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Giornale di Taranto - Giornalista1

La sentenza del TAR che legittima, sul piano formale e sostanziale, l’ordinanza del Sindaco di Taranto avverso lo stabilimento siderurgico ad oggi Arcelor/Mittal, oggi ci impone una riflessione nuova ma forse non inedita. Almeno non per noi che sia dentro che fuori quella fabbrica, da sempre, proponiamo di ripartire dal singolo operaio per vedere la questione da una prospettiva più veritiera e se vogliamo più contingente.

Il Governo, compreso l’attuale Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani che potrà certamente dare una mano, dovranno riconsiderare il tutto, dunque, partendo da un particolare non trascurabile: Taranto.

Non solo la fabbrica strategica, non solo la produzione d’acciaio, non unicamente i contratti e le penali, ma soprattutto Taranto e i tarantini, quelli che ci lavorano nella pancia del siderurgico e quelli no.

Lo diceva anche lo stesso neo Ministro del Governo Draghi, nelle sue rubriche di approfondimento su un notissimo giornale a tiratura nazionale: “in modi diversi, l’inquinamento dell’aria impatta sulla perdita del benessere globale”.

Una contaminazione che costa circa 5.100 miliardi di dollari e incide in termini di cure quasi il 6.6% del PIL mondiale.

La sentenza del TAR, a prescindere dunque dalla definizione giurisprudenziale di eventuali gradi successivi, parlando dei “cittadini che rimarrebbero a rischio cancerogeno” mostra, non solo un cambio di sensibilità della magistratura amministrativa che probabilmente si evolve seguendo anche il pensiero sociale e l’attenzione del mondo verso l’ambiente, ma costringe a cambiare radicalmente il punto di osservazione da cui ripartire per affrontare l’ormai annosa vertenza. Punto di osservazione che è Taranto, come luogo fisico e come comunità, come “territorio” si sarebbe detto con un termine forse abusato ma poco praticato in questi anni.

Rivedere il modello di produzione, di consumo energetico, di sviluppo non è “solo” sostenibilità ambientale, ma salvaguardia di un eco-sistema composto principalmente da uomini e donne che come ci ha tristemente insegnato questa pandemia, hanno bisogno della loro salute, della sicurezza nei luoghi di lavoro, per tornare ad essere attivi, produttivi e felici.

Ecco perché come CGIL dopo aver invocato per anni trasparenza sui processi decisori che hanno riguardato non solo il piano industriale ma anche il famoso addendum ambientale, oggi torniamo a chiedere centralità per Taranto chiedendo politiche nazionali adeguate ma anche di tornare al territorio, a quel punto di osservazione territoriale a cui le politiche di lavoro, ma anche di benessere sociale, vanno declinate.

Perchè se c’è una impresa che si aggiudica un contratto promettendo investimenti, ammodernamento o ambientalizzazione, non c’è crisi dei mercati che possa cancellare la responsabilità che deriva dal rischio di impresa. Rischio che ancora una volta non potrà essere pagato da quel fronte estremo che si chiama Taranto.

De Padova e Rubino: «Incontro positivo con Borzillo e il Consorzio Stornara e Tara»

Diminuire e differenziare le tariffe, stagione irrigua basata sull’andamento climatico

 

Taranto – Diminuire il costo delle tariffe irrigue, differenziare le stesse a seconda delle modalità di distribuzione dell’acqua, basare l’inizio e lo svolgimento della stagione irrigua in base alle necessità imposte dall’andamento climatico: sono queste le principali richieste che CIA Due Mari Taranto-Brindisi ha fatto presenti al Commissario Unico dei Consorzi di Bonifica Ninnì Borzillo e alla dirigenza del Consorzio di Bonifica Stornara e Tara.

Martedì 16 febbraio, infatti, proprio su richiesta di CIA Due Mari, si è tenuto un incontro in videoconferenza tra la declinazione provinciale di CIA Agricoltori Italiani e i rappresentanti delle autorità irrigue già menzionate; si è parlato delle tariffe irrigue, evidenziando che il costo per metro cubo praticato nel 2020 è elevato, poiché i considerevoli volumi di acqua utilizzati dalle aziende, a causa delle condizioni pedoclimatiche sfavorevoli (elevate temperature, esigenze agronomiche delle colture e caratteristiche fisiche del terreno), hanno fatto aumentare a dismisura il costo che le aziende pagheranno per ettaro.

Per tali ragioni le aziende agricole, per la stagione irrigua 2021, potrebbero non fare le prenotazioni irrigue al consorzio utilizzando i pozzi aziendali, allo scopo di ridurre le spese.

CIA Due Mari, inoltre, ha spiegato che sarebbe opportuno differenziare le tariffe fra i due impianti di distribuzione Sinni Vidis e San Giuliano, in quanto nei casi in cui l’acqua alle bocchette viene distribuita a pressione senza necessità di una pompa di spinta, il costo deve essere differente rispetto all’acqua che necessita di essere prelevata e immessa negli impianti aziendali, poiché non vi è pressione e ciò determina un aggravio dei costi per l’azienda agricola.

