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Giornale di Taranto - Giornalista1

di Ingrid Iaci
Che popolo straordinario , quello italiano, capace di dare il meglio di sè nel momento dell’emergenza, quando ce n’è più bisogno. Dall’inizio di questa pandemia da coronavirus che da febbraio sta straziando le regioni settentrionali, Lombardia in testa, ma che ha messo in ginocchio anche il sud del Paese, abbiamo assistito ad una straordinaria gara di solidarietà finalizzata all’implementazione delle strutture sanitarie e alla fornitura di dispositivi di sicurezza personali, necessari per poter fronteggiare l’avanzata del virus.

 

La “maratona del bene” è partita proprio all’indomani della dichiarazione dello stato di emergenza da parte del Governo nazionale, il 9 marzo scorso, grazie all’impegno e alla notorietà della coppia social per eccellenza, Chiara Ferragni-Fedez, che in meno di una settimana, ha raccolto più di 4 milioni di euro per l’hospedale San Raffaele di Milano.

A seguire sono partite tante altre raccolte fondi, donazioni importanti come quella del cavaliere Berlusconi di 10 milioni di euro alla regione Lombardia o quella della famiglia Agnelli agli ospedali piemontesi.

 

E man mano che il mostro invisibile si mostrava in tutta la sua virulenza, è cresciuta l’esigenza di decuplicare (o forse più!) la fornitura di dpi (dispositivi di protezione individuali) il cui consumo giornaliero è pari ad una cifra a sei zeri. E così la beneficenza ha preso la forma della riconversione industriale e tante aziende, o perché costrette dai provvedimenti governativi e quindi ritenute non essenziali o perché giustamente hanno anteposto l’interesse nazionale al profitto aziendale, hanno cominciato a fabbricare ciò che risulta più utile in questo momento.

La maison Armani, per esempio, al posto di lussuosissimi tailleurs ha scelto di produrre camici monouso per i medici dei reparti Covid-19 mentre Gucci e Prada producono mascherine usa e getta. Bulgari e Ramazzotti, al posto di profumi e liquori producono ora gel disinfettante e la Ferrari ha iniziato a collaborare con l’unica azienda italiana che fabbrica ventilatori polmonari.

 

Come annuncia in una nota l’assessore regionale alle Attività produttive della Puglia, Cosimo Borraccino, fa sapere che: “Sono tantissime le imprese (pugliesi) che, in queste ore, stanno manifestando la loro volontà di produrre mascherine, tute, caschi protettivi, componenti per i ventilatori, e, grazie al supporto del Politecnico, stiamo mettendo a loro disposizione le conoscenze e le competenze di docenti, ricercatori e tecnici in grado di supportarle in questo significativo sforzo di riconversione produttiva”.

Nella fattispecie, l’esponente della giunta Emiliano menziona l’azienda “Leonardo” che “presso il sito produttivo di Grottaglie, sta già producendo, utilizzando una innovativa tecnologia di stampa tridimensionale, valvole utili per modificare un particolare modello di maschere subacquee e trasformarle in respiratori per terapie sub-intensive. “

 

La lista, vivadio!, è infinita e si estende a calciatori e sportivi di ogni genere da Lukaku, Totti, Ronaldo, la Pellegrini, nessuno è voluto mancare all’appello con la solidarietà.

L’Italia tutta, da nord a sud, sta dando prova di grande coraggio, resilienza e capacità di rimboccarsi le maniche anche quando le mani sono ancora sanguinanti di fatica.

 Cresce ancora il numero di pazienti affetti da coronavirus ricoverati all’ospedale Moscati di Taranto, hub Covid 19 per l’intera provincia. Sono passati dai 68 di ieri ai 72 di oggi. Il dato è reso noto da Asl Taranto. In queste ore, tuttavia, tre pazienti affetti da Covid 19 sono stati dimessi dal Moscati. Per Asl Taranto, i 72 pazienti sono così divisi: 7 presso il reparto di Rianimazione, numero, questo, che rimane stabile rispetto a ieri e l’altro ieri, 26 presso il reparto di Pneumologia, 30 presso il reparto Malattie Infettive e infine 9 presso il reparto di Medicina, due dei quali, in serata, saranno trasferiti al reparto di Malattie Infettive.Si tratta in quasi tutti i casi di pazienti Covid, specifica Asl Taranto, che puntualizza che “alcuni di loro sono in attesa di primo tampone, altri in attesa del secondo tampone per la conferma”. “I pazienti - conclude Asl Taranto - sono seguiti secondo i protocolli operativi definiti dalle autorità nazionali e regionali e i parenti sono costantemente informati circa la situazione dei propri congiunti”. Asl infine conferma che “in data odierna sono state effettuate tre dimissioni di pazienti Covid, due dal reparto di Malattie Infettive, una dal reparto di Pneumologia”

