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Giornale di Taranto - Giornalista1

 

“DIO E’ AMORE E NOI ABBIAMO CREDUTO ALL’AMORE CHE DIO HA PER NOI” .

 

E’ la chiave di lettura della  scelta coraggiosa dell’Arcivescovo Mons. Filippo Santoro che reinserisce totalmente la Cittadella della Carità nel tessuto vivo della Chiesa di Taranto, promuovendola cosi’ a icona  di tutti i gesti di amore che fioriscono tra i cristiani e gli uomini di buona volontà, ogni giorno, nelle nostre comunità;porta spalancata  che  permette alla comunità cristiana di mettersi in uscita per cercare,accogliere,consolare,guarire! Mons. Arcivescovo  vuole fare della Cittadella il luogo piu’ alto ed emblematico delle attenzioni verso il fratello in stato di bisogno! E la  ripresa  dell’idea originaria del fondatore,Mons. Guglielmo Motolese,proprio nel decimo anniversario della  scomparsa di quel grande Pastore ( 5 giugno 2005). Quello compiuto dall’Arcivescovo e’ un passo coraggioso e non privo di preoccupazioni ma  che disegna  un altro tratto singolare e concretissimo  del sua passione pastorale e della sua condivisione spirituale ,culturale e umana con Taranto e l’intera area jonica.

Il progetto è di rilanciare la Cittadella,custodendone il prezioso patrimonio valoriale,salvaguardare i posti di lavoro per chi  opera  nella struttura,riqualificarla nell’eccellenza delle prestazioni. La Cittadella si avvarrà di una  unità operativa compatta  ed efficiente che supporterà il nuovo Consiglio di Amministrazione di cui è Vice presidente Mons. Emanuele Tagliente,Vicario Episcopale per gli Affari Economici dell’Arcidiocesi di Taranto.

Il  dott. FABRIZIO SCATTAGLIA (Direttore Generale uscente della ASL TA 1, nella foto) ha accettato l’incarico di Direttore Generale della Cittadella: le sue capacità manageriali riconosciute e la sua alta professionalità sono garanzia per un cammino di rinascita. Le prime risposte che in queste ore stiamo cogliendo sono di grande apprezzamento, sia  all’interno  del presbiterio diocesano,delle comunità parrocchiali,  come anche della città e della gente della  terra jonica. Alle realtà ecclesiali mi permetto chiedere condivisione,affetto per la Cittadella,dono del consiglio e della carità.

Un grazie va all’Associazione Monte Tabor- San Raffaele di Milano per l’opera svolta in questi decenni, che cede alla Diocesi di Taranto tutta la responsabilità gestionale e organizzativa della Cittadella. In questi mesi non facili la dottoressa Gianna Zoppei ,i membri del Consiglio di Amministrazione,i revisori   dei conti e figure professionali di valore, hanno   compiuto una anamnesi non semplice  della intera situazione amministrativa della  struttura. Al centro della Cittadella vi sono non numeri ,non “casi” ma  volti, persone,storie umane, vi sono famiglie che chiedono di potere assistere e ospitarecongiunti,bisognosi di cura e di accoglienza. Sono loro il perche’ stesso di questa realtà.  Per loro  il personale medico infermieristico,ausiliario,amministrativo,Suore Missionarie del Sacro Costato, vogliono sancire   e consolidare un patto stretto di solidarietà e di responsabilità che ognuno vorrà onorare con paziente perseveranza. A tutto il personale della Cittadella, che offre cuore e competenza, il segno della stima e della fiducia: rimettiamo in volo il “Pellicano” per una nuova stagione di fiducia e di speranza.

 Don Franco Semeraro,Presidente Cda

 

  Giovanni Battafarano rilegge per noi  Thomas Piketty, Il Capitale nel XXI Secolo, Bompiani Milano, 2014.         

