Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator
Preferenze sui cookie
Giornale di Taranto - Giornalista1

 

Più che mai si parla di posti di lavoro per perone altamente qualificate. Avere la possibilità di partecipare ad un corso formativo di qualifica professionale “altamente specializzato” come “Progettista Piping” riconosciuto dall’Ente Provincia di Taranto  con determina dirigenziale n. 106 del 10 Giugno 2014, rappresenta il migliore investimento per una carriera prestigiosa e ben remunerata. I primi 20 studenti, scelti attraverso una selezione, che frequenteranno tale corsopotranno trovare, sicuramente, immediata e sicura collocazione.

Una società di ingegneria, una Banca, un Ente di formazione ed un Ente Locale si sono uniti per dare certezza di lavoro a venti giovani tarantini.

Sono previste borse di studio per gli studenti più meritevoli in base alla loro condizione economica ed immediato inserimento lavorativo con stage o in formazione lavoro.

 Conferenza stampa di presentazione del corso presso la sede dell’ASCOM CONFCOMMERCIO in Viale Magna Grecia a Taranto alle ore 10,00 del 19 Settembre 2014.                                     

 

 Parole pronunciate dal Presidente di Confindustria, Vincenzo Cesareo nella conferenza stampa di presentazione del progetto alla Città.

 

Total E&P Italia, insieme ai suoi partner Shell Italia E&P e Mitsui E&P Italia B, in collaborazione con Confindustria Taranto ha organizzato  presso la sede della Confederazione, un incontro di presentazione del progetto Tempa Rossa (LEGGIBILE INTERAMENTE NEL PRIMO ALLEGATO ALLA NOTA).

Il progetto, di cui è titolare la joint venture Total – Shell – Mitsui, prevede lo sviluppo di un giacimento petrolifero situato in Basilicata, nell’alta valle del Sauro. Si tratta di uno dei principali progetti industriali del nostro Paese, tra i 128 più importanti al mondo nel settore Oil & Gas, interamente sostenuto da capitali privati.

 A regime, l’impianto raggiungerà una capacità produttiva giornaliera di 50.000 barili di petrolio, 230.000 m³ di gas naturale, 240 tonnellate di GPL e 80 tonnellate di zolfo e consentirà di aumentare di circa il 40% la produzione nazionale italiana di greggio, oltre ad assicurare un gettito fiscale per l’Italia di diverse centinaia di milioni di euro l’anno. Il progetto prevede lo sviluppo dell’omonimo Centro Olio ubicato in Basilicata, con un volume di investimenti complessivo di 1.6 Mld di € (senza alcun contributo pubblico) tanto che oggi è tra i principali progetti privati di sviluppo industriale in corso in Italia.

Obiettivo dell’incontro è stato illustrare il progetto e gli interventi che saranno realizzati per Tempa Rossa da Eni in quanto proprietaria dell’area su cui insisteranno gli impianti all’interno della raffineria di Taranto. Si tratta di interventi di adeguamento logistico per lo stoccaggio e la movimentazione del greggio; le opere previste costituiranno solo la parte terminale del Progetto Tempa Rossa e non comporteranno alcun incremento della capacità di lavorazione della Raffineria. Nessuna trasformazione del prodotto verrà dunque realizzata in loco, rappresentando Taranto soltanto la base logistica di Tempa Rossa, indispensabile però per il completamento del progetto.

Gli interventi da attuare prevedono la costruzione di 2 nuovi serbatoi dedicati al greggio di Tempa Rossa (che si andranno ad aggiungere ai circa 130 presenti attualmente in Raffineria), il prolungamento per circa 350 metri dell’esistente pontile con sistemi di accosto per le navi e le dotazioni di sicurezza, la realizzazione di un nuovo sistema di recupero e trattamento dei vapori provenienti dal caricamento delle navi e di  un sistema di raffreddamento del greggio per portarlo alla temperatura di stoccaggio e, infine, la realizzazione di alcune opere accessorie, come per esempio la sala tecnica e un nuovo sistema antincendio.

