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Giornale di Taranto - Giornalista1

 

 

 

La Cia Confederazione Italiana Agricoltori commenta negativamente il via libera di Bruxelles all'ingresso di 70 mila tonnellate di olio sul mercato europeo.

La pace nel Mediterraneo - dice l'organizzazione degli agricoltori - non si costruisce sulle spalle dei nostri olivicoltori che, della qualità, hanno fatto una bandiera che nessuno riconosce sui mercati.

Il via libera dell'Unione Europea all'importazione agevolata di 70 mila tonnellate di olio d'oliva provenienti dalla Tunisia per i prossimi due anni desta preoccupazione per il futuro di un settore già in forte difficoltà. La Cia Confederazione Italiana Agricoltori di Taranto commenta negativamente l'approvazione della relazione della commissione INTA del Parlamento Europeo che autorizza un accesso temporaneo supplementare di olio d'oliva tunisino nel mercato UE.

"Pur condividendo l'obiettivo di solidarietà dell'Europa nei confronti di Paesi terzi in difficoltà tramite azioni commerciali di privilegio, non va dimenticato che non si possono sempre penalizzare l'agricoltura ed in particolare le produzioni della provincia jonica – ribadisce la Cia Confederazione Italiana Agricoltori di Taranto – Tra l'altro la continua apertura delle frontiere della UE e le concessioni non stanno riguardando solamente l'olio di oliva".

La Cia Confederazione Italiana Agricoltori di Taranto si rammarica del fatto che non è stato approvato nemmeno l'emendamento della commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo dell'11 gennaio scorso, che tentava di attenuare l'impatto negativo delle concessioni dalla Tunisia per il comparto oleicolo.

È opportuno che decisioni così strategiche siano adottate solo in seguito a valutazioni oggettive dell'impatto economico che potrebbero generare sugli operatori.

L'ultima speranza per introdurre modifiche è riposta ora nel voto dell'aula di Strasburgo che dovrà adottare il testo definitivo entro la fine dell'inverno.

Non è corretto considerare come merce di scambio i prodotti della nostra agricoltura cosi come avveniva in passato.


 

Mons. Santoro sul diverbio fra il parroco della parrocchia Sacro Cuore  Luigi Larizza e il Prio cittadino auspica che questo “incidente” venga presto superato

 

 

 

«Desidero esprimere il mio rammarico per il forte diverbio fra il parroco della parrocchia del Sacro Cuore in Taranto don Luigi Larizza e il sindaco del capoluogo ionico il dottor Ippazio Stefàno. È fuor di dubbio che quanto accaduto distorce la linea di carità dell’arcidiocesi che davanti a sé vede solo i poveri, senza distinzione etiche e religiose e tutto ciò è facilmente rintracciabile nelle attività quotidiane delle Caritas parrocchiali e delle associazioni. Taranto è una città accogliente e generosa. Continueremo nell’assistenza ai poveri e nell’accoglienza di quei fratelli che fuggono da guerra e fame.

Stiamo attrezzando l’ex monastero delle Carmelitane per i migranti, ristrutturando palazzo Santacroce per i clochard e le persone in difficoltà temporanee, abbiamo convertito una struttura della diocesi in un centro per l’accoglienza dei migranti minori non accompagnati.

Auspico che questo “incidente” venga presto superato nell’impegno condiviso e comune fra Istituzioni e Chiesa a favore di queste famiglie in difficoltà. Trovandomi a Roma per i lavori del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana, ho raggiunto telefonicamente don Luigi, così come ho chiamato il dottor Stefàno per manifestargli la mia immutata amicizia e il dispiacere per quanto avvenuto.  

Il profilo di rispetto e di dialogo che è per me da sempre cifra costatabile nei rapporti con le istituzioni civili, in primis con il sindaco, con il quale ho sempre intessuto rapporti cordiali, soprattutto fra le innumerevoli difficoltà di questa città, il costante impegno di don Luigi per gli ultimi, al netto di queste spiacevoli incomprensioni, mi fanno ben sperare in un’azione significativa a favore delle famiglie di via Giovine che non hanno un tetto».

+ Filippo Santoro 

Arcivescovo di Taranto 


 

Io sono qui a rappresentare, anche come pugliese, le grida di una città che vuole smettere di soffrire, le grida di un territorio che non vuole essere costretto a mortificare altre sue potenzialità espresse da agroalimentare, cultura e da un mondo produttivo che chiede il rispetto di un'identità territoriale.

 

Si riporta di seguito l'intervento integrale di questa mattina in Aula al Senato di Dario Stefàno (Misto) in dichiarazione di voto su decreto Ilva in esame.

