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Giornale di Taranto - SCIOPERO DELLA SCUOLA/ Chiara De Bernardo, Segretario Regionale Snals: Fermiamo l'omicidio della Scuola
Lunedì, 04 Maggio 2015 05:51

SCIOPERO DELLA SCUOLA/ Chiara De Bernardo, Segretario Regionale Snals: Fermiamo l'omicidio della Scuola In evidenza

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Uno sciopero necessario, per fermare il tentativo del Governo di riformare la Scuola in maniera pericolosa, creando un modello antidemocratico e mettendo a rischio la sorte di migliaia di precari, tra cui gli idonei all'ultimo concorso.

In qualità di segretario regionale dello Snals Confsal Puglia, affermo con fermezza la necessità di scendere in piazza tutti, insegnanti, collaboratori e assistenti amministrativi, collaboratori scolastici, martedì 5 maggio per lo Sciopero generale indetto da tutte le sigle sindacali che racchiudono il mondo della Scuola.

Tanti i punti oscuri del Disegno di Legge “La Buona Scuola” voluto dal Governo Renzi in corso di approvazione alle due Camere. Innanzitutto si evidenzia un modello di scuola di tipo aziendalistico, con un dirigente/imprenditore che progetta, programma e gestisce ogni cosa per garantire produttività, efficienza, competitività, profitto e meritocrazia funzionale alla concorrenza.

Sarà la fine della scuola pubblica e la nascita della scuola/azienda che guarda alle esigenze di mercato e sforna lavoratori e non cittadini. Il modello vincente non sarà più quello democratico basato sulle decisioni collegiali (insegnanti, genitori, studenti), ma quello dirigistico in cui un preside dai “superpoteri” non controlla più solo le attività amministrative e il personale, ma decide sulle attività aggiuntive e sulle scelte didattiche che erano prerogativa del collegio dei docenti.

Il preside, dunque, secondo il ddl valuta le metodologie didattiche e i risultati che il singolo insegnante ottiene distribuendo compensi accessori senza che vengano determinati i criteri né i metodi di attribuzione. Si può dire che tutti i dirigenti hanno le competenze didattiche (studi di pedagogia, didattica, docimologia) per tale compito?

Il preside decide l’assunzione dei nuovi docenti sulla base di un albo provinciale in cui andranno a finire tutti gli insegnanti di “serie zeta”, ossia tutti i neoassunti, coloro che avranno perso posto nella scuola di appartenenza e tutti quelli che desiderano un trasferimento in un altro ambito territoriale. Significa dividere i docenti in due caste, anche a causa della distinzione tra organico comune (gli insegnanti “veri” con cattedra) e l’organico funzionale che farà tutto il resto a cominciare dalle supplenze. Come sceglierà il dirigente? Anche qui nessun criterio definito se non i curricula degli insegnanti e le effettive disponibilità (se non ci sono insegnanti di matematica si prenderanno quelli rimasti di geografia).

La “scuola che vorrei” che il governo ci ha propagandato, diventerà pertanto la “scuola che avrò”; una scuola che non terrà conto delle competenze, delle abilitazioni dei docenti, andando così a scapito della didattica, quindi degli alunni.

Un altro punto dolente del ddl è la mancanza di attenzione sul ruolo del personale ATA (direttori dei servizi generali e amministrativi, coordinatori amministrativi, coordinatori tecnici, assistenti amministrativi, collaboratori scolastici, ecc.) nei 12 punti della Riforma. Un segnale che alla “spina dorsale” del sistema scuola non viene data la giusta attenzione. Ma buona una buona scuola funzionare senza l'impegno di determinate figure professionali.

E se gli atti del dirigente non fossero legittimi? Non esisterebbe nessuna forma di ricorso se non quello alla Corte Costituzionale! Questo per il processo di “de-contrattualizzazione” dei lavoratori della scuola che, non avendo più un contratto appunto (tra l’altro, sarebbero gli unici nel pubblico impiego), non avranno più nessun diritto scritto da rivendicare se non quelli costituzionali. La valutazione dei docenti – in quest’ottica – diventa figlia del clientelismo.

Al Governo – che non accetta il dialogo coi sindacati, di conseguenza con i lavoratori - sono state fornite tredici deleghe in bianco: in esse sono presenti solo i titoli. Il governo potrà pertanto scriverci ciò che vuole per poi essere regolarmente approvate dalla Commissione Cultura.

Basta menzogne, Basta buffonate! Renzi smetta di fare l’apprendista stregone sulla pelle della scuola!

Per questo tutti in piazza giorno 5 maggio per rivendicare quella scuola della Costituzione che tutti noi vogliamo. Una vera buona scuola, pubblica e democratica, con risorse umane ed economiche adeguate ed investimenti seri e reali.

Chiara De Bernardo