Sono 766 le comunicazioni effettuate dalle aziende alla Prefettura di Taranto circa la continuità produttiva. Di queste, 479 sono tutt’ora in fase istruttoria, 30, invece, le aziende sospese, una riguarda quelle a “ciclo continuo” e 8, infine, quelle che si riferiscono a “Aerospazio e Difesa” di cui 5 sono state autorizzate e 3 rigettate. Sono  emersi nella call conference che oggi il prefetto di Taranto, Demetrio Martino, ha avuto con i sindacati in merito agli impianti industriali. Nel confronto, particolare rilievo ha assunto la questione del siderurgico ArcelorMittal i cui impianti, con una forza ridimensionata a 3.500 addetti diretti, sono in marcia ma solo per ragioni di sicurezza e non per produrre e vendere l’acciaio. Per lo stabilimento, Cgil, Cisl e Uil dichiarano che non si registrano ”attenzioni significative  da parte di ArcelorMittal che in queste ultime ore ha strumentalmente, ulteriormente diluito il pagamento dei crediti vantati dalle aziende dell’indotto, generando l’acuirsi di quei fenomeni di sofferenza già manifestatisi sin dal mese di novembre”. “Inoltre - aggiungono i sindacati - sono stati differiti gliincontri per la discussione sul ricorso alla cassa integrazione, la cui richiesta coinvolge la quasi totalità dei dipendenti (8.173). Segnali questi - dicono le confederazioni - valutati alla stregua di una chiusura piuttosto netta rispetto alle richieste prospettate”.

 

 “Nonostante tutto - si dichiara -, le organizzazioni sindacali si sono dichiarate disponibili a riprendere un confronto fattivo con ArcelorMittal teso ad approfondire le criticità denunciate nei vari ambiti. Si è sottolineato - si legge nel documento sindacale - come la situazione debba essere valutata e di questo si è fatta specifica richiesta al prefetto, anche in relazione alla condizione in cui versano le strutture sanitarie di cui dispone il territorio”. I sindacati si sono dichiarati fiduciosi “nella possibilità di una riconsiderazione dei limiti numerici inseriti nella precedente autorizzazione”. Infine Cgil, Cisl e Uil sostengono che vi è “una sostanziale inosservanza delle norme specifiche in materia di distanze di sicurezza, di dotazione dei dispositivi di protezione individuale ai lavoratori e di sanificazione degli ambienti”. Per l’indotto, dicono ancora i sindacati, vi sono “punte di maggiore preoccupazione nella parte relativa alle aziende dell’indotto, dove le carenze sono ancora più evidenti, i dispositivi forniti non sono omologati. Refettori, spogliatoi, trasporti e portinerie aziendali - si dichiara - sono stati descritti come i luoghi in cui tali elementi si rilevano in maniera conclamata”.

USB “ArcelorMittal metta in sicurezza gli impianti”

Nella call conference di oggi col prefetto di Taranto relativa a come far proseguire l’attività di ArcelorMittal in presenza del coronavirus, il sindacato Usb ha presentato “un documento a firma di Lucia Morselli, in cui l’amministratore delegato dell'azienda smentisce quello che i tecnici dell’azienda sostengono, minacciando di mettere gli impianti in stand by nel caso in cui il prefetto dovesse proseguire sulla strada della non commercializzazione del prodotto finito in seguito al 3 aprile”. Per Franco Rizzo, segretario Usb, “la condizione di stand by è quello che stiamo chiedendo da oltre 20 giorni: significherebbe la messa in sicurezza degli impianti, con il minimo della forza lavoro in fabbrica senza produzione”. “Il prefetto - afferma Usb - prenda atto di questa presa di posizione della Morselli. Con il documento inviato al premier Conte, nonché ai ministri Gualtieri e Patuanelli, l’ad mostra chiaramente che non corrisponde al vero quanto dichiarato e dunque gli impianti possono tranquillamente fermarsi in sicurezza”. 

Quindici decessi e 131 nuovi contagi oggi in Puglia, a fronte di 1.345 test per l'infezione da Covid-19 effettuati. I nuovi casi sono così suddivisi: 45 nella provincia di Bari; 10 nella Bat; 17 Brindisi; 12 Foggia; 32 Lecce; 15 Taranto; Dei 15 decessi, 8 sono stati registrati in provincia di Bari, 1 nella Bat, 2 Brindisi, 3, 1 Lecce. Salgono a 65 i pazienti guariti. Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 16.654 test. Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 2.077. 