Signor Presidente, onorevoli colleghi,
oggi siamo chiamati ad esprimerci su un nuovo decreto-legge salva ILVA, un ulteriore nuovo decreto: il nono. Ma, come per i precedenti, credo che anche questo non risolverà i nodi della siderurgia italiana, men che meno affronterà e cercherà di dare soluzione ai drammi - perché così vanno definiti - legati al sito siderurgico del polo di Taranto. Ciò perché strutturalmente non mette mano alle gravi criticità di questa complessa realtà; criticità ormai note a tutti, non solo ai pugliesi come me, ma che ancora una volta non vengono affrontate di petto. Questo decreto evidenzia nuovamente e in tutta la sua potenza la crisi dell'ILVA e la scelta di fondo sempre più criticabile di ricorrere a continue soluzioni tampone: un approccio sbagliato nella sua essenza, perché segnato da quello che potrei definire un peccato originale, ossia l'assenza di una visione strategica.

Siamo chiamati, quindi, nuovamente ad affrontare questo intervento normativo in ragione di una scelta sbagliata, operata dall'Esecutivo e difesa anche in Aula alla Camera, sulla quale sono stati più volte posti i nostri rilievi. Uno su tutti: la sopraggiunta indisponibilità di risorse su cui si era fatto affidamento precedentemente, con i decreti precedenti, e che sono poi venute a mancare. Non sono un gufo nel dire questo, però ho la necessità di mettere in evidenza come precedentemente queste stesse criticità erano state sollevate. In questa occasione, invece, credo sarebbe stato sufficiente dare spazio, riconoscere l'importanza e il valore del dialogo e anche dell'ascolto, perché proprio su questi rilievi erano state espresse sollecitazioni e considerazioni utili ad una soluzione.

Molte delle criticità che si sono presentate le avevamo poste in risalto, specie con riferimento all'utilizzazione dei famosi 1.200 milioni di euro. Ricordo - lo feci io personalmente - che avevamo evidenziato che tali risorse sarebbero state bloccate, che avrebbero potuto essere bloccate, ovvero che non sarebbero state comunque disponibili in quanto derivanti da un'attività di sequestro di fondi, azioni presenti sul mercato estero e che si sarebbero dovute recuperare, con tutte le difficoltà conseguenti. E allora, come poteva farsi affidamento - dicevamo allora - su risorse che da più parti venivano evidenziate come indisponibili nella realtà? Ma tanto è. Abbiamo proceduto e con questo nono decreto l'Esecutivo intende tracciare un percorso per il futuro industriale dell'ILVA, cercando, ancora una volta, di dare garanzie massime per potere rendere possibile l'intervento dei privati. Credo però che, ancora una volta, tale intento sia perseguito in modo completamente sbilanciato.

Mi limito a riferire alcune delle criticità più evidenti, per ovvie ragioni di tempo, che avevamo sublimato, come da prassi, in proposte emendative: tutte bocciate, ovviamente. Faccio riferimento, ad esempio, alla scelta di disporre lo slittamento del termine per la realizzazione degli interventi previsti nell'AIA, senza tenere conto della sofferenza di una città aggredita sotto il profilo ambientale; ma mi riferisco anche all'offerta della possibilità che il futuro piano industriale proponga modifiche al piano delle attività di tutela ambientale e sanitaria, e sicuramente ciò avverrà per contenere i costi, rendendo di fatto possibile una modifica dell'AIA. Poi, il sostegno futuro al piano del privato, individuando il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri come strumento di autorizzazione che tiene luogo, ove necessario, della valutazione di impatto ambientale, bypassando completamente con ciò le future possibili interpretazioni e prescrizioni imposte dagli enti che si esprimerebbero in merito alle criticità ambientali del nuovo piano e degli interventi che potrebbe prevedere. A ciò si associa, poi, il più grave silenzio che questo nuovo decreto porta con sé sul futuro di Taranto e sulla sua ricostruzione.

È un provvedimento, quello che oggi ci accingiamo a votare, che né si collega né tantomeno fa richiamo ad una visione. È un provvedimento che sembra prendere atto solo della mancanza di 1.200 milioni di euro su cui si sarebbe dovuto fare affidamento rinviando quindi sine die la questione Taranto.

Credo sarebbe stato di buonsenso prevedere lo slittamento dell'orizzonte di vendita di un anno, al 30 giugno 2017, così come avevamo peraltro suggerito, perché ciò avrebbe consentito tempi maggiori per la manifestazione di interesse da parte di un maggior numero di soggetti industriali, potenzialmente idonei, individuando poi quelli in grado di proporre strategie e piani industriali competitivi e maggiormente rispettosi dei processi di ricostruzione ambientale della città, non solo dell'ILVA.

