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Giornale di Taranto - Artigianato, Commercio & Agricoltura

E’ una presa di posizione netta e determinata quella assunta dal sindaco di Taranto Rinaldo Melucci in quello che è ormai uno scontro aperto tra città e ArcelorMittal e Ilva in as rispettivamente gestore e proprietario dello stabilimento siderurgico. In una lettera inviata al ministro dello Sviluppi economico Patuanelli, il primo cittadino lo invita a non firmare l’accordo con Mittal senza che vi sia prima un confronto con la comunità tarantina. Ecco la nota a firma di Melucci 

 


Apprendiamo da fonti di stampa che il Mise e i Commissari di Ilva SpA in AS sarebbero pronti a sottoscrivere con ArcelorMittal, in vista dell'udienza del prossimo 6 marzo presso il Tribunale di Milano, un accordo le cui basi non sembrano garantire gli interessi della comunità ionica, né mai sono state oggetto di un minimo di confronto con la città di Taranto.

 

Non sembra, per quanto circola in queste ore sul punto, che alcuna delle parti di cui si compone questo accordo sia volta ad accogliere la richiesta sentita dai cittadini di Taranto e anche da una gran parte dei lavoratori dello stabilimento siderurgico di chiusura rapida di tutte le fonti inquinanti, di predisposizione di un accordo di programma mutuato dall'analogo strumento adottato per Genova già venti anni fa, di reimpiego dei lavoratori in esubero in attività di bonifica del territorio o socialmente utili.

 

Oggi l'Amministrazione comunale e la comunità tarantina invitano il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli a non procedere ad una siffatta stipula, senza un previo serio confronto con la cittadinanza su temi così sensibili.

 

Al pari, l'Amministrazione comunale e la comunità tarantina chiedono pubblicamente al Ministro dell'Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri di fornire adeguata e urgente informazione sulle coperture del presunto "DL Taranto" e garantire che esse non siano subordinate agli esiti di un accordo capestro per la città sullo stabilimento siderurgico.

Il sindaco

Rinaldo Melucci

 Dopo aver firmato l’ordinanza che intima ad Ilva in amministrazione straordinaria ed ArcelorMittal lo stop alle emissioni inquinanti del siderurgico, altrimenti le due società dovranno fermare gli impianti entro 60 giorni dalla stessa ordinanza, il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, convoca i parlamentari, sia nazionali che europei, espressione della città, in Municipio. L’incontro è fissato la mattina del 2 marzo.

 

   “È importante - dichiara il sindaco di Taranto - che la comunità abbia una unica voce, una posizione forte su Ilva, non avremo un'altra occasione di incidere. E in questo momento conta solo la carta d'identità tarantina, non i colori politici. Per questo ho chiesto una audizione a Palazzo di Città a tutti i parlamentari ed europarlamentari ionici”. 

Ha sollevato critiche la decisione dei commissari di Ilva in amministrazione straordinaria di valutare la possibilità di impugnare al Tar l’ordinanza con la quale il sindaco di Taranto impone ad Ilva in amministrazione straordinaria (proprietaria degli impianti) e ad ArcelorMittal (gestore in fitto degli stessi) 30 giorni di tempo per individuare e rimuovere le cause che determinano l’inquinamento, altrimenti entro 60 giorni gli impianti dovranno essere fermati.

    Per il Pd di Taranto, è “sconcertante la posizione dei commissari che invece di collaborare e richiedere, senza indugio, anch'essi le motivazioni degli ultimi accadimenti olfattivi che hanno inondato la città di Taranto, con tracotanza assoluta si permettono di contestare un provvedimento che ha lo scopo, innanzitutto, di chiarire una volta per tutte e finalmente la situazione ambientale tarantina”

 

