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Giornale di Taranto - Giornalista1

Per benedire i fedeli senza mancare di rispetto alle misure di distanziamento sociale, padre Tim Pelc - settantenne parroco di St. Ambrose Parish - ha deciso di ricorrere ad un oggetto non proprio familiare nelle cerimonie di culto: una pistola… ovviamente giocattolo.

 

Padre Tim accoglie le persone a bordo del loro veicolo vicino alla porta della sua chiesa nel Michigan, Stati Uniti, in una sorta di drive-through che in qualche modo potremmo definire “spirituale”. Da debita distanza benedice i fedeli “sparando” l'acqua santa attraverso il finestrino della loro auto con una vistosa pistola giocattolo.

Nelle foto, postate sul profilo Facebook della parrocchia di St. Ambrose Parish, Pelc compare – regolarmente munito di mascherina e visiera di protezione - con la Bibbia in una mano e la pistola giocattolo dai colori sgargianti nell'altra. Manco a dirlo, le immagini sono diventate immediatamente virali e si sono propagate su tutti i social network.

Come riporta il Daily Mail, il sacerdote ha rivelato che non era proprio sua intenzione finire sui social media, ma che ora la missione è diventata molto difficile (impossibile diciamo noi) dopo essere diventato addirittura un meme, inserito in divertenti falsi poster del film “Pandemic” e del gioco “Doom”. La trovata viene in mente a padre Tim durante la Settimana Santa di aprile: "L'idea originale era di fare qualcosa solo per i bambini della parrocchia, dal momento che avrebbero passato una Pasqua ben diversa da tutte quelle vissute fino ad allora". Per assicurarsi di non mettere a rischio sé stesso o i fedeli, Pelc si è affidato al consiglio di un amico medico, che non solo ha approvato l'idea, ma ha fornito al sacerdote l'equipaggiamento protettivo e ha portato i suoi figli a ricevere la benedizione.

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"Era un modo per continuare una vecchia usanza e alla gente sembrava piacere", ha aggiunto Tim Pelc, ormai travolto senza scampo da una notorietà sconfinata.

 

https://www.today.it/strano-ma-web/covid-benedizione-pistola-acqua-santa.html

 In vista della scadenza della terza rata Tari, 28 febbraio, Confcommercio Taranto chiede “un rinvio del termine di pagamento” e chiede “alle amministrazioni locali di rivedere le politiche tributarie nei confronti delle imprese del terziario” anche perché queste scontano i problemi di un anno di Covid. Il presidente Confcommercio Taranto, Leonardo Giangrande , in una lettera ai sindaci, evidenzia “come la emergenza sanitaria richieda misure concrete di sostegno alle imprese” e “sollecita un’attività di confronto immediato al fine di individuare dei percorsi atti a sostenere le attività, iniziando dall’avvio di politiche di riduzione, rinvio e laddove possibile esenzione, dei tributi locali”. Per Confcommercio, “è necessario che il confronto prenda in esame le disposizioni contenute nella legge 160 del dicembre 2019 che, a decorrere dal 2021, prevede l’adozione,da parte di Comuni, Provincie e Città Metropolitane - del “canone unico patrimoniale” che unifica il prelievo Tosap/Cosap (imposta comunale sulla pubblicità, affissione, insegne, occupazione spazi ed aree pubbliche ), impegnando i Comuni all’approvazione dei relativi regolamenti e delle tariffe per l’anno in corso”. Per Confcommercio, “gli interventi del Governo risultano del tutto insufficienti a garantire il superamento di questo difficile momento, aggravato dai riflessi sull’economia del territorio della crisi del settore industriale, e pertanto è necessario che le amministrazioni locali supportino le attività commercio, dei servizi e del turismo, attraverso l’adozione di politiche tributarie che sostengano le imprese in questa difficile prova di “resistenza” che sta impegnando il terziario tarantino”.  “Un primo concreto segnale - conclude Giangrande - lo si attende dal sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ho chiesto di considerare la possibilità di prorogare il termine di pagamento della terza rata Tari”. 

