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Giornale di Taranto - Giornalista1

 

 

 

I Carabinieri del NOR di Manduria, in collaborazione con i militari della Stazione di Lizzano, hanno eseguito un’ ordinanza di custodia cautelare in carcere per concorso in estorsione e tentata estorsione nei confronti di: TODARO Vincenzo, 47enne di Lizzano, pluripregiudicato, già condannato per associazione a delinquere di tipo mafioso, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, furto e tentata estorsione,  già sorvegliato speciale di P.S. e PRETE Giovanni, 47enne di Taranto, con precedenti penali per porto e detenzione illegale di armi da fuoco, entrambi ritenuti responsabili di più episodi riconducibili ad un’attività estorsiva, consumata e tentata, nei confronti di imprenditori ed associazioni operanti nel settore turistico balneare del versante orientale jonico, in particolare le marine di Lizzano.

L’ordinanza è stata emessa dal GIP del Tribunale di Taranto, dott. Pompeo CARRIERE, a seguito di un’articolata indagine diretta dalla Procura jonica nella persona del Sostituto Procuratore, dott.ssa Lucia ISCERI.

L’attività ha preso avvio a giugno 2014, quando ignoti malfattori danneggiavano la struttura portante della copertura di due aree parcheggio ubicate in località Cisaniello, agro dei Comuni di Lizzano e Taranto, in cui possono essere parcate fino a 1.200 autovetture, poste a servizio della spiaggia libera e di alcuni stabilimenti balneari della litoranea. Il 23 maggio 2014, il proprietario le aveva cedute in gestione ad una Cooperativa di Taranto, dopo l’estromissione del soggetto che le aveva condotte in fitto finoal 2012, a seguito del mancato pagamento della metà di quanto pattuito nell’ultima estate.

Le indagini si sono subito concentrate sul precedente gestore, TODARO Vincenzo, che per anni aveva condotto l’attività intestata a sua figlia, realizzando sicuramente rilevanti guadagni, atteso che l’area, solo in termini di remunerazione dei parcheggi, poteva fruttare durante l’estate fino a 100mila euro, oltre agli introiti derivanti dal servizio di navetta per la spiaggia libera e per gli stabilimenti balneari, il primo a carico dei bagnanti ed il secondo pagato dai gestori dei lidi. Gli investigatori, nonostante le difficoltà derivanti dal clima di intimidazione che gli indagati avevano suscitato, condizionando le persone a conoscenza dei fatti, in particolare imprenditori, sono riusciti a decifrare e disarticolare il disegno criminale del TODARO che, subito dopo aver appreso dal proprietario del suolo che non gli avrebbe rinnovato il contratto, con toni violenti assicurava allo stesso che nessuno gli sarebbe subentrato e il 31 maggio 2014, dopo solo 7 giorni dalla sottoscrizione del contratto fra il proprietario ed una cooperativa tarantina subentra, attuava la sua rappresaglia consistita nel danneggiamento della copertura del parcheggio balneare, inducendo la cooperativa ad abbandonare la struttura. A quel punto le aree in questione venivano occupate abusivamente dai due arrestati, che vi intraprendevano un’altrettanta abusiva attività di parcheggio e servizio navetta non autorizzati verso i lidi balneari. Successivamente TODARO, facendo leva sulla forza intimidatrice derivante dall’ambiente criminale di appartenenza (oltre agli indicati precedenti, è il cognato dell’elemento di spicco della criminalità organizzata di Lizzano, Adriano PAPPADA’, che prestava anche la propria opera nelle aree parcheggio, rendendosi visibile ai gestori dei lidi ed al pubblico, da ultimo tratto in arresto nel giugno 2014 dal Reparto Operativo CC di Taranto, nell’ambito dell’operazione “The Old”, che ha disarticolato in Lizzano, Crispiano ed altri centri della provincia una componente della “Sacra Corona Unita” tarantina), costringeva il proprietario del parcheggio ed il responsabile della cooperativa subentrata nella gestione, a redigere un contratto di sub-affitto a favore del suo prestanome PRETE Giovanni, che rilevava quindi la lucrosa gestione delle aree.