Nel corso dell’incontro particolare attenzione è stata dedicata agli aspetti di compatibilità ambientale degli interventi, ai riflessi positivi sull’economia portuale e ai risvolti occupazionali, in un’ottica di condivisione trasparente di informazioni e confronto su un progetto così importante per la Città di Taranto.

Il progetto non determinerà alcun incremento delle emissionirispetto ad oggi grazie all’attuazione di un piano di interventi gestionali e tecnologici d’avanguardia in grado di mantenere le emissioni totali della Raffineria inalterate. Gli interventi previsti in Raffineria saranno infatti tali da assicurare che ad ogni nuova emissione corrisponderà una uguale riduzione di emissioni, come previsto dal progetto approvato dal Ministero dell’Ambiente. 

I 2 nuovi serbatoi saranno posti a quota ribassata, nel rispetto dei vincoli paesaggistici, e l’ubicazione delle infrastrutture di stoccaggio è all’interno del perimetro della Raffineria, che quindi rimane invariato.

Dal punto di vista dei risvolti occupazionali, si è stimato che il cantiere per la realizzazione delle opere legate a Tempa Rossa impiegherà circa 50 imprese tra lavori civili, meccanici ed elettrici (soggetti il cui numero potrà subire delle oscillazioni in fase di realizzazione dell’opera), contribuendo dunque alla creazione, in fase di costruzione, di 300 posti di lavoro a Taranto. Si prevede inoltre, una volta in esercizio le nuove infrastrutture, un impatto positivo sull’indotto dei servizi portuali, sui diritti di ingresso delle navi da versare al Porto di Taranto e sugli operatori della Dogana e della Capitaneria di Porto. Per i soli servizi portuali, infatti, circa 25 persone sono impegnate all’arrivo di ogni nave, e tra queste ci sono i piloti, i rimorchiatori con il relativo equipaggio, gli ormeggiatori, gli addetti all’antinquinamento e gli addetti antincendio. A questo bisogna aggiungere l’indotto derivante dal rifornimento viveri per la nave, dal recupero delle acque di sentina e dal rifornimento carburanti. Tutti questi servizi generano un giro d’affari dell’ordine di diversi milioni di euro all’anno.

Il traffico navale prodotto da Tempa Rossa raggiungerà al massimo 90 navi all’anno per le attività di carico, ovvero in media 1 nave ogni 4 giorni. Nel porto di Taranto nel 2013 sono transitate oltre 1.300 navi, delle quali 300 hanno riguardato la Raffineria. Confrontato ad oggi, con il Progetto Tempa Rossa l’aumento delle navi rispetto al totale sarebbe quindi  inferiore al 7%. Questo incremento da un lato contribuirà a risollevareil traffico marittimo colpito in questi ultimi anni da una forte contrazione (oltre mille navi in meno all’anno dal 2008 ad oggi), fornendo un contributo al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo strategico previsti per il porto di Taranto, ma allo stesso tempo si presenta come assolutamente compatibile con tutte le infrastrutture del porto. La maggiore movimentazione del greggio, infine, non comprometterà la diversificazione delle attività del porto; basta infatti guardare come in Italia i porti che movimentano più greggio siano anche quelli a maggiore vocazione merci e passeggeri (come ad esempio Genova, Trieste, Civitavecchia, Napoli). 

Nel corso dell’incontro con i media è stato presentato anche il leaflet “Tempa Rossa a Taranto. Domande e risposte per fare chiarezza”; uno strumento pensato per dare informazioni ai diversi attori – cittadini, politici, mondo dell’informazione – interessati e coinvolti nel progetto.

“Questo incontro – ha dichiarato Roberto Pasolini, Direttore Commerciale e Comunicazione Total E&P Italia (NELLA FOTO), in rappresentanza della Joint Venture Tempa Rossa– è un tassello del percorso di informazione sul territorio che perseguiamo nel portare avanti le nostre attività e che trova il suo fondamento su una solida politica di trasparenza e di confronto con le comunità locali che sono coinvolte dalle nostre attività. Per questo abbiamo pensato ad un leaflet che aiutasse a fare chiarezza su tutti quei punti sui quali si concentrano ancora oggi le maggiori preoccupazioni della comunità. Un leaflet semplice con domande e risposte chiare, che vuole essere un punto di partenza di una serie di attività informative che Total e i suoi partner metteranno in campo per favorire il dialogo e il confronto con l’intera comunità tarantina”.

