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Giornale di Taranto - Cultura, Spettacoli & Società

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"Mettiamo la vita dei tarantini, e non che fare dell'Ilva, al centro della questione". Lo dice l’attore e regista Sergio Rubini presentando stasera Taranto, in anteprima nazionale, il film "Il Grande Spirito" in uscita il 9 maggionelle sale cinematografiche. Un film girato quasi interamente a Taranto, nel rione Tamburi, vicino al siderurgico, con diverse scene che ritraggono le ciminiere e le luci dell'acciaieria. "Nel mio film si racconta una storia di amicizia perché le lotte bisogna farle con gli amici. Non si può essere soli. Il destino del mio personaggio si modifica quando trova un'altra persona, che è un diverso, e la sua ricchezza sta proprio nella sua diversità", dice Rubini a proposito di "Cervo nero", nel film Rocco Papaleo, che dice di appartenere alla tribù dei Sioux. "Grazie agli incontri e alla capacità di riconoscerli, andando oltre la paura dello sconosciuto - questo è il messaggio del film, non siamo più soli e le battaglie, anche quelle più faticose e incredibili, possono essere affrontate". "L'indicazione per Taranto è quella di unirvi - ha dichiarato Rubini - però voi siete spaccati, perché l'Ilva molti la vogliono, eccome, perché l'Ilva mette sul tavolo un piatto di pasta. Dovete perciò trovare un'idea comune, non vi dovete far dividere, anche se è molto complicato. Per certi versi, l'aiuto - ha proseguito - deve arrivare dall'esterno. Voi siete portatori di questa sofferenza, avete sulla spalla una croce, e come si può chiedere ad uno che porta già una croce, di avere l'energia sufficiente per combattere una battaglia?". Per Rubini, "il problema sarà risolto il giorno in cui non ci sarà più  l'Ilva al centro della questione ma i tarantini. Si dice cosa fare di quella fabbrica, ma invece il problema è come farvi vivere meglio. Quando quella questione sarà al centro del dibattito, allora forse, con meno ipocrisie, si riuscirà a risolverla. Ma se il problema é cosa facciamo dell'Ilva, è l'essere umano che si dovrà adattare all'acciaio. Noi, invece, dobbiamo adattare l’essere umano all'acciaio". 

Rubini paragona i tarantini agli indiani traendo spunto dal personaggio interpretato nel film da Papaleo. "Da piccolo - racconta Rubini - mi piacevano gli indiani, una etnia che è stata sopraffatta perchè avevano la colpa di essere dei diversi, dei selvaggi. Gli indiani - prosegue - hanno subito la ferrovia che ha spaccato il territorio, diviso le mandrie. Il passaggio della ferrovia ha distrutto l'ambiente e anche gli indiani. Voi a Taranto - ha affermato Rubini - siete dei pellerossa. Avevate una città strepitosa, chi ha due mari come voi?, è come se a Como ci fossero due laghi. Avete una grande storia, una bellezza impalpabile, e poi - ha detto Rubini riferendosi al siderurgico Ilva - arriva questo 'mostro'. Arriva negli anni in cui questo 'mostro' lo volevamo tutti, lo voleva anche Bari. Taranto ha beneficiato dell'Italsider, la volevano in tanti una città industriale, ma quando si è capito che portava dei danni, bisognava fermarsi". Per il regista, "questo luogo vi ha rovinato l'ambiente, ma, come gli indiani con la ferrovia, questa fabbrica vi  costringe a collaborare con l'Ilva". "Voi siete la parte offesa, penso che sia un problema della vostra città, ma anche italiano, ecco perché vi dobbiamo  dare una mano", ha concluso Rubini. "Penso che sia il miglior film che abbia fatto,è il più completo e complesso - ha sostenuto Rocco Papaleo - il film si pone vari obiettivi ed è fortemente connesso a questo luogo, una città che suo malgrado emana una luce". Intervenuti anche alla presentazione Domenico Procacci, produttore con Fandango insieme a Rai Cinema e Apulia Film Commission, e il direttore generale della Bcc di San Marzano di San Giuseppe, Emanuele Di Palma, che ha sostenuto la produzione. "Ringraziamo Rubini e Papaleo - ha detto De Palma - per aver scelto Taranto come location del film. Facciamo una fatica da matti per porre all’attenzione media la città e questa e una grande opportunita per noi perché  pone una luce particolare su Taranto". (AGI) 

