La lettera della direzione generale concorrenza dell'UE recapitata al governo italiano il 1 novembre scorso, che chiede chiarimenti allo stato italiano sugli aiuti di Stato alla società Ilva spa, contiene informazioni "che sono notizie di reato e confermano la validità dell'esposto presentato dai Verdi alla procura della Repubblica di Taranto il 28 ottobre scorso. In particolare la commissione europea ritiene che siano stati compiuti aiuti di stato e non applicato il principio chi inquina paga dal punto di vista finanziario".
E?, questa, l'opinione di Angelo Bonelli, coportavoce nazionale dei Verdi e consigliere comunale di Taranto, il quale ricorda, anche, che i 119 milioni di euro stanziati con il decreto n.129 del 2012 per bonificare aree pubbliche inquinate "avrebbero dovuto essere risanate a carico di chi ha inquinato e non dello stato e questo rappresenterebbe un aiuto di stato oltre che la violazione della direttiva europea sulla responsabilità ambientale relativa al principio chi inquina paga. Sono numerose le contestazioni formulate dal prestito ponte alla mancata approvazione del piano industriale fino ad arrivare a quella della bad company che impedirebbe l'avvio delle bonifiche a carico di chi ha inquinato. Ora - aggiunge Bonelli - la nostra domanda, che formuleremo in un esposto alla Corte dei Conti, è la seguente: come è possibile che lo stato spenda 119 milioni di euro per opere di risanamento ambientale che dovrebbero essere a carico invece di chi ha inquinato? Ripropongo ancora una volta al governo l'urgenza di un decreto legge che preveda il sequestro dei beni, titoli e patrimoni dei Riva e soci Ilva per realizzare le bonifiche delle aree agricole, falde , mare contaminate dalla diossina e per garantire il risarcimento danni alla popolazione che ha subito danni. La proposta che ribadiamo - conclude il Verde è che Taranto diventi la Bilbao del mediterraneo attraverso un progetto di conversione industriale che può garantire occupazione per circa 30.000 persone".
Sulla stessa lunghezza d'onda di Bonelli è sintonizzata la rappresentante di PeaceLink, Antonia Battaglia. L'ambientalista tarantina, infatti, fa prersente che pochi giorni fa "PeaceLink ha informato la Commissione, in particolare la Direzione generale concorrenza, del fatto che le somme liberate dal Tribunale di Milano, che ha applicato norme scritte dal Governo Italiano, sarebbero dovute rimanere ben protette a garanzia soprattutto del futuro di Taranto, per quando davvero le bonifiche fossero state progettate e avviate. Invece, - sottolinea Antonia Battaglia - il governo italiano ha trascurato il fatto che l’Ilva è un’azienda ancora privata e che, secondo il principio europeo della concorrenza leale, non si possano utilizzare fondi statali per le attività correnti di alcuna impresa".