Peraltro, allo scopo di aumentare le prenotazioni, avvicinare e fidelizzare sempre di più gli utenti al Consorzio di Bonifica, oltre a ridurre il costo al metro cubo è necessario avviare la stagione irrigua seguendo l’andamento climatico e non altri parametri, erogando l’acqua già nei mesi di marzo/aprile, in particolare per le colture precoci.

«Per tale ragione abbiamo chiesto all’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia Donato Pentassuglia, che si è già attivato in tal senso, di rivedere gli accordi con la Basilicata – hanno dichiarato Vito Rubino e Pietro De Padova, rispettivamente direttore e presidente di CIA Due Mari – Riteniamo sia assurdo pagare 7 centesimi al metro cubo come ristoro del danno ambientale verso la Basilicata: le opere, all’epoca, sono state realizzate con soldi pubblici della collettività e destinate all’utilizzo sia della Basilicata che per la Puglia. È urgente rivedere i volumi da distribuire verso la Puglia con un calendario che parta dal mese di marzo e prosegua per tutto il mese di ottobre, sia per la Diga di San Giuliano che per la Diga di Monte Cotugno».

Nel corso dell’incontro la CIA ha evidenziato che bisogna intervenire per ridurre gli sprechi lungo la condotta: i trentacinque chilometri a cielo aperto del canale adduttore, opera ormai obsoleta, presentano numerose perdite aggravate dalla mancanza periodica di manutenzione e pulizia; tale condizione non fa altro che peggiorare ulteriormente il vettoriamento delle acque dalla Basilicata alla Puglia. Occorre affidare alle squadre di operai avventizi che conoscono la realtà territoriale la manutenzione/pulizia della rete idrica prima dell’avvio della stagione irrigua. Bisogna attivare la possibilità di attingimento dal fiume Bradano da utilizzare specialmente nei mesi estivi in caso di emergenza e/o riduzione della fornitura da parte della Basilicata. È necessario realizzare alla presa 4a una vasca di recupero, per far si che nei momenti di minori, attingimento di acqua da parte degli utenti anziché disperderla (come avviene ora nel corso della stagione irrigua) la risorsa idrica venga accumulata e reimmessa negli impianti. C’è la necessità di prevedere, laddove possibile, l’attivazione di integrazioni/collaborazioni con l’ARIF, recuperando vecchie opere inutilizzate, per consentire la distribuzione della risorsa idrica delle dighe, riducendo il prelievo dai pozzi e garantendo alle colture una qualità di acqua superiore.

È auspicabile valutare l’opportunità, in alcuni territori, di prelevare le acque reflue in collaborazione con Arif per immetterle nella rete irrigua. Occorre utilizzare, per ammodernare gli impianti, il finanziamento di diversi milioni di euro previsto con la delibera CIPE e destinato alle vasche della lama di Castellaneta fermo ed inutilizzato da diversi anni. È necessario monitorare tutta la rete degli acquedotti rurali e valutare la possibilità di abbassare il costo pagato dalle aziende zootecniche.

La CIA ha inoltre evidenziato che, per la prossima stagione irrigua 2021, occorre tener conto della presenza di criticità dovute alla crisi di liquidità che le imprese agricole stanno vivendo provocate sia da calamità diffuse che dalla mancata vendita di prodotti agricoli; occorre dare la possibilità di rateizzare i pagamenti, alle aziende che lo richiederanno, consentendo nel contempo di accettare le richieste di prenotazione per la stagione irrigua 2021.

Infine la CIA ha sottolineato la necessità di rivedere i piani di classifica relativi al tributo 630 e affidare alle imprese agricole la pulizia dei canali di bonifica, visto e considerato che le aziende agricole sono il presidio più importante per salvaguardare e manutenere il territorio.

«Ringraziamo il Commissario Borzillo per la sensibilità e la tempestività mostrata nel rispondere alla nostra richiesta d’incontro – hanno dichiarato Pietro De Padova e Vito Rubino dopo lo svolgimento dello stesso – Grazie anche alla dirigenza del Consorzio Stornara e Tara; i nostri interlocutori hanno accolto le nostre istanze e si sono resi disponibili a impegnarsi immediatamente per trovare le soluzioni adeguate alle questioni messe in rilievo».

Sulla vicenda Ilva-ArcelorMittal Italia, Confindustria Taranto scrive al presidente del Consiglio, Mario Draghi e chiede che le imprese possano essere, relativamente allo stabilimento dell’acciaio, “protagoniste di un cambiamento ancora possibile, partecipare ai processi di trasformazione che possano rilanciare la fabbrica e riaffermarne la sua centralità in ambito nazionale”. 

