha effettuato i sopralluoghi insieme all’Assessore regionale alle infrastrutture Giannini, ha annunciato la predisposizione di misure specifiche all’interno del prossimo PSR 2014-2020.

Pensiamo si possa sostenere certamente l’onere per la ricostituzione del potenziale agricolo compromesso, ma sarà opportuno – spiega ancora – agire anche sul fronte della prevenzione con un incentivo al sistema delle assicurazioni, e con gli strumenti che potranno consentire il ripristino della viabilità rurale.

Martedì prossimo nella riunione di Giunta gli Assessori Nardoni, Giannini e Minervini  chiederanno al governo regionale la costituzione di un tavolo di coordinamento per fronteggiare l’emergenza dei comuni colpiti dall’alluvione.

L’Assessore Nardoni è stato accompagnato nelle zone colpite dall’evento calamitoso dal consigliere regionale Pino Lonigro.

 

A cura di Amedeo Cottino

Al via il prelievo INPS dello 0,5% sugli stipendi per finanziare il fondo di solidarietà residuale per i lavoratori non

Al via il prelievo INPS sulle buste paga dei dipendenti previsto dalla Riforma del Lavoro Fornero (articolo 3 della Legge 28 giugno 2012, n. 92) con l’obiettivo di finanziareil Fondo di solidarietà residuale per i lavoratori non coperti dalla cassa integrazione guadagni. Il contributo è pari allo 0,5% della retribuzione  – 1/3 è a carico del lavoratore e 2/3 a carico del datore di lavoro – riguarda dipendenti (esclusi i dirigenti) e imprenditori, avverrà a partire dal mese di settembre, ma verranno prelevati anche gli arretrati a partire da gennaio 2014.Al Fondo residuale contribuiscono solo le imprese che impiegano mediamente più di quindici dipendenti:

 “Si evidenzia che il requisito occupazionale, parametrato su un arco temporale di sei mesi, può comportare una fluttuazione dell’obbligo contributivo, nel caso di oscillazione del numero delle unità occupate in più o fino a quindici: in tal caso l’obbligo sussiste nel periodo di paga successivo al semestre nel quale sono stati occupati, in media, più di quindici dipendenti e non sussiste nel periodo di paga successivo al semestre nel quale sono stati occupati, in media, fino a quindici dipendenti”.

Scopo del prelievo

Tale prelievo andrà ad assicurare ai lavoratori dipendenti da imprese operanti in settori non coperti dalla normativa in materia d’integrazione salariale (ad esempio quelle commerciali fino a 50 dipendenti), tutela in costanza di rapporto di lavoro nei casi di riduzione o sospensione dell’attività lavorativa per cause previste dalla normativa in materia di integrazione salariale ordinaria o straordinaria, tuttavia prevista per un periodo più breve di quello della cassa integrazione guadagni, ovveroper soli tre mesi, prorogabili in via eccezionale fino a 9. La necessità di operare il prelievo, spiega l’INPS nella Circolare n. 100/2014, nasce dal fatto che:

“Il fondo ha l’obbligo del bilancio in pareggio e non può erogare prestazioni in carenza di disponibilità. Gli interventi a carico del Fondo sono concessi entro i limiti delle risorse già acquisite.”.

Modalità del prelievo

Il prelievo avrebbe dovuto aver luogo a partire da gennaio 2014 ma finora non erano ancora state stabilite le modalità. Quindi, da settembre, oltre al contributo del mese stesso verranno prelevati anche gli arretrati più 1% di mora sul dovuto a partire dal 7 giugno. Il direttore generale dell’Istituto, Mauro Nori, in una nota, ha tuttavia precisato che

«Nessuna mora sarà dovuta per chi pagherà entro novembre il contributo ordinario per i Fondi di solidarietà residuale dovuto per i periodi gennaio-settembre».

Per i datori di lavoro che ricorrono alla sospensione o riduzione dell’attività lavorativa è previsto un contributo addizionale calcolato in rapporto alle retribuzioni perse nella misura del 3% per le imprese che occupano fino a 50 dipendenti e del 4,50% per le imprese che occupano più di 50 dipendenti.