  

 

Quanto capitalismo può sopportare il sistema democratico? E’ il tema di fondo dell’evento editoriale dell’anno, (THOMAS PIKETTY, Il capitale nel XXI secolo, Bompiani, Milano, 2014). Piketty, giovane economista francese, lodato da due Premi Nobel per l’economia come Stiglitz e Krugman,  prende in esame il tema della disuguaglianza  nel corso degli ultimi due secoli, analizzando i dati di archivio, a partire da quelli di Francia e  Regno Unito, ma attingendo anche alla grande letteratura del primo Ottocento.

   Senza la pretesa di dar conto del contenuto di un libro di oltre 900 pagine, approfondiamo  il filo conduttore dell’imponente ricerca. Nella prima metà del XIX secolo, il peso dell’eredità nella ricchezza prevale di gran lunga rispetto anche al più qualificato reddito da lavoro. In Papà Goriot di Balzac, Vautrin consiglia al giovane ambizioso Rastignac di sposare la ricca ereditiera Victorine piuttosto che puntare alla carriera di avvocato. La ricchezza dell’epoca è essenzialmente rendita fondiaria e titoli di Stato, si rivaluta annualmente del 5% , è alimentata anche dagli attivi coloniali e può contare su una tassazione inesistente o comunque molto bassa. La crescita della disuguaglianza si mantiene per tutto il secolo XIX  e il primo decennio del  secolo successivo: l’Europa, in particolare Francia e Regno Unito, costituiscono l’area maggiore della disuguaglianza, mentre gli Stati Uniti, dove l’incidenza delle eredità è meno forte, rimangono più fedeli ai valori egualitari dei Padri Fondatori.

   Le guerre mondiali, con il tragico carico di morte e distruzione, il dilatarsi del debito pubblico e la  crisi del 1929-30, riducono la disuguaglianza e spingono gli Stati ad introdurre l’imposta progressiva sul patrimonio e l’imposta di successione. Durante il new deal di Roosevelt negli anni Trenta e immediatamente dopo la Seconda guerra mondiale, la tassazione sui redditi alti o altissimi raggiunge livelli anche del 50, 70, 80%. Nei Trenta gloriosi (1945-1975), inoltre,  si consolida lo Stato sociale, si afferma il ruolo pubblico nell’economia, si realizza una forte redistribuzione dei redditi a favore dei ceti popolari, si consolida la tassazione progressiva,  si determina una riduzione delle disuguaglianze. In altre parole, si attua un compromesso alto tra capitalismo, democrazia, lavoro.

   Verso la fine degli anni Settanta, comincia la controffensiva delle forze conservatrici. La scuola austriaca (Hayek, Mises, Shumpeter) e quella monetarista di Chicago (Milton Friedman) e , a livello politico, la Thatcher e Reagan, sostengono che lo Stato sociale determina un sovraccarico della domanda; che l’economia deve essere libera da lacci e lacciuoli; che la crisi degli anni Trenta andava affrontava con opportune politiche monetarie, senza metter in piedi un costoso intervento pubblico. La conseguenza di tale impostazione è l’indebolimento  del ruolo dello Stato con l’ondata delle privatizzazioni e la forte riduzione della tassazione sui redditi più alti: dall’80% di Roosevelt si scende al 35% dei Bush; gli Usa accantonano l’egualitarismo dei padri fondatori e diventano, insieme con il Regno Unito, il Paese  del massimo della disuguaglianza, anche perché il più disponibile verso una sorta di estremismo meritocratico: le retribuzioni dei top manager, insieme con il fenomeno delle stock options, determinano la rapida ascesa di un nuovo ceto di ricchi professionali. Nel 1968, l’amministratore delegato della General Motors portava a casa circa sessantasei volte più di quello che guadagnava il normale operaio alle sue dipendenze, oggi l’amministratore delegato di Walmart guadagna novecento volte quello che prende il suo operaio medio. Il Rastignac di oggi, oltre che sposare la ricca ereditiera, potrebbe scalare la società con una fortunata carriera manageriale. Ciò che avviene nei Paesi anglosassoni, si verifica in forma attenuata anche nei Paesi europei e in Giappone: l’imposta progressiva sul reddito o sul capitale scompare o si attenua molto, ritorna la tassazione proporzionale (flat tax), la disuguaglianza torna ad impennarsi. La rinuncia degli Stati ad una efficace ed equa politica fiscale determina il formarsi di imponenti debiti pubblici: piuttosto che far pagare le tasse, gli Stati si accollano debiti elevati, che richiedono il pagamento di interessi  elevati. La crescita smisurata dei patrimoni diventa non solo un problema sociale ed etico, ma anche economico. Troppo capitalismo soffoca il capitalismo e determina una stasi nello sviluppo; una crescita debole accentua a sua volta la crescita delle disuguaglianze.