 

 Nella lettera al premier Draghi, il presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro, dice che “le imprese ancora oggi tornano ad assistere pressoché impotenti a una serie di vicende che arrivano a sovraccaricare di aspetti importanti e delicatissimi la già complessa ripartenza dello stabilimento siderurgico”. “Il riferimento - prosegue -  è, dopo la sentenza del Tar di Lecce che dispone a 60 giorni lo spegnimento degli impianti dell’area a caldo, la richiesta di confisca degli impianti formulata ieri dai pm nell’ambito del processo sui reati ambientali”. Per Confindustria, sono “aspetti che, al di là della evoluzione dei rispettivi iter giudiziari, riaccendono prepotentemente i riflettori sulla complessa storia del centro siderurgico e sui suoi risvolti sociali prima ancora che economici e produttivi. In questo momento così critico della storia del Paese, in cui, pur in presenza di una forte conflittualità politica ed in piena crisi  da emergenza epidemiologica, la Sua indiscussa capacità di essere collettore di varie istanze ha prodotto un’inedita convergenza fra forze politiche diverse per il bene comune Le chiediamo di mettere in atto per Taranto la stessa strategia, coinvolgendo le autorità locali del Comune, della Provincia e della Regione, affinché si giunga ad un percorso condiviso e lo si rispetti seriamente fino a compimento. Gli obiettivi di governo da Lei individuati – prosegue nella lettera il Presidente Marinaro - di rilancio, transizione energetica e modernizzazione sono riassunti nella storia industriale che più di altre ha caratterizzato, negli ultimi 56 anni, la città e la sua provincia. Taranto potrà diventare il simbolo della riuscita di questo ambizioso programma. Diversamente – questa la conclusione dell’appello, al termine del quale il Presidente Marinaro esprime fiducia nell’intervento del Governo - il rischio incombente è quello di una distruzione ambientale ed economica, che porterà, inevitabilmente, ad una pericolosa situazione di forte tensione sociale”.

 

In tutta la Puglia, tra sabato 20 e lunedì 22 febbraio prossimi, inizierà la vaccinazione del personale scolastico e dei cittadini di età over 80 contro il Covid-19. Le operazioni saranno coordinate dalle Asl provinciali d'intesa con i Comuni. Docenti, personale Ata e amministrativo saranno vaccinati soprattutto utilizzando i palazzetti sportivi. A Bari si aprirà la vaccinazione il 20 febbraio alle 9 al Palacarbonara con 800 persone al lavoro nelle scuole comunali della città; nella stessa data si dà il via anche a Taranto all'interno del Palaricciardi; scelta analoga anche nella Bat dove, domenica 21, si vaccinerà all'interno del Pala Disfida Borgia di Barletta, nel palazzetto dello sport di Trani e nel centro Dopo di Noi ad Andria. A Lecce, sabato 20 febbraio, le vaccinazioni partiranno nelle scuole comunali dell'infanzia e asili nido. A Brindisi si partirà domenica 21 nell’ambulatorio vaccinale del quartiere Bozzano e a Fasano (Br) nella sede del Presidio territoriale di assistenza. 

 

In ultimo, a Foggia, la vaccinazione sarà avviata lunedì 22 in “considerazione della geografia della provincia, della logistica, della disponibilità di locali idonei, oltre che delle scorte di dosi”, hanno specificato dalla Asl. “La rete è capillare anche grazie al contributo offerto dai sindaci, in sinergia con i volontari della Protezione civile”, aggiungono. Le vaccinazioni proseguiranno anche nei giorni successivi. “Si tratta di uno sforzo corale senza precedenti messo in campo dalla sanità pugliese in collaborazione con tutti i Comuni – dice l’assessore regionale alla Sanità, Pier Luigi Lopalco - uno sforzo che necessita della collaborazione di tutti anche nell’affrontare gli inevitabili inconvenienti nel rodaggio della macchina”. “L’augurio è che si possa contare via via sempre su nuove dosi di vaccino, in modo da allargare la platea nel minor tempo possibile. Nel frattempo, occorre ricordare che anche i vaccinati devono mantenere le precauzioni previste per legge e dal buon senso: distanziamento sociale, igiene delle mani, uso delle mascherine”, conclude. 

 Oggi in Puglia sono stati effettuati 10.033 test per l'infezione da Covid-19 coronavirus e ci sono stati 844 casi positivi: 326 in provincia di Bari, 88 in provincia di Brindisi, 59 nella provincia BAT, 102 in provincia di Foggia, 75 in provincia di Lecce, 185 in provincia di Taranto, 5 residenti fuori regione, 4 casi di residenza non nota. Sono stati inoltre registrati 37 decessi: 19 in provincia di Bari, 2 in provincia BAT, 3 in provincia di Brindisi, 4 in provincia di Foggia, 4 in provincia di Lecce, 5 in provincia di Taranto. Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 1468882 test, 98.484 sono i pazienti guariti e 35.729 sono i casi attualmente positivi. 

Col ricorso in appello al Consiglio di Stato, ArcelorMittal Italia ha chiesto direttamente al presidente la sospensiva della sentenza con cui il Tar di Lecce ha stabilito che gli impianti dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto siano spenti in 60 giorni perché inquinanti. In alternativa, ArcelorMittal ha chiesto che la sospensiva sia decisa dal collegio giudicante ma con termini dimezzati, cioè 10 giorni anziché 20. Lo apprende AGI. I termini dimezzati sarebbero motivati con l’esigenza di chiarire subito le sorti dello stabilimento siderurgico,  ritenuto dalla legge di interesse strategico per l’economia nazionale. 

