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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
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Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1907)

“L'obiettivo è il risanamento. Ma anche riconciliare la produzione con l'ambiente e la salute. Il provvedimento approvato dal parlamento indica la strada per questo lo accogliamo con ragionevole fiducia”.

Michele Pelillo, vicepresidente della commissione Finanze della Camera dei deputati, commenta positivamente quanto avvenuto oggi alla Camera quando i deputati sono stati chiamati a convertire in legge il settimo decreto Ilva (284 voti a favore, 126 contro: M5S, Sel e Lega Nord,  50 astenuti: Fdi e Fi). 

"Il decreto Ilva-Taranto (n.1 del 5 gennaio 2015) - aggiunge il deputato tarantino - risponde ad una serie di problematiche urgenti, di natura ambientale, industriale, sociale, sanitaria ed economica. Accogliamo questo provvedimento con ragionevole fiducia: il presidente Renzi e il suo governo accettano fino in fondo la sfida, “ci mettono la faccia”, per vincere la scommessa che, se vinta, può diventare una conquista emblematica: porre in equilibrio il diritto al lavoro e il diritto alla salute nella fabbrica più grande d'Italia, che è anche il centro siderurgico più grande d'Europa. L'Ilva e Taranto, dopo cinquant'anni di disattenzioni e colpevoli omissioni, - prosegue Pelillo - sono da tre anni stabilmente nell'agenda nazionale; ma il decreto che abbiamo oggi convertito in legge segna un cambio di passo. Avremmo potuto scegliere, infatti, la strada più facile: abbandonare la fabbrica, l'emergenza ambientale e i lavoratori al loro destino; abbiamo scelto, invece, la strada più difficile, quella del risanamento. Il nostro obiettivo è riconciliare la produzione con l'ambiente e la salute, i lavoratori con i cittadini”.

E sul fatto che, in meno di tre anni, la questione Ilva è approdata per la settima volta in Parlamento, Pelillo spiega come si sia trattato di un percorso legislativo la cui lunghezza e difficoltà "sono in parte giustificate dalla complessità della vicenda, della quale il governo e il Parlamento si sono fatti carico. Un iter che, probabilmente, neanche oggi si può ritenere concluso, anche se questo passaggio, lo diciamo senza trionfalismi, è accreditato da più parti come quello decisivo per orientare la questione nella direzione più giusta. Questo provvedimento - conclude - potrà indicare la strada per perseguire gli obiettivi indicati”.

“Il settimo decreto che domani sarà convertito in legge non salverà l'Ilva dal fallimento, ne posticipa solo la data. Sarà un'iniezione di morfina ad un malato terminale”.

Non hanno dubbi Alessandro Marescotti, Antonia Battaglia e Luciano Manna, tutti e tre esponenti di PeaceLink, nel fotografare l’attuale situazione dello stabilimento siderurgico tarantino non in grado, secondo loro, “di restituire prestiti se non ha margini di utile. E' una fabbrica che ha accumulato quasi tre miliardi di perdite dal sequestro degli impianti a oggi. E' una fabbrica destinata ad affondare sotto il peso della recessione e delle pesanti perdite mensili che accusa mese dopo mese”.

Che fare allora? Allora, mentre, a Roma, Governo e Parlamento sono chiamati “al capezzale di un'azienda senza futuro e senza speranza”, PeaceLink è andata a Bruxelles a presentare alla Commissione europea una proposta globale di riconversione dell'area industriale che può far leva sui fondi europei. Antonia Battaglia, in rappresentanza di PeaceLink, è stata ricevuta in commissione Sviluppo regionale presentando la grave situazione di crisi dell'Ilva e discutendo di scenari alternativi per salvare l'economia di Taranto e i lavoratori dello stabilimento.

Un piano B che riassume quanto PeaceLink aveva già elaborato per la riconversione di quest'area di crisi industriale. Si tratta, ha spiegato Antonia Battaglia, di un piano di sviluppo per la città, che si inserisce nel programma Europa 2020, con la specifica richiesta che le istituzioni europee accettino di farsi interpreti del cambiamento già effettivo nella società, permettendo a cittadini e associazioni, con formazione ed esperienza adeguate, di diventare attori di primo piano nelle decisioni fondamentali della politica comunitaria, in particolare in merito alla progettazione dei fondi strutturali e la relativa allocazione.