 I pazienti ricoverati nella clinica Villa Verde a Taranto saranno trasferiti altrove a seguito di alcuni casi di coronavirus ad eccezione di quelli di oncologia, già trasferiti giorni fa dall’ospedale Moscati di Taranto, e di cardiochirurgia, che è uno dei reparti della stessa clinica. Lo annuncia Asl Taranto, precisando che alla Villa Verde “sono stati collocati – transitoriamente e prima della netta diffusione del virus – i pazienti del reparto di oncologia del Moscati”. Adesso, a seguito dell’insorgenza di alcuni casi di coronavirus nella clinica, Asl Taranto ha concordato con la direzione della clinica “il ricollocamento dei degenti di tutti i reparti della medesima, ad eccezione di oncologia e cardiochirurgia, quest’ultimo unico reparto nel territorio tarantino”. “I degenti del reparto di oncologia del Moscati - precisa Asl - sono collocati in un’ala della clinica Villa Verde del tutto autonoma e distante dagli altri reparti”. 

 "Sono guariti completamente tre pazienti affetti da Covid-19, ricoverati presso il reparto di Malattie Infettive e Tropicali del presidio San Giuseppe Moscati designato quale Hub Covid-19". Lo annuncia Asl  Taranto precisando che “due di essi sono stati dimessi in data odierna, il terzo tornerà a casa nelle prossime ore”. Per Asl Taranto, "il dato di guarigione completa è stato confermato ieri sera, per negativizzazione da Sars-Cov-19 in due tamponi consecutivi naso-faringei come da procedura del Cts del ministero della Salute".

 

"Si tratta - specifica Asl Taranto - di tre pazienti uomini di età variabile, rispettivamente di 47, 61 e 71 anni, di Taranto e provincia. Saranno dimessi a domicilio - si aggiunge - dove potranno proseguire la convalescenza senza alcun rischio di contagio perché già negativizzati rispetto al virus".  "È un segnale di risposta positiva alle cure dei sanitari - afferma Stefano Rossi, direttore generale Asl Taranto - e un’iniezione di fiducia per l’intera comunità che sa di trovare risposta ai propri bisogni di salute nella sanità tarantina". "Ai sentiti ringraziamenti per tutti gli operatori coinvolti, medici e infermieri, operatori socio-sanitari e addetti alle pulizie per il lavoro fin qui svolto - aggiunge Giovanni Battista Buccoliero, direttore di Malattie Infettive del Moscati - si deve aggiungere una nota di merito per il team di patologia clinica - settore di biologia molecolare- del Santissima Annunziata, che con il suo lavoro consente di avere le diagnosi di Covid-19 in poche ore, facilitando i percorsi assistenziali definiti dalla direzione strategica dell’Asl tarantina".

 “ArcelorMittal sta premendo moltissimo per tornare a commercializzare l’acciaio prodotto ed ha paventato che se questo non avverrà, metterà in stand by tutti gli impianti dello stabilimento”. Lo dichiara ad AGI il segretario Uilm Taranto, Antonio Talò, dopo la call conference di questa mattina che i sindacati hanno avuto col prefetto di Taranto, Demetrio Martino. “Il prefetto stamattina ci ha ascoltato, ha detto che vaglierà la situazione, ma secondo me - prosegue Talò - c’è anche il rischio che non faccia nulla. Scade domani, infatti, il decreto col quale il prefetto ha autorizzato ArcelorMittal a far entrare in fabbrica 3.500 diretti al giorno, piu 2mila di indotto, nonché la marcia degli impianti solo per finalità di sicurezza e non per produrre e commercializzare".

Se non vi fosse alcun nuovo provvedimento del prefetto - aggiunge Talò -, l’azienda si riterrebbe libera di commercializzare l’acciaio, che è la cosa che in questo momento a loro preme di più, visto che l’attuale assetto di organico gli va più che bene”. “Al prefetto oggi abbiamo ribadito la nostra linea: 3500 persone al giorno in quella fabbrica sono troppi” dice il segretario Fim Cisl, Biagio Prisciano. “Bisogna quindi ridurre le presenze anche perché - sostiene Prisciano - abbiamo detto al prefetto che in fabbrica, così come ci segnalano i nostri delegati, continuano a verificarsi assembramenti di persone e ci sono problemi anche per quanto riguarda la sanificazione dei luoghi di lavoro. Noi aspettiamo ora un segnale chiaro dal prefetto. Non abbiamo elementi per capire cosa il prefetto deciderà. Noi speriamo in un provvedimento che tuteli la salute e la sicurezza dei lavoratori. I sindacati stanno spingendo moltissimo - sottolinea infine il segretario Fim Cisl - ma è chiaro che qui anche le istituzioni devono muoversi, devono intervenire, ed evitare che una situazione difficile diventi critica e si complichi”. 