   Di fronte a questa involuzione dell’economia della globalizzazione, la proposta di Piketty è chiara. Occorre un nuovo compromesso tra capitalismo, democrazia, lavoro basato su: imposta progressiva sul capitale, sul reddito, sulle successioni, possibilmente su scala internazionale, o almeno europea; scambio automatico   delle informazioni bancarie internazionali; dichiarazioni fiscali precompilate; catasto aggiornato ai valori di mercato di tutte le forme di capitale, immobiliare e finanziario. La progressività potrebbe partire dall’ 0,1% sulla proprietà più piccola al 1% per il capitale superiore a un milione di euro; al 2% sopra i 5 milioni e così via. Una scelta trasparente che evita sia il rischioso ricorso all’inflazione sia un ulteriore indebitamento. Quanto all’Europa, la politica di austerità ha fatto fallimento, l’area euro arranca, la crescita è sempre più lontana. Non basta l’unione monetaria, occorre coordinare le politiche fiscali evitando la concorrenza  al ribasso per attrarre i capitali e dare una rappresentanza democratica all’area euro, che deve decidere le scelte coraggiose da attuare per uscire dalla crisi e rilanciare il processo di unità europeo.  Le nuove entrate pubbliche serviranno per implementare le politiche  per la formazione e  avviare una riconversione ecologica dell’economia europea.

   Il libro di Piketty è uno straordinario inventario di analisi e proposte. Ha il merito di offrire un’alternativa scientifica e non ideologica al declinante, ma sempre potente modello neoliberista. Se si vuole salvare l’economia di mercato, occorre guardarsi dagli eccessi del capitalismo globalizzato e intervenire decisamente contro la disuguaglianza. La rinunzia alla riforma del capitalismo rischia di portare le democrazie occidentali in un vicolo cieco.

 


 

Con tutto il rispetto per chi le fa, perché comunque denotano un certo interesse verso taluni problematiche, riteniamo che, al di là delle semplici interrogazioni o degli ordini del giorno, da parte di talune forze politiche o di singoli presenti all’interno delle Istituzioni a qualsiasi livello, bisogna cominciare da subito a mettere in campo tutte le azioni utili e programmare una serie di pratiche tese a scongiurare il pericolo che si paventa in quel di Teleperformance dove 2000 dipendenti, oltre ai 1500 lavoratori a progetto, rischiano il proprio posto di lavoro,a datare dal 1 luglio prossimo, in un momento in cui la congiuntura economica del nostro Paese e maggiormente nel nostro territorio non lascia spazi di manovra in campo lavorativo.

Infatti il prossimo 30 giugno scadrà l’accordo che fu firmato nel non lontano 2013 per rilanciare l’attività della Società Francese multinazionale, e che riguardava anche e soprattutto i lavoratori operanti nel call center jonico.

In quell’accordo stipulato nel 2013 si stabiliva, a danno dei lavoratori, l’abbattimento del costo del lavoro, cosa che non si può pensare di rinnovare perché non si può ripetere.