 Per il Pd, “il sindaco Melucci bene ha fatto in questo contesto a chiedere con atti amministrativi a tutti gli enti preposti chiarezza e trasparenza sulle vicende che preoccupano la comunità tarantina”. Secondo i Dem, "il silenzio alcune volte è d'oro e in questo caso sarebbe stato l'unico modo dignitoso con cui approcciarsi verso una situazione così delicata e per certi versi insostenibile da parte dei commissari. Anzi - dice il Pd - questa diventa l'occasione per rappresentare con forza e chiarezza la inadeguatezza dei tre commissari che ad oggi hanno brillato per la loro assoluta inconsistenza”. Critico anche il sindacato Usb. “Ci domandiamo - si afferma in una nota - se sia legittimo, appropriato e proporzionato l’atteggiamento del Governo nei confronti di una città che chiede il rispetto dei propri diritti, tutela della salute e lavoro in condizioni dignitose”. Il riferimento Usb è proprio ai termini “illegittima, inappropriata e sproporzionata” con cui i commissari Ilva hanno definito l’ordinanza dl sindaco di Taranto. “L’Ilva - afferma Usb - fa riferimento all’interesse strategico nazionale della fabbrica. Noi invece continuiamo a chiedere che venga messo, prima di tutto, al centro l’interesse delle persone”. Il movimento “Cittadini e lavoratori Liberi e Pensanti” parla invece di “risposta, prevedibile e offensiva, di Ilva in as. L’ennesimo ricatto - si rileva - da parte di una struttura che gestisce 1700 cassintegrati”. “Noi cittadini di Taranto - concludono i Liberi e Pensanti - vigileremo affinché nessun passo indietro venga fatto. Siamo stanchi - concludono - di sentir parlare di una surreale sanificazione di uno stabilimento giunto da troppo tempo ormai alla fine del suo ciclo naturale di vita”.

 Il Sindaco Melucci scrive al presidente Conte circa la richiesta d’istituzione dell’Università degli Studi di Taranto. Di seguito il testo della lettera 

“In aderenza alle esigenze della formazione universitaria del territorio ionico, il Comune di Taranto ha concorso da oltre quindici anni a sostenere corsi di laurea distaccati dall’Università degli Studi di Bari. In ultimo, per sostenere l’offerta formativa che negli ultimi anni ha registrato una considerevole flessione, nell’anno accademico in corso è stato sottoscritto un Accordo di Programma cofinanziando un programma assunzionale di ricercatori e di formazione post universitaria, con conseguente impiego d’importanti risorse finanziarie. È altrettanto noto lo sforzo delle istituzioni tutte (Governo, Comune, Regione, ASL) mirato a istituire a Taranto il Corso di laurea in Medicina e Chirurgia, finalizzato a contrastare la grave emergenza sanitaria. In tal senso, la Conferenza di servizi, in data 21 febbraio u.s., ove ha partecipato anche il Sottosegretario Sen. Mario Turco, ha deciso di localizzare il Corso di laurea in Medicina e Chirurgia presso la filiale dell’ex sede della Banca d’Italia, sita a Taranto in Piazza Ebalia. 

 

Nella stessa conferenza di servizi, si è condivisa anche l’opportunità di acquisire l’edificio da parte del Comune, previa copertura finanziaria da assicurare con risorse del C.I.S. Taranto nella misura massima di 5 milioni di euro. Inoltre, di concerto con i tecnici dell’Università di Bari, si stanno definendo le ulteriori risorse finanziarie da gravare sullo stesso C.I.S. per le opere di adeguamento dell’edificio, per la realizzazione dei laboratori e attrezzature necessarie al corso di Medicina, nonché di quanto necessario ad ospitare un possibile futuro Ateneo.

 

I costanti sforzi e le continue iniziative per consolidare l’offerta formativa universitaria a Taranto, le alcune migliaia di studenti già iscritti presso i diversi corsi di laurea del Dipartimento Ionico dell’Università di Bari, ma anche le diverse migliaia di studenti di Taranto e provincia che s’iscrivono presso Università fuori regione, nonché la necessità di sostenere la concreta riconversione economica del territorio, rendono maturi i tempi per l’istituzione di un Polo Universitario autonomo. 

 

Questo prestigioso riconoscimento costituisce certamente un forte segnale di rispetto nei confronti di un territorio che con forza rivendica l’autonomia universitaria che non ha più motivo di non essere riconosciuta.

 

Per le ragioni rappresentate, con la presente, si chiede di voler sostenere l’adozione di ogni utile iniziativa per l’istituzione dell’Università degli Studi di Taranto, confidando nella Sua sensibilità ed attenzione ai bisogni degli enti locali anche in materia di formazione universitaria, sicuro volano dello sviluppo dei territori”.

