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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
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Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1907)

«Tre importanti provvedimenti sono stati ottenuti grazie alla pressante azione di Coldiretti sul ministro Maurizio Martina, in grado di far tirare una boccata di ossigeno alle aziende zootecniche dell’arco ionico, ma anche di tutta Italia».
Ad affermarlo è Alfonso Cavallo, presidente della federazione provinciale Coldiretti Taranto, aggiungendo che si tratta dei «primi risultati ottenuti a seguito di una intensa battaglia che solo Coldiretti ha messo in campo con forza, intelligenza e veemenza nei confronti della nostra classe politica; non da ultima, la mobilitazione fatta a Bari il 23 marzo scorso che ha visto la presenza del presidente nazionale Roberto Moncalvo, della sua giunta e dello stesso ministro, al quale sono stati strappati impegni che oggi sono diventati operativi».
Ma anche la mobilitazione fatta sabato scoro in Friuli, proprio a sostegno del settore zootecnico, ha continuato a scuotere la coscienza dei consumatori sul latte che beviamo o sulle mozzarelle che mangiamo. «Tre confezioni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri – ha spiegato Cavallo –, mentre la metà delle mozzarelle è fatta con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero. Nessuno lo sa, però, perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta». Ciò è quanto è emerso dal dossier Coldiretti “Quote latte: un anno dopo”, presentato durante la mobilitazione alle migliaia di allevatori scesi in piazza ad un anno dalla fine delle quote latte, di fronte a un crisi senza precedenti.
«I provvedimenti ottenuti – ha aggiunto il direttore della federazione provinciale Coldiretti Taranto, Aldo Raffaele De Sario – permettono agli allevatori di iniziare a superare con più respiro una crisi del settore lattiero caseario senza precedenti».
Il primo provvedimento è la moratoria sui debiti di 42 mesi per gli allevatori e di 24 mesi per tutti gli altri settori grazie al protocollo Mipaaf e Intesa Sanpaolo, annunciato dal ministro Martina e da Carlo Messina, consigliere delegato e CEO dell’istituto bancario, «una moratoria – ha continuato De Sario – che permetterà alle aziende zootecniche di sospendere i pagamenti dei mutui sottoscritti dalle imprese allevatoriali, con lo stesso protocollo che prevedrà anche per le banche aderenti la possibilità di offrire condizioni migliorative rispetto a quelle previste dall'intesa Mipaaf-Abi». Il secondo provvedimento è ancora più importante perché distribuirà 0,027175 euro per chilogrammo di latte vaccino prodotto nella campagna 2014/2015, direttamente da Agea sui conti correnti degli allevatori entro il 30 giugno, senza fare domanda specifica. «Provvedimento, quest’ultimo – ha specificato il direttore – varato proprio per la grave crisi che la zootecnia sta vivendo in questi giorni». Terzo, ma non ultimo per importanza, è l’accordo quadro stipulato tra Coldiretti ed Enel Energia e che permetterà agli allevatori di risparmiare dal 10% al 16% in bolletta rispetto alle forniture di luce e gas, in funzione del numero di capi posseduti.
Le azioni di Coldiretti, però, non si esauriscono in questo senso. «Oggi, a fronte di una produzione nazionale di circa 110 milioni di quintali di latte – le parole nette del presidente Cavallo –, le importazioni di latte equivalente dall’estero arrivano a 85 milioni di quintali, sotto forma di concentrati, cagliate, semilavorati e polveri per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all'insaputa dei consumatori. Nell’ultimo anno hanno addirittura superato il milione di quintali le cosiddette cagliate importate dall’estero, che ora rappresentano circa 10 milioni di quintali equivalenti di latte, pari al 10% dell’intera produzione italiana». Si tratta di prelavorati industriali che arrivano soprattutto dall’Europa orientale, che consentono di produrre mozzarelle e formaggi di bassa qualità. Un chilogrammo di cagliata usata per fare formaggio sostituisce circa dieci chili di latte e la presenza non viene indicata in etichetta. Oltre ad ingannare i consumatori ciò fa concorrenza sleale nei confronti dei produttori che utilizzano esclusivamente latte fresco. «L’assenza di un’indicazione chiara rispetto all’origine del latte a lunga conservazione, ma anche di quello impiegato in yoghurt, latticini e formaggi – ha aggiunto il presidente – non consente di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative». Impedendo di fatto ai consumatori, elemento tutt’altro che trascurabile, di sostenere le realtà produttive nazionali e con esse il lavoro e l’economia del vero “made in Italy”.
«In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza – le conclusioni di Alfonso Cavallo – con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti, ma anche le loro caratteristiche specifiche a partire dai sottoprodotti. Finalmente ci sono le condizioni per cambiare le norme comunitarie nel senso della trasparenza, sotto la spinta di Italia e Francia, alla quale è stata già concessa l’autorizzazione dalla Commissione europea per l’etichettatura di origine per i derivati del latte e della carne».