Ciò avrebbe anche consentito di non spostare ulteriormente la scadenza dell'attuazione delle prescrizioni AIA, che sono fondamentali per ridurre il sacrificio ambientale, che ancora oggi si continua a chiedere a Taranto e ai pugliesi, su cui si stanno riversando inquinanti pericolosi, come dimostrano i dati dell'ARPA, ma anche quelli associazioni ambientaliste, come PeaceLink, e come dimostra anche la continua ed estesa protesta dalla gente, per un'aggressione ambientale che ormai non ha più limitazioni. Con i nostri emendamenti volevamo blindare anche il mantenimento dei livelli occupazionali, le garanzie contrattuali e la protezione sociale dei lavoratori, in modo che il processo di trasferimento fosse indolore, almeno per i lavoratori. Avevamo richiesto di non estendere lo scudo giudiziario anche nell'ambito civile, per l'organo commissariale e i suoi delegati, per non limitare la responsabilità di chi, comunque, è chiamato alla responsabilità di decidere. Allo stesso tempo, ritenevamo necessario il coinvolgimento dell'ARPA Puglia e della commissione istruttoria per l'autorizzazione ambientale integrata nell'eventuale modifica del piano ambientale, per non rinunciare all'apporto scientifico e tecnico di organismi di alta qualificazione, tra l'altro con profonde conoscenze delle realtà territoriali interessate. Parimenti, avevamo sostenuto la proposta dell'ISPRA di richiedere che l'eventuale modifica del piano fosse supportata da un documento di non aggravio sanitario, secondo le linee guida per la valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario (VIIAS), approvate dall'ISPRA.

Cari colleghi, su Taranto e sui suoi cittadini pesa l'aggravio delle condizioni ambientali e i rischi associati ai continui rinvii del termine di scadenza per gli adeguamenti, previsto dall'AIA, che è il nodo principale che si continua a non affrontare. Per questo non siamo d'accordo sul nuovo slittamento per l'adeguamento ambientale, come non siamo d'accordo sulla possibilità che il nuovo acquirente possa proporre modifiche allo stesse piano, che possano far persistere lo stato di aggravio ambientale, o addirittura esporci al rischio di accrescerlo. Il rispetto delle scadenze fissate è un punto di partenza non negoziabile e possono proporsi soluzioni differenti, unicamente per esaltare e premiare nuovi e più attenti profili di rispetto ambientale delle proposte di acquisto. Lo sappiamo che è difficile, ma ciò è proponibile nell'ottica di non considerare negoziabile la salute dei cittadini, come anche di non volerla mettere in ultimo piano rispetto ad obbiettivi di compatibilità industriale, anch'essi importanti, ma che non possono passare sulla testa dei cittadini. Ecco perché avremmo dovuto garantire tempi più celeri e procedure speditive per l'espletamento della valutazione di impatto ambientale, ma non certo di considerare un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (DPCM) come direttamente sostitutivo della proposta stessa. Si tratta di un grave attacco a procedure tecniche irrinunciabili e all'apporto di soggetti con competenze integrate, la cui espressione migliorerebbe qualsiasi modifica al piano ambientale e industriale.

Siamo coscienti - le chiedo un ulteriore minuto di tempo, signor Presidente - che i processi di ambientalizzazione possono attuarsi migliorando anche gli strumenti di controllo e monitoraggio ambientale. Anche l'ARPA va potenziata e dunque uno degli emendamenti da approvare - ancora oggi, ancora una volta, ancora in questo decreto-legge - sarebbe stato quello volto non a chiedere risorse, ma a consentire alla Regione Puglia la possibilità di assicurare, con risorse proprie, con nuove assunzioni, un aumento del personale disponibile di ARPA, per aumentare la possibilità di effettuare i monitoraggi e i controlli necessari, perché il personale dell'ARPA, che è chiamato ai monitoraggi e ai controlli ed è in numero assolutamente insufficiente, è sottoposto, contrariamente ai commissari, alla responsabilità penale e civile per i mancati monitoraggi e controlli. In tutto questo, però, non è stato possibile interloquire, né in Commissione né in Assemblea, stante un approccio di censura ad ogni proposta emendativa.

Nell'annunciare, dunque, il voto contrario alla conversione del decreto in esame, da parte del Gruppo Misto, voglio dire che questo nono decreto non chiuderà una pagina drammatica. Probabilmente esso darà soltanto delle considerazioni che rinviano il problema sine die, non so fino a quando.