“Alla luce della risoluzione del Parlamento europeo del 21 maggio 2013, sulle strategie regionali per le aree industriali dell’Unione europea, - spiegano Battaglia, Marescotti e Manna, il piano di azione per Taranto, portato avanti con le istituzioni europee, potrebbe farsi interprete di un vero cambiamento per la riconversione di un’area in forte declino industriale quale è Taranto”.

Peacelink ha illustrato in Commissione un nuovo modello di sviluppo che prenderebbe vita da asset già presenti nella realtà locale quali le strutture portuali, le competenze nel campo della meccanica, della ricerca, dell’elettronica, dell’informatica, delle energie rinnovabili, del turismo, delle attività marinare e agroalimentari, nonché della formazione per pianificare una profonda bonifica e riqualificazione ambientale del territorio sul modello della Ruhr.

“Mentre PeaceLink a Bruxelles è impegnata a guardare al futuro, - sottolineano i tre attivisti - a Roma i parlamentari sono impantanati ad approvare una legge bluff con cui caricheranno di ulteriori debiti l'Ilva e lo Stato. In realtà – aggiungono – i favoleggiati 2 milairdi di euro della legge non sono disponibili. I 156 milioni accantonati da Fintecna, e adesso in teoria sbloccati dalla legge in realtà non esistono. Sono soldi che comparivano tanti anni fa (al tempo della vendita dell'Ilva) nella contabilità dello Stato solo come titoli di Stato, quindi sono debiti che lo Stato ha contratto con chi li ha acquistati a suo tempo. I 400 milioni di prestito – proseguono Battaglia, Marescotti e Manna - sono soldi da restituire nel prossimo futuro e servono solo a colmare le nuove perdite”.

Quindi, per PeaceLink, la nuova Ilva “si sta già pericolosamente indebitando fin da ora per coprire la produzione in perdita (con la fermata dell'altoforno 5 non si potrà raggiungere il punto di pareggio che già prima non si raggiungeva). Il resto non esiste, è puramente un'operazione virtuale, è una somma che lo Stato userà come garanzia per futuri pagherò. Tutta questa manovra è finalizzata a garantire i creditori dell'Ilva, con le garanzie dello Stato. Ma è una garanzia di carta. I creditori non avranno nulla se Ilva continua a produrre in perdita”.

Ragion per cui, l'unica scelta sensata – concludono Battaglia, Marescotti e Manna - è pertanto quella di puntare su Bruxelles per definire un progetto di salvataggio dei lavoratori Ilva con attività alternative che possano rilanciare l'economia della città, bonificandola e rendendola appetibile per investimenti sostenibili”.

L'Agriturismo? Sono in pochi ad avere dubbi: oggi più che mai è un'opportunità da sfruttare a fronte di una crisi che non ne vuole sapere di allentare la morsa. Un'opportunità capace di creare nuove professionalità, capace di recuperare territori, capace di creare nuovi posti di lavoro. Un'opportunità che però deve essere coltivata con serietà, passione e, soprattutto, competenza. Ed è in quest'ottica che si è inserito il seminario tenuto venerdì mattina nell'ex Sala Giunta della Provincia di Taranto; un seminario che ha voluto illustrare quali sbocchi è in grado di garantire un settore in grande crescita come quello dell'agricoltura. Organizzato da Ciofs Puglia e Formare Puglia, l'evento ha avuto come obiettivo quello di fornire ulteriori conoscenze a coloro che stanno seguendo i corsi finanziati dalla Provincia di Taranto di “Responsabile della pianificazione e valorizzazione dell'attività agrituristica”. Per l'occasione è stato trattato il tema: “L'Agriturismo, settore in crescita: le opportunità occupazionali e imprenditoriali e le nuove risorse della programmazione 2014-2020”.

Ad aver avviato i lavori sono state suor Carmela Rocca e Luisa Campatelli, in rappresentanza di Ciofs Puglia e Formare Puglia (enti gestori dei corsi), mentre a spiegare ai presenti le risorse del comparto sono stati l'assessore regionale all'Agricoltura, Fabrizio Nardoni, il vice presidente dell'Ente Provincia Gianni Azzaro,Francesco Palmisano presidente Federalberghi Taranto, Antonio Cardone direttore Tecnico del Gal Valle d'Itria, Angelo Costantini, presidente dell'Associazione Capocollo di Martina Franca, nonché consigliere del Gal Valle d'itria, Roberto Barberio della CIA e Giovanni Scianatico presidente di Agriturist PUGLIA.