 Circa l’impatto sanitario dell’inquinamento dell’ex Ilva e l’ordinanza firmata ieri dal sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, la Camera di Commercio parla di “danno è antico di un’evidenza accecante. Noi qui lo ricordiamo quel 1982, quando il giovane Pretore Franco Sebastio condannò l’allora Italsider per la diffusione di polveri dai parchi sovrastanti i Tamburi. Quanto altro tempo - si chiede il presidente della CdC Taranto - deve passare per una inversione radicale e definitiva del modello industriale di questo nostro territorio? Rischiamo di morire di tavoli, informative, proroghe, deroghe e accordi fra avvocati”. “A seguito delle rilevanti anomale emissioni - evidenzia Sportelli - il sindaco di Taranto ha dovuto emanare un’ordinanza che, in mancanza di adeguata risposta, comporta lo stop dell’area a caldo.  È incredibile che ancora oggi, nel 2020, l’Amministrazione Comunale sia costretta a mettere le toppe alle immense falle nella gestione nazionale di questa vicenda”.La Camera di Commercio annuncia poi che “dovrebbe  riattivarsi la prossima settimana il Tavolo Istituzionale Permanente per l’Area di Taranto. Il territorio lo chiede dallo scorso anno (l’ultima riunione risale al 24 giugno 2019) e ancora una volta, la terza dal 2015 - si evidenzia -, siamo chiamati a comunicare i nostri nominativi di rappresentanti istituzionali per l’insediamento del ricostituito organismo”. “È da rimarcare - sottolinea infine la CdC Taranto - la sconfortante lentezza nell’avvio delle azioni e nel loro completamento. L’area di Taranto è in uno stato di emergenza “strutturale” e, invece, è trattata come se vivesse in un tempo sospeso, un limbo”.

Il viaggio come bisogno di libertà, voglia di cambiamento o come necessità per fuggire da qualcosa o da qualcuno, da forme di violenza anche familiari o da vessazioni sociali. Se n’è parlato a Mottola con i ragazzi del “Lentini – Einstein”, nella biblioteca della scuola, grazie a un incontro organizzato da SvegliArci Palagiano e Sprar Siproimi Koinè sempre di Palagiano, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati.

Prima il saluto del dirigente scolastico Pietro Rotolo, che ha invitato a non farsi prendere “dal panico, dalla paura di viaggiare a causa del Coronavirus”.

Dalle parole di Angela Surico, coordinatrice Sprar Palagiano, è emerso come “quella di ricorrere al viaggio sia sempre stata un’esigenza dei popoli per scappare, per trovare nuove terre in cui insediarsi o semplicemente per cercare un cambiamento. Sicuramente, dietro ogni spostamento, c’è sempre il sogno di una vita migliore, tranne che si tratti di scappare dalle guerre: in questi casi si cerca solo di sopravvivere”.

Nel mondo, lo dicono i dati dell’Unhcr, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, ci sono 70 milioni di persone costrette a mettersi in viaggio a causa di guerre, condizioni climatiche avverse o per scarsa disponibilità di acqua. Di questi, 40 milioni vivono come sfollati nel proprio paese, 27 milioni sono rifugiati fuggiti all’estero e tre milioni richiedenti asilo. Insomma, “una drammatica situazione – ha rimarcato la Surico - cui si aggiungono le vicende della Siria con sei milioni di sfollati e cinque milioni di persone fuggite all’estero. E poi, la fuga di 2 milioni e mezzo di afghani, dei somali e degli eritrei che lasciano il Corno d’Africa per conflitti e dittature sanguinarie.

Conteh Modou oggi mediatore culturale e Mubbashr Khuram beneficiario dello Sprar Siproimi Koinè Palagiano hanno raccontato la loro esperienza di fuga, il loro viaggio.

Modou, in Italia da sei anni, è andato via dal Gambia. Ha raccontato dalla difficoltà di dover bere, di dover sopravvivere al sole, cercando ombra sotto il camion rovente che li trasportava come merce. Poi, l’esperienza del carcere, il non essere compreso neanche nel suo malessere fisico, dovuto alle condizioni di viaggio e di sopravvivenza: stenti e cattive condizioni igieniche. Khuram, pakistano, scappato dalla propria famiglia, è laureato e nel suo paese insegnava informatica. In Italia è stato costretto a ricominciare. Il suo è stato soprattutto un viaggio di emozioni: l’unico modo per andare avanti è stato quello di affidarsi al “gruppo” che è diventato, poi, la sua famiglia.