Le investigazioni, declinatesi con metodi tradizionali, con l’escussione di persone informate sui fatti, molte delle quali sono apparse condizionate dalla paura dei soggetti; servizi di osservazione ed intercettazioni telefoniche ed ambientali,  hanno consentito di disvelare l’articolato disegno criminale di TODARO e PRETE. Gli stessi, dopo la prima fase di violenza e danneggiamento di cui si sarebbero peraltro attribuiti la paternità e vantati con un imprenditore del posto per dissuaderlo dal collocare un maneggio in quell’area, avevano escogitato un piano più “raffinato”, occultandosi dietro uno schermo legale creato per l’occasione. Infatti, una volta messo in atto il danneggiamento e piegata la volontà del gestore subentrato, indirizzavano la propria attenzione sui titolari dei lidi balneari, la cui attività non può esplicarsi senza parcheggi e servizio navetta, utilizzando la propria influenza criminale per indurli ad avanzare una fittizia proposta di sub affitto,  strumentale al successivo ingresso nella gestione del PRETE. In tal modo il servizio navetta sarebbe sembrato apparentemente riferibile ai lidi, ma di fatto gestito dal TODARO per il tramite del PRETE che, sebbene definito dagli imprenditori un “perfetto sconosciuto”, avendo TODARO alle spalle, sarebbe stato scelto come gestore di fatto.

Tali efficaci soluzioni adottate per l’estate 2014, sebbene avessero garantito il controllo delle aree, non avevano soddisfatto gli appetiti di TODARO, che per garantirsi una posizione giuridicamente più forte per la stagione 2015, già a dicembre 2014 e febbraio 2015, mediante atti intimidatori contro il proprietario del terreno e sua madre, consistiti nel danneggiamento dell’ingresso di una tenuta di proprietà del primo e nell’incendio della porta d’accesso dell’abitazione della seconda, tentava di piegarne la volontà e costringerlo a contrarre con lui ed alle sue condizioni.

Tali condotte non sortivano l’effetto voluto, poiché il proprietario stipulava a giugno 2015 una convenzione per la gestione dell’intera area naturalistica di sua proprietà, dell’estensione di circa 50 ettari, di cui i parcheggi costituiscono solo minima parte, con un consorzio ONLUS di Taranto intenzionato ad avviare un articolato progetto di valorizzazione turistico-culturale della zona (maneggio, escursioni, cinema e discoteca, gestiti da cinque cooperative di giovani). Per tutta risposta, i due non esitavano a minacciare anche il presidente di questo nuovo ente,attraverso l’esplosione di colpi di arma da fuoco all’indirizzo dei container presenti nel parcheggio, occorso il 19 giugno u.s., proprio ad inizio stagione estiva, dopo averlo avvicinato per denigrare la progettualità in atto, affermando con disprezzo che la zona aveva solo bisogno di parcheggi, che loro stessi avrebbero dovuto gestire, di fatto portando a termine un tentativo di estorsione a suo carico. Tale condotta veniva rafforzata dalla presenza dei soggetti o di altri a loro riferibili nei pressi delle aree in disamina, soggette a “visite” ed osservazione anche con un binocolo, nell’evidente tentativo di affermare il controllo del territorio ed ingenerare paura nelle persone che vi lavoravano, anche perché molto ravvicinati all’inquietante episodio degli spari contro i containers.

