"Il porto di Taranto non deve morire". Lo slogan è bello e stampato sulle T-shirt indossate dai lavorati dedll'azienda Tarabto container terminale, da due anni in cassa integrazione in attesa che nello scalo ionico abbiano, finalmente, inizio i lavori di adeguamento della struttura e il dragaggio dei fondali unica soluzione per permettere alle navi portacontainer di ultima generazione di raggiungere il porto ionico.
Ma a protestare non sono solo i lavoratori. Con loro, con tanto di maglietta indossata, ci sono anche i massimi rappresentanti della Tct, Francesco Velluto e Giancarlo Russo. Tutti uniti da un'unica volontà: quella di evitare che anche il porto di Taranto entri in quella spirale eutanasica che ha avvinghiato numerose realtà imprenditoriali ioniche.