In tale siamo fiduciosi e ci auguriamo che quanto prima, stante anche le sollecitazioni pervenute da più parti, dai  vari soggetti sociali interessati e competenti, si legiferi in materia, rispettando la direttiva dell’Unione Europea n.23 del 2001 in tema di appalti, per evitare che i committenti giochino al massimo ribasso.

Gioca certamente a sfavore in tutta questa vicenda la presenza di call center abusivi e non in regola con i parametri stabiliti dagli accordi sottoscritti, dalle Direttive e dalla Legislazione vigente.

Senza dimenticare il rischio di delocalizzazione verso altri Paesi e del mancato controllo che può esistere dell’utilizzo dei dati sensibili, in quei Paesi ove non esiste un controllo di fatto o un Authority  che si interessi di questi aspetti riguardanti la privacy di ognuno.

La problematica che angustia in queste settimane migliaia di famiglie tarantine, le giuste preoccupazioni dei dipendenti e rappresentate da tutte le forze sindacali devono trovare ascolto e portate nelle stanze da chi siede nelle Istituzioni, affinché si trovi per tempo una giusta soluzione.

Anche per quanto ci riguarda riteniamo che verso un settore in crescita come quello dei call center è impensabile non trovare una soluzione che tenga conto dei tanti fattori sociali, economici e produttivi che possono sorgere in corso d’opera.

Per quanto sopra la Segreteria Cittadina del Partito Democratico ha ritenuto opportuno convocare un tavolo tecnico con i segretari di CGIL-CISL-UIL-UGL per Martedì 13 Gennaio 2015 alle 17,30 presso la Federazione di Taranto in Via Principe Amedeo, per discutere, approfondire ed analizzare la situazione inerente Teleperformance e per stabilire le successive azioni da intraprendere al fine di dare giuste risposte a chi presta opera all’interno del call center di cui in argomento.

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                                                                                  Il Segretario Cittadino del PD

                                                                                            Tommy Lucarella


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Non esiste alcun rischio per la vite nella nostra Regione.

 

Le dichiarazioni del Consigliere regionale Luigi Mazzeidiffuse sulla stampa, creano inutili e gravi allarmismi. Le sue imprecisioni sulla questione Xylella fastidiosa in Puglia sono ad esclusiva strumentalizzazione politica, e non fanno bene ai nostri imprenditori agricoli. “

Così l’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni.

“Le analisi effettuate dall’Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia rassicurano i viticoltori che la zona salentina è colpita da una sub specie di  Xylella fastidiosa detta “pauca” del ceppo “CoDiRO” (ovvero disseccamento rapido dell’olivo), la quale sottospecie non intacca, come erroneamente sottolinea Mazzei – dice ancora l’assessore regionale - altre  colture come la vite e gli agrumi. Il contagio non avviene per contatto o diffusione aerea, ma esclusivamente da insetti cosiddetti “vettori”. 

“Così come è ormai chiaro sin dalla prima della decisione comunitaria quali sono le specie ospiti, e l'osservatorio fitosanitario regionale provvede prontamente, per legge, a comunicare le specie ospiti per le quali si riscontra la presenza della malattia. 

“Nessuna nuova notizia quindi da parte di Mazzei, solo cattiva informazione.
Riprendendo la nota di Mazzei e il citato "allarme" lanciato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), è opportuno chiarire che l'attività di controllo è legata al rischio fitosanitario derivante dalle importazioni di tutti i ceppi di Xylella esistenti a livello mondiale. 

“Inoltre la Regione Puglia è da maggio 2013 che, con il suo Osservatorio, ha avviato indagini di verifiche e controlli per riconoscere e attuare misure di contrasto alla diffusione del patogeno. Nonché identificare le aree infette e attivare programmi di ricerca al fine di dare risposte ai numerosi dubbi sulla epidemiologia del batterio e sulle possibili cause.  