“Vi vedo delusi, invece dobbiamo incoraggiare, dobbiamo essere positivi”. Lo ha detto, a proposito di Ilva e rivolgendosi ai sindacati, il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. Lo riferisce ad AGI Rocco Palombella, segretario generale Uilm.

    “Giorgetti ci ha detto che deve chiamare Invitalia dicendogli di rispettare l’accordo e che dirà ad ArcelorMittal - aggiunge Palombella - di dar seguito al piano, di pagare le persone e fare le manutenzioni agli impianti. Giorgetti ha tuttavia ammesso che c’è una cosa che incombe sulla nostra testa ed é la sentenza", prosegue Palombella spiegando che il riferimento è al Tar di Lecce. "Proviamo però ad andare avanti, ci ha detto Giorgetti, ribadendo che il presidente del Consiglio ha indicato tra le priorità di Governo l’attenzione all’ambiente; al tempo stesso il ministro ci ha dichiarato che l’acciaio resta strategico e che il mercato ora sta ripartendo”.

    Palombella conferma ad AGI che “pagheranno i lavoratori ed è positivo”, in riferimento alla integrazione economica della cigs per i cassintegrati Ilva in amministrazione straordinaria, e che questo provvedimento entrerà a far parte di “un nuovo provvedimento economico che non si chiamerà più Ristori”.

 

 “Per quanto mi riguarda - sottolinea Palombella - ho detto a Giorgetti che siamo in una situazione drammatica e che sono cambiati tanti ministri da quando questa crisi è esplosa. Ho detto pure - prosegue il segretario Uilm - che nel momento in cui si assumono decisioni e non poi non vengono portate avanti, tutto inevitabilmente si complica. L’accordo di dicembre tra ArcelorMittal e Invitalia - rileva Palombella - noi l’abbiamo contestato circa i tempi e i contenuti. Oggi il ministro non ci ha detto che l’accordo non é più quello ma che forse è un po’ datato, visto che alcune cose nel frattempo sono cambiate. Ho quindi insistito:  o come Governo decidete le cose e le applicate, ma se ci sono tentennamenti, non è che si va avanti. Ci sono delle concrete alternative ai posti di lavoro in Ilva? Discutiamone - sostiene Palombella - perché venti anni di cassa integrazione e tempi infiniti io non li accetto”.

    In definitiva, conclude Palombella, “incontro  interlocutorio, ma d’altra parte i ministri sono appena arrivati, e anche il ministro Orlando ha ricordato che la cosa é complicata, essendosene lui occupato anni addietro come ministro dell’Ambiente: bisogna trovare soluzioni rispettose di ambiente e produzione”. 

La Puglia resta in zona gialla, grazie a un decremento dei contagi da Covid che prosegue ormai da quattro settimane e a un tasso di occupazione dei posti letto negli ospedali sotto la soglia di rischio, sia per le terapie intensive che per gli altri reparti Covid. Preoccupa la diffusione della variante inglese e anche il movimento di gente che potrebbe crearsi nel week-end, complice anche il bel tempo e il rialzo delle temperature, che nello scorso fine settimana si erano mantenute molto basse e avevano scoraggiato passeggiate e spostamenti. Già oggi, invece, l’assaggio di primavera ha portato molta gente fuori. A Bari, per esempio, molti bar stanno anticipando l’ora dell’aperitivo, visto che la chiusura resta imposta alle 18. I dati sui contagi, del resto, sono relativamente confortanti, considerato che a fronte di 9.141 test sono stati riscontrati 874 casi positivi, quasi la metà dei quali in provincia di Bari. Significa che i contagi sono oggi al 4,6% mentre fino a tre settimane fa erano al 6,2%. Anche i ricoveri sono sotto la soglia d’allerta: 27% di occupazione nelle terapie intensive (la soglia è il 30%) e 36% i reparti medici (pneumologie, infettivi e medicine, in cui la soglia è al 40%). Stando ai calcoli effettuati, in Puglia l’Rt (il fattore di replicazione del virus) è tra 0,97 e 1,04, quindi sotto la soglia dell’1 che ha portato altre regioni in zona arancione. Si attende ora che il presidente della Regione, Michele Emiliano, firmi la nuova ordinanza sulla scuola, per disciplinare la didattica, considerato che quella attualmente in vigore scade domani. 