I presidenti dei Gruppi giovanili delle confederazioni Confindustria, Luigi De Francesco, Confcommercio, Salvatore Cafiero, e Confagricoltura Taranto, Nicolò Giovinazzi, hanno costituito un "tavolo interconfederale provinciale" quale strumento di confronto e programmazione di iniziative tese principalmente a diffondere la cultura di impresa. Nell’immediato, in qualità di stakeholders del territorio, parteciperanno agli incontri tematici organizzati per il piano strategico per il Turismo della Regione Puglia ed  andranno a monitorare di volta in volta le criticità e le opportunità del territorio, facendo fronte comune rispetto alle priorità che attengono l’area jonica nelle sue molteplici peculiarità (che investono, appunto, le competenze delle tre confederazioni).

Proprio in vista della discussione in corso sul piano strategico del turismo, che mira al coinvolgimento di tutti gli “attori” interessati (operatori del settore, enti locali, associazioni datoriali e sindacali, MIBACT, università e  GAL),  i presidenti dei gruppi Giovani di Confindustria, Confcommercio e Confagricoltura hanno avviato un primo confronto sulle situazioni infrastrutturali, della viabilità e dell'acquedotto, che, a Taranto come in provincia, si presentano deficitarie per diversi aspetti.

“La condizione attuale in cui versa la viabilità, che inevitabilmente penalizza ogni attività commerciale, industriale ed agricola, a causa del difficile accesso agli snodi autostradali, - si legge in una nota - è di grave nocumento per la logistica in generale e la vocazione turistica di tutta la provincia, ed offre un’immagine, sicuramente non positiva, a chi sceglie di venire a visitare i nostri borghi, i nostri musei e le nostre oasi naturalistiche. Prova ne sono le strade  interprovinciali chiuse al traffico o con viabilità regolate da semafori a causa di frane e smottamenti verificatisi peraltro in tempi tutt’altro che recenti. Si tratta di strade di primaria importanza che molto spesso costituiscono snodi vitali tra la viabilità ordinaria, primaria e secondaria. Esempio purtroppo tangibile – prosegue la nota - in questo momento è rappresentato dalla difficile situazione della SS 172, bloccata perché a rischio frana a causa dei liquami presenti nel sottosuolo e provenienti dall’impianto di depurazione dell'acquedotto che ha riversato indiscriminatamente – ai danni di  persone, colture, infrastrutture- una quantità di liquami tale da rendere assolutamente interdetta la viabilità per quel tratto. Un colpo durissimo all’economia di un territorio che ogni anno è meta di migliaia di turisti. Un duro colpo per le attività commerciali per non parlare dei danni all'agricoltura e della mancanza di collegamento per i mezzi pesanti dall'Adriatico allo Jonio”.

