Dario Stefàno lancia la sua sfiida per le primarie del centrosnistra in vista delle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale pugliese. Lo fa dal Palazzetto CUS di Bari. Parla dei suoi avversari, di Vendola, delle battaglie vinte e di quelle perse dal 2005 ad oggi. Di Taranto e Brindisi, le città che soffrono e alle quali vanno rivolti attenzione particolare, un progetto strategico e tante risorse.
"Dobbiamo vincere le primarie - ha dichiarato- siamo alla vigilia di un appuntamento importantissimo. Con le stesse motivazioni dividevo un anno fa una grande responsabilità. Questa è una sfida.
Nel dibattito di queste settimane c’è una singolare dicotomia. Da una parte Minervini che evoca l’idea di un nuovo inizio. Dall’altra Emiliano che, invece, promette un azzeramento. Quasi che uscissimo da un decennio insoddisfacente, da una parentesi imbarazzante, da un governo di centrodestra. Io sento lontane queste letture, non per una difesa d’ufficio di Vendola, e anche mia ma perché le considero sbagliate.
Il nuovo inizio, e mi rivolgo a Guglielmo, è partito nel 2005. L’azzeramento, caro Emiliano, lasciamolo come slogan del centrodestra. Io credo che una classe dirigente seria, che ambisce a continuare ad esserlo, non debba autoassolversi a prescindere, ma deve saper ammettere insufficienze,inadempienze, ritardi commessi lungo questi dieci anni. Partivamo nel 2005 da una situazione catastrofica su tanti fronti. Su alcuni di questi abbiamo eccelso, su altri non siamo riusciti a brillare come avremmo voluto. Spesso anche per ostacoli, norme e vincoli che prescindevano anche dalle nostre stesse responsabilità o possibilità di azione. Tra le questioni ancora aperte- ha proseguito- non posso non considerare le criticità che ammantano le città di Taranto e Brindisi. Sono le città intere che soffrono e non solo sotto il profilo ambientale ma anche economico e occupazionale. La crisi di Brindisi, quella dell’Ilva a Taranto sono crisi che impongono scelte profonde per rendere compatibile con il territorio l’aspetto produttivo. Servono nuovi, complessi ed articolati contratti d’area, nuove strategie di sviluppo che possano portare alla rinascita di queste realtà territoriali. Esperienze condotte in bacini industriali all’estero (Si pensi al bacino industriale siderurgico della Ruhr) dimostrano che è possibile. Servono un progetto strategico e un’attenzione particolare che non ritengano queste aree solo da recuperare ma, con le opportune azioni, leve di un nuovo modello di sviluppo. Ciò è possibile con un’attenta regia pubblica, investendo ingenti risorse che fungano da motore e ci aiutino le risorse private da mobilitare. Anche qui serve un nuovo modello di governance con ottiche manageriali che non dimentichi il valore dell’uomo e delle persone che hanno bisogno. Ma un punto è chiaro- sottolinea Stefàno- la Regione non puo essere lasciata sola come qualcuno ha tentato di fare ritenendo che una vicenda complicata Carica di significati speranza e dolore di passato e futuropotesse essere scaricata sulle spalle di Nichi Vendola e della sua amministrazione