"Incontro lungo, schietto, franco e costruttivo" al Mise tra l’ad di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli e il ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti.

    Nel corso della riunione - spiega il Mise - si è parlato soprattutto dell’impegno di ArcelorMittal e delle

conseguenze della sentenza del Tar di Lecce sulle prospettive aziendali.

    La prossima settimana il ministro si confronterà, come annunciato anche al tavolo Ilva con i sindacati, con il

sindaco di Taranto e il governatore della Puglia.

 "Il Consiglio di Stato ha disposto che la trattazione della richiesta della Società ArcelorMittal di sospensione della sentenza del Tar Lecce avvenga in sede collegiale alla camera di consiglio del prossimo 11 marzo e ha fissato l'udienza di merito per il 13 maggio". Lo afferma l'azienda in un nota. ArcelorMittal aggiunge che "in particolare il presidente della IV Sezione ha chiarito che, allo stato, non sussistono ragioni di estrema urgenza di adottare misure cautelari atteso che, prima della data dell'11 marzo 2021, non sussiste l’obbligo di avviare le "operazioni di fermata dell’area a caldo e degli impianti connessi". 

Da lunedì prossimo, Amat, azienda del Comune di Taranto,  effettuerà un servizio di trasporto gratuito a favore degli ultra ottantenni tarantini che devono recarsi presso le strutture individuate dall’Asl Taranto per la vaccinazione anti Covid-19. Dal lunedì al venerdì, dalle  6 alle 18, sarà attivo il servizio di prenotazione obbligatoria presso l’Ufficio Coordinamento di Amat Taranto al numero di linea fissa 0997356232 o al cellulare 3408974802. La richiesta, comunica l’azienda, dovrà pervenire almeno 48 ore prima del trasporto, al fine di consentire “una puntuale organizzazione del servizio”. Amat aggiunge che “tale servizio è stato attivato recependo le disposizioni del sindaco Rinaldo Melucci, concordate nel corso di una riunione con i responsabili della Asl Taranto”. “L’amministrazione  comunale - ha detto l’assessore alle Società partecipate, Paolo Castronovi - ha così inteso garantire la mobilità ai tarantini anziani, una categoria di cittadini fragili, che potrebbero avere problemi a raggiungere le strutture della Asl per vaccinarsi”.  L’iniziativa è stata apprezzata da Federfarma, l’associazione sindacale provinciale dei titolari di farmacia della provincia di Taranto che rappresenta le 176 farmacie private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale.

 Il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, vuole sospendere la Tari per il 2021 per i dipendenti di Ilva in amministrazione straordinaria residenti a Taranto e attualmente in cassa integrazione straordinaria. Nel pomeriggio, Melucci ha inviato ai sindacati una comunicazione, convocandoli in Municipio per il pomeriggio del 25 febbraio per un confronto sul tema. Obiettivo dell’iniziativa è dare un sostegno economico a questi lavoratori, che sono fuori da molto tempo dal ciclo produttivo, non essendo stati assunti da ArcelorMittal, e  non hanno grandi possibilità  di rientrare in fabbrica perché gli ultimi accordi societari non fanno riferimento alla loro posizione. In tutto i dipendenti di Ilva in as dell’area di Taranto sono 1600 ma ora bisognerà vedere quanti risiedono effettivamente nel capoluogo. Verso i cassintegrati, il sindaco si era già interessando sollecitando il Governo ad assicurare loro l’integrazione economica al trattamento di cassa integrazione straordinaria, misura contenuta nel decreto Milleproroghe non ancora licenziato però dal Parlamento. Proprio oggi i commissari di Ilva hanno ufficializzato la loro disponibilità ad anticipare 200 euro dell’integrazione a tutti i cassintegrati che entro fine mese faranno domanda all’azienda. Un anticipo che ha la finalità di prestare un aiuto economico ai cassintegrati così come anche la misura relativa alla Tari 2021 che ha in cantiere il sindaco di Taranto. 