 

“La politica dovrebbe pensare meno ai propri interessi."

di Andrea Loiacono

Quello dei Terraros e della loro pizzica è stato un piacevole ritorno che in occasione dell'1 maggio Taranto 2019 ha coinvolto migliaia di fans e giovani giunti per l'occasione da tutta la Puglia. Lo stesso fondatore del gruppo Dominique Antonacci dopo l'esibizione ha spiegato che tipo di musica è la pizzica e di come venga definita anche " musica della gioia", spesso utilizzata assieme al trattamento terapeutico per le donne malate di cancro: "Ogni anno per noi salire su questo palco è sempre un'emozione diversa, i giovani ci seguono ed è una cosa molto bella. La nostra musica è genuina, fatta da quattro accordi, è la musica dei nostri nonni che viaggia sul ritmo delle percussioni; è semplice, genuina ed arriva dritta al centro dell'attenzione. Si vive l'attimo felice. non a caso questa musica esiste da tremila anni. Non possiamo consigliare o obbligare i tarantini a sentire questa musica. Mi auguro solo ce i tarantini si sentano più tarantini. Bisogna continuare a credere in una Taranto senza inquinamento e polveri sottili, se si spegne la fiamma della speranza è la fine. La politica ci dovrebbe tutelare ma spesso pensa solo al proprio orticello, dobbiamo essere noi a continuare ad insistere per la difesa dei nostri diritti."

Giovanissimo, 24 anni il prossimo 20 settembre, con la passione della chitarra e della musica. Vito Rotolo, che non è figlio d’arte, ma sicuramente un figlio modello come pochi, questa sera, alle 19, nella sala convegni, presenta il suo singolo, con tanto di video clip musicale “Straniero”, con regia di Fabio Caricato. Un appuntamento atteso e sognato, da condividere con gli amici di sempre e le persone più care. 

Decide di studiare chitarra da privatista a 14 anni con l’associazione musico – culturale “Il Gruppetto” di Mottola, partecipa a vari concorsi sul territorio regionale conseguendo lodevoli risultati. Fa parte di diversi gruppi musicali tra cui i “Paradises King” e il “Quintet Unplugged”.

“Straniero”, il suo primo singolo nasce quando Vito aveva 16 anni, quasi per caso. Gli viene chiesto di partecipare a un concorso interparrocchiale, all’interno della Diocesi di Castellaneta. E su un foglio bianco comincia ad appuntare qualche pensiero, qualche parola. Poi l’incontro con Michele Balestra, che gli racconta la sua esperienza di soldato in Afghanistan, di uomo “straniero in un’altra terra.

Di lì l’ispirazione per scrivere una canzone, in cui lo straniero non è solo il soldato italiano che va in missione di pace o di guerra in Afghanistan, ma chiunque arrivi in una terra che non è sua e deve affrontare l’inferno dell’accoglienza, dell’integrazione. “… un avventuriero senza confini e frontiere  straniero abitante di mille strade e città”. 

Un testo scritto e rimasto inedito, chiuso, custodito “nel cassetto dei sogni” fino a quando Vito incontra quasi per caso, in palestra, un suo compaesano, un cantautore affermatissimo, anche lui animato dalla passione per la musica e la chitarra, Aldo Losito. Lo ascolta e Aldo diventa il suo produttore artistico assieme ad Angelo Guagnano. Ed è in quel momento che quelle parole diventano musica. E il testo “Straniero” diventa canzone.

 

Un lavoro iniziato a ottobre e concluso a dicembre del 2018, con parte tecnica curata da Pasquale Aloia, alle batteria Daniele Teodorani. Il videoclip è stato girato a Mottola, nella centralissima piazza XX Settembre, ma anche presso “Vicolo Corto” di Angelo Tievoli. Il protagonista, lo “straniero” è il pakistano Alì Hassan, coprotagonista è Francesco Di Turi, con la partecipazione di Antonio Cisternino, Sebastiano Tievoli, Raffaella Antonicelli, Maria Grazia Ettore e, ovviamente, lui, l’autore cantautore alla chitarra, Vito Rotolo.