Dal seminario è emerso soprattutto un concetto: la rivalorizzazione della terra e delle sue ricchezze. Ma in chiave assolutamente innovativa. Ormai, i tempi sono cambiati e l'agricoltura non è più quella di una volta. Non basta più solo saper coltivare un terreno. L'agricoltura è diventata una vera e propria disciplina in cui la conoscenza e la preparazione sono le principali doti su cui dover fare affidamento. A crederci in tutto questo sono le Istituzioni locali. In prima fila c'è proprio la Regione Puglia che, come ha sottolineato l'assessore Nardoni, ha messo a disposizione 25 milioni di euro, di cui 15 sono destinati alla formazione professionale. Del resto, che in questo comparto ci sia bisogno di investimenti sempre più continui è dimostrato dal successo conseguito dalla Puglia alla recentissima Bit di Milano, in cui i prodotti pugliesi sono stati estremamente apprezzati dai numerosi visitatori. Un segnale che deve servire da incentivo per fare sempre meglio in vista di altri grandi appuntamenti (vedi l'Expo). Un segnale che deve indurre a sfruttare al massimo le risorse di un territorio che ha la fortuna di essere bagnato da due mari (lo Jonio e l'Adriatico) e di poter contare su un entroterra di una grande bellezza. Tantissime sono le possibilità che possono essere garantite dall'Agriturismo, ma non solo. Bisogna allargare gli orizzonti pensando, ad esempio, al pescaturismo o all'ittiturismo. Nel corso del suo intervento l'assessore Nardoni ha ricordato che da parte della Regione è allo studio  una serie di iniziative per valorizzare prodotti tipici del territorio e per far conoscere la Puglia attraverso “percorsi” come la “passeggiata in bicicletta”, le masserie didattiche, il percorso delle ciliegie di Turi, il percorso della mandorla di Acquaviva, il percorso della cozza di Taranto (che sta per acquisire il Marchio di Qualità di Puglia). E tutto questo allo scopo di recuperare e valorizzare risorse di una terra che vuole essere protagonista in un momento storico in cui la crisi si può sconfiggere soprattutto con le idee e l'innovazione.

 

 

 

Cosa si intende per Startup Innovative? E' stata, questa, ka domanda a cui si è tentato di dare risposte nel corso della tavola rotonda, organizzata dall'Unione Giovani Dottori  Commercialisti ed Esperti Contabili di Taranto con il patrocinio gratuito dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli esperti contabili di Taranto e dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, in collaborazione con la BCC di San Marzano di San Giuseppe e della startup innovativa Commercialista.com., svoltasi nella sede della facoltà di Giurisprudenza nella caserma Rossarol.

“Startup Innovative e Crowdfunding”, questo il tema principale. In questa definizione sono raggruppate tutte le nuove imprese ad alto contenuto tecnologico e innovativo e/o mirate alla messa a punto e commercializzazione di prodotti, servizi o soluzioni in ambito economico digitale oppure alla valorizzazione della ricerca pubblica e privata.  Come avviare una startup innovativa e quali sono i requisiti necessari? Cosa prevede il decreto incentivi per le startup innovative italiane? Quali sono le agevolazioni fiscali previste? Quali i bandi e i programmi previsti da Stato/Enti pubblici e privati per facilitare la nascita delle nuove startup e delle PMI innovative? Qual è il ruolo degli incubatori, degli investors e dei venture capitalist? Come si effettua l'iscrizione al Registro delle Imprese? Questi e molti altri argomenti sino trattati durante la tavola rotonda, che ha abuto proprio l’obiettivo di evidenziare il ruolo e l’importanza della nascita e dello sviluppo delle startup innovative, che rappresentano il volano e il futuro della nostra economia.

“L'innovazione digitale è in grado di dare una grossa spinta all’economia del nostro Paese, - ha dichiarato Maurizio Maraglino, presidente UGDCEC Taranto - per questo è necessario anche sul nostro territorio avviare un dialogo aperto e costruttivo per conoscere possibilità di sviluppo e iter da seguire per lanciare e gestire startup innovative di successo.”