Non va meglio per la SP 13 nei pressi di Castellaneta, “i cui lavori interrotti – viene ribadito nella nota - sono stati ripresi ma senza alcuna certezza di ultimazione entro la data prevista, cioè giugno prossimo. L’Ente Provincia, impantanato in una situazione di dissesto finanziario ed organizzativo, interviene in maniera discontinua mettendo a repentaglio l’incolumità e la sicurezza di migliaia di cittadini, che giornalmente percorrono queste vie, e ancora una volta a risultare penalizzate, ancor di più se i lavori si dovessero protrarre oltre giugno, saranno proprio le attività turistiche del versante occidentale della provincia. Non va meglio su quello orientale, dove l'annosa  questione del depuratore di Manduria, che pur dovrebbe aver scongiurato lo scarico a mare, continua a non far intravedere una soluzione definitiva, mentre permane l’urgenza di mettere in sicurezza il tratto della SS7 all’altezza di Palagiano il cui livello di altissima pericolosità è purtroppo testimoniato, nel tempo, dall’alta incidenza di sinistri stradali.  Le problematiche legate alle infrastrutture, insomma, - concludono nella nota Luigi De Francesco, Salvatore Cafiero e Nicolò Giovinazzi - permangono in tutta la loro criticità. Come può un territorio crescere, svilupparsi ed innovarsi – anche in chiave turistica- senza che ci sia la reale possibilità per le merci e le persone di muoversi con fluidità e in sicurezza nei territori?”. 

Da questo assunto parte la riflessione dei giovani appartenenti ai tre settori, i quali, attraverso la costituzione del tavolo interconfederale, porteranno le loro istanze e le loro proposte per il piano strategico del turismo. 

La recente riunione a Palazzo Chigi sul Contratto istituzionale di sviluppo per l’area di Taranto ha marcato progress "che lasciano ben sperare l’intera comunità ionica, circa gli esiti positivi di un percorso articolato che, tuttavia, è ancora lungo, non privo di insidie burocratiche e rispetto al quale la Cisl continuerà a svolgere il ruolo di monitoraggio e di stimolo verso le Istituzioni, come enunciato nel nostro recente convegno sul Cis dello scorso fine febbraio, ospiti dell’Università". 
E' quanto sostiene Antonio Castellucci, segretario generale della Cisl, all'indomani dell'incontro svoltosi a Roma nel corso del quale il via libera alla definitiva ristrutturazione a carico del Cis del Palazzo degli Uffici è stato salutato dal sindacalista com "un segnale di attenzione non scontato, che restituirà alla Città capoluogo una struttura imponente la cui costruzione venne avviata al tempo dei Borboni, valorizzata alla fine dell’800 ma poi divenuta simbolo di una comunità parsa anch’essa ingabbiata, per decenni, da un ponteggio che tradiva anche visivamente l’incapacità di venir fuori da una sofferenza sociale e dai conseguenti rischi di assuefazione".
Castellucci, dunque, auspica tempi brevi "per la messa in sicurezza del Palazzo, che è in capo al Comune, e per la progettazione esecutiva degli interventi strutturali, mentre formalizziamo fin da ora la nostra disponibilità al confronto sollecitato anche dal Sindaco Ezio Stefàno".
Per quanto riguarda il Distripark, "va ricordato - aggiunge Castellucci - che esso è parte significativa delle rivendicazioni territoriali già contenute nel documento conclusivo della ex Consulta per lo sviluppo denominato anche nuova vertenza Taranto. Riteniamo da sempre, come Cisl, che tale infrastruttura da completare senza più ulteriori ritardi, possa tradurre in concreto la grande potenzialità commerciale collegata alla mobilitazione di milioni di container provenienti da tutto il mondo nel porto ionico che, anche per questo, potrà confermarsi vettore di sviluppo e di occupazione aggiuntiva territoriale e regionale, sul versante  dei semilavorati".
Secondo il segretario generale della Cisl, il Contratto itituzionale di sviluppo è un'occasione irripetibile "per valorizzare le ricchezze dell’intera area ionica come polo di attrazione culturale, perciò consideriamo non più rinviabili i tempi di pubblicazione dei bandi per le opere di valorizzazione turistico-archeologica dell’Arsenale MM. da affiancare, come stabilito a Palazzo Chigi, all’ammodernamento delle relative strutture e al completamento del Piano Brin. E riserveremo, prossimamente, particolare attenzione sia allo studio dell’Ocse che presenterà proposte anche per il polo culturale di Taranto, sia al concorso di idee per la Città Vecchia. La Cisl -conclude Castellucci - continuerà ad essere parte attiva in questa scommessa, a nome delle migliaia e migliaia di lavoratori, di disoccupati, di pensionati e di giovani che desiderano fortemente coniugare al futuro le proprie legittime speranze e attese, da vivere qui e non fuggendo altrove".
Con l'incontro di ieri a Roma è partito il treno del Contratto Interistituzionale di Sviluppo (CIS) in direzione Taranto. Non ci sarà un'altra opportunità di simile portata, per questo abbiamo tutti l'obbligo di moltiplicare il nostro impegno per coglierla appieno”.
E' quanto dichiara il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Michele Mazzarano, che ieri ha partecipato ai lavori del tavolo interministeriale tenuto a Roma, in qualità di consigliere delegato dell'Assise regionale, insieme con il presidente Michele Emiliano, gli assessori Loredana Capone e Annamaria Curcuruto, oltre al presidente della provincia Martino Tamburrano ed il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno.
“Il Governo ha assicurato che entro pochi giorni - continua Mazzarano - verranno pubblicati i primi bandi per l'ammodernamento infrastrutturale dell'Arsenale Militare di Taranto”. 
A questi, che appaiono i più imminenti, bisogna poi aggiungere l'aggiornamento dei cronoprogrammi, la verifica delle coperture finanziarie degli interventi, compresi quelli nella Città Vecchia, e i progetti e gli interventi rilevanti, come il Palazzo degli Uffici, il Distripark e la piattaforma logistica nell’area retroportuale.
“Abbiamo finalmente l'occasione e le risorse per ridisegnare il futuro del nostro territorio - aggiunge Mazzarano - nel pieno rispetto della sua tradizione e delle sue reali vocazioni, legate principalmente al mare ed alla cultura. Una impresa titanica ma possibile che per la sua riuscita deve vedere il coinvolgimento concreto di tutte le istituzioni locali, le parti sociali, gli enti economici e le associazioni culturali. Serve un grande confronto, aperto e pubblico. Il nostro destino è finalmente nelle nostre mani - conclude Mazzarano - non lasciamoci sfuggire questa occasione”.
 