MOTTOLA.   Presentata in Provincia la 16^ edizione del Concorso Nazionale per marce inedite della Passione “Città di Mottola”, organizzato dalla Confraternita del Santissimo Sacramento e Rosario, con il patrocinio del Comune di Mottola

Un evento unico nel suo genere che, come detto dal sindaco Giampiero Barulli, “si inserisce in tutta una serie di appuntamenti importanti che riguardano le tradizioni del periodo pasquale, in grado di coniugare la fede con la tradizione e la musica con la religione.

Delle cinque marce finaliste, selezionate tra le 21 partecipanti, tre sono siciliane e due pugliesi. Saranno eseguite dall’Orchestra di Fiati “Santa Cecilia Città di Taranto durante il tradizionale Concerto della Passione, diretto dal M° Giuseppe Gregucci, in programma per giovedì 11 aprile, nella chiesa di S.M. Assunta, con inizio alle 19,30 a Mottola.

Il direttore artistico del Concorso, il M° Giuseppe Salatino non ha voluto svelare i nomi dei giurati: “Saranno in cinque – ha spiegato– con un premio “Franco Abbiati” della critica musicale italiana, un direttore di conservatorio, un direttore di orchestra di fama internazionale e docenti affermati”. Le marce finaliste saranno giudicate secondo parametri legati alle tecniche compositive e, quindi, alla struttura formale, alla qualità del tema e dell’armonia, all’orchestrazione”.

Ancora una volta Mottola sarà, quindi, al centro dell’interesse musicale per questi riti della settimana santa grazie a questo Concorso, che si fa spazio in tutto Italia”, ha aggiunto il parroco dell’Assunta, l’arciprete don Sario Chiarelli. 

Il Concorso, come rimarcato dal vicepresidente del Comitato organizzatore Giovanni D’Auria, “nasce con l’obiettivo di divulgare la tradizione delle composizioni per banda, la tradizione bandistica del sud Italia nonché la cultura musicale mottolese.

Al primo classificato, oltre al trofeo “Città di Mottola”, verrà consegnato un assegno di 1.000 euro; al secondo, una targa più 600 euro; al terzo, targa più assegno di 400 euro. C’è, poi, il premio speciale “Franco Leuzzi” + 200 euro, che sarà assegnato dal pubblico la sera del concerto ad una delle cinque marce finaliste.

Tra le novità di questa edizione, come ricordato dal segretario del Comitato Federico Francavillavi è l’introduzione del premio “Pietro De Mitis” + 200 euro, alla memoria del compianto maestro mottolese, che è stato anche direttore artistico del Concorso. Sarà assegnato a una banda selezionata tra le più importanti del sud Italia, che si è particolarmente distinta durante la stagione concertistica 2018. Per l’assegnazione di tale premio sono stati coinvolti molti Comitati Festa della Puglia.

Il prossimo 10 aprile sarà il protagonista del secondo appuntamento

del  Magna Grecia Awards “Experience” a Taranto 

 

In  esclusiva per la Puglia Mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia della Vita,  presenterà il suo ultimo libro “Vivere per sempre l’esistenza, il tempo e l’oltre” nel secondo appuntamento del Magna Grecia Awards Experience,  segmento culturale del Magna Grecia Awards, premio pluridecennale  fondato dalla famiglia Salvatore.

L’evento si terrà mercoledì 10 aprile alle ore 18, presso il Palazzo della Provincia di Taranto, sala Piero La Caita e si realizza con il patrocinio della Provincia e del Comune di Taranto.

«Perché parlare della vita dopo la morte? E soprattutto, possiamo parlarne insieme, ascoltandoci seriamente, credenti, non credenti e “non saprei”? La morte, liquidata frettolosamente come un destino che ci fa finire nel niente, non può che apparire come uno spreco ingiustificabile della vita umana. Ma considerare così la nostra morte, senza indagare a fondo, diciamolo ruvidamente, è un’offesa alla nostra intelligenza».

Da questa premessa coraggiosa parte l’ardimentoso viaggio di Vincenzo Paglia fino alla soglia di quell’Oltre misterioso a cui nessuno osa avvicinarsi.
Un viaggio che non disdegna di descrivere cosa accade nell’attimo del passaggio cruciale, che annuncia che «il bello deve ancora venire» e che «la vita eterna inizia già qui sulla terra», nella misura in cui sappiamo mettere al centro l’argomento universale della fraternità. 
Il dramma inevitabile del lutto non può essere sciolto. Neppure il credente conosce un modo per aggirare il dolore, conosce piuttosto un modo per attraversarlo: nella compagnia degli uomini e in compagnia di Dio.