“L’azione del Governo regionale è stata, sin dal primo momento, incessante e volta ad arginare e risolvere il flagello Xylella.  Sono stati coinvolti le organizzazioni professionali agricole, un’ampia rappresentanza di vivaisti salentini e il Distretto florovivaistico, dando loro atto di tutte le attività svolte (l'ultima riunione risale al 16 dicembre 2014). Ma, serve un intervento, altresì, immediato e decisivo del Governo nazionale.

“Dello scorso dicembre è, inoltre, la missiva del presidente Vendola indirizzata al primo ministro Renzi, nella quale si richiedeva un incontro con il capo della Protezione civile Gabrielli e il ministro Martina  per un’azione di coordinamento efficace al fine di attuare misure fitosanitarie obbligatorie previste dalla normativa comunitaria nazionale e regionale. 

“Il presidente Vendola, inoltre, ha richiesto nella medesima nota l’applicabilità della norma nazionale riguardante lo stato d’emergenza con la conseguente nomina di un Commissario con poteri derogatori”.(

 

 

L'opera rappresenta il mito di Falanto ed è all'interno dell'istituto

I murales come forma di arte ed elemento estetico. L'Istituto d'Istruzione superiore Statale “Pacinotti” si allinea a tante altre scuole, ma anche a tante amministrazioni locali di ogni parte del mondo, prestando una sua parete alla fantasia dei writers.

Al ritorno a scuola dopo le vacanze natalizie gli studenti dell'istituto tarantino hanno trovato la piacevole sorpresa di un murale dipinto sulla parete di fronte all'ingresso del bar-ristoro. Il murale rappresenta il mito di Falanto, ritenuto fondatore della città di Taranto. Al centro del muro campeggia la frase pronunciata dall'oracolo di Delfi che predice allo spartano la costruzione della città: <<Quando vedrai piovere al ciel sereno conquisterai territorio e città>>. Il murale è completato dal delfino simbolo della città e dello stesso istituto.

L'opera è stata realizzata, con il permesso del Consiglio d'Istituto, da due alunni del “Pacinotti”, Francesco Caroli, frequentante la 5^ B Elettrotecnica nonché rappresentante d'Istituto, e Agostino Chiricozzi, della 5^ A Geometri, il quale fa parte dell'associazione Acheronte, già attiva in diversi siti di Taranto. 

I due writers hanno impiegato tre giornate del periodo natalizio, il 23, 29 e 30 dicembre, sacrificandole volentieri per contribuire a dare un “colore nuovo”, moderno, alla scuola che li sta formando. Un sacrificio che è stato ben apprezzato, a giudicare dai commenti positivi di chi si è imattuto nell'opera artistica, da alunni, docenti e personale dell'istituto. Caroli e Chiricozzi hanno in animo, armati delle loro mombolette spray, di colorare altre pareti dell'istituto. Per la gioia di chi ama questa moderna forma d'arte ormai riconosciuta in tutto il mondo.


 

Confcommercio, rappresentata e difesa dall’avv. Giuseppe Misserini, chiede, sostenendone l’inammissibilità e l’infondatezza,  che sia rigettato il ricorso presentato dalle due società facenti capo al gruppo Auchan, in data  22 dicembre 2014.

Il giudizio promosso dalle Gallerie commerciali Italia S.p.A. e Due Mari S.r.L., contro il Comune di Taranto attiene  l’annullamento dell’ordine del giorno approvato dal Consiglio Comunale del 12  dicembre scorso avente oggetto “atto di indirizzo per non procedere alla redazione del Piano Particolareggiato in località Cimino sottozona 32 del vigente PGR” e degli atti e procedimenti precedenti del Comune di Taranto contrari alla redazione del PP Cimino.