 

 

Arrivare ad una risoluzione concreta ed immediata delle vicende che interessano il Corpo di Polizia Locale di Taranto: è questo il risultato dell’incontro tra i lavoratori della Polizia Municipale in presidio sotto palazzo di città dalle 9 di questa mattina e il Sindaco Ippazio Stefàno e l’assessore al personale Vincenzo Di Gregorio del comune di Taranto. I lavoratori con i delegati USB hanno manifestato al primo cittadino il malessere ed il disagio causati dalle numerose problematiche, di carattere salariale ed organizzativo, che influiscono pesantemente sulla vita lavorativa e familiare. Hanno spiegato la loro intenzione di proseguire nella lotta intrapresa che culminerà con lo sciopero del primo maggio. Il sindaco e l’assessore hanno dimostrato solidarietà e la volontà di convocare nel più breve tempo possibile un incontro formale a cui parteciperanno, oltre a USB P.I., il Sindaco, l’Assessore al Personale, il Dirigente Risorse Umane e il Dirigente della Polizia Locale al fine di sviscerare i temi in gioco e tentare di giungere ad una risoluzione di tutti i problemi esposti. “Per noi rappresenta solo il primo passo di un percorso che ci vedrà sempre più impegnati nella lotta al ripristino della dignità lavorativa degli operatori della polizia locale e di tutto il Personale di questo Comune e dal quale non intendiamo fare passi indietro”, dichiara Francesco Rizzo, coordinatore USB Taranto. 
 