Ancora una volta, a legare gli eventi organizzati dal Magna Grecia Awards e dallo Stabat Mater, presieduto da Raffaele Vecchi, il fil rouge della carità e della cultura della vita. Tutto il Magna Grecia Awards quest’anno si lega ad un’esperienza di Charity in sostegno al progetto “Trenta Ore per la Vita” in favore dell’AISM. Il comitato Charity è coordinato da Maria Teresa Trenta, che in questa occasione sarà ufficialmente presentato. Con lei anche Roberta Ungaro, coinvolta nel progetto e testimonial della attività benefica, convivendo, da diversi anni con la Sclerosi Multipla..

La serata mantiene il format di una talk, infatti con Mons. Vincenzo Paglia e Fabio Salvatore dialogheranno la dott.ssa Maria Giovanna Giovinazzi -  medico ANT, la dott.sa Letizia Laera – medico oncologo della Uoc Oncoematologia Ente Ecclesiastico Miulli, ed il l prof. Vincenzo Di Maglie – presidente diocesano di Azione Cattolica.

 

https://youtu.be/9vqe-iFiluc

Venerdì 5 aprile si è svolta la presentazione della manifestazione in programma il prossimo 11 aprile.

 

 

MOTTOLA.   Tre sono siciliane e due pugliesi. Sono state selezionate le marce finaliste del Concorso Nazionale per marce inedite della Passione “Città di Mottola”, organizzato dalla Confraternita del Santissimo Sacramento e Rosario, con il patrocinio del Comune di Mottola. Verranno orchestrate nella serata finale, durante il tradizionale Concerto della Passione, in programma per giovedì 11 aprile, nella chiesa di S.M. Assunta, con inizio alle 19,30.

L’evento sarà presentato domani, venerdì 5 aprile in Provincia, ore 10, alla presenza del Comitato organizzatore del Concorso, del sindaco Giampiero Barulli, del presidente della Provincia Giovanni Gugliotti, del direttore artistico Giuseppe Salatino e del M° Giuseppe Gregucci dell’Orchestra di Fiati “Santa Cecilia Città di Taranto”, che nella serata del concerto eseguirà le cinque marce finaliste.

Non semplice il compito della commissione tecnica giudicatrice, riunitasi nei giorni scorsi, formata dal M° Salatino, dal M° Gregucci e dal M° Donato Semeraro. Circa undici ore di lavoro per ascoltare valutare le ventuno marce arrivate, di cui 12 siciliane, sei pugliesi, due calabresi e una campana e, tra queste, selezionare le cinque finaliste. Altissimo il livello; i partecipanti sono tutti Maestri d’orchestra di elevata professionalità e spessore culturale.

Giunto alla sua 16^ edizione, il Concorso nasce con l’obiettivo di divulgare la tradizione delle composizioni per banda, la tradizione bandistica del sud Italia nonché la cultura musicale mottolese, grazie alla grande sensibilità nutrita dal Comitato organizzatore verso la produzione compositiva. A comporlo: il sindaco Giampiero Barulli (presidente onorario), don Sario Chiarelli, parroco di S.M. Assunta (presidente), don Domenico Pinto (vicepresidente onorario), Giovanni D’Auria (vicepresidente), Federico Francavilla (segretaria organizzativa), M° Giuseppe Salatino (direttore artistico) e Nicola Ciarella (tesoriere).

Si tratta di un Concorso unico nel suo genere in Italia e nel mondo. E’ aperto a compositori di qualsiasi nazionalità senza limiti di età purchè residenti in Italia. Ogni compositore può partecipare con una sola opera, purchè sia composta per banda nella forma di marcia funebre e sia ineditamai eseguita in concerti pubblici, né divulgata con altri mezzi. Melodie straordinarie, che, a Mottola, diventano un tutt’uno con i Riti della Settimana Santa. L’iniziativa vanta anche l’Alto Patrocinio dello Stato, poiché per la sua 10^ edizione il Concorso è stato insignito della medaglia conferita dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

A eseguire le marce finaliste nel Concerto della Passione sarà l’Orchestra di Fiati “Santa Cecilia – Città di Taranto”, diretta dal M° GregucciAl primo classificato, oltre al trofeo “Città di Mottola”, verrà consegnato un assegno di 1.000 euro; al secondo,una targa più 600 euro; al terzo, targa più assegno di 400 euro.