 La Scuola XX Luglio di Taranto è chiusa dal 17 febbraio scorso dopo che che indagini diagnostiche sui solai, eseguite dal tecnico hanno messo in risalto che in alcune zone, in particolare del terzo piano, c’è un fenomeno di sfondellamento del solaio con medio-alto rischio e conseguente potenziale pericolo di distacco degli elementi strutturali.

I lavori sono in corso. 

L’ordinanza del preside parla di una ripresa delle lezioni in presenza a partire dal 26 febbraio.

Nel corso del sopralluogo svolto dall’assessore comunale ai Lavori Pubblici Francesca Viggiano si è parlato della possibilità di anticipare il rientro.

 

«In collaborazione con la dirigente scolastica Wilma Romano – ha spiegato l’assessore –, e alla presenza dei rappresentanti dei genitori, abbiamo impegnato ulteriori risorse per consentire che l’interruzione delle lezioni, necessaria per effettuare i lavori, sia breve. Contiamo di riportare gli alunni nelle aule già dal prossimo lunedì 22 febbraio, garantendo prioritariamente la loro sicurezza e quella dei docenti».

La sentenza del TAR che legittima, sul piano formale e sostanziale, l’ordinanza del Sindaco di Taranto avverso lo stabilimento siderurgico ad oggi Arcelor/Mittal, oggi ci impone una riflessione nuova ma forse non inedita. Almeno non per noi che sia dentro che fuori quella fabbrica, da sempre, proponiamo di ripartire dal singolo operaio per vedere la questione da una prospettiva più veritiera e se vogliamo più contingente.

Il Governo, compreso l’attuale Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani che potrà certamente dare una mano, dovranno riconsiderare il tutto, dunque, partendo da un particolare non trascurabile: Taranto.

Non solo la fabbrica strategica, non solo la produzione d’acciaio, non unicamente i contratti e le penali, ma soprattutto Taranto e i tarantini, quelli che ci lavorano nella pancia del siderurgico e quelli no.

Lo diceva anche lo stesso neo Ministro del Governo Draghi, nelle sue rubriche di approfondimento su un notissimo giornale a tiratura nazionale: “in modi diversi, l’inquinamento dell’aria impatta sulla perdita del benessere globale”.

Una contaminazione che costa circa 5.100 miliardi di dollari e incide in termini di cure quasi il 6.6% del PIL mondiale.

La sentenza del TAR, a prescindere dunque dalla definizione giurisprudenziale di eventuali gradi successivi, parlando dei “cittadini che rimarrebbero a rischio cancerogeno” mostra, non solo un cambio di sensibilità della magistratura amministrativa che probabilmente si evolve seguendo anche il pensiero sociale e l’attenzione del mondo verso l’ambiente, ma costringe a cambiare radicalmente il punto di osservazione da cui ripartire per affrontare l’ormai annosa vertenza. Punto di osservazione che è Taranto, come luogo fisico e come comunità, come “territorio” si sarebbe detto con un termine forse abusato ma poco praticato in questi anni.

Rivedere il modello di produzione, di consumo energetico, di sviluppo non è “solo” sostenibilità ambientale, ma salvaguardia di un eco-sistema composto principalmente da uomini e donne che come ci ha tristemente insegnato questa pandemia, hanno bisogno della loro salute, della sicurezza nei luoghi di lavoro, per tornare ad essere attivi, produttivi e felici.

Ecco perché come CGIL dopo aver invocato per anni trasparenza sui processi decisori che hanno riguardato non solo il piano industriale ma anche il famoso addendum ambientale, oggi torniamo a chiedere centralità per Taranto chiedendo politiche nazionali adeguate ma anche di tornare al territorio, a quel punto di osservazione territoriale a cui le politiche di lavoro, ma anche di benessere sociale, vanno declinate.

Perchè se c’è una impresa che si aggiudica un contratto promettendo investimenti, ammodernamento o ambientalizzazione, non c’è crisi dei mercati che possa cancellare la responsabilità che deriva dal rischio di impresa. Rischio che ancora una volta non potrà essere pagato da quel fronte estremo che si chiama Taranto.

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