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Giornale di Taranto - BARI - Documento dell’Assemblea di Politecnico e Università di Bari dello scorso 18 novembre. Le richieste dei Rettori al Ministro dell’Università nell’incontro del prossimo 28 novembre a Napoli.
Giovedì, 21 Novembre 2013 19:22

BARI - Documento dell’Assemblea di Politecnico e Università di Bari dello scorso 18 novembre. Le richieste dei Rettori al Ministro dell’Università nell’incontro del prossimo 28 novembre a Napoli. In evidenza

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Il 18 novembre 2013 si è tenuta a Bari, nell’ambito della settimana nazionale di mobilitazione indetta dal CUN, dai sindacati e dalle organizzazioni dei docenti e degli studenti, un’affollata assemblea interateneo (Politecnico e Università di Bari), per approfondire criticità ed effetti del decreto ministeriale del 18 ottobre scorso, avente per oggetto la ripartizione del contingente assunzionale delle università italiane per il 2013. All’assemblea hanno partecipato docenti, personale tecnico-amministrativo, studenti e molti parlamentari pugliesi. Il decreto del 18 ottobre è solo l’ultimo atto ministeriale di un lungo percorso partito almeno 5 anni fa che sta danneggiando il sistema universitario italiano e sta colpendo in modo particolare le Università del Mezzogiorno. L’idea che pure è stata sovrana in questi anni, secondo cui la presunta virtuosità di alcuni viene premiata non con risorse aggiuntive ma sottraendo risorse agli altri, non ha nulla di lungimirante o di virtuoso. Ancora più grave è aver accettato il principio della falsa virtuosità che ha costretto i territori economicamente e socialmente più svantaggiati a sostenere lo sviluppo della parte più ricca e produttiva del Paese. La lettura dei numeri che emerge dall’ultimo decreto legislativo non lascia dubbio alcuno e dimostra come tutto questo sia purtroppo avvenuto nel silenzio di tutti. Merito e valutazione sono aspetti molto importanti, positivi. Ma in questi provvedimenti non vi è nulla che si riferisca al merito (quale merito c’è nell’incassare elevate tasse universitarie? Quello di privilegiare le iscrizioni dei cittadini più abbienti?); non vi è nulla di elementi valutativi (che senso ha, in un provvedimento che vuole normare un parziale recupero del turnover consentire ad alcune sedi, sulla base di indicatori assai discutibili, creati ad arte, di procedere con assunzioni che vanno ben oltre il numero dei pensionamenti, mentre altri sono costretti a limitarsi a meno di uno su dieci?). Un processo le cui prossime tappe potrebbero realizzarsi attraverso una legge delega; una decisione inopportuna, che priverebbe il Parlamento e tutti i soggetti interessati dall’indispensabile interlocuzione. Vi è l’evidente pericolo, anche alla luce di quanto negli ultimi anni è stato deciso, che il sistema universitario possa evolvere lungo direzioni simili a quello britannico; proprio mentre recenti studi mostrano tutte le criticità di quel sistema, tanto in termini di diritto all’istruzione, quanto di stessa sostenibilità per le finanze pubbliche. In assenza di una chiara visione verso cui tendere, e di esplicite e trasparenti scelte politiche, il nuovo assetto del sistema universitario italiano viene in larga parte determinato da provvedimenti amministrativi, tanto oscuri nella forma quanto discutibili nella sostanza. Lontani da ogni idea, pur sbandierata, di promozione del merito. E invece mirati ad una ripartizione asimmetrica degli interventi fra le sedi universitarie, in modo da colpire una parte del sistema e da tutelarne un’altra; in modo da dividere l’insieme degli Atenei, costringendoli a lottare fra loro, invece di spronarli alla indispensabile collaborazione. Il risultato di queste decisioni è oggi sotto gli occhi di tutti: si stanno creando sistemi universitari distinti: ed in particolare un sistema povero e abbandonato al proprio destino al sud. L’assemblea ha rifiutato all’unisono questa deriva e ha ribadito con forza la necessità di porre l’Università, la Scuola e la Cultura al centro del dibattito politico. Il processo è caratterizzato da una rilevante disinformazione; meglio, da una comunicazione interessata, volta alla delegittimazione – agli occhi dell’opinione pubblica - di un intero sistema e delle Università meridionali in particolare. Questa operazione di comunicazione, di disinformazione, serve a giustificare il taglio massiccio di risorse che è stato portato avanti negli ultimi anni. Per questo, appare indispensabile dar vita ad un’operazione di verità, confutando punto per punto le menzogne che sono proposte all’opinione pubblica italiana. Alcuni grandi giornali italiani hanno giocato un ruolo fondamentale in questo progetto; alcuni importanti opinion makers si sono contraddistinti per la virulenza dei loro attacchi: come dimenticare che dalla prima pagina del Corriere della Sera si è arrivati a chiedere la chiusura di