Presentata la prima edizione del Festival che si terrà i prossimi 20, 21, 22 maggio

 

al cinema teatro Orfeo 

E' il mare il denominatore comune di “Corto2Mari -Festival del Cortometraggio dei Mari della Città di Taranto”, promosso e organizzato dalla rete di scopo costituita dal Liceo Ginnasio Statale “Aristosseno” di Taranto (istituto capofila), dall’I.I.S.S. “Liside” di Taranto e dal Liceo Artistico “V. Calò” di Grottaglie (TA). Il progetto rientra tra gli assegnatari del finanziamento Miur - Mibact “Piano nazionale cinema per la scuola – Buone pratiche, Rassegne e Festival”. 

 

L'iniziativa è stata presentata questa mattina nel corso di una conferenza stampa svoltasi nella sala Celestino V del Castello Aragonese di Taranto. Sono intervenuti il dirigente scolastico Salvatore Marzo, il direttore artistico del Festival Ezio Ricci, il Capitano Antonio Tasca del Comando Marittimo Sud MM. Il progetto nasce dal mondo della scuola con l'intento di valorizzare e promuovere un elemento identitario che abbraccia tre regioni: Puglia, Basilicata e Calabria. “Ci rivolgiamo agli studenti dell'Arco Ionico – spiega il prof. Salvatore Marzo, dirigente del liceo Aristosseno e responsabile del progetto – perchè questa non è solo un'area geografica bagnata dal Mar Ionio, ma una vera e propria macroregione con tratti comuni in campo sociale, economico, culturale e storico. Abbiamo coinvolto enti pubblici, associazioni, realtà imprenditoriali perchè intorno al mare può svilupparsi in maniera organica una vera e propria filiera culturale ed economica. Corto2Mari è un tassello di un mosaico più ampio per fare di Taranto, finalmente, una città di mare a tutti gli effetti, 365 giorni all'anno, mettendo in rete le realtà che operano e promuovono il mare, nelle sue molteplici forme. Nel logo del Festival abbiamo inserito la foto satellitare dell'astronauta Samantha Cristoforetti che ritrae la rada di Mar Grande ed i due seni del Mar Piccolo, un'immagine bellissima, diventata subito virale”.

 

Direttore artistico del Festival è Ezio Ricci, selezionato attraverso un bando pubblico. “Il linguaggio cinematografico e, in genere, audiovisivo  – afferma il direttore Ricci – oggi appartiene ai giovani, molto di più che in passato. Si avverte, però, la necessità di offrire agli studenti gli strumenti necessari per decodificare e per utilizzare al meglio questa forma di arte e di comunicazione. A tal fine, come percorso di avvicinamento alla tre giorni finale di proiezioni e premiazioni in programma a maggio, realizzeremo nelle scuole protagoniste del progetto, incontri di approfondimento sulle tecniche e sulle regole della grammatica cinematografica”.

 

L'evento finale della prima edizione di “Corto2Mari” si terrà i prossimi 20, 21, 22 maggio. Tre giornate di proiezioni, spettacolo e premiazioni, aperte alle scuole (in mattinata) e alla cittadinanza (in pomeridiana) che si svolgeranno al Cinema Teatro Orfeo di Taranto.  Il Festival del Cortometraggio dei Mari della Città di Taranto si avvale di importanti collaborazioni e patrocini: Comune di Taranto, Provincia di Taranto, MM - Comando Marittimo Sud, Museo Archeologico di Stato MarTa, Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, Istituto di Ricerca sulle Acque IRSA - CNR Taranto, Jonian Dolphin Conservation, Comunità Ellenica Taranto Maria Callas, Snaporaz Film Production, Associazione Culturale Utόpia. Altre collaborazioni e patrocini sono in attesa di essere acquisiti.

 

Info e aggiornamenti sul Festival “Corto2Mari” sulle pagine social: Facebook, Instagram, Youtube. Un pool di docenti degli istituti che compongono la rete di scuole (Aristosseno, Liside e Calò), si occupa della parte grafica e video: Adamery Cavallo, Luigi Adessi, Cosimo Piro, Stefano Bianco, Mariela Oliva, Maria Zizzo.