Fonte: INPS – Circolare n. 100/2014

Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Vito Massimano

Sblocca Italia, i mille giorni per cambiare il Paese, passo dopo passo, cose concrete.

Non sappiamo quanta ciccia bolla veramente in pentola, quanti soldi veri ci siano dietro le slides di Renzi.

Volendo basarci sull’esperienza pregressa, crediamo che siano pochini e per giunta frutto in gran parte di un rimescolamento di vecchie risorse già stanziate e “portate a nuovo” come i carri armati di Mussolini  (trasportati in giro per l’Italia  come dimostrazione di potenza bellica all’alleato tedesco).

Siamo pronti a scommettere che, a valle dell’iter parlamentare e passata la fanfara mediatica, ci avvieremo #passodopopasso verso il niente ma a quel punto sarà già il momento di discutere vezzosamente di altre promesse inutili. E così passeranno invano i cento giorni, che poi si sono trasformati in mille e che si trasformeranno in un progetto che ha bisogno di almeno una legislatura per essere realizzato (la prossima ovviamente). Quella di spostare in vanti l’orizzonte è una tattica ormai rodata dall’annunciatore fiorentino.

Fatto sta che in questi progetti, veri o finti che siano,  Taranto non rientra mai, segno che questo territorio non è degno nemmeno di essere preso in giro con quattro promesse appiccicate su una presentazione.

Qualcuno potrebbe obiettare che lo Sblocca Italia prevede che il Museo di Taranto diventi "ufficio dirigenziale” ma nessuno capisce ancora cosa si celi dietro tale definizione roboante visto che, oltre l’annuncio, non c’è alcun testo aggiornato del Decreto in grado di chiarire i contorni della questione.

Come dire, il nome è bello, in teoria è un fatto positivo ma in pratica ci piacerebbe saperne di più.

Non va meglio sul versante delle opere pubbliche visto che i cantieri dello Sblocca Italia si fermano a Bari passando per Palermo, Messina, Catania e Napoli mandando a ramengo la tanto agognata (a parole) raggiungibilità del territorio jonico con annesso miraggio di risorgimento economico e sociale basato sul turismo.

Buio pesto anche in campo aeroportuale, tema sul quale il decreto in questione parrebbe stanziare 4 miliardi di euro (sulla carta) cercando di fatto di dare impulso ad un settore così strategico.

Talmente strategico da non consentire, ovviamente, ad Arlotta di rompere le uova nel paniere agli altri scali pugliesi tagliando di fatto Taranto fuori dalle rotte turistiche praticabili.

Le recenti dichiarazioni dei nuovi vertici di Ryanair poi, i quali hanno confessato una certa scandalosa resistenza da parte di Aeroporti di Puglia all’utilizzo dello scalo grottagliese, dimostrano (ma non ne sentivamo il bisogno) l’ostracismo verso Taranto che, evidentemente, non è capace di far sentire la propria voce.

In questo siamo stati facili profeti così come oggi ci sentiamo di poter affermare che, dopo le rivelazioni di Ryanair, i sergentini politici tarantini faranno un breve e poco convinto bau bau tanto a Vendola quanto a Renzi (con annesse letterine ed interrogazioni).

Quando si tratta di Eni invece, il nome di Taranto se lo ricordano bene tanto che il Governo ha preso posizione sulla testa di una classe politica locale  irrilevante e chiacchierona.

Lo Sblocca Italia ha infatti deciso che il progetto Tempa Rossa sarà realizzato checché ne dicano i tarantini ed i relativi rappresentanti istituzionali che evidentemente hanno fatto melina per lasciar decidere ad altri su temi quantomeno impopolari e su cui adesso possono esercitarsi ad inviare comunicati stampa per vedere l’effetto che fa.

Va da sé che la mossa di aver rafforzato i poteri dell’Autorità Portuale di Taranto (è contenuta nel decreto ma anche in questo caso sarà importante verificare sul testo definitivo i termini della questione) induce a sospettare che esso sia una roba strumentale al progetto petrolifero mascherata da grande vittoria per l’ambizioso e temibile popolo Jonico.