 

Anche perché - si osserva - spegnere altiforni e acciaierie in 60 giorni come ha sentenziato il Tar, implica che una serie di preparativi organizzativi e tecnici siano effettuati nelle settimane precedenti. Ci sarebbe, inoltre, stando a quanto si apprende, la possibilità che il presidente della sezione del Consiglio di Stato investito del caso, dia la sospensiva in via immediata ma la subordini poi all’ulteriore vaglio del collegio. Il ricorso di ArcelorMittal è stato già annunciato sabato scorso, a poche ore dalla sentenza del Tar.

    L’appello, a quanto si apprende, si baserebbe molto sulle relazioni di Ispra, Istituto deputato alla vigilanza sulle Autorizzazioni integrate ambientali. A tal riguardo, fonti legali vicine al dossier hanno già fatto presente che “Ispra, unico ente deputato alla verifica del rispetto delle prescrizioni Aia vigenti sullo stabilimento AMI di Taranto, ha confermato il rispetto delle prescrizioni Aia e ha affermato che non vi è una dimostrabile correlazione tra gli eventi odorigeni di febbraio 2020 e le attività produttive di AMI”, sigla di Am Investco Italy, società di ArcelorMittal. 

 

 L’esclusione, al riguardo, è stata fatta dopo una ispezione di Ispra in fabbrica, compiuta “con l’obiettivo di verificare se nei giorni 23 e 24 febbraio 2020, cioè in concomitanza con gli eventi odorigeni, vi fossero state situazioni tali da potersi considerare quali violazioni rispetto alle prescrizioni Aia cui la società è soggetta”.

    L’ordinanza relativa allo spegnimento degli impianti è stata firmata dal sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. Ordinanza di febbraio 2019 che, al termine di un giudizio andato avanti per quasi un anno, il Tar Lecce ha confermato rigettando le impugnazioni presentate da ArcelorMittal e da Ilva in amministrazione straordinaria. Il provvedimento di Melucci si rifà ad emissioni inquinanti sia di febbraio che precedenti, di agosto 2019.

    Per le fonti legali, “non solo il gestore AMI, ma neppure il ministero dell’Ambiente ed Ispra hanno individuato una correlazione tra gli eventi dei giorni 23 e 24 febbraio 2020 e il ciclo produttivo dello stabilimento siderurgico”. Ciò nonostante, hanno detto le fonti, nella sentenza del Tar Lecce del 13 febbraio 2021 si tralascia “la valenza tecnica delle affermazioni di Ispra  come quelle del ministero Ambiente”. Argomento, questo, che viene ora ripreso e ulteriormente puntualizzato nell’appello al Consiglio di Stato. Infine, è ancora in fase di predisposizione l’appello di Ilva in amministrazione straordinaria. Anche la società che detiene la proprietà degli impianti chiederà infatti al Consiglio di Stato, così come ha fatto il gestore, di sospendere la sentenza del Tar. 

Con la presentazione del romanzo “Sogni e altiforni - Piombino Trani senza ritorno” scritto da Gordiano Lupi e Cristina de Vita (Acar, Milano, 2018), venerdì 19 febbraio 2021, si concluderà l’iniziativa “Leggere … arma d’istruzione di massa”, un ciclo di incontri culturali online legati dal tema dell’inquinamento ambientale, della valorizzazione del territorio e del concetto “del bello” da custodire e da potenziare, a cura del Teatro delle Forche, della Cooperativa Sociale “Il Sole” e dell’associazione culturale “Spazio Teatro”, con il patrocinio del Comune di Statte e la collaborazione della Biblioteca Civica di Statte, per il progetto “PERIFERIE INFINITE. Dalle periferie locali alle periferie mondiali” (Avviso pubblico "Periferie al centro",  intervento di inclusione culturale e sociale della Regione Puglia – Assessorato all'Industria Turistica e Culturale e Assessorato al  Bilancio e programmazione unitaria, Politiche Giovanili, Sport per tutti coordinato dal Teatro Pubblico Pugliese).

Inizio alle ore 19.00, sulla piattaforma digitale Zoom. La partecipazione è gratuita ma la prenotazione è obbligatoria, inviando una mail all’indirizzo  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. .

Letture a cura di Leonida Spadaro e Matilde Cafiero.

 

Sinossi

Nel romanzo vengono narrate le vicende di un uomo e di una donna che vivono in due città diverse: Piombino e Trani. Il protagonista maschile, Giovanni, è un ex grande calciatore, partito da una piccola cittadina di provincia per poi sfondare altrove. Alla fine rientrerà a casa per gli ultimi spiccioli di carriera e poi per allenare e soprattutto vivere con il suo carico di noia e di rimpianti. Rimpianti mai del tutto confessati, neanche a se stesso, completamente incapace, come è, di amare come vorrebbe.