 

REGOLAMENTO

Possono partecipare le scuole dell’Arco Ionico (Puglia, Basilicata e Calabria). Sono ammessi cortometraggi della durata massima di 20 minuti, sulla tutela e sulla valorizzazione del mare. Tre le sezioni previste: sezione scuole medie inferiori;  sezione scuole medie superiori; sezione non competitiva “fuori/corto” per opere fuori concorso.

 

Le opere dovranno pervenire entro il 30 aprile 2019. Saranno esaminate da una Giuria composta da personalità del mondo del cinema, del giornalismo e della cultura, selezionata attraverso un bando pubblico, così composta: Ivan Saudelli, regista cinematografico (Presidente); Francesco Greco, musicista (componente); Vincenzo Carriero, giornalista (componente); Guido Gentile, critico cinematografico (componente); Gianclaudio Caretta, attore (componente). 

 

Ai cortometraggi vincitori delle sezioni scuola media inferiore e superiore saranno assegnati premi rispettivamente di 1500 euro e di 2000 euro. Le opere classificate al secondo e terzo posto saranno premiate con manufatti ceramici della tradizione artigianale della Città di Grottaglie, creati dagli studenti del Liceo artistico “V. Calò”, sotto la guida di noti maestri ceramisti. Le opere fuori concorso della sezione “fuori/corto” saranno omaggiate con composizioni grafiche elaborate dagli studenti e dai docenti delle scuole organizzatrici del Festival.

 

Le proiezioni delle opere selezionate e la cerimonia di premiazione si svolgeranno nei giorni 20, 21, 22 maggio 2019, al cinema teatro Orfeo di Taranto. Ingresso gratuito. Il regolamento di “Corto2Mari” è scaricabile integralmente sul sito www.liceoaristosseno.it.

 

Sarà Paolo Borrometi, il giornalista minacciato di morte dalla mafia il protagonista del primo dei tre incontri del “Magna Grecia Awards Experience”, una serie di eventi che celebrano la cultura e in particolar modo la bellezza della vita, legati al prestigioso riconoscimento “Magna Grecia Awards”, fondato nel 1996 da Fabio Salvatore, regista e scrittore pugliese.
Il tratto distintivo #taranto caratterizzerà la presentazione del libro di Borrometi “Un morto ogni tanto”, che si terrà domani venerdì 22 marzo alle ore 19.30 nel Salone della Provincia, in Via Anfiteatro, a Taranto.
Un morto ogni tanto copertina

Con Borrometi, che ha proprio in questi giorni visto raddoppiare la sua scorta, si parlerà di mafia, legalità e giustizia, prendendo spunto dal suo libro “Un morto ogni tanto”, ed. Solferino; dialogheranno con lui Fabio Salvatore, il Procuratore Aggiunto della Procura della Repubblica di Bari, dott. Alessio Coccioli, il presidente della Camera Penale di Taranto, l’avvocato Egidio Albanese e la Direttrice della casa Circondariale di Taranto Stefania Baldassari.

«Ogni tanto un murticeddu, vedi che serve! Per dare una calmata a tutti!» Nelle intercettazioni l’ordine è chiaro: Cosa Nostra chiede di uccidere il giornalista che indaga sui suoi affari. Ma questo non ferma Paolo Borrometi, che sul suo sito indipendente La Spia.it denuncia ormai da anni gli intrecci tra mafia e politica e gli affari sporchi che fioriscono all’ombra di quelli legali. Dallo sfruttamento e dalla violenza che si nascondono dietro la filiera del pomodorino Pachino Igp alla compravendita di voti, dal traffico di armi e droga alle guerre tra i clan per il controllo del territorio. Le inchieste raccontate in questo libro compongono il quadro chiaro e allarmante di una mafia sempre sottovalutata, quella della Sicilia sud orientale. Il tutto filtrato dallo sguardo, coraggioso e consapevole, di un giornalista in prima linea, costretto a una vita sotto scorta: alla prima aggressione, che lo ha lasciato menomato, sono seguite intimidazioni, minacce, il furto di documenti importantissimi per il suo lavoro, sino alla recente scoperta di un attentato che avrebbe dovuto far saltare in aria lui e la sua scorta. I nemici dello Stato contano sul silenzio per assicurarsi l’impunità, e sono disposti a tutto per mettere a tacere chi rompe quel silenzio.