Io sono qui a rappresentare, anche come pugliese, le grida di una città che vuole smettere di soffrire, le grida di un territorio che non vuole essere costretto, da dinamiche estranee a quel territorio, a mortificare altre sue potenzialità espresse dall'agroalimentare, dalla cultura e da un mondo produttivo che chiede il rispetto di un'identità territoriale, ma anche di una linea industriale nazionale che tarda a farsi definire e che continua ad essere interpretata con iniziative tampone che non risolveranno il problema, ma aggraveranno le difficoltà di rimettere mano ad una situazione tarantina che è ormai divenuta veramente insostenibile.


 

SINGOLARE MANIFESTAZIONE DI PROTESTA DEGLI STUDENTI CON CORTEO FUNEBRE PER LE VIE DELLA CITTA'. OGGI ALLE 18.00.


 


Dopo le inutili varie mobilitazioni (scioperi, simulazioni di lezioni, occupazioni e autogestioni) noi studenti abbiamo deciso nella giornata di domani (26/01/16) di scendere in piazza col silenzio e con i pianti, per dimostrare alla cittadinanza, e soprattutto a coloro che stanno danneggiando gravemente l’istruzione tarantina, la nostra condizione.
Domani siete tutti invitati al funerale del nostro liceo!
Hanno completamente ignorato il nostro diritto allo studio, non hanno voluto ascoltare nessuna forma di espressione, ma sopratutto hanno calpestato la dignità di un’intera popolazione studentesca. Ci sentiamo soli e abbandonati da una politica che vuole svalutare ogni nostra competenza artistica e culturale. Dunque porteremo davanti le loro facce quello che vogliono vedere: una bara piena di giovani ragazzi che esprimono la loro arte! L’idea del “funerale” del Liceo è nata, come tutte le idee, da una pura casualità: quando i ragazzi, sconsolati, stavano uscendo da scuola, uno studente ha fatto partire col megafono una marcia funebre. È a quel punto che a tutti è saltata in testa l’idea di lanciare una provocazione pesante. Dimostrare la nostra disperazione piangendo e portando una bara in spalla per le via della città. Vogliamo fare leva sulla sensibilità della cittadinanza facendo vedere, in maniera provocatoria, come ci stanno trattando e come tutti noi studenti ci sentiamo. Il programma della manifestazione prevede un corteo funebre che attraversa tutto il centro, partendo dall’arsenale in Via Di Palma alle ore 18:00, per arrivare in Piazza della Vittoria, dove svolgeremo una “veglia a bara aperta” con tanto di corona di fiori, ceri e pianti.

SINGOLARE MANIFESTAZIONE NEL CAPOLUOGO IONICO DEGLI STUDENTI CON CORTEO FUNEBRE. OGGI DALLE 18.00.


 

 

 

 

 

Azione congiunta dI Carabinieri della Compagnia di Taranto e Agenti della Squadra Volante della Questura del capoluogo ionico.

Hanno prceduto all'arrestato in flagranza, per atti persecutori, di un pregiudicato quarantenne tarantino.

Nella serata di ieri, personale della Questura di Taranto era intervenuto in via Blandamura, a seguito dell’incendio di un’autovettura che si era propagato ai veicoli vicini; l’immediato sopralluogo condotto dagli Agenti della Questura ha permesso di ricondurre a cause dolose l’evento.

Nella mattinata di oggi, parallelamente, i Carabinieri dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Taranto hanno ricevuto le denunce delle vittime tra le quali una donna di origini tarantine, il vero e obiettivo del gesto; proprio la donna ha precisato che già da diverso tempo era vittima di minacce e maltrattamenti da parte del suo ex-fidanzato che, da quando si erano separati, non le aveva dato tregua iniziando a perseguitarla, pedinarla e minacciarla anche di morte; ha riferito altresì un altro danneggiamento alla propria vettura non denunciato per paura di ritorsioni all’epoca dei fatti.

Nel corso delle serrate indagini condotte dai Carabinieri e dai Poliziotti, che si sono rapidamente ed efficacemente coordinati, inoltre, sono stati acquisiti filmati estrapolati da telecamere di videosorveglianza poste a ridosso delle vetture incendiate, dalle quali è emersa inequivocabilmente l’identità dell’autore del gesto.

Al termine di un’intensa e scrupolosa attività d’indagine che ha permesso di riscontrare tutto quello che la donna ha denunciato, l’uomo è stato dichiarato in arresto e, terminate le formalità di rito,  condotto presso la propria abitazione agli arresti domiciliari a disposizione del PM di turno, dott.ssa Lucia Isceri.