Ma il viaggio, può essere anche una forma di scoperta di territori e diversi modi di vivere, così come lo sono tutti i viaggi raccolti in “Mesoamerica”, edito da Antonio Dellisanti, che l’autore Gaetano Appeso, ufficiale di Marina, nella stessa occasione ha voluto descrivere agli studenti. Il suo messaggio? “Ovunque si vada, il viaggio non è mai solo geografico, è anche interiore. Un’esperienza che costringe ad affrontare paure, difficoltà e incertezze, da cui se ne trae un prezioso insegnamento: viaggiare non solo è scoprire il mondo, è anche scoprire se stessi”.

“Il nuovo accordo con Arcelor Mittal è deludente sotto ogni punto di vista, anche perché ci pare ormai compromesso il rapporto di fiducia con l’affittuario”. Lo dice il presidente della Camera di Commercio di Taranto, Luigi Sportelli. “Avevamo chiesto al Governo - afferma - di preoccuparsi, prima di ogni altra cosa, di coinvolgere il territorio e le sue istituzioni anche sulla vicenda ex Ilva, poiché è un elemento dirimente e determinante rispetto al futuro di Taranto e non è una partita che si possa giocare altrove e in stanze chiuse”. Per Sportelli, “è di tutta evidenza che, al massimo, saremo informati sulla firma della transazione e dei vari accordi. Intanto le nostre imprese, già creditrici dal 2015 di 150 milioni di euro nei confronti di una incredibilmente inadempiente Ilva di Stato, provano a sopravvivere fra pagamenti irregolari e continua incertezza”.

 

Circa l’impatto sanitario dell’inquinamento dell’ex Ilva e l’ordinanza firmata ieri dal sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, la Camera di Commercio parla di “danno è antico di un’evidenza accecante. Noi qui lo ricordiamo quel 1982, quando il giovane Pretore Franco Sebastio condannò l’allora Italsider per la diffusione di polveri dai parchi sovrastanti i Tamburi. Quanto altro tempo - si chiede il presidente della CdC Taranto - deve passare per una inversione radicale e definitiva del modello industriale di questo nostro territorio? Rischiamo di morire di tavoli, informative, proroghe, deroghe e accordi fra avvocati”. “A seguito delle rilevanti anomale emissioni - evidenzia Sportelli - il sindaco di Taranto ha dovuto emanare un’ordinanza che, in mancanza di adeguata risposta, comporta lo stop dell’area a caldo.  È incredibile che ancora oggi, nel 2020, l’Amministrazione Comunale sia costretta a mettere le toppe alle immense falle nella gestione nazionale di questa vicenda”.La Camera di Commercio annuncia poi che “dovrebbe  riattivarsi la prossima settimana il Tavolo Istituzionale Permanente per l’Area di Taranto. Il territorio lo chiede dallo scorso anno (l’ultima riunione risale al 24 giugno 2019) e ancora una volta, la terza dal 2015 - si evidenzia -, siamo chiamati a comunicare i nostri nominativi di rappresentanti istituzionali per l’insediamento del ricostituito organismo”. “È da rimarcare - sottolinea infine la CdC Taranto - la sconfortante lentezza nell’avvio delle azioni e nel loro completamento. L’area di Taranto è in uno stato di emergenza “strutturale” e, invece, è trattata come se vivesse in un tempo sospeso, un limbo”.

E' di 22 pagine il testo della “istanza” al Mise, presentata dai commissari straordinari Ilva, Ardito, Danovi e Lupo, “per l’autorizzazione alla sottoscrizione della transazione dell’accordo di modifica del contratto di affitto e degli ulteriori accordi con le società del gruppo ArcelorMittal”. E' in sostanza un’anticipazione del nuovo accordo sull’ex Ilva che sarà sottoscritto tra Ilva in amministrazione straordinaria e ArcelorMittal Italia nella prossima settimana. La firma era prevista inizialmente oggi ma è slittata per fatti tecnici.