Il primo libro di Paolo Borrometi è una denuncia senz’appello su un fenomeno ritenuto in declino e in realtà più pervasivo di sempre, da combattere anzitutto attraverso la conoscenza del nemico. Perché il potere della mafia, come diceva Paolo Borsellino, è anche un fenomeno sociale, fatto di atteggiamenti e mentalità passive contro cui l’unico antidoto è l’esempio della resistenza e della lotta.

Tutto il Magna Grecia Awards quest’anno si legherà ad un’esperienza di Charity in sostegno al progetto “Trenta Ore per la Vita” in favore dell’AISM. Il comitato Charity è coordinato da Maria Teresa Trenta. Con lei anche Roberta Ungaro, coinvolta nel progetto e testimonial dell’attività benefica, convivendo, da diversi anni con la Sclerosi Multipla. La carità è il fil rouge che lega questo segmento del premio pluridecennale fondato dalla famiglia Salvatore allo Stabat Mater, associazione che già in passato ha collaborato alla realizzazione del MGA nel 2015, rappresentato da Raffaele Vecchi, presente nel team organizzativo degli eventi tarantini.

Torna in scena a richiesta lo spettacolo “Canta di Napoli….L’altra faccia della luna”, a cura dell’ ’associazione culturale “CI PROVI…AMO” con la Compagnia KISSA, che si terrà giovedì 21 marzo 2019 alle ore 20.30 (ingresso ore 20.00) al Teatro Turoldo, in via Laclos, Taranto. Con Nando Lo Pio, Francesco Basile, Mariella Dell’Isola, Cinzia Greco. Per l’ esecuzione musicale saranno all‘opera i Maestri Luca Simonetti – Baritono, Gianluca Mortato al violino, Massimiliano Conte al pianoforte. Regia: Raffaela Caputo. Direzione tecnica Nicola Del Conte. Il costume di Pulcinella è di Marinella De Donno. Info e prenotazioni: 3495613303 -3398078810. Costo del biglietto 10.00 euro, ridotto 8.00.
Canta di Napoli l‘ altra faccia della luna è un vero viaggio nel cuore della musica lirica napoletana , una rappresentazione teatrale e musicale sui generis che tuffa malinconicamente lo spettatore nel passato, senza dimenticare di strappare un sorriso.
L‘ altra faccia della luna, cioè il suo lato oscuro, spia, attraverso gli occhi di un testimone d’eccezione, la dimensione nascosta delle cose : l’ inespresso. A Pulcinella, oniricamente immaginato seduto da sempre sulla coda della luna e a Zeza la sua compagna , “il compito di svelare agli ignari spettatori i retroscena, i “gossìp” e gli aneddoti sconosciuti ai più. Il baritono Luca Simonetti ha appena vinto il Concorso “Comunità europea” per giovani cantanti lirici di Spoleto. Trentadue anni, dopo tre giorni di audizioni, è stato decretato il cantante lirico più talentuoso e debutterà a settembre nella stagione lirica 2019 dello “Sperimentale”
Canta di Napoli 1 (1)

“Giunti fin qui da su la luna lasciandoci d’un raggio scivolare”, così si esprimono i protagonisti dello spettacolo, attraverso ricordi, rimpianti, segreti ed incontri con persone che appartengono al passato. C’è spazio anche per gli amici d’infanzia ed i parenti che non si vedono da tempo, sottratti al velo polveroso della memoria ; essi sembrano rivivere , comunicandoci oltre il tempo e lo spazio, lo stesso vigore, gli stessi sentimenti, le stesse passioni ed i tormenti che hanno ispirato alcune delle più famose canzoni napoletane tra fine ‘800 e inizio ‘900. Ogni spettatore rivivrà, immedesimandosi in alcuni di questi tratti peculiari, momenti della propria vita e ricordi cari, gelosamente custoditi nel proprio cuore. “Perchè la musica napoletana – afferma la regista Raffaela Caputo – ha segnato la storia di un secolo, caratterizzando, con il suo ritmo unico e travolgente, spaccati di vita di una società in cambiamento, pronta a cogliere tutte le modificazioni sociali degli ultimi decenni. Diamo voce all’inespresso, e promuoviamo la bellezza della musica e l’armonia attraverso alcuni dei titoli più famosi in assoluto. Non cantare con gli artisti sarà impossibile”.
Lo spettacolo prevede un alternarsi tra musica e recitazione, grazie alla maestria degli attori e dei musicisti, tutti coinvolgenti”. Il risultato è un altro lavoro impostato come laboratorio teatrale di sperimentazione permanente. I Maestri Luca Simonetti -Baritono, Gianluca Mortato al violino, Massimiliano Conte al pianoforte, che faranno rivivere attraverso la loro arte un repertorio di autori che va da Francesco Paolo Tosti a Eduardo di Capua. Canta di Napoli l‘ altra faccia della luna è un vero viaggio nel cuore della musica lirica napoletana tra fine 800 ed inizio 900, una rappresentazione teatrale e musicale sui generis che ci tuffa malinconicamente nel passato senza dimenticare di strapparci un sorriso.