tre Università del Mezzogiorno perché sarebbero “fabbriche di illusioni”, ovvero ad indicare a tutti la strada seguita dall’Università Bocconi “che non riceve finanziamenti pubblici”, salvo poi a dover necessariamente smentire questa falsa circostanza? Eppure nei principali ranking internazionali sono presenti Università e Politecnico di Bari in posizioni più che lusinghiere riconoscendo la qualità della docenza e l’eccellenza nella ricerca. Per troppo tempo la potenza di fuoco dei mass media nazionali è stata subita quasi con rassegnazione; è arrivato il momento di passare al contrattacco. Data anche la difficoltà di trovare spazio sui grandi giornali italiani, va esaminata con attenzione la possibilità, attraverso un’operazione di autofinanziamento, con il contributo volontario dei docenti e di tutti coloro che hanno a cuore il futuro dell’Università italiana, di acquistare spazi a pagamento per proporre ai lettori un’informazione diversa. Quella della comunicazione è forse l’esigenza principale. Essa dovrà però essere accompagnata dalla proposta di una serie di interventi tecnico-legislativi che nell’immediato blocchino alcune degli ultimi provvedimenti normativi, primo fra tutti il decreto del 18 ottobre. L’unità di intenti più volte ribadita da tutti i parlamentari intervenuti all’assemblea lascia ben sperare a riguardo. L’incontro tra la comunità universitaria e i rappresentanti del nostro territorio è senza dubbio una delle note più positive della giornata di ieri. La maturata consapevolezza riaffermata più volte da tutti di fare sistema e di difendere l’università italiana dal furore ideologico degli ultimi anni, ha trovato una prima ed importante risposta nella proposta, avanzata dai due Magnifici rettori del Politecnico e dell’Università di Bari, di istituire un tavolo permanente che veda coinvolte le Università, le Istituzioni locali e i parlamentari pugliesi. Nel corso del dibattito è altresì emerso che il 28 novembre pv il Ministro Carrozza incontrerà a Napoli tutti i rettori meridionali. Senza ombra di dubbio si tratta di un appuntamento importante che scaturisce a valle di un percorso di mobilitazione che ha visto coinvolti la maggior parte degli atenei meridionali. Pur tuttavia, bisognerebbe evitare di derubricare l’intero problema alla necessità di procedere nel 2014 ad una compensazione rispetto a quanto sottratto illecitamente nel 2013. Noi non chiediamo mance; ciò che chiediamo è l’avvio di una discussione ampia sul futuro del nostro sistema universitario a cui né il Ministro né i partiti possono più sottrarsi; a cominciare dal partito di cui il Ministro stesso è autorevole rappresentante. Ciò appare ancora più urgente alla luce della proposta di legge delega che il Ministro ha appena depositato in Parlamento i cui obiettivi e le cui finalità rimangono avvolti in una coltre di mistero. Il 28 Novembre pv in occasione dell’incontro a Napoli con il Ministro, tutti gli atenei meridionali dovrebbero simbolicamente partecipare all’appuntamento convocando per quella giornata una serie di iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sul rischio che corrono le Università italiane, e in particolare quelle meridionali. L’assemblea interateneo del 18 novembre ha deliberato quanto segue: 1) Richiesta al Ministro di ritiro del decreto del 18 ottobre. 2) Approvazione del documento predisposto dai Rettori delle Università pugliesi e molisana. 3) Istituzione di un tavolo permanente tecnico-politico presso i due atenei baresi. 4) Acquisto di spazi a pagamento sui maggiori quotidiani nazionali per confutare le tesi veicolate ad arte negli ultimi anni, il cui obiettivo era quello di distruggere la credibilità dell’intero sistema universitario nazionale e meridionale in particolare. 5) Convocazione di un open day per il 28 novembre, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto ai rischi che si celano dietro i provvedimenti legislativi degli ultimi anni in tema di Università e Scuola. 6) Avvio di una discussione e di una riflessione di ampio respiro sul futuro del nostro sistema universitario Qualunque sia il modello economico che il nostro Paese vorrà adottare, non si potrà prescindere dal principio che lo sviluppo economico e sociale è legato indissolubilmente all’Università, alla formazione, alla qualità della ricerca e della didattica. Servono a tal fine investimenti robusti soprattutto in materia di diritto allo studio. In tutti i paesi avanzati ci si riferisce non a singoli Atenei in lotta fra loro, ma ad un sistema universitario nazionale. Si mira a garantire standard qualitativi elevati di apprendimento in tutto il territorio nazionale. Tutti devono poter godere degli stessi diritti indipendentemente dal censo e dal territorio in cui si nasce o si decide di vivere, così come sancito dalla nostra Costituzione. I RETTORI ANTONIO FELICE URICCHIO EUGENIO DI SCIASCIO RIUNIBA CGIL CISL UIL CONFSAL SNALS UNIV./CISAPUNI Comunicato stampa.