 

 

In queste ore è in atto una nuova ondata di e-mail con mittenti vari ( Istituti, Enti, gestori telefonici e fornitori di servizi) contenenti link e/o allegati che una volta seguiti o aperti installano nel sistema informatico il virus in grado di criptare tutti i dati presenti all’interno dello stesso e nei dispositivi ad esso collegati.

CONSIGLI PER ARGINARE IL FENOMENO:

- Non seguire link o aprire i file “sospetti”
- Cestinare le e-mail sospette
- Procedere ad un costante aggiornamento del proprio antivirus
- Effettuare con scadenza ravvicinata il backup dei dati presenti nel proprio supporto informatico al fine di evitare la perdita degli stessi.

 
foto di Questura di Taranto.

 

UNA NOTA  DEL GRUPPO GIOVANI PER MANDURIA.

Il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale ha pubblicato sei bandi per la selezione di 2938 volontari da impiegare in progetti di Servizio Civile Nazionale in sei Regioni italiane tra cui la Puglia, dove potranno beneficiarne 585 giovani che verranno occupati in progetti di interesse sociale, svolgendo un’attività di 12 mesi e percependo un assegno mensile di 433,80 euro.

Il bando si rivolge a giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni, disoccupati o inoccupati, non inseriti in percorsi di formazione, in possesso di iscrizione al portale di Garanzia Giovani ed aventi firmato il Patto di Servizio.

Un vantaggio in più quindi, per i tanti giovani iscritti a Garanzia Giovani e ancora in attesa di effettuare il tirocinio formativo che, mediante questa iniziativa, potranno raddoppiare la durata della propria esperienza.

Entro l'8 Febbraio, gli interessati dovranno inviare la propria domanda all'ente presso cui intendono svolgere il servizio.

In Puglia risultano attivi 112 progetti presentati da decine di enti pubblici e privati.

Tra questi vi sono molti Comuni e Province, alcuni dei quali hanno ottenuto l'approvazione di più piani, come il Comune di Ostuni che risulta beneficiario di un progetto rivolto alla biblioteca ed uno ad anziani e disabili per un totale di 12 giovani che lavoreranno per la comunità ostunese senza costare nulla al Comune!

Il Servizio Civile è infatti una occasione importante non solo per i giovani, che possono formarsi, fare nuove esperienze da aggiungere al proprio bagaglio culturale e assicurarsi una minima autonomia economica, ma anche per gli enti pubblici che possono realizzare dei progetti di interesse sociale, culturale e ambientale, che con le proprie risorse umane e finanziarie non riuscirebbero a concretizzare.

Molti comuni della Provincia di Taranto hanno avanzato entro il 15 Maggio scorso un programma ed oggi possono beneficiare di questa opportunità, come il vicino Comune di Avetrana.
E Manduria? Assente come al solito.

Non è dato sapere se abbia partecipato oppure se abbia perso anche questo treno!
Un peccato per tutti quei giovani volenterosi di dare un contributo alla propria comunità e desiderosi di fare nuove esperienze e,  perché no, guadagnare qualche soldo in un periodo in cui le offerte lavorative sono sempre più scarse.

I nostri Amministratori affermano spesso di non poter realizzare tanti progetti sociali e culturali -  pensiamo, per esempio, ad iniziative legate alla biblioteca comunale, da anni completamente abbandonata a se stessa tanto che molti giovani, ma anche adulti, non ne conoscono persino l’esistenza -  per carenza di soldi e di risorse umane.

Se ogni volta ci si lascia sempre scappare queste occasioni dalle mani, spesso venendo sorpassati dai piccoli Comuni, come si può pretendere di essere credibili?


 

Derby sempre controllato.Il vantaggio sulle seconde sale a +4.

 

La sesta vittoria, quarta esterna, vale la prima vera fuga. I Boys Taranto Inail vincono anche a Bari e aumentano il vantaggio a 4 punti sulla seconda classificata, la Fly Sport Inail Molise, sconfitta a Lecce. Il primato nel girone D della serie B è stato ribadito da Latagliata (nella foto durante una fase di gioco) e compagni anche al PalaLaforgia, dove l'Hbari 2003 ha dovuto inchinarsi ad una formazione più forte tecnicamente e tatticamente.

La partita è stata apparentemente in bilico per la prima metà (22-30 il risultato  all'intervallo lungo), ma i bluarancio hanno controllato senza problemi, allungando decisamente sul finire del terzo quarto, con i canestri del solito Calò (32 punti a referto) e degli altri due lunghi Sansolino ed Eletto, che coach Scarano aveva schierato inizialmente tutti insieme in una versione già provata altre volte, con Latagliata e Donvito a completare lo starting five. Oltre a Todaro, tutti gli altri componenti del roster sono entrati in campo.