Le periferie di Taranto diventano protagoniste, attraverso gli scatti dell'artista tarantino Vito Leone, al "Festival fotografico europeo 2019 - L'immagine incontra il mondo, nelle stanze della fotografia", in programma in varie località della Lombardia, fino al 28 aprile prossimo. Il festival, alla sua ottava edizione, è ideato e curatodall’Afi-Archivio Fotografico Italiano, con sede CastellanzaAl castello di Masnago, a Varese, dal 23 marzo, sarà allestita la mostra fotografica “Periferie umane. Taranto, i paesaggi intorno alla fabbrica”, inserita nella rassegna"Abitare il paesaggio". La fotografia affronta il tema del paesaggio, tra passato e presente, suggerendo una riflessione sulle dinamiche sociali dettate dal contesto di vita e di lavoro. Ne deriva un mosaico di esperienze, che dalle periferie giungono agli insediamenti industriali, mettendo al centro il tema della bellezza, spesso negata dalle circostanze. Il festival, che si compone di oltre quaranta mostre, seminari ed altri eventi, è posto sotto l'alto patrocinio del Parlamento Europeo, con il patrocinio della Provincia di Varese, di vari comuni lombardi, del Festival Européen de la Photo de Nu di Arles e la collaborazione di altri enti, tra cui l’Ordine degli Architetti della Provincia di Varese e l’Istituto Italiano di Fotografia di Milano. 

Nato e vissuto nel quartiere Tamburidi Taranto, Vito Leone è giornalista pubblicista e docente nella scuola secondaria di secondo grado. Nei suoi scatti, elabora il tentativo di conferire dignità alla periferia industriale, alle aree suburbane vicine allo stabilimento siderurgico. Le sue fotografie ritraggono i quartieri Tamburi, Paolo VI, Porta Napoli di Taranto, ma anche zone retroindustriali oggi abbandonate, 'archeologia urbana' dei decenni trascorsi, caratterizzati da una produzione massiccia e invasiva. L'occhio del fotografo, 'vicino' a questi ambienti, perché familiari, cerca di trasformare la brutalità degli stessi in bellezza. Al tempo stesso, la ricerca vuole essere un atto di denuncia della situazione ambientale e sociale della città ionica; un appello e una speranza, affinché la comunità non sia lasciata sola. 

È un lavoro fotografico che corre su una doppia traccia. La prima, oggettiva, è quella delle linee e delle forme, del 'senso geometrico' del paesaggio, caro alla minimal art; l'altra, soggettiva, è quella filtrata dall'occhio umano, che in quegli scorci vede, pur nella loro desolazione, umanità e dignità. Una pietas che permette di caricare di vita e di pathos immagini che, altrimenti, sarebbero fotografie di morte. 

Vito Leone ha partecipato a mostre, personali e collettive, in Italia e all'estero. E' stato finalista al Sony World Photography Awards nel 2017.La sua ricerca fotografica è iniziata dal minimalismo, per giungere, oggi, ad una dimensione più antropologica, di indagine sull’uomo e sul paesaggio,seguendo l'esempio di Gabriele Basilico, della Neotopografia e della scuola tedesca dei coniugi Becher. Si tratta di un tipo di fotografia apparentemente fredda, priva della presenza umana, di cui si percepisce solo il passaggio o il 'respiro'. Il risultato è uno studio comparato sulle forme geometriche, alla ricerca di una “grammatica” dello spazio. La funzione dell'atto fotografico diventa, dunque, riordinare il caos, svelare la bellezza dei luoghi marginali, capace di resistere alla violenza umana e rintracciare, nella sua forma, un nuovo ordine estetico ed ontologico, una coerenza sottesa alla vita, una speranza, un senso.

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