L’impianto del Piano per il Sud “lo ritengo ancora più attuale e, per certi versi, anche di più urgente attuazione” e quel documento che annuncia 123 miliardi fino al 2030, presentato una settimana prima dello scoppio della fase acuta dell'emergenza coronavirus, "è un pezzo del piano di ripresa che l'Italia deve fare". A dirlo, intervenendo in una videoconferenza di Confindustria Giovani di Salerno, il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, spiegando che “alcune linee di investimento che avevamo individuato, scuola, infrastrutture sociali, salute, sanità, reti di assistenza territoriale e rafforzamento degli ospedali, intere specializzazioni che, nel Mezzogiorno, nel corso di questi anni anche a seguito di un processo di disinvestimento, erano venute meno. Il che significa non soltanto servizi alle persone, ma un indotto di impresa di qualità, di ricerca, di sviluppo, di connettività, spezzare l’isolamento con le infrastrutture non solo quelle materiali, ma anche digitali”. Per l’esponente di Governo, “tutto questo, con la pandemia, assume un’urgenza ancora maggiore così come le misure per le imprese e per il lavoro che, già nel Piano, definivamo urgenti perché, prima di questa crisi così acuta, il Mezzogiorno era entrato in crisi già nel 2019 e aveva già bisogno di una iniezione forte di rilancio, di risorse, di interventi, di farlo con una messa a terra molto forte”.
Provenzano rivendica, poi, che l’Esecutivo ha “fatto una serie di interventi, lo vedrete con il decreto Rilancio, per il credito di imposta per ricerca e sviluppo”. È necessario, spiega, “salvaguardare il sistema produttivo che, in questa fase, sta soffrendo, ma non dobbiamo perdere l’ambizione di guardare al futuro, di aiutare un processo di trasformazione e di modernizzazione che, nel Mezzogiorno, era già in corso e che non era stato adeguatamente supportato dalle istituzioni pubbliche”. Definisce “importante”, poi, l’aiuto “a fondo perduto fino a 40mila euro a quelle realtà di nuova costituzione che avevano usufruito della misura Resto al Sud perché non bisognava lasciare soli o far morire sul nascere alcune attività che, con coraggio, avevano investito sul Mezzogiorno”. Quanto alle zone economiche speciali (Zes), nel decreto Rilancio “abbiamo inserito la logistica tra i settori beneficiari del credito di imposta nelle zone economiche speciali”. “Adesso – chiarisce - ho voluto evitare di sovrapporre la nomina dei commissari alla fase delle elezioni, tant’è che l’ho proposta solo per la Calabria che era già andata al voto, ma credo che con la ripartenza non si possa più perdere tempo. Per cui, ne ho parlato con il presidente Conte, dobbiamo procedere all’avvio e alla piena operatività delle zone economiche speciali”. Il ministro per il Sud evidenzia, quindi, che “con la nuova prospettiva che si sta aprendo a livello europeo”, possa esserci spazio per avviare “una battaglia storica che, con la Commissione, non siamo mai riusciti a far passare”, cioè provare a “realizzare una fiscalità di vantaggio nel Mezzogiorno”, offrendo il Sud come “sede di attrazione di nuovi investimenti”.