La squadra barese, che ha perso Romito per limite di falli, si è disunita nel finale, come dimostra il 4-19 dell'ultimo quarto, lasciando via libera agli scatenati jonici.

“Abbiamo fatto un altro passo verso la conquista dei playoff – ha commentato il presidente-giocatore Stefano Todaro – e dalla prossima partita potremo finalmente sfruttare il fattore campo. Ci attendono due gare casalinghe, ci auguriamo che il pubblico venga a sostenerci in questi ultimi sforzi, potremmo festeggiare insieme questo importante traguardo”.

Domenica 31 gennaio contro i Crazy Ghosts Battipaglia già battuti con autorità all'andata, potrebbe essere compiuto un altro passo verso la fase che vale l'approdo alla serie A; appuntamento alle ore 11 alla palestra del Maria Pia per continuare il sogno.

Il tabellino

Hbari 2003 - Boys Taranto Basket Inail 36-63

12-14, 22-30 ,32-44

Bari:Romito 10, E. Fasano 2, P. Fasano 12,  Cramarossa. Micunco 4, Caputo 2, N'Goran 6, Loseto, Lomagistro. N.e. Mesecorto, Porreca, Damato. All. Cassano

Taranto:Frisenda, Todaro, Labellarte, Latagliata 4, Eletto 9, Gallipoli, Sansolino 4, Donvito 14, D'Ambra , Calò 32. All. Scarano

Arbitri:Marano di Napoli e Setola di Afragola.

Note:parziali  12-14, 10-16 (pt 22-30), 10-14, 4-19 (st 14-33). Uscito per 5 falli Romito.

La prima giornata di ritorno(23/1/2016)

Lecce-Termoli 68-47

Bari-Taranto 36-63

Battipaglia-Barletta 69-17 (giocata il 16/1)

Classifica

Taranto 12; Termoli 8; Battipaglia, Lecce 6; Bari 4; Barletta 0

Prossimo turno (30/1/2016)

Barletta-Lecce

Termoli-Bari

Taranto-Battipaglia (31/1)

 


 

Per discutere le problematiche dell'Azienda Siderurgica. CalendarizzatI incontri per programmare azioni, anche clamorose, di protesta e mobilitazione.

 

 

L’Ilva: attualmente, una situazione drammatica che rischia di esplodere se non si adotteranno, a breve, azioni anche di carattere straordinario per scongiurare il tracollo: della fabbrica, dei lavoratori, dell’indotto, della città.

E’ questa, in breve, la valutazione emersa dall’incontro tenuto in Confindustria, alla presenza del Presidente Vincenzo Cesareo, fra i componenti il consiglio direttivo della sezione metalmeccanica- presente il Presidente Pietro Lacaita- ed i segretari generali di Fim Fiom e Uilm di Taranto Valerio D’Alò, Giuseppe Romano e Antonio Talò.

La situazione è tale da far temere il cosiddetto collo dell’imbuto, che una volta imboccato non può più consentire alcun margine di manovra: la cessione dei complessi aziendali dell’Ilva e l’avvio delle procedure per il trasferimento delle aziende che fanno capo alle società del gruppo, ora in amministrazione straordinaria, si stanno infatti velocemente concretizzando: dal 10 gennaio scorso, si sono aperti i trenta giorni  concessi dall'avviso internazionale per la presentazione delle manifestazioni di interesse dei gruppi e delle società interessate all’acquisizione.

Cosa sta succedendo nel frattempo? Confindustria e sindacati si sono interrogati brevemente e la situazione è apparsa subito, da entrambe le parti, particolarmente critica.

I numeri sono, più di ogni altro aspetto, a parlare chiaro: ad oggi sono 1021 i dipendenti dell’appalto in cassa integrazione, ordinaria e straordinaria; 136 le procedure di licenziamento già concluse e 3.510 i dipendenti diretti con contratto di solidarietà.

Le aziende dell’appalto, già penalizzate fortemente dai crediti pregressi e mai ottenuti, si trovano in una situazione di stand by dovuta al fermo pressoché totale della produzione. I dipendenti della fabbrica, dal canto loro, guardano al futuro imminente senza alcuna garanzia e oramai pochissime certezze. I processi di ambientalizzazione sono al palo, in vista probabilmente  degli scenari che si delineeranno da qui a breve con l’ingresso dei privati.