Il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano ha partecipato – con gli assessori Loredana Capone e Annamaria Curcuruto - questa mattina al Ministero dello Sviluppo Economico alla riunione – presso  Palazzo Chigi a Roma - del Tavolo Istituzionale Permanente per l’area di Taranto.
All’ordine del giorno – tra l’altro – l’aggiornamento dei cronoprogrammi, la verifica delle coperture finanziarie degli interventi del Contratto Istituzionale di Sviluppo, l’attuazione degli interventi finanziati dal Cipe (recupero Arsenale e concorso idee Città Vecchia) e i progetti e interventi rilevanti per l’area di Taranto (Palazzo degli uffici e proposta commissario del Porto sul Distripark, la piattaforma logistica nell’area retroportuale).
Secondo il presidente Emiliano “il tavolo ha lavorato bene: abbiamo portato avanti un ordine del giorno che ci ha visto tutti assolutamente impegnati alla realizzazione veloce delle opere previste.
Una su tutte credo sia stata importante oggi, l’inclusione del cosiddetto “distripark” nelle opere da realizzare, perché questo renderebbe enormemente importante l’hub infrastrutturale di Taranto con il porto, l’aeroporto, le ferrovie, lo trasformerebbe nella principale area di semilavorazione di tutto il Mezzogiorno d’Italia in un momento in cui l’economia pugliese può espandersi e chiaramente quest’opera, che è progettata da molto tempo, speriamo si possa realizzare al più presto. Naturalmente usare il "futuro" per le opere pubbliche è sempre un’angoscia per gli amministratori. Speriamo si faccia, perché abbiamo una determinazione molto forte a completarla in fretta.
L’area di Taranto ha una situazione generale di grande complessità dal punto di vista del sistema industriale e anche nella riunione di stamattina al Mise, per quello che mi ha confermato l’assessore Capone, è stata molto positiva. Il rapporto di lavoro con il Governo ordinario è assolutamente ottimo". 
Presenti all'incontro anche il capogruppo Michele Mazzarano, il presidente della provincia Martino Tamburrano e il sindaco di Taranto Ippazio Stefano.
 
Nelle scorse settimane l’entourage di Arvedi e di Marcegaglia, con Emma Marcegaglia presidente di Eni in testa, hanno visitato lo stabilimento Ilva di Taranto.
“E’ oramai chiaro il loro vivo interesse ad acquisire, ovviamente a titolo gratuito, lo stabilimento e tutto quel che rimane del vecchio gruppo Ilva/Riva – dichiara Francesco Rizzo, coordinatore USB provinciale -. Il nome dei due gruppi circola dall’inizio di tutta la questione Ilva, fin dagli inizi del 2013 e, anche se si parla di una ventina di possibili acquirenti, i loro nomi sono sempre inseriti nelle ipotetiche cordate. Il gruppo Arvedi è  proprietario della tristemente  famosa “ferriera” o “l’Ilva del nord” come qualcuno la definisce , un piccolo stabilimento siderurgico situato a Trieste al centro di feroci polemiche sempre legate all’inquinamento – va avanti Rizzo -. Il cavalier Giovanni Arvedi ha rilevato lo stabilimento dopo la procedura di commissariamento e  amministrazione straordinaria, promettendo investimenti per 170 milioni di euro circa per “ambientalizzare” la ferriera. Investimenti di cui ancora non si ha nessuna traccia. Il gruppo Marcegaglia invece a Taranto in cinque minuti ha chiuso i battenti lasciando in mezzo ad una strada 140 lavoratori".
Secondo il coordinatore Usb, nessuno dei due gruppi avrebbe la forza finanziaria "per acquisire  e ambientalizzare  il gruppo Ilva, né tantomeno garantire l’occupazione di 16.000 lavoratori diretti e 5.000 indiretti. Così come  nessun soggetto privato - aggiunge Francesco Rizzo - spenderebbe miliardi  di euro dei propri soldi per ambientalizzare, bonificare, riqualificare, diversificare, riconvertire e rilanciare uno stabilimento come il nostro. Infatti sarà la cassa depositi e prestiti alias  lo Stato (diciamo pure i cittadini) a garantire i soldi. Ma  la mancanza di un progetto  nazionale - aggiunge Rizzo -, che rilanci l’idea di un industria compatibile con l’ambiente, rispettosa della salute che garantisca  buona occupazione è palese. L’unica certezza che abbiamo finora in questa storia è che, pur avendo una miriade di posizioni in campo (che vanno dalla nostra proposta di  nazionalizzare, passando per la privatizzazione, chiusura dell’area a caldo, fino ad arrivare a coloro che sostengono bonifiche e chiusura integrale del sito) il risultato sarà uguale per tutti: zero bonifiche, zero ambientalizzazione, più inquinamento e meno occupazione”, conclude Rizzo.