Fiom Cgil e Uilm “termoscanner vanno controllati altrimenti inattendibili”

 

 

 Le misurazioni della temperatura corporea fatta ai lavoratori che entrano nel siderurgico ArcelorMittal con termoscanner manuali “non sempre risultano verosimili in quanto potrebbero tendenzialmente sottostimare la temperatura corporea”. In materia di coronavirus, lo segnalano le rappresentanze laboratori sicurezza di Fiom Cgil e Uilm ad ArcelorMittal, prospettando che hanno constatato che “ripetutamente vengono fornite misurazioni ben al di sotto dei 36 gradi ed alcune volte anche sotto i 35 gradi”. “È assolutamente necessario - scrivono Fiom Cgil e Uilm ad ArcelorMittal - che la strumentazione in dotazione sia adeguata sotto il profilo strumentale e utilizzata conformemente a quanto contenuto nei manuali d’uso e manutenzione degli stessi”.

 

De Giorgi M5S scrive a Conte “no alla richiesta di ArcelorMittal di tornare a produrre”

 

 “Mi sento di definire come assolutamente inopportuna la richiesta che i vertici di ArcelorMittal Italia starebbero per formulare al prefetto di Taranto allo scopo di ottenere (stando alle segnalazioni dei sindacati) l'autorizzazione a riprendere la normale produzione e la commercializzazione dei propri prodotti industriali quasi come se nulla sia accaduto, quasi come se la fase emergenziale sia ormai stata superata”.  Lo scrive in una lettera al premier Giuseppe Conte la deputata M5s, Rosalba De Giorgi, a proposito del siderurgico. “Probabilmente - afferma De Giorgi - non si tiene in debito conto che per poter ripristinare i ritmi produttivi precedenti a questo particolarissimo momento sia necessaria una forza lavoro adeguata all'attività richiesta”.

 “Questo - aggiunge - significherebbe far entrare nello stabilimento un numero di dipendenti superiore a quello che le eccezionali circostanze causate dal Coronavirus consiglierebbero. E, allo stato delle cose, non lo reputo possibile”. “A tal proposito - rileva De Giorgi - è bene non dimenticare che la scorsa settimana è stata accertata la positività al Covid-19 di un dipendente del siderurgico, di conseguenza correre il rischio che lo stabilimento possa divenire un “focolaio” del virus (eventualità tutt'altro che remota), è l'ultima  sciagura che una città già afflitta da innumerevoli problemi come Taranto può permettersi”. “Per tale motivo - evidenzia De Giorgi nella lettera al premier -  ritengo sia irricevibile quanto ArcelorMittal Italia pare voglia proporre. La sicurezza e la salute di cittadini e lavoratori - conclude - devono essere anteposte a qualsiasi logica economica, soprattutto in questo complicatissimo momento storico”.

L' Ail, associazione italiana leucemie, non condivide il trasferimento, deciso da Asl Taranto, del reparto di ematologia dall’ospedale Moscati di Taranto alla casa di cura privata D’Amore sempre a Taranto. Asl ha trasferito il reparto perché tutto il Moscati è stato adibito a struttura Covid 10. Per Patrizia Cesarotti, presidente Ail Taranto, con l’ubicazione al Moscati si aveva “certezza della struttura sicura, sterile che li ospitava ci rassicurava, erano protetti e al sicuro. Poi all' improvviso - dichiara Cesarotti - la notizia del trasferimento in altra struttura, entro due giorni, per far posto agli ammalati di Covid-19. E` stata una scelta che ci ha trovato impreparati e sconcertati. Perche? ci siamo chiesti. Non trovavamo nessuna ratio - prosegue - se non quella di avere un posto già pronto all' accoglienza di ammalati impegnativi. E gli ammalati ematologici, gli ammalati in attesa di trapianto?” 