Confcommercio interviene in tale giudizio, a sostegno delle ragioni del Comune di Taranto, sottolineando l’ammissibilità dell’intervento ad opponendum, in quanto portatrice di un interesse collettivo (le imprese del commercio del territorio comunale).  In merito ai sette motivi del ricorso presentato dalle società del Gruppo francese, il legale rappresentante della Confcommercio ne dimostra punto per punto la infondatezza,   sostenendo tra le varie  motivazioni la competenza del Consiglio Comunale (contestata dai ricorrenti) ad esprimersi ogni qualvolta si debbano tracciare le linee programmatiche dell’Ente in materia urbanistica in vista di un buon governo del territorio, onde eventualmente provvedere alla formazione dello strumento urbanistico generale. In sostanza il Consiglio Comunale non può essere chiamato esclusivamente ad approvare un piano urbanistico – sia esso di primo o secondo livello- in quanto la sua competenza si riferisce ad ogni aspetto della materia urbanistica al fine di garantire l’ omogeneo sviluppo del tessuto urbano.

Il ricorso presentato da Confcommercioè dunque la naturale prosecuzione di un percorso tracciato già da tempo dall’Associazione,  contraddistinto dal fermo convincimento di dover sostenere le politiche pubbliche di gestione del territorio in favore della valorizzazione e rigenerazione dei sistemi urbani, finalizzate al miglioramento delle condizioni urbanistiche, socio-economiche e culturali. Obiettivi con i quali è evidente il contrasto con il  Piano Particolareggiato che si voleva far passare.   


 

 
 

Una eccellenza tarantina che va salvata e potenziata. Questo è possibile.
È' l'unica reale possibilità di salvataggio, consolidamento e potenziamento di una delle eccellenze formative di Taranto.
Una tesi che trova concorde il mondo accademico, gli studenti, le famiglie e i lavoratori dell'istituto che in queste ore vive una nuova fase di precariato nonostante le rassicurazioni giunte sul prossimo triennio (stanziamento da parte della Provincia, gestione commissariale, di 600 Mila euro da qui al 2016) e dal Governo negli anni scorsi circa i propositi di statalizzare.
L'ultima legge di stabilità, però, di fatto pone il Paisiello fuori dalle competenze della Provincia.
Nel 2013 mi recai personalmente dal ministro Carrozza e presentai, corredate da un dettagliato carteggio, le ragioni dei protagonisti del Paisiello, che poi sono le ragioni di una Città che si muove per il proprio riscatto da ogni angolazione, tenendo ferme le eccellenze già operanti e auspicando, anzi, la loro tutela e il necessario potenziamento.
Il dialogo con Roma è proseguito nel 2014, proprio con il sottosegretario D'Onghia, oggi a Taranto ospite a Palazzo Pantaleo per una pubblica iniziativa (occasione utile per ribadire l'istanza di statalizzazione).
Gli spunti politici e normativi per la definizione del percorso di salvataggio e consolidamento del Paisiello non mancano, di conseguenza emergono alcune proposte concrete su cui lavorare a stretto giro.
1 - La statalizzazione può trovare adeguato posto nel decreto salva Ilva (al di là del merito di questo testo sul quale tornerò dettagliatamente nei prossimi giorni...) ovviamente nella parte che riguarda la Città di Taranto.
2 - Il piano straordinario di assunzioni previsto dalla riforma della 'Buona Scuola' promossa dal Governo, testo nel quale il ministro Giannini sottolinea l'assoluta importanza di alcune discipline (musica compresa) risulta strategico per coinvolgere gli attuali precari nella fase di potenziamento dell'offerta formativa. Anche questo è uno strumento da non tralasciare.
Le strade ci sono, dunque, le proposte non mancano, l'attenzione resta alta, il lavoro continua con  l’obiettivo di salvare e consolidare il Paisiello di Taranto. /com
  
  
  
  


Lettera dell'Arcivescovo Mons. Filippo Santoro ai dipendenti. (Nella pagina sanità una nota del nuovo Presidente Mons. Semeraro)

 

 

A mezzo di “lettera aperta” alcuni del personale della “Cittadella della Carità” hanno rivolto all’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, un accorato appello per i delicati passaggi che stanno avvenendo all’interno della struttura che per volere esplicito, interessamento e impiego di risorse di monsignor Santoro ritorna nella gestione diocesana tarantina, dopo quella dell’associazione facente capo al San Raffaele di Milano. In allegato la risposta che don Filippo ha inviato ai firmatari della lettera. 