La città, manco a dirlo,  risente pesantemente della fase di stasi – oramai molto lunga –che la vicenda ha inevitabilmente provocato, e gli ultimi provvedimenti del Governo, fra cui le risorse rivenienti dalla legge di stabilità, appaiono insufficienti e comunque non di immediata fruizione.

Il sistema Taranto, insomma, rischia un tracollo senza ritorno.

Confindustria – è stato ribadito nel corso dell’incontro - non può rimanere inerme davanti ad una crisi di queste proporzioni; i sindacati, dal canto loro, hanno nei giorni scorsi inscenato una protesta in consiglio comunale coinvolgendo anche i sindaci degli altri comuni per fronteggiare una situazione che inevitabilmente coinvolge tutta la provincia; contestualmente, hanno programmato una serie di incontri con le rappresentanze sindacali dell’indotto per stabilire i provvedimenti da intraprendere. Successivamente al 10 febbraio, data in cui si concluderà il primo step di cessione ai privati dell’Ilva, sono in calendario incontri serrati con i consigli di fabbrica per adottare tutte le azioni che si riterranno opportune.

Da qui la decisione dei presenti di continuare a vedersi per delineare strategie comuni e coinvolgere le istituzioni del territorio ed altre organizzazioni datoriali (commercianti, artigiani ecc.) al fine di sensibilizzare il governo sulla drammatica situazione in atto.

Confindustria e sindacati, intanto, hanno calendarizzato una serie di incontri per fare il punto sui passaggi da concretizzare dopo il 10 febbraio prossimo, non escludendo - per i rispettivi ambiti di competenza-  azioni, anche clamorose, di protesta e mobilitazione.


 

Dichiarazione politica del Segretario Provinciale Alfredo Spalluto che lascia SDS ed il Sindaco Stefano.

“Ritengo personalmente esaurita l’esperienza Sds e prendo parte con convinzione ed entusiasmo alla costituzione di Taranto Democratica.

Ho sostenuto sempre e con grande lealtà il sindaco Stefàno nella sua azione amministrativa, rivestendo anche per un lungo periodo la carica di assessore nella prima Giunta Stefàno: di quella esperienza rivendico con orgoglio i risultati raggiunti (periodo 2007-2012) sia nel campo delle opere pubbliche sia nel campo del risanamento finanziario.

L’Amministrazione Stefàno s’insediò con grande slancio e con un programma di netta discontinuità rispetto al passato, con una squadra di assessori carichi di voglia di cambiare. In quella fase riuscì a svolgere un ruolo importante di rinnovamento politico, amministrativo e morale.

Ma oggi bisogna prendere atto che nella seconda consigliatura ha esaurito la spinta propulsiva.

Serve guardare al futuro di Taranto. Nelle prossime settimane l’Associazione Taranto democratica chiamerà a raccolta cittadini, ordini professionali, associazioni di categoria, sindacati, artigiani, imprenditori perché forniscano il loro contributo di idee e di partecipazione per la costruzione della #ProssimaTaranto, nella convinzione che la nostra città riuscirà a venir fuori dalle secche della situazione di crisi solo con le proprie forze e con le energie dei tarantini”.

 

Alfredo Spalluto

Segretario Assoc.

Taranto Democratica

 

Documento costitutivo “TARANTO DEMOCRATICA”, aderente a Laboratorio Democratico

La nuova Associazione Politica “Taranto Democratica” intende avviare il #Forum per la prossima Taranto. E’ già presente anche nei Comuni della Provincia di Taranto dove promuove la sua azione politica e presenterà proprie liste e candidati alle prossime elezioni di primavera.

Taranto Democratica aderisce all’Associazione Nazionale  Laboratorio Democratico (Lab Dem).

Per la città capoluogo è da ritenersi esaurita la fase emergenziale del post-dissestocomunale, e deve avviarsi una forte e coerente azione politico-amministrativa “per la prossima Taranto”: la fase del rilancio e dello sviluppo di una Taranto non più legata essenzialmente all’industria, ma che sfrutta le sue enormi potenzialità basate sulla cultura, il paesaggio, l’attrattività turistica, la logistica portuale, l’innovazione e le start up imprenditoriali. Serve avviare una stagione di intervento attivo che, ad esempio, renda finalmente fruibili al massimo livello le ricchezze architettoniche del Centro Storico (Museo MarTA e Città Vecchia, aree demaniali e arsenale), il porto e la retroportualità: Taranto è infatti il Porto naturale sia per la Basilicata e sia per la Puglia. Per questa ragione la strategia deve essere quella di spingere sugli investimenti nelle infrastrutture.