Una tavola rotonda che parte da Taranto in un momento in cui l’intero territorio jonico  ha la necessità di credere a nuove opportunità economiche che il mercato internazionale offre.  L’Italia è stata ad esempio  il primo paese in Europa ad essersi dotato di una normativa specifica e organica relativa al solo equity crowdfunding. Oggi la possibilità di ottenere sostegno economico in rete è stata estesa anche alla nuova categoria di PMI innovative e il decreto legge Investment Compact si proponeproprio di rendere l’equity crowdfunding uno strumento efficace per l’economia italiana e stimolare le imprese ad investire in ricerca e sviluppo. Molto spesso succede che abbiamo la possibilità di poter utilizzare strumenti preziosi per il nostro tessuto imprenditoriale, ma non sappiamo come usarli.

Dal canto suo Emanuele di Palma, direttore generale della Bcc di San Marzano di San Giuseppe, ha evidenziato come "la fase di crisi ha accelerato la ricerca di canali alternativi al credito bancario tradizionale.  Ecco quindi apparire sulla scena nuove opportunità, basti pensare ai fondi di venture capital, ai mini bond, allo stesso crowdfunding. In Puglia, ad esempio, la BCC San Marzano di San Giuseppe, - ha ricordato di Palma - accompagna il progetto Muum Lab, diventato il primo contenitore autorizzato dall’autorità di vigilanza per le società e la borsa nel Sud Italia a raccogliere capitali sul web da investitori non professionali e da Fondi di investimento a favore delle Start up Innovative".

Ci sono limiti? "Assolutamente no, soprattutto alle idee", ha risposta Emanuele di Palma, perchè tutti i progetti "hanno comunque bisogno di un presupposto, quello di essere fattibili. La diffusione di pratiche a sostegno delle start up innovative o di imprese moderne capaci di sviluppare business non pone confini e lo vediamo ogni giorno: si va dalle azioni di acquisizione della gestione degli impianti sportivi (come il caso di Torino), al Social Impact Bond di Scampia (per la gestione legale dello smaltimento dei rifiuti), allo sviluppo di piattaforme hi-tech (l’ultimo in ordine di tempo, il caso delle cuffie Bluetooth), per arrivare ai progetti di agricoltura sostenibile e produzioni cinematografiche. Per questi motivi, come banca locale, - ha concluso poi di Palma -  seguiamo con attenzione e favore tutte le iniziative che già dallo stato embrionale rispondono ad una serie di requisiti essenziali: dare risposte soprattutto ai giovani, mettere in campo risorse e idee per il rilancio del territorio".

p. d'a.

 

 

 

 

Il ricorso alla clausola sociale rischia di divenire sempre più scelta obbligata per la soluzione di vicende produttive ed occupazionali intricate e complesse.  Di questo è sempre più convinta Ance Taranto, l'associazione dei costruttori edili, che, in una nota, ricorda che "proprio questo si è cercato di fare con l’accordo, recentemente siglato, nel quale l'Autorità portuale di Taranto si è impegnata ad inserire nei bandi di gara per opere pubbliche e servizi o nell'invito in caso di procedure senza bando una clausola sociale finalizzata alla tutela occupazionale dei lavoratori licenziati espulsi dal ciclo produttivo di alcune aziende dell’indotto portuale. Per effetto della clausola sociale - spiega Ance nella nota - le aziende che si aggiudicheranno i lavori, in caso di nuove assunzioni dovranno, compatibilmente con le esigenze di natura tecnica, organizzativa e produttiva, rivolgersi prioritariamente a questi lavoratori".

Per cui risulta del tutto comprensibile l’azione svolta per fronteggiare la vertenza e provare a salvaguardare il reddito dei lavoratori licenziati, pur se a fronte di possibili mutamenti di settore produttivo di approdo. "Altrettanto naturale, guardando agli imponenti investimenti che si andranno a realizzare nel nostro porto, - aggiunge Ance Taranto - la scelta compiuta di far convergere l'emergenza occupazionale nel più ampio programma di ampliamento ed adeguamento della struttura del porto di Taranto, reso necessario dalle pressanti esigenza di mercato e di competitività dello scalo. Proprio la conclusione di questa vertenza mette in evidenza come una tale soluzione, se può essere utile a tamponare emorragie occupazionali in un territorio colpito da una gravissima congiuntura economica, fuori dai tradizionali ambiti di utilizzo è quasi sempre un’azione difensiva e di respiro corto dettata dall’emergenza".