La vicenda Tempa Rossa è al centro dell'iniziativa del Movimento Taranto Respira che nel comunicato che di swguito pubblichiamo chiede che vengani sospesi i lavori attualmente in corso

Alla luce delle ultime notizie relative alla vicenda Tempa Rossa, con telefonate intercettate che insinuano per lo meno il dubbio che intorno alla vicenda del petrolio della Basilicata a Taranto si giochino interessi di lobby che contrastano con quelli del nostro territorio, Taranto Respira chiede al Sindaco Stefàno, a tutto il Consiglio comunale, al Presidente della Provincia Tamburrano, al Presidente della Regione Emiliano, di pretendere la massima trasparenza sulla vicenda e di ottenere che il Governo centrale, in attesa che la magistratura chiarisca eventuali illeciti, sospenda immediatamente tutte le autorizzazioni per la realizzazione delle infrastrutture che porteranno a Taranto il greggio. Ribadiamo, inoltre, la totale contrarietà di Taranto Respira alla realizzazione di tale progetto che sommerebbe un ulteriore rischio ambientale a quello che già il nostro territorio sopporta. Ancora una volta, Taranto subisce decisioni e interessi che vengono da lontano e per questo facciamo appello a tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione affinché si lavori per contrastare quest'ulteriore assalto al nostro territorio.

 