“Per la nostra economia è un volano irrinunciabile – ha dichiarato il Presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareoche peraltro darà un impulso non indifferente allo sviluppo della portualità nell'ottica della movimentazione e quindi di maggiori livelli di competitività del porto di Taranto. Noi siamo fortemente convinti della bontà di questo progetto ma vogliamo che anche la comunità lo possa conoscere nella sua interezza. A questo proposito sarà organizzato a breve, unitamente alla joint venture, un confronto pubblico al quale saranno invitate anche tutte quelle espressioni ambientaliste del territorio che si oppongono a Tempa Rossa affinchè ci sia un confronto serio e costruttivo. Siamo i primi a non volere progetti calati dall'alto bensì chiari e soprattutto condivisi”.

NEL SECONDO ALLEGATO SI RIPORTA ANCHE UNA BROCHURE CONTENENTE 12 DOMANDE E 12 RISPOSTE SULLE QUESTIONI PIU' RILEVANTI CHE ATTENGONO IL PROGETTO TEMPA ROSSA.

 

 

La nuova edizione della Fiera Pessima si avvicina e tutto lascia pensare che, anche quest'anno, si stia perdendo tempo! Pare addirittura che non ci sia accordo tra il gruppo consiliare che fa riferimento all'Assessore Toma (delegato all'organizzazione della Fiera) e il Sindaco.                 

Gli uni starebbero spingendo per la gestione diretta da curare insieme alle associazioni e l'altro, vorrebbe riaffidarla all'azienda che l'ha gestita l'anno scorso.

Molti ricorderanno quante volte intervenimmo all'epoca, per sottolineare i ritardi con cui fu pubblicato il bando ed espletata la gara e con quanta convinzione sostenemmo l'importanza di rivedere completamente il sistema di organizzazione della Fiera, puntando su una gestione diretta. Cominciare a pensare ad una gestione diretta significava per noi l'avvio di un circolo virtuoso che avrebbe portato in pochi anni, ad un innalzamento considerevole dei livelli qualitativi dell'evento nonché al ripristino di una vocazione agricola ed enogastronomica utile a caratterizzare la kermesse come un importante appuntamento sovra locale.

Le nostre argomentazioni a sostegno di tale scelta (abbattimento dell'imposta sul suolo pubblico, incassi della vendita degli stand e innalzamento dei livelli qualitativi della kermesse) furono condivise pubblicamente dal Sindaco che al termine della passata edizione dichiarò di voler aprire un tavolo di confronto con associazioni e forze politiche, per valutarne la fattibilità.                                                                                                     

Non ci risulta che ad oggi sia stato aperto alcun tavolo ed anzi, pare che ancora una volta Massafra voglia decidere tutto da solo senza confrontarsi con le parti sociali e contrapponendosi alla volontà di chi dovrebbe occuparsi in prima persona della questione (l'Assessorato alle Attività Produttive).

Perchè questo dietro front?                                                                                                               

Nel Bando di gara dell'anno scorso vi era la possibilità di riaffidare la gestione della Fiera all'azienda vincitrice dell'appalto per un altra edizione nel caso in cui l'Amministrazione si fosse ritenuta soddisfatta del lavoro svolto.                                                                                                                                                  

Dobbiamo pensare che essa si ritenga davvero soddisfatta di quella che è stata a detta di tutti una delle edizioni peggio organizzate e meno pubblicizzate degli ultimi anni? Se così è allora si faccia chiarezza e si spieghi all'opinione pubblica qual'è la linea ufficiale dell'Amministrazione: riaffidare l'organizzazione all'azienda che ha gestito nel 2014 o organizzare direttamente?                                                                      

Ancora una volta dobbiamo denunciare una poca chiarezza da parte dell'Amministrazione riguardo alle sue scelte ed una assenza totale di comunicazione che va a discapito di ogni forma di partecipazione.                                                                                                                                    

La cittadinanza ha il diritto di sapere come intende muoversi l'ente su questa ed altre questioni che riguardano l'immagine del territorio e la promozione enogastronomica, prerogative importanti per la crescita turistica ed economica della nostra Città.