Quello che è stato interrotto con gli arresti è dunque un ben congegnato e pervicace disegno estorsivo, posto in essere grazie alla forza derivante dall’accertato carisma criminale dei due soggetti, da conseguire con l’intimidazione, grazie anche a quello che è parso un atteggiamento vagamente omertoso di alcuni imprenditori locali. Un progetto che sottendeva ad una volontà di supremazia criminale finalizzata al controllo “quasi mafioso” delle fiorenti attività economiche delle marine lizzanesi, in netto contrasto con le legittime aspirazioni, non solo imprenditoriali, ma anche di valorizzazione non lucrativa ad opera di giovani, della splendida litoranea lizzanese, che i soggetti hanno dato chiaro segno di voler tarpare, liquidando come sciocchezze tutti i progetti ideati per lo sviluppo dell’area che non coincidessero con i “loro” parcheggio e servizio navetta, considerando tali iniziativeuna forma di “insubordinazione” del territorio alla forza criminale. Gli arrestati, dopo le formalità di rito, sono stati associati presso la Casa Circondariale di Taranto.

 


 

 

 

I carabinieri della Compagnia di Martina Franca, al termine dei previsti accertamenti, hanno denunciato in stato di libertà, per detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacente, un 26enne di Montemesola.

I militari della Stazione Carabinieri di Montemesola, mediante l’espletamento di attività info-investigativa, avevano appreso che l’uomo potesse essere dedito ad attività di spaccio di sostanze stupefacenti.

Nel pomeriggio di ieri, dopo aver monitorato gli spostamenti del 26enne per diversi giorni, i militari hanno deciso di effettuare una perquisizione domiciliare presso la sua abitazione.

L’attività di polizia giudiziaria si concludeva con esito positivo: l’accurata perquisizione, infatti, consentiva di rinvenire, occultati all’interno di un cassetto di un mobile della camera da letto, gr. 29 di hashish e 3 dosi di cocaina per un quantitativo complessivo di gr. 1,2.

Per tali motivi, lo stupefacente veniva sottoposto a sequestro, mentre l’uomo veniva denunciato a piede libero per detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti.


Pur apprendendo dagli articoli di stampa di questa mattina i contenuti della relazione dell’ARPA Puglia in merito alla riaccensione dell’AFO 1, il Sindaco di Taranto, dott. Ippazio Stefàno si muove a sostegno dell’iniziativa del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. A ridosso di Ferragosto, infatti, alcuni cittadini di Taranto avevano segnalato un evento anomalo a seguito dell’accensione dell’altoforno, poi rilanciato dal Presidente Emiliano con la richiesta all’Arpa di disporre tutti gli accertamenti che il caso richiede e di riferire nel più breve tempo possibile. La riapertura dell’altoforno ripropone la questione relativa alla compatibilità della produzione con la tutela della salute e dell’ambiente, assolutamente prioritaria. Ed è proprio in ragione dell’esigenza di garantire massima tutela alla salute e di conoscere l’impatto ambientale derivante dall’accensione dell’altoforno 1 che il Sindaco sostiene l’azione del Governatore.

Il Sindaco, dunque, si affida e confida nell’autorevolezza scientifica dell’ARPA Puglia che "è tale da garantire la reale conoscenza degli effetti di questa riapertura dell’AFO 1 attraverso una puntuale azione di monitoraggio, di cui conoscerne gli esiti, allo scopo di informare i cittadini e, soprattutto, per consentire agli organismi deputati alla tutela della salute l’adozione dei conseguenti atti, se necessari." 

 E' stato dato il nome di  Basilio, come il suo soccorritore, alla Tartaruga Caretta Caretta che sabato mattina è stata recuperata nelle acque tra gli stabilimenti di Fata Morgana e Lo Scoglio, a Marina di Pulsano.  L'esemplare era rimasto impigliato in funi e reti poste sul fondale marino. Se Basilio Agnello, questo il nome del soccorritore, non l'avesse avvistata probabilmente sarebbe morta. Quando è stata trasportata a riva la tartaruga era in stato di sofferenza respiratoria. Come ci ha fatto sapere la moglie del soccorritore, secondo il biologo del Centro di Policoro che l'ha presa in cura, il salvataggio ha dato esito positivo. L'esemplare sarà liberto in mare nel giro di tre, quattro ettimane.