Direttivo TARANTORESPIRA

Vittoria Orlando

Nino Carbotti

Giuseppe Aralla

 
“Questa giornata, grazie alla presenza di ospiti così illustri, è l’occasione per approfondire, anche tra noi stessi, il tema delle scelte strategiche per Taranto". Così il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, intervenuto al convegno organizzato da Cgil e Fiom nel salone di rappresentanza della Provincia, al quale sono intervenuti il segretario generale Fiom, Maurizio Landini, la segretaria generale Cgil, Susanna Camusso, il sen. Massimo Mucchetti, il presidente dell'associazione Sbilanciamoci, Riccardo Colombo.
"Abbiamo un problema, anche a livello locale, - ha aggiunto Emiliano - per capire qual è la direzione verso la quale dobbiamo andare. Qualche giorno fa abbiamo partecipato a una manifestazione, come Regione Puglia, nella quale tutto il sindacato chiedeva al governo di capire dove stiamo andando rispetto al processo di vendita dell’Ilva. Perché abbiamo dovuto fare una manifestazione? Perché non c’era nessun altro modo di parlare con il governo, non siamo riusciti in nessuna maniera ad aprire un dialogo su questo punto. Il punto, per me, riguarda soprattutto l’economia del carbone in Puglia. Qui sorgono i due più grandi stabilimenti di Europa che producono energia e acciaio dal carbone (la centrale Enel di Cerano, a Brindisi, e l’Ilva di Taranto). Quel carbone che è indicato in tutti i trattati internazionali che abbiamo sottoscritto, da Parigi a  Kyoto, come la causa dei principali danni al clima a livello globale. Il nostro Paese si è impegnato a decarbonizzare. E quell’impegno, in Puglia, - ha ribadito Emiliano - abbiamo preso sul serio, forse perché tendiamo ad applicare le norme e a ubbidire agli indirizzi. Se abbiamo sottoscritto impegni internazionali in una certa direzione, chiediamo che questi indirizzi vengano realizzati, chiediamo di proteggere le produzioni italiane che rispettano quelle regole e non chi non le rispetta. Non è possibile fare protezionismo solo sull’olio tunisino e mi chiedo: qualcuno sta pensando di proteggere la produzione ecologicamente sostenibile prima di mettere le mani sulla ristrutturazione di una delle più grandi fabbriche di Europa come l’Ilva? Quando parlo cosi, c’è chi mi risponde che lasciare il carbone significa non essere più competitivi. Ma io alle madri e ai padri dei bambini di Taranto che mi chiedono risposte posso mai dire che “per essere competitivi” non si possono cercare altri mezzi tecnologici per abbattere l’inquinamento? Mi dispiace, ma non posso rispondere così. Le persone nella mia vita sono sempre state più importanti dei fatturati”.
Emiliano si è poi soffermato sul tema della sicurezza degli impianti dell’Ilva: “Questa è l’unica fabbrica - ha detto - dove la magistratura non può intervenire per assicurare la sicurezza degli impianti per gli effetti di un decreto. In uno scenario come questo la mancanza di interlocuzione col governo, e tra governo e unione europea con riferimento alle regole della produzione, alla problematica degli aiuti di Stato, alle ripercussioni ambientali, mette la regione in una condizione nella quale inevitabilmente finisco per dire qualcosa che non è perfettamente allineato con il governo. È inevitabile. Ma rigetto le strumentalizzazioni che spesso vengono fatte a proposito. Ogni volta che affronto una questione relativa alla mia funzione istituzionale, c’è sempre qualcuno che insinua che la ragione è un’altra, più subdola, politica. Una scorrettezza che mira solo a delegittimare non tanto me, ma una regione intera. Io sono grazie a voi pugliesi, e solo a voi, il presidente della Regione e dunque ho il titolo per parlare di alcuni argomenti di interesse generale. Uno di questi è conoscere il futuro di un’area, quella di Taranto, legato al destino della fabbrica. E avere un luogo dove presentare al governo la nostra posizione".
Nel caso specifico, la Regione propone la decarbonizzazione dell’Ilva "anche in relazione - ha proseguito il presidente della Regione - alla prospettiva di un gasdotto in via di realizzazione (il Tap) che la Regione vorrebbe localizzare a Brindisi e non a Melendugno per evitare di costruire 55 km inutili di gasdotto, dovendo spostare 700mila alberi di ulivo in zona colpita da Xylella, per poi andare a finire in una spiaggia senza una ragione. Il tutto in una terra con presenza di criminalità organizzata. L’operazione così come è stata concepita non ha senso e l’ho detto alla commissione antimafia in modo compiuto. È mai possibile realizzare un tratto di opera, da 3-400 milioni di euro, inutile?”
E ha aggiunto: “Che altro deve dare gioia a un uomo e una donna se non la cura dell’ambiente in cui vivono? Tenere a questo significa essere dei fanatici ambientalisti? Io non credo. Per questo abbiamo proposto di far approdare il gasdotto Tap a Brindisi, dove c’è già persino la tubazione che lo collegherebbe con la dorsale Snam, e poi – come compensazione ambientale – la possibilità di alimentare a gas Ilva e Cerano con un prezzo del gas calmierato tale da equipararlo al costo del carbone. Ovviamente il processo di decarbonizzazione dell’Ilva e della centrale di Cerano dovrebbe avvenire in modo progressivo, attraverso un patto tra la Puglia e il governo italiano. Nella consapevolezza che se abbiamo questi problemi legati all’inquinamento oggi è perché venti anni fa qualcuno non se li è posti, altrimenti non saremmo qui in queste condizioni, questo deve essere chiaro. La politica non si occupa solo delle cose di domani, ma anche di ciò che accadrà tra venti o trenta anni. La nostra proposta di decarbonizzazione è migliorabile. Ma troviamo un luogo dove discutere, anche all’interno del percorso del Masterplan del Sud”.
Emiliano ha poi stigmatizzato quell’atteggiamento per il quale, purtroppo, storicamente al Sud, per piccoli interessi locali si fanno accordi con il potente di turno. E si è soffermato sulla importanza di tenere sempre la schiena dritta per tutelare il bene comune: “Specie in una città che ha sofferto e soffre come Taranto – ha ribadito Emiliano – negoziare qualsiasi decisione fuori dall’orizzonte dell’interesse pubblico sarebbe disonorevole. Come si fa a parlare di futuro, di piano strategico, a una persona malata gravemente che cerca prima di guarire e poi di riprogrammare la vita? Come facciamo a ragionare sullo sviluppo del porto, dell’aeroporto, a mettere insieme le migliori località turistiche della Puglia con le zone più difficili dal punto di vista ambientale? Ci dobbiamo provare. Perché quest’area è uno snodo fondamentale del Mezzogiorno”.
 