La Taranto prossima Taranto va costruita innanzitutto ponendo al Governo ed alla Regione Puglia la priorità imprescindibile della tutela dell’ambiente. Taranto non ha solo il problema di ambientalizzare la produzione siderurgica, ha anche quello di finanziare le bonifiche del territorio.Bisogna contestare al Governo i ritardi nell’applicazione dell’Aia: siamo nel 2016 e i Parchi Minerali sono ancora scoperti (questo solo a titolo di esempio non esaustivo). Non è più tollerabile che si rinvii l’applicazione delle norme previste per la difesa della salute dei lavoratori e dei cittadini! A tutela dell’occupazione va inoltre richiesto il finanziamento della formazione professionale per i lavoratori in solidarietà e gli inoccupati del bacino tarantino. In modo da utilizzare detti lavoratori formati per la messa a norma degli impianti e per la possibile riconversione.

Ma non c’è solo la siderurgia: ad esempio l’Eni deve ammodernare la centrale perché è tenuta per legge ad adeguare gli impianti: deve eliminare l’inquinamento odorigeno e successivamente riconoscere delle compensazioni alla città.

Queste le grandi sfide su cui si deve misurare la nostra città capoluogo, terza città del sud peninsulare. Lo può fare a testa alta, reclamando il rispetto che compete ad una realtà che ha dato tanto alla comunità nazionale sia in campo sanitario che industriale e militare.

Per affrontare questi temi occorre che Taranto sia in grado di esprimere un corpo amministrativo che intenda lavorare in équipe favorendo la partecipazione. Perché la scelta di un uomo solo al comando non porta frutti; un uomo solo finisce per isolarsi e allontanare i cittadini dalle istituzioni. Per far questo bisogna costruire un contesto amministrativo-politico in grado di supportare il prossimo Sindaco di Taranto che deve chiamare a raccolta le energie migliori della città.

Con l’associazione Taranto Democratica riteniamo di proporre alla comunità tarantina unaforte svolta politica già nello scorcio di questi ultimi due anni di vita amministrativa del Comune di Taranto, dando vita a quello che noi indichiamo come il Forum per la prossima Taranto.

E’ necessario, fin da ora, elaborare una strategia nuova di idee e di progetti per il futuro, cominciando a pensare una Taranto che possa uscire dalla situazione di stallo economico, occupazionale, amministrativo e politico mobilitando le migliori energie di cui la città dispone.

L’Associazione Taranto Democratica intende coinvolgere, oltre che singoli cittadini, gli ordini professionali, le istituzioni deputate a favorire lo sviluppo delle categorie (commercianti, industriali, artigiani), l’associazionismo, ilsindacato, puntando il più possibile sulla capacità innovativa delle giovani generazioni. Vogliamo interrogare la città nelle sue espressioni più rappresentative sulle cose concrete da fare, sui progetti da realizzare, su quale debba essere l’idea-guida della Taranto del futuro, quella nella quale vivranno i nostri figli; e questo intendiamo fare attraverso una consultazione che dal basso faccia scaturire idee e progetti. Ma non intendiamo restare ad un livello teorico: la prima leva del cambiamento è la macchina amministrativadel Comune di Taranto sconosciuta ai più. Ed è’ questa la prima cosa da rivedere per poter ottenere dei risultati tangibili, puntando sulla meritocrazia e sulla vicinanza dell’amministrazione ai cittadini e ponendo particolare cura al corpo di Polizia Municipale.

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In sintesi, i campi nei quali intendiamo fare proposte operative e perseguibili sono:

  1. Il rilancio dell’urbanistica con la tutela del paesaggio e delle opportunità turistiche;

  2. Lo studio di un parco progetti da sottoporre alle misure di finanziamento;

  3. Attente valutazioni strategiche sulle Municipalizzate.

    Il settore dei trasporti e dell’igiene urbana vanno ripensati, perché la mobilità urbana e il trattamento dei rifiuti incidono sulla qualità della vita.

  4. L’impegno nei servizi sociali e in favore del volontariato va confermato perché il disagio sociale è diventato endemico, ma richiedendo a fronte di un’assistenza più ampia la relativa controprestazione lavorativa.

  5. La cultura, con la redazione di un piano di utilizzazione produttiva dei beni culturali di cui la città abbonda.

  6. Il turismo, per il quale occorre apprestare un piano di realizzazione di infrastrutture adeguate ad accogliere i turisti e fare del turismo una vera e propria risorsa strategica e lo sviluppo agro-alimentare.

  7. La valorizzazione della risorsa-mare, che deve diventare - insieme al turismo, alla cultura, al terziario e al porto- la possibile e perseguibile alternativa all’acciaio.


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