"Spero che il gesto di mio marito- ha sottolineato la moglie, Maria Crisitina Lupoli- sia d'esempio per tutti. Non dimentichiamo mai di rispettare l'ambiente e il nostro splendido mare". Come non condividere...

Un bellissimo esemplare adulto di Tartaruga Caretta Caretta è stato recuperato nelle acque di Marina di Pulsano. La tartaruga era rimasta impigliata in reti e funi poste sul fondalemarino e non riusciva più a riemergere. Ad avvistarla è stato un bagnnte che con la sua maschera stava percorrendo il tratto di mare che va dallo Scoglio a Fata Morgana. L'uomo l'ha liberata e trasportata a riva. Le tartarughe marine respirano in superficie quindi l'esemplare era in evidente stato di sofferenza respiratoria.  E' così scattata lamacchina dei soccorsi con l'intervento sul posto della Capitaneria e dei volontari del WWF di Taranto e Policoro. La tartaruga è stata dapprima trasportata al Presidio medico della Capitaneria di Porto, quindi trasferita a Policoro presso il locale Centro di Recupero di animali selvatici.

"E' assurdo che a Taranto, dove avviene il maggior numero di ritrovamenti e ruperi di Tartarughe Caretta Caretta non eisste una struttura del genere- ha commentato Fabio Millarte, del WWF di Tarato, intervenuto sul posto- questa è una lacuna che va assolutamente colmata".

 

 

 

 

 

 

 

Dalle prime ore di oggi e per l’intera giornata del 15 e del 16 agosto, il Comando Provinciale dei Carabinieri di Taranto ha disposto un servizio straordinario di controllo del territorio, in sintonia con quanto disposto dalla Prefettura di Taranto in sede di C.P.O.S.P., al quale parteciperanno circa 350 militari; 160 traautoveicoli e motomezzi e la motovedetta “Enea Codotto” in dotazione alla Compagnia del capoluogo.

L’attività, eseguita con l’ausilio di personale dei Reparti Speciali dell’Arma, è stata disposta, di concerto ed in forma complementare ai servizi effettuati dalla Polizia di Stato, per fronteggiare l’emergenza del tradizionale esodo verso le località balneari, assicurando il controllo dell’intero territorio provinciale, mediante monitoraggio e vigilanza su zone costiere; centri storici e mete di maggior afflusso turistico, nonché sulle più importanti arterie, particolarmente trafficate, garantendo altresì sicurezza in altre aree di maggiore concentramento di persone, quali esercizi pubblici e centri commerciali

Particolare attenzione verrà rivolta ai controlli alla circolazione stradale in prossimità dei luoghi di ritrovo giovanile, allo scopo di procedere verifiche sulle condizioni psico-fisiche dei conducenti, specie per quanto riguarda l’abuso di sostanze alcoliche e l’assunzione di stupefacenti, con largo uso dell’etilometro.

Personale a piedi, in uniforme ed in abiti civili, effettuerà poiservizi preventivi in prossimità ed all’interno degli stabilimenti balneari per prevenire e reprimere reati.

In mare, l’equipaggio della motovedetta d’altura “Enea Codotto” dell’Arma, effettuerà controlli ad imbarcazioni ed acquascooter allo scopo di tutelare la sicurezza della navigazione da diporto e l’incolumità dei bagnanti che in questi giorni affollano le coste della provincia. 

Nella circostanza, non sarà tralasciata la vigilanza nelle zoneurbane, meno popolate, per scoraggiare i furti, in particolare quelliin appartamento, e mantenere elevato ilivello di controllo delle persone sottoposte a misure limitative della libertà personale. Nei centri abitatiinfatti, i militari effettueranno servizi di pattuglia in auto e moto, in particolare in tinta civile, finalizzati alla prevenzione e repressine di reati contro il patrimonio ed in particolare furti ai danni delle abitazioni incustodite e degli esercizi commerciali.