 

                                   

 

 

“Il meridione non ha bisogno di un nuovo partito, ma di un progetto strutturato che possa, realmente, risollevare l’economia delle nostre regioni” - E’ quanto dichiara Sergio Passariello, Presidente di Imprese del Sud, movimento nato a tutela delle imprese meridionali.

“Non vi è dubbio che in questo momento - continua Passariello -  il meridione rappresenta l’unica area del nostro Paese che potrebbe concretamente risollevare l’economia nazionale, ma solo se saranno messi in campo strumenti idonei a rilanciare l’economia ed il mercato interno”

“Ben vengano nuove iniziative politiche che abbiano la mission di tutelare e valorizzare il Sud, - afferma Passariello -  ma sia chiaro che non siamo più disposti a diventare solo terreno di conquista elettorale. Per anni abbiamo delegato la rappresentanza delle nostre istanze - chiarisce Passariello -  senza mai ricevere risposte adeguate e concrete, anzi, di contro il meridione ha subito un continuo drenaggio di risorse economiche e finanziarie che hanno determinato la desertificazione totale in settori strategici della nostra economia, come il Turismo ed il Commercio, senza considerare il settore Agricolo”.

“Oggi apprendo che la Lega Nord, - prosegue Passariello -  con il suo Segretario Matteo Salvini, ha intenzione di far nascere un nuovo progetto politico al Sud, e di per se, questa iniziativa potrebbe sicuramente portare positività, ma mi chiedo: Questo nuovo progetto politico avrà tra i suoi obiettivi quello di consentire, ad esempio, la nascita di una nuova Banca privata del Meridione? Avrà tra le sue corde l’idea di valorizzare gli scambi commerciali con i paesi del Magreb e con il mondo Arabo? Sarà interessato a creare gli strumenti più idonei per rafforzare un area di libero scambio Euro-Med?

 

In questo momento storico  - conclude Passariello - ci sono tantissimi problemi che accomunano le realtà imprenditoriali italiane, dalla lotta alla burocrazia, alla vessazione fiscale, ma sia chiaro che i valori della tolleranza, dell’accoglienza, dell’integrazione sociale sono parte importante della nostra cultura imprenditoriale meridionalistica e non intendiamo barattarli per scopi politici”.

Sergio Passariello – Presidente Imprese del Sud

 

A cura dell'avv.Maurizio Villani

 

L’art. 49  del decreto legge n. 90 del 24 giugno 2014, convertito, con modificazioni, dalla Legge n. 114 dell’11 agosto 2014, ha previsto alcune modifiche al processo tributario, che di seguito si elencano.

A)     PEC

All’art. 16, comma 1-bis, D.Lgs. n. 546/92 è aggiunto il seguente periodo:

“Nei procedimenti nei quali la parte sta in giudizio personalmente (controversie di valore inferiore ad euro 2.582,28) ed il relativo indirizzo di posta elettronica certificata non risulta dai pubblici elenchi, la stessa può indicare l’indirizzo di posta al quale vuol ricevere le comunicazioni”.

A tal proposito, occorre precisare che, a differenza dell’obbligo imposto ai professionisti di indicare la PEC (art. 18, comma 2, lett. b), D. Lgs. N. 546/92), la suddetta nuova disposizione prevede la semplice facoltà (“può”); di conseguenza, la mancata indicazione facoltativa della PEC da parte del ricorrente a titolo personale, secondo me, non comporta alcuna conseguenza processuale circa il deposito in segreteria della Commissione tributaria di tutte le comunicazioni.

Infatti, non bisogna dimenticare che chi fa il ricorso da solo non ha dimestichezza con le norme processuali e non si può certo penalizzarlo, rendendolo ignaro dello sviluppo del processo per non aver indicato la PEC, che è obbligo solo di un professionista e non di un privato contribuente.

In ogni caso, per evitare spiacevoli sorprese, sarebbe opportuno che il MEF, con propria circolare, chiarisca bene la questione nel senso da me sopra esposto.