   Fra i punti dell’istanza, c’è quello che stabilisce che durante il periodo del nuovo piano industriale, è previsto l’impegno delle parti a collaborare anche con le organizzazioni sindacali e le istituzioni competenti “per definire, entro il 31 maggio 2020, con riferimento al periodo necessario a raggiungere la piena capacità produttiva dello stabilimento di Taranto in base al nuovo piano industriale, una soluzione che preveda il ricorso a strumenti di sostegno, compresa la cassa integrazione guadagni straordinaria, per un numero di dipendenti da determinare”. Questo considerando che ArcelorMittal sta già usando a Taranto la cassa integrazione ordinaria che termina il 30 giugno 2020.

 

 Il nuovo piano industriale si articola per il periodo 2020-2025. Previsti il completamento delle attività Aia e il “completo rifacimento dell’altoforno 5”. Sarà utilizzato il preridotto di ferro insieme a nuove tecnologie “a minor impatto ambientale” e si costruirà un forno elettrico “nell’ottica della graduale decarbonizzazione”. I livelli di produzione ottimale vengono fissati nell’accordo modificato a 8 milioni di tonnellate di acciaio. Per l’occupazione di parla di “tenuta” dei livelli con 10.700 risorse a regime.

  “Con questi accordi - è specificato nella istanza al Mise riferendosi ai nuovi testi da sottoscrivere - non solo si raggiunge l’obiettivo del settlement con le società del gruppo ArcelorMittal, ma anche si creano le premesse affinchè il polo industriale dell’Ilva si rafforzi nell’ambito del New Green Deal”. 

   Sulla parte occupazionale, l’istanza dei commissari al Mise dice che “fermo l’impegno dell’affittuario”, cioè ArcelorMittal, “ad impiegare al termine del periodo contemplato dal nuovo piano industriale, il numero complessivo di 10.700 dipendenti in coerenza con gli accordi vigenti, si è previsto l’impegno delle parti a collaborare al fine di identificare eventuali opportunità di lavoro alternative per i circa 1.800 dipendenti residui”. Questi ultimi sono quelli rimasti in carico a Ilva in as, ora in cassa integrazione straordinaria.

   “Si è dovuto prevedere l’ipotesi - è detto ancora nella istanza al Mise dei commissari - che il nuovo contratto di investimento non si perfezioni e che Am Investco possa recedere dal contratto di affitto modificato. A fronte di tale facoltà - si afferma - è stato previsto il pagamento di un importo considerevole (euro 500 milioni) così parametrato all’ammontare complessivo di canoni di affitto che le affittuarie avrebbero dovuto versare sino alla originaria scadenza del rapporto di affitto (23 agosto 2023)”. 

   “Nell’ipotesi in cui fosse effettivamente realizzato l’ingresso degli investitori - si legge ancora nella istanza al Mise - vi sarebbe una partnership pubblico-privata per la gestione dei rami di azienda che potrebbe consentire di rimuovere quelle criticità sino ad oggi emerse nell’esecuzione del contratto di affitto , favorendo il verificarsi - in tempi più brevi di quelli originariamente previsti - delle condizioni affinché le affittuarie possano procedere all’acqusito dei rami di azienda”.

   Obiettivo degli accordi, scrivono i commissari, “è stato quello di superare un situazione complessa trasformandola in una opportunità, mediante l’implementazione del nuovo piano industriale che consentirà la graduale decarbonizzazione dello stabilimento industriale di Taranto in un’ottica di transizione verso le tecnologie produttive green con conseguente modifica del piano ambientale”.

   I commissari scrivono inoltre che ArcelorMittal rinuncia al recesso dal contratto “senza aver ottenuto alcun impegno circa il ripristino della protezione legale la cui mancata previsione aveva costituito il motivo principale del recesso esercitato”. Il canone di fitto che maturerà dall’avvio del contratto modificato, si specifica, sarà versato nella misura del 50 per cento a partire dal trimestre che parte da febbraio 2020, mentre il residuo 50 sarà versato alla scadenza del rapporto di affitto. 

 Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha convocato per le ore 17 del 5 marzo a Palazzo Chigi il Tavolo istituzionale Taranto. Il Tavolo, che vede insieme ministeri, Comuni dell’area di crisi ambientale di Taranto, Regione Puglia, Autorità portuale Taranto e Provincia di Taranto, è stato ricostituito a seguito del Dpcm firmato dallo stesso Conte lo scorso 3 febbraio. Accogliendo anche le richieste degli enti locali, il Tavolo per Taranto - ed é quanto stabilisce il Dpcm - passa ora a Palazzo Chigi mentre prima era al Mise. Il Tavolo è finalizzato a superare le “numerose criticità che interessano l’area di Taranto”. Ed ha il compito di concertare azioni e strategie utili allo scopo. In previsione della convocazione del 5 marzo, la presidenza del Consiglio ha inoltrato ai diversi soggetti interessati anche il testo del Dpcm sul “nuovo” Tavolo Taranto nonchè il testo dell’istanza avanzata dai commissari straordinari Ilva, Ardito, Danovi e Lupo, “per l’autorizzazione alla sottoscrizione della transazione dell’accordo di modifica del contratto di affitto e degli ulteriori accordi con le società del gruppo ArcelorMittal”. Si tratta del testo che poi spianerà la strada al nuovo accordo tra Ilva in amministrazione straordinaria e ArcelorMittal che sarà sottoscritto nei primi giorni della prossima settimana dopo il rinvio di oggi.

“Prendo atto delle affermazioni dei commissari, immagino sapranno supportarle adeguatamente nelle sedi preposte. Mi sento dalla parte giusta, la parte della salute, per cui ho responsabilità, sono con i miei concittadini ed i bambini di Taranto”. Lo dichiara il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, dopo aver appreso oggi che i commissari straordinari Ilva, Francesco Ardito, Alessandro Danovi e Antonio Lupo, si riservano di impugnate al Tar l’ordinanza di ieri dello stesso sindaco con la quale vengono dati ad ArcelorMittal (gestore degli impianti siderurgici) e ad Ilva in amministrazione straordinaria (proprietaria degli impianti) 30 giorni per individuare e risolvere le criticità relative alle emissioni inquinanti della fabbrica.

 

 Il sindaco dispone inoltre che, mancando le risposte, ArcelorMittal e Ilva in amministrazione straordinaria entro 60 giorni dovranno fermare gli impianti. Melucci attacca i commissari ed afferma: “Di certo, mi sarei aspettato di vedere i commissari di Governo dalla stessa parte, la parte che sta indicando il presidente Conte per l'intero Paese”.E intanto il sindaco e l’amministrazione comunale ringraziano il prefetto di Taranto, Demetrio Martino, per la convocazione di un vertice sul problema delle emissioni per il 4 marzo alle 10.30 con Comune, Provincia, Asl, Arpa, Questura, Carabinieri, Carabinieri del Noe, Guardia di Finanza e Vigili del Fuoco. Il sindaco inoltre chiede “ al fine di rendere agevole il nostro confronto, la possibilità di invitare al Comitato Provinciale le rappresentanze del Ministero dell’Ambiente, della Regione Puglia (Dipartimento mobilità, qualità urbana, opere pubbliche, ecologia e paesaggio), dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale”.

  Ilva in amministrazione straordinaria si riserva di impugnare al Tar l’ordinanza di ieri del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, che intima alla stessa Ilva, in quanto proprietaria impianti, e ad ArcelorMittal, come gestore della fabbrica, di individuare e risolvere in 30 giorni le criticità fonte di emissioni. Il sindaco dispone inoltre che se non ci saranno queste risposte, in 60 giorni Ilva e ArcelorMittal dovranno fermare gli impianti. Per Ilva in as, “il provvedimento interviene in un momento in cui ci si sta prodigando per l’auspicata riconversione dello stabilimento nell’ambito del generale progetto per la città di Taranto, a favore della quale, com’è noto, il Governo profonde numerose energie”. “Fermi restando gli accertamenti che saranno effettuati sulla natura e la provenienza delle emissioni su cui si fonda il provvedimento, Ilva in as - si afferma -, per quanto ad essa riferibile - ritiene illegittima, inappropriata e sproporzionata l’ordinanza che incide sull’esercizio di uno stabilimento d’interesse strategico nazionale e su interessi che devono trovare la loro composizione e il loro bilanciamento attraverso l’appropriato uso degli strumenti ordinari”.  “Ilva in as - si conclude - si riserva quindi di impugnare l’ordinanza dinanzi alle autorità competenti”.

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