Popolo temibile a tal punto da aver rimediato (pare) anche un posticino nelle slides di Renzi,  il quale intenderebbe istituire (campa cavallo) un “modello sperimentale di gestione delle aree di crisi industriale: a partire da Bagnoli e Taranto viene sperimentato un nuovo modello di governance territoriale volto ad attrarre investimenti in aree di crisi industriale e contestuale avvio degli interventi di bonifica e valorizzazione ambientale”.

Sì, lo sappiamo, è una supercazzola senza senso a mo’ di pensierino e priva di contenuti (e di finanziamenti) da dare in pasto alle popolazioni locali, alcune delle quali (Bagnoli) si vedono costrette ad assistere ad una bonifica che è in fase preliminare da almeno vent’ anni.

Nel frattempo, come giustamente afferma Monsignor Santoro, “siamo nel 2014, è passato un altro anno, ma, nonostante gli sforzi, non si sono registrati ancora significativi passi in avanti per quanto concerne sia l'adeguamento degli impianti sia le irrinunciabili bonifiche delle aree esterne allo stabilimento industriale. La scoperta della contaminazione della falda a Statte è un fatto grave da non sottovalutare”.

Detto in maniera meno ecumenica, Taranto e la sua maggiore industria sono diventati un cimitero per elefanti, un deposito di Commissari Straordinari che, inermi, hanno dovuto constatare il fallimento di una politica che ha prodotto autorizzazioni integrate ambientali e decreti che non sono serviti a migliorare la situazione ambientale. E ciò è lì a dispetto di quattro belle paroline su una presentazione targata Governo Italiano.

Niente soldi freschi per Taranto e niente infrastrutture quindi, segno che i discorsi su possibili scenari futuri basati su rinascite post industriali o potenziamenti dell’industria pesante e turismi vari, sono totalmente prematuri e vincolati ad un peso politico che Taranto non ha.

Volendo fare la parodia del celebre film 300, molto di moda ultimamente in città, potremmo tranquillamente dire: Tarantini, chi siamo noi? Dei sacchi di mazzate, aù, aù, aù!

Pubblichiamo un intervento del Presidente dell'ANMIL Taranto

Purtroppo registriamo l’ennesimo incidente mortale sul lavoro nell’ILVA, vittima Angelo Iodice, 54 anni dipendente della ditta d'appalto Global Service, mentre era intento in una manutenzione.

L’ANMIL Taranto (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro) esprime ai familiari del malcapitato le più sentite condoglianze e la totale disponibilità nell’assisterli gratuitamente in futuro nello svolgimento delle pratiche presso l’INAIL.

Inoltre, se dovessero emergere responsabilità dell’ILVA o dell’azienda della quale la vittima era dipendente, l’ANMIL Taranto intende costituirsi parte civile nel relativo procedimento.

 

Se dovessero trovare conferma le prime notizie frammentarie, ovvero che l'incidente sarebbe avvenuto nelle operazioni di ripristino di un binario sul quale era recentemente deragliato un carro siluro, questa ennesima “morte bianca” all’interno dell’ILVA sarebbe la tragica conferma di quanto abbiamo già sottolineato in occasione di altri incidenti.

Nel mentre i commissari si barcamenano per recuperare prestiti per la mera sopravvivenza dell’ILVA, senza che il Governo abbia un progetto chiaro e definito sul futuro della siderurgia nazionale, la perdurante crisi finanziaria dell’ILVA, e conseguentemente dell’indotto, ha comportato una sensibile riduzione dei fondi destinati alle attività manutentive degli impianti nel siderurgico che ha abbassato drasticamente il livello di sicurezza sul lavoro degli operatori.

Più in generale, da mesi l’ANMIL ha sottolineato che, quando si svolgono lavori impegnativi in condizioni disagevoli, come quelli svolti spesso su grandi impianti industriali, bisogna avere la massima concentrazione e la mente sgombra da pensieri immanenti, come quelli sul futuro della propria famiglia, sulla possibilità di continuare a pagare il mutuo, di far proseguire al meglio gli studi ai figli.