Oltretutto, il fatto che il legislatore, con la suddetta novella legislativa, abbia sentito il bisogno di trattare autonomamente il ricorso presentato personalmente (rispetto a quello presentato dal professionista) è la dimostrazione che si son voluti fugare i dubbi su questa specifica questione, distinguendo l’obbligo (art. 18 cit.) dalla semplice facoltà (art. 49 citato).

B)     MANCATA INDICAZIONE PEC

All’art. 17, D.Lgs. n. 546/92, dopo il comma 3, è inserito il seguente:

“3-bis- In caso di mancata indicazione dell’indirizzo di posta elettronica certificata ovvero di mancata consegna del messaggio di posta elettronica certificata per cause imputabili al destinatario, le comunicazioni sono eseguite esclusivamente mediante deposito in segreteria della Commissione tributaria”.

A tal proposito, bisogna distinguere.

1)      In caso di mancata indicazione dell’indirizzo PEC, tutte le comunicazioni sono eseguite esclusivamente mediante deposito in segreteria, logicamente con le distinzioni e precisazioni fatte alla lettera A).

In ogni caso, si deve stigmatizzare il comportamento del legislatore che nel processo tributario inserisce di continuo una serie di formalità che possono pregiudicare la difesa.

Nel caso di specie, mi sembra eccessiva la suddetta penalizzazione in quanto, pur mancando la PEC, la segreteria potrebbe continuare a fare le comunicazioni come ha fatto sino ad ora (con le raccomandate a/r), consultando gli elenchi degli ordini professionali dove sono inserite tutte le pec dei professionisti iscritti.

Certo, un processo tributario gestito ed organizzato dal MEF, che è una della parti in causa, rende sempre più difficile la difesa ed appunto per questo è necessaria ed urgente la riforma, alla luce della legge delega, come più volte scritto nei miei articoli pubblicati sul sito e nel mio progetto di legge di riforma del codice del processo tributario (www.studiotributariovillani.it).

2)      L’altra ipotesi è la mancata consegna del messaggio di PEC per cause imputabili al destinatario.

Anche in questo caso, il difensore può subire pregiudizi perché a casi tipici e prevedibili se ne possono aggiungere altri in cui l’imputabilità è da ascrivere al provider, senza alcuna colpa a carico del difensore.

Sarebbe opportuno, per evitare i problemi di cui sopra, obbligare sempre le segreterie a fare le comunicazioni tramite raccomandate a/r, prevedendo una minima sanzione amministrativa per errori tecnici dovuti esclusivamente al destinatario, sempre che siano provati e documentati in  modo specifico.

In sostanza, non si deve mai privare il contribuente ed il professionista della possibilità di conoscere sempre in modo effettivo e compiuto lo svolgimento di tutti gli atti processuali, perché qualsiasi limitazione del diritto di difesa, pur se dovuta ad aspetti formali e tecnici, non deve mai compromettere un diritto costituzionalmente garantito (art. 24 della Costituzione).

C)        INVITO AL PAGAMENTO

Infine, all’art. 248 D.P.R. n. 115 del 30/05/2002, il comma 2 è sostituito dal seguente:

“2. Salvo quanto previsto dall’articolo 1, comma 367, della legge 24 dicembre 2007 n. 244, l’invito è notificato, a cura dell’ufficio e anche tramite posta elettronica certificata, nel domicilio eletto o, nel caso di mancata elezione di domicilio, è depositato presso l’ufficio”.

L’art. 248 cit. prevede l‘invito al pagamento in caso di omesso o insufficiente pagamento del contributo unificato tributario.

Nel caso di specie, oltre a quanto precisato nella precedente lett. A), sarebbe opportuno non gravare eccessivamente il professionista domiciliatario, che peraltro può cambiare in corso di causa, per evitare che eventuali disguidi di corrispondenza tra le parti possano determinare una responsabilità professionale ed una lesione del rapporto fiduciario.

Anche in questo caso, si manifesta la volontà del legislatore di rendere sempre più difficile e problematica la difesa nel processo tributario, addossando al professionista incombenze e responsabilità, spesso di natura formale e tecnica, che non riguardano le fasi prettamente processuali.