 

 

Vi ringrazio per la vostra lettera e vi esprimo la mia vicinanza. In questi giorni, come sicuramente ne siete a conoscenza, l’Associazione Monte Tabor, che dirigeva la “San Raffaele - Cittadella della Carità”, ha consegnato ufficialmente alla Diocesi di Taranto la “Cittadella della Carità”. Inutile dire che la soluzione più semplice sarebbe stata quella di consegnarla, a nostra volta, ad un gruppo più potente e più sano nel complicato ambito della santità ed evitare questa considerevole fatica, visto che come Diocesi non avevamo contribuito noi a giungere all’attuale situazione. Ma, per amore all’opera di Mons. Motolese e di tanti tarantini e per conservare gli attuali livelli occupazionali, ho accolto questo gravoso impegno. Mi spinge anche a rilanciare “La Cittadella” l’insistenza di Papa Francesco sui più poveri e sui più deboli ed il mio desiderio di essere vicino ai bisogni della nostra città di Taranto.

Aver messo al vertice del CdA della “Cittadella della Carità” due sacerdoti, validi esponenti della nostra arcidiocesi, Mons. Semeraro e Mons. Tagliente, vuole essere indice di un interessamento fattivo, soprattutto in direzione della continuità secondo il cuore e l'intelligenza dell'amato Mons. Motolese, mio venerato predecessore.

È naturale che ogni cambiamento possa generare apprensioni, ma posso garantire che sono cambiamenti indispensabili nella situazione in cui ci troviamo. Occorre il contributo di tutti così come la competenza peculiare di qualcuno capace lavorare con frutto e rendere efficace il rapporto con le istituzioni, in primis con la Regione Puglia.

Vi invito per questo alla fiducia e alla massima trasparenza nel confronto e nel dialogo, cosa che mi avete manifestato con grande rispetto e riguardo.

Resta chiaro che questa nuova stagione della “Cittadella della Carità”, che comincia nei venti avversi dell’incertezza della crisi economica, viene segnata dalla volontà di voler preservare i posti di lavoro, di salvare un’opera-segno della nostra Taranto come anche procedere nella via dell’eccellenza così come l’indimenticato don Guglielmo ha trasmesso a tutti noi.

Il mio saluto e la mia benedizione.

 

Mons. Filippo Santoro

Arcivescovo



 Il primo cittadino rigetta il progetto della società petrolifera e scrive al Ministero dell’Ambiente

 

 “L’Italia – esordisce il sindaco De Palma – firma Accordi Internazionali, vedi il Protocollo di Kyoto, sulla  riduzione delle emissioni di gas climalteranti adottato, tra l’altro, dall’Unione Europea e ci si ritrova con un progetto, presentato dalla Schlumberger Italiana S.p.a., al Ministero dell’Ambiente, per le ricerche di idrocarburi in una vasta aerea - la prospezione riguarderebbe 4.030 km2 -  del Mar Ionio. Eventuali risorse economiche, invece, dovrebbero essere impegnate per la realizzazione di fonti di energia pulita”.

E’ quanto si legge in una nota, trasmessa, oltre al Ministero per i Beni e le Attività Culturali e alla Regione Puglia, al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, chiedendone il rigetto autorizzativo del progetto presentato dalla società petrolifera.

“Le osservazioni formulate agli enti preposti – dichiara De Palma – riguardano gli impatti rilevanti al comparto turistico. Infatti, il progetto di ricerca di idrocarburi potrebbe provocare indubbi effetti negativi su tutti i Comuni ubicati lungo la costa e, quindi, sul comparto turistico. Attraverso l’intervento industriale, di enorme rilevanza della società petrolifera, andrebbe a modificare la logistica portuale interessando anche la parte costiera con alterazione delle correnti e dell’equilibrio ecologico del mare, in un’area ove insiste anche il settore economico della pesca del Mediterraneo nonché su un sistema fortemente connotato da attività e produzioni agro-alimentari di pregio e da attività turistico-alberghiere”.