Da mesi invece i dipendenti dell’ILVA e dell’indotto assistono impotenti a un susseguirsi di notizie contrastanti che aumentano l’incertezza sul proprio futuro lavorativo, nonché sulle retribuzioni correnti, con la tensione che aumenta di giorno in giorno.

Se non vogliamo che in futuro nel siderurgico tarantino ci siano ancora “morti bianche” e gravi incidenti invalidanti, è necessario che il Governo si faccia carico della questione ILVA dando precise risposte a chi ogni giorno, salutando moglie e figli per andare al lavoro, non sa se tornerà più a casa.

 

 

 

Emidio Deandri

Presidente ANMIL Taranto

Pieno sostegno è stato espresso dai coordinatori provinciali di Sel e La Puglia in Più, Maurizio Baccaro e Angelo Lorusso, alla candidatura del sindaco di Laterza Gianfranco Lopane alla presidenza della Provincia di Taranto quale espressione di un centrosinistra unito che vuole e sa rinnovarsi. Un centrosinistra che si riconosce in un progetto che non può prescindere dal buongoverno, da alleanze chiare e trasparenti, dalla esigenza di dare ai cittadini esempio di coerenza rispetto alle alleanze e ai programmi.

I due rappresentanti di Sel e La Puglia in Più, nel corso di un incontro finalizzato a fare il punto sulle prossime scadenze elettorali di Taranto e della Puglia, hanno ribadito la necessità di un sempre maggiore coinvolgimento delle coalizioni di sinistra per rafforzare un percorso democratico in cui alleati e avversari devono essere sempre riconoscibili.

Lopane nella sua esperienza amministrativa e forte dei suoi 34 anni ha dato prova di capacità e serietà ed è quindi l’uomo giusto per rappresentare il centro-sinistra in momento in cui c’è bisogno di entusiasmo, coraggio, capacità progettuale e propositiva per ridare slancio a un ente chiamato dalla riforma a svolgere un ruolo specifico su temi importanti per l’area ionica come l’ambiente,  su cui si giocherà la partita sul futuro  del nostro territorio nei prossimi anni. La questione ambientale rappresenta la grande scommessa di questo territorio, la sfida da vincere per dare certezze ai cittadini e garanzie ai lavoratori, senza barattare la salute con l’occupazione.

Sel e La Puglia in Più assicurano il loro incondizionato appoggio alla candidatura espressa dai sindaci del centrosinistra di terra ionica sentendosi parte della stessa coalizione.

Il tentativo di realizzare le larghe intese con la destra - hanno sottolineato Baccaro e Lorusso - è stato respinto dalla solidità di tutti i componenti del centro-sinistra jonico e siamo lieti del fatto che la nostra battaglia sia stata riconosciuta anche dal tavolo regionale del centrosinistra che ha ufficialmente chiamato tutti i territori a costituire alleanze di centrosinistra sulle liste e sui Presidenti.

 

Aumenta il plafond di risorse che la Regione Puglia destina all’emergenza Xylella. Oggi con delibera di giunta relativa ad una variazione di Bilancio, infatti, alla già importante dote di 4milioni di euro destinati alla lotta al batterio, si è aggiunto un ulteriore stanziamento di 2 milioni di euro.

Si tratta di atti concreti che insieme alla mole interminabile di lavoro già prodotto dai nostri uffici e in particolar modo dallo staff di tecnici ed esperti coordinati dall’Osservatorio Fitosanitario Regionale mette in evidenza l’operatività della Regione a fronte di un chiacchiericcio improduttivo e distruttivo attorno ad un problema che è invece sopravvivenza per molti imprenditori agricoli del salento – afferma l’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni.

E’ lui, infatti, ad aver portato in Giunta in queste ultime settimane una serie di atti e intendimenti che pongono in mano alla Regione proprio l’intervento più importante per affrontare la lotta al batterio da quarantena.