Debora vive a Trani e, a differenza di Giovanni, non si è mai mossa dalla sua cittadina sul mare. Trascorre la sua esistenza per un po’ nella sua attesa, tra mille speranze, ma una volta digerita l’amarezza dell’abbandono, sarà capace di trovare la dolcezza nella sua vita, nonostante il ricordo del perduto amore. Due esistenze normali in cui è facile immedesimarsi, delineate attraverso una doppia narrazione: due cuori e due penne precise. Anche la città pugliese diventa protagonista del romanzo: al lettore sembra di passeggiare accanto a Debora mentre quest’ultima percorre le strade pulsanti del porto e vive la sua quotidianità all’ombra della Cattedrale romanica.

Trani dunque una città marinara del sud, affacciata sul mar Adriatico fa da contraltare alla città post industriale del Tirreno, ad una vita fatta attraverso giri di denaro, auto lussuose e pin up, si contrappone la vita di una cittadina di provincia che, a dispetto di quello che si aspetterebbe Giovanni, tanto sonnecchiosa non è, tanto è vero che Debora, il giovane amore di Giovanni, nonostante il cuore spezzato dal dolore dimostra di essere donna forte, capace di rimboccarsi le maniche e costruire il proprio futuro.

Un libro che nasce con un ritmo lento e cadenzato, che si ravviva quando Giovanni decide di impegnarsi nuovamente nell'allenare una squadra di ragazzini del luogo e che lo porterà di nuovo sulle sponde del mar Adriatico che non lo ha mai dimenticato.

 

 

 

Presentazione al Premio STREGA 2019 a cura di Paolo Ruffilli

Un’epoca industriale tramontata fa da sfondo alle storie parallele del romanzo che Gordiano Lupi ha scritto a quattro mani con Cristina de Vita, Sogni e Altiforni (Acar Edizioni) e che porta un sottotitolo significativo: “Piombino-Trani senza ritorno”. Il romanzo in realtà si può considerare una storia unica che ha due punti di vista, per molti aspetti tali da combaciare. Il doppio racconto, intenso e coinvolgente nella sua dimensione elegiaca, è un recupero del tempo passato con i suoi ricordi, con le sue promesse e con i suoi sogni, con le sue attese e illusioni poi andate perdute ma con una carica che, nonostante il bilancio negativo del presente, continua ad alimentare le ragioni della vita. Nella consapevolezza che il passato siamo noi e che è per noi vitale il vivere con i ricordi, non di ricordi.

 

Gordiano Lupi (Piombino, 1960). Collabora con Futuro Europa, Inkroci, La Folla del XXI Secolo, La Linea dell’Occhio e altre riviste. Dirige le Edizioni Il Foglio, che ha fondato nel 1999. Traduce scrittori cubani: Alejandro Torreguitart Ruiz, Felix Luis Viera, Heberto Padilla, Guillermo Cabrera Infante…

Tra i suoi molti lavori ricordiamo: Nero Tropicale (2003), Cuba Magica – conversazioni con un santéro (2003), Un’isola a passo di son - viaggio nel mondo della musica cubana (2004), Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura (2004), Orrore, erotismo e pornografia secondo Joe D’Amato (2004), Tomas Milian, il trucido e lo sbirro (2004), Serial Killer italiani (2005), Nemicimiei (2005), Le dive nude - Il cinema di Gloria Guida e di Edwige Fenech (2006), Filmare la morte – Il cinema horror e thriller di Lucio Fulci (2006), Orrori tropicali – storie di vudu, santeria e palo mayombe (2006), Almeno il pane Fidel – Cuba quotidiana (2006), Avana killing (2008), Mi Cuba (2008), Fernando di Leo e il suo cinema nero e perverso (2009), Fellini - A cinema greatmaster (2009), Cozzi stellari - Il cinema di Lewis Coates (2009), Velina o calciatore, altro che scrittore! (2010), Tinto Brass – il poeta dell’erotismo (2010), Laura Gemser (2011), Fidel Castro– biografia non autorizzata (2011).

Tra i suoi ultimi progetti c’è una Storia del cinema horror italiano in cinque volumi, Soprassediamo! - Franco & Ciccio Story e Tutto Avati (con Michele Bergantin). Ha tradotto - per Minimum Fax - La ninfa incostante di Guillermo Cabrera Infante (Sur, 2012). I suoi noir più recenti sono Sangue Habanero (2009) e Una terribile eredità (2009).

Il suo romanzo più premiato è Calcio e acciaio – Dimenticare Piombino (2014), presentato al Premio Strega. Nel 2016, come narrativa, ha pubblicato Miracolo a Piombino – Storia di Marco e di un gabbiano, presentato al Premio Strega. Sta lavorando ad alcuni libri di cinema: Daniela Giordano, il fenomeno Lacrima movie e Laura Antonelli.

 

Cristina de Vita (1970) nata e cresciuta a Statte (Taranto) sotto i fumi dell’Italsider, vive a Bari con la figlia Annalaura con cui ama viaggiare.