“Occorre sottolineare – continua il sindaco De Palma – che basterebbe una sola anomalia durante la fase di estrazione degli idrocarburi e del loro trasporto arrecando danni ambientali per distruggerne o comprometterne, per decine di anni, un’area che oggi ha buone potenzialità di sviluppo sociale-economico e turistico nonché un serio aumento di patologie a carico della popolazione residente. Inoltre, c’è un’ampia letteratura scientifica prodotta a livello mondiale da prestigiosi Istituti di ricerca  che hanno analizzato gli effetti che potrebbero avere sui cetacei  le attività di ricerca di idrocarburi in mare e le eventuali successive fasi di trivellazione con tecnologie basate sulla emissione di onde acustiche ad elevata energia, in grado di creare danni irreversibili agli apparati uditivi dei cetacei presenti nel mar Jonio settentrionale ed in particolar modo presenti nella zona di mare prospiciente Marina di Ginosa, arrivando anche a provocarne la morte.

“Numerosi studi archeologici – conclude De Palma - hanno rilevato la presenza di siti e reperti sommersi nel Mar Mediterraneo. Per tali ragioni si richiama l’attenzione dei Ministeri preposti all’analisi delle nostre osservazioni per tutta la gravità della questione anche in merito all’enorme importanza del patrimonio archeologico sommerso così come riconosciuto dalla “Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo” (Parigi, 2 nov 2001)”.

L’Amministrazione Comunale di Ginosa, insieme a tanti altri Comuni rivieraschi della costa ionica, si oppone a tale progetto facendo appello ai Ministeri preposti affinché non disattendono le osservazioni e i pareri negativi degli enti locali e delle associazioni e/o comitati di cittadini. Non è possibile, infatti, ignorare che, nello studio di impatto ambientale, presentato dalla società petrolifera, vi è una scarna indicazione degli effetti cumulativi delle ricerche petrolifere sull’ambiente. Per tali ragioni, chiude la missiva, si invita il Ministero a rifiutare l’istanza della società petrolifera.

 

 

 

L'Istituto d'Istruzione Superiore Statale “Pacinotti” si apre per cinque domeniche, fino all'8 febbraio, agli alunni e alle famiglie della scuola media. Da domenica prossima, 11 gennaio, partono infatti gli Open Days, incontri con gli alunni dell'ultimo anno della scuola secondaria inferiore e con i loro genitori organizzati per presentare l'istituto con le sue strutture, le attività curriculari ed integrative che esso offre durante l'anno scolastico.

Durante le cinque domeniche di Scuola Aperta, dalle ore 10 alle ore 13, e ogni luned' e giovedì, dalle 16,30 alle 19, alcuni docenti e studenti del “Pacinotti” si metteranno a disposizione dei “visitatori” per far conoscere da vicino l'ampia offerta formativa dell'istituto, composta da ben cinque Dipartimenti: Elettronica ed Elettrotecnica; Informatica e Telecomunicazioni; Chimica, Materiali e Biotecnologie; Agraria, Agroalimentare e Agroindustria;  Costruzioni, Ambiente e Territorio.

Le aule e soprattutto i laboratori situati nella sede centrale di via Lago Trasimeno e nella succursale “Fermi” di corso Italia si apriranno agli alunni, i quali potranno testare in prima persona la validità dell'offerta formativa che prevede, soprattutto nel triennio di specializzazione, tante ore di attività laboratoriali (otto ore nel 3° anno, nove nel 4°, dieci nel 5°).  Saranno illustrate anche le iniziative ed i progetti più importanti, quali Alternanza Scuola-Lavoro, Erasmus+, FIxO (Formazione Innovazione per l'Occupazione), FabLab (Fabrication Laboratory).

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