 Se, poi, l'attenzione si sposta  ai grandi appalti e alle grandi committenze, forse è il caso, evidenzia l'Ance, di pensare "di intervenire a monte, con un’azione di sistema che punti ad integrare nella filiera della realizzazione non solo alcuni lavoratori da reimpiegare, ma un insieme di imprese e maestranze espressione della capacità competitiva del territorio".

Non soltanto il porto, dunque, per i costruttori edili ionici ma anche, e soprattutto, quella miriade di interventi pubblici "presi d'assalto da aziende esterne al territorio che lasciano in loco qualche subappalto e qualche occupato a tempo molto determinato. Questa amara considerazione serve a chiedere con forza un impegno proficuo e fattivo affinché il complessivo sistema di piccole e medie imprese possa competere e partecipare - conclude Ance Taranto nella nota - alle opportunità che si presenteranno sul territorio, alla luce anche dei finanziamenti previsti dal decreto 1/2015".

 

Dalla clausola sociale, dunque, si potrebbe passare a clausole trasparenti di territorio in grado di arricchire la filiera dell’esecuzione delle grandi opera con la presenza e la partecipazione delle pmi realizzatrici e fornitrici, che se rafforzate possono garantire quell’occupazione stabile e qualificata che deve restare l’obiettivo da perseguire.

 

Serve un rinnovato spirito di collaborazione tra istituzioni ed imprese, serve costruire un modello operativo virtuoso che programmi sviluppo condiviso e possibile in una visione complessiva delle direttrici d'azione e che releghi finalmente in soffitta interventi-tampone ed emergenziali che negli ultimi tempi hanno contraddistinto la vita economica di questo territorio.

«Confagricoltura Taranto plaude all’approvazione, da parte della Camera dei deputati, dell’Ordine del giorno, a firma bipartisan dei deputati Michele Pelillo (PD) e Gianfranco Chiarelli (Forza Italia), che impegna il Governo di valutare l'opportunità di inserire il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali nel (Contratto istituzionale di sviluppo), ovvero il Tavolo interistituzionale per l’Area di Taranto previsto dal cosiddetto Decreto “Salva Taranto”»: così esordisce il presidente di Confagricoltura Taranto, Luca Lazzàro, all’indomani dell’importante notizia che arriva dalla Capitale.

«È un successo concreto dell’azione di Confagricoltura – dichiara Umberto Bucci, presidente di Confagricoltura Puglia – che da settimane, lontano dai riflettori mediatici, nelle sedi istituzionali sta sensibilizzando il Parlamento sulla necessità di riconoscere il ruolo centrale che l’agricoltura riveste nel futuro dell’economica del territorio jonico, in particolare, consentendo la partecipazione del mondo agricolo agli organismi che si andranno a costituire ex Decreto “Salva Taranto”».

Il presidente Luca Lazzàro ha poi aggiunto: «sento il dovere di ringraziare pubblicamente i deputati tarantini Michele Pelillo e Gianfranco Chiarelli per aver voluto far proprie le istanze dell’agricoltura tarantina, proponendo e facendo approvare alla Camera dei deputati un Ordine del giorno che, seppur non risolutivo, rappresenta il primo importante atto formale dell’iter che dovrebbe consentire al Mipaaf di contribuire alle scelte per il rilancio dell’economia del territorio. Ringrazio, altresì, i senatori Zizza (Fi), de Petris (Sel) e Di Maggio (Gal) che già avevano raccolto tale istanza presentando un emendamento in tal senso al Senato, possibilità poi venuta meno per la repentina decisione del Governo di porre la questione di fiducia sul testo adottato in Commissione. «Confagricoltura Taranto - conclude Lazzàro - continuerà l’azione di sensibilizzazione del mondo politico e, in tal senso, chiedo fin d’ora a tutti i parlamentari jonici di unirsi in uno sforzo bipartisan affinché il Governo si ravveda e consideri finalmente l’agricoltura come un comparto economico fondamentale per la provincia tarantina. Il settore agroalimentare è pronto a rivestire un ruolo fondamentale nell’elaborazione e nella definizione di un progetto per una nuova e diversa economia del territorio jonico».