Il lavoro che poteva essere messo in campo dalla Regione è stato portato a termine in tempi record – sottolinea Nardoni – anzi siamo in grado di anticipare i tempi previsti per il monitoraggio dando incarico già nelle prossime ore ai Consorzi di Difesa per le produzioni intensive delle province di Lecce, Brindisi e Taranto e ai loro agenti fitosanitari per il prelievo dei campioni e controllo continuo nelle tre aree individuate (zona infetta, zona cuscinetto, cordone fitosanitario – ndr).

Così insieme alle risorse arriva un altro provvedimento decisivo che prova a restituire ossigeno ad agricoltori e vivaisti flagellati dalla Xylella Fastidiosa.

Abbiamo deliberato una richiesta di dichiarazione di stato di emergenza fitosanitaria straordinaria – spiega Nardoni – che presenteremo al Presidente del Consiglio che detta l’urgenza con cui affrontare il dramma che sta colpendo gli ulivi del Salento, cominciando dalla necessità di individuare ancora ulteriori risorse non solo per la ricerca, il monitoraggio e il contenimento della malattia, ma anche sostenere i settori economici colpiti dall’infezione.

Infatti il provvedimento che ancora una volta batte cassa nei confronti del Ministero (già stanziati dal Governo 2,6milioni di euro – ndr), dopo aver  valutato il carattere di straordinarietà di un evento non assimilabile a nessun altro tipo di emergenza fitosanitaria, chiede straordinarietà anche negli interventi.

I fondi individuati nella variazione di Bilancio dalla Giunta regionale pugliese, ma anche le ulteriori risorse che chiediamo con forza al Governo – spiega Nardoni – sono il terreno su cui costruire una vera e propria politica di contrattacco non solo tecnico-scientifica, con l’individuazione del Piano Comunitario avvalorato dalle consulente di esperti in ambito locale, nazionale ed internazionale, ma anche un vero e proprio programma di interventi che siano in grado di rimettere in modo una economia colpita a morte.

Tutte le risorse in campo serviranno a fermare la pandemia per questo abbiamo chiesto il coinvolgimento del Ministero per l’Ambiente e del Ministero della Salute – dice Nardoni – perché a fronte di una indagine precisa compiuta dai nostri esperti ora abbiamo bisogno di indicazioni certe da parte dei due dicasteri competenti per mettere in atto tutte le azioni fitosanitarie possibili per fermare l’infezione. Dopodiché – continua l’assessore regionale - dovremo mettere mano a quel comparto che oggi soffre, cominciando dalla richiesta di interventi economici mirati, passando per una adeguata campagna di comunicazione che restituisca verità e dignità nei confronti del nostro olio extra-vergine d’oliva.

 

 

Per questa ragione la delibera di giunta per lo Stato di emergenza chiede di individuare ulteriori  risorse finanziarie finalizzate al risarcimento danni per i soggetti della filiera olivicola e vivaistica e

di concedere alle vittime della contaminazione la sospensione delle rate di mutuo e dei contributi previdenziali in scadenza.

Individuate nel provvedimento le ulteriori istituzioni scientifiche che faranno parte del Comitato tecnico-scientifico a supporto del Servizio fitosanitario Nazionale.

 

Il maltempo, le intense piogge che hanno causato in queste ore allegamenti, smottamenti ed esondazioni in provincia di Foggia non sono un fatto episodico o isolato. Sempre più spesso, tali fenomeni dai rovinosi effetti, trovano ripetizioni analoghe, più o meno gravi, in altre aree geografiche della Penisola. La responsabilità è quasi sempre legata a un disordine del territorio; ad una urbanizzazione selvaggia, alla mancanza di precauzioni e infrastrutture, ad un’azione antropica incontrollata.

Non meno importante e attuale è il problema legato all’erosione delle coste. L’Italia con i suoi quasi 8000 Km è un Paese circondato dal mare. Il tema dell’erosione è fortemente sentito dai ricercatori. Su scala regionale, la Puglia, con circa 800 km costieri, è tuttora coinvolta da tali problematiche, soprattutto nell’area del Salento.