Ormai, in attuazione alla legge delega, si deve assolutamente modificare il processo tributario, mettendo sullo stesso piano il fisco e il contribuente, senza alcuna limitazione o condizionamento processuale, soprattutto se di natura prettamente tecnica o formale.

Lecce, 13 settembre 2014

 

 

 

 

 

AVV. MAURIZIO VILLANI

    Avvocato Tributarista in Lecce

                                      Patrocinante in Cassazione

www.studiotributariovillani.it - e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

In occasione della visita di sabato scorso 13 settembre a Taranto, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha riproposto per Taranto e la sua provincia un futuro incentrato sull’industria.

Il coordinamento delle associazioni di categoria Cia Confederazione Italiana Agricoltori, Confagricoltura, Confesercenti, Cna e Confartigianato rigetta l’imposizione e l’impostazione delineata dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Taranto è la città in Italia più danneggiata e martoriata  dall'industria di Stato.Occorre ricercare soluzioni e sistemi  per risarcire le popolazioni locali e rilanciare l'economia. Industrie che furono costruite per dare posti di lavoro e che invece ora non offrono lavoro ma hanno compromesso l’immagine della città di Taranto e delle sue eccellenze oltre ad aver creato un danno  ambientale ed alla biodiversità’ irreparabile.

Il danno alle nostre attività turistico - commerciali, artigianali ed agricole è quantificabile a vista d’occhio.

Lo Stato e gli Enti preposti devono mettere la stessa città nelle condizioni di attrarre investimenti utilizzando nuovi strumenti economici attrattivi.

L’economia viva della provincia di Taranto si basa su moderne imprese commerciali, del turismo ed artigianali, oltre ad imprese agricole e agro-alimentari (11.000 in totale quelle iscritte nel registro delle imprese, operanti su una superficie totale di quasi 90.000 ettari, con un fatturato di 550 milioni di euro); tantissime di queste imprese, guidate da giovani imprenditori, sono impegnate nell’export di prodotti di prima qualità, a cominciare da uva, agrumi e olio (buona parte del quale imbottigliato da imprese della Toscana).

Nella nostra provincia proprio l’export dei prodotti ortofrutticoli è in crescita e si colloca in Puglia al secondo posto dopo la provincia di Bari, e al decimo posto in Italia.

Danno linfa vita all’economia della provincia di Taranto anche le attività zootecniche a qualità garantita (1200 gli allevamenti presenti).

Lle attività artigianali dinamiche e moderne e una rete commerciale che ha saputo riconvertirsi e innovare sono protagoniste del vero cambiamento economico in atto nella provincia di Taranto con l’attestarsi di nuove figure artigianali da quelli digitali alle nuove attività di valorizzazione e specializzazione degli antichi mestieri applicati alle novità tecnologiche.

L’economia viva della provincia di Taranto è trainata anche da una rete di imprese agrituristiche, da un sistema ricettivo volto a coniugare qualità dell’offerta, eccellenza dell’ospitalità e risorse culturali, naturali e paesaggistiche di primario valore (sistema delle gravine, coste, mare, centri storici).

L’enogastronomia contribuisce da par suo a incrementare i flussi turistici; proprio per il turismo va ricordato che l’Unione Europea, lo Stato e la Regione hanno effettuato cospicui investimenti pubblici a sostegno di un’offerta di alto livello.  aiutare le reti d’impresa per migliorare sia i canali commerciali e  turistici che quelli distributivi oltre alla valorizzazione dei prodotti tipici che artigianali è il mantra che deve contrassegnare i prossimi anni.

Riproporre per Taranto e il suo territorio la vecchia, obsoleta e dirigista ricetta industrialista, magari imbellettata con qualche orpello decorativo volto a mitigarne la presentabilità agli ingenui, è insensato, pericoloso, fuori luogo e fuori tempo.

Puntareassegnare ancora una volta un ruolo trainante all’industria, dopo quello che è successo in questi decenni di  criminale ‘distrazione di Stato’ alle sorti dell’ambiente e della salute in provincia di Taranto, è anzitutto un insulto all’intelligenza delle nostre popolazioni.