“Taranto non è solo Ilva – ha concluso Emiliano - è una delle città più belle del mediterraneo. Il suo golfo, che è anche calabrese, tiene insieme l’incrocio tra Adriatico e Ionio. L’agricoltura pugliese, che è tra le più importanti di Italia, potrebbe avere in quel porto la sua prospettiva reale di internazionalizzazione. Questa visione possiamo viverla tenendo alto il senso di comunità. Non è mai semplice venire a Taranto, ma io sono qui. Comprendo che non sia facile per i tarantini avere fiducia, ed è legittimo che siano cauti, perché di parole ne hanno sentite tante negli anni. Ma sono il loro presidente e sono qui. Un’altra cosa che dobbiamo imparare a fare è creare solidarietà intorno ai nostri progetti, perché da soli non ce la facciamo, questa capacità non va persa e va fatta lievitare verso la modernità. Il modello, in fondo, è descritto dalla Costituzione della Repubblica, che si fonda sull’intesa tra stato e regioni, e sulla capacità di costruire insieme anche ai corpi intermedi le idee per il futuro”.
 

La recente indagine congiunturale di Confetra ha evidenziato il -9,2%  registrato, complessivamente, dai porti di transhipment italiani nel 2015.

Taranto come si sa ha registrato l’azzeramento totale di tale traffico. L’impressione è che la crisi del transhipment sia ormai profonda e strutturale. “Il problema, al netto di Taranto, è – per il Propeller club Taras - che il traffico di trasbordo dei contenitori, in Italia,  non remunerà più i terminalisti e per la verità nemmeno i territori! La redditività risulta positiva solo per il traffico-gate, quello di destinazione finale. In Italia: Genova, La Spezia, Livorno, Ravenna, Trieste tengono e crescono avendo un mercato importante da servire. Il mercato è quello importante dell’Europa centrale di cui fa parte integrante il centro/nord italiano. Nel sud i porti gate sono Napoli e Salerno”.

Secondo il Propeller club, infatti, resta ormai evidente  che “dove non c’è mercato (produzione e consumo) per le merci in import-export non c’è traffico. Come è notorio le navi vanno dove hanno da sbarcare o imbarcare le merci”.

Al di là della profonda crisi del Porto di Taranto,  per effetto  del fermo di alcuni cantieri e perchè  altri non sono ancora nemmeno partiti e soprattutto per spirito di critica costruttiva, il  Propeller,  “al fine anche di scongiurare l’assopimento dell’interesse della pubblica opinione per effetto dei reiterati crono programmi di soluzione delle situazioni di crisi”, ha organizzato per il prossimo 1° aprile, con inizio alle ore 18 al ristorante Nautilus, un incontro “per discuterne insieme a due parlamentari tecnicamente e politicamente impegnati in settori strategici, quali le infrastrutture e i trasporti, e ad un importante operatore della logistica intermodale e internazionale, perché ci suggeriscano percorsi utili per dare un futuro al ns. porto , atteso che passeranno ancora alcuni anni prima di avere il Molopolisettoriale nuovamente agibile e fuori dall’empasse nel quale le attività messe in campo lo hanno inopinatamente condotto. La nostra idea – conclude il Propeller - è quella di percorrere la via della proposizione di una ZES (Zona ad economia speciale) e un Distripark endoportuale quali recettori di investimenti e di merci che possano supplire alla mancanza del mercato attrattore e produttore di merci in quantità tali da richiedere il trasporto navale”.

 

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