 

L'Italcave prende le distanze dalle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dall'ex Presidente di Confindustria Taranto

 

La nota pubblicata sul quotidiano Taranto Buonasera, con la quale la famiglia Caramia prende le distanze dalla famiglia Caramia (si proprio così, non si tratta di un errore !!!) lascia perplessi e solleva una serie di interrogativi sul ruolo che ricopriva e ricopre Antonio Caramia all’interno della azienda di famiglia, la Italcave S.p.A.(nella foto) e sulle ragioni che hanno portato lo stesso  Antonio Caramia ad assumere una posizione così netta nei confronti dell’ILVA. L’imprenditore tarantino nei giorni scorsi aveva infatti dichiarato che la chiusura della Grande Industria non sarebbe stata un danno per Taranto che invece da questo smantellamento ne avrebbe potuto trarne vantaggi economici ed occupazionali, sia per gli attuali dipendenti che per nuovi lavoratori. Dichiarazioni che hanno indotto il legale della Italcave a chiarire la posizione della società sottolineando che le considerazioni espresse da Antonio Caramia erano state espresse a titolo personale e non in rappresentanza dell’azienda. Cosa ha portato quindi l’ex Presidente degli industriali ionici a rilasciare dichiarazioni così importanti? Una prima ipotesi porterebbe ad optare per una discesa in campo politica del Caramia, considerato che potrebbe esserci nei prossimi mesi una crisi di Governo e quindi elezioni anticipate, ma anche la prossima scadenza elettorale (marzo-aprile 2017) per il rinnovo del Consiglio comunale di Taranto che aprirebbero molte opportunità. Scenderebbe in campo con i Verdi considerato che le posizioni si avvicinano molto a quelle delle associazioni ambientaliste? Non riteniamo possibile una simile ipotesi visto il passato ed il vissuto dell'imprenditore tarantino. Viene quindi da domandarsi con quale coalizione potrebbe eventualmente schierarsi considerato peraltro che da tempo è fuori dai giochi sia politici che all’interno della organizzazione confindustriale. Le dichiarazioni sono lontane dalle politiche espresse dal centro-destra (di cui l’imprenditore è sempre stato vicino) che non ha mai ventilato ipotesi di chiusura dello Stabilimento ILVA di Taranto, anzi ne ha sempre chiesto il rilancio produttivo, ma lo allontanerebbe anche dal Centrosinistra che proprio con i recenti decreti legge ha di fatto impedito che i provvedimenti della Magistratura bloccassero gli impianti. Anche gli industriali ionici riteniamo che non abbiano gradito la posizione assunta dal loro ex presidente in quanto da tempo schierati per la ripresa dell’ILVA dal punto di vista della produzione. Quindi una situazione in evoluzione di cui racconteremo gli sviluppi, se sviluppi ci saranno.


Dal sito della Regione  apprendiamo che ammonta a

 sette miliardi e 100 milioni la dotazione del Por Puglia (Fers + Fondo Sociale) 2014/2020, approvato oggi dalla Commissione Europea. Poco più di 5 miliardi e mezzo riguardano il Fers, mentre un miliardo e mezzo è dedicato al Fondo Sociale.

Come è noto, l’Unione europea contribuirà direttamente con il 50% dell’ammontare totale.
"Esprimo la mia particolare soddisfazione per l'approvazione del POR Puglia da parte dell'Unione Europea- dice il Presidente della Regione, Michele Emiliano.- Ringrazio in particolare gli Uffici che sotto la direzione del Dott. Pasquale Orlando hanno in questo modo ottenuto l'approvazione del loro lavoro, di questo mi congratulo con loro e con tutti i componenti del partenariato pubblico/privato che hanno collaborato al conseguimento di questo risultato"

Bene Emiliano ad impugnare i decreti del Governo sugli inceneritori.