Il prossimo 5 marzo arriva a Taranto il segretario generale nazionale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini. Lo fa nell’ambito di una assemblea pubblica dedicata al lavoro metalmeccanico in cui oltre al Job Acts è inevitabile che si parli di Ilva, appalti, indotto, ma anche della difficile situazione che riguarda il futuro di stabilimenti industriali come l’Alenia, l’Eni e l’Arsenale di Taranto.

La visita di Landini a Taranto arriva anche in un momento cruciale per il futuro assetto occupazionale del territorio e nel clima di incertezza all’interno del più grande stabilimento siderurgico italiano. Resta, infatti, ancora poco chiaro l’assetto di marcia che l’Ilva potrà conservare in base ai blocchi previsti nell’ambito dei lavori richiesti per l’Autorizzazione integrata ambientale, e all’anticipata fermata al prossimo 19 marzo dell’altoforno 5 che da solo esprime il 40% del potenziale produttivo di ghisa dello stabilimento tarantino.

All’Assemblea pubblica, che si terrà il 5 marzo prossimo a partire dalle 9.00 nell’aula magna dell’Istituto Fermi di Taranto (C.so Italia 306), oltre a delegati ed rsu dell’area industriale tarantina, parteciperanno anche i segretari  generali  della Fiom e della Cgil di Taranto, Donato Stefanelli e Giuseppe Massafra.

"L'intesa raggiunta in questi giorni con i commissari straordinari dell'Ilva Spa, pur comprendendo le difficoltà oggettive della vertenza, è assolutamente sconveniente per le imprese di autotrasporto che, da oltre un mese, hanno dovuto interrompere le loro attività. Coloro che hanno dato il via libera alla ripresa delle attività, con risultanti deludenti (e per molte imprese addirittura catastrofici), si sono assunti una enorme responsabilità".

E' una bocciatura senza mezzi termini quella che Biagio Provenzale, segretario provinciale di Trasportounito, fa dell'accordo sottoscritto giovedì a Roma tra le organizzazioni di categoria degfli autotrasportati e i tre commissari straordinari dello stabilimento siderurgico. Una bocciatura spiegata con il fatto che "l'acconto ipotizzato, ancorché non siano chiare le modalità, che dovrebbe fornire liquidità immediata alle imprese, sarà utilizzato sostanzialmente per coprire i debiti delle imprese anziché produrre servizi e, pertanto, l'agonia finanziaria resta in tutta la sua interezza". 

Non solo, perchè, sostiene Provenzale, l'impegno di presentare agli organi competenti un piano di rimborso dei crediti pregressi, chiedendo la possibilità di effettuare pagamenti rateizzati a tutte le imprese di autotrasporto nei limiti delle disponibilità finanziarie, "non è credibile. Si tratta - sottolinea il segretario di Trasportounito - di una forzatura più utile a far ripartire l'azienda piuttosto che una soluzione reale e concreta".

Ragion per cui, a tutela delle aziende di autotrasporto coinvolte, Trasportounito, con i propri legali, avvierà, già nei prossimi giorni, "azioni di carattere legale nelle competenti sedi giurisdizionali nazionali e comunitarie". 

I Commissari Straordinari di ILVA S.p.A. in amministrazione straordinaria, Piero Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi e il Direttore Generale Massimo Rosini hanno incontrato nel pomeriggio di ieri, mercoledì 25, e nella mattina di oggi, giovedì 26 febbraio, nella sede ILVA di Roma le delegazioni delle sigle degli autotrasportatori. È stato raggiunto un accordo che rientra nel processo verso il ritorno alla piena produttività e rappresenta il risultato della ferma volontà dei commissari e del direttore generale di mettere in atto tutte le misure per garantire la sostenibilità sia ambientale che economica del Gruppo. Nel corso degli incontri è stato definito un nuovo accordo contrattuale – valido fino al 31 agosto 2015 – sulle nuove forniture che prevede, tra l’altro, l’anticipo dei pagamenti e l’erogazione di un primo acconto il prossimo 15 marzo. Sul fronte dei crediti pregressi c’è, prioritariamente, l’impegno della struttura commissariale a presentare agli organi competenti un piano di rimborso. I rappresentanti delle associazioni degli autotrasportatori presenti all'incontro hanno garantito, sulla base dell’accordo raggiunto, la ripresa delle normali attività di trasporto già a partire dalla mattina di venerdì 27 febbraio. Il mancato riavvio della normale attività entro tale data comporta l'annullamento dell'accordo.