 

Ail Taranto dice che “adesso i riflettori sono accesi sugli ammalati di Covid-19 e a questa logica si deve rispondere, ma noi non possiamo sottostare a questa logica. In provincia di Taranto, precisamente a Mottola, c' e` un ospedale nuovo, grande, vuoto, inutilizzato. Perchè - chiede Ail - non utilizzarlo per gli ammalati di Covid-19? Perchè trasferire gli ammalati ematologici in una scatola vuota, senza rianimazione, senza cardiologia, senza camere sterili?  E tutti i sacrifici fatti dagli operatori e dall' Ail per ottenere l' accreditamento e l' autorizzazione a poter effettuare i trapianti, grazie a struttura e a procedure idonee che fine farà? E la sperimentazione col CAR-T ( grande speranza per tanti ammalati) che fine farà?”. Secondo Ail Taranto, lo spostamento di ematologia dall’ospedale Moscati ad una casa di cura privata è una “scelta scellerata” che  “sta di fatto negando standard di cure adeguate. Noi chiediamo da subito - conclude Cesarotti - la garanzia di cure per tutte, tutte le persone ammalate, che sia Covid-19 o leucemia”. Da rilevare che proprio per destinare unicamente al coronavirus tutta la struttura del Moscati, tant’è che si stanno allestendo ulteriori posti letto, Asl Taranto ha trasferito presso un’altra clinica privata, Villa Verde, il reparto di oncologia. Asl ha motivato i due trasferimenti con una serie di esigenze: preservare da rischi i pazienti ematologici ed oncologici, tenere comunque i due reparti a Taranto, avere la vicinanza dei due reparti col Moscati (e vale, per oncologia, per il laboratorio che prepara i farmaci antiblastici), disporre, nelle due case di cura, di spazi adeguati non diversamente reperibili e usufruire infine della dotazione strumentale di cui le stesse cliniche, convenzionate con il pubblico, dispongono.

Un borseggiatore ed un complice sono stati arrestati dalla Polizia a Bari, per aver derubato un pensionato di 97 anni che ieri aveva appena ritirato i soldi da un Ufficio Postale. Il Direttore dell’Ufficio ha subito allertato il numero di emergenza 113 e gli equipaggi della Sezione Falchi della Squadra Mobile hanno poco dopo rintracciato i responsabili. In particolare, grazie alle dichiarazioni dei testimoni, gli agenti hanno accertato che la vittima, in fila all’esterno dell’Ufficio Postale, era stata avvicinata da un altro utente che era riuscito ad entrare nell’ufficio postale subito dopo l’anziano signore, osservandone i movimenti. All’uscita, l’uomo si è offerto di accompagnare la vittima a casa e, proprio in tale frangente, ha sfilato i soldi che custodiva in tasca per poi congedarsi con una scusa.

 

 Le immagini dell’impianto di videosorveglianza dell’Ufficio Postale hanno consentito agli agenti di riconoscere  un 60enne pregiudicato barese, nonostante lo stesso indossasse una mascherina chirurgica. Il borseggiatore è stato poco dopo rintracciato dai “Falchi” a bordo di un’autovettura condotta dal suo complice, di 27 anni anch’egli pregiudicato.

I due malfattori, vistisi scoperti, hanno tentato di guadagnare la fuga ma sono stati bloccati e trovati in possesso dei soldi sottratti al pensionato e di una pinza “filatelica” di 20 cm, di uso comune tra i collezionisti di francobolli, strumento evidentemente utilizzato per sfilare dalla tasca della vittima il denaro. I due uomini sono stati arrestati, e rinchiusi in carcere, con le accuse di furto pluriaggravato, resistenza, minaccia ed oltraggio a Pubblico Ufficiale e denunciati per inosservanza al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri emesso per l’emergenza Covid-19.

Nella residenza sanitaria assistita di Villa Genusia a Ginosa (Ta) non vi è alcun focolaio Coronaviru. Lo dichiara l’avvocato Roberto Scaramella per conto della società che gestisce la rsa dopo che i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil di Taranto, in una nota di ieri dopo un incontro in video conferenza col prefetto di Taranto e col direttore generale Asl Taranto, scavano dichiarato che a Villa Genusia vi erano casi Covid 19. Per il legale della società, “allo stato non vi è alcun ospite o operatore positivo al Covid 19 all’interno della struttura”. “Questo - si evidenzia -  grazie alle strettissime procedure di isolamento adottate dalla struttura stessa. La direzione della rsa - si specifica - ha isolato la struttura ed ha posto in isolamento tutto il personale che potesse aver avuto contatti con potenziali Covid 19, preservando ipropri ospiti da eventuali contagi”. “Il supporto ricevuto dall’Asl - spiega ancora l’avvocato - si è limitato ad 40 mascherine fpp2 che per unastruttura di quelle dimensioni durano mezza giornata. Ciò nonostante questa struttura prevalentemente con proprie risorse è riuscita sino ad oggi a tenere lontano il virus“.

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