 

“Spero che il grido di dolore della comunità salentina riesca a squarciare finalmente il muro dell’indifferenza che il governo ha alzato a Roma nei confronti della Puglia. Le parole di monsignor Vito Angiuli non si prestano ad interpretazioni: vi è la condanna totale per una pratica di ricerca del petrolio nei nostri mari che andrebbe a deturpare bellezza e paesaggio, valori fondamentali per il turismo pugliese, e su cui invece ostinatamente il governo nazionale continua imperterrito ad andare avanti”.

Lo dichiara  il senatore Dario Stefàno commentando la posizione dei vescovi salentini sulle trivelle contenuta in un documento e ribadita ieri per voce di monsignor Vito Angiuli, vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, a radio Vaticana.

“Non possiamo accettare più – evidenza Stefàno – che il nostro territorio, come sostengono anche i nostri vescovi, venga trasformato in una pattumiera e che il nostro sistema economico ed il turismo siano compromessi per sempre, per scelte che nulla hanno a che fare con le strategie di sviluppo per la crescita dei nostri territori".

“Bene dunque ha fatto il presidente Emiliano – conclude Stefàno-  ad impugnare i decreti del governo, perché questo riaccende la speranza che la via di sviluppo scelta dalla Puglia sia rispettata. E pazienza se a farlo, come noi a questo punto speriamo, sarà la magistratura e non la politica”

 

 

Con la ripresa delle attività dell’ Altoforno 1, tornato in marcia da qualche giorno, ILVA stima i benefici che si otterranno sia dal punto di vista dell’impatto ambientale che da quello energetico a seguito degli interventi effettuati sull’impianto stesso. In merito alle direttive dettate dall’AIA, i lavori di condensazione vapori loppa, di depolverazione campo di colata e di depolverazione Stock Househanno rappresentato gli impegni migliorativi sul versante ambientale e verso una sostanziale ottimizzazione dei consumi energetici, invece, sono incentrate le attività effettuate sul sistema di  recupero gas e sulrifacimento Cowper .

 

Nel dettaglio, i lavori sulla condensazione vapori loppa permetteranno di ridurre le emissioni diffuse di acido solfidrico (H2S) da 67g H2S/tghisa a 1g H2S/tghisa. Ipotizzando una produzione giornaliera di ghisa pari a 5500 t/giorno, la stima del beneficio ambientale in termini di riduzione di emissioni della sostanza chimica, come riportato nella tabella seguente, diverrà considerevole.

 

 

 

Gli interventi sulla depolverazione campo di colata permetteranno, inoltre, di aumentare il rendimento dei sistemi di captazione a monte del sistema di filtrazione tale da ridurre le emissioni diffuse e convogliate, come rimarcato in tabella:

 

 

 

Un altro intervento realizzato in Altoforno 1 è rappresentato dal nuovo sistema didepolverazione Stock House. L’obiettivo è quello di ridurre le emissioni a carattere diffuso tramite il miglioramento della captazione della parte alta dei sili di caricamento delle Stock House. Come si evince dalla tabella di seguito, è stimato il rispetto del valore limite di emissione convogliata di 10 mg/Nm3, previsto nel riesame AIA, in sostituzione del limite di 40 mg/Nm3.

 

 

 

Per ciò che concerne gli interventi favorevoli all’ottimizzazione energetica, laristrutturazione del sistema di recupero gas di altoforno permetterà il riciclo di una maggiore quantità di gas AFO disponibile alle centrali termoelettriche. Si eviterà, così, l’utilizzo di azoto necessario per la depressurizzazione. Il rifacimento del Cowper 14 consentirà, invece, un miglioramento dell’efficienza termica degli stessi Cowper con conseguente innalzamento della temperatura del fluido necessario alla marcia dell’altoforno con conseguente riduzione del fabbisogno energetico dell’altoforno (agenti riducenti).

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