«Altro che colpire le lobby: il ddl concorrenza consegna l’intero mercato delle riparazioni auto nelle mani delle assicurazioni, favorendo il rafforzamento di posizioni di cartello, peraltro già esistenti». I carrozzieri aderenti a Confartigianato Imprese Puglia lanciano l’allarme ed assieme ai colleghi delle altre regioni invocano a gran voce la modifica del disegno di legge sulla concorrenza, presentato la scorsa settimana dal Governo ed attualmente all’esame della commissione Industria del Senato.

«Non è il primo tentativo: la stessa, identica disposizione era stata stralciata dal decreto Destinazione Italia del 2014 grazie ad una tumultuosa mobilitazione della categoria ed ora viene per l’ennesima volta ripresentata nonostante la proposta di legge organica che Confartigianato, insieme ad altre associazioni di categoria, ha presentato in materia di RC auto e che è stata recepita in proposte di legge parlamentari. Sull’argomento – precisano i carrozzieri – abbiamo già provveduto a richiamare l’attenzione del Consiglio regionale e dei parlamentari eletti nei collegi della Puglia».

Il ddl prevede l’applicazione obbligatoria di sconti sui premi nel caso in cui l’assicurato accetti, all’atto della stipulazione della polizza, di riparare il veicolo incidentato presso un’officina convenzionata. Difficile per l’assicurato rifiutare, considerato che in Italia, nel corso dell’ultimo decennio (marzo 2004 – marzo 2014), i prezzi relativi alle polizze assicurative sui mezzi di trasporto sono aumentati del 27,9% (segnando un incremento più che doppio rispetto al 13,6% dell’Eurozona). Uniche beneficiarie dell’operazione, secondo Confatigianato Puglia, sono le assicurazioni, che potranno indirizzare i flussi di clientela presso i carrozzieri secondo le proprie convenienze, impedendo all’automobilista di scegliere a quale officina affidarsi, costringendolo ad accettare i propri tempi, modi e qualità delle riparazioni ed imponendo alle imprese i propri prezzi. «Le Assicurazioni diventerebbero le reali proprietarie delle nostre officine, gestendo la totalità del mercato ed avendo potere di vita e di morte dato che potranno decidere come, quanto e, soprattutto, se farci lavorare».

Secondo i carrozzieri e Confartigianato, l’automobilista non solo perderà il diritto al risarcimento in denaro del danno ma, in caso di cessione del credito presso una carrozzeria indipendente, dovrà anticipare le spese ed attendere i tempi lunghi del risarcimento. A rischio, insomma, è la sopravvivenza stessa delle imprese dell’autoriparazione. Solo in Puglia ce ne sono 6.652, di cui ben 2.139 (con circa 5mila dipendenti) sono carrozzerie, i cui fatturati derivano quasi interamente dalle conseguenze dei sinistri. Proprio in Puglia le associazioni dei carrozzieri aderenti a Confartigianato e CNA hanno fatto rilevanti passi in avanti in favore della tutela del consumatore e della coerenza dei prezzi approvando lo scorso marzo una tariffa unitaria per la manodopera tra le più avanzate in Italia, che consente di determinare il costo delle prestazioni in totale trasparenza attraverso un metodo di calcolo che tiene conto di dettagliati parametri legati al rispetto delle norme vigenti ed alla qualità dei servizi offerti.

«Sono questi – concludono i carrozzieri – gli atti concreti che, assieme alle proposte di legge presentate e già condivise a livello nazionale da molti parlamentari, consentono realmente di migliorare concorrenza e sicurezza nel settore dell’autoriparazione, producendo altresì un consistente e stabile calo dei premi assicurativi». Nelle prossime settimane, in accordo con le categorie nazionali dell’autoriparazione, non si escludono nuove iniziative di protesta.

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