Si stima che il bene acqua, più del petrolio, assumerà sempre più carattere vitale e strategico per intere popolazioni e il futuro sviluppo di intere aree geografiche. Diventa vitale una gestione moderna e priva di sprechi dell’acqua ad uso potabile, agricolo, industriale. In Puglia, il più grande acquedotto d’Europa, l’Acquedotto Pugliese, è fortemente coinvolto in un processo di ammodernamento gestionale e tecnico-scientifico.

Questi, e non solo, sono alcuni temi che coinvolgeranno da lunedì, 8 settembre e per tre giorni, la comunità scientifica nazionale del settore idraulico, venuta a Bari, in occasione del XXXIV convegno biennale. L’evento, denominato “Idra‘14”, è organizzato dal Politecnico di Bari (che vanta nel settore una lunga tradizione scientifica) e dal Gruppo Italiano di Idraulica.

La scheda: 450 iscritti per oltre 400 contributi scientifici che verranno presentati in 30 sessioni; 4 sessioni plenarie; 1 simposio; 2 premi nazionali e 5 dedicati alle migliori ricerche selezionate; arricchita da una apposita area espositiva, all’interno del campus universitario, per la presentazione di progetti e iniziative di enti pubblici e privati, rappresentano, nell’insieme, la vetrina della ricerca scientifica italiana di settore.

I contributi scientifici riguarderanno anche i temi: sistema portuale e tutela ambientale; acquedotti e fognature; acqua e agricoltura; energia (onde e correnti marine, eolico off-shore), ecc.

Nelle quattro sessioni plenarie, i massimi esperti del settore si confronteranno con i rappresentanti degli Enti territoriali e delle principali agenzie nazionali (Regioni, Autorità di Bacino, ISPRA, AQP, ecc.) per proposte e soluzioni a problemi contingenti che riguardano la sicurezza dei cittadini e la tutela dell'ambiente.

L’evento, che si ripete a cadenza biennale dal lontano 1947, a testimonianza della tradizione accademica italiana nel settore, rappresenta per Bariun prestigioso ritorno dopo 44 anni. La XII edizione si tenne infatti proprio nel capoluogo nel 1970.

La cerimonia d’apertura avrà luogo, lunedì, 8 settembre, ore 9:30, nell’aula magna “Attilio Alto” (campus universitario)e proseguirà nei giorni successivi, fino a mercoledì, 10.

Interverranno per l’apertura dei lavori: Nichi Vendola, Presidente Regione Puglia; Eugenio Di Sciascio, Rettore del Politecnico di Bari; Francesco Schittulli, Presidente Provincia di Bari;  Antonio Decaro, Sindaco di Bari; Antonio Castorani, Direttore del dipartimento DICATECh del Politecnico. Per gli interventi programmati: Angela Barbanente, Vice-presidente Regione Puglia e professore ordinario di Pianificazione Territoriale; Aurelia Sole, Rettore Università della Basilicata; Nicola Costantino, Amministratore Unico AQP.

 

Anche l’A.I.FI. (Associazione Italiana Fisioterapisti) Puglia è direttamente coinvolta “Giornata Mondiale della Fisioterapia”,  che si tiene ogni anno l’8 settembre. Per il 2014 L’A.I.FI. punta il dito contro l’abusivismo, ribadendo la necessità che  un trattamento riabilitativo sia praticato da un fisioterapista vero, certificato da un titolo di studio abilitante. “Purtroppo i numeri – afferma il presidente regionale dott. Eugenio D’Amato – sono spaventosamente elevati. A fronte di circa 50.000 fisioterapisti che  esercitano la professione in Italia, con percorsi di studi  certificati, sono circa 100.000 – secondo i dati in nostro possesso – gli “abusivi”,  con immaginabili rischi per la popolazione, in quanto non adeguatamente preparati per esercitare in sicurezza”.

Per questo motivo l’ A.I.FI. Puglia presenta due  pubblicazioni: “Titoli abilitanti all’esercizio della professione del fisioterapista” e “Esercizio della libera professione del fisioterapista”,  per offrire alle ASL e alle Forze dell’Ordine (Carabinieri e Guardia di Finanza) uno strumento di facile consultazione, nonché per agevolare il lavoro di verifica/controllo. I due opuscoli possono essere scaricati dal sito www.aifipuglia.it.

 

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