Riproporre la presenza ingombrante di un’industria che, checché si dica, ha comunque un forte impatto e rischio ambientale, così come l’accentuare il ruolo e raddoppiare la presenza della raffineria di idrocarburi non è certo sintomo di reale attenzione al miglioramento della qualità ambientale.

In questi decenni proprio l’agricoltura, la zootecnia, le imprese che traggono dal territorio la propria ragione di vita e operosità sono state penalizzate dalla presenza (oltre che dalle immissioni inquinanti in atmosfera), arrivando talvolta sinanche a non evidenziare l’origine territoriale dei prodotti immessi sul mercato.

Egregio Presidente Matteo Renzi, se la Sua Toscana poggia gran parte della propria economia sui valori e sui tesori del Rinascimento, la provincia di Taranto, senza imposizioni e asservimenti alle logiche di profitti che si distribuiscono presso le sedi legali delle imprese ad elevato impatto ambientale, può ridisegnare il proprio futuro basandosi sulla propria storia, sul valore del lavoro delle sue popolazioni, sull’intelligenza operosa delle sue imprese, sulla qualità e concorrenzialità dei prodotti della terra e sulle proprie risorse naturali, culturali e ambientali.

Egregio Presidente al prossimo incontro gradiremmo essere presenti anche npoi come organizzazioni delle piccole e medie imprese, ed inoltre cosa pensano del futuro delineato i parlamentari jonici.

 

CGIL, CISL e UIL Taranto.


Per via delle delibere dei Comuni che spesso hanno agito decidendo senza alcun confronto con i Sindacati e senza tener conto della reale situazione dei propri cittadini.  E' quanto denunciano CGIL, CISL e UIL di Taranto in un comunicato (in allegato), con il quale si evidenziano le differenze di comportamento delle Amministrazioni Comunali, alcune delle quali refrattarie ad ogni confronto, benché più volte sollecitate e che, a pochi giorni dall'avvio del periodo di pagamento della TASI, hanno deliberato in merito senza tener conto delle fasce più deboli e del peso che questa tassa avrà realmente per le tasche di tanti cittadini.

 

E' il titolo dell'attivo per i quadri e delegati della SLC (Sindacato Lavoratori della Comunicazione) CGIL Taranto dipendenti di Poste Italiane.  L'iniziativa, che si terrà il 23 settembre mira a fare chiarezza sulla situazione dell'azienda e sulle garanzie occupazionali e contrattuali dei lavoratori.      La locandina dell'iniziativa:

                     



E' operativa, a disposizione di soci e clienti, la nuova filiale di San Marzano di San Giuseppe. Con la nuova agenzia, la BCC San Marzano di San Giuseppe inaugura un percorso sempre più marcatamente orientato alla tecnologia e innovazione. La nuova sede,allocata proprio di fronte alla vecchia filiale, infatti, presenta spazi più confortevoli e una serie di innumerevoli servizi che potranno essere erogati anche al di fuori degli orari di apertura, a cominciare dai bancomat che potranno essere utilizzati non solo per prelievi e versamenti, ma anche per gli assegni. Le somme di denaro versate, inoltre, dopo apposite verifiche gestite in maniera autonoma dalla macchina, saranno rese disponibili per gli utenti che potranno prelevare, annullando di fatto il rischio dell’esaurimento di euro dalla cassa.  Il capitolo sicurezza prevede, l’ingresso rapido della clientela con riconoscimento visivo e un moderno sistema di anticamuffamento.
Un deciso passo verso il futuro e quel nuovo concept di intendere la Banca non solo come luogo fisico e con confini ben delimitati. La BCC San Marzano di San Giuseppe, oltre ad essere presente in maniera importante con prodotti e servizi completamente online, mette oggi a disposizione della propria clientela, anche quella tecnologia che consente di accedere alla Banca del futuro, direttamente dai locali dell'Istituto.