Laureata in Antropologia Sociale, amante dei libri e delle buone maniere, lavora presso InnovaPuglia dove si occupa di assistenza tecnica. Impegnata in diversi progetti letterari/musicali come coautrice di progetti sperimentali. Ha partecipato e vinto in diversi concorsi di poesia nazionali ed esteri. Annovera diverse collaborazioni in ambito turistico/culturale per la promozione della Puglia: sostenitrice di SIPUGLIA testata giornalistica che si occupa della Puglia segreta; con Lonely Planet; per la ricerca documentale della guida in tedesco e ceco della Puglia “APULIEN”; per la trasmissione di Michele Dalla Palma “Sentieri d’Italia” su Marcopolo canale dedicato ai viaggi e all’avventura; per la tv tedesca per un pluripremiato documentario sulle Isole Tremiti.

Ha collaborato con Lucio Dalla per la realizzazione del Festival “Il mare e le stelle” alle isole Tremiti.

Nell'ambito del Festival Itinerante della Letteratura "Spiagge d'autore" ha curato gli incontri con Carlos Albert Montaner, Gordiano Lupi e Abbas Kiarostami alle Isole Tremiti.

Nell'ultimo anno ha avviato un progetto di incontri sulla poesia di Fernando Pessoa e diversi autori e autrici dell'America Latina, tra cui Silvina Ocampo e Jorge Enrique Adoum, partecipando anche al Festival NAMASTENN organizzato da Emar Orante per FerulaFerita nella Masseria Jesce di Altamura. Ha portato in Puglia, grazie all’amicizia con Elettra Rinaldi, Juan Martin Guevana, fratello del CHE in un tour di presentazione del suo libro "Il Che, mio fratello" (Giunti Editore). Ad Irsina (Matera), nella sede della Mediateca comunale “Fedro”, ha presentato una sua mostra di fotografie dal titolo “Knockin’ On Heaven’s Door (Bussando alle porte del cielo) Piccolo viaggio in Lucania”, 24 scatti fotografici, corredati da testi scritti appositamente dalla poetessa Silvana Pasanisi e realizzati durante un viaggio compiuto con il giornalista Pasquale Dibenedetto. Una testimonianza di quanto la fotografia sia così potente e capace di trasportare in una dimensione “perduta e nostalgica”, mostra riproposta nel 2019 ad Altamura presso Masseria Jesce Teatro della Memoria

Da sempre attenta ai fenomeni sociologici e antropologici e alle questioni di genere, collabora attivamente con testate giornalistiche, associazioni del territorio e le Libreria Prinz Zaum e Libreria 101 di Bari.

 

 

“PERIFERIE INFINITE. Dalle periferie locali alle periferie mondiali”

Progetto a cura del Teatro delle Forche - società cooperativa capofila della rete costituita con l’associazione culturale “Il Serraglio” di Massafra, il Circolo Arci “SvegliArci” di Palagiano e la Cooperativa Sociale “Il Sole” di Statte - vincitrice dell’Avviso pubblico "Periferie al centro",  intervento di inclusione culturale e sociale della Regione Puglia – Assessorato all'Industria Turistica e Culturale e Assessorato al  Bilancio e programmazione unitaria, Politiche Giovanili, Sport per tutti coordinato dal Teatro Pubblico Pugliese.

Prendendo il nome da un verso del poeta Vittorio Bodini, parte da una periferia nel sud dell’Italia per guardare alle periferie del mondo e integrare le persone sia native che immigrate nel cuore dello sviluppo culturale, sociale ed economico delle comunità, e coinvolge i territori di Massafra, Palagiano e Statte.

 

Il nuovo ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha convocato per per domani alle 14.30 in presenza, nella sala degli arazzi al Mise, un vertice su ArcelorMittal, ex Ilva. La convocazione riguarda confederazioni sindacali, sigle metalmeccaniche e commissari di Ilva in amministrazione straordinaria. Non è invitata ArcelorMittal, attuale gestore in fitto degli impianti. La riunione, a quanto si apprende si apprende, dovrebbe riguardare soprattutto il tema dell’integrazione salariale ai cassintegrati ma non è escluso che si faccia il punto anche su temi più complessivi visto lo sviluppo ultimo di tutta la vicenda. 

Nicola Riva, 25 anni di reclusione; Fabio Riva, 28 anni; Luigi Capogrosso, 28 anni (ex direttore del siderurgico). Sono queste alcune delle richieste che il pubblico ministero, Mariano Buccoliero, ha fatto oggi pomeriggio alla Corte d’Assise, a Taranto, per il processo Ambiente Svenduto relativo all’associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari e all’omissione dolosa di cautele in materia di sicurezza del lavoro. Reati, questi, contestati all’Ilva gestita dal gruppo industriale Riva.

 

 Ilva che a luglio 2012, dopo un’inchiesta della Magistratura, fu soggetta al sequestro degli impianti dell’area a caldo perché inquinanti e “fonte di malattia e morte” come specificò, più di otto anni fa, il gip Patrizia Todisco. Buccoliero ha parlato di “condotte pluriennali” e di “violenza inaudita”. Il pm ha detto che da parte dell’Ilva dei Riva c’è stato “un abbraccio mortale” verso Taranto “stritolando la città”. Ha quindi evidenziato la gravità del danno sanitario e la capacità a delinquere. “I motivi a delinquere sono i soldi, perché gli impianti dovevano marciare al massimo ella produzione, il resto veniva meno” ha sostenuto ancora Buccoliero. “In aula sono addirittura arrivati imputati che sono arrivati a dire alla Corte che gli impianti erano modello, prendendo in giro la Corte, e per questo agli imputati non vanno concesse le attenuanti” ha detto ancora. Gli imputati nel processo di Taranto sono 47: 44 persone fisiche, tra proprietari, amministratori e dirigenti di Ilva, pubblici amministratori, pubblici funzionari, e 3 società. Queste ultime sono Ilva, Riva Fire e Riva Forni Elettrici che rispondono in merito alla legge sulla responsabilità amministrativa delle imprese. Buccoliero ha avanzato le richieste alla Corte d’Assise, presieduta da Stefania D’Errico, giudice a latere Fulvia Misserini, alla presenza degli altri tre pm del processo (Giovanna Cannarile, Raffaele Graziano e Remo Epifani) e del procuratore capo Maurizio Carbone. Prima di Buccoliero, il pm Graziano ha brevemente anticipato le linee guida della sua requisitoria, ultima della serie, per i reati in materia di sicurezza sul lavoro e la responsabilità amministrativa delle tre società imputate. Requisitoria che Graziano ha poi sviluppato dopo le richieste dell’accusa. il pm Mariano Buccoliero ha chiesto la confisca degli impianti del siderurgico di Taranto, nonchè la confisca per equivalente (illecito profitto) di 2 miliardi e 100milioni in solido tra Ilva, Riva Fire e Riva Forni Elettrici. Queste sono le 3 società imputate nel processo Ambiente Svenduto insieme a 44 persone fisiche. Il pm ha inoltre chiesto 28 anni per Fabio Riva e 25 per Nicola Riva, tra i principali imputati, ex proprietari e amministratori dell’azienda.

 

 Le altre richieste del pm sono state: Ivan Di Maggio, 17 anni; Salvatore De Felice, 17 anni; Salvatore D’Alò, 17 anni; Girolamo Archinà, 28 anni; Francesco Perli, 7 anni; Bruno Ferrante, 17 anni; Adolfo Buffo, 20 anni; Antonio Colucci, 5 anni. Si tratta, nello specifico, di dirigenti e funzionari della fabbrica, di un consulente legale dei Riva (Perli)  e dell’ex presidente del cda (Ferrante).E ancora, per i fiduciari dei Riva, figure di strettissima fiducia della proprietà Riva, il pm Buxcoliero ha avanzato queste richieste: Alfredo Ceriani, 20 anni; Giovanni Rebaioli, 20 anni; Agostino Pastorino, 20 anni; Enrico Bessone, 20 anni; Giuseppe Casartelli, 2 anni e 6 mesi; Cesare Corti, 2 anni e 2 mesi. Per gli ex amministratori pubblici, il pm ha chiesto: Giovanni  Florido, 4 anni, ex presidente Provincia Taranto; Michele Conserva, 4 anni, ex assessore all’Ambiente Provincia Taranto; Nichi Vendola, 5 anni, ex presidente Regione Puglia; Ippazio Stefàno, ex sindaco Taranto,non doversi procedere per reato estinto per intervenuta prescrizione; Nicola Fratoianni, ex assessore Regione Puglia e attuale parlamentare Sinistra Italiana, 8 mesi. Infine, per l’ex consulente della Procura, Lorenzo Liberti, accusato di aver rappresentato il falso nelle consulenze per la Procura, 17 anni. Per  Giorgio Assennato, ex direttore generale di Arpa Puglia, un anno. Per alcuni capi di imputazione il pm Buccoliero ha specificato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione.

 

Questa mattina, in occasione delle richieste dei pubblici ministeri alla Corte D’Assise per il processo “Ambiente Svenduto”relativo al disastro ambientale contestato all’Ilva dei Riva, c’e’ anche un presidio, dalle 13, dei rappresentanti del movimento “Giustizia per Taranto”. Lo annuncia quest’ultimo specificando che il presidio sarà all’esterno della scuola sottufficiali della Marina Militare a San Vito, borgata di Taranto, nella cui aula magna si sta svolgendo la requisitoria dei 4 pm dallo scorso 1 febbraio. Per “Giustizia per Taranto” il presidio odierno costituisce “testimonianza della speranza della città di ricevere giustizia”. “Il momento è particolarmente delicato - si afferma -. Da una parte il processo Ambiente Svenduto che si approssima a conclusione e col quale la città potrà vedere giudicati i responsabili del passato, dall'altro la recente sentenza del Tar con cui si sentenzia che il problema dell'inquinamento è tutt'ora costante e presente”. “Una congiuntura - rileva “Giustizia per Taranto” - che deve rafforzare le istanze di chiusura della fabbrica e riconversione del territorio verso le istituzioni di ogni organo e grado, a partire dal nuovo Governo, su cui non mancheremo di fare pressioni”. 