 

INTERVENTO DELL'ASSESSORE ALL'AGRICOLTURA DELLA REGIONE PUGLIA FABRIZIO NARDONI 

 

Innovazione significa progresso ma anche miglioramento delle performance ambientali delle filiere. In campo agricolo il concetto di innovazione si lega fortemente non solo allo sviluppo del settore primario ma diviene determinante anche per lo sviluppo delle aree rurali.

Dopo la scommessa lanciata con il progetto Green Road (economia verde e turismo sostenibile), il GAL Colline Joniche della provincia di Taranto, punta ancora una volta al potenziamento delle aree rurali e all’attivazione di dinamiche collaborative tra il mondo dell’impresa e quello della ricerca.

E’ il caso delle due best practice presentate questo pomeriggio dal GAL tarantino alla Fiera del Levante nell’ambito dei work shop programmati all’interno del Salone Agroalimentare (Pad. 18).

Il sistema della conoscenza e dell’innovazione ha svolto, infatti, ruolo fondamentale sia nello sviluppo del progetto di trasformazione delle foglie di vite biologiche per la creazione dell’inedito Pesto di Vite, sia nel più complessivo sviluppo dei processi collegati alla coltura e trasformazione della canapa (cannabis sativa).

Compito del GAL è stato quello di creare l’humus ideale in cui far attecchire queste esperienze proponendole come nuovo modello di sviluppo in grado di restituire competitività ad un comparto fino a ieri considerato statico e antiquato – afferma Franco Donatelli, vice presidente del GAL Colline Ioniche.

Scommessa vinta dunque sia per l’attività di ricerca, sperimentazione e poi realizzazione del Pesto “La Dolce Vite”, frutto di una collaborazione tra aziende private (Tocchi di Puglia e Crismont) e  importanti istituti di ricerca (Nepri), che per il comparto della canapa che ha scelto proprio il Comune di Crispiano per insediare il primo impianto di trasformazione della paglia di cannabis proveniente da i 250 ettari di coltivazioni meridionali di quest’anno.

L’idea che stiamo sviluppando in questi anni – spiega Rocky Malatesta, direttore del GAL Colline Joniche – è quella di rispondere al disagio vissuto dalla provincia jonica con tenacia e pragmatismo, mettendo in campo quello che più di una volta abbiamo definito come un progetto di smart land dove più che altrove provare la gestione efficiente delle risorse agricole, naturali e rurali in un ottica di maggiore competitività anche grazie all’introduzione di colture innovative o progetti di integrazione di filiera.

Il pesto di vite presentato oggi in Fiera è frutto del lavoro di partner privati, coordinati dal lavoro diretto sul territorio del GAL, che dopo alcuni anni di ricerca utilizzando le foglie di vite che provenivano dall’azienda biologica di Francesco D’urso (beneficiaria GAL per i programmi di sviluppo nella Masseria Curtimaggi) sono riusciti a creare prima in laboratori e poi a immettere sul mercato una vera e propria eccellenza gastronomia.

L’impianto della South Hemp Tecno in agro di Crispiano si pone invece come battistrada per una piccola rivoluzione che riguarderà non soltanto la coltura della canapa ma anche il suo utilizzo in campo industriale.

Potenzialità, quelle legate a questo tipo di semina e alla trasformazione del canupolo e della fibra, che intercettano sul territorio anche una esigenza di bonifica dei terreni e di captazione di CO2 e metalli pesanti.

La svolta che arriva da questo tipo di agricoltura è molteplice – dice l’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni – perché mentre ci interrogavamo nell’elaborazione del PSR (Programma di Sviluppo Rurale) 2014-2020 sulla necessità di conservare il potenziale agricolo e rurale in certe zone compromesse dall’inquinamento e su come proporre una soluzione in termini di bonifica e rivitalizzazione di quei territori, in Puglia abbiamo cominciato a piantare canapa e ad avviare i primi corsi di formazione per tecnici in bio-edilizia. Questa è una risposta tangibile alla necessità di nuove dinamiche di sviluppo in provincia di Taranto. E come nel caso del pesto di vite si mette a regime un sistema che nobilita tutti i processi, dal campo, alla trasformazione, centrando la mission che è proprio dei GAL: individuare una visione, animarla e renderla sviluppo per i sistemi rurali della nostra terra.


Pagina 805 di 912