 

 Per favorire l’adozione delle nuove tecnologie e accelerare la transizione verso la digitalizzazione del Paese, Tim proporrà prossimamente all’Agcom e a tutti gli altri operatori di telecomunicazioni un’azione sul territorio finalizzata a spegnere nella provincia di Taranto la rete in rame (Rtg) e migrare tutte le linee della città su rete ultrabroadband Fttx, con l’obiettivo di estenderla all’intera regione.

   Dall’inizio dell’emergenza Covid-19, si legge ancora nella nota, "Tim ha accelerato il suo piano di copertura in fibra in oltre 3.500 comuni italiani, prevalentemente nelle aree bianche del Paese. Ad oggi la rete in fibra di Tim è disponibile per oltre il 91% delle famiglie italiane che utilizzano la rete fissa, a cui si aggiungono le coperture in banda ultralarga tramite Fwa, mobile (4G/5G) e via satellite. Inoltre a partire da aprile FiberCop, società controllata dal Gruppo Tim, accelererà la realizzazione della rete secondaria in fibra ottica per arrivare a coprire entro il 2025 il 76% delle aree nere e grigie del Paese con tecnologia Fiber To The Home (Ftth). La nuova infrastruttura di FiberCop consentirà di sviluppare soluzioni Ftth secondo il modello del co-investimento ‘aperto’ previsto dal nuovo Codice europeo delle Comunicazioni elettroniche".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Le richieste del pm sono previste per il tardo pomeriggio. È il processo con 47 imputati, 44 persone fisiche e 3 società, che riguarda i reati riconducibili all’Ilva gestita dal gruppo Riva. Un periodo antecedente al commissariamento dello Stato avvenuto nel 2013. Il processo in Assise arriva alle richieste dei pm dopo più di 8 anni (luglio 2012) dal sequestro degli impianti dall’area a caldo da parte del gip di Taranto, su richiesta della Procura, ed una serie di arresti. Quattro i pubblici ministeri nel processo. Hanno già parlato Mariano Buccoliero, per 7 udienze, e Remo Epifani. Oggi completerà il suo intervento il pm Giovanna Cannarile per lasciare poi la parola al collega Raffaele Graziano. Quindi arriveranno le richieste dell’accusa alla Corte presieduta da Stefania D’Errico, giudice a latere Fulvia Misserini. 

 

Tra gli imputati, gli ex proprietari e amministratori del gruppo siderurgico Fabio e Nicola Riva, l’ex presidente Ilva, Bruno Ferrante, l’ex dipendente Ilva Girolamo Archinà, usato dai Riva per i rapporti con politica, Regione Puglia, enti locali e pubblica amministrazione, l’ex direttore del siderurgico di Taranto, Salvatore Capogrosso. Coinvolti anche ex dirigenti e attuali dirigenti del siderurgico, rimasti in azienda anche con l’arrivo del nuovo gestore ArcelorMittal. Coinvolti, inoltre, gli ex presidenti della Regione Puglia, Nichi Vendola, e della Provincia di Taranto, Gianni Florido, e l’ex sindaco di Taranto, Ezio Stefàno. Disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di misure di sicurezza sui luoghi di lavoro, sono alcuni dei gravi reati contestati. Dopo i pm, il calendario processuale andrà avanti con parti civili e difensori degli imputati. La sentenza di primo grado é attesa prima dell’estate prossima. Nella sua lunga requisitoria, cominciata l’1 febbraio, il pm Mariano Buccoliero ha duramente attaccato l’intera gestione Riva, affermando che avevano solo la logica del profitto e della produzione, trascurando del tutto gli interventi ambientali e di tutela della sicurezza e della salute che erano necessari ed evidenti sin dal 1995,quando i Riva presero gli stabilimenti dall’Iri. Buccoliero ha definito l’Ilva di Taranto “un impianto sulla carta” chiarendo che tutto era scritto sui documenti ma inesistente nella realtà. Anche gli atti di intesa, impegni assunti dall’Ilva verso gli enti locali circa gli interventi da fare in fabbrica, erano ripetitivi, ha dichiarato il pm. A distanza di anni, ha sostenuto Buccoliero, mettendo a confronto il primo atto di intesa con l’ultimo, si ritrovano le stesse cose. Buccoliero ha anche contestato l’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata dal ministero nel 2011, descritta come frutto delle pressioni dei Riva e assolutamente inadeguata rispetto a quello di cui la fabbrica - definita dal pm “un iradiddio” in quanto a inquinamento - aveva fortemente bisogno. Infine il pm Buccoliero ha anche criticato il ruolo dei consulenti incaricati dalla Procura per il supporto all’indagine, che, asseverando tesi false su pressione degli stessi Riva, sono venuti meno  al loro “dovere e obbligo di verità” ed hanno consentito che inquinamento, malattie e morti proseguissero dal 2009 per altri tre anni, sino al 2012,quando